A differenza della Terra, la Luna non possiede un campo magnetico; tuttavia, come è stato rilevato fin dalle prime missioni Apollo sul nostro satellite, sulla sua superficie sono presenti rocce magnetizzate. L’enigma di questa presenza potrebbe essere ora finalmente dissolto da una ipotesi sviluppata da ricercatori dell’Università della California a Santa Cruz e del California Institute of Technology, ora descritta in un articolo pubblicato sulla rivista “Nature”.

La geodinamo che genera il campo magnetico terrestre è alimentata dal calore del nucleo interno, che determina movimenti complessi nel fluido costituito da ferro fuso del nucleo esterno. La Luna, però, è troppo piccola per supportare questo tipo di dinamo, spiega Christina Dwyer, che ha partecipato allo studio, e deve quindi esserci stato un meccanismo alternativo.
All'inizio della sua storia, la Luna, che continua anche oggi ad allontanarsi progressivamente dalla Terra, orbitava intorno alla Terra a una distanza molto inferiore a quella odierna. A distanza ravvicinata, le interazioni di marea tra la Terra e la Luna avrebbero fatto sì che il mantello del nostro satellite ruotasse in modo leggermente diverso da quello del suo nucleo. Proprio questo movimento differenziale avrebbe indotto nel nucleo un rimescolamento in grado, almeno stando alle previsioni teoriche, di dar luogo a una dinamo magnetica.
"Mentre gira su se stessa, la Luna oscilla un poco in quello che si chiama moto di precessione. Ma il nucleo è liquido e non compie esattamente la stessa precessione. Così il mantello nel suo andirivieni rispetto al nucleo, ne ‘solleva’ delle parti", ha spiegato Francis Nimmo, che ha diretto la ricerca, richiamando l’immagine di un impasto per torta sbattuto con un cucchiaio in una terrina. Secondo i calcoli dei ricercatori, una dinamo lunare di questo tipo avrebbe potuto funzionare per almeno un miliardo di anni: “Più la Luna si allontana, più lenta diventa l'agitazione indotta, fino a che a certo punto la dinamo lunare si spegne", ha detto la Dwyer.
"Una delle cose belle del nostro modello è proprio che spiega come una dinamo lunare avrebbe potuto durare per un miliardo di anni", ha detto Nimmo. "Inoltre fa previsioni su come la forza del campo dovrebbe essere cambiata nel corso del tempo, così da essere potenzialmente verificabile disponendo di un numero sufficiente di osservazioni paleomagnetiche".