Il livello di "attacco" nei confronti dei canali di controinformazione alza l'asticella!
Forse perché i numeri delle persone che decidono di informarsi attraverso canali diversi da quelli sotto il controllo del "Sistema" stanno raggiungendo un volume di tutto rispetto?
Ecco di seguito come il mainstream descrive in modo del tutto strumentale coloro che si occupano di tutte quelle tematiche non prese in considerazione dai canali tradizionali con un articolo il cui tono e livello di qualità è degno del Ministero della Verità del romanzo "1984" di G.Orwell
Bufale, i complottisti sono tutti uguali
Aeroplani che irrorano il cielo con scie chimiche per controllare il clima. Vaccini che provocano malattie gravissime. Virus inventati a tavolino per poter vendere più farmaci. E ancora: alieni in incognito sulla Terra, oligarchie oscure, macchine per il moto perpetuo.
Forse perché i numeri delle persone che decidono di informarsi attraverso canali diversi da quelli sotto il controllo del "Sistema" stanno raggiungendo un volume di tutto rispetto?
Ecco di seguito come il mainstream descrive in modo del tutto strumentale coloro che si occupano di tutte quelle tematiche non prese in considerazione dai canali tradizionali con un articolo il cui tono e livello di qualità è degno del Ministero della Verità del romanzo "1984" di G.Orwell
Bufale, i complottisti sono tutti uguali
Aeroplani che irrorano il cielo con scie chimiche per controllare il clima. Vaccini che provocano malattie gravissime. Virus inventati a tavolino per poter vendere più farmaci. E ancora: alieni in incognito sulla Terra, oligarchie oscure, macchine per il moto perpetuo.

La madre delle bufale è sempre incinta, specialmente nell’epoca di internet e dell’informazione istantanea. Un fenomeno dalle proporzioni sempre più significative, appena studiato da un’équipe di fisici del Laboratory of Computational Social Science (CssLab) all’Istituto di studi avanzati di Lucca e della Sapienza Università di Roma: gli scienziati, in particolare, hanno analizzato le dinamiche di diffusione delle bufale complottiste su Facebook e il comportamento degli utenti che le seguono.
Arrivando a conclusioni molto interessanti: in sostanza, i complottisti 2.0 tendono a seguire sempre gli stessi modelli di comportamento online, indipendentemente dall’argomento della bufala.
Per di più, hanno un’elevatissima mobilità: è molto probabile che chi segue una teoria complottista tenda ad abbracciare l’intero corpus della cattiva informazione su Facebook. Il lavoro è stato appena reso disponibile sul sito di prepubblicazione arXiv.
Anzitutto i numeri. I fisici italiani, coordinati da Walter Quattrociocchi – si tratta della stessa équipe che aveva studiato il curioso caso di Toto Cutugno – hanno analizzato i dati relativi a 39 pagine Facebook che notoriamente propagano bufale e teorie del complotto (Lo sai e Informare per resistere, per esempio), per un totale di oltre 200mila post, 6 milioni e mezzo di mi piace, 836mila commenti, 16 milioni di condivisioni e all’incirca 1 milione di utenti. “Abbiamo usato diversi algoritmi di data mining”, ci racconta Quattrociocchi, “per categorizzare bufale e teorie del complotto in diverse classi”. Si tratta del cosiddetto processo di automatic topic extraction, che prevede di analizzare l’occorrenza delle parole contenute nei post e la loro classificazione in aree semantiche diverse.
“Sono emerse spontaneamente quattro grandi categorie di appartenenza: geopolitica (per esempio le bufale relative all’esistenza del Nuovo ordine mondiale), clima (per esempio le scie chimiche), salute (per esempio vaccini e autismo) e diete. La prima valutazione”, continua Quattrociocchi, “è che le teorie del complotto vengono fuori in qualsiasi scenario in cui ci sia confusione nei processi di causation”.
Ovvero quando gli esseri umani non riescono a spiegarsi razionalmente l’origine di un fenomeno osservato o di una propria paura ancestrale. Un po’ come succedeva nell’antichità per eventi naturali come fulmini, terremoti o eruzioni vulcaniche, attribuiti a entità sovrannaturali. Naturalmente, la velocità odierna della comunicazione – e il cosiddetto fenomeno della disintermediazione, cioè il consolidamento di un collegamento diretto tra produttori e fruitori delle informazioni – hanno amplificato a dismisura questa dinamica.

(Immagine: IMT/CSSLAB)
Analizzando i contenuti e le dinamiche sociali, gli scienziati hanno svelato che i pattern di comportamento degli utenti, soprattutto in termini di mi piace e commenti, sono sostanzialmente sempre gli stessi, a prescindere dalla categoria di appartenenza dello specifico post. Le teorie più seguite sono quelle a tema geopolitico (62,95% degli utenti), seguite da ambiente (18,39%), salute (12,73%) e infine diete (5,94%). L’unica differenza è nella durata temporale dei post (misurata come tempo intercorso tra il primo e l’ultimo commento): sembra che i contenuti a tema geopolitico siano significativamente più persistenti nel tempo.
I ricercatori, inoltre, hanno notato che le pagine complottiste, di qualsiasi tipo esse siano, formano un gruppo chiuso, chiamato in gergo cluster omofilo: gli utenti che le seguono tendono a rimanervi e a continuare a informarsi solo da esse. Una specie di cassa di risonanza della disinformazione, insomma, tanto più che gli utenti hanno altissima mobilità all’interno del cluster: “Modellizzando gli spostamenti degli utenti da un argomento all’altro”, conclude Quattrociocchi, “abbiamo notato che più un utente è attivo, più è probabile che si appassioni a tutti gli argomenti. Una volta che si viene in contatto con una particolare narrativa cospirazionista, si tende ad abbracciare anche tutte le altre”.
Cari debunker, la vediamo molto dura
http://www.wired.it/scienza/2015/04/22/bufale-complottisti-uguali/
Analizzando i contenuti e le dinamiche sociali, gli scienziati hanno svelato che i pattern di comportamento degli utenti, soprattutto in termini di mi piace e commenti, sono sostanzialmente sempre gli stessi, a prescindere dalla categoria di appartenenza dello specifico post. Le teorie più seguite sono quelle a tema geopolitico (62,95% degli utenti), seguite da ambiente (18,39%), salute (12,73%) e infine diete (5,94%). L’unica differenza è nella durata temporale dei post (misurata come tempo intercorso tra il primo e l’ultimo commento): sembra che i contenuti a tema geopolitico siano significativamente più persistenti nel tempo.
I ricercatori, inoltre, hanno notato che le pagine complottiste, di qualsiasi tipo esse siano, formano un gruppo chiuso, chiamato in gergo cluster omofilo: gli utenti che le seguono tendono a rimanervi e a continuare a informarsi solo da esse. Una specie di cassa di risonanza della disinformazione, insomma, tanto più che gli utenti hanno altissima mobilità all’interno del cluster: “Modellizzando gli spostamenti degli utenti da un argomento all’altro”, conclude Quattrociocchi, “abbiamo notato che più un utente è attivo, più è probabile che si appassioni a tutti gli argomenti. Una volta che si viene in contatto con una particolare narrativa cospirazionista, si tende ad abbracciare anche tutte le altre”.
Cari debunker, la vediamo molto dura
http://www.wired.it/scienza/2015/04/22/bufale-complottisti-uguali/