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Channel: Le Stanze di Atlanticus
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Navigatori Antidiluviani

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Una teoria potentissima, in grado di rivoluzionare molte delle convinzioni accademiche e che si inserisce nel contesto del Progetto Atlanticus relativamente a civiltà avanzate tecnologicamente prima del Diluvio Universale.

Chi erano questi intrepidi navigatori di centinaia di migliaia di anni fa? Gli "Erectus" o... qualcun'altro?! 

E perchè non ENTRAMBI!!!

Immaginate un gruppo di Homo erectus, i più antichi esponenti della nostra famiglia, che vivono in prossimità della costa su un’isola dell’Indonesia, ben lontani da un’altra rigogliosa isola, visibile solo a poche miglia al largo. Un giorno, mentre sono sulla riva, una mandria d’elefanti esce dalla vicina foresta e attraversa la spiaggia, entra nell’oceano e comincia a nuotare in mare aperto verso l’altra isola. Potrebbe essere questa l’esperienza che fa scattare un processo creativo nei nostri antenati che li stanno guardando? La loro immaginazione si arricchisce non solo del desiderio di raggiungere tale isola, ma anche delle idee su come farlo? Potrebbe questo periodo di pensiero creativo concludersi con l’invenzione di una zattera abbastanza grande da contenere più persone, il cibo e l’acqua? Se saremo in grado di acquisire elementi di prova di questa situazione nel passato remoto, nei primi giorni di Homo erectus, saranno poi gli archeologi a fissare la data e il luogo di uno degli eventi più straordinari in tutta la storia umana, un passo importante per l’evoluzione della mente umana.


Gli elefanti sono di gran lunga i più forti e grandi tra i mammiferi, colonizzatori attraverso il mare. Sono nuotatori su lunghe distanze e sono stati visti attraversare grandi distanze nell’acqua, sia dolce, sia salata. Mandrie di elefanti hanno nuotato per 48 ore consecutive attraverso i grandi laghi africani. Elefanti hanno nuotato nel mare su una distanza di 48 km, a volte raggiungendo una velocità di 2,7 km / h. Gli elefanti spesso nuotano al largo delle isole in India. Quando nuotano su lunghe distanze, a volte trainano altri individui che hanno bisogno di riposo. Le loro casse toraciche sono molto ben disegnate per la respirazione, e un piccolo branco è in grado di creare una colonia, con il suo potenziale riproduttivo. Diverse specie d’elefanti hanno attraversato il mare in Indonesia a est delle isole di Giava, e verso le Filippine, dove hanno continuato a evolversi e la specie nana si è evoluta. 


Nel 1947 l’avventuriero norvegese Thor Heyerdahl, nella sua Kon Tiki Expedition, navigò con una grande zattera di balsa, progettata secondo un modello andino o sudamericano, verso ovest attraverso il Pacifico per 101 giorni. La zattera era stata progettata e costruita da costruttori navali indigeni delle popolazioni che vivono ancora intorno al lago Titicaca, sulla Cordigliera delle Ande. La teoria di Thor Heyerdahl, che anticamente i sudamericani avessero viaggiato verso la Polinesia, era inizialmente controversa, ma il libro sulla spedizione è diventato immediatamente un best–seller e il film documentario ha vinto un Academy Award. Il mondo è ormai consapevole del fatto che i popoli indigeni e le antiche civiltà potrebbero aver costruito grandi zattere che potevano compiere con successo lunghi viaggi in mare aperto. Nel 2006 il nipote di Thor Heyerdahl, Olav Heyerdahl, era con l’equipaggio della Tangaroa (così chiamata dal nome del gran Dio del mare Maori), il cui viaggio attraverso il Pacifico onorò il grande Thor Heyerdahl. 

 

Millenni prima dei primi resti conosciuti di imbarcazioni, l’Homo erectus viaggiava su enormi distanze a nord, verso la regione mediterranea, e migliaia di miglia ad est e in Asia. Non vi è alcuna prova diretta archeologica che l’Homo erectus si spingesse in alto mare, ma l’argomento che possa averlo fatto con zattere di tronchi è molto forte e le implicazioni sono molto importanti. Se si vuole raggiungere un’isola al largo, o si costruisce una grande zattera o barca, o si affronta il nuoto su lunga distanza. Forse questa premessa è semplice e condivisibile, ma si discute in dettaglio solo sulla possibilità recente di un tale exploit. La maggior parte dei siti dell’Homo erectus è molto difficilmente databile con precisione, e le prove della presenza dell’Homo erectus in località che sono sempre state isole è stata scoperta solo di recente. La capacità d’attraversare l’acqua rappresenta una tappa importante nella storia dell’evoluzione umana. 



Robert G. Bednarik e il First Mariners Project dell’Istituto Internazionale di Archeologia di replicazione in Australia hanno condotto eccezionali ricerche, per individuare i più antichi marinai. Bednarik studia la presenza dell’Homo erectus in Indonesia e le origini della navigazione marittima. Ha pubblicato su entrambi i temi, articoli su riviste accademiche e in sedi destinate al più ampio pubblico. La presenza dell’Homo erectus è da tempo nota in Indonesia, sull’isola di Giava, con i primi fossili risalenti a 1,51–1,10 milioni d’anni fa. L’Homo erectus poteva camminare sino a Giava sul Sonda Shelf, una massa continentale oggi sommersa che collegava la penisola malese, Kalimantan, Borneo, Sumatra e Giava, con ampie valli. Sondaland, che è un’estensione dell’Asia continentale, e la piattaforma continentale della Sonda, non si estendono ulteriormente ad est di Giava. Quando un più basso del livello del mare permetteva che Sonda formasse un vasto territorio emerso, anche l’Australia e la Nuova Guinea erano unite da un gran ponte di terra superficiale per formare la massa continentale conosciuta come Sahul. 


Tuttavia, zone di mare aperto rimanevano tra il bordo orientale di Sonda e il margine occidentale dell’Australasia in tutto il tardo Pliocene e Pleistocene. La fauna tipica del sud–est asiatico non si estende al di là della linea di Wallace. Le isole più in basso del Sonda avevano animali distintivi che includevano elefanti, sia di taglia normale, sia nani. In queste acque vi sono isole che sono sempre state circondate dal mare durante il periodo dell’Homo erectus. Se si trova la prova dell’Homo erectus, su queste isole oceaniche più di 500.000 anni fa, avremo trovato la storia dei primi viaggi marittimi. 

La linea di Wallace segna il bordo della piattaforma continentale dell’Asia e di Sonda. Si trova tra le isole di Nusa Tenggara (Lesser Sonda Islands) come Borneo, Sulawesi (Celebes), Bali e Lombok. Questo confine naturale è stato notato per primo da Alfred Russel Wallace, naturalista britannico, che ha concepito una Teoria dell’Evoluzione coincidente con quella di Charles Darwin. Considerando che la distanza per via d’acqua tra Bali e Lombok è di soli 35 km, la ‘durezza’ della linea di Wallace è impressionante. 


Wallacea comprende le isole tra Sondaland (penisola malese, Sumatra, Borneo, Giava e Bali) e la vicina Oceania (Australia e Nuova Guinea). Queste isole sono sempre state circondate da acque profonde, e non potrebbero mai essere state raggiunte attraverso un percorso terrestre, anche quando il livello del mare durante i periodi glaciali era più basso. Queste isole, per essere raggiunte, hanno richiesto che l’Homo erectus sapesse costruire zattere o barche. La linea di demarcazione Wallacea traa Australia e Nuova Guinea, è chiamata Lydekker’s Line. Vicino all’Oceania tocca: Australia, Tasmania, le isole Aru, Nuova Guinea e le Isole Salomone. A volte durante il Pleistocene, sul livello del mare in questa regione era di 130 metri più basso rispetto a quello attuale e le isole della Nuova Oceania erano riunite a formare il continente noto come Sahul. 

Le isole di Wallacea, tuttavia, non sono mai state unite in questi intervalli di freddo nel Pleistocene. Qui sta l’importanza del loro carattere distintivo bio–geografico e la sfida all’Homo erectus. La fauna di queste isole è stata, e lo è ancora, meno diversificata da quelli ad ovest rispetto a loro. Le isole di Wallacea vedono pochi mammiferi terrestri, uccelli di terra, pesci d’acqua dolce o provenienti dal continente asiatico, a causa dell’ostacolo presentato da un viaggio nell’ oceano aperto. Quasi la metà delle specie di vertebrati terrestri del Wallacea sono endemiche (cioè non si trovano in nessun altro luogo). E Wallacea era originariamente quasi completamente coperta da una foresta umida di un gran numero di specie di piante endemiche di latifoglie. 

Sulle isole di Wallacea è la prova che conferma che l’Homo erectus fu il primo marinaio, una pietra miliare nella storia umana. Possiamo presumere che i primi potenziali uomini di mare fossero affascinati dalle isole facilmente visibili, poco lontane dalle loro rive. La curiosità è sempre presente nella coscienza umana. Che cosa si trova là fuori? Cibo? Pericolo? (Il contatto visivo con l’isola non può essere documentato fino al Pleistocene superiore e alle migrazioni umane verso l’Australasia). 


L'Homo erectus costruisce la prima zattera e viaggia verso l’isola di Flores in Wallacea 

Molto tempo prima dell’avventuroso viaggio verso un’isola, Homo erectus non solo vedeva occasionalmente qualche mandria d’elefanti fare il bagno nel mare di un’isola, ma è probabile che tentasse la pesca in mare da piccole zattere. La testimonianza archeologica implica che l’‘invenzione’ d’una più zattera più resistente, capace d’affrontare il mare, possa quasi essere un’estensione di routine della capacità intellettuali dell’Homo erectus già in uso quotidianamente. 

E’ molto improbabile che i primi marinai che si avventurarono sul mare usassero canoe o piroghe. Non vi è alcuna prova solida dell’uso del fuoco durante il periodo di certezza archeologica della presenza dei primi Homo erectus sulle isole di Wallacea, ed è quasi impossibile costruire una piroga dal tronco d’un albero cavo senza l’uso del fuoco. La piroga più antica conosciuta proviene dai Paesi Bassi, e risale al 8600 a.C. Nel Mesolitico tempi, il moderno H.sapiens dominò il pianeta per decine di migliaia di anni. Homo erectus si era evoluto nei nostri immediati antenati, prima di estinguersi, prima che il Pleistocene superiore e l’ultima era glaciale iniziassero, verso il 110.000 a.C.

Possiamo concludere che la prima traversata dell’oceano fu compiuta su zattere fatte con tronchi, legati insieme con corda di dure fibre vegetali e / o di fronde di palma. Il bambù era abbondante in Wallacea, e forse alcuni tronchi di legno approdati sulla spiaggia, facili da assemblare e non troppo decomposti, potevano essere utili come legni supplementari. Ebbene, qual è la prova che Homo erectus è stato il primo ominide a viaggiare sul mare? Non abbiamo i resti delle loro imbarcazioni oceaniche. Zattere costituite da tronchi legati insieme sarebbero quasi impossibili da identificare con una scoperta archeologica. Abbandonate quando la riparazione non era più possibile, o distrutte dal mare, sarebbero state presto scomposte e disperse e non possono più essere identificate come un oggetto costruito dall’essere umano. Forse finalmente il ritrovamento d’una pagaia potrebbe essere una prova, ma non ne sono state trovate da questa remota epoca. 


La piattaforma della Sonda era una foresta densa, non sempre facile da attraversare, in tutto il Medio Pleistocene (da 780.000 a 13.000 anni fa). Tale situazione esisteva solo quando il livello del mare era più basso. Sumatra, Giava, Bali e Kalimantan costituivano periodicamente ponti raggiungibile via terra, e non era necessario viaggiare per mare per raggiungerle. Prima che Homo erectus arrivasse in Indonesia è stato su Giava e ciò è stato datato a 1,51–1,02 milioni di anni fa. La possibilità di pescare al largo deve essere stata rapidamente scoperta e apprezzata, e possiamo supporre che brevi viaggi di pesca diventassero una priorità. 

L’evoluzione della navigazione marittima ha portato alla capacità di attraversamento di braci di mare di 30 km e alla colonizzazione dell’isola di Flores, verso 840.000 a.C. (tardo Pleistocene inferiore). Questo viaggio comporta la prima colonizzazione di Lombok e Sumbawa, le due grandi isole tra Bali e Flores. Anche nei momenti in cui il livello del mare era ai livelli più bassi, due bracci di mare dovevano essere attraversati per raggiungere l’isola di Flores. In primo luogo si doveva attraversare il canale tra Bali e Lombok, poi i 9 km di distanza tra Sumbawa e Flores. L’attraversamento dello Stretto di Lombok può essere stato il primo viaggio nella storia della navigazione oceanica, con l’obiettivo di conquistare una nuova isola o un nuovo territorio. 


L’isola di Flores è a metà strada tra la Sonda e il Sahul ed è stata il primo obiettivo per l’insediamento dei primi Homo erectus nella regione. Il Bacino Soa occupa una vasta regione interna, sull’isola di Flores. Si estende per 20 km x 10 km ed è circondato da montagne e vulcani attivi. Durante gran parte della sua storia è stata un grande lago. A volte, grazie alla formazione d’un fiume, il lago è stato drenato e la Soa è diventata un bacino di pascoli a savana. C’è un fiume d’uscita ancora presente. Gli archeologi hanno trovato fossili e utensili di pietra in sedimenti tufacei che si sono formati nel bacino Soa durante i periodi ‘secchi’. 

Tra i fossili, negli strati di depositi vulcanici del Bacino Soa di Flores, vi sono molti resti d’elefanti Stegdon e ci sono, nel Paleolitico Inferiore, strumenti umani compiuti nella Formazione Ola Bula, Flores centrale. Nel sito Menge Mata, 19 campioni di prodotti paleomagnetici consentono di stimare l’età del sedimento, che contiene gli strumenti, a 780000 anni. La traccia di fissione offre la stessa analisi di sedimenti, prodotti in un’epoca di ~ 800000–720000 anni fa. 

Ricominciare da qui

All’inizio il deposito di 850000 – 920000 anni fa non contiene alcun manufatto (Periodo 1). 3 si riferisce al periodo di fossili e pietre strumenti depositati presso Mata Menge e altre cinque località tra 800000 e 700000 anni. Il caso è chiuso! Homo erectus come primo marinaio, navigava in zattera all’isola Wallacea di Flores più di 3 / 4 milioni di anni fa! 



Strumenti di pietra analoghi a quelli reperiti su Flores sono stati trovati su altre isole in acque profonde della Wallacea: Timor centrale, Timor occidentale, Roti e Sulawesi. I reperti da Timor e Roti sono stati individuati in depositi del Pleistocene medio. Stegodonti sono stati individuati a Atambua, Timor Ovest in sei siti della formazione Weaiwe. Un frammento osseo di Stegodonte trovato alla To’os era stato fracassato ed aveva anche subito un incendio, forse deliberatamente appiccato (chi o che cosa appiccò il fuoco?). 

Stegodonti e Homo erectus vivevano fianco a fianco su Timor. Anche se non vi è alcuna solida prova che l’uomo cacciasse gli Stegodonti, essi potrebbero essersi dedicati al recupero delle carcasse trovate occasionalmente. Strumenti di pietra sono stati trovati in almeno sei siti di Stegodonti, ma ciò potrebbe indicare il recupero e il trattamento delle carcasse, e non la caccia attiva. L’Homo erectus indonesiano viaggiava eventualmente da Alor a Timor, su una distanza di 60 a 100 km di mare aperto. 

L’uomo s’era lanciato sul mare, molto prima che noi – ‘uomini moderni’ – apparissimo sulla Terra. Le implicazioni per l’evoluzione del nostro cervello e le capacità intellettuali sono impressionanti! 


Nota su rocce, tempo geologico e cultura 

‘Pleistocene’ si riferisce ad una precisa era geologica. ‘Paleolitica’ si riferisce alla cultura. Ci sono i periodi del Pleistocene Basso (1.8–0.78 milioni d’anni fa), Medio (0.78–0.13 milioni d’anni) e Pleistocene Superiore (0.12–0.01 milioni d’anni) e non si sovrappongono esattamente con i periodi delle culture paleolitiche: Inferiore, Medio e Superiore. Inoltre, ogni cultura presenta un diverso lasso di tempo su diversi continenti. Ad esempio, gli strumenti del Paleolitico Inferiore, che sono generalmente considerati come un po’ grezzi e di progettazione elementare, persistono in alcune parti dell’Asia in tutta l’ultima era glaciale (Pleistocene superiore come era geologica). In Europa, all’arrivo del Paleolitico Inferiore gli utensili di pietra sono scomparsi, mentre l’ultima glaciazione (Pleistocene superiore) aveva inizio. Inoltre, la persistenza di utensili del Paleolitico Inferiore nel Pleistocene superiore in certe zone non implica la persistenza del nostro antenato Homo erectus, primo uomo di mare della nostra storia.

Quest'articolo sulle navigazioni degli Herectus apre molti interrogativi e si inserisce nel più ampio contesto di società antidiluviane tecnologicamente avanzate perché, se gli Herectus erano in grado di navigare già milioni di anni fa pensate a quanto il loro mondo, la loro società, avrebbe potuto evolversi in un arco di tempo così lungo passando pure da Sapiens prima (500-300.000 anni fa) a Sapiens Sapiens poi?!

Gli Elohim/Anunnaki, i nostri antichi dei, potrebbero essere allora una stirpe sopravvissuta al Diluvio con centinaia di migliaia di anni di evoluzione socio-culturale e tecnologica alle spalle a differenza delle poche migliaia di anni della nostra?

E la nostra potrebbe avere usufruito dei loro insegnamenti per 'accelerare' la propria evoluzione giungendo in 12.000 anni circa ad essere quello che siamo oggi, magari non troppo lontana dai risultati ottenuti dal mondo dei nostri "Antichi dei"?

Domande su cui riflettere attentamente.. 


La Morte di Hitler - La Fuga di Hitler

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Conosciamo bene, grazie alle fonti d’archivio e alle testimonianze dirette, gli ultimi giorni di Hitler e gli eventi relativi alla sua morte, ma qualcosa realmente sfugge: cosa è successo il 30 aprile 1945? Quale reale fondamento hanno le voci di una fuga del capo del Reich millenario?


1933-1945: dodici anni che hanno sconvolto il mondo. Dodici anni che hanno portato l’umanità ad un passo dalla distruzione del sistema politico globale per ricreare l’età d’oro ariana, il paradiso germanico come concepito dalle distorte visioni metafisiche del Führer e di Heinrich Himmler, il capo supremo delle SS.

Nel corso degli anni sono state verificate le ipotesi storiche più interessanti riguardanti il nazismo ma una delle più inquietanti è senza dubbio la possibilità di una fuga precipitosa di Hitler dai sotterranei del bunker sotto il Reichstag. Facciamo quindi un passo indietro per vedere come si sono svolti realmente i fatti.


LA STORIA CHE CONOSCIAMO

Verso la fine di Marzo del 1945, l’armata rossa aveva stretto Berlino in una morsa, le ultime difese del Reich, affidate ad adolescenti e anziani, cercavano di contrastarne inutilmente l’avanzata. La battaglia di Berlino infuriava fuori dal bunker sotto il Reichstag, durissima, casa per casa, strada per strada, mentre le batterie sovietiche distruggevano quel poco che era rimasto in piedi dopo i bombardamenti a tappeto dei giorni precedenti. 


Hitler e i membri del suo staff si erano ritirati nel bunker, dove secondo le testimonianze dei sopravissuti, regnava un’atmosfera tetra, quasi surreale: si ballava al suono di un fonografo mentre i razzi Katiuscia e i mortai sovietici tuonavano a poche centinaia di metri percepiti come un sordo rimbombo tra i muri di cemento armato, si cercava di rimanere allegri con la morte vicino, con l’odore dei morti non sepolti tra le macerie esterne, mentre un forte tanfo di urina dovuto alla rottura delle fognature permeava l’ambiente.

Hitler era invecchiato di vent’anni in pochi mesi: faticava a camminare e coordinare i movimenti, non riusciva a controllare un fremito continuo alla mano sinistra, era ancora convinto di vincere la guerra, spostava armate inesistenti, comandava a generali già morti, aveva perso completamente il senso della realtà.

Il ventotto aprile Hitler sposò ufficialmente Eva Braun un matrimonio che terminò solo due giorni dopo: il III Reich era ormai finito e fedele alla sua personale dottrina che mescolava grandiosità, violenza e una innegabile tragicità,  il 30 aprile Hitler diede le sue ultime disposizioni riguardanti la cremazione dei cadaveri suo e di Eva Braun e verso le 15:30 si sparò un colpo in bocca, mentre la moglie schiacciava tra i denti una capsula di cianuro.

 
Hitler (Bruno Ganz) in un fotogramma dal film Downfall (La Caduta)

Goebbels, il ministro della propaganda, decise di seguire le orme del suo capo spirituale e si uccise insieme alla moglie, dopo aver avvelenato i suoi sei figli i cui nomi iniziavano tutti con la H, in assurdo omaggio a Hitler.

Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda

Bormann scomparve misteriosamente e non fu mai trovato sebbene vi siano forti sospetti con evidenze non indifferenti a sostegno, di una sua fuga in Sud America. Lo staff di Hitler fu catturato dai russi ed inviato a Mosca dove raccontarono ogni particolare della morte del Führer insieme a notizie approfondite sulla vita privata di Hitler, informazioni da cui Stalin era avidamente attratto.

Berlino maggio 1945, il Führer-Bunker, fotografato dall’ingresso situato nel giardino della Cancelleria.

Planimetria del bunker di Hitler

L’interno del bunker poco dopo l’entrata del KGB russo


LA VERSIONE DEL KGB

Durante la battaglia di Berlino, Stalin aveva dato ordine di sguinzagliare i migliori elementi dello SMERSCH, il controspionaggio russo, alla ricerca di tesori d’arte, documenti o comunque materiale di interesse per i servizi segreti. Tra il due e il quattro maggio lo SMERSH, a cui si unì subito il NKVD 1 esaminò a fondo il bunker scoprendo, a pochi metri dall’entrata, i resti di nove cadaveri carbonizzati adagiati in tombe improvvisate e altri due, un uomo e una donna seppelliti in un cratere di mortaio. I corpi erano stati cremati bruciandoli con benzina. I cadaveri furono immediatamente trasportati a Buch, un sobborgo di Berlino, dove un team di medici procedette all’identificazione; per quanto riguarda i resti di Hitler, in effetti non vi era rimasto molto su cui fare affidamento, le carni erano quasi completamente consumate dal fuoco. ma il ponte dentario e parte della mascella furono confrontati con la documentazione medica sottratta al dentista del Führer e questo fugò ogni dubbio. Il nove maggio, giorno in cui terminò ufficialmente l’autopsia, i russi sapevano che Hitler era morto.

I file, il dossier e le fotografie relative alla morte del Führer furono mantenuti nel più assoluto segreto anche per molti ufficiali dello SMERSCH e fu imposto il veto a chiunque sapesse qualcosa di far trapelare la minima notizia al riguardo, pena una detenzione decennale nelle carceri russe.


LA VERSIONE DI STALIN: OPERAZIONE MITO

Mosca tuttavia non sostenne la realtà dei fatti evidenziata dal rapporto dell’NKDV. Una delle operazioni più bizzarre dell’intelligence sovietica è quella che viene oggi conosciuta con il nome Operazione Mito ed ebbe inizio durante la conferenza di Potsdam (17 luglio - 2 agosto 1945): Stalin raccontò all’allora segretario di stato americano James F. Byrnes che Hitler era vivo e si era rifugiato probabilmente in Spagna o in Argentina. Più volte nel corso degli anni i russi ventilarono questa tesi definendola ufficialmente Operatsiya Mif (Operazione Mito)

Perché Stalin continuava a diffondere la sua versione sulla fuga di Hitler nonostante le prove raccolte dal KGB?

Al termine della seconda guerra mondiale cominciarono ad acuirsi le tensioni tra le superpotenze statunitense e sovietica e il mondo scivolò quasi senza accorgersene nel lungo periodo che definiamo guerra fredda. Possiamo presumere che il dittatore sovietico tentasse di convincere gli alleati della fuga di Hitler con lo scopo di deviare dalle sue operazioni segrete l’attenzione degli intelligence avversari.  Un’altra risposta, altrettanto valida, potrebbe essere motivata dal desiderio di Stalin di entrare di prepotenza nello scacchiere occidentale europeo: con Hitler vivo la Russia avrebbe avuto senz’altro più giustificazioni ad operazioni militari e di spionaggio di fronte all’opinione pubblica mondiale. Ma forse la risposta più convincente è relativa alla simpatia che sia il generale Franco in Spagna, sia Peròn in Argentina, nutrivano per il nazismo: ciò li metteva in aperto contrasto con l’Unione Sovietica e anzi potevano diventare un potenziale nemico. Hitler vivo avrebbe concesso a Stalin la possibilità di agire direttamente o meno, contro i due paesi.

 


NOVITA’ DAGLI ARCHIVI SEGRETI RUSSI

Il governo sovietico mantenne il segreto più assoluto sul file HITLER fino al 1968 quando con un libro del giornalista Lev Bezymensky trapelarono alcuni particolari interessanti (insieme a forzature e deliberate distorsioni della verità): il libro, edito in Usa e in Inghilterra ma non in Russia, era la prima pubblicazione a mostrare i risultati dell’inchiesta sovietica intorno ai resti di Hitler.

In seguito nel 1993, il governo Yeltsin concesse l’accesso ai file del KGB relativi alla morte di Hitler a giornalisti russi e britannici e qualche anno dopo, concesse al mondo intero di visionare i resti del Führer in una mostra organizzata in occasione del cinquantacinquesimo anniversario della cattura di Berlino da parte dell’armata rossa alla sede degli archivi di stato.

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Il dr. Mark Beneke, il medico che ha esaminato il cranio di Hitler negli archivi dell’ex KGB


 
Una fotografia del presunto cranio di Hitler


UNA PROVA INOPPUGNABILE: IL TESCHIO DI HITLER

Nel 2002 il dr. Mark Benecke, eminente biologo forense tedesco che collabora con la polizia criminale e conduce un crime show per una rete televisiva del suo paese, visitò Mosca e decise di dare un’occhiata ai famosi archivi del Cremlino; inaspettatamente, un archivista gli mostrò un piccolo contenitore per floppy disk precedentemente appartenuto al KGB/FSB 2 e ora di proprietà degli Archivi di Stato russi. Al suo interno era conservato una parte di cranio bruciacchiato con un evidente foro di pallottola e parte dei denti con un ponte molto particolare. Benecke osservò: “Hitler aveva una pessima dentatura. Prima della guerra, chiese al suo dentista, il dr. Blaschke, di fissargli definitivamente i denti malfermi. Egli costruì un ponte piuttosto insolito, molto solido ma di proporzioni enormi"

Effettivamente ci sono voci circolanti sull’alito cattivo del Führer, dovuto sia alla sua alimentazione eccessivamente ricca di dolci, sia al carattere collerico che influenzava la digestione, sia alla sua dentatura poco curata, ma con quel ponte così grande gli specialisti che esaminarono i resti del cranio e della dentatura, si chiesero come potesse Hitler baciare Eva Braun.   

Ad ogni modo, Benecke lo mise a confronto con una radiografia dentistica del 1944, recuperata dai servizi segreti russi. Il ponte risultò essere il medesimo. Era la prova finale: quello era davvero il cranio di Hitler, le testimonianze del KGB erano state verificate.

Non avendo a disposizione un trapano sterile durante la sua visita, il medico tedesco non poté procurarsi il materiale genetico necessario per un esame del DNA; ad ogni modo, in base alla sua esperienza di biologo forense egli affermò: “Mi piacerebbe fare un esame del DNA, comunque per quanto mi riguarda, la storia si chiude qui, se per un teschio potrebbero esserci dei dubbi, un ponte dentario è la prova definitiva, Hitler morì suicida sparandosi un colpo di pistola dalla bocca, il caso è chiuso”







UN’INTRIGANTE IPOTESI

Il sosia di Hitler che fu trovato dai russi all’entrata della cancelleria con un pallottola nel cranio

Sappiamo tuttavia che Hitler aveva a sua disposizione diversi sosia che lo sostituivano in occasioni pubbliche in cui la sua vita poteva essere a rischio; anzi il primo corpo che i russi trovarono entrando nel bunker fu proprio quello di un sosia a cui era stato sparato un colpo a bruciapelo sulla fronte; evidentemente usarono l’ultima disperata carta a loro disposizione che avrebbe dovuto convincerli a desistere dall’inseguimento.

Dopo un breve confronto con fotografie alla mano e dopo aver interrogato i membri dello staff del bunker, non passò molto tempo che il KGB si accorse dell’inganno e riprese a cercare il Führer trovando i corpi e i frammenti del cranio e della mascella di Hitler.

Tuttavia nessuno può essere certo che la radiografia con cui fu comparata l’arcata dentaria ritrovata non fosse quella di uno dei suoi sosia, il quale fu poi ucciso e bruciato invece di Hitler; conoscendo la minuziosa preparazione, l’astuzia e lo zelo con cui i servizi segreti tedeschi preparavano in anticipo i piani di fuga alternativi, non sembra esservi nulla che si opponga a questa ipotesi. Anzi lo SMERSH e Stalin fecero di tutto per alimentare tale versione. Tuttavia, una eventuale fuga avrebbe dovuto aver luogo almeno cinque/sette giorni prima del 30 maggio, altrimenti Hitler avrebbe trovato la strada sbarrata dagli alleati in marcia verso Berlino.  

Una fuga in aereo in Svizzera e da lì in paesi neutrali avrebbe trovato non poche difficoltà, l’aereo sarebbe stato immediatamente abbattuto. Sappiamo comunque che in prossimità del bunker sostavano almeno due aerei inglesi che sarebbero partiti dall’arteria principale di Berlino, utilizzata come pista improvvisata. Con tali mezzi a disposizione, la fuga avrebbe avuto discrete garanzie di successo.


HITLER NEGLI USA?

Per almeno trent’anni l’FBI tentò senza successo di penetrare la cortina intorno alla documentazione. Agli inglesi fu concesso di esaminare il bunker pochi giorni dopo i russi e non trovarono né fori di proiettile ne macchie di sangue nella stanza dove Hitler si uccise. In qui giorni, ad alimentare la confusione, circolò anche una voce da un radiogiornale tedesco secondo cui il Führer era morto combattendo alla testa dei suoi soldati. Questa mancanza di notizie certe, alimentò una fobia in tutto il mondo e particolarmente negli States, dove il direttore dell’FBI, Edgar Hoover, persona incline al sospetto fino alla paranoia, diede inizio nel settembre del 1945 a una serie di inchieste, i cui documenti recentemente declassificati evidenziano migliaia di segnalazioni negli USA della presenza di Hitler. Hoover sguizagliò addirittura più di mille agenti contemporaneamente nell’intento di trovare Hitler ma invano.


FUGA IN ARGENTINA

Tra l’agosto e il settembre 1945, i giornali di tutto il mondo riportarono notizie allarmanti e veritiere su U-boot giunti sulle coste argentine e consegnatisi alla marina di Peròn. Secondo Stalin, Hitler aveva raggiunto la Norvegia e da lì si era imbarcato su uno di questi verso l’Argentina.

L’FBI decise di verificare immediatamente la fondatezza di tali ipotesi e inviò un discreto numero di agenti a Buenos Aires con il compito di creare una rete locale e di riferire ogni elemento interessante tramite radiogramma a Washington. Uno dei documenti più convincenti in mano al l’intelligence americano era relativo all’U-boot 977, che secondo la testimonianza (in anni successivi) di Helmut Maros, l’operatore radio di bordo,  tra il sei e il sette maggio era salpato per un lunghissimo viaggio, aggirando Scozia e Irlanda, verso l’America del sud, che raggiunse il diciassette agosto 1945 in condizioni miserevoli, con uniformi fradice e ammuffite, barbe lunghissime e malattie dovute al cibo raffermo. L’equipaggio si arrese e fu fatto prigioniero, accusato di nascondere Hitler. Inoltre, varie segnalazioni a Montevideo e nella parte meridionale dell’Argentina, la Patagonia, convinsero Hoover che la trappola era ormai pronta a scattare.

Tuttavia, degli U-boot che raggiunsero l’Argentina, alcuni fecero perdere le loro tracce in quanto la marina locale non poteva controllare migliaia di chilometri di coste. Senz’altro alcuni U-boot raggiunsero la punta più meridionale del territorio argentino, dove viveva già da tempo una fiorente comunità di tedeschi e organizzazioni come l’Odessa e Die Spinne, i cui membri erano ben inseriti nella comunità politica e aristocratica argentina, aiutavano i criminali di guerra a trovare una nuova vita al sicuro da processi e pene capitali.

In Patagonia vi erano varie fattorie, sperdute nell’immenso territorio, alcune di esse si affacciavano sul mare; un documento del Bureau statunitense a proposito di una di queste menziona proprio tracce di copertoni d’auto che arrivavano sino alla spiaggia, impronte di persone arrivate dal mare e salite sull’auto che aveva portato i misteriosi personaggi ad una nuova vita. L’interpretazione dell’FBI fu chiara: criminali nazisti e probabilmente Hitler avevano raggiunto le coste argentine.

Le successive operazioni negli anni ’50 e ’60 del Mossad, l’intelligence di Israele che portò alla cattura di numerosi criminali nazisti in Argentina e sud America in genere, operazioni cover up tra cui il famoso rapimento di Eichmann, il cui processo fu trasmesso da molte tv di tutto il mondo, convinse l’opinione pubblica che Hitler poteva essere fuggito in Argentina e da lì chissà dove.

Hitler è fuggito in Argentina?

E’ certo che molti criminali nazisti, nell’ordine di varie migliaia, raggiunsero la libertà in Sud America, ma se Hitler fosse nascosto in uno degli U-Boot o meno, non è per il momento possibile affermarlo. Quello che è certo, tuttavia, è la possibilità reale di una via di fuga, che per molti nazisti passò dalla Norvegia, per altri passò dal Brennero a Genova dove si imbarcavano per le coste Argentine. Inoltre, in Patagonia è perfettamente visitabile anche oggi la fiorente comunità tedesca, dove i figli e i nipoti dei criminali nazisti vivono tranquillamente nel meraviglioso scenario montano così simile alla foresta nera. Si tratta di un universo separato fisicamente e culturalmente dalla nazione argentina, dove si parla tedesco, si beve birra tedesca e le case di legno hanno l’inconfondibile aspetto delle case tirolesi. I segnali e le scritte pubbliche sono in gotico e nessuno distinguerebbe questa zona da un qualsiasi villaggio della Baviera o dell’Austria.

Un luogo bellissimo per chiunque ma specialmente per il capo del Partito Nazionalsocialista dove trascorrere gli ultimi giorni della propria esistenza.

Ma sulla base delle prove evidenziate fin ora è da ritenersi poco probabile che Hitler sia riuscito a fuggire, tra l’altro ciò non è compatibile con l’intera sua esistenza votata al successo o alla morte.



Il Libero Arbitro Negato

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Questo articolo si può considerare un racconto di fantasia,ma si sa…alcune volte la realtà può superare di gran lunga la fantasia…


Molte persone al mondo pensano di essere dotate di un totale libero arbitrio,in realtà oggi più che in passato il libero arbitrio è molto limitato,in particolar modo in quelle persone che nascono e vivono nei paesi considerati democratici o pseudo tali,(NdA – nei modelli dittatoriali le persone sono consapevoli che gli è negata ogni libertà decisionale dopo quella di opinione,e non si vuole certo paragonare il sistema “democratico” con quello dittatoriale ), i “poteri forti” consolidati nel tempo in queste nazioni conoscono molto bene i meccanismi per i quali è possibile manipolare il pensiero delle persone, aiutati largamente da una moltitudine di mass media che loro stessi controllano, capaci di plasmare i comportamenti fin dall’adolescenza, essenzialmente per due scopi… 

Il primo è quello del profitto di vendita commerciale,e il secondo è quello d’influenzare le scelte politiche rispetto alle quali la persona nei paesi democratici dovrà esprimersi con il voto durante la fase elettorale,ecco perché assistiamo giorno dopo giorno a una degenerazione nel fare politica...

Perchè oggi per i politici di questi stati non è importante governare nel bene del paese e delle persone che rappresentano,ma creare le condizioni necessarie per essere eletti o rieletti di volta in volta, per mantenere lo status quo ed essere collegati sempre  a quei “poteri forti” che li manovrano per interessi e scopi di livello mondiale. (NdA - anche se la stragrande maggioranza di questi politici non è minimamente consapevole di questo).

Da molti anni si sta parlando del N.W.O. acronimo di “New World Order” al di là di tutte le disquisizioni che si possono fare,il dato di fatto è che ancora il nuovo ordine mondiale non è stato ancora attuato… infatti a partire dalla data della caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989 sono saltati tutti gli schemi geopolitici del passato che nel bene o nel male furono caposaldo degli equilibri mondiali,sono anni ormai che con il processo di globalizzazione dei mercati gli schemi sociali stanno cercando di riequilibrarsi…ma poniamoci una ed una sola domanda… è proprio necessario per i “poteri forti” creare quelle condizioni utili affinchè la stragrande maggioranza dell’umanità possa accettare di buon grado l’instaurazione di un nuovo modello geopolitico che veda coinvolte tutte le nazioni più ricche del pianeta sotto un'unica forma di governo?

Teniamo presente [1] che solo Il 2% della popolazione adulta del mondo possiede oltre la metà di tutta la ricchezza mondiale: è quanto risulta da uno studio condotto dal World Institute for Development Economics Research delle Nazioni Unite (UNU-WIDER) che ha sede a Helsinki. Il più vasto studio sulla ricchezza personale mai intrapreso indica anche che nel 2000 l’1% degli adulti più ricchi possedeva da solo il 40% della ricchezza mondiale, e che il 10% ne deteneva  l’85%, mentre La metà più povera della popolazione adulta del mondo doveva spartirsi soltanto l’1%.

Credo proprio che dal punto di vista dei “burattinai” sia necessario plasmare quelle condizioni per andare verso un sistema sempre di più globalizzato,ma come ci riusciranno? Come riusciranno a domare le masse in continua espansione, le quali sono le popolazioni più povere? Come inculcare nelle menti delle popolazioni benestanti un unico pensiero collettivo, che possa mettere radici rapidamente nella psiche di ogni persona?  

Freud nel suo saggio “psicologia delle masse ed analisi dell’io” scriveva: [2] “…Cambierà in quanto la massa è straordinariamente influenzabile e credula,manca di senso critico,niente per essa è inverosimile pensa per immagini che si richiamano le une alle altre per associazione,come negli stati in cui l'individuo da libero corso alla propria immaginazione,senza che un istanza razionale intervenga sul grado della loro conformità alla realtà,per l'individuo che fa parte della massa non esiste la nozione dell'impossibile.”

Prendendo spunto dal pensiero di Sigmund Freud,e traendo spunto dalla mia esperienza di studioso “autodidatta” del comportamento delle masse in determinate situazioni,mi sono chiesto se anche in passato vi sono state della cause determinanti affinché l’opinione della massa sia potuta convergere a maggioranza in quell’unica direzione dopo una legittimazione di tutta la classe politica , che determinati poteri richiedevano per poter agire in un determinato modo, prendendo il massimo consenso possibile,anche se quella decisione avrebbe comportato dei sacrifici non indifferenti, e il sacrificio più grosso che una popolazione deve sopportare e quello di accettare una guerra.

Credo proprio che molti poteri condividano e mettano in pratica la frase “ il fine giustifica i mezzi” (NdR – frase erroneamente attribuita a Nicolò Machiavelli) , e i mezzi possono essere messi in atto con delle cause più che valide,e se le cause non arrivano…si possono anche creare…

Prendiamo in considerazione a questo punto un conflitto che molti conoscono, la guerra del Vietnam,in quanto è stata rivisitata in più di un occasione dal mondo cinematografico,forse è probabile che pochi sanno quale fu il fattore scatenante, il quale fece entrare in guerra gli USA,ebbene la causa fu “l”incidente del golfo del Tonchino”. [3] 

“L'incidente” fu uno scontro navale tra due cacciatorpediniere statunitensi e alcune torpediniere nordvietnamite, che si svolse nell'agosto 1964 proprio nel Golfo del Tonchino. Immediatamente dopo lo scontro armato, il presidente Lyndon Johnson si appellò al Congresso per approvare la Risoluzione del Golfo del Tonchino, che autorizzò il presidente a dare il via alla partecipazione statunitense alla Guerra del Vietnam.

I dettagli esatti dell'incidente non sono tuttora chiari. Si ritiene che il secondo attacco al Maddox sia stato in realtà il risultato di una simulazione o addirittura di un falso allarme dovuto all'avvistamento di numerose unità sottili nord vietnamite o sud vietnamite non ben identificate. I critici sostengono inoltre che l'amministrazione Johnson sensazionalizzò l'incidente come un pretesto per incrementare il suo già attivo coinvolgimento nel conflitto vietnamita. Ultimamente dalla lettura di documenti messi online dal [4] NSA (National security Agency) pare che tali deduzioni trovino fondamento.

Alcune volte si è agito in maniera molto più drastica per cercare di manipolare meglio le scelte se non addirittura il pensiero in tutta la sua complessità… la guerra in Afghanistan sarebbe mai avvenuta se non ci sarebbe stata la tragedia del World Trade Center e la distruzione di un ala del Pentagono? La guerra in Iraq sarebbe mai avvenuta se non si fosse divulgata la notizia al mondo intero che Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa? ( [5]  NdR  …l'ipotetica e mai confermata presenza di armi di distruzione di massa in Iraq divenne la giustificazione principale dell'invasione dell'Iraq del 2003, nonostante pareri contrari, come quello del ex-ispettore capo dell'ONU Scott Ritter.)

Il potere insediatosi come un virus nell’animo umano sopprime e porta verso l’annullamento la vera natura dell’Essere Umano,tende a soggiogare sempre di più le masse per poterne avere un controllo totale,questo “cancro” nella storia Umana si è ripetuto più volte, le persone più note possedute dal “potere” si possono facilmente identificare nei nomi di Hitler e Stalin,ma basta fare una veloce ricerca su internet per notare come nel tempo questo cancro si sia diffuso in ogni epoca storica,con metodi a volte simili,a volte differenti.

Uno dei metodi sperimentati più subdoli per il controllo è stato il “progetto MK-Ultra”, [6] e si riferisce ad una serie di attività svolte dalla CIA tra gli anni cinquanta e sessanta che aveva come scopo quello di influenzare e controllare il comportamento di determinate persone (cosiddetto controllo mentale).Tali esperimenti prevedevano la somministrazione dell'ipnosi, sieri della verità, messaggi subliminali, LSD ed altri tipi di violenze psicologiche su cavie umane.Il progetto venne portato all'attenzione del pubblico nel 1975 ad opera del Congresso degli Stati Uniti attraverso la Church Committee e la U.S. President's Commission on CIA activities within the United States (commissione Rockefeller). L'attività investigativa fu resa difficoltosa dal fatto che il direttore della CIA Richard Helms nel 1973 aveva ordinato la distruzione di tutti i documenti riguardanti l'operazione; si dovette quindi ricostruire il tutto attraverso la testimonianza dei diretti interessati e i pochi documenti sopravvissuti.

Siamo nel ventunesimo secolo e pare [7]  che nel 2002 sia stato brevettato il giorno 22 ottobre con il num. 6.470.214 intitolato “Metodi e dispositivi per implementare l’effetto uditivo delle frequenze radio”, il brevetto è stato depositato da “US Air Force” l’aeronautica militare degli Stati Uniti,questa tecnologia basata sulle microonde quando una scarica di microonde viene  assorbita dall’organismo l’energia si trasforma in calore causando l’espansione e la successiva contrazione dei tessuti una volta riequilibrata la temperatura,se il fascio di microonde viene indirizzato alla testa,l’espansioni e le contrazione genererebbero un suono intermittente traducibile in parole,nel brevetto vi è scritto esplicitamente che l’irradiazione di queste onde energetiche capaci di trasformarsi in impulsi nervosi inviati al cervello, permettendogli quindi di recepire un frase di senso compiuto, e questo viene riportato nella testimonianza di alcune persone, a questo punto è logico domandarsi se potrebbe essere possibile usare questa tecnologia su larga scala,coinvolgendo molte più persone nello stesso momento… attualmente esiste una tale potente tecnologia? 

Sembrerebbe di si… tale tecnologia si chiama HAARP abbreviazione High Frequency Active Auroral Research Program , sinteticamente questa è la sua descrizione [8] “un'installazione civile e militare in Alaska (Stati Uniti) per la ricerca scientifica sugli strati alti dell'atmosfera e della ionosfera. Un altro scopo è la ricerca sulle comunicazioni radio per uso militare” (NdA lascio al lettore di approfondire il “tema” HAARP” per farsi un idea complessiva di questa tecnologia).

Sulla base di quanto scritto fino a questo momento i “poteri forti” hanno a disposizione tutta una serie di conoscenze e tecnologie per poter mettere in atto un azione tale per cui le nazioni economicamente più potenti del pianeta si uniscano sotto un'unica bandiera con il consenso massimo della stragrande maggioranza dei loro cittadini,spinti da un onda emozionale di difficile controllo… e cioè l’invasione extraterrestre… o meglio l’invasione terrestre fatta passare agli occhi delle persone tramite varie manipolazioni come la più pericolosa minaccia che tutta l’umanità abbia mai avuto in tutta la sua storia, con questa paura nel cuore le persone in un batter d’occhio saranno disponibili a qualsiasi compromesso pur di vedere questa terribile minaccia allontanarsi dalle loro menti e dai loro cuori.Quanto appena scritto è già stato auspicato molti

anni fa da una persona autorevole degli Stati Uniti,mi sto riferendo a Ronald Reagan il quale durante un [9] Assemblea Generale dell’ONU il 21 settembre 1987 alla presenza di tutti gli stati membri si espresse nel seguente modo: “La nostra ossessione per l’antagonismo del momento, ci fa dimenticare spesso quanto uniti devono essere tutti i membri dell’umanità. Forse abbiamo bisogno di una lezione, proveniente dall’esterno, dall’universo, che ci faccia riconoscere questo bene comune. Occasionalmente penso a come le nostre differenze planetarie potrebbero facilmente dissolversi, se dovessimo affrontare una battaglia con una forza aliena esterna a questo pianeta. E ancora mi chiedo: non esiste già una minaccia aliena sopra di noi?” , si espresse in questi termini anche due anni prima, durante un discorso che tenne ad un liceo nel Maryland il 4 dicembre 1985.

Da non credere,un Presidente degli USA che fa una dichiarazione di questa portata,ma perché si espose così? Cosa ha determinato in lui l’impulso irrefrenabile di esternare questo pensiero a dir poco fantascientifico? Stava forse cercando di preparare le generazioni future a ciò che sarebbe accaduto prima o poi? Molte sono le domande che sorgono spontanee,ma una cosa è certa che se un fatto del genere dovesse accadere quante persone si accorgerebbero che stanno vivendo in diretta una “farsa” architettata molti anni fa… credo molto pochi,al contrario molti accoglieranno a braccia aperte qualsiasi decisione presa per la salvaguardia di tutto il genere umano,anche se i vari rappresentanti degli stati concedano i pieni poteri ad una sola persona,o a pochissimi di loro… 

Ma un fatto simile è già successo in un recente passato,mi sto riferendo al [10] “Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act” il suo acronimo è il noto USA PATRIOT Act, la legge è stata introdotta da James Sensenbrenner il 23 ottobre 2001, approvata alla Camera il 24 ottobre 2001, al Senato viene approvata il 25 ottobre 2001,e Il presidente George W. Bush la firma il 26 ottobre 2001,la legge consiste molto sinteticamente nel rinforzare il potere dei corpi di polizia e di spionaggio statunitensi, quali CIA, FBI e NSA, riducendo così la privacy dei cittadini, da notare con quale velocità il tutto si è compiuto, in soli quattro giorni si è introdotta la legge e resa esecutiva, un esempio non c’è che dire di efficienza parlamentare…

Per concludere vorrei azzardare un pensiero molto “fantasioso”, e se nel corso della falsa invasione extraterrestre si palesasse realmente una civiltà aliena?... e se questa manifestazione fosse il fulcro di un progetto che sta mettendo radici già da molti anni in tutto il mondo per la creazione di un'unica religione planetaria tu cosa penseresti? la decisione del singolo individuo è fondamentale se ogni individuo decidesse con il proprio cervello,senza farsi incatenare, perchè le catene ci sono... ma ancora in molti non le "vedono"... non appena le percepirai inizia a spezzarle non aspettare, perchè dopo sarà troppo tardi... spezza le catene ora! 


"Ogni situazione non nasce dal niente o dalla pura casualità,ma è determinata da una serie di cause, che pur essendo apparentemente scollegate tra loro determinano il susseguirsi degli eventi, pensare con la propria testa in futuro sarà vitale come bere l’acqua" (Luigi D.C. 1999)

Note e riferimenti bibliografici: 

World Institute for Development Economics Research of the United Nations University  - http://www.wider.unu.edu

[2] Freud Sigmund - Psicologia delle masse e analisi dell'Io (1921)





[7] History channel http://youtu.be/A_ERSD7UdPI



I Wandjina - La Rinascita Post-Diluviana in Australia

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Con il termine Aborigeni Australiani, si identifica l’insieme delle popolazioni (tribù) autoctone dell’Australia, ovvero i discendenti di coloro che, circa 60.000 anni fa giunsero in quel continente, anche se questa data è ancora molto discussa tra gli archeologi. Quello che più ci interessa ai fini di questo articolo, nonostante la loro storia sia un argomento non privo di importanti episodi, è il complesso di credenze, miti e raffigurazioni che riguardano un antico passato, un periodo nel quale si affaccia prepotente l’idea di una interazione con esseri provenienti dalle stelle. Quest’ultimo termine, diventato quasi un luogo comune quando ci si interessa di culture che riportano avvenimenti vicini all’ipotesi extraterrestre, è in questo caso perfettamente aderente alle tradizioni di coloro che vengono spesso indicati come i primi abitanti del pianeta terra.

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Per quanto possa sembrare impossibile, vi sono cose in Australia che non trovano una possibile spiegazione, cose che rendono questa terra, o comunque gran parte di essa, un mondo a parte, che è possibile osservare e recepire soltanto se ci si pone in uno stato introspettivo, liberandosi dai preconcetti. Sognando il cielo: il cosmo secondo gli aborigeni australiani

Le tribù aborigene erano estremamente affascinate dal cosmo, dalla misurazione del tempo e dai fenomeni astronomici. Grandi osservatori, grazie alle loro conoscenze rigorosamente tramandate oralmente da generazione in generazione, misero a punto un complesso calendario stagionale.

Diversamente dai primi viaggiatori Europei, gli Aborigeni Australiani non si orientavano con le stelle, anche se certamente le conoscenze astronomiche furono usate per pronosticare correlazioni con gli eventi naturali importanti per la sopravvivenza del gruppo (come la reperibilità di un particolare cibo o il cambiamento delle condizioni del tempo). Come molte culture primitive, gli Aborigeni vedevano nel sorgere eliaco di una stella brillante o di una costellazione, una indicazione di eventi stagionali. L’apparizione di Arturo all’alba suggerisce agli Aborigeni di Arnhem Land di iniziare la raccolta del giunco per la costruzione delle trappole per i pesci e per i cesti. Nella regione di Mallee nel West Victoria, il sorgere eliaco di Arturo era identificato con l’arrivo di Marpeankurrk, un eroe ancestrale che mostrava loro dove trovare le pupe delle termiti, una importante fonte di cibo durante agosto e settembre.

Molto importante per la sopravvivenza delle tribù era il senso di identità. Questo era basato sulla trasmissione delle credenze attraverso le generazioni per mezzo di danze e canti rituali. Queste rappresentazioni tramandavano come lo Spirito Ancestrale creò il mondo naturale in un lontano passato. Le leggende associate sono essenzialmente metafore che integrano le cose sconosciute in relazione con le cose familiari. Le seguenti storie rappresentano un piccolo esempio dei diversi miti aborigeni associati in questa misteriosa arena Cielo-Terra. Essi esemplificano l’intima relazione di questi popoli con la natura.

Il Sole e la Luna

Il Sole è una sfera luminosa di idrogeno ed elio, del diametro di 1,4 milioni di chilometri e con una massa pari a 745 volte quella di tutti i pianeti del Sistema Solare messi assieme. Anche se sembra una cosa enorme, è in fondo una stella modesta a metà della sua vita, che terminerà tra 5 miliardi di anni, andando a formare una struttura denominata nebulosa planetaria. Nel Nucleo dove hanno luogo le reazioni nucleari che producono energia, si calcola che la temperatura sia di circa 15 milioni di gradi; ma ciò che noi vediamo è la Fotosfera, la quale è costituita da gas ribollenti alla temperatura di 5.500 °C.

Tra gli Aborigeni il Sole era visto come una donna che si svegliava ogni giorno nel suo accampamento a est, accendeva un fuoco, e preparava la torcia di corteccia che avrebbe portato attraverso il cielo. Prima di esporsi, lei amava decorarsi con ocra rossa, la quale, essendo una polvere molto fine, veniva dispersa anche sulle nuvole intorno, colorandole di rosso, (l’alba). Una volta raggiunto l’ovest, rinnovava il trucco, colorando ancora di giallo e rosso le nuvole nel cielo (il tramonto). Poi la Donna-Sole cominciava un lungo viaggio sotterraneo per raggiungere nuovamente il suo campo nell’est. Durante questo viaggio sotterraneo il calore della torcia induceva le piante a crescere.

La Luna, al contrario, era considerato un uomo. A causa dell’associazione del ciclo lunare con il ciclo mestruale femminile, la Luna fu collegata con la fertilità e fu considerata come un simbolo altamente magico. Una eclisse di Sole era interpretata come l’unione tra la Luna-Uomo e il Sole-Donna.

Venere

Venere sembrava il gemello del nostro pianeta per le dimensioni, la densità e la poco diversa distanza dal Sole. Invece è un pianeta “caldo”, avvolto da un’atmosfera formata da anidride carbonica, la cui pressione è 90 volte superiore a quella della Terra e la cui temperatura può giungere a 480 °C. La sua superficie è spesso battuta da “acquazzoni” di acido solforico.

Venere, come stella del mattino, conosciuta dagli aborigeni come Barnumbir, era un importante segno per un popolo che si levava all’alba per accingersi alla caccia. Secondo la tradizione della Arnhem Land, Barnumbir aveva paura di annegare, così fu legata con un lungo laccio tenuto da due vecchie donne. La corda le impediva di salire troppo alta nel cielo e di annegare nel fiume della Via Lattea. All’alba le donne più vecchie la portavano in salvo in un cesto intrecciato.

Barnumbir è anche identificata con Bralgu, L’isola della morte dove, quando una persona muore, il suo spirito è condotto. Da qui la cerimonia della stella del mattino è una importante parte dei rituali funerari, dove Barnumbir è rappresentata da un totem, un tronco con un mazzetto di piume bianche e lunghe corde terminanti in più piccoli mazzetti di piume a suggerire i raggi di luce.

La Via Lattea

Il nostro Sole e tutte le stelle visibili nel cielo notturno fanno parte di una vasta aggregazione di stelle chiamata Galassia, o Via Lattea, nome derivato dalla leggenda di Era. È una galassia a spirale, con bracci, il cui diametro è di circa 100.000 anni luce (a.l.); noi ci troviamo in uno dei bracci di spirale, a 30.000 anni luce dal centro della Galassia. Vista dalla Terra appare come una debole banda luminosa che attraversa le notti limpide e buie.

La Via Lattea Rappresenta un fiume nel Mondo del Cielo, con tanto di pesci (le stelle brillanti) e di ninfee (le stelle più deboli). Essa è al centro di molte leggende regionali. Nella regione di Yirrkala, la Via Lattea era associata a due fratelli annegati mentre affrontavano il fiume in canoa. I loro corpi galleggianti appaiono come due macchie scure nella Via Lattea, a livello delle costellazioni del Serpente e del Sagittario; una linea di quattro stelle vicino ad Antares rappresentano la loro canoa.

Nel Queensland, la Via Lattea era associata con Priepriggie, un Orfeo degli antipodi, noto come cantante, ballerino e cacciatore. Un giorno, nel primo mattino, Priepriggie trovò un albero pieno di volpi volanti, scagliò la lancia trafiggendo il capobranco. Infuriate, le altre volpi volanti cacciarono Priepriggie in cielo. Sperando di richiamarlo indietro, il suo popolo cercò di cantare le sue canzoni ma sbagliavano sempre il ritmo. Poi sentirono una canzone provenire dal cielo, era Priepriggie che cantava e man mano che il ritmo diventava più forte e chiaro, le stelle cominciarono a danzare ordinandosi in una larga banda attraverso il cielo. Così la Via Lattea ricorda al popolo che il loro eroe deve essere celebrato con canti e danze tradizionali, in modo che l’ordine continui a prevalere.

Nell’Australia centrale la Via Lattea fu considerata dalle tribù vicine Aranda e Luritja come un genere di arbitrato celeste. Essa, in maniera molto ampia, marca la divisione tra la parte di cielo degli Aranda, a est, e il campo di cielo dei Luritja, a ovest, e, oltre a questo, essa contiene gli spiriti dei defunti di entrambe le tribù. Le stelle e le costellazioni all’interno della Via Lattea sono classificate conformemente a complesse regole di matrimonio e classi di parentela e rinforza l’universale importanza di esse.

La Croce del Sud

È una piccola costellazione del cielo, ma anche una delle più celebri a appariscenti. Essa era visibile anticamente dall’area mediterranea, sicché le sue stelle erano note agli astronomi greci; in seguito, la precessione degli equinozi l’ha resa invisibile da tali latitudini.

La Croce del Sud e i suoi due indicatori, a e b Centauri, sono al centro di diverse leggende regionali.

a e b Centauri e la costellazione della Croce del Sud
Dipinto rupestre (Mountford Collection, State Library of South Australia)a e b Centauri e la costellazione della Croce del Sud

Nella regione intorno a Caledon Bay, la Croce rappresenta una razza inseguita da uno squalo (i puntatori).

In un’altra regione le quattro brillanti stelle della Croce rappresentano due fratelli Wanamoumitja e i loro rispettivi fuochi da campo, mentre cucinano un grande pesce nero (la nebulosa Sacco di Carbone); i puntatori sono due amici Meirindilja venuti a condividere il pesce.

Un’altra leggenda relativa alla Croce del Sud riguarda la santità della vita degli animali e l’avvento della morte nel mondo. Il Grande Spirito, Baiame, creò due uomini e una donna. Egli insegnò loro di quali piante cibarsi ma gli vietò di uccidere gli animali. In seguito ad una siccità tutte le piante morirono e la donna sollecitava gli uomini ad uccidere gli animali per utilizzarli come cibo.

Uno degli uomini uccise un canguro ma l’altro si rifiutò di mangiare la creatura che Baiame aveva vietato loro di uccidere. Solo, nel deserto, quest’uomo cadde esausto ai piedi di un albero della gomma. Ma Yowi, lo spirito della morte, lo attirò all’interno dell’albero, disturbando due cacatua bianchi che stavano covando. In seguito l’intero albero si levò in cielo. Le quattro stelle brillanti sono gli occhi dell’uomo e di Yowi, mentre i due indicatori sono i cacatua che cercano di tornare al loro nido.

Orione e le Pleiadi

Infine, uno dei più diffusi cicli di miti concerne Orione e le Pleiadi.

Orione è senza dubbio la costellazione più brillante del cielo, piena di oggetti interessanti. L’imponenza di questa costellazione deriva in gran parte dal fatto che si trova in un’area di formazione stellare, in un vicino braccio della Galassia, con al centro la famosa Nebulosa di Orione (M 42), che rappresenta la spada pendente dalla sua cintura. Quest’ultima è formata da tre stelle brillanti allineate. Le sue stelle più brillanti sono Betelgeuse, supergigante rossa distante 310 a.l., e Rigel, supergigante bianco-azzurra distante 910 a.l.

Le Pleiadi sono l’ammasso stellare più brillante e famoso di tutto il cielo. Si trovano nel Toro e, ad occhio nudo, si possono vedere circa sette stelle, mentre con un binocolo, diverse decine. Dell’ammasso, che dista 450 a.l., fanno parte circa 250 stelle, immerse in una debole luminosità, residuo della nube da cui si sono formate, visibile solo nelle fotografie a lunga esposizione.

Nella mitologia greca, le Pleiadi erano sette sorelle, figlie di Atlante. Inseguite da Orione, esse furono mutate in colombe per poi volare in cielo, formando l’ammasso che porta il loro nome. La “sorella” meno visibile è Merope la quale, avendo sposato un mortale, si nasconde dalla vergogna.

Le leggende aborigene sono sorprendentemente simili. La maggior parte identifica le Pleiadi con un gruppo di giovani donne che fuggivano dagli indesiderati approcci di un cacciatore, il quale, in alcune versioni, fu evirato come punizione e avvertimento.

Tra i popoli che vivono nel Pitjantjatjara, nel Western Desert, il sorgere delle Pleiadi all’alba in autunno significa che l’annuale stagione degli amori tra i dingo è cominciata. Cerimonie di fertilità sono rappresentate qualche settimana più tardi, per le quali alcuni giovani cuccioli sono selezionati per la festa. In accordo con la leggenda, le Kungkarungkara, le donne ancestrali, allevarono una muta di dingo per proteggersi da un uomo chiamato Njiru (Orione). Egli, malgrado i dingo, riuscì a rapire una delle ragazze (la Pleiade oscura) che morì, pur continuando a seguire le altre. Alla fine le sette donne assunsero la loro forma totemica di uccelli e volarono in cielo, ma, sfidando i loro dingo, Njiru le seguì anche attraverso il cielo.

Senza nessuno strumento tecnologico per controllare il loro ambiente, gli Aborigeni Australiani dipendevano completamente dal mondo naturale per sopravvivere. Non è sorprendente che il loro interesse per le stelle non era assorbito da eventi straordinari come supernovae o comete, ma dall’aspetto normale.

I Wandjina: gli spiriti delle nuvole

Come abbiamo potuto osservare, le leggende aborigene hanno umanizzato i fenomeni cosmologici associandoli con i comportamenti e le motivazioni del gruppo tribale.

Il sistema di credenze degli Aborigeni assolveva a tre importanti funzioni sociali:

- Produceva un livello di confidenza e prevedibilità circa il loro posto nell’universo, non come esseri superiori ma come compagni di tutto;

- Coltivava il rispetto sia per le cose inanimate che per le animate, siccome tutto condivide la stessa struttura spirituale, seguendo la tradizione del Mondo del Sogno;

- Inoltre esso provvede un supporto per i costumi tribali, riti e alla moralità come queste sono riflesse e decretate nel Mondo del Cielo.

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La differenza più radicale tra le credenze che sono alla base di questi miti e le basi materialistiche della scienza occidentale concerne nella relazione tra l’osservatore e gli eventi naturali. All’interno della struttura della scienza Newtoniana l’osservatore è considerato indipendente dagli eventi, i quali sono, si suppone, inalterati dal processo di osservazione. Gli Aborigeni, invece, vedono sé stessi come parte integrale nel processo naturale, sia essi terrestre o celestiale. Essendo una delle pochissime culture che non ha un mito equivalente all’espulsione dall’Eden, questi popoli credono che, attraverso il loro Grande Antenato, essi sono cocreatori del mondo naturale e non ne sono mai stati alienati. Da ciò ci sono necessari parallelismi tra gli eventi del cielo con quelli della Terra, e con ciò che si sviluppa nella cultura umana.

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Chi capitasse dalle parti di Bigge Island, nell’Australia occidentale, potrebbe imbattersi in strane creature come queste. Occhi grandi, naso adunco, un’aura misteriosa attorno alla testa e, soprattutto, niente bocca: è questo l’aspetto delle divinità primitive – i “Wandjina” – che un bel giorno, seguendo il “sogno” di creazione, plasmarono il mondo e tutti gli esseri viventi. Almeno così credevano gli aborigeni australiani che le dipinsero sulle pareti di alcune grotte della zona.

Non è ancora del tutto chiaro a quale periodo risalgano queste pitture, ma molti dei rilievi archeologici effettuati finora fanno pensare a un periodo compreso tra i 50 mila e i 40 mila anni fa.

I Wandjina, che tradotto letteralmente significa “il Tutto”, vissero in un tempo chiamato “dei genitori” durante il quale queste “entità” non avevano una forma ben definita, pur essendo comunque di enormi proporzioni. Il loro principale compito fu quello di insegnare “le leggi, i precetti e le regole di comportamento”, all’uomo, oltre ad introdurre i rituali e le pratiche cerimoniali ancora oggi in uso presso le varie tribù.

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Importante osservare come le tribù indigene riconoscano in queste raffigurazioni le loro divinità Gli Spiriti nelle Nuvole, spesso raffigurati in sequenza di figure umane stilizzate insieme a rappresentazioni nuvolose. Questa dualità di forme antropomorfe è molto diffusa nelle culture primitive, è possibile osservarla, per esempio, nei racconti biblici narrati nel Libro dell’Esodo.

Djamar e Tjurunga

Alcune tribù Aborigene, ad esempio, raccontano di Djamar; un essere venuto dalle nuvole e disceso sulle loro terre sopra Tjurunga, “la tonante” un oggetto luminescente e molto rumoroso.


Ancora oggi, si racconta che la presenza di Djamar sia preceduta da un forte vento, generato secondo queste popolazioni proprio dal suo mezzo di trasporto. A riprova della veridicità del loro racconto, gli Aborigeni mostrano le colline circostanti sulle quali non cresce più alcuna pianta, danni permanenti (secondo loro) provocati dall’atterraggio di Djamar.

Droghe, rapimenti, morte e ressurrezione

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Altra tradizione “sospetta”, è quella che parla degli “uomini intelligenti” o uomini di alto grado e delle loro ascensioni celesti. Si tratta degli sciamani aborigeni, i cui rituali di iniziazione mostrano un sorprendente parallelismo con la descrizione dei moderni casi di Abduction; lo stesso dicasi per il rituale di “morte e resurrezione”, durante i quali, al risveglio dallo stato estatico, il candidato racconta di un meraviglioso mondo celeste, e tutti i soggetti, anche se appartenenti a tribù diverse e non in contatto tra loro, descrivono lo stesso scenario.

Riassumendo abbiamo: stato di estasi (rapimento da parte degli Dei celesti), rimozione rituale di parti del corpo (esperimenti sulle vittime dei moderni rapimenti), salite aeree e viaggi in strani mondi (descrizione delle astronavi da parte dei rapiti), trasformazione personale (esperienze mistiche dei rapiti).

Per quanto queste analogie possano apparire stravaganti e tutte da verificare e bene sapere che, in quelle regioni cresceva e tutt’ora cresce una pianta, sconosciuta ai primi coloni per la reticenza degli stessi aborigeni nel mostrare e far conoscere il loro strumento di contatto con il divino, collegata ai loro riti cerimoniali che ci fa pensare molto: la pianta in questione si chiama Dubiosa hopwoodii, appartenente a un genere di solenacee che solitamente producono alcaloidi tropanici allucinogeni del gruppo dell’atropina e scopolamina.

La Duboisia Hopwoodii è un arbusto autoctono delle regioni aride dell’entroterra australiano. Altri arbusti dalle simili proprietà sono il pituri (meglio conosciuto come Pitchuri Thornapple o Pitcheri). E’ un arbusto a basso fusto e solitamente cresce tra 1 e 3 metri di altezza e possiede lunghe foglie strette. I fiori solitamente bianchi, a seconda delle varianti possono assumere altre sfumature, che possono variare dal rosa al viola. Questi arbusti compaiono tra giugno e novembre, in annate favorevoli possono generare grandi quantità di bacche tondeggianti (commestibili ma se assunte in grandi quantità possono diventare allucinogene) dalla colorazione violacea, dal diametro che varia da 3 a 6 mm.

In questa pianta le sostanze psicoattive maggiormente presenti si trovano nelle radici, mentre le parti aeree e le bacche della pianta producono elevate quantità di nicotina e d-nor-nicotina (quest’ultima dagli effetti quattro volte più potenti della nicotina).

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Gli aborigeni fumavano la parte superiore della pianta e con l’estratto delle radici ottenevano una droga immessa volontariamente nelle pozze d’acqua per narcotizzare gli animali che dopo essersi abbeverati potevano catturarli con facilità. Abbiamo anche trovato notizie di un’altra pianta dalle particolarità psicoattive ed allucinogene, chiamata “Pituri” che veniva utilizzata dagli uomini del clan, veniva masticata durante le cerimonie sacre o per alleviare le fatiche dovute da un lungo viaggio.

Non trovando nessuna risposta definitiva, sembra logico pensare che queste popolazioni oltre ad avre una spiccata predisposizione per gli studi astronomici avessero anche ferrate conoscenze botaniche, in modo particolare riguardo le piante psicoattive.

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E’ accettabile ricollocare “I signori delle nuvole” nella categoria dei viaggi psichedelici generati dagli allucinogeni?

Questi viaggi che tanto hanno influito le culture australiane, hanno senza dubbio rafforzato la loro idea di divino. Quell’ispirazioni che forse sono le madri delle pitture rupestri su cui ancora oggi ci interroghiamo.

Ipotesi extraterrestre? fantasia? anche se a primo impatto le maggiori somiglianze riscontrate sono quelle con gli antichi e moderni racconti riguardanti l’interazione con il nostro pianeta di esseri provenienti dallo spazio; per quanto questa ipotesi possa apparire subdola, ed essere etichettata come il solito argomento sensazionalistico portato avanti da ricercatori fantasiosi in campo ufologico, esistono alcuni fatti che, ad oggi, non trovano alcuna spiegazione plausibile se non quella appena citata.



Utsuro Fune - L'Ufo del Giappone

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Su alcune stampe del periodo Edo, e precisamente del 1803. Si può trovare un particolare manuale, che racconta di un episodio, molto particolare. Il manuale, denominato Utsuro fune o Utsuro-bune, riporta una storia, assai incredibile.

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Il 23 Febbraio del 1803 una barca di forma sferica, fu rinvenuta sulla spiaggia e trainata in un villaggio.

La donna rinvenuta al suo interno, era particolarmente bella, aveva lineamenti particolari, pelle bianca come la neve, capelli lunghi, alla radice rossi, nella lunghezza bianchi. Essa si esprimeva con una voce forte, usando una lingua sconosciuta. Aveva con sé, una scatola, all’apparenza sembrava realizzata in vetro, lunga sessanta centimetri, con simboli sconosciuti. Anche la barca sferica, riportava simboli misteriosi, dopo poco tempo la donna scomparve insieme alla sua barca.

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Molte volte nel XIX secolo, la vicenda apparve nella letteratura giapponese, e in varie stampe, raffiguranti la misteriosa donna, con la sua barca, e la sua scatola. Un vero e proprio manuale, che descrive le varie parti della barca, e descrive nel dettaglio gli oggetti, appartenenti alla donna.

Il dottor Kazuo Tanaka dell’Università di Gifu, ha analizzato documenti antichi, provenienti da un monastero giapponese è stato intervistato varie volte a riguardo ed ha affermato che la donna e i suoi oggetti, avevano un’origine extraterrestre. La barca sferica sarebbe in realtà per il dottor Kazuo un U.S.O. ovvero un oggetto sottomarino non identificato.

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Svelando anche, nuovi dettagli sulla barca – navicella. Essa aveva forma tondeggiante, nella parte sottostante, emetteva un suono, e possedeva degli oblò vetrati, nella parte interna vi erano simboli sconosciuti, non erano né di ideogrammi cinesi, né di lettere dell’alfabeto giapponese.

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I geroglifici sono stati analizzati dai ricercatori e sono risultati, simili all’antica lingua giapponese e Paragonati agli antichi ideogrammi divinatori religiosi.

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La traduzione è: “Io sono dio e sono venuto con la nave di dio “.

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http://aurora-project.forumfree.it/?t=53344961

Ufo Sì - Ufo No

New American Century Project - Una Profezia dei giorni nostri

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A pagina 52 del "New American Century Projects", scritto nel Settembre del 2000, sono citati i seguenti paesi Corea del Nord, Libia, Iran, Iraq e Siria.

Tutto era già stato programmato, tutto era già pianificato da sempre.

Un documento dalla valenza profetica da leggere per intero per capire il recente passato e il prossimo futuro che ci aiuta anche a capire cosa fossero le profezie di un tempo: documenti programmatici di lungo periodo.


Prendiamo Malachia, ringraziando la collaborazione di un amico del Progetto Atlanticus della cui analisi ne riportiamo di seguito la sintesi.

"... Ne riporto la parte finale, che riguarderebbe questo momento storico che abbiamo vissuto recentemente con l'elezione di Francesco I. Dopo il motto Gloria Olivae, l'elenco si conclude con il testo:
In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis.

Questa è la traduzione che viene data al testo:

« Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine. »

Il problema è che questa certezza dalle solide basi, è in realtà già intaccata da un'antica concettualizzazione INTERPRETATIVA. E' nata da traduzioni errate, divenute nel tempo la fallace base di partenza.

In questa traduzione, ormai accettata senza contestazione, vi è quel "diversamente interpretabile" che caratterizza tutto questo scritto attribuito a Malachia. Che, duole dirlo, è troppo spesso un voler tradurre diversamente da ciò che è scritto, più che un interpretare diversamente.

Malachia gioca sui doppi significati di una frase, solo se sono coerenti tra loro. La traduzione non lo tiene nemmeno in minima considerazione. L'antica lingua, non è da interpretare, cercando di tradurla in termini moderni. E' da conoscere. E coglierne le sfumature, per come vorrebbero essere trasmesse.

Ordunque...

"In persecutione extrema" viene tradotto come "Durante l'ultima persecuzione".

Significa invece, tutt'altro!

A soffermarsi un attimo, ci si accorge senza sforzo che non è una traduzione fedele. "L'ultima" è la traduzione che viene data alla parola "extrema". La corretta traduzione è un'altra. 

Se analizziamo i singoli termini, cosa che col Latino è spesso indispensabile, riscontriamo che "persecutione" è anche l'ablativo di "persecutio, persecutionis"...che unito all'ablativo di "extremus, extrema, extremum" che è appunto "extrema"...ci da un significato completamente diverso, che modificherebbe il motto in modo drastico.

Nella lingua Latina, ogni ablativo necessita di un riferimento preciso, dal quale viene generato.

Nella mancanza di questo riferimento diretto alla quartina precedente, la frase dovrebbe iniziare con l'evento che ha generato l'ablativo, o almeno una "non ben precisata causa" che faccia da soggetto all'ablazione. In questo caso, il soggetto è "In" , cioè..."durante".

Il traduttore s'è lasciato fregare da questo postulato, interpretato male. Oltre che "durante", la lingua Latina prevede, più profondamente, il termine "In" come il significante atto a definire la causa scatenante di una certa situazione. 

La "persecutione extrema" indicherebbe letteralmente "per cause di forza maggiore", e non una persecuzione cristiana.

La persecuzione estrema in oggetto, indica inoltre un obbiettivo da raggiungere a qualsiasi prezzo, e ha nel suo significato anche l'aspetto di "essere infine fatale alla causa stessa che rappresenta".

"In" introduttivo della frase, essendo la frase stessa ablativa, indica che sarà seguita dall'esito della stessa, cioè il "si siederà Petrus Romanus".

Quindi, trovandosi di fronte all'assoluta necessità (di non poter lasciare vacante il soglio pontificio...), questo Petrus Romanus si trova nella posizione di non essere l'unico Papa (La situazione è nuovamente confacente ad una persecutio extrema)

Il tutto è generato dal fatto INCONTESTABILE che "Durante la persecuzione" indica un "sedersi" di Petrus Romanus, al tempo presente e continuato. Il termine "sedebit" indica invece "Colui che si siederà DOPO il momento di cui si parla" in quanto è... un FUTURO PROSSIMO!

"Colui che sarà seduto (durante)", pena la difformità dei tempi verbali nella quartina, in Latino è traducibile solo col termine "sederit"...e non con il "sedebit" del testo originario.

Quindi l'esatta traduzione recita obbligatoriamente:
Nell'estrema necessità di perseguire (La continuità Papale...) si siederà Petrus Romanus. (Ma anche "perseguendo in maniera estrema", inteso come "fuorilegge")...
Definendo così, al contempo, una figura che siederebbe al Soglio Pontificio avendone titolo date le cause di forza maggiore (Persecutione extrema)derivanti dall'esistenza in vita di un altro Papa (Ratzinger), e non previste dal concetto "Ad Vitam" che lega imprescindibilmente la figura Papale, all'esistenza in vita di un solo Papa alla volta.

E' infatti la prima volta che la Chiesa Cattolica elegge il suo Presidente a vita senza che il predecessore sia morto, o sommerso da una rivoluzione interna alla Chiesa stessa, come buona parte degli eventi clericali che hanno caratterizzato le abdicazioni medioevali.

La profezia di Malachia non sarebbe il frutto di una mente visionaria e preveggente, bensì parte dei dettami d'ignota natura che la Chiesa segretamente segue alla lettera da sempre, in alcune epoche più che in altre.


E qui mi permetto di concludere il lavoro di ricerca del nostro amico Rigel.

Un documento programmatico, esattamente come il New American Centry Project detta gli step da seguire ai Presidenti degli Stati Uniti d'America.


Poesia


Possibili Alfieri del Player B

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Un ruolo molto importante nell'ambito della Scacchiera degli Illuminati è certamente riposto negli organi di informazione di massa, uno dei più potenti strumenti a disposizione dei Player.

Penso possa essere interessante provare a collocare anch'essi sui tre assi costituenti la nostra 'Scacchiera'.

A, B, o C?

Partiamo da uno dei quotidiani che più degli altri viene citato come una fonte 'alternativa' rispetto al mainstream tradizionale: "Il Fatto Quotidiano".

In primo luogo ritengo che il Fatto Quotidiano sia quantomeno una delle poche voci fuori dal coro nell'insieme omogeneo e uniformato al pensiero unico dell'informazione nazionale.

Come sta scritto sul wiki 
... il quotidiano si propone come voce indipendente nel panorama giornalistico italiano, puntando a dare notizie e a trattare temi che gli altri media trascurano.
La sua linea politica – hanno dichiarato i fondatori – vuole ispirarsi alla Costituzione, schierandosi a sostegno di chiunque – destra o sinistra – si impegni a difenderla e ad attuarla e contro chi, invece, non la rispetti...
Tra i giornalisti del Fatto Quotidiano figura Beatrice Borromeo.

Sappiamo per certo le origini familiari di Beatrice e i rapporti molto stretti che la famiglia Borromeo ha con alcuni tra gli uomini più potenti del mondo, alcuni dei quali anche facenti parte del Bilderberg Group.

Nonostante questo ciò che scrive (si possono leggere parte dei suoi articoli sul suo blog interno al Fatto Quotidiano) è condivisibile, in un suo post ha manifestato il proprio apprezzamento a Beppe Grillo.

Considerato tutto questo e cercando di tralasciare dal giudizio la bellezza di questa ragazza (che, almeno dal mio punto di vista, non è certamente poca cosa) dove potremmo collocare lei e la sua famiglia?

Qui la vediamo esibirsi in tutta la sua bellezza e nel simbolismo dell'occhio di horus che, nel thread che ho aperto mesi fa, associavo all'attività svolta dal Player B ricollegandomi al simbolismo usato dagli artisti pop (anche se so che su questo argomento molti storcono il naso)

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=12596


Però sono confuso, la sorella ha sposato Elkann il che la avvicina agli Agnelli e di conseguenza al Bilderberg... Lei stessa è fidanzata con Pierre Casiraghi, figlio di Carolina di Monaco. 

E' una discendente della nobilissima Famiglia Borromeo, padroni delle Isole Borromeo sul Lago Maggiore e di molto altro. Addirittura considerate che Peschiera Borromeo, un Paese vicino a Milano, prende il nome proprio da questa antica e potente famiglia nobiliare...

Estremamente potenti e fuori dalla cronaca, ma sostanzialmente nascosti agli occhi dell'opinione pubblica: caratteristiche perfette per un Player.

Possibile che, contro ogni aspettativa, e fermo restando la struttura opposta a quella piramidale del NWO che descrissi in un mio vecchio articolo, i Borromeo siano alti ed occulti esponenti del Player B? Un po' come Casaleggio d'altronde...


Quindi concludendo.. 

Il Fatto Quotidiano: Player B o Player C?
Beatrice Borromeo: Player B o Player C?
M5S: Player B o Player C?

Io la mia idea ce l'ho e penso traspaia anche da questo mio messaggio - curioso di sapere la vostra al riguardo.

Un esempio illuminante può essere quello di Kennedy. Anch'egli appartenente a una delle più potenti famiglie della storia degli Stati Uniti, ma certamente più vicino all'area del Player B come traspare dai suoi discorsi di denuncia verso alcuni non meglio imprecisati "poteri forti".

Tanto da venire ucciso.

Il fatto di essere BEN AGGANCIATO a certi personaggi e a certi ambienti è di per sè CONDIZIONE SUFFICIENTE per essere un elemento di spicco del Player C? O è semplicemente CONDIZIONE NECESSARIA?

Non sono, semmai, le mie azioni, le mie frasi, le mie idee o quelle che cerco di portare avanti a collocarmi da un lato o dall'altro della scacchiera?

Quello che voglio dire è che NECESSARIAMENTE il Player B, se vuole cambiare veramente le cose, deve avere rappresentanti almeno allo stesso livello di quell'elite che forse troppo facilmente (e ideologicamente) identifichiamo come Player C.

E' ricco? Player C

E' potente? Player C

E' nobile? Player C

Forse sbagliamo nel considerare tutti Player C... forse qualche Player B si nasconde nei posti più inaspettati.

Ma non siamo capaci di identificarli. E forse è un problema ideologico.

Noi siamo la forza del Player B e al tempo stesso la nostra 'evoluzione' è l'obiettivo del Player B. Facciamo parte del Player B; lo compenetriamo.

Ma senza una organizzazione a monte siamo una massa informe.

Enki e i suoi lo sapevano, per questo nel corso della storia ha pianificato un percorso di scoperta di consapevolezza puntualmente combattuto dai poteri celati dietro gli altri Player.

Gesù Cristo, Giordano Bruno, e molti altri personaggi legati al gioco del Player B che, guarda caso, nella maggior parte dei casi, ha fatto una brutta fine.

Ma oggi?! Davvero siamo soli in questa 'partita'?!

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=12793&whichpage=13


Fino all'ultimo rigore

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Dopo la caduta del comunismo si sono dovuti inventare un altro "dividi et impera" per continuare la storiella... 

E per me furono proprio la CIA e la massoneria a organizzare la caduta della DC e del PSI attraverso tangentopoli. Doveva dare il via libera a quei partiti falsamente di sinistra collegati al mondo delle banche e della burocratzia europea per portare avanti i piani della finanza internazionale (europa, euro, etc.etc.)

Scese in campo il Berluska (P2) così da tenere impegnato il popolo italico con la solita filastrocca della contrapposizione a cui eravamo stati abituati fin dal dopoguerra!

Et voilà... il pranzo fu servito per i successivi 20 anni! Oggi siamo al conto...




La Cometa Nibiru... Ops, volevo dire Ison...

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Siamo sicuri che Ison sia proprio una cometa?!

Certo! Che domande sono!? La cometa ISON sarà la protagonista assoluta dell’evento astronomico dell’anno, forse del secolo.

Secondo quanto abbiamo appreso dagli astronomi professionali e amatoriali, dalle agenzie spaziali di tutto il mondo e dai mass media internazionali, se ISON sopravviverà al suo passaggio ravvicinato al Sole sarà visibile dal novembre 2013 al gennaio 2014, superando la luminosità della Luna, fino a diventare visibile in pieno giorno.

ISON viaggia ad una velocità di 77 mila chilometri all’ora, si trova tra Giove e Marte e il prossimo 28 novembre passerà a soli 1,16 milioni di km dalla superficie incandescente del Sole. Un passaggio così ravvicinato di una cometa che dovrebbe avere un diametro di diversi km potrebbe regalarci un meraviglioso spettacolo nel cielo notturno poco dopo il suo transito al perielio (minima distanza dal Sole).

Tuttavia, notizie diffuse all’inizio del mese di Agosto hanno rivelato un comportamento anomalo della cometa, suggerendo che lo spettacolo potrebbe restare un sogno e che gli appassionati del cielo potrebbero rimanere decisamente delusi.

Come riporta space.com, a sostenerlo è stato l’astronomo Ignacio Ferrín dell’Università di Antioquia a Medellín, Colombia. “La Cometa Ison ha presentato un comportamento peculiare. La curva di luce ha esposto un ‘evento di rallentamento’ caratterizzato da una luminosità costante, senza alcuna indicazione di un aumento di luminosità. Tale rallentamento ha avuto luogo intorno al 13 gennaio 2013. Per 132 giorni dopo tale data e fino all’ultima osservazione disponibile, la luminosità è rimasta costante”, ha detto.

Dunque, secondo Ferrìn, ISON ha rallentato e la sua luminosità è rimasta costante: un comportamento decisamente anomalo per una cometa. E’ da un pò di tempo che la curva di luce non aumenta, mantenendosi stabile ad una magnitudine meno brillante rispetto alle previsioni. Eppure si tratta di una palla di neve di quasi 5 chilometri di diametro (circa le dimensioni di una piccola montagna), e pesa tra i 3,2 miliardi di chili. Cosa sta succedendo?

Come tutte le comete, ISON dovrebbe essere simile ad una grossa palla di neve sporca, composta di polvere e altre molecole congelate come acqua, ammoniaca, metano e biossido di carbonio. La sublimazione delle sostanze volatili quando la cometa è in prossimità del Sole causa la formazione della caratteristica chioma e della coda.

In realtà, il fatto è, contrariamente a quanto si creda, che non ne sappiamo molto di ISON. Tutte le previsioni su forma, dimensioni, composizione e orbita si basano esclusivamente sulle immagini sin qui acquisite. Sin tratta, infatti, di un corpo celeste scoperto solo di recente (il 21 settembre 2012), comparso all’improvviso dalle profondità dello spazio. Gli esperti credono che la cometa abbia iniziato il suo lungo viaggio dalla lontana Nube di Oort circa 10 mila anni fa.

La domanda che sorge spontanea è: perchè ISON non si comporta come le altre comete? E’ già esaurito il suo combustibile, oppure non si tratta di una cometa? Ad alimentare il dubbio è una curiosa immagine disponibile sul sito dell’Hubble Legacy Archive. Andando a questo link, è possibile ammirare un’immagine di ISON scattata da Hubble il 30 aprile 2013.

Come è possibile notare, in alto a sinistra ci sono alcuni comandi: provate a centrare ISON, zoomate un pò e poi scurite l’immagine cliccando su “Darker”. Questo è l’effetto ottenuto:




Che cosa diavolo è quest’oggetto? Il nucleo di una cometa non dovrebbe essere circolare? ISON è una cometa con tre nuclei? Guardando l’immagine si ha l’impressione di trovarsi davanti ad un vero e proprio UFO, nel senso di “oggetto volante non identificato”. Se si tratta di un’anomalia della fotocamera di Hubble, perchè le altre stelle presenti nell’immagine non subiscono una ‘deformazione’ simile?

Purtroppo, dal mese di Giugno non è possibile osservare direttamente ISON a causa della sua posizione rispetto al Sole, la cui luminosità la rende praticamente invisibile. Ma all’inizio del mese di Ottobre, ISON transiterà vicinissima a Marte e la Nasa, grazie alle sonde presenti in superficie e in orbita, scatterà numerose foto che potrebbero svelare il curioso mistero di questo corpo celeste.

Qualcuno, avventurandosi in ipotesi spericolate e suggestive, ha visto una similitudine tra l’immagine contrastata dell’oggetto ripreso da Hubble e un antico sigillo sumero nel quale è rappresentato il simbolo del ‘pianeta alato’.


Se ISON non è una cometa, potrebbe essere un’astronave in avvicinamento? Gli ‘Antichi Astronauti’ stanno tornando?

I "Rossi" del Passato

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Oggi il rutilismo è diffuso in Europa occidentale, in particolare sulle coste dell'Atlantico. E' ritenuto dai genetisti "un carattere residuale, ereditato da una popolazione in cui era presente nella totalità o quasi degli individui e conservatosi in quelle zone dove l'ibridazione è stata più lenta". Circa 20 mila anni fa, sebbene già esistente come mutazione individuale nei Sapiens Sapiens, il rutilismo è diventato il tratto fenotipico dominante degli abitanti della paleo-Europa. Secondo i genetisti si è trattato di una risposta fisiologica al clima glaciale, freddo e scarsamente illuminato. 


Si è imposto in questo tipo di ambiente perché la pelle chiara favorisce l'assunzione della vitamina D e soprattutto perché i rossi trattengono meglio il calore e quindi risultano meno esposti al congelamento, caratteristica fisica ideale per sopravvivere in un periodo di freddo rigido. La mutazione che determina i capelli rossi compare in tutte le popolazioni della terra, caucasici, negroidi, asiatici, australoidi (esclusi, in genere, i precolombiani), ma solo in determinati luoghi è favorevole e quindi si impone come fenotipo diffuso. Pare che il gene recessivo associato al rutilismo si sia manifestato tra i 100 e i 50 mila anni, prima dell’arrivo in Europa del Sapiens. Dunque il rutilismo è anteriore al cosiddetto massimo glaciale di circa 23-19 mila anni fa, ma solo in quel momento di clima particolarmente freddo la mutazione si è diffusa a macchia d’olio. 

Attualmente i rossi sono concentrati soprattutto nel nord Europa, alla fine dell'era glaciale, invece, il rutilismo doveva risultare assai indicato anche a latitudini mediterranee. Basta considerare che la linea degli alberi ad alto fusto durante il massimo glaciale del Wurm era situata sulla direttrice Mar Nero-Liguria-Spagna (45° parallelo), mentre oggi la troviamo al circolo polare. Anche l'uomo di Neanderthal, che abitava le stesse zone in tempi precedenti, aveva i capelli rossi. La scoperta è stata fatta analizzando due soggetti vissuti tra i 40 e i 50 mila anni fa, uno in Spagna e uno in Italia. Ma si tratta di una convergenza evolutiva. L’attuale rutilismo dei Sapiens Sapiens, infatti, nonostante il provato incrocio tra le due specie, non è un'eredità neanderthaliana, è dovuto a un'espressione diversa dello stesso gene MC1r mutato. Evidenza che naturalmente punta i riflettori sull'adattamento alle condizioni climatiche: le popolazioni presenti in Europa durante l’era glaciale hanno assunto questo connotato fenotipico, che era già presente a livello individuale nei loro antenati, ma che solo per ragioni ambientali è diventato patrimonio genetico della generalità degli individui. 

..... una cosa interessante è la leggenda della tribù ancestrale dei Si-Te-Cah ricordata dalla tradizione orale degli indiani Paiute del Nevada... si parla di uomini bianchi di alta statura con i capelli rossi... siamo intorno al 45° parallelo, quindi alla stessa latitudine dell’area che in Europa ha ospitato la cultura cromagnoide... il che farebbe pensare che anche dall’altra parte dell’oceano ci fossero condizioni climatiche tali da determinare la diffusione del rutilismo...

Se questa mutazione si è imposta in risposta al freddo, viste le temperature rigidissime dei tre Dryas (Oldest, Older e Younger) che hanno intervallato la fase di deglaciazione, il tratto fenotipico deve essersi conservato a lungo, rimanendo decisamente diffuso sino all'arrivo dell’optimum climatico 7-8 mila anni fa, per poi sparire quasi del tutto in quanto "dannoso" in circostannze climatiche temperate. Durante l’età del Rame e del Bronzo, specie alle latitudini mediterrane, sono sopravvissuti solo alcuni nuclei umani con questa caratteristica, quelli che praticavano unioni endogamiche o che vivevano isolati, anche perché nel cosrso del Neolitico sono giunte in Europa nuove popolazioni con un'estetica differente, alcune presumibilmente più brune, come quelle in arrivo dall'area mediorientale, altre, provenienti da nord-est, con i capelli biondi e gli occhi chiari, un connotato estetico dovuto a una mutazione sconosciuta sino a 10 mila anni fa.

Le risultanze scientifiche indicano che il gene del biondismo si è diffuso durante il ritiro dei ghiacci, a partire da una zona attorno al Mar Nero, sino a diventare anche patrimonio genetico delle popolazioni già presenti in Europa occidentale. I Celti e gli attuali nordici con i capelli rossi e al contempo gli occhi chiari hanno entrambe le mutazioni, in quanto il rutilismo non determina depigmentazione oculare. Prima di 10 mila anni fa non c'erano biondi e non c'erano occhi azzurri, grigi o verde mare. La variazione andava dal marrone, all'ambra, al verdastro. Anche in questo caso, considerando la posizione della linea degli alberi durante il massimo glaciale del Wurm, non risulta sorprendente che in una zona a latitudini relativamente "basse" come quelle di Caucaso e Ucraina si sia sviluppato il biondismo, per il quale opera lo stesso principio valido per i capelli rossi di adattamento al freddo e alla scarsa irradiazione solare. In pratica come risposta al clima glaciale nell'Europa occidentale e mediterranea è prevalso il rutilismo, mentre nelle steppe euro-asiatiche il biondismo.

Le tradizioni antiche ricordano la sopravvivenza di popoli di "rossi" almeno sino all'epoca proto-storica, come testimoniano anche le "dame" ritratte nelle pitture rupestri del Tassili in nord Africa. I mitici "Rutili", i "rossi" della penisola italica, erano della stessa razza dei Fenici che si definivano "rossi", dei “Retennu” in Egitto e di tutti gli altri rossi conosciuti fuori e dentro il Mediterraneo, gli ultimi rimasti degli antichi abitanti dell’area durante l’era glaciale. Spesso parlando di Atlantide si fa riferimento alla "razza rossa". Qualcuno ha associato questo tratto ai "pellerossa” americani, ma si tratta di un evidente errore di interpretazione: l'espressione "i rossi" indica la mutazione del rutilismo che in effetti caratterizzava gli abitanti della paleo-Europa. C'è da chiedersi se i famosi "giganti" con i capelli rossi, richiamati da molte leggende popolari, fossero gli antichi abitanti d'Europa arrivati prima del massimo glaciale (tra gli altri c'erano i famosi Cro-Magnon), che come testimoniato dalla ricerca paleoantropologica, in effetti, avevano dimensioni superiori a quelle dell'uomo attuale almeno del 10 per cento. 

Scorrendo i testi che ci parlano del tempo passato troviamo il colore Rosso come caratteristica comune a molti popoli.

In lingua ebraica Adam significa "rosso" e tale era il colore del primo uomo. Da Adam deriva Adama e Adamo; nonché Adamu, cioè "sangue".

Adamatu è la terra rosso scura con la quale Geova formò Adamo. Lo foggiò con l'argilla rosso scura del suolo, soffiò nelle sue narici l'alito della vita mutandolo in un "Nepesh": spirito, anima, "sangue". L'Adamo era decisamente "rosso".


La storia Sumera racconta come la Dea Madre mescolò il sangue di un Dio, il "Nepesh", alla terra, nella casa di Shi.In.Ti, dove veniva alitato il vento della vita, per formare l'Adama. Classificato come un essere di quarantacinque metri, androgino, circonciso, prima provvisto di coda poi senza, inserito, con Eva nella stirpe dei giganti.

Gli antichi babilonesi, quando parlavano dei giganti provenienti dal cielo Anunnaki, dicevano "" rossicci dai capelli e occhi cerulei come il cielo... ".

Adoma è anche la parola che indica un grande continente situato nel Pacifico settentrionale nominato parlando della storia di Adamo; luogo che si vuole popolato da uomini "rossi", che sprofondò in seguito ad una catastrofe.

Adamo diviene così la raffigurazione degli Atlantidi dalla pelle rossa. In Greco, rosso si diceva "Phoinix", appellativo dato ai Fenici, gli uomini rossi. Adamo diventa il gigante fenicio della Britannia, una delle regioni di Atlantide.

Al tempo della XII dinastia in Egitto si conoscevano quattro razze:

i Manu, dalla pelle gialla di origine asiatica e con il naso aquilino;
i Nassu, neri, con i capelli lanosi;
i Tamaku dal carnato bianco roseo con gli occhi celesti, provenienti dalla Libia e dalle isole del Gran Verde;
infine i Rutennu o egizi di razza rossa che insieme ai Fenici si definivano "i rossi".

Sui bassorilievi e sui monumenti, i personaggi di alto lignaggio venivano raffigurati con una pittura rossa.
Pure gli "uomini del mare", invasori dell'Egitto, vengono indicati come "rossi" e addirittura nelle leggende Cinesi troviamo un popolo dai capelli rossi. La parola Rutennu o Rotennu deriva da Rut o Rot che significa rosso. Di tale colore il mare che bagnava l'Egitto, "il mare dei Rossi".


Rut deriva da Rute che con Daytia era una delle due isole superstiti di Atlantide; punto di partenza della razza che soggiogò quella che dimorava sulle sponde del Nilo originando i Rutennu: gli uomini del mare di Rute.

Il popolo degli Yxsos veniva definito una razza più rossa di quella egizia e, per loro stessa ammissione, proveniva da quella terra che si stendeva fra il Pacifico e il Sud atlantico chiamata "Oceano Ethiopicus", nota come Etiopia, notoriamente popolata da "neri". Terra che formava una sorta di ponte fra i popoli dell'Atlantico, del Mediterraneo e del Pacifico.

Significativo che il vocabolo "Kush", trasformazione del nome Cuzco (un collegamento con le Ande?), sia un vocabolo non ebraico tramandatoci dalla Bibbia, che si ritrova nel nome degli Etruschi, Etr-ush e definisca gli Etiopi e la loro terra; quella di Koshu. Inoltre l'antico nome di Ur era Kish.

Quindi l'origine di molti popoli sembra si trovasse nel mezzo dell'Atlantico, in quella Rute che apparteneva ad Atlantide.

Rossi erano tutti i popoli sulle sponde delle terre intorno a quest'ultimo perduto continente: i Maya, gli Incas, gli Aztechi, gli Indios americani, i Pellirosse; razze che affermavano di provenire da una terra chiamata Aztlan o Atlan naufragata nell'Oceano Atlantico in seguito a cataclismi e terremoti.

Vivo è il ricordo fra il popolo rosso americano. I Delaware ricordano l'età dell'oro e quella della distruzione di una grande isola oltre l'oceano; i Mandan conservano un'immagine dell'Arca; i Dakota raccontano che gli avi salparono da un'isola sprofondata a oriente.


Gli Okanocan parlano di giganti bianchi su di un'isola in mezzo all'oceano che venne distrutta; i superstiti divennero rossi in seguito alle scottature del sole per aver navigato per giorni su di una canoa.

I Sioux ricordano quando non c'erano terre asciutte.

Un grosso interrogativo nasce nel costatare che l'unico paese al mondo mancante del mito del Diluvio universale è l'Egitto. Unica catastrofe quella provocata dalla Dea Hathor che, impossessatasi dell'Occhio Divino (forse un veicolo aereo?), lottò contro il genere umano massacrandolo. Ra pose fine al massacro versando sulla terra settemila giare di birra formando un mare ove la Dea si fermò a specchiarsi.

Le conchiglie rinvenute ai piedi della Grande Piramide testimoniano, invece, che la catastrofe interessò anche quella terra, forse prima della civiltà Egizia. Rimane senza soluzione la sua ubicazione nel tempo.

Ad uno dei più antichi ceppi della razza rossa appartengono anche i Guanci delle isole Canarie; individui con occhi azzurri, capigliatura bionda come alcuni Incas e Chimù.

Gli antichi ebrei avevano i capelli biondi e crespi non comuni ai popoli orientali, orgogliosi della loro cultura monoteista da considerarsi gli "eletti".

Seguendo le tracce di questo colore giungiamo fino al Pianeta Rosso: "Marte". Secondo Brinsley Le Poer Trench, il libro di Enoch proverebbe che l'Eden si trovava su quel pianeta. Enoc nel terzo cielo, quello di Marte, appunto, contemplò il giardino del Paradiso e al centro vide l'albero della Vita.

Oggi Marte rappresenta un appassionante mistero spaziale alimentato dal comportamento dell'Ente spaziale americano che nega tutto, dall'istituzione di una "Mars Mission" che intende mettere tutto alla luce del sole. Nel mezzo le foto fornite dal Mariner con formazioni piramidali (che sembra esistano pure sulla Luna), e un enigmatico volto che ricorda la Sfinge Egizia. Con questo non vogliamo asserire o negare niente; ciò non di meno rimaniamo perplessi davanti ad un volto che ci osserva da un altro pianeta.

Un libro aramaico, "la Vita di Adamo ed Eva", affermerebbe che il Signore ordinò all'arcangelo Michele di condurre Adamo nel Paradiso di Giustizia, nel terzo cielo (quello di Marte), cosa che fu fatta servendosi di un "carro di Fuoco".

Il Signore scese su un "carro di Cherubini" per giudicare Adamo ed Eva, la quale, alzando gli occhi al cielo, vide un "carro di luce" con quattro aquile risplendenti posarsi nel punto ove stava Adamo. Nel rotolo 4Q SI40, riportato nel libro di Luigi Moraldi "I manoscritti del Qumram", edizioni Utet 1986, vi si trova la descrizione del "carro trono" del Signore: Il Merkabah.

Circondato di Cherubini che "ritornano ed escono tra le ruote della sua Gloria come immagini di fuoco", creature "splendenti" con indosso meravigliosi abiti multicolori, più splendenti del sale puro. Gli spiriti del Dio vivente scortano la gloria dei "carri". (...) quando si apprestano tace il suono delle acclamazioni e la "brezza" della benedizione in tutti gli accampamenti di Dio.

Non mancano le similitudini con i libri Indù.

Uno di questi dal nome impronunciabile, il "Budhaswamin Brihat Katha Shlokasamgraha", descrive l'atterraggio del re del Vidyaharas, Naravashanadotta, su Uijayani, vicino al Gange, con un carro presidiato dai suoi "celesti" per cercare Ipploha, che aveva rapito la principessa Surasamanjari.

Il rosso ci porta verso i "Vimana" indù, i carri degli Dèi che si alzavano nei cieli dell'India. Inoltre il libro aramaico ci informa che il volto di Adamo splendeva di luce abbagliante. Anche qui le similitudini sono numerose; basti ricordare Lug, l'Apollo, il dio dei Celti; lo Splendente per i Latini; Chu Chulain, El; lo stesso Gesù risorto, Brahma; vengono descritti con il volto luminoso. Mosè quando discese dal Sinai irraggiava una luminosità intorno. Enoch stesso, nella Costellazione Altair, scorse il volto del Signore "simile al ferro fuso che emetteva lampi di luce abbagliante". Va sottolineato che il rosso ardente era il colore dei Maya e degli Aztechi.

Il libro dei Quichè, il Popol Vuh, parla specificatamente della Creazione dell'uomo dal colore rosso.

Quando nacque, Noè, aveva il corpo candido come la neve e rosso come una rosa in fiore, capelli con lunghi riccioli bianchi come la lana. Quando aprì gli occhi illuminò l'intera casa come il sole. Si sollevò fra le mani della levatrice e parlò con il Signore. Tutto ciò è narrato nel libro di Noè e i rotoli del Qumran confermano la storia compreso il sospetto che assalì Lamec. Il figlio era stato concepito da uno dei Guardiani celesti e apparteneva alla stirpe dei giganti. Quindi Noè si rivela un gigante dalla pelle rossa sopravvissuto ad Atlantide diecimila anni fa’. Gli antichi lo veneravano come un Atlantideo e un Titano come le tradizioni bibliche che lo associano ai Figli di Dio. Se uno più uno fa due, è logico concludere che i Figli di Dio erano giganti dalla pelle rossa. Non rimane che chiedersi se l'uomo discende, in via naturale o artificiale, come citano alcuni testi, da una razza di Dèi "rossi": gli Elohim per alcuni, i Refaim o Nephilim per altri.

Pomponio Mela e Plinio raccontano dell'arrivo di una barca piena di uomini dalla "pelle rossa", con labbra tumide crani allungati, nasi aquilini, proveniente dall'Atlantico. L'uomo di Cro-Magnon fu, come la Razza Rossa, un tipo agile, alto, muscoloso, atletico, con ossatura pesante. Inoltre la pittura rupestre nelle caverne raffigura gli uomini della razza Cro-Magnom provenienti da occidente, attraverso l'atlantico, come uomini "rossi".

In tutte le regioni in cui vivevano uomini rossi si veneravano gli Dèi sulla sommità di piramidi a gradini o costruzioni affini, come i menhir; e sugli altari veniva bruciata la carne delle vittime. Tutto questo e evidenziato sul libro di Otto Muck "I Segreti di Atlantide", secondo il quale il vulcano di Atlantide fu il prototipo delle piramidi: "quando il Dio si sveglia e parla con voce tonante ai terrestri la vetta del vulcano appare avvolta in una luce dorata".

Il tempio di Marduk-Baal sulla cima dell'Etemenanki era ricoperto d'oro; la cima delle piramidi era dello stesso metallo, come le pagode e gli stupa con i loro tetti dorati.

Fra i Fenici il monte ardente diviene il "Dio Ardente", il Melek o Molok, al quale si sacrificavano i primogeniti. Sull'altare dell'olocausto si bruciavano grassi e carne in onore di Jahweh.

Gli altari Aztechi videro i sacrifici al Dio Quetzalcoatl, nello Yucatan al dio Cuculcan. Così nell'Ellade, a Roma, a Babele, Ninive e nell'India prebuddista. Stranamente la "Irminsul" germanica si ricollega al serpente piumato Maya e Azteco, ove diviene il simbolo del Dio cosmico, sovrano dei quattro elementi. 

Davanti all'altare cristiano l'incenso sparso riproduce quella nube che segnala sempre la presenza del Dio quando questi parla con l'uomo. La Bibbia difatti descrive così queste manifestazioni divine. Mosè sali sul Sinai alla presenza di Dio mentre la montagna rumoreggiava, fumava e s'illuminava di lampi di luce, visibili e udibili da lontano. La montagna fumante è ricordata dall'albero cosmico, simbolo della cultura megalitica degli uomini Cro-Magnom che occuparono la terra liberata dai ghiacci e crearono quei colossali menhir di pietra orientati verso Ovest; verso il luogo d'origine dei primi uomini rossi.

Il ricordo del monte Atlas, oggi Pico Alto, ove dimorava il Dio del Fuoco. Zeus , Thor, Marduk, Geova, usavano il fuoco sacro, il fulmine, come il dio di Atlantide: il vulcano Atlas?

Il Cro Magnom ha colonizzato l'Europa dopo la scomparsa di Alantide avvenuta dodicimila anni fa nel momento in cui si passava dal quaternario al quinternario. Gli americani primitivi, secondo l'antropologo Herbert Wendt, appartengono alla specie dell'homo sapiens derivante dal Cro Magnom con tratti mongolici e indiani. Furono senza dubbio contemporanei degli uomini di Atlantide.Pelle chiara e capelli rossi. Sono i Neanderthal inaspettatiche emergono dalle profondità del tempo secondo uno studio italo-ispano-tedesco pubblicato sulla rivista Science. È un adattamento alle condizioni che esistevano nelle zone in cui si erano insediati i Neanderthal: alte latitudini durante l'ultima era glaciale. Quindi poco sole, necessità di sintetizzare la vitamina D.
FOSSILI - Non sono stati trovati resti fossili di Neanderthal con i capelli rossi, il risultato è stato ottenuto analizzando il Dna di due reperti e in particolare il gene MC1r che regola la pigmentazione nell'uomo e nei vertebrati. I campioni di materiale genetico sono stati prelevati in due esemplari, uno vissuto nei monti Lessini (Verona) circa 50 mila anni fa, l'altro nelle Asturie (Spagna) di 8 mila anni più giovane. «Il fatto importante da sottolineare», spiega a Corriere.it il prof. David Caramelli, docente di antropologia molecolare del dipartimento di biologia animale e genetica dell'Università di Firenze e coordinatore dello studio per l'Italia, «è che i capelli rossi e la pelle chiara dei Neanderthal non sono dovuti allo stesso tratto fenotipico del gene MC1r che determinano gli stessi caratteri nell'Homo sapiens, cioè alla specie alla quale apparteniamo in noi. È una variante, un'espressione diversa dello stesso gene». Sembra di poco conto, invece è il vero punto nodale della ricerca: le varianti della pelle chiara e dei capelli rossi dei Neanderthal non sono mai state riscontrate in nessun essere umano attuale.

Ciò significa due cose:che per rispondere alla stessa esigenza (necessità di avere la pelle chiara per far fronte alla scarsità di luce solare delle alte latitudini) due specie diverse hanno sviluppato le stesse caratteristiche (convergenza evolutiva), ma partendo da tratti diversi del proprio patrimonio genetico. E quindi questo dimostra che una specie (Homo sapiens) non si è evoluta partendo dall'altra (Homo neanderthalensis) e nemmeno c'è stata contaminazione genetica: cioè non ci sono stati discendenti (figli) di eventuali incroci tra Sapiens e Neanderthal che hanno trasmesso caratteri misti. Tutti i Neanderthal avevano i capelli rossi?«È difficile dirlo», risponde Caramelli. «I reperti bene conservati dai quali ricavare materiale genetico adeguato sono pochissimi. Quel che è certo è che su due campioni, entrambi presentano le stesse caratteristiche. Esemplari che sono vissuti a migliaia di chilometri di distanza e a 8 mila anni l'uno dall'altro».

Rimane sempre la domanda sul come e perché i Neanderthal si siano estinti.Le ultime ricerche tendono a escludere il clima quale causa dell'estinzione. Probabilmente si è trattato di una superiore adattabilità dei Sapiens al cambio repentino di clima (fine della glaciazione) che ha portato a un migliore accesso alle risorse nelle stesse nicchie ecologiche nelle quali le due specie convivevano, ipotizza Caramelli. Lo diranno le prossime ricerche sul Dna dei Neanderthal, sperando nel frattempo di scoprire esemplari meglio conservati.

Il colore rosso marrone è un carattere razziale sicuro presso i popoli antichi appartenenti al gruppo delle piramidi e al raggio d'azione di Atlantide. Piramidi si trovano anche sui banchi delle Bahamas, sul fondo marino presso Cuba, ove è stato individuato un complesso di ruderi che attende di essere esplorato; ad Haiti a Santo Domingo e nella zona di Bimini, enormi cupole, di cui una raggiunge la misura di 55 metri per 43, probabile base di una piramide. Manson Valentine, Jacques Mayol, Harold Climo, Robert Angone hanno trovato templi a gradini nella zona di Bimini nel 1968 e le mangrovie fossilizzate analizzate col "C14" hanno indicato un età di dodicimila anni. 

Da Atlantide proviene il rosso, ancora oggi colore degli emblemi imperiali, dei cardinali, usato nelle cerimonie importanti dalla chiesa (la porpora rossa), indice di potere e gloria, ricordo degli imperatori rossi di Atlantide. Adamah la prima terra, la Rossa.

I Confini del Sistema Solare

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“Confine raggiunto. E Voyager oltrepassa il sistema solare”, riportano i titoli dei quotidiani italiani, ai primi di luglio 2013, parlando della sonda Voyager 1, l’oggetto artificiale più lontano dalla Terra. Leggendo poi l’articolo si scopre che, invece, non è così. E. G. Stone, professore di fisica al California Institute di Pasadena e direttore del progetto dichiara: “potrebbe accadere da un momento all’altro, ma potrebbero volerci anche molti anni.”

Quante volte la NASA ha annunciato di aver superato il “confine” del sistema solare? Nel 2003 la sonda raggiunse l’elioguaina (heliosheat), una regione in cui il vento solare è particolarmente intenso e si pensava che questo fosse il confine, ma non era così. Lo scorso anno 2012, in agosto, Voyager 1 aveva raggiunto una zona chiamata “regione a esaurimento”, una sorta di strato magnetico che sembrava essere il confine. Ancora no, non lo era.


Nel disegno sono segnati i raggi cosmici galattici che invece non sono stati osservati

L’ultimo annuncio è avvenuto il 27 giugno 2013 e ha dimostrato che i modelli teorici non quadrano con i dati sperimentali.

In 35 anni di attività la Voyager 1 ha percorso una distanza pari a 125 volte la distanza terra-sole, mentre la sonda gemella, la Voyager 2, è di poco più indietro. In giugno 2013, la quantità di raggi cosmici segnalata da entrambe è diminuita progressivamente e, negli ultimi mesi, si era ridotta in modo così drastico, tanto da indurre a credere che questa fosse la volta buona. Tuttavia l’indicatore principale – un cambiamento drastico del campo magnetico solare – non c’è stato e quindi la sonda non è affatto uscita dall’influenza solare.


Il disegno della NASA secondo gli ultimi dati. Crediti NASA

I commentatori e divulgatori italiani sembrano certi che prima o poi le sonde Voyager raggiungeranno il “confine” e non riportano i risultati della sonda IBEX (Interstellary Boundary Explorer) che lo ha già esplorato, in altri modi, scoprendo uno strano nastro brillante (ribbon) che viene riflesso dal “confine” il quale si comporta come uno specchio magnetico. 


“Ci sembra di esplorare una caverna misteriosa“ diceva Arik Posner, direttore del programma IBEX alla NASA. “Osservando IBEX, ci accorgiamo che il sistema solare è come una candela, le cui luci sono riflesse sulle pareti della caverna e riflesse verso di noi”.   


“I modelli che abbiamo immaginato finora sono tutti sbagliati” ha dichiarato  Stomatios Krimigis direttore del Dipartimento Spaziale nel 1991. Il sole produce un plasma di particelle cariche – noto come vento solare – che viaggia a velocità supersoniche fino all’eliosfera, la bolla magnetica che avvolge il sistema solare. Un anno fa Voyager 1 aveva segnalato che il vento solare era diminuito di un fattore 1000. Era stata una riduzione repentina, avvenuta in pochi giorni, mentre i raggi cosmici erano, invece, aumentati notevolmente. Quindi tutti pensavano che Voyager 1 avesse abbandonato l’eliosfera. Invece non era così. Qual’era dunque il problema? È che tutti si aspettavano che nel mezzo interstellare – fuori dall’eliosfera – i raggi cosmici si muovessero in tutte le direzioni. Invece no, provenivano tutti da un’unica direzione preferenziale, il sole. Mentre il vento solare era diminuito drasticamente, il campo magnetico era rimasto intatto, senza la ben che minima variazione. Il fatto difficile da spiegare perché tutti credono che il campo magnetico galattico sia inclinato di 60° rispetto a quello solare. “E’ una grossa sorpresa” dicono gli astronomi credenti nel principio copernicano.

Chi come me preferisce verificare, oggi può scoprire che il “cielo” non soddisfa affatto questo principio. Lo spazio non è vuoto, bensì pieno di plasma che ha struttura cellulare e comportamenti coerenti su vaste scale. Come riporto in Baby Sun Revelation, tale struttura può essere descritta da una geometria frattale - definita da H. Poincaré – che mostra la reale natura dello spazio che ci circonda.  E’ una sala di specchi in cui osserviamo infinite immagini e in diverse prospettive di pochi corpi celesti. 

La magnetosfera solare – eliosfera – è  una caverna reale e niente affatto platonica nel senso usuale del termine. E’ una bolla magnetica dalla quale non si può uscire ed entro la quale si proiettano gli ologrammi che gli astronomi chiamano “stelle” e/o “galassie”, ignorando che sono “ombre”  e cioè immagini in 3D. Perciò l’universo osservato è un ologramma, proiettato sulle “pareti” della caverna, cioè i tanti specchi magnetici che compongono l’eliosfera.

La Sorgente del possente campo magnetico potrebbe poi non essere il sole giallo, visibile in cielo, bensì il SOLE NERO al centro della Terra, il buco nero ruotante che muove la sfera celeste e genera i suoi tanti moti. Per comprendere la Sua funzione di MOTORE PRIMO, dobbiamo riconoscere l’esistenza dell’ETERE RUOTANTE che non è mai stato smentito e oggi è ritornato per spiegare fenomeni altrimenti inspiegabili.


Molti scienziati di frontiera iniziano a temere proprio questa eventualità, ovvero che questo Universo sia in realta una semplice singolarità di un altro Universo padre. Il che potrebbe significare nato in un laboratorio di qualche entità che il mondo gnostico definirebbe come demiurga, la quale sta osservando l'evoluzione della sua 'creatura'.

E se questa civiltà demiurga fosse DIO VERO che si mette alla prova, proiettandosi nell'universo olografico e autolimitandosi nelle creature viventi attraverso il DNA, per vedere quali tra esse riesce infine a rendersi conto di essere DIO STESSO?

Le sonde sono arrivate al limite della simulazione? Come nel film "Il tredicesimo piano?

Il Fluoro acceca il Terzo Occhio

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L’epifisi è una ghiandola endocrina situata nel cervello dei vertebrati. La sua forma assomiglia ad una piccola pigna e per questo viene detta ghiandola pineale. Si trova vicino al centro del cervello, tra i due emisferi, nascosta in una scanalatura in cui aderiscono i due corpi arrotondati dell’ipotalamo, essendo così la parte più protetta del corpo.


L’epifisi produce melatonina e, in quantità ridotta, serotonina (a partire dall’amminoacido triptofano) che è precursore della melatonina. Durante la sintesi della melatonina viene prodotta la pinealina.

E’ stato dimostrato che la melatonina è il più potente antiossidante naturale. Essa possiede anche altre proprietà terapeutiche: è efficace contro certe forme di insonnia e contro alcuni tumori.

Ma la pineale non regola soltanto i nostri ritmi del sonno. Essa regola il ritmo della vita stessa, e ciò appare nel modo più chiaro nel regno animale, dove esso non viene interrotto da alcun meccanismo artificiale. In primavera, la pineale riaccende le pulsioni sessuali, segnalando agli animali che è la stagione dell’accoppiamento. Quando l’estate cede il passo all’autunno, la pineale segnala agli uccelli che è tempo di migrare. La ghiandola pineale funziona anche come una sorta di bussola fisiologica, mantenendo gli uccelli sulla giusta rotta mentre sorvolano il pianeta. Quando l’inverno si avvicina e le ore di luce giornaliera diminuiscono, la pineale avverte gli animali che è tempo di cercare un riparo e di entrare in letargo...


La ghiandola pineale è una parte del corpo che, fino a poco tempo fa, è stata poco studiata ma tenuta in grande considerazione da tutte le culture, filosofie e religioni.

Per esempio, gli indù annettono grande importanza a quest’organo che essi considerano misticamente come il terzo occhio del corpo – cosa che, in un certo senso, essa è per davvero.

Descartes ritiene l’epifisi sede dell’anima. Per il filosofo e matematico francese, la ghiandola pineale è il punto privilegiato dove anima (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono, in quanto unica parte dell’encefalo a non essere doppia.

Fino agli anni ’60 i grossi finanziamenti alla “ricerca pubblica”, in merito a questa ghiandola, vennero sempre ostracizzati, con la scusa di ritenerla scarsamente importante; ma l’epofisi fu ampiamente studiata in ambito militare, soprattutto dalle varie fondazioni scientifiche ed università americane finanziate celatamente dalla CIA e dalle facoltose famiglie che ne dettano la politica. Alla CIA da sempre molto legata al cosiddetto mondo paranormale, non interessava se si potesse dimostrare scientificamente l’esistenza dell’anima come natura primigenia dell’uomo, bensì lo sviluppo dei poteri paranormali a cui veniva associava da sempre questa ghiandola. Quello che alcuni pionieri di queste ricerche divulgarono, rompendo il muro del silenzio, fu che i servizi segreti americani, russi e israeliani reclutarono sensitivi, medium e chiunque dimostrasse di possedere doti paranormali per poterli studiare.


La ghiandola pineale, che contiene cellule pigmentate simili a quelle che si trovano nella retina,è sensibile alla luce e reagisce all’alternanza periodica di luce e di buio che l’occhio recepisce e trasmette.

L’epifisi in generale e la sintesi di melatonina in particolare, non sono influenzate da ormoni prodotti in altre ghiandole o cellule. Al contrario, il principale regolatore della sintesi di melatonina è il ciclo luce-buio dell’ambiente circostante.

In un certo senso l’epifisi è un organo del sistema visivo, non dissimile dalla corteccia visiva. La trasmissione del segnale luminoso parte da una serie di neuroni che originano dalla retina e arrivano all’epifisi.

Vi sono neuroni specializzati che contengono un fotopigmento sensibile alla luce. L’informazione è tradotta in un sistema neurale che, attraverso i nuclei soprachiasmatici, termina nella ghiandola, dove l’informazione sull’ambiente di luce-buio determina il ciclo di sintesi di melatonina.

Anche gli impulsi magnetici, termici e addirittura sonori sono capaci di influenzare la produzione di melatonina, così come la quantità di serotonina, GABA e dopamina, in stretta relazione con gli stati emotivi.

Essa è in grado di stimolare il sistema immunitario mantenendo attivo il timo; dialoga con l’ipofisi e i neuroormoni; E’ secreta anche dalle cellule dell’apparato digerente dove svolge un’azione di rallentamento del transito gastrointestinale atto a favorire l’assimilazione di vitamine e minerali, in particolare dello Zn.

Al contrario di altri organi endocrini, la ghiandola pineale non immagazzina melatonina per rilasciarla successivamente alla sua sintesi. Il risultato è che i livelli di sangue e liquido cerebrospinale aumentano di notte e le concentrazioni di melatonina in questi 2 fluidi sono considerate indici della sua sintesi nella ghiandola pineale. I livelli di melatonina circolante di notte sono 10-20 volte quelli misurabili durante il giorno.

L’introduzione della luce artificiale ha fortemente compromesso la quantità di melatonina prodotta dall’ipofisi umana. La luce durante il ciclo notturno impedisce al SN di attivare i meccanismi di segnale per la produzione di melatonina. L’esposizione alla luce regola la sintesi sia a livello acuto (anche brevi periodi di esposizione alla luce bloccano la sintesi di melatonina) che nel sincronizzare la stessa al ritmo circadiano di 24h.

Col passare del tempo, i livelli di melatonina continuano a decrescere e il declino più rapido avviene dai cinquant’anni in poi. A sessant’anni, la ghiandola pineale produce una quantità di melatonina pari alla metà di quella prodotta a vent’anni. Non è una semplice coincidenza che con il calo dei livelli della melatonina, compaiano i primi gravi sintomi di invecchiamento.

La melatonina è inoltre l’ormone antagonista degli ormoni gonadotropi ipofisari, infatti gli elevati quantitativi di melatonina nell’individuo in età prepuberale, ne impediscono la maturazione sessuale. All’inizio della pubertà i livelli di melatonina decrescono notevolmente. Come già detto, la secrezione di melatonina mostra un ritmo circadiano con un massimo nella notte. La luce inibisce la secrezione di melatonina.In questo senso l’epifisi sembra rappresentare uno dei principali responsabili delle variazioni ritmiche dell’attività sessuale, sia giornaliere che stagionali (soprattutto negli animali).

Disturbi dell’epifisi possono provocare nel bambino pubertà precoce. Infatti la melatonina, non solo governa i piccoli cicli annuali, ma anche il grande ciclo di tutta la vita; determina cioè l’inizio della pubertà e forse anche a la fine dell’età fertile.
Nella donna c’è una ciclicità mensile della quantità di melatonina, come per l’estro dei mammiferi.

Per quanto riguarda gli effetti sul sistema immunitario, la melatonina fa crescere di peso il timo e ne aumenta l’attività cellulare con maggiore produzione di linfociti T.

La melatonina presente a livello gastrointestinale favorisce inoltre l’assimilazione dello zinco (Zn), indispensabile per lo sviluppo e l’efficienza del sistema immunitario. Un corretto funzionamento dello Zn è anche necessario per il corretto funzionamento dell’ipofisi.

La melatonina conferisce una naturale resistenza al cancro, stimolando le difese immunitarie in genere, esercitando un’azione citostatica diretta, stimolando la differenziazione cellulare (la cellula tumorale è una cellula “sdifferenziata”, simile a quella embrionale, e per questo in rapida suddivisione), inibendo la sintesi endogena di somatomedina C e di EGF (epidermal growth factor), fattori di crescia tumorale.

Parliamo ora di sistema immunitario e invecchiamento. L’invecchiamento non è un progressivo esaurirsi casuale delle singole cellule o dei singoli distretti dell’organismo ma è programmato. E’ la perdita delle capacità dell’organismo di adattarsi all’ambiente. A tal fine è importante vedere come l’epifisi è capace di controllare la respirazione cellulare. Attraverso il TRH regola la produzione di ormoni tiroidei da parte della tiroide; questa secrezione, inversamente alla melatonina, aumenta di giorno provocando un’innalzamento del metabolismo basale, e viceversa di notte. La regolazione del metabolismo basale, la termoregolazione, costituisce una parte importantissima delle capacità di adattamento all’ambiente: la perdita di tale capacità è tipica dell’invecchiamento. La regolazione è completata dalla melatonina che catalizza la trasformazione della tiroxina in triiodotironina, molto più energetica in quanto capace di stimolare specificatamente la lipolisi.


Questo è lo stato semi calcificato con cui si presenta la nostra ghiandola pineale, risultato del continuo deposito di prodotti con fluoro che sono presenti in molti prodotti che utilizzano l’acqua fluorizzata, il sale fluorizzato e dentifrici con fluoro.

Potete ben vedere che questo è niente paragonato allo stato in cui versano i polmoni quando si fuma o la sporcizia che si accumula negli intestini se non si fa una minima igiene intestinale; la questione però, è che quest’organo, la ghiandola pineale, è stato considerato nel tempo come il nostro apparato di collegamento con altre dimensioni, linee di tempo e piani di realtà.

L’Occhio di Horus degli Egizi sembra una perfetta rappresentazione di questa ghiandola che si trova giusto al centro del nostro cervello.





La ghiandola pineale, rappresentata da una pigna, è presente nella simbologia usata dal Vaticano ed con frequenza appare in rappresentazioni sumere e babilonesi.


E’possibile rigenerare la ghiandola pineale che in parte si è calcificata?

Ho letto alcuni appunti su come determinate frequenze sono capaci di rigenerare quest’organo che si logora durante la nostra vita in conseguenza di uso di sostanze tossiche come il fluoro.

Non mi piace prescrivere ricette che io stessa non ho provato. Non credo nemmeno che servirebbe riprodurre ricette che, senza apportare alcun dato scientifico che ci possa orientare sul fatto che tutto questo è effettivo o si tratta più di un rumoreggiare.

E perciò approfitto di questo articolo in basso per elevare il tono del dibattito.

Mi piacerebbe avere l’opinione di Marielalero e anche delle persone che abbiano potuto sperimentare su loro stessi gli effetti riparatori di qualche metodologia specifica per la ghiandola pineale. Sarebbe buono avere informazioni sul tema che divergono tra loro.

Chissà che non ci serva per orientarci un po’ su questo terreno così importante. Comunque e nel frattempo, qualcosa di sicuro già lo sappiamo, dobbiamo eliminare il fluoro dalle nostre vite.

Riporto un articolo intero sugli effetti del fluoro sul sistema nervoso centrale, e le fonti dello studio:

Il fluoro (F) è un elemento tossico e reagente; l’esposizione al F degli esseri umani passa quasi inavvertita quando si usano sostanze che contengono F come:
- additivo nei dentifrici (1.000 a 1.500ppm)
- colluttori (230-900ppm de fluoruro)
- negli integratori alimentari
- sulle superfici polimere di fluoruro che si trovano come antiaderenti nelle pentole e nelle lamette da barba

...e l’utilizzo di sostanze che lo contengono tipo:
- sostanze industriali
- fertilizzanti
- vetro
- raffinerie di petrolio
- fluorocarburi
...ed altri.

Una parte notevole di Fluoro che abbiamo nell’organismo, proviene dall’esservi esposti e dal consumo di alcuni alimenti con un alto apporto naturale dello stesso come il tè, il pesce di mare, le carni, le uova, la frutta e i cereali.

Purtroppo la principale fonte di assunzione di questo elemento è l’acqua che consumiamo abitualmente. L’acqua che contiene la maggior concentrazione di fluoruri risponde a fonti idriche localizzate in zone di montagna o in aree con depositi geologici di origine marina come il sud est asiatico e il nord est dell’Africa.

Studi realizzati negli ultimi quindici anni dimostrano che una percentuale importante di persone appartenenti a popolazioni esposte alla fluorizzazione dell’acqua da bere, presentano danni alla salute e un diverso grado di fluorosi.

In Messico, 5 milioni di persone (circa il 6% della popolazione) sono colpite dalla fluorosi poiché consumano acqua sotterranea, che in molti casi è di origine idrotermale e la cui caratteristica è quella di contenere elementi chimici potenzialmente tossici, tra cui il F; le concentrazioni rilevate arrivano fino a 6,8 p.m.
Bisogna ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) per l’acqua potabile raccomanda una concentrazione di 0,7ppm.

L’obiettivo di questa revisione è dare informazioni sul potenziale tossico del F e sui suoi effetti sul sistema nervoso, con una particolare attenzione per la popolazione esposta al consumo di questo minerale la cui concentrazione è fuori norma.

Dagli anni cinquanta, in molti paesi del mondo si aggiunge fluoro agli elementi dell’acqua potabile con il fine di ridurre le carie. L’Associazione Americana dei Dentisti ha sostenuto molto questa pratica che è stata proclamata dall’United States Center Diseases Control come uno dei successi più importanti della medicina del XX secolo.

La controversia sulla sicurezza di questa pratica si accentra sui rischi più grandi della fluorosi dentale e ossea, osteosarcoma, alterazioni ormonali (melatonina) pubertà precoce e alterazioni neurologiche durante lo sviluppo neurologico.

Inoltre alcuni scienziati sostengono che l’immissione di fluoro nell’acqua che si usano ha un impatto minimo sulle carie. Commenteremo quanto impatto ha l’esposizione prenatale al fluoro sullo sviluppo neurovegetativo.

La United States Environmental Protection Agency (USEPA) raccomanda che nell’acqua da bere ci sia un livello massimo di 4 ppm (mg/L) di fluoro.

L’Istituto Nazionale di Ricerca Odontoiatrica degli Stati Uniti considera 1 ppm (mg/L) il livello ottimo di fluoro per prevenire le carie. Le fonti addizionali di fluoro come i trattamenti topici, tavolette e dentifricio al fluoro, incrementano la quantità totale di quest’elemento.

In alcuni studi sugli animali ai ratti femmina incinta sono stati somministrati 0,13 mg di fluoruro di sodio/kg i.m. in 9 opportunità, nei giorni dal 14 al 18 o dal 17 al 19 durante la gravidanza. I piccoli nati dopo l’esposizione delle loro madri trattate con il fluoro nei giorni 17 -19 della gravidanza hanno mostrato segni di un’efficace iperattività.

I livelli di fluoro nel sangue degli animali trattati erano simili ai livelli misurati nelle persone che erano esposte all’acqua con fluoro.

Un altro studio ha dimostrato che la prole dei ratti femmine sottoposte alla somministrazione di 5, 15 o 50 ppmm di fluoro nell’acqua potabile durante la gravidanza e l’allattamento riportavano livelli abbastanza elevati di acetilcolinesterasi agli 80 giorni d’età.

Anche i livelli di aceti colinesterasi della madre erano alti. Anche se in questo studio non sono stati misurati, un probabile risultato dell’elevata attività dell’aceti colinesterasi sarebbe la diminuzione dei livelli di acetilcolina.

Come già detto l’enzima dell’aceti colinesterasi ed il neurotrasmettitore di acetilcolina giocano un ruolo importante nello sviluppo del cervello.

I cambiamenti nelle concentrazioni di qualsiasi neurotrasmettitore durante lo sviluppo possono avere delle conseguenze neurologiche permanenti. (498-3355-46 -46 Nutrici-NEURO.indd Nutrici-NEURO.indd 42 114/11/06 11:30:45 4/11/06 11:30:45 Neurotóxicos medioambientales (IV). Tabaco, alcohol, solventes, flúor y aditivos alimentarios. J.A. Ortega García, et al.)

Due studi realizzati su popolazioni della Cina mettono in risalto bambini con un Quoziente Intellettuale molto minore nelle comunità dove l’esposizione al fluoro è elevata.

In una comunità dove l’acqua potabile contiene naturalmente 4,12 ppmm di fluoro, i Quozienti Intellettuali erano piuttosto meno che nelle comunità vicine a livelli di fluoro di 0,91 ppmm (Quoziente Intellettivo pari a 98 nelle prime e 105 nelle seconde).

La differenza era la stessa quando hanno controllato il livello educativo dei genitori. Gli autori descrivono occupazioni, usi e costumi di vita simili in ambedue le popolazioni.

Nonostante i limiti metodologici del disegno ecologico di questo lavoro, un cambiamento di 7 punti nel Quoziente Intellettivo ha grandi implicazioni sulla popolazione. In un altro studio, i ricercatori hanno utilizzato la fluorosi dentale e i livelli elevati di fluoro si associano a un minore Quoziente Intellettivo.

Questo significa che la distribuzione dei punteggi del Quoziente Intellettivo dei bambini di ogni categoria diminuiva in relazione all’aumento dell’esposizione al fluoro.
Studio su animali ed esseri umani

Gli studi su animali e popolazioni umane indicano che l’esposizione al fluoro nelle concentrazioni usate per immettere fluoro nell’acqua potabile, può intaccare negativamente lo sviluppo neurovegetativo.

Anche se non si può arrivare a conclusioni definitive partendo dai dati disponibili, i risultati sono di un’importanza significativa per la salute pubblica.

Forse la cosa più sorprendente è la scarsa informazione su una domanda importante.

Queste sostanze chimiche che si aggiungono intenzionalmente all’acqua potabile, possono interferire sul normale sviluppo del cervello e sulle su funzioni? E’ un campo di ricerca molto interessante.

Nell’organismo umano, la via principale di assorbimento del Fluoro è quella dell’apparato digerente; il 90% del F ingerito si assorbe nello stomaco. Negli adulti, circa il 10% del F assorbito si deposita nelle ossa, mentre nei bambini si fissa circa il 50%.

La concentrazione massima di F nel plasma avviene tra 30 e 60 minuti dopo che si è ingerito.

Nel neonato circa il 90% di F assorbito si trova nel tessuto osseo.


Questo diminuisce con l’età e si stabilizza. Nei bambini, circa il 50% del fluoro si fissa sullo scheletro quando è completata la fase dello sviluppo e il rimanente 50% è espulso attraverso i reni.

Il Fluoro è capace di oltrepassare la barriera ematoencefalica 3, il che può produrre cambiamenti biochimici e funzionali nel sistema nervoso durante la gestazione poiché il Fluoro si accumula nel tessuto celebrale prima della nascita; si è costatato che l’esposizione al fluoro durante lo sviluppo embrionale è in relazione con disordini di apprendimento.

Su questo tema altre ricerche riportano che esiste un’associazione tra il consumo di altri livelli di Fluoro e una diminuzione dell’intelligenza dei bambini.

Studi per valutare la tossicità del Fluoro sullo sviluppo neuronale durante la gestazione hanno dimostrato che esistono delle significative differenze tra le prestazioni comportamentali neurologiche dei neonati di soggetti di aree endemicamente ricche di fluoro paragonate con il gruppo sotto controllo quando si valuta la reazione di orientamento visivo e auditivo.

Si è osservato poi che il livello dei neuro trasmettitori, quali norepinefrina, 5-hidroxitriptamina, e dei loro ricettori è inferiore nel cervello di feti abortiti in aree che presentano casi di fluorosi endemica tanto che il livello di epinefrina è maggiore se paragonato ai livelli riscontrati in quei soggetti di aree che non presentano questo problema, questi risultanti quindi suggeriscono che l’accumulo del Fluoro nel tessuto celebrale può interrompere la sintesi di certi neuro trasmettitori e ricettori delle cellule nervose e può arrivare a produrre una displasia neuronale ed altri danni.

Allo stesso tempo il Fluoro esercita un effetto specifico sulla sintesi delle proteine del cervello, il che porta a cambiamenti degenerativi dei neuroni, perdita di grado diverso della sostanza grigia e cambiamenti delle cellule di Purkinje della corteccia celebrale.

Provoca anche rigonfiamento dei mitocondri, del reticolo endoplasmatico granulare, ristagno di cromatina, danno alla membrana del nucleo e diminuzione del numero delle sinapsi, mitocondri, microtubulie vescicole sinaptiche ed anche danni della membrana sinaptica.

Questi cambiamenti sono indice del ritardo della crescita e della divisione cellulare della corteccia che può causare il Fluoro e che il numero minore dei mitocondri, micro tuboli e delle vescicole della terminazione sinaptica potrebbe diminuire l’efficacia tra i collegamenti neuronali e produrre un funzionamento sinaptico anormale influendo sullo sviluppo cognitivo durante la vita post natale.

Questi cambiamenti potrebbero spiegare anche alcune alterazioni neurologiche presenti nei pazienti con fluorosi scheletrica come
- intorpidimento delle braccia e dei piedi
- spasmi muscolare e dolore
- convulsioni
- paraplegia spastica

Del resto l’esposizione al Fluoro incrementa la produzione di radicali liberi nel cervello mediante l’attivazione di differenti vie metaboliche che si sono viste nella malattia di Alzheimer.


A livello sperimentale si è visto che il Fluoro esercita un effetto inibitorio sugli acidi grassi liberi sia nel cervello di ratti femmina sia maschi ed anche cambiamenti significativi nella morfologia dell’ippocampo, dell’amigdala, nella corteccia e nel cervello.

In questo senso, studi realizzati su animali hanno apportato informazioni sugli effetti tossici diretti del fluoruro sul tessuto cerebrale come:
- riduzione del numero dei ricettori di acetilcolina (ACh)
- diminuzione del contenuto di lipidi
- danno all’ippocampo e alle cellule di Purkinje
- aumento della formazione di placche β-amiloide (anormalità classica cerebrale in pazienti che presentano la malattia di Alzheimer)
- esacerbazione di lesioni indotte per deficienza di iodio
- accumulo di fluoruro nella ghiandola pineale.

Pero, si è visto da degli studi su modelli sperimentali che i neonati di ratti femmina ai quali è stata somministrata una dose di 5, 15 o 50 ppm di F nell’acqua da bere durante la gestazione e l’allattamento presentano livelli abbastanza elevati dell’enzima di aceti colinesterasi dopo 80 giorni dalla nascita.

L’elevata attività della aceti colinesterasi avrebbe fatto diminuire i livelli di ACh, e poiché questo enzima fa scendere il neurotrasmettitore ACh, s’intacca in maniera importante lo sviluppo de cervello.

La ACh partecipa alla regolazione di diverse funzioni come il passaggio dal sonno alla veglia e processi in relazione con l’apprendimento e la memoria.

Del resto, a livello celebrale esistono meccanismi precisi che regolano la sua sintesi e la liberazione che sono importanti visti che i cambiamenti nella concentrazione di qualsiasi neurotrasmettitore durante lo sviluppo possono avere conseguenze neurologiche permanenti che si manifestano nella vita da adulti.

Nei topi trattati con acqua fluorata si altera il processo di apprendimento e di memoria. Si è visto che la capacità di apprendimento diminuisce nei soggetti che bevono acqua con concentrazioni elevate di Fluoro paragonati con quelli che bevono acqua con una concentrazione minore.

Alcune ricerche realizzate su soggetti esposti cronicamente al Fluoro per la contaminazione industriale riportano che le persone presentano difficoltà nel concentrarsi, alterazioni per alcuni aspetti della loro memoria, fatica e malessere in generale.

Degli studi realizzati in Cina sulla popolazione umana hanno dimostrato che la concentrazione da 3 -11 ppmm di fluoruro nell’acqua potabile intacca la funzione del sistema nervoso senza causare previe malformazioni.

Il coefficiente intellettuale (CI dei bambini di comunità la cui esposizione al Fluoro è molto elevata (4-12ppmm) è stato valutato e si è visto un Cl minore a paragone di quei bambini che vivono in comunità che presentavano concentrazioni vicine a 0,91ppmm.

In un’altra ricerca effettuata con bambini tra i 6 e gli 8 anni si è osservato un livello basso di visualità dello spazio, il che menoma la loro abilità nella lettura e nella scrittura; inoltre è stata registrata una concentrazione di F nelle orine di 4,3 mgf di creatinina.

Al riguardo si è visto che i livelli di quest’ultimo elemento chimico sono elevati anche nelle orine delle persone che bevono acqua con concentrazioni elevate di F, il che ci fa pensare che esiste una relazione tra il consumo di F nell’acqua da bere, la concentrazione di F espulsa attraverso le orine e il Cl.

Alcuni ricercatori dicono che ingerendo adeguatamente una quantità di iodio si potrebbe trattare o fermare l’effetto tossico del F sul cervello e il Cl.

D’altra parte in ricerche realizzate su animali, hanno osservato un recupero parziale di tutti i parametri studiati quando viene meno l’esposizione al Fl; in effetti, questo recupero sugli effetti tossici è più completa quando si somministra acido ascorbico, calcio o vitamina E da soli o combinati anche se combinati il recupero si dimostra più effettivo. Servono comunque più studi.

Conclusione

Il F è un elemento chimico che si trova in alte concentrazioni sulla corteccia terrestre.

Molti dei paesi dove la fonte principale di somministrazione di acqua potabile è di origine idrotermale, la concentrazione di F supera quanto permesso dalla norma ufficiale al riguardo.

Fino a ora i lavori riportati riportano controversie interessanti sul ruolo che il F ha sulla salute.

In effetti esistono dati che dimostrano che il F ha effetti tossici sul sistema nervoso centrale, il che dipende dalla dose somministrata, dalla età e dal tempo di esposizione al F stesso; si raccomanda perciò di considerare la situazione geografica in cui si trova una determinata popolazione e la qualità dell’acqua che si consuma per prendere delle misure preventive per il suo utilizzo e nelle località in cui la sua concentrazione sia maggiore di 0,7mg/l, evitare il consumo di acqua potabile, di sale fluorato e l’uso di dentifrici e articoli che contengano F.

Il Gigante di Cherchen

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Nella regione cinese dello Xinjiang ai margini del bacino del Tarim, gli archeologi hanno portato alla luce svariate decine di cadaveri in stato di mummificazione, dovuta sia all’atmosfera arida che alle sabbie salate dove erano stati sepolti. Alcuni di questi resti risalgono a 4000 anni fa, altri a date forse precedenti, il loro stato di conservazione è eccellente, con carne, pelle, capelli ed organi interni intatti.

  

I resoconti dei ricercatori parlavano di questi uomini come dei giganti per quell’epoca, e “l’UOMO DI CHERCHEN” dal nome della zona in cui era la sua sepoltura, non era da meno, la sua statura era di 2 centimetri inferiore ai due metri, mentre la sua probabile donna raggiungeva il metro e novantadue. 

I ritrovamenti non avevano avuto molto clamore, infatti il governo cinese  riteneva non consona e problematica da discutere, la presenza di insediamenti marcatamente europei nella Cina preistorica. 


La Barber, era anche un’esperta di tessuti antichi, ed esaminando gli stili di tessitura degli abbigliamenti trovò ancora più conferma della loro provenienza occidentale, i cappelli soprattutto di varie tipologie, ed alcuni ricordavano quelli degli arcieri Frigi di stanza nella regione anatolica; una donna inoltre aveva ancora in testa un cappello a cono altissimo, proprio come quello attribuito alle streghe, o ai maghi. (La parola “mago” di origine persiana era propria di una popolazione i” Magi”, essi erano sacerdoti e sapienti [o Re nella tradizione Cristiana, i Magi della grotta di Betlemme] in particolare nella religione Zoroastriana, si distinguevano per i cappelli a cono ed erano esperti di astronomia, astrologia, medicina, affermavano di essere in grado di dominare gli agenti atmosferici con la potenza della magia, e di essere in contatto con l’ultranaturale ed il mondo degli spiriti. 

Nell’antico cinese il termine MAG, era il mago di corte, ed il carattere ideografico cinese corrispondente è una croce con le punte leggermente allargate, guarda caso identica a quella dei templari.)

Continuando nell’analisi della tecnica della tessitura, essa è molto sofisticata, infatti oltre ad essere in grado di fabbricare il feltro, queste persone producevano un tessuto spinato a disegni policromi ed erano abilissimi nella tessitura di arazzi, precedentemente queste tecniche era creduto fossero nate in Egitto, verso il 1500 a.C. Gli uomini e le donne di Cherchen tessevano anche una striscia con un motivo decorativo che in Giappone è conosciuta con il nome di Kumihimo, possiamo ipotizzare che questa gente fosse giunta o avesse avuto contatti anche con il Giappone. 

Un rilievo particolare per questa popolazione lo aveva il motivo della “losanga” esso era inserito nella stoffa in varie forme  ed occorreva un’accuratissima progettazione della tessitura per ottenere la precisione ottimale. 

Una cosa stupefacente è che le stoffe in uso per vestire le mummie sia la tecnica della tessitura e sia il motivo della decorazione sono identici alle stoffe con riquadri di tipo “scozzese”, come il plaid ed il tartan, che sono presenti nella cultura di Hallstatt ed in quella celtica di La Tene, originarie dell’ Europa centrale. Potrebbe dunque essere cosa certa che gli uomini di Cherchen in primis per le caratteristiche somatiche e poi per l’identicità di uso, decoro e fabbricazione dei tessuti hanno avuto una relazione diretta con la popolazione celtica delle isole britanniche e magari anche dal primo popolo conosciuto come quello delle “ceramiche a solchi” (Erano forse Rossi di capelli ed Irlandesi?). Secondo un’analisi compiuta all’università di Nanjing su di un campione di materiale organico ricavato dalle tombe delle mummie, esso doveva risalire al 4500a.C. poi l’università di Pechino ha stabilito che un campione di carbone risaliva al 2000a.C.

L’aria del deserto rapidamente li disidratava e poi venivano sepolti, sia da soli che in compagnia, in bare scarne e prive di decori oppure addirittura ricoperti da tronchi di legno precedentemente svuotati. Queste mummie indossavano pantaloni, stivali, calze, giacche, cappelli e tuniche colorate, e furono trasportate nel museo del capoluogo Urumchi. Alla loro vista, l’archeologa Elizabeth Barber, rimase colpita sia dalla perfetta conservazione dei resti, che dall’enigma che le si poneva davanti, le loro caratteristiche somatiche non erano di tipologia né cinese né mongola, ma sicuramente avevano fattezze europee. Le mummie infatti, avevano il ponte nasale alto, grandi orbite degli occhi, mascelle pronunciate, con le arcate dentarie superiori sovrapposte a quelle inferiori, i capelli erano di un colore biondo o rosso e non mancava neppure una folta barba sul volto di molti fra uomini. 

I vigilanti (Nella mitologia irlandese questi possono essere considerati come i Thuata de Danann  la misteriosa tribù dei “figli della luce” creati da Danu la madre terra.),come narra il libro di Enoc videro che le figlie degli uomini erano belle, e le presero come spose dando origine ad una prole di giganti, che corruppero il mondo e furono da Dio destinati alla distruzione, per mezzo del diluvio universale. Questi giganti speravano di essere risparmiati dall’imminente disastro (la caduta di una cometa o di frammenti che causò il diluvio, il più grande dei vari che ciclicamente hanno quasi distrutto la vita sulla Terra), ed avevano bisogno di un rifugio sicuro, sapevano infatti che avrebbero avuto maggiore probabilità di salvarsi e sopravvivere in un luogo sopraelevato ed il più possibile lontano dal mare. 

Il popolo della “ceramica a solchi” dovevano quindi sapere che il luogo più sicuro in tutto il pianeta si trovava nell’Asia Centrale, e la località perfetta sarebbe stata quella odiernamente chiamata regione autonoma dello Xinjiang Uygur, nella Cina occidentale, un altopiano al centro delle colossali montagne del Tibet, e della Mongolia, al riparo dalle enormi ondate di maremoto. Fu questa la destinazione dei giganti e l’Uomo di Cherchen era il loro diretto erede? Fantasia sfrenata o fondo di verità, una cosa è certa, quest’uomo non appartiene al luogo ed alla popolazione che viveva e vive tuttora intorno a lui…


L'Epigrafe di Paratyba

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”Le recenti acquisizioni archeologiche hanno consentito di rivalutare le conoscenze che gli antichi avevano in fatto di viaggi per mare e permettono di affermare che questi non si limitavano alla navigazione a vista e lungo costa, ma avevano navi e strumenti adatte alle lunghe traversate, anche oceaniche”.

E’ quanto ha affermato Claudio Mocchegiani Carpano, gia’ responsabile del settore del centro storico della Soprintendenza archeologica di Roma e attualmente docente di archeologia subacquea all’universita’ di Napoli, alla presentazione del libro ”Quando i Romani andavano in America” di Elio Cadelo (Palombi editori, pagg. 293, euro 19).


Mettendo insieme testimonianze di autori dell’epoca con quanto piu’ di recente e’ stato scoperto sui viaggi per mare nell’antica Roma, Cadelo sostiene che i Romani potrebbero essere sbarcati anche sul continente americano. D’altronde, ha sottolineato Luigi Fozzati, soprintendente ai Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, e’ assodato che ”sia Romani che i Fenici hanno circumnavigavano l’Africa ed erano giunti fino in Cina”.

E’ quindi probabile che proprio in uno di questi viaggi, alcune navi fenicie incapparono nella corrente subequatoriale che dalle coste occidentali dell’Africa li porto’ fino alle coste del Brasile.

La prova potrebbe essere una epigrafe fenicia scoperta a Paratyba, poco considerata alla sua scoperta nel 1874, ma poi ”rivalutata” sia dal filologo americano Cyrus Gordon che dal nostro Sabatino Moscati. Tra le prove che possono suffragare le navigazioni transatlantiche dei Romani, ha proseguito Mocchegiani, il fatto che le loro navi avevano dimensioni e robustezza idonee a queste imprese: ”quelle rinvenute a Nemi realizzate sotto Caligola nel primo secolo d.C. erano lunghe 70 metri e larghe 20, e realizzate con tecnologie costruttive all’avanguardia.

D’altronde i Romani le avevano apprese dai Fenici che nel campo erano maestri: una loro nave del terzo secolo a.C. rinvenuta nello stagno di Marsala aveva i pezzi e gli incastri numerati, a prova di una costruzione quasi industriale”. Tra gli elementi portati da Cadelo, anche quelli riguardanti la botanica: sulla copertina del libro campeggia una statuetta di fanciullo romano che ha in mano un frutto di ananas, originario della Mesoamerica.

Sul tema, anche Fozzati ha sottolineato come un piu’ accurato studio dei reperti botanici negli scavi (semi, ecc.) possano testimoniare contatti tra civilta’ di diversi continenti.

Il Caso di Frederick Valentich

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L’Australia meridionale e la Nuova Zelanda, negli ultimi mesi del 1978, furono teatro di una notevole serie di avvistamenti, particolarmente numerosi e più che mai anomali, dei cosiddetti Oggetti Volanti Non Identificati.

Uno di essi ebbe un esito tragico, perché coincise con la scomparsa del testimone, un giovane pilota australiano di vent’anni, Frederick Valentich, di origini italiane, in quanto suo padre, Guido, era originario della Venezia Giulia.


Il fatto ebbe luogo nella notte del 21 ottobre 1978 sullo Stretto di Bass, il burrascoso braccio di mare che separa il continente australiano dall’isola della Tasmania, ove le acque dell’Oceano Pacifico si confondono quelle dell’Oceano Indiano.

Era decollato dall’aeroporto di Moorabbin di Victoria, con visibilità buona e venti leggeri; ma appena 50 minuti dopo, mentre si dirigeva verso l’isola King, doveva essere accaduto qualche fatto imprevedibile. 

Prima di scomparire nel nulla con il suo aereo, un Cessna 182, Valentich aveva visto qualcosa; qualcosa che aveva tentato di descrivere alla torre di controllo di Melbourne, parlando con l’operatore Steve Robey.

Più precisamente, aveva chiesto conferma della presenza di un grande oggetto volante con quattro luci brillanti che si librava alto sopra di lui e che sembrava quasi voler “giocare” con il suo aereo; ma gli era stato risposto che, nella zona, dai piani di volo come pure dallo schermo radar, non risultava la presenza di alcun velivolo estraneo.

«Si sta avvicinando da est… Sembra che stia giocando a qualche sorta di gioco. Vola a una velocità che non posso valutare… Mi sta sorpassando. Ha una sagoma lunga… sta tornando verso di me, ora… Ha una luce verde e una specie di luce metallica all’esterno.

La cosa sta girando sopra la mia testa… Sto procedendo per King. Che strano oggetto si sta librando sopra di me; è in bilico sopra di me e non è un aeromobile» («The Encyclopedia of Ufos», Ed. Ronald D. Story; «Flying Saucer Review», marzo 1979).

Queste furono le ultime parole pronunciate da Frederick Valentich, il quale, subito dopo aver segnalato che il misterioso oggetto luminoso si era posizionato al di sopra del proprio aereo, chiuse la trasmissione.

Nonostante la giovane età, egli era un pilota abbastanza esperto (aveva sulle spalle 150 ore di volo) e sicuramente capace di distinguere un normale aereo, civile o militare che fosse, da un oggetto di volante di diversa natura; e, a maggior ragione, da un semplice fenomeno atmosferico.

Alla base di terra si udì un forte rumore metallico che durò per una ventina di secondi, dopo di che la comunicazione cadde definitivamente.

E quella fu l’ultima volta che un essere umano udì la voce di Valentich e l’ultimo giorno in cui egli e il suo aereo furono visti: infatti, scomparvero entrambi nel nulla, letteralmente; e nessun relitto, nessuna chiazza di carburante, nessun indizio di alcun genere, vennero mai più ritrovati nelle acque dello Stretto di Bass, o altrove.

Che fine ha fatto il pilota italo-australiano, in quel giorno di fine ottobre di trentadue anni fa; che ne è stato di lui e del suo Cessna? 

Come è possibile che siamo spariti senza lasciare dietro di sé la benché minima traccia, nonostante le ricerche effettuate con mezzi assai moderni ed efficienti?

Prima di pensare ad una sparizione sul tipo di quelle che si registrano nel Triangolo delle Bermuda, ed anche in numerosi altri “triangoli” esistenti nei diversi mari del globo, primo fra tutti il cosiddetto Mare del Diavolo al largo delle coste orientali giapponesi, sarebbe forse opportuno riflettere alle ultime parole trasmesse via radio da Valentich ed, eventualmente, porle in relazione con altri episodi della fenomenologia ufologica.

È noto, ad esempio, che alcuni “rapiti” dagli alieni sostengono di esser stati prelevati per mezzo di una sorta di raggio luminoso proveniente da una astronave, in certi casi perfino con la propria automobile, dopo che il motore di essa si era spento, insieme ai fari, e si erano così ritrovati immobilizzati sulla strada o sull’autostrada che stavano percorrendo.

Altri sostengono di essere stati prelevati direttamente da casa propria, in molti casi mentre giacevano a letto, e di essere stati trasportati a bordo di una astronave aliena; e ciò, in taluni casi, mentre avevano notato all’esterno, attraverso la finestra, delle strane luci compiere evoluzioni nell’aria, intorno all’edificio.

È altrettanto noto che numerosi indizi fanno pensare che alcuni capi di bestiame, vittime di misteriose mutilazioni nelle vaste fattorie del Nord America, siano stati trascinati in alto da una forza di natura sconosciuta e poi lasciati cadere a terra; lo attesterebbero, fra le altre cose, la mancanza di impronte intorno alle carcasse e, in qualche caso, perfino la testimonianza di esseri umani i quali, stando a una certa distanza, avrebbero assistito al fatto, per quanto incredibile possa apparire.

Abbiamo però il diritto di escludere pregiudizialmente la veridicità di un fatto, solo perché esso sembra contrastare con ciò che sappiamo, o che crediamo di sapere, intorno a ciò che è possibile o che invece è impossibile?

In ogni caso, come abbiamo già detto, la drammatica scomparsa dell’aereo di Valentich non deve essere considerata come un episodio isolato, ma, al contrario, rientra in una ricca serie di avvistamenti di Oggetti Volanti Non Identificati che ebbero luogo, sullo scorcio del 1978, fra l’Australia, la Tasmania e la Nuova Zelanda, specialmente negli ultimi giorni del mese di dicembre (che, nell’emisfero meridionale, corrisponde a giugno in quello settentrionale, ossia ad un periodo dell’anno caratterizzato da cieli generalmente limpidi).

Un po’ di luce, forse, potrebbe venire se si ponesse la scomparsa di Valentich in relazione con l’avvistamento di uno strano oggetto luminoso, che ebbe luogo circa due mesi dopo, al largo della Nuova Zelanda; oggetto che fu attentamente osservato da almeno cinque testimoni le cui capacità di discernimento non dovrebbero essere poste in dubbio, trattandosi di tre operatori televisivi e di due piloti d’aereo.

Così scrive Marcello Truzzi, già professore di Sociologia alla Eastern Michigan University, nell’opera «Into the Unknown», (The Reader’s Digest Association, 1981; traduzione italiana «Viaggi nel mistero», a cura di Alberto Cesare Ambesi, Milano, Selezione dal Reader’s Digest, 1984, pp. 305-06):

«Nei giorni che seguirono immediatamente la scomparsa di Valentich, nel cielo australiano e in quello della vicina Nuova Zelanda vi furono molti avvistamenti di misteriosi oggetti luminosi. Per quanto nessuno di tali avvistamenti giungesse a una conclusione tragica come quello dello strano incontro e della scomparsa del giovane pilota, uno di essi ebbe tuttavia un impatto sconcertante. Iniziò nelle prime ore del 31 dicembre 1978. A est dell’Isola del Sud, in Nuova Zelanda, una troupe televisiva di tre uomini stava ripercorrendo in volo la rotta da Wellington a Christchurch lungo la quale, dieci giorni prima, gli equipaggi di due aerei avevano avvistato delle luci non identificate molto brillanti.

Appena dopo mezzanotte, la troupe avvistò strane luci in movimento.

Nelle due ore successive, l’equipaggio e gli operatori a bordo continuarono a vedere sparire e riapparire, in un curioso gioco a nascondino, le misteriose luci. Mentre l’aereo passava a sud di Christchurch, un testimone registrò su nastro questa descrizione: “luci brillanti e pulsanti… che appaiono e scompaiono. Nello stesso momento, furono individuate sul radar di Wellington delle immagini radar inspiegabili. Una di queste immagini sembrava seguire l’aereo mentre i testimoni a bordo osservavano una luce accecante apparire per qualche minuto. Durante il volo di ritorno, una luce si avvicinò a meno di 10 miglia nautiche dall’aereo. Questa luce, a quanto disse uno degli operatori televisivi, “aveva la base fortemente illuminata e una specie di sfera trasparente nella parte superiore”.

Qualunque fosse la natura dell’oggetto, esso fu sottoposto a un’osservazione notevolmente approfondita sia da parte dei testimoni sia da parte delle apparecchiature elettroniche, perché non soltanto fu visto dagli operatori televisivi e ai due iloti dell’aereo ma fu anche rilevato a radar di bordo dell’apparecchio. Inoltre l’elusiva immagine del’oggetto fu documentata con una pellicola a colori.

In tutto, la troupe televisiva riprese ben 23.000 fotogrammi su pellicole da 16 mm. In seguito, i fotogrammi furono consegnati al fisico ottico della Marina degli Stati Uniti, Bruce Maccabee, perché le analizzasse con un computer. Il film rivelò una breve, ma altamente interessante, serie di immagini di misteriosi oggetti volanti. Una sequenza mostrava una sagoma a forma di campana che brillava nella parte inferiore, così come era stata descritta dal cameraman. Un fotogramma di tale sequenza mostrava ciò che avrebbe potuto essere la traccia dell’oggetto mentre eseguiva il classico “cerchio della morte” e dimostrava una grandissima velocità dell’oggetto stesso rispetto a quella di ripresa della telecamera. Un’altra sequenza mostrava un oggetto che oscillava, a frequenza costante, da una vasta forma circolar coloro giallo brillante a una forma triangolare, più cupa, di color giallo rosso.

Dall’analisi dei film, Maccabee valutò che uno degli oggetti, se effettivamente si trovava a 10 miglia nautiche di distanza dall’aereo come risultava dalle rilevazioni del radar di bordo, doveva aver un diametro tra i 20 e i 30 metri. Secondo il suo rapporto, l’oggetto emetteva una luce estremamente potente, equivalente a quella che avrebbe emesso una enorme lampada da 100.000 watt. Inoltre, fece un’altra scoperta sorprendente, partendo dal presupposto che i movimenti della telecamera o altri fenomeni valessero zero: uno degli UFO, mentre stava eseguendo il “cerchio della morte”, avrebbe avuto una velocità di 5.000 chilometri orari.

Quando Maccabee ebbe terminato il suo studio, il film e l’altra documentazione annessa furono sottoposti al giudizio di un vasto gruppo di scienziati americani esperti in ottica, biofisica, radar, fisiologia ottica e astronomia. Tutti furono unanimi nel dichiarare di non essere in gradi di spiegare nessuno degli strani eventi che si erano verificati nel corso di quell’avvistamento nel cielo della Nuova Zelanda. Secondo loro, contrariamente ai pareri espressi pubblicamente da altri ricercatori, le luci non identificate non erano né Venere né altri pianeti. Non erano neppure stelle, meteore, palloni d’alta quota, aerei fuori rotta, satelliti, illusioni atmosferiche o luci riflesse e non si trattava di una montatura. Secondo loro, erano veri e propri (“Unidentified Flying Objects”), cioè oggetti volanti on identificati. 

Questo avvistamento fu il primo in cui furono fatte registrazioni dal vivo mentre si osservava un UFO che contemporaneamente veniva filmato e tracciato su radar. Maccabee, a questo proposito, affermò: “Se non si è trattato di un UFO, allora è stata una serie di coincidenze straordinariamente fortuite”.»

Il caso di Frederick Valentich rimane notevole perché, oltre alla scomparsa totale del suo aereo (come avvenne per i cinque cacciabombardieri Avenger partiti da Fort Lauderdale il 5 dicembre 1945 e per il gigantesco idrovolante Martin Mariner inviato alla loro ricerca), la comunicazione radio con la base a terra indica chiaramente che tale scomparsa fu preceduta e accompagnata dalla presenza di un Oggetto Volante Non Identificato.

Sarebbe veramente chiedere troppo anche allo scettico più incallito se si supponesse una causa naturale di quella scomparsa, come un guasto al motore, visto che il pilota non ne fece alcun cenno; e considerare come puramente accidentale il contemporaneo avvistamento dell’Oggetto Volante Non Identificato.

Ma c’è di più: quell’oggetto evoluiva in maniera intelligente, accompagnando e sovrastando il Cessna 182 e giocando con esso come fa il gatto col topo, grazie ad una velocità di manovra inconcepibile per un velivolo di origine terrestre.

La sensazione che dovette provare Valentich, come già altri piloti che si trovarono in situazioni analoghe, dovette essere quella di una scoraggiante impotenza, come quando ci si trova alla prese con qualcosa che è incommensurabilmente più forte di qualunque mezzo umano, per quanto tecnologicamente sofisticato.

Qualcosa di alieno, appunto.

Valentich è stato rapito da un UFO, come sostenne suo padre Guido, dopo che le ricerche del figlio erano state abbandonate da parte delle autorità australiane?

Probabilmente non lo sapremo mai. 

Alcuni indizi, però, lo fanno pensare, o, quanto meno, tendono a suggerirlo; e, sebbene la cosa possa apparire sconcertante ed esponga al rischio del ridicolo chi si azzardi anche solo ad ipotizzarla, una simile congettura è pur sempre meglio di niente, in assenza di altre spiegazioni plausibili.

E questo per una ragione molto semplice, che si potrebbe riassumere con un celebre aforisma di Sir Arthur Conan Doyle: «Dopo aver eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità».

Ora, che una tecnologia aliena possa essere molto più sviluppata di quella terrestre, non è per nulla da considerarsi impossibile; né deve essere considerato impossibile il fatto che il nostro pianeta ed i suoi abitanti siano oggetto di attenzioni da parte di creature provenienti da altri mondi o da altre dimensioni.

Numerosi indizi, al contrario, fanno pensare che ciò avvenga da moltissimo tempo, fin da quando esistono testimonianze umane (si pensi alle cronache di Giulio Ossequiente); mentre testimonianze fossili, come oggetti tecnologici imprigionati in antichissime rocce, suggeriscono che tale presenza risalga addirittura a molto prima che l’uomo apparisse sulla Terra…

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=40108

Nephilim.. Questi Sconosciuti

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Nefilim, Annunaki, Vigilanti, Jedi; quattro diversi nomi, per indicare la medesima razza a cui è attribuita l'origine della nostra e di cui perfino la bibbia parla. Nella bibbia il loro nome è figli di Dio, e dai rapporti con donne umane si sarebbe generata una nuova razza, quella dei giganti. Ma andando con ordine cerchiamo di capire un po' di più chi erano in realtà questi Nefilim, come i testi antichi ci hanno tramandato la loro civiltà e quale ruolo hanno avuto nello sviluppo della nostra.

Nella Bibbia (Gn 6,1-4) così si legge:

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sopra la faccia della terra e nacquero loro delle figliole, avvenne che i figli di Dio videro che le figliole degli uomini erano piacevoli e se ne presero per mogli tra tutte quelle che più loro piacquero. Allora il Signore disse: "il mio spirito non durerà per sempre nell'uomo, perché egli non è che carne, e i suoi giorni saranno di centovent'anni". C'erano i giganti sulla terra a quei tempi, e anche dopo, quando i figli di Dio s'accostarono alle figliole dell'uomo e queste partorirono loro dei figli. Sono questi i famosi eroi dell'antichità.

Non nascondo che la prima volta che lessi questo passo non poche domande mi balenarono nella mente: chi erano i figli di Dio? Chi ha creato i giganti? Chi erano i famosi eroi dell'antichità? Che vuole dire che i giorni degli uomini saranno di 120 anni?

Partiamo rispondendo all'ultima domanda; è lecito sapere che prima di quella "sentenza divina", gli uomini erano molto longevi, infatti in Gn 5,5 si può leggere che Adamo prima di morire visse ben 930 anni! Dio quindi, per punire gli uomini decide di abbassare il tetto dell'età degli uomini. Tutti sanno che è davvero improbabile che un uomo sia vissuto tanto e forse, l'abbassamento dell'età imposta da Dio potrebbe trattarsi di una correzione da parte degli "scrittori" della bibbia, che avrebbero così sanato l'incompatibilità vita reale. Per ora teniamo buona questa ipotesi.

I Figli di Dio, o Nefilim, sono secondo la tradizione biblica degli angeli caduti sulla terra e non più puri. Giunti sulla terra si sarebbero uniti agli uomini e avrebbero così dato origine ad una nuova razza: la razza dei serpenti. 

I giganti e gli eroi erano i figli degli angeli caduti? 

Sì, basti pensare alla mitologia classica: il figlio di un dio e di un uomo è generalmente un essere straordinario dotato di una forza sovraumana (Eracle) o immortali (Achille) o con conoscenze superiori all'uomo (Prometeo era un titano); erano insomma dei giganti, ossia più grandi degli uomini, dove quindi il termine gigante non sta per uomini dalle dimensioni spropositate, ma per uomini con qualità superiori a quelle degli uomini. Come tutti sanno Achille, Eracle e Prometeo, oltre ad avere doti straordinarie che li rendevano giganti tra gli uomini, vennero poi ritenuti dei veri e propri eroi, dopo tutto che titolo attribuire ad  uno che contro il volere degli dèi insegna all'uomo il potere del fuoco, se non quello di eroe? 

Ecco quindi chi erano i giganti e gli eroi di cui si parla in quel passo della genesi: "ibridi" nati dall'unione di uomini e Nefilim, la razza dei serpenti. 

Mi si potrebbe obbiettare: "ma dal passo si intuisce che i giganti vivevano sulla terra già prima della venuta dei figli di Dio". 

Ad una tale obbiezione non potrei che rispondere che è vero, i giganti vivevano sulla terra prima della venuta dei figli di Dio. Il fatto è che quella non fu l'unica volta in cui i figli di Dio si unirono con le "figliole degli uomini".  Fin dalla sua creazione, l'uomo ha avuto a che fare con i Nefilim. Questa razza non è comparsa a sorpresa nella vita della nostra civiltà, ma da sempre sembra accompagnarci. Ma prima di addentrarci in questa, proviamo a dare una ipotetica descrizione di questi Nefilm.

L'antica letteratura giudaica attribuisce ai Vigilanti (Nefilim, Jedi, Annunaki, tutti sinonimi di una stessa civiltà) specifici tratti somatici: vengono descritti come esseri molto alti, di pelle bianca, con capelli bianchi lanosi, carnagione arrossata, occhi penetranti e volti di serpente; anche i testi mesopotamici ed altri racconti mediorientali sembrano confermare questa descrizione, arricchendola con altri particolari come "razze di giganti" e confermando che le divinità, antenate della civiltà, erano anch'essi di statura "gigante". 

Dalla descrizione che i popoli antichi ci danno di questi strani uomini, possiamo azzardare l'ipotesi che non si tratti di esseri disumani. 

La descrizione sembra combaciare con quella di un occidentale, che mediamente è più alto rispetto ad uno asiatico o ad un mediorientale (pensando al XI millennio a.C.). 

Si tratta quindi, di una civiltà differente da quelle che abitavano la mezzaluna fertile, una civiltà di cui non ci è rimasta traccia se non nei racconti di questi popoli, se non nei miti e nelle leggende che narrano di questi Nefilim. 

Le caratteristiche fisiche venivano poi accentuate per mettere in evidenza l'importanza che rivestivano questi uomini. Infatti nelle culture primitive, i re e gli uomini che ricoprivano incarichi di alto rango (aristocratici etc.), venivano raffigurati con dimensioni sproporzionate, rispetto agli altri uomini (comuni) quasi ad evidenziarne una sorta di divinazione. Tanto è vero che, ad esempio, l'unico documento per ora in nostro possesso sul mitico Re Scorpione, è una testa di mazza in cui il sovrano (il cui nome è scritto attraverso un pittogramma rappresentante uno scorpione) è riprodotto in dimensione eroica, proprio a testimoniarne l'importanza (a lui viene attribuita l'unificazione dei due Egitti).

Il libro di Enoch racconta che gli Angeli caduti rivelarono all'uomo i segreti proibiti del cielo. Azazel "insegnò agli uomini a fare spade, coltelli, scudi e corazze e fece conoscere all'uomo l'arte di lavorare i metalli". Altri Vigilanti sono accusati di aver addestrato i mortali in campi scientifici, quali l'astronomia e la geografia, l'arte di abbellire il corpo, addirittura insegnarono all'uomo come "abortire". Penemu, infine, istruì l'uomo sull'uso di "inchiostro e carta". Dunque, più che una razza proveniente dal cielo, gli Annunaki (così erano conosciuti tra i Sumeri) sembrano essere una civiltà evoluta (a sostegno della nostra tesi), che esporta la sua conoscenza verso popoli  meno evoluti, civilizzandoli e creando quindi un rapporto si subordinazione tra i due popoli. Prometeo è un esempio di questo rapporto, che esisteva tra le due diverse civiltà: mosso da compassione per la condizione primitiva delle popolazioni della mezzaluna, decide di rilevare ad alcuni popoli determinate conoscenze (rappresentate dal fuoco, che è stato indubbiamente una grande scoperta dell'uomo), che la sua civiltà (quella dei Nefilim) conosceva e che non voleva che le altre civiltà non conoscevano. Venne quindi punito dal suo popolo; come tutti sanno infatti la sua condanna fu quella di subire tutti i giorni l'attacco di un aquila che gli divorava il fegato per tutto il dì, fegato che durante la notte ricresceva pronto per essere divorato il dì seguente. Ma gli Jedi non punivano solo i loro simili, persino gli uomini subivano le loro punizioni. 

Alcuni studiosi, come Zecharia Sitchin, credono invece che la natura degli Annunaki non sia terrestre. Sitchin reputa infatti che gli Annunaki siano degli alieni provenienti da un decimo pianeta, che periodicamente si va a collocare tra Marte e Giove: Nibiru. Tale pianeta, secondo i testi sumeri studiati da Sitchin, ritornerebbe tra il pianeta rosso e il sole mancato ogni 3600 anni.

In ultima analisi, possiamo definire Nefilim, quella civiltà che civilizzò i popoli africani e della mezzaluna fertile (non solo questi popoli, gli Annunaki arrivarono a civilizzare le civiltà precolombiane e i popoli asiatici), insegnando loro l'arte della conoscenza. A mio parere , anche Osiride era un Nefilim, così come lo erano Iside, Thot e Set. Dunque gli Annunaki erano i colonizzatori che Atlantide mandava nel mondo per civilizzare quella parte di  umanità che era agli albori della civiltà.

Ecco, qui di seguito, una parte del Documento di Damasco (CD II,14-III,1) in cui viene trattato il tema della caduta degli angeli, dei loro figli (i giganti) e degli uomini:

"Ed ora, figli, ascoltatemi ed io scoprirò i vostri occhi affinché possiate vedere e comprendere le opere di Dio, scegliere quanto gli è gradito e respingere ciò che odia, camminare alla perfezione in tutte le sue vie senza sgarrare secondo i desideri dell'istinto colpevole (yeser 'ashmah) e degli occhi lussuriosi (be'ene zenut) [cfr. Ezechiele 6,9]. Poiché molti, a causa di essi si sono smarriti, e hanno vacillato, a causa di essi, valenti eroi, dai tempi antichi ad oggi; avendo camminato nell'ostinazione del loro cuore, caddero i vigilanti del cielo; furono presi, a causa di essi, perché non avevano osservato gli ordini di Dio, e (a causa di essi) caddero i loro figli la cui altezza uguagliava quella dei cedri e i cui corpi erano come le montagne; ogni carne che era sulla terra esistiti, essendosi comportati secondo la loro volontà e non avendo osservato gli ordini del loro fattore, fino a quando arse contro di essi la sua ira. A causa di essi si sono smarriti i figli di Noè e le loro famiglie, a causa di essi furono recisi. Ma a causa di essi si sono smarriti i figli di Giacobbe e furono puniti secondo il loro errore".

Per l'autore di questo testo, gli angeli caddero (nafal) e peccarono, per non avere osservato i comandamenti (gli ordini) di Dio, e per lo stesso motivo caddero (nafal) i loro figli (cioè i giganti, i nefilim di Gen. 6; pur non citandoli espressamente con questo nome ce n’offre evidentemente un'etimologia).

Il termine nefilim cui qui c'è una chiara allusione, viene invece citato esplicitamente nell'Apocrifo della Genesi II,1: 

"Ecco, pensai allora in cuor mio, che la concezione viene dai vigilanti e dal seme dei santi, e che questo bambino assomiglierà forse ai giganti (nefilim)". 

Lamec è preoccupato dal sospetto che Noè sia nato da una relazione di sua moglie Bit-Enosh con i vigilanti, angeli a cui è dedicato un libro del pentateuco "enochico". 

Dato il carattere lacunoso del testo, non è possibile decidere con sicurezza se "nefilim" vada considerato come il nome dei giganti, o semplicemente un participio passivo di nafal e quindi da tradursi «i caduti», cioè gli angeli caduti.

In alcuni testi paralleli la colpa dei vigilanti consiste nell'aver rivelato agli uomini i segreti cosmici.

Alla tematica dell'unione con le femmine ci riconducono anche il già citato Apocrifo della Genesi: L'interpretazione si riferisce ad Azazel e agli angeli che... entrarono dalle figlie degli uomini e generarono loro gli eroi (ghibborim).

Il frammento n. 2 di Qumran (n. 180) contiene un riferimento allo stesso episodio, ma il testo è ancora più lacunoso e non si possono trarre conclusioni certe. 

La linea 2 cita la generazione dei giganti. e nella linea 4 si legge coloro che amano l'ingiustizia e trasmettono in eredità la colpevolezza. 

Si può infine ricordare il frammento n. 4 che ricorda la punizione dei giganti nel diluvio, insieme al resto dell'umanità. - Azazel che viene qui menzionato, è l'angelo che in Enoc VIII, svela all'umanità le scienze che la corromperanno e viene punito - (sua è tutta la colpa della corruzione della terra e degli uomini). Per l'unione degli angeli con le femmine nasce la generazione dei giganti - Enoc IX,8 s. e X,11 s.

A causa sempre dello stato lacunoso del frammento non si può dire se si accentui lo svelamento delle scienze segrete, o l'unione con le femmine. Per entrambi questi aspetti, sembrano comunque valere la tesi secondo cui:

 "Il vero disordine, nasce nell'universo, quando c'è un'unione indebita tra il divino e l'umano".

Ma questo disordine altro non è che una contaminazione: gli angeli che hanno trasgredito l'ordine di Dio, hanno anche infranto l'ordine della natura, si sono contaminati e hanno contaminato tutta la natura; l'hanno sciupata; per questo o è sorto il male o almeno il male è dilagato.

Ma come si può notare nel Documento di Damasco, esiste una certa riservatezza circa una caduta dell' essere umano. La caduta degli angeli sembra che interessi relativamente e sembra stare sullo stesso piano di quella degli uomini.

Un pensiero ebraico suppone che "è solo la dottrina dei due spiriti che sembra fornire una soluzione accettabile agli uomini della comunità. Bisogna fare risalire a Dio stesso la decisione di dare a questo mondo l'aspetto di un campo di battaglia tra le forze del bene e quelle del male, da lui stesso create, da lui stesso indirizzate a questo fine". 

In questo scontro Dio stesso interviene direttamente: "Ma il Dio di Israele e l'angelo della sua verità soccorrono tutti i figli della luce", come nella battaglia escatologica, quando: "La grande mano di Dio s'alzerà contro Belial e contro tutto l'esercito della sua dominazione con una disfatta eterna (Regola della guerra XVIII,1)", ma anche per liberare ogni individuo dalla sua contaminazione radicale è necessario l'intervento purificatore di Dio e dello Spirito Santo:

"Con la sua verità, Dio allora vaglierà tutte le azioni dell'uomo e si monderà alcuni figli dell'uomo eliminando ogni spirito di ingiustizia dalle viscere della loro carne e purificandoli nello spirito santo da tutte le opere empie, aspergerà su di essi lo spirito di verità".

In vero, cosa può essere la caduta degli angeli? 

Si tratta semplicemente della fuga dei coloni di Atlantide, che si staccarono dal cuore dell'impero Atlantideo, per formare nuove civiltà, per strappare le tribù indigene (quali, ad esempio, le popolazioni mesopotamiche, quelle precolombiane, etc.) dalla loro condizione barbara e non evoluta. 

Poco sopra, ho definito gli Annunaki i colonizzatori che Atlantide mandava nel mondo per civilizzare quella parte di  umanità che era agli albori della civiltà; ma questa affermazione è vera in parte. 

Mi spiego meglio: in principio il cuore dell'impero mando questi colonizzatori ai quattro angoli del nostro globo col preciso scopo di civilizzare e assoggettare le popolazioni indigene (sottolineo che secondo Sitchin i vigilanti erano e sono degli alieni che hanno creato l'uomo con l'unico scopo di assoggettarlo e sfruttarlo, questa è una chiara prova a mio avviso, che gli atlantidei non si spinsero nei territori barbari mossi solamente da uno spirito misericordioso nei confronti delle tribù indigene); ma quando queste colonie crebbero si ribellarono al controllo dell'impero, così da arrivare allo sdegno di Dio (l'impero) che non riconosce come suoi i propri figli (le colonie) e decide di distruggerli (prova di questa mia affermazione sono le 12 fatiche di Eracle, come affermato da Axel Famiglini in un suo articolo "le civiltà antidiluviane", o ancora di più il mito popolare che vuole Atene avversaria degli eserciti atlantidei che volevano conquistarla).

Infowar - Il Piano per lla Terza Guerra Mondiale

Il Suono della Creazione

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Ciò che stupisce dell’uomo antico, ma che ancora langue dentro ognuno di noi, è la straordinaria capacità di vivere in simbiosi con il cosmo, conoscendo appieno i propri sensi e sapendoli controllare e indirizzare verso ed entro l’infinito.


Di queste straordinarie capacità, l’uomo comune non sa più come usufruire, abituato a riversare nella tecnologia le funzioni naturali dei propri sensi e obliando al meglio la propria dimensione spirituale.

All’origine della sapienza e della cultura di ogni etnia umana, vi è un elemento che viene ancor prima degli elementi alchemici o fondamentali, acqua, terra, aria, fuoco, spazio…

…è il suono.

Dice Giovanni nel prologo al Vangelo omonimo: “in principio c’era colui che è ‘ la parola ’. Egli era con Dio; Egli era Dio. Egli era al principio con Dio. Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa…”

Dice la Genesi: “Dio disse…..e fu.”

Alla base della più antica filosofia greca vi era la corrispondenza: pensiero-parola-realtà. Ma la filosofia greca ha attinto dall’Egitto.

E infatti la genesi egiziana di Menfi recita: “Ptah, il grande, è il cuore(cervello) e la lingua(parola) dell’Enneade degli dei, lui creò gli dei, nacque nel cuore e nacque sulla lingua qualcosa nella forma di Atum.

Ora, Atum è il creatore, ma si capisce che lui stesso è stato creato, grazie al cuore(sede del pensiero secondo gli Egizi) e alla voce (lingua).

Anche gli Egizi hanno attinto la filosofia dal Vicino Oriente e così via fino ad arrivare là dove è attestata la più antica filosofia: l’India. Brahma è il Tutto, è Dio, anima universale.

Alla base della Genesi indù vi è, inutile dirlo, il suono.

Chiunque abbia conoscenza delle dottrine spirituali indiane, avrà sentito parlare del Mantra. E’ una disciplina meditativa che permette, pronunziando sommessamente determinate sillabe sanscrite sacre, di mandare, per dirlo con termini profani, in “risonanza” la mente che è la più acerrima nemica dell’Atman, l’Io, l’anima individuale che si deve realizzare per tornare a far parte del Tutto. La mente tende ad allontanare l’individuo dall’infinito, dandogli l’illusione di essere autosufficiente e spingendolo all’egotismo. Soltanto riuscendo ad annichilire e controllare la mente, l’Atman risale alla percezione più alta e di nuovo si avverte l’appartenenza ad un Tutto che è Spirito divino. Lo stesso concetto altamente spirituale, seppur metaforizzato in termini più materiali, è ripreso dal Cristo. “Così come il corpo e le membra sono una cosa sola, così Io e il Padre mio siamo la stessa cosa”.

E’ il concetto di micro e macrocosmo, l’uno “dentro all’altro” e viceversa.

Attraverso il mantra, la cui sillaba più potente è il famoso “Om” o “Aum”, i maestri Buddisti più potenti riescono addirittura a scoprire le cause di un malore fisico e, intervenendo a livello energetico, riescono a curare malattie a volte in stadio avanzato o terminale.

Ora, la parola è suono e il suono è vibrazione; il pensiero genera energia e l’energia è vibrazione; la luce è vibrazione…

Secondo antiche leggende indiane, con i suoni è possibile materializzare degli oggetti e addirittura esisterebbero delle città invisibili(Dio disse…e fu…/di tutte le cose visibili e invisibili…).

Il famoso detto “Apriti sesamo” è dovuto al fatto che alcuni sacerdoti del vicino Oriente, anticamente, erano in grado con determinati canti e preghiere di far aprire magicamente le spighe di sesamo.

Il comandamento “non pronunciare il nome di Dio invano”, deriva dal fatto che per gli ebrei alcuni nomi sono impronunciabili, a causa del loro potere e della loro appartenenza a esseri spiritualmente superiori e vicini a Dio.

Sempre in India, a proposito dei Vimana (letteralmente “uccelli artificiali abitati”) si narra che su alcuni di essi fosse incisa la sillaba sacra dell’Om e mediante determinati canti e preghiere i sacerdoti sapessero comandarli.

E i cerchi nel Grano?

Il potere del suono, dell’energia e della vibrazione entra in gioco anche quando si parla dei famosissimi Cerchi nel Grano o “Crop Circles”. Sembra che a causarli siano delle particolari onde elettromagnetiche che, di provenienza incerta, entrano in simbiosi con il campo gravitazionale terrestre.

circles Il suono della Creazione

Anche un simbolo o una forma producono vibrazioni. Il corpo umano emette onde magnetiche che sono persino in grado di impregnarsi in edifici ad alta frequentazione come i luoghi sacri. Ma, di nuovo il meccanismo retroattivo, gli stessi luoghi sacri (è scientificamente dimostrato) venivano scelti perché fonti di particolari energie dette positive, mentre venivano demonizzati i luoghi ad alta intensità di onde negative.

Secondo teorie recenti, i simboli riprodotti nei Cerchi nel Grano sarebbero opera di intelligenze che vogliono aiutare l’uomo ad elevarsi spiritualmente. Un nativo americano (Lakota, Hopi, Navajo) comprende benissimo tali meccanismi, poiché anche in America era largamente diffusa tra i nativi la venerazione del Grande Spirito e della Madre Terra.

L’animismo è da noi occidentali visto come un qualcosa di ridicolo e primitivo, ma a mio parere andrebbe rivisto il concetto di primitivo. Di sicuro non è sinonimo di rozzo, ma, all’opposto, è una grande consapevolezza spirituale che lega l’uomo al creato. Non a caso la concettualità artistica più antica è la più complessa, perché l’uomo antico, come detto in apertura, era in uno stato spirituale e fisico in perfetta sintonia con le vibrazioni cosmiche, cose che noi, avvolti dalle radiazioni dei telefonini, abbiamo perduto, ma forse non irrimediabilmente.

I primi disegni di un bimbo, non sono rappresentazioni della semplice realtà visiva. In essi sono racchiusi gli stati d’animo e le proiezioni sensibili di sé. Col tempo, di nuovo, la mente categorizza secondo determinati schemi e preclude ogni libero sfogo della nostra interiorità spirituale.

Quello che l’uomo ha scordato, nel corso della sua tanto incerta storia, è proprio il fatto di essere uomo, un dio caduto che sogna le stelle, ma non si accorge di brillare di luce divina.

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