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Chi ha paura di Lucifero?

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Se è vero che gli "dei" temevano il fatto che l'Uomo potesse accedere a determinate conoscenze significa che essi avevano le stesse paure che hanno tutti i signorotti locali. 

Ovvero il fatto che il più grande pericolo per una dominazione assoluta è la presa di coscienza della gente e il diffondersi di conoscenze scientifiche e tecnologiche che permettono ad una maggior fetta della popolazione di avere degli strumenti validi per interpretare oggettivamente la realtà che ha intorno.

Se quella gente avesse capito che molti dei PRODIGI degli "antichi dei" (e per i quali erano considerati dei) erano il solo frutto di STRUMENTI e TECNICHE che anche un semplice umano schiavo col tempo poteva apprendere il velo di maya sarebbe caduto già al tempo e dominare con la paura e lo stupore sarebbe diventato impossibile.

Altrettanto bisogna riconoscere che esisteva anche colui il quale invece VOLEVA fortemente che l'Uomo imparasse qualcosa. E quello dal mio punto di vista doveva essere Enki... 

Enki... successivamente cancellato dalla storia e maledetto da chi aspirava al potere assoluto.

E io sono fermamente convinto che fu proprio Enki, il cui simbolo ricordiamo essere presumibilmente il caduceo, il serpente, a imporre al fratello Enlil l'esclusione di Yahweh (forse figlio di Enlil?) dall'assegnazione di popoli e terre, di nazioni, dopo il Diluvio.

Enki come Thoth o come Prometeo, portatore del 'sacro fuoco', ovvero portatore di luce...

Completate voi l'equazione...

... E traetene le conclusioni del caso.


La parola gnosticismo ai nostri tempi non è molto diffusa. Ben più comune è infatti il suo contrario, agnosticismo. Agnostico letteralmente significa ignorante, che non conosce, e per estensione ateo, senza alcuna fede. Eppure lo gnosticismo è più antico. All’opposto degli agnostici, essi sono conoscitori. Gnosis infatti in greco significa conoscenza. Gli gnostici sono vissuti maggiormente durante i primi tre-quattro secoli dell’era cristiana. Molti di loro si consideravano cristiani o giudei o appartenenti agli antichi culti egizi, babilonesi, greci o romani. La loro non era una setta o una nuova religione ma si trattava di persone che avevano in comune la convinzione che la conoscenza diretta e personale della verità dell’esistenza è lo scopo supremo della vita umana.

Questa conoscenza della verità, o gnosi, non è razionale o scientifica e nemmeno filosofica, ma è una conoscenza che nasce dal cuore in modo intuitivo e per questo è chiamata nel Vangelo della Verità Gnosis kardias, o conoscenza del cuore. La fede quindi non è cieca accettazione di un dogma ma illuminazione e trasformazione interiore, un processo psicologico profondo.

Gli gnostici non negavano la verità di Gesù e neanche le leggi divine, visti come mezzi per arrivare ad una verità che, una volta ottenuta, non avrebbe avuto bisogno di leggi o di fede. Come per la moderna psicologia, per loro la teologia e l’etica sono tappe nel cammino verso la conoscenza di se stessi.

È facile immaginare come questa attitudine che richiedeva all’uomo l’esercizio della sua piena libertà sia stata osteggiata, repressa e condannata come eresia dalle religioni ortodosse. I testi di teologia ancora oggi si riferiscono agli gnostici come la prima e la più perniciosa di tutte le eresie. L’imperatore Costantino e i suoi crudeli vescovi praticarono il genocidio contro gli gnostici. A questo primo olocausto purtroppo ne seguirono altri. L’ultima grande esecuzione risale al Rogo di circa 200 gnostici nel 1244 nel castello di Montsegur in Francia. Ebrei e Cristiani hanno odiato e perseguitato gli gnostici con persistente determinazione.
Vediamo di capire il motivo di tanto odio.

Gli gnostici si differenziavano per la loro attitudine verso il mondo. Essi rifiutavano il denaro, il potere, il governo, la famiglia, le tasse e tutte le obbligazioni a cui un membro della società è sottoposto, rifiutando così l’intero sistema. Ritenevano che la vita umana non possa esaurirsi all’interno delle strutture rigide della società. Nessuno perviene alla sua verità essendo quello che la società vuole che sia o che faccia. In realtà, famiglia, società, chiesa, professione, politica, etica e comandamenti, nessuno di essi conduce al benessere vero dell’anima, ma al contrario spesso queste sono proprio le trappole che ci tengono lontani dalla vera spiritualità.

Possiamo immaginare dunque il motivo per cui è stata considerata a lungo l’eresia più perniciosa, perché non riconosce nessun potere terreno e si basa su intuizioni che possiamo sentire solo col cuore.
Lo gnosticismo non mira a una trasformazione del mondo ma di se stessi e della propria attitudine verso il mondo. Se vogliamo ottenere la Gnosi, la conoscenza del cuore che rende libero l’essere umano, dobbiamo liberarci prima del falso cosmo creato dalla nostra mente condizionata.

Ma per capire meglio dobbiamo analizzare, seppure brevemente, i cardini dello gnosticismo.
Per gli antichi gnostici l’essere umano non è solamente una creatura fatta di materia, mente ed emozioni ma ha anche una terza componente che essi chiamano pneuma, cioè spirito. È grazie al risveglio e al cammino di questa componente che inizia il processo di Gnosi.

Questa componente spirituale non si esprime attraverso dottrine o dogmi ma attraverso l’uso di mitologia e simboli nei sogni, nelle visioni e negli stati alterati della coscienza. I simboli rivelano un cammino di sviluppo psicologico o spirituale.

Secondo gli gnostici la condizione dell’essere umano è determinata essenzialmente da due stadi: la discesa dell’anima umana dal mondo di luce, avvenuta nel passato, e il suo destino che è il ritorno a quel mondo di luce perduto.

Come molte religioni o quasi tutte, gli Gnostici affermano che l’essere umano ha perduto la sua condizione di interezza e felicità e si è trovato a vivere in un mondo in cui regnano il male e la sofferenza. Ma a differenza delle altre religioni la colpa di questa caduta non dipende dall’uomo ma dal creatore. Sappiamo che il creatore viene chiamato dagli gnostici Demiurgo, o architetto, perché non è il vero dio e proprio da questa interpretazione della deità e da ciò che ne deriva nasce il blasfemismo degli gnostici .

Nella visione gnostica il vero Dio non è il creatore dell’universo , ma “emana” da se stesso la sostanza di tutto quello che c’è nel mondo, visibile e invisibile. Tutto è Dio, perché tutto consiste della sostanza di Dio.

Gli Eoni sono delle divinità intermediarie che esistono tra gli esseri umani e il vero Dio, sono in realtà emanazioni di Dio. Gli eoni erano spesso rappresentati in coppie maschio/femmina dette sizigie. Nel loro insieme, essi costituiscono il pleroma, la “regione della luce.” Quando un eone chiamato Sophia “emanò” senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore, una coscienza imperfetta, un essere che divenne il creatore del Kosmos, la materia e la psiche, che egli creò ad immagine del pleroma ma in modo imperfetto. Questo essere, ignaro delle sue proprie origini, crede di essere l’unico vero dio, ma è solo il demiurgo.

L’essere umano rispecchia il dualismo del mondo: in parte è fatto dal falso creatore demiurgo ed in parte ha la luce del Vero Dio. Ha una componente fisica e psichica, e una spirituale, una scintilla divina, di cui generalmente gli esseri umani ignorano l’esistenza, imprigionati come sono nel mondo materiale e delle emozioni. La morte libera la scintilla divina dalla sua prigione ma se non c’è stato un lavoro di gnosi è probabile che l’anima si rincarni in un altro corpo. Allo stesso modo, nel corso della storia, gli esseri umani evolvono dall’essere schiavi del materialismo alla libertà spirituale, tramite l’etica della religione.

Gli esseri umani dunque sono intrappolati in un mondo fisico dalla ignoranza delle loro vere origini, della loro natura essenziale e del loro destino. Dei Messaggeri di luce provengono dal Vero Dio per assistere gli uomini in questo processo di Gnosi. Alcune di queste figure più importanti sono Seth (terzo figlio di Adamo), Gesù e il profeta Mani. La maggior parte degli gnostici considera Gesù come la principale figura di salvatore.

Gesù non salva dal peccato ma dall’ignoranza che è causa del peccato. Gesù porta la conoscenza, la Gnosi del vero Dio. Non è tramite la sua crocifissione che Gesù porta la salvezza ma semplicemente con il suo insegnamento e con la sua vita. Il processo di conoscenza comunque rimane individuale, perché ciascun individuo arriva alla sua salvazione attraverso il suo personale cammino. Il compito dei messaggeri di luce è soltanto quello di risvegliare la scintilla divina. Gli gnostici rifiutavano anche l’etica o la moralità come un sistema di regole da seguire imposte dall’esterno, perché le regole sono del demiurgo e servono i suoi propositi. La moralità deve nascere da se stessi, dalla propria illuminazione.

Questi concetti, ripresi dal Teosofismo, dalla psicologia di Jung e dalla cultura degli anni 60 e 70, sono ormai entrati a far parte del nostro tempo. Ci sono anche molte analogie con il buddismo e la stessa religione cristiana. Ma in particolare Jung ha contribuito alla corretta interpretazione dello gnosticismo e alla sua diffusione nella cultura del nostro secolo.

Jung afferma un vecchia credenza gnostica quando dice che l’Io deve diventare pienamente cosciente della sua alienazione dal Sé prima di poter ritornare a uno stato di comunione con l’inconscio.

Come Jung gli gnostici non rigettano necessariamente il mondo, che essi riconoscono come uno schermo su cui il Demiurgo della mente proietta il suo sistema ingannevole. Come molte delle persone sensibili e meditative vissute in tutte le ere gli gnostici cercarono la verità dentro se stessi. Molti si ritirarono in comunità o diventarono eremiti, altri continuarono a vivere all’interno della società pur non riconoscendola come portatrice della verità, esattamente come avviene oggi.

Barbara Hannah, collega di Jung ricorda che lo psicoanalista le aveva detto a proposito degli Gnostici di sentirli come un gruppo di amici che lo capivano. Fin da ragazzo Jung amava Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, vicino alle idée gnostiche. Schopenhauer enfatizzava la sofferenza del mondo e il Creatore per lui non era tutto bontà o tutta saggezza, né il cosmo era una perfetta armonia, e la volontà creatrice del mondo era cieca e imperfetta.

È stato grazie all’influenza di Jung che si è potuti arrivare alla pubblicazione della raccolta più grande di testi originali Gnostici mai scoperti nella storia, il Codice Nag Hammadi.

I testi gnostici erano stati dati al rogo come eretici e si pensava che non ne esistesse più alcuna traccia, finché lo scozzese James Bruce scoprì in Egitto degli antichi frammenti di papiro contenenti delle scritture. In seguito nel 1945 un contadino egizio, scavando nelle vicinanze della montagna di Jabal al- Tarif vicino al Nilo, nell’alto Egitto, rinvenne una intera collezione di codici gnostici. Apparentemente facevano parte della biblioteca del complesso monastico fondato in quella zona da Pacomio, monaco Copto.

Di fondamentale importanza per dare al ritrovamento dei codici l’attenzione che meritava fu proprio l’interesse da parte di Jung e del suo collaboratore prof. Gilles Quispel, che ne curò la traduzione e la pubblicazione . Infatti Quispel acquistò uno dei codici a Brussel e ne cominciò la traduzione. Il codice fu chiamato Codice Jung e fu presentato al suo Istituto a Zurigo in occasione del suo 80° compleanno. Fu così il primo tra i ritrovamenti di Nag Hammadi ad essere reso disponibile agli studiosi.

Così come lo gnosticismo la psicologia di Jung si fonda sull’interpretazione dei simboli mitologici e dei sogni come espressione delle esperienze interiori. Quando nel 1940 gli fu chiesto se lo Gnosticismo fosse filosofia o mitologia rispose che gli Gnostici in realtà hanno a che fare con immagini vere, come sono vere quelle che anche ai tempi moderni possono scaturire in persone che vivono esperienze psicologiche profonde. Gli gnostici a suo parere esprimevano immagini archetipali che esistono al di là del tempo e delle circostanze storiche.

In termini di psicologia Junghiana possiamo dire che essi perseguivano più di ogni altra cosa l’esperienza della pienezza dell’essere e davano espressione alle loro esperienze nel processo di individuazione con un linguaggio poetico e mitologico.

Così facendo tiravano fuori del materiale psichico molto significativo e ispirante, anche il contenuto dell’inconscio collettivo e le varie forze e immagini archetipali.

Jung non si dichiarò mai Gnostico come seguace di un credo, così come non si dichiarò mai seguace di alcuna particolare religione ma indubbiamente era molto vicino allo gnosticismo e contribuì alla sua interpretazione.

Vedeva nello gnosticismo l’espressione della battaglia universale dell’uomo per ritrovare la sua pienezza, concetto molto vicino alle sue teorie psicoanalitiche. L’individuazione, o il processo di trasformazione interiore si basa, come per gli gnostici, non sulla fede in qualcosa di esterno ma su una esperienza interiore della psiche, che è la fonte di ogni vera conoscenza.

Secondo Jung il materiale inconscio dell’essere umano rivela l’esistenza di un potenziale spirituale più alto, fonte di intuizione, e nell’uomo c’è anche la spinta a trovare la pienezza dell’essere e accedere a quel potenziale spirituale.

Prima della comparsa del processo di gnosi o di individuazione l’anima umana è dominate da molte forze cieche e stupide (proiezioni e compulsioni inconsce, come il Demiurgo e gli Arconti degli gnostici).

L’analogia con Jung risulta evidente se pensiamo all’Io umano alienato, l’Io cosciente che si è allontanato dall’originaria interezza dell’inconscio, ed essendo inconsapevole delle sue radici nell’inconscio stesso, tuttavia avvertendo dentro di sé la pulsione costante al ritorno alla condizione di una felicità perduta, ricrea un mondo attorno a sé con le sue proiezioni inconsce.

Come il demiurgo gnostico l’Io alienato, cieco e arrogante, proclama che non esiste altro dio al di fuori di se stesso. Crea il suo proprio cosmo non tenendo conto della verità superiore, e per tale ragione il cosmo non può che essere falso e parziale.

Per gli gnostici il processo di conoscenza della verità superiore avviene tramite la sofferenza. La psiche deve concedersi l’esperienza del buio, della paura e dell’alienazione. Infatti anche per Jung il processo di individuazione ha come prima fase il confronto con la parte del proprio inconscio definita Ombra.

Non si tratta di pessimismo fine a se stesso. Per gli gnostici il pessimismo cosmico, cioè il riconoscimento del male nella vita del cosmo verrà compensata dalla liberazione dell’anima dalle tenebre, dall’oppressione e dall’ignoranza, e dal suo ritorno nell’unione con il Pleroma. Questo può essere paragonato al Sé di Jung. 

Questo Sé, la pienezza dell’essere, è unico per ogni individuo e è raggiunto principalmente con l’integrazione dell’Io con l’inconscio e con l’integrazione degli opposti, come luce e buio, maschile e femminile, bene e male, all’interno della psiche dell’individuo stesso.

La prova più evidente dell’orientamento gnostico di Jung è comunque il suo lavoro Sette sermoni ai morti. Qui Jung sceglie proprio Basilide di Alessandria, maestro religioso dello gnosticismo cristiano primitivo, come autore dei sermoni, e usa con precisione termini come Pleroma e Abraxas per simbolizzare degli stati psicologici e il suo concetto di processo di individuazione.

Infine Jung si è occupato di alchimia, uno dei rami più importanti di quella che talvolta è stata chiamata tradizione Pansofica o teosofica. Secondo Jung questa tradizione ha assunto molte forme nel corso dei secoli ed era stata ripresa nel diciannovesimo secolo dal movimento teosofico creato da Elena Blavatsky. Anche l’Alchimia era stata una manifestazione della tradizione gnostica. Jung riconobbe una forte similitudine tra il processo di trasformazione simbolizzato dagli gnostici come il viaggio dell’anima attraverso le regioni eoniche e il simbolismo di Paracelso della trasfigurazione della vile materia nell’oro.

In conclusione possiamo dire che Jung è stato uno gnostico in quanto vero conoscitore della psiche umana, che ha fatto della conoscenza la ragione della sua vita, e perché ha ripreso in chiave moderna i contenuti dello gnosticismo dei primi secoli dell’era cristiana, interpretandoli nel loro simbolismo e introducendoli nella vita comune attraverso la sua visione della psiche umana.

LUCIFERISMO

Nella tradizione gnostica Lucifero non è identificato con Satana, il diavolo cristiano. Lucifero è il Dio della luce, il portatore di saggezza e conoscenza. Il luciferismo, talvolta chiamato satanismo, è un modo di usare l’oscurità per ascendere verso la luce.

Lucifero è l’immagine del vero Dio che è stato imprigionato nella materia per renderla perfetta. È la “stella del mattino”, l’ultima stella ad essere visibile prima dell’alba. Non è propriamente una stella, ma il pianeta Venere. Satana è un altro nome talvolta attribuito al demiurgo e agli arconti, divinità inferiori che creano le regole.

Per capire il luciferismo gnostico occorre capire il dualismo gnostico. Il principio di dualismo si fonda su una considerazione di base: se tutto è Uno, non può esistere una parte senza il suo opposto. La luce esiste proprio in relazione al suo opposto, il buio. E così bene e male, maschile e femminile e tutte le coppie di opposti.

Inoltre tutti gli stati dell’essere esistono contemporaneamente.

Le rocce e gli alberi pur esistendo nel mondo del dualismo non hanno la stessa forma di autocoscienza degli esseri umani e degli animali. Questo è lo stato della separazione inconscia. Gli esseri umani e la maggior parte degli animali hanno coscienza di essere individui, cioè di essere “divisi”. Questo è lo stato della separazione cosciente. Ci sono anche coloro che sono coscienti pienamente che tutto è Uno, che tutto quello che fa parte dell’esistenza è solo un aspetto e manifestazione del “Vero Dio”, compresi se stessi. Per loro il mondo è perfetto e in armonia. Questo è lo stato dell’Unità cosciente. Uno di questi esseri è il Cristo.

Anche il concetto di Cristo è diverso per gli gnostici. Gesù fu una figura storica vissuta 2000 anni fa, mentre il Cristo è sempre presente. Gesù manifestò pienamente il Cristo. Cristo è identico a Lucifero: è un portatore di luce, ma si differisce per il fatto che egli è diventato pienamente cosciente. Non è più imprigionato dalle limitazioni della materia, non è più soggetto alla morte e alle reincarnazioni, e aiuta gli altri a raggiungere questo stato.

Attraverso il risveglio del Lucifero interiore, la morte può essere superata e il Cristo incarnato. In una sola vita si può raggiungere l’illuminazione riconoscendo l’illusione del tempo e della separazione.

Un altro mito connesso alla conoscenza come fonte di salvezza è quello di Prometeo.

Prometeo rubò il fuoco degli dei per portarlo al genere umano. Per punizione fu incatenato ad una montagna e ogni giorno un’aquila veniva a mangiare il suo fegato. Alla fine Ercole uccise l’aquila e liberò Prometeo.

Dal punto di vista gnostico Prometeo come Lucifero, ossia l’immagine del Vero Dio, è imprigionato nella materia ma continua nel suo scopo di portare la luce. L’aquila è il simbolo della forza sessuale usata per tenere l’uomo intrappolato alla materia. L’uccisione dell’aquila non significa dover rinnegare la sessualità o la materia, ma esprime semplicemente la necessità che spirito e materia siano uniti e che la materia riconosca la spiritualità perché avvenga il processo di conoscenza.

Ed ancora, Lucifero viene spesso rappresentato come un serpente, in questo caso considerato simbolo di conoscenza. Infatti Lucifero, nella forma di serpente, offrì a Adamo ed Eva il frutto proibito della conoscenza e mostrò loro che il creatore Satana li aveva intrappolati in un mondo miserabile di materia e sofferenza . Per gli gnostici dunque il serpente non è il demonio che li tenta verso il peccato ma è la fonte della conoscenza della verità. Per loro l’intera creazione, frutto del Demiurgo o Satana, è falsa e ingannevole, un tentativo fallito di imitare il Pleroma e il vero Dio. Il demiurgo impedisce all’essere umano il contatto con la sua realtà più vera, con il mondo superiore, il Dio Vero. Il demiurgo ha intrappolato l’anima umana in una forma terrena che la condanna ad un ciclo di sofferenza senza fine, attraverso il ciclo della reincarnazione. Ma Lucifero, l’Angelo della Luce, con grande sacrificio discende in questo inferno satanico per dare il frutto della conoscenza all’uomo e aprirgli gli occhi in modo da ricordargli la sua origine divina. Con la conoscenza l’essere umano è capace di rompere il ciclo della morte e della rinascita e di ascendere al Pleroma per l’eternità.

Per gli gnostici l’Inferno è proprio questa vita terrena, non un luogo al di là, un luogo di punizione esterno. Il demiurgo ha creato l’idea dell’inferno dopo la vita come luogo di punizione per coloro che gli disobbediscono durante la vita terrena. Infatti la funzione della religione come sistema di regole da rispettare pena la punizione divina è diventato nel tempo un sistema di controllo dell’essere umano che impedisce la sua libertà e la conoscenza del vero.

Per gli gnostici il cammino della conoscenza passa per la sofferenza, per l’inferno. Anche per Jung è così. Pensiamo al processo di individuazione. L’incontro con l’Ombra, la parte oscura di noi stessi dove risiedono tutti gli aspetti della nostra personalità che abbiamo rimosso o rifiutato perché considerati inaccettabili dal punto di vista etico o sociale, è il primo passo del processo di individuazione e sebbene sia molto doloroso scontrarsi con il proprio opposto, con la propria dualità, con il proprio diavolo, integrare l’ombra nella propria coscienza è fondamentale.

La sofferenza può essere la spinta che preme la psiche verso un processo di integrazione o di individuazione. Se sappiamo ascoltarla e lavorarci sopra la sofferenza è davvero la luce che ci porta verso l’illuminazione. Lucifero può essere davvero l’angelo della notte.

Il cammino verso l’individuazione non è affatto facile. Richiede innanzitutto la consapevolezza della limitatezza e falsità dell’Io. Anche per il buddismo l’Io è la fonte di tutte le sofferenze, perché è un’idea astratta creata dalla mente per aiutarci nella lotta alla sopravvivenza ma che allo stesso tempo divide, separa, si “attacca” alle cose e al piacere, “desidera” in un turbinio senza fine e è la fonte di tutte le sofferenze.

Ci sono elementi comuni a tutte le religioni ed è bene lavorare su ciò che si ha in comune piuttosto che su quello che ci divide. Comune è l’idea che la sofferenza dell’uomo deriva dal suo senso di divisione da Dio, che è tutto, eterno, immutabile, divino. In molte religioni l’essere umano lotta per superare la divisione e ritornare a Dio.

Poiché il mondo che l’essere umano vede all’esterno è una proiezione di ciò che è dentro di sé l’allegoria dello gnosticismo ci aiuta a capire la psiche umana.

Mentre le piante e i minerali non hanno senso di divisione dal tutto ma una inconscio senso di appartenenza al tutto e non hanno un senso di individualità, gli esseri umani e molti animali sono coscienti di essere divisi o individui, o almeno credono di esserlo. Nell’essere umano l’Io è il demiurgo, un Io alienato che ha perso il contatto con il suo inconscio personale e quello collettivo, che si sente separato ma arrogantemente pensa di essere perfetto. Il mondo da lui percepito con gli occhi della mente è però imperfetto e causa di sofferenze. 

Non avendo più la coscienza della sua natura divina e della sua appartenenza al tutto è intrappolato nella materia.

La separazione stessa dal tutto è la sua primaria causa di sofferenza.

L’Io stesso è però l’eroe che sente la spinta verso la conoscenza, che desidera ritrovare la luce, la completezza e l’integrazione e perciò comincia il suo viaggio verso l’individuazione. La sua prima conquista è “aprire gli occhi” e accorgersi dei suoi limiti.

Per far ciò deve superare le barrire della mente, perché la mente separa e divide, condanna e crea pregiudizi. La mente è uno strumento meraviglioso, ma a volte è limitata, imperfetta, ripetitiva. Nonostante questo, abbandonare la mente ci porta verso l’irrazionalità e la pazzia. La mente è uno strumento prezioso che elabora, include, trasforma.

L’impresa è la conoscenza di se stessi, lavoro che porta a rendere cosciente parte dell’inconscio. L’Io non scompare, non viene distrutto, ma rivolge la sua attenzione alle profondità dell’inconscio e con esso si integra. La coscienza si allarga.

La gnosi o l’illuminazione, come nella tradizione buddista, è il momento in cui l’uomo scopre il Buddha in sé, in cui entra nello stadio di una cosciente riunificazione, supera le barriere della divisione e arriva ad una integrazione totale dell’inconscio nel conscio. Realizza così la sua origine divina e l’integrazione della materia con lo spirito.

Come diceva Jung oggi il pericolo maggiore per la sopravvivenza della specie umana e della Terra è rappresentato proprio dall’uomo, che non si conosce, non sa chi è né cosa vuole.

Il cuore è capace di connettersi con l’infinito, il cuore conosce la saggezza. Forse è arrivato il momento di prestargli più ascolto e cominciare la nostra personale Gnosis Kardias.


Semeyaza e i Vigilanti

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Non molti lo sanno, ma le grandi battaglie tra angeli e diavoli tramandateci dai testi antichi sono almeno due: quella più nota, descritta nell’Apocalisse di Giovanni, dove spiccano i due condottieri avversari, l’arcangelo Michele e Satana (il dragone), e quella meno nota riportata nel Libro di Enoch (“Enoc etiopico”). Poiché la prima già appartiene all’immaginario comune, ci soffermeremo di più sulla seconda. Il Libro di Enoch è, per il Cattolicesimo, un testo apocrifo, cioè non riconosciuto tra i libri canonici. Non è così per i cristiani copti, che lo ricomprendono nel loro canone liturgico.

In esso si narra la discesa dal cielo degli Irin, termine ebraico che sta per Guardiani o Vigilanti, sul monte Hermon in Palestina. Guidati dal loro capo Semeyaza, erano duecento. Tra i colonnelli di Semeyaza il più potente era Azazel. Questi angeli, cui era demandato il compito di vegliare sull’umanità, decisero di unirsi carnalmente alle donne terresti e di trasmettere un bagaglio di conoscenze ai nostri antenati. Similmente a quanto accadde a Prometeo, essi vennero puniti in quanto non era permesso loro fare nessuna delle cose che fecero. Soprattutto, dalla loro unione con le donne nacquero i Nefilim (o Gibborim), esseri giganteschi che iniziarono a devastare il mondo provocando l’ira divina. Gli angeli rimasti fedeli al Signore calarono dunque in guerra contro i fratelli che si erano mischiati con i mortali. L’arcangelo Raffaele sfidò in singolar tenzone Azazel e lo gettò nelle tenebre del deserto di Dudael, Michele annientò invece Semeyaza e gli altri Vigilanti incatenandoli sotto le colline della terra, fino al giorno del giudizio. Gabriele fu inviato contro i Nefilim. In seguito, Dio mandò il Diluvio per mondare ogni nefandezza. Echi di questi eventi si ritrovano nell’apocrifo Libro dei giubilei, nei Rotoli del Mar Morto e perfino nella Genesi (6;2,4), mentre i Vigilanti sono menzionati in Daniele (4;10,14,20).

Un corpus tradizionale, quello sopra accennato, che individua in primis nella lussuria il peccato angelico, a differenza dell’altra caduta, quella di fatto legata all’Apocalisse, in cui i peccati furono di superbia verso Dio e di invidia verso l’Uomo. Due cadute distinte che, però, non escludono alcuni paralleli: Semeyaza sarebbe Satana e Azazel Lucifero. Contro questa ipotesi sta l’ormai acclarata, dalla dottrina, identità tra Lucifero e Satana, la stessa creatura indicata con nome differente prima e dopo l’aver perduto la gloria (“Portatore di luce” prima, l’”Avversario” dopo). 

Eppure la stessa tradizione giudeo-cristiana narra che non tutti i Vigilanti si accoppiarono con donne umane: alcuni non peccarono inizialmente ma si rifiutarono poi di punire i propri fratelli, restando neutri durante la battaglia che scaturì per volere divino. Per tale ragione a essi fu imposto un compito faticoso: recuperare e conservare la pietra divelta dalla fronte di Lucifero durante la sua caduta, pietra in seguito lavorata e tramandata ad ordini cavallereschi mortali, meritevoli di tanto oneroso onore. La pietra era il Graal. Ne accenna addirittura René Guénon nel suo Simboli della Scienza sacra (1962) a proposito del lapsit exillis, citato da Wolfram von Eschenbach nel Parzival. 

Ecco che s’instaura una relazione tra Vigilanti e Lucifero, fondendo così due storie altrimenti diverse. In ogni caso i “buoni” sono sempre gli arcangeli. La Bibbia cattolica ne cita tre, Michele, Raffaele e Gabriele, ma riporta pure ch’essi erano sette (Tobia 12;15). I testi veterotestamentari apocrifi, nonché altri scritti religiosi, hanno tramandato i nomi degli altri quattro di volta in volta differenti, sì da ricavarne una moltitudine: Uriel, Phanuel, Barachiel, Sealtiel, Raguel, Suriel… 

Le correnti esoterico-religiose hanno prodotto nei secoli elenchi diversi di angeli a proprio uso e consumo. L’angelologia è una materia vasta e seria che qui si è solamente sfiorata, confidando di aver però stimolato il lettore interessato ad affrontar da sé studi più estesi.

I Murales dell'Aeroporto di Denver

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Esiste una costruzione sul nostro pianeta che chi ha avuto la possibilità di visitare non ha esitato a definire ‘inquietante’: parliamo dell’Aeroporto Internazionale di Denver. 

Si tratta di uno degli aeroporti mondiali più grandi e più importanti del mondo, eppure qualcosa di sinistro inquieta coloro che sono costretti a fare scalo tra un volo e l’altro.

pietra-angolare-denver-00.jpg

A lasciare perplessi i passeggeri sono gli oscuri murales che decorano l’aeroporto e gli evidenti simboli massonici sparsi per tutto l’edificio. Inoltre, il blogger Simon Owens parla di corridoi che non portano da nessuna parte, segnali che si indicano a vicenda e controlli di sicurezza che sembrano svanire nel nulla quando ci si avvicina.

In verità, sin dalla sua costruzione, l’aeroporto è stato al centro di numerose teorie cospirative circa il suo vero scopo, tanto che l’ex governatore del Minnesota, Jesse Ventura, pensa che sia stato costruito sopra una gigantesca rete di gallerie che formano una base segreta per i funzionari del governo in caso di ‘evento apocalittico’.

Altri, invece, sostengono che l’enorme rete di galleria sia una sorta di campo di rieducazione e di annientamento degli indesiderabili che servirà per il consolidamento finale del Nuovo Ordine Mondiale.

Ad ogni modo, come afferma Owens, chi passa per l’aeroporto di Denver avverte che c’è qualcosa di sbagliato in questa megastruttura: qualcuno l’ha definita la ‘Cattedrale degli Illuminati’, piena si simboli occulti e riferimenti alle società segrete.

Ciò che colpisce in maniera più diretta è la struttura in se, la ‘Pietra Angolare Massonica’, il ‘Cavallo dell’Apocalisse’ e gli inquietanti murales dipinti da Leo Tanguma. Vediamole nel dettaglio.

Il Denver International Airport (DIA) è l’aeroporto più grande degli Stati Uniti costato la bellezza di 4,8 miliardi di dollari. Tutto ciò che riguarda questa strana struttura aeroportuale è stato meticolosamente pianificato e tutto è lì per un motivo.

Le opere d’arte che dovrebbero abbellire la struttura non sono un’accozzaglia di strani disegni realizzata da persone con cattivo gusto, ma una collezione coerente di immagini simboliche che riflettono la filosofia, le credenze e gli obiettivi dell’èlite illuminata globale. La stessa struttura ha sollevato numerosi interrogativi sul vero scopo della sua costruzione.

L’aeroporto è stato costruito nel 1995 su un’area di 140 chilometri quadrati! Nonostante Denver già avesse un aeroporto perfettamente efficiente (Stapleton), si decise di costruire lo stesso la grande struttura e di chiudere quella esistente, così da evitare qualsiasi tipo di concorrenza.

Il fatto strano è che il nuovo aeroporto ha un numero minore di varchi e di piste rispetto a quante ne aveva Stapleton, eppure la superficie del nuovo aeroporto è decisamente più grande; tant’è vero che buona parte dell’area risulta inutilizzata. La motivazione ufficiale è che lo spazio in eccesso può essere utilizzato nel caso di un’espansione futura.

Il costo iniziale della bestia era di 1,7 miliardi di dollari, ma alla fine, il costo complessivo dell’opera è lievitato fino a 4,8 miliardi di dollari, una cifra oscenamente fuori budget.

Secondo i media statunitensi, quello di Denver è “uno degli aeroporti più scomodi d’America” ed è impossibile incontrare un cittadino americano che sia contento, o almeno non furioso, di quanto costruito.

Pare che l’aeroporto sia stato costruito su una zona fortemente ventosa, tanto da venir spesso chiuso al traffico aereo o a da ritardare spesso i voli. Eppure, l’aeroporto doveva essere costruito proprio lì. 

Alcuni maligni dicono che la ragione per cui è stato costruito senza nessuna interruzione, nessun risparmio e con tempi tanto lunghi, è perchè l’aeroporto, in realtà, è la parte visibile di una gigantesca base sotterranea segreta. Gli stessi maligni segnalano una serie di stranezze che autorizzerebbero a pensare al peggio:

anche se la zona di costruzione è sostanzialmente piatta, dal sito sono stati asportati più di 110 milioni di metri cubi di terra (circa un terzo della quantità che fu rimossa per la creazione del Canale di Panama), molto più di quanto era necessario: da qui nasce il sospetto delle costruzioni sotterranee;

l’aeroporto dispone di una rete in fibra ottica per le comunicazioni lunga 8500 chilometri di cavi (per fare alcuni confronti: il Nilo è lungo 6671 chilometri; la distanza tra la costa orientale e quella occidentale degli Stati Uniti è pari a 4800 chilometri);

il sistema di rifornimento è in grado di pompare 3800 litri di carburante al minuto, attraverso una rete di pompe lunga 28 chilometri; l’aeroporto custodisce 6 serbatoi di carburante con una capacità ciascuno di circa 10 milioni di litri, tanto da far esclamare a qualcuno: ‘chi mai potrà avere bisogno di tanto carburante?’;

il progetto originale ha previsto la costruzione di numerosi tunnel sotterranei nei quali possono viaggiare agevolmente dei camion e anche la possibilità di costruire un sistema interno metropolitano; la maggior parte dei tunnel al momento non è utilizzata;

L’insieme di questi dati fa pensare che questa gigantesca struttura può essere molto di più di un normale aeroporto commerciale. Si tratta di una ‘cittadella’ capace di gestire un grandissimo numero di persone e veicoli, portando alcuni osservatori a pensare che possa essere utilizzata come rifugio in caso di cataclisma di proporzioni globali.

In questo senso, anche la posizione geografica sembra essere perfetta in caso di mareggiata distruttiva: ad ovest è protetto dalle mastodontiche ‘Montagne Rocciose‘, una catena montuosa lunga 4800 chilometri, con la vetta più alta rappresentata dal Monte Elbert, guarda caso proprio in Colorado, che tocca i 4401 metri sul livello del mare; mentre ad est la costa è abbastanza distante da non destare preoccupazione.

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Secondo altri, l’aeroporto potrebbe essere utilizzato come ‘Campo di Rieducazione’ in vista del Nuovo Ordine Mondiale. Certo, è impossibile dimostrare queste affermazioni, ma il ricco simbolismo presente nell’aeroporto non fa che alimentare il sospetto.

Innanzitutto bisogna segnalare la presenza di quella che può essere definita la ‘Pietra Angolare’ dell’Aeroporto, cioè la prima pietra simbolica su cui si è costruita tutta la struttura.

Essa si trova in quella che viene definita la ‘Grande Sala’ dell’aeroporto (termine che, guarda caso, viene utilizzato anche in ambito massonico per riferirsi alla loro sala riunioni).

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Il simbolo della Massoneria fa bella mostra di sé sulla pietra, nel rispetto della tradizione massonica che vuole tale simbolo inciso sulla pietra angolare dei nuovi e grandi progetti, come la costruzione della capitale degli Stati Uniti e la Casa Bianca. Dalla pietra parte un braccio di acciaio sul quale è montata una targa che sembra scritta in braille.

Sulla pietra è citata una fantomatica “New World Airport Commission” e poi è spiegato che la pietra è a sigillo di una ‘capsula del tempo’ che contiene messaggi per i cittadini del Colorado e che non potrà essere aperta prima del 2094.

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Inoltre, l’aspetto forse più inquietante di tutti, è la strana targa posata sul pavimento dell’atrio dell’Aeroporto con uno strano simbolo contenente la sigla Au-Ag.

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Le due sillabe possono avere un doppio significato: indicare i simboli chimici dell’oro (Au) e dell’argento (Ag), oppure essere la sigla dell’antigene di superficie dell’epatite B, anche conosciuto come antigene Australia (HbsAg).

Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che il Nuovo Ordine Mondiale possa prendere inizio proprio a seguito di una disastrosa pandemia che decimerà la popolazione mondiale. Sarà una manipolazione genetica di questo antigene a scatenare la pandemia?

[Leggi anche: L'influenza egizia sulla cultura occidentale e la Massoneria]

Ad accogliere i viaggiatori che si accingono a varcare i cancelli dell’aeroporto di Denver troneggia un enorme statua di un cavallo blu con gli occhi infuocati alta quasi 10 metri.

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Impressionano le evidenti venature che emergono dal suo corpo e gli occhi demoniaci che mandano bagliori rossi, altamente inquietanti soprattutto di notte.

I teorici della cospirazione non hanno dubbi nel collegare il Cavallo Blu a quello descritto nel libro dell’Apocalisse nella Bibbia:

E vidi: ecco, un cavallo verde. 
Colui che lo cavalcava 
si chiamava Morte 
e gli inferi lo seguivano. 
Fu dato loro potere 
sopra un quarto della terra, 
per sterminare con la spada,
 con la fame, con la peste e 
con le fiere della terra.
(Apocalisse 6,8)

In altre parole, il cavallo rappresenta la morte che raggiungerà circa un quarto della popolazione terrestre, con le guerre, le carestie e le malattie. Sembra un simbolismo piuttosto forte per chi si accinge a prendere un aereo, soprattutto per le famiglie. Comunque, chi ha visto il cavallo da vicino lo definisce ‘terrificante’!

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Ma arriviamo al tema del titolo del thread - I Murales ‘Profetici’

Sono quattro i murales dipinti da Leo Tanguma che dovrebbero abbellire l’aeroporto di Denver e rappresentare, secondo l’intenzione dell’autore o di chi ha commissionato le opere, pace, armonia e natura.

Ma chiunque osserva i dipinti si rende conto di trovarsi innanzi a delle immagini che mettono inquietudine per gli eventi che rappresentano, facendo pensare di trovarsi di fronte a descrizioni di eventi terribili che potrebbero succedere sul nostro pianeta, quasi come se fossero delle profezie.

Ci sono riferimenti sociali e politici specifici e altri dettagli occulti che sembrano prospettare l’avvento del famigerato Nuovo Ordine Mondiale. Ma vediamo i murales nel dettaglio:

1) “In Pace e Armonia con la Natura”

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Come riporta il sito ufficiale dell’aeroporto, il nome del dipinto è ‘In Peace and Harmony with Nature‘. Davvero? Eppure il dipinto rappresenta una scena terribile: al centro ci sono dei bambini tristi per l’estinzione delle specie animali e vegetali (a sinistra ci sono balene e tartarughe morenti, al centro un leopardo e a destra la testa di un bufalo come trofeo).

Alcuni degli animali sono conservati in teche di vetro, quasi come se in futuro sarà possibile osservarli solo in un museo di storia passata.

Sullo sfondo si nota una foresta in fiamme e ancora più indietro si vede una città avvolta da una mortifera foschia verde, simbolo dell’inquinamento. Uno dei bambini tiene in mano una tavoletta Maya raffigurante la fine della civiltà.

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Il dipinto poi mostra tre persone defunte di diverse etnie: una donna africana, una nativa americana e una europea. Si prospetta la scomparsa di queste etnie? La ragazza sulla destra tiene in mano una Bibbia e ha su di se la stella di Davide a sei punte, il simbolo usato dai nazisti per identificare gli ebrei.

Sembra voler simboleggiare la scomparsa della religione giudeo-cristiana. Uno degli obiettivi della massoneria, da sempre, è quella di eliminare le religioni, in particolare quella giudeo-cristiana.

2) Invocazione della Pace

Tutti i bambini del mondo desiderano la pace e in nome della futura pace mondiale l’elite è disposta a tutto. Infatti, nel murales i bambini portano le armi avvolte nelle bandiere delle proprie nazioni al centro del quadro, dove giace una figura inquietante di un militare addormentato.

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La ‘potenza militare’ assopita dopo la Seconda Guerra Mondiale, sta ora per svegliarsi in nome della pace mondiale e dell’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale: saranno i popoli stessi ad invocare l’uso delle armi per risolvere i problemi della Terra. Importante notare l’arcobaleno che comincia in questo murales e termina in quello successivo.

3) Maschere a Gas

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Il mostro si è svegliato: il terzo Murales è più inquietante di quello precedente. Un’imponente sagoma militare sovrasta il centro del dipinto. Sembra un militare nazista con una maschera antigas. Nelle mani ha un fucile e una scimitarra (simbolo usato molto spesso nella simbologia massonica) con la quale sembra colpire la colomba, simbolo della pace per eccellenza.

Sulla sinistra del quadro c’è una lunga fila di genitori che piangono per la loro dei loro figlioletti. E’ veramente atroce questo dipinto e non si comprende dove sia il messaggio salvifico o di speranza.

Si trova innanzi all’ingresso principale del più grande aeroporto d’America: la figura militare è grande e invincibile, situata al centro dell’azione. Ha riacquistato i poteri che aveva perduto dopo la Seconda Guerra Mondiale: è di nuovo in piena forza e si sta aprendo la strada per la prossima tappa del Nuovo Ordine Mondiale.

I bambini morti sui mattoni nono mostrano segni di violenza: sono semplicemente senza vita, scivolati nel sonno eterno attraverso una qualche arma chimica a gas (per questo il militare è protetto). 

In basso a destra è visibile una lettera con le parole scritte da Hama Herchenberg, un ragazzino di 14 anni morto il 18 dicembre 1943 nel campo di concentramento di Auschiwiz (come scritto nellaparte inferiore della lettera). E’ decisamente inquietante tutto ciò…

4) Nuova pace e armonia con la natura

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Il murales descrive il tempo nuovo dopo il ‘massacro’: ecco la nuova umanità che celebra felice il Nuovo Ordine Mondiale: tutti si rivolgono in venerazione verso la ‘pianta incandescente’ al centro del dipinto, simbolo della unica cultura dominante, dell’unica religione disponibile e dell’unica forma di alimentazione geneticamente modificata: qui siamo a cavallo tra la genetica e la magia!

Per fare un riassunto di quello che vogliono rappresentare i murales:

1) la situazione attuale richiede l’attuazione di provvedimenti seri per sconfiggere inquinamento, estinzione e morte;

2) le popolazioni chiedono l’intervento dei governi ‘illuminati’ per rendere il mondo più vivibile;

3) l’elite prende in mano la situazione per risolvere i problemi che essa stessa ha creato (ma questo nessuno lo deve sapere): un quarto della popolazione sarà cancellata e verrà instaurato il Nuovo Ordine Mondiale;

4) i piani sono riusciti: l’armonia dell’elite e instaurata e in nome dell’uniformismo di massa, si celebra l’avvento dell’Era degli Illuminati.

5) L’ultimo obbrobrio

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In ultimo, in aeroporto è presente questo dipinto che è davvero difficile da interpretare. Ha in sè qualcosa di … alieno! Cosa sono quelle piccole facce che si trovano in alto? Gli alieni ci guardano dallo spazio?

L’èlite al potere è in combutta con una specie aliena che tiene sotto scacco la specie umana? Difficile a dirsi, dato che non si riesce a reperire nessuna informazione sull’opera.

Cosa pensare dell’aeroporto di Denver? Le immagini che abbiamo mostrato non sono semplicemente da archiviare nell’ambito della teoria del complotto, ma sono la celebrazione di un modo di intendere la società, la vita e le persone di un gruppo elitario che governa occultamente i destini del mondo.

La loro filosofia è espressa un questo ‘tempio massonico degli illuminati’ che attualmente funge da aeroporto. Così spiegava Alex Christopher, uno degli autori più prolifici e meglio informati sul Nuovo Ordine Mondiale:

“Tutto il simbolismo dell’Aeroporto Internazionale di Denver esprime chiaramente che si tratta di un centro fondamentale per il futuro controllo del mondo. E’ pieno zeppo di simboli massonici ed è tutto molto spaventoso. Un signore di nome Al Bielek, coinvolto in alcuni progetti governativi molto insoliti, mi ha rivelato che la zona di Denver sarà il centro di controllo occidentale del Nuovo Ordine Mondiale”.

Televisori come Arma per la manipolazione di massa

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Di mezzo ci sono le ESSE ESSE, ma i nazisti questa volta non c'entrano, bensì criminali più pericolosi e subdoli che già quasi controllano economicamente il globo.


Il tema è un altro tabù, strettamente interconnesso all'aerosolterapia bellica realizzata in gran parte del mondo dal governo degli Stati Uniti d'America, a base di scie chimiche imbottite di sostanze tossiche, come ad esempio il bario che rende l'aria più elettroconduttiva.

Si chiama in gergo tecnico “Sistema di Gamma Acustica Silenziosa (SSSS)”. Così magari non dice niente ai più.

Ma se aggiungiamo l’espressione trasmissione tv digitale, qualcuno ricorderà la fretta per espanderla. Chi non rammenta la premura che hanno avuto anche in Italia, nel far sì che in un arco di tempo breve il segnale digitale raggiungesse ogni regione dello Stivale?


Per il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America è il “Sistema di gamma acustica silenziosa, chiamato Squad (squadra, sezione). Nel settore privato questa tecnologia è denominata sistema silenzioso di presentazione subliminale (Silent Subliminal Presentation System).

In materia vengono usati nomi ingannevoli come parlare… cervello… subliminale… silenziosa (Speak Brain Silent Subliminals) per i prodotti basati su SSSS. In qualsiasi modo chiamiate questa tecnologia, SSSS usa un programma subliminale che emette delle onde a frequenze molto alte e potenti (Ultra High Frequency) UHF, inserendo dei messaggi direttamente nel subconscio umano.

È stato perfezionato due decenni fa dal Dipartimento della Difesa U.S.A. ed è stato testato sui soldati dell’esercito di Saddam Hussein durante la guerra del golfo del 1991. E in seguito anche in Somalia. SSSS è un’arma proibita a livello internazionale, sviluppata per una missione particolare: il graduale e totale controllo della popolazione occidentale, ed infine mondiale.

La tecnologia bellica SSSS dello zio Sam è collegata al nuovo sistema digitale tv. Vale a dire: può entrare nella mente della popolazione inconsapevole. Può essere amplificata con tanti dispositivi inclusi H.A.A.R.P. e le torri di GWEN (Ground Wave Emergency). Tradotto: significa centrare l’intera popolazione del pianeta Terra. Il raggio di questa tecnologia attraverso i riscaldatori ionosferici (stazioni fisse e mobili) che sparano onde Elf nella ionosfera, poi rifratte sulla Terra, investono tutte le popolazioni senza distinzioni di confini statali. Il fenomeno sta accadendo sotto i nostri occhi distratti e penetrando nelle nostre menti, tranne che in quelle dei negazionisti, appunto dementi irreversibili.

Ma l’aspetto più pericoloso di SSSS è di non essere identificabile da chi è preso come bersaglio, perché esso trasmette il suo programma direttamente nel cervello umano tramite il senso dell’udito, delle frequenze non percepibili come suono. Ognuno di noi sul pianeta è sensibile al controllo della mente da SSSS. Le onde UHF possono essere trasmesse su lunghe distanze da fonti lontane e possono attraversare muri e oggetti come se non ci fossero, Le frequenze usate per la trasmissione TV si dividono in due gamme: VHF (Very High Frequency: frequenze molto alte) e UHF (Ultra High Frequency: frequenze ultra alte). SSSS è stato progettato per usare le UHF come onde portanti.

Comunque la cosa più insidiosa è il fatto che collegando degli schemi di un elettroencefalogramma (EEGs) di un individuo a dei super computers, questi possono essere digitalmente alterati ed archiviati per essere ritrasmessi via digitale UHF. Questo super computer può identificare ed isolare dal cervello gruppi di emozioni a bassa ampiezza, sintetizzarli ed archiviarli su un altro computer. In altri termini, studiando le caratteristiche delle onde cerebrali che si verificano quando un soggetto sperimenta un’emozione particolare, gli scienziati hanno identificato il modello di onda (frequenza) concomitante del cervello. Così possono adesso duplicarlo. Questi gruppi di emozioni firmati e modificati possono essere trasmessi da frequenze portanti come le UHF direttamente al cervello. Dove questi vettori silenziosi possono innescare la stessa emozione in un altro essere umano. In altre parole se il gruppo di emozioni trasmette un sentimento di disperazione, questo sarà direttamente alimentato nel cervello (cavia) tramite onde radio invisibili.

Il meccanismo che altera la mente si basa su una tecnologia portante subliminale: Spread Spectrum silenzioso suono (SSSS). È stata sviluppata da Oliver Lowery di Norcross, Georgia, ed è descritta nel brevetto US # 5.159.703, “Silent Subliminal Presentation System”, datata 27 ottobre 1992. Nell’abstract del brevetto è scritto:
«Un sistema di comunicazione silenzioso in vettori non-fonetiche, nell’intervallo molto basso o molto alta frequenza audio o nell’adiacente spettro di frequenza ultrasonica sono in ampiezza o frequenza modulate con l’intelligenza desiderata e propagate acusticamente o vibrazionalmente, per incentivo in cervello, tipicamente attraverso l’uso di altoparlanti, cuffie, o trasduttori piezoelettrici. Le portanti modulate possono essere trasmessi direttamente e in tempo reale o possono essere comodamente registrati e conservati su supporti meccanici, magnetici o ottici per la trasmissione differita o ripetuta a chi ascolta».

Ecco cosa si legge su Revolution (anno 2012) di Dieter Broers, ricercatore in neurologia:
«Uno dei nostri risultati più sorprendenti è stato che le onde cerebrali dei soggetti partecipanti al test possono essere modificate attraverso l’esposizione del cervello alle onde elettromagnetiche. Abbiamo poi scoperto che potremmo anche controllare le onde cerebrali dei soggetti con l’uso di questi campi, per esempio elevando una frequenza cerebrale da 10 Hz a 12 Hz, utilizzando un campo elettromagnetico esogeno di 12 Hz. I campi di forza specifici e i livelli di intensità dei campi di forza inducono delle percezioni che altrimenti possono essere indotte dalla somministrazione di sostanze psicoattive. Un normale campo geomagnetico ci permette di mantenere un normale stato di coscienza vigile, compreso il nostro senso del tempo, mentre un campo geomagnetico gravemente anormale, o l’assenza di un campo magnetico terrestre, provoca degli stati mentali anormali e uno squilibrio del nostro senso del tempo. In altre parole, l’effetto dei disturbi geomagnetici è molto simile a quello dell’assunzione di droghe allucinogene».

Un'altra affermazione disarmante è stata fatta nello studio ON THE POSSIBILITY OF DIRECTLY ACCESSING EVERY HUMAN BRAIN BY ELECTROMAGNETIC INDUCTION OF FUNDAMENTAL ALGORITHMS (anno 1995). L’autore che si riferisce all’atmosfera di Gaia, è lo scienziato M.A. Persinger della Laurentian University:
«Negli ultimi vent'anni (Persinger, Ludwig, & Ossenkopp, 1973) è emerso un potenziale che era improbabile in passato ma che è ora marginalmente attuabile. Questo potenziale è la capacità tecnica di influenzare direttamente la maggior parte dei circa sei miliardi di cervelli della specie umana senza la mediazione delle modalità sensoriali classiche, mediante la generazione di informazione neurale all'interno di un mezzo fisico entro il quale sono immersi tutti i membri della specie».

Gli stimoli subliminali, (“sotto la soglia”), contrariamente a stimoli sovraliminali o “sopra la soglia”, sono tutti gli stimoli sensoriali al di sotto della soglia assoluta della percezione cosciente di un individuo. Nel 2007, come parte della “Ipnosi, innesco subconsciente e branding” 1.400 delegati sono stati esposti al film Picnic con 30 inserti subliminali in un periodo di 90 secondi. Quando fu loro chiesto di scegliere uno dei due marchi di fantasia, Delta e Theta, l’81 per cento di essi scelse il brand suggerito dai tagli subliminali, Delta. Gli stimoli visivi possono essere velocemente flashati prima che un individuo sia in grado di elaborarli, o flashati e poi mascherati, interrompendo così il processo. Gli stimoli uditivi possono essere riprodotti al di sotto del volume udibile, analogamente mascherati da altri stimoli o registrati al contrario in un processo chiamato backmasking.

Jeff Rense in “Educate Yourself” del 22 Dicembre 2008 offre una panoramica di una tecnologia psicotronica segreta del Pentagono conosciuta come Silent Sound Spread Spectrum pienamente operativa dal primi anni ’90:
«Gli effetti fisici, emotivi e psicologici di questa tecnologia furono così gravi che 75.000 e poi altri 125.000 (o più) membri delle truppe irachene uscirono dai loro bunker nel mezzo del deserto, sventolando bandiere bianche e cadendo in ginocchio davanti alle truppe statunitensi, baciando letteralmente gli stivali o le mani ai loro persecutori. Perché avrebbero mai dovuto farlo se questi veterani della guerra in Iran avevano promesso la “madre di tutte le battaglie”? Il 23 Marzo 1991 fu data una breve notizia sotto forma di servizio per un bollettino della ITV News Bureau Ltd, dal titolo La Guerra Psicologica High-Tech arriva in Medio Oriente “Operazione Desert Storm” in Iraq, in cui si scriveva che “un programma incredibile e altamente classificato di psy-ops che utilizza tecniche di ‘Silent Sound’ è stato implementato con successo”.

Subliminalmente, una potente tecnologia era al lavoro. Un sofisticato sistema elettronico ideato per ‘parlare’ direttamente alla mente dell’ascoltatore, per alterare e trascinare le sue onde cerebrali, per manipolare i suoi modelli elettroencefafalografici (EEG) e quindi impiantare artificialmente stati emotivi negativi – sentimenti di intensa paura, ansia, disperazione e senso di impotenza sono stati creati nelle truppe irachene. Esso impianta tali emozioni nelle loro menti».

Mai sentito parlare delle di Torri GWEN? “Sound of Silence” è una parola in codice militare e di intelligence che definisce alcune armi psicotroniche di controllo mentale di massa, ampiamente utilizzata dal “moderno” esercito degli Stati Uniti. Questa arma segreta che altera la mente è basata su una cosa che si chiama tecnologia subliminale a vettore o Silent Sound Spread Spectrum (SSSS). Essa è descritta nel brevetto statunitense n. 5.159.703 – “Silent Subliminal Presentation System” per uso commerciale nel 1992. 

L’abstract del brevetto recita:
«Un sistema di comunicazione silenziosa in cui i vettori non acustici, nella gamma di frequenze molto basse (ELF) o ad altissima frequenza audio (VHF)… si propagano acusticamente o per via vibrazionale, per induzione nel cervello, in genere attraverso l’uso di altoparlanti, cuffie, o trasduttori piezoelettrici».

Questo dispositivo, il “Sound of Silence”, consente l’impianto ingiustificato di pensieri specifici ed emozioni in ignari esseri umani. In breve, ha la capacità reale di trasformare gli esseri umani in semplici marionette nelle mani di alcuni “controllori”, o burattinai.

I televisori di Stati Uniti e Canada sono diventati digitali al 100 per cento (obbligatori dal febbraio 2009 ma ormai siamo costretti al loro utilizzo anche in Europa), implementando il loro uso dei segnali delle frequenze Sound of Silence (al fine di collegare con successo le torri GWEN), che permetteranno il controllo illimitato, completo e massiccio della mente e della coscienza dei popoli. Esistono solide prove che alcuni elitisti progettano di estendere definitivamente la capacità di questa tecnologia H.A.A.R.P. fino a comprendere tutte le persone in ogni continente.

Secondo l’US Air Force (anno 1982), le onde ELF hanno un numero di potenziali usi militari, tra cui:

«il controllo della folla, il controllo della sicurezza delle installazioni militari, e delle tecniche anti-uomo nella guerra tattica – e la produzione di una distorsione percettiva o disorientamento da lieve a grave».

Le prime ricerche in effetti di stimolazione visiva e uditiva subliminali sono esemplificate da US Pat. No. 3.060.795 di Corrigan, et al. 3.278.676 e di Becker. US Pat. No. 4.395.600 di Lundy e Tyler è rappresentativo di successivi sviluppi nelle tecniche di messaggi subliminali di oggi.


Nibiru e l'Origine della "Luna Vagante"

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Ci sono voluti secoli perché la maggioranza degli scienziati concordasse su come andò la creazione della Luna. La versione più accreditata è oggi quella detta dell'impatto gigante, raffigurata in un'illustrazione del numero di luglio della rivista National Geographic. Ma, come ho avuto modo di imparare durante un recente pranzo con Erik Asphaug, scienziato planetario presso l'Arizona State University, la questione è ancora lontana dall'essere risolta.

astronomia,sistema solare

Prima che la teoria dell'impatto gigante guadagnasse popolarità quasi quattro decenni fa, altri tre modelli erano in lizza. Uno sosteneva che la Luna si fosse condensata a partire dalla stessa convulsa nube di polvere che ha creato la Terra, il disco di accrescimento primordiale. Ma questo modello "binario" non spiegava perché la Luna, lungi dall'essere un gemello più piccolo della Terra, sia molto meno densa del nostro pianeta, e senza nucleo di ferro.

Un secondo modello riteneva che la giovane Terra girasse così rapidamente su se stessa che una parte del magma si sarebbe staccato per fissione dalla crosta, gettando quindi un blob gigante nello spazio. Ma il valore di rotazione della Terra e l'orbita della Luna che conosciamo oggi nel dettaglio non si adattano alla cosiddetta teoria della fissione.

Secondo un terzo modello, la gravità terrestre avrebbe preso al laccio la Luna che vagava per il sistema solare. Questo scenario di "cattura" era ritenuto interessante fino a quando gli astronauti della missione Apollo hanno portato le loro rocce lunari a casa. I minerali in esse contenute si sono rivelati simili a quelli del mantello della Terra, e quindi per nulla esotici.

La teoria dell'impatto gigante non incontra nessuno di questi problemi. Quando è stato ipotizzata per la prima volta, nel 1970, questa teoria si inseriva alla perfezione nell'emergente visione della formazione del sistema solare nel suo complesso. Sotto questa nuova prospettiva, infatti, i protopianeti gassosi e rocciosi sono cresciuti all'interno di un disco attorno al Sole giovane, in competizione tra loro per lo spazio, per decine di milioni di anni. In questo quadro le collisioni erano inevitabili.

La Terra, ampliandosi, ha assorbito diversi oggetti delle dimensioni di Mercurio o Marte. Il colpo finale è stato però un impatto così feroce che ha lasciato un ricordo permanente in orbita intorno a noi. Secondo la teoria dell'impatto, la Luna si è formata per lo più a partire dai detriti dalla collisione di un protopianeta roccioso simile alla Terra. E dal momento che, secondo questo modello, il nucleo di ferro del protopianeta è sprofondato e si è fuso con il nucleo della Terra, ecco spiegato perché la Luna è rocciosa, e senza ferro.

Impatto gigante, grandi domande

Sembra una ricostruzione precisa, che è diventata convenzionale sapienza scientifica. "Solo cinque anni fa, questo articolo si sarebbe chiuso qui dicendo che la storia della Luna è stata finalmente ricostruita", dice Asphaug. "Ma non è così".

Oggi gli scienziati concordano sul fatto che qualcosa si sia schiantato contro la Terra per dare luce alla Luna, ma nuove prove hanno messo in dubbio i dettagli della teoria dell'impatto gigante.

Analisi in corso sulle rocce lunari, per esempio, hanno dimostrato che la luna e il mantello terrestre non sono solo simili: sono quasi identici. Elementi come ossigeno, silicio e titanio esistono in diverse varietà, dette isotopi. Le miscele di questi isotopi corrispondono così strettamente nel materiale lunare e terrestre, che è come se la Luna si fosse formata quasi interamente da frammenti di Terra, piuttosto che dai frammenti del protopianeta che l'avrebbe impattata.

Un modo per aggirare questo problema è quello di resuscitare la vecchia idea della fissione, integrandola questa volta con qualche impatto. Piccoli urti ripetuti potrebbero aver dato il via alla rotazione della Terra in espansione, come in una giostra per bambini, finché non ha iniziato a ruotare ogni due ore, una velocità troppo grande per un corpo roccioso di quelle dimensioni. "Sotto quella velocità il pianeta si sarebbe schiacciato", mi ha spiegato Asphaug, facendo roteare un involtino a forma di uovo sopra il tavolo da pranzo.

Un pianeta in furiosa rotazione su se stesso sarebbe stato sottoposto a una tale pressione che un singolo ulteriore piccolo impatto, forse di un corpo appena un decimo delle dimensioni di Marte, l'avrebbe fatto "esplodere", ha continuato a spiegare Asphaug. Un suo collega chiama questo modello Pinto, in riferimento al modello di automobile degli anni Settanta che si dice tendesse a scoppiare in fiamme in caso di semplice tamponamento (a causa del serbatoio posizionato dietro il paraurti posteriore). Seguendo questa teoria, a ogni modo, la maggior parte del materiale lanciato in orbita dopo l'impatto con il "piccolo" corpo celeste sarebbe di provenienza terrestre, e sarebbe così spiegata la composizione chimica della Luna.

Un altro possibile scenario di "toccata e fuga"è la collisione con un corpo più grande e più veloce che ha continuato a viaggiare dopo aver fatto saltare nello spazio enormi pezzi di mantello terrestre; la Luna si sarebbe allora formata a partire da quei pezzi. O forse ancora, la Luna si è formata dal materiale del corpo celeste, ma è stata poi rivestita da uno spesso strato di materiale terrestre rimasto in orbita dopo la collisione.

Una seconda sfida per la teoria dell'impatto gigante è di spiegare perché il lato lontano della Luna è molto più "montagnoso" e con una crosta più spessa rispetto al lato che vediamo noi. Asphaug ha proposto che la Terra abbia avuto per breve tempo un secondo piccolo satellite, che si è fusa come un calco sul lato a noi nascosto della Luna.

"La porta è spalancata, e abbiamo un sacco di idee", ha detto Asphaug. "Probabilmente ci sarà un nuovo momento rivelatore, del tipo 'a-ha, ecco perché' tra cinque anni o giù di lì". 

Ogni volta che sentiamo parlare di "scontri" planetari ci sovviene alla mente il nome di Nibiru... il più noto "pianeta vagante" conosciuto. Ma allora ritornando all'ipotesi, seppur scartata, della Luna 'catturata' dalla Terra, potrebbe essere proprio la Luna il Nibiru che andiamo cercando?! La cui permanenza continuativa nell'orbita terrestre inizia SOLO a partire dal Diluvio Universale (come peraltro citato in alcune leggende polinesiane in cui prima del Diluvio la Luna non esisteva)? 

Provate a pensare quale effetto avrebbe avuto sulle maree e sull'asse terrestre l'influenza gravitazionale di una Luna che viene a 'parcheggiarsi' vicino al nostro pianeta...

Abbiamo già parlato tante volte di Nibiru e siamo costretti a farlo ancora una volta per via di nuove evidenze scientifiche riguardo alle origini del misterioso pianeta. Malgrado Nibiru sia considerato dalla maggioranza delle persone una pura invenzione, continuano ad emergere indicazioni e prove che dimostrano la sua esistenza e la sua orbita molto particolare. 


Si parla tanto di Nibiru e lo abbiamo fatto più volte anche qui su Secretus. Il misterioso Pianeta X è in molte leggende del passato del presente e diverse profezie lo vedono prima o poi tornare con effetti nefasti. Per chi volesse approfondire suggerisco ad esempio il sito a cura dell’associazione Alcione dedicato a V.M. Rabolù e il suo illuminante Hercolubus o Pianeta Rosso.

Ma non vogliamo parlare di leggende o di racconti, in questo articolo dobbiamo affrontare le evidenze scientifiche che dimostrano che Nibiru esiste ed è una realtà con cui occorre confrontarsi. A questo scopo serve una piccola introduzione all’argomento.

Pianeti al confine del sistema solare

Le conoscenze di noi umani riguardo al nostro sistema solare continuano ad aumentare con il passare del tempo man mano che gli strumenti migliorano ed aumenta il tempo passato in osservazioni. In questo modo la ricerca e la scoperta di oggetti orbitanti attorno al nostro Sole ha fatto passi da gigante individuando oggetti che precedentemente erano invisibili e di cui non si sospettava neanche l’esistenza.

Nell’antichità erano noti solo sei pianeti: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove e Saturno. Questi sono i pianeti osservabili senza troppa fatica a occhio nudo e fanno parte da sempre dell’eredità culturale umana ispirando la religiosità degli uomini che gli associavano alle divinità. Grazie all’invenzione del cannocchiale, nel ’600, si sono potuti osservare alcuni dettagli di questi pianeti scoprendo gli anelli di Saturno, la grande macchia rossa di Giove e le lune più importanti di entrambi questi pianeti trasformando i pianeti dall’essere delle luci nel cielo a sfere con una propria dimensione e che seguivano le leggi cosmiche poi descritte dalla scienza. Ancora qualche secolo e alla fine dell’ottocento si è andati oltre scoprendo Urano, Nettuno e Plutone grazie al fatto che la legge di gravità semplicemente li prevedeva, lì dove prima di allora neanche si pensava che ci potesse essere qualcosa.

Nell’era contemporanea, grazie a strumenti di osservazione sempre più potenti e precisi, come l’osservatorio spaziale Hubble, si è arrivati ad individuare tutta una popolazione di pianeti transnettuniani, ovvero al di là di Nettuno, di cui Plutone è solo quello meno lontano. Si sono scoperti oggetti di una certa importanza come Haumea e Makemake, esterni all’orbita di Plutone e di dimensione comparabile a quello che una volta era considerato il nono pianeta. Ma poi si è potuti andare oltre scoprendo Eris che è poco più grande di Plutone e che orbita ad una distanza doppia dal Sole con un tempo di rivoluzione di ben 500 anni!

Ma non basta. All’estrema periferia del sistema solare si è scoperto Sedna, un corpo celeste di mille chilometri di diametro che si trova ad una distanza dal Sole variabile, nel corso della sua rivoluzione attorno alla nostra stella, tra le 76 e 975 Unità Astronomiche (UA), ovvero tra 76 e 975 volte la distanza Terra-Sole. Su quest’orbita così ellittica, e così distante, l’isolato pianeta impiega la bellezza di 12.000 anni per completare un’orbita portandosi, nel punto più distante, ad una distanza che la stessa luce impiega quasi una settimana a percorrere.

La scoperta di questi pianeti non è certo cosa agevole dato che questi corpi celesti sono piccoli e distanti, per cui riflettono una quantità infinitesima di luce. Ma la cosa importante è il fatto che non esistono otto o nove pianeti, ma molti di più, indice del fatto che il sistema solare ha una storia molto più complessa di quella che pensiamo.

Perché manca all’appello un pianeta?

Lo studio del sistema solare non si limita alla sola osservazione. Gli scienziati sono al lavoro da anni per creare un modello matematico che spieghi come mai il sistema solare è così come lo vediamo oggi. Quali erano le condizioni iniziali? Quali fenomeni hanno determinato la creazione dei pianeti? Perché i pianeti sono gli otto che conosciamo? Perché la loro composizione chimica è quella che vediamo? Perché si trovano in quella determinata orbita? Sono queste e molte altre le domande che i ricercatori si pongono e a cui tentano di trovare una risposta avvallata da modelli matematici con cui replicare l’evoluzione del nostro sistema solare.

Gli studiosi impostano quindi delle condizioni iniziali e simulano l’evoluzione del nostro sistema solare nel corso dei suoi poco più di 5 miliardi di anni. È un lavoro complesso in cui ci sono pochi elementi sicuri, ovvero il risultato finale (il nostro presente quindi) e la composizione chimica complessiva del sistema e la sua energia.

La cosa sorprendente è il risultato degli studi più recenti. Gli scienziati al lavoro hanno stabilito che la posizione attuale dei pianeti, in particolare la distanza dei pianeti gioviani (quelli esterni alla fascia di asteroidi, cioè oltre l’orbita di Marte) è spiegabile solo introducendo un nono pianeta tra Marte e Giove. Giove è attualmente troppo vicino al Sole, mentre Urano e Nettuno sono in una posizione in cui non avrebbero potuto aggregarsi.

Si suppone quindi che attorno ai 4,5 miliardi di anni, quando il sistema solare era ancora in uno stato primitivo, un grande pianeta gassoso sia stato espulso dalla sua orbita dall’interferenza gravitazionale di Giove che quindi si è avvicinato al Sole. Il nono pianeta ha quindi influenzato anche Urano e Nettuno portandoli su un’orbita più esterna.

Dato che ci siamo possiamo anche chiamare questo nono pianeta con il suo nome: Nibiru.

Come tutti i pianeti Niburu orbitava sul piano dell’eclittica, che per il piano di riferimento del sistema solare, ed è molto probabile che sia rimasto a questo livello. Allo stesso tempo è molto improbabile che il pianeta sia stato espulso perché l’energia necessaria per questo è troppo alta. L’ipotesi più probabile è quella che si sia posizionato su un’orbita molto ellittica, un po’ come quella, di cui parlavamo prima, di Sedna.

In questo modo Nibiru potrebbe essere un pianeta che periodicamente si avvicina al Sole e poi se ne allontana e potrebbe essere a questo punto realistica la stima di 3.600 anni che si ottiene dall’interpretazione di alcuni testi Sumeri.

Rimane da stabilire quanto Nibiru possa influenzare i pianeti del sistema solare. Sicuramente la sua orbita non dovrebbe poter influenzare più di tanto quella degli altri pianeti, perché vorrebbe dire che il nostro sistema solare non è stabile e in 4,5 miliardi di anni ciò è impensabile.

Questo però non vuol dire che gli effetti mareali di Nibiru non possano avere degli effetti. Una variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre o una rinnovata attività vulcanica sono solo alcune delle possibili conseguenze che possono verificarsi.

Se Nibiru esiste, perché nessuno l’ha ancora visto?

Arriviamo quindi alla domanda che ci porrebbe un qualsiasi scettico: se Nibiru è una realtà, perché non è stato ancora osservato? Perché i ricercatori ci hanno dato le prove dell’esistenza di un oggetto lontanissimo come Sedna e non ci dicono nulla riguardo a Nibiru?

Una delle teorie che circolano è quella che vorrebbe Nibiru nascosto dietro al Sole e pertanto invisibile dalla Terra. Un eclissi che dura da mesi, o forse da anni, che francamente mi sembra molto improbabile e che quindi bollerei come fandonia.

Qualche tempo fa avevamo già riportato la notizia di un misterioso oggetto che si stava muovendo verso la parte interna del sistema solare. Si trattava però di un oggetto troppo piccolo per essere quel gigante gassoso che dovrebbe essere Nibiru.

Molto più interessanti è quell’oggetto comunemente noto come Nemesis (o Ade o Hades) scoperto da Gerry Neugebauer già nel 1983. In molti ipotizzano che si tratti di una stella nana rossa o bruna compagna del Sole visibile solo nell’infrarosso. Però è un oggetto però lontano per essere Nibiru perché si troverebbe a non meno di 50.000 UA.

E Nibiru non è neanche Eris, come qualcuno vorrebbe fare intendere. Nel senso che Eris avrebbe anche le caratteristiche orbitali giuste, ma è solo un pianetoide di un migliaio di chilometri di diametro. Sarebbe abbastanza grande per rimodellare l’intera superficie terrestre se ci scontrassimo con esso, ma se non l’ha fatto fino ad ora è difficile che lo faccia in futuro. Inoltre se anche passasse nel sistema solare interno avrebbe degli effetti veramente minimi sui pianeti. La nostra Luna è solo poco più piccola di Eris e pur essendo astronomicamente parlando appiccicata alla Terra riesce soltanto a indurre le maree dei mari.

Personalmente sono convinto che ci troviamo di fronte ad un’enorme caso di cover-up. Come abbiamo visto nell’articolo l’esistenza di Nibiru è provata dalle simulazioni matematiche degli scienziati, inoltre Nibiru, o pianeti con caratteristiche sovrapponibili anche se con nomi diversi, appartiene al retaggio culturale di molte antiche civiltà, una conoscenza portata evidentemente dalla razza astrale che ci ha contattato nel passato remoto.

Dicevo di una colossale operazione di cover-up atta a nascondere all’opinione pubblica il gravissimo pericolo che corriamo e contro cui non avremmo mezzo di difenderci da soli. Non è possibile deviare un pianeta come Nibiru come potremmo tentare di fare con l’asteroide Apophis. Si sta tentando di minimizzare le informazioni riguardo a questo pianeta e i motivi di tale operazioni sono più che immaginabili.


La Guerra tra Luce e Oscurità

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Molti ritengono che ci sia una causa multidimensionale dietro il sinistro ordine del giorno che affligge il mondo, come il Nuovo Ordine Mondiale. Ma è possibile non solo sentire, ma in realtà conoscere e scoprire la sua radice attraverso l’esperienza in prima persona e, a meno che la radice non è tagliata, i suoi tentacoli di polipo continueranno a ricrescere e trovare nuovi modi per influenzare il mondo.

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Utilizzando le informazioni provenienti sia da attività di ricerca che di esperienza multidimensionale, siamo in grado di scoprire le connessioni tra gli eventi nel mondo fisico con la loro fonte multidimensionale, così da rivelare il polipo dritto in testa.

In ultima analisi, si tratta di una questione esoterica. Entità multidimensionali che si sono risvegliate nel buio e hanno lavorato su questo ordine del giorno fin dai tempi antichi. Essi influenzano gli eventi del mondo attraverso una specifica società occulta i cui membri sono in grado di comunicare con loro e accedere all’intelligenza del male. Queste entità lavorano oltre il regno della percezione ordinaria e quindi vengono scoperti solo da coloro che possono incontrare e scoprire dal vivo queste dimensioni al di là del corpo.

Che brave persone stanno cercando di andare contro, allora, non è semplicemente il più esterne visibili delle polpo come un sistema bancario corrotto o sistema politico, ecc, ma la stessa gerarchia delle tenebre.

Il risveglio tramite l’informazione è buona cosa, ma quello che serve è un risveglio della coscienza, in modo che tutti noi possiamo percepire la realtà oltre il visibile dei cinque sensi e cioè oltre una limitata esperienza di vita. In questo modo possiamo accedere all’intelligenza di luce in modo da fornire una risposta efficace alle tenebre.

Molte persone hanno riscontrato queste sinistre entità fin dai tempi antichi e oggi sembrano apparire nel sempre più crescente numero di esperienze di pre-morte e allo stesso modo in altre forme di esperienze “fuori dal corpo”, tra cui gli incubi, che rivelano chi e che cosa queste entità sono e come funzionano.

Antichi Racconti di Sinistre Entità Extra-Dimensionali

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I popoli antichi hanno scritto in merito a queste entità demoniache fin dagli albori della storia.

Ad essi sono stati dati molti nomi diversi, come gli asura dagli indù, tzitzimimeh dagli Aztechi, Shay nell’Islam, i guardiani degli inferi in Egitto, shedim nel giudaismo, alu dai Babilonesi e dagli Assiri e, naturalmente, demoni nel cristianesimo.

Gli operatori esoterici nel corso della storia sono stati in grado d’interagire con gli esseri non-fisici attraverso i sogni e le esperienze fuori dal corpo.

Molti di questi antichi popoli avevano praticanti esoterici che sono stati in grado di scoprire informazioni su queste entità e regni situati al di là del corpo, utilizzando tecniche per uscire e viaggiare fuori dal corpo (denominate esperienze fuori dal corpo), proprio come si può fare oggi. Quello che hanno scoperto è diventato la base di molti dei loro testi sacri. Hanno capito l’importanza del risveglio in altre dimensioni ed, avendo la coscienza la capacità di svegliarsi e vedere oltre i limiti della percezione ordinaria, lo hanno utilizzato per scoprire informazioni su queste entità che ci influenzano al di là della nostra conoscenza e della vista.

Hanno descritto queste entità come molto brave a tormentare la gente, diffondendo il male e il caos nel mondo e che abitano le regioni oscure di dimensioni inferiori, che nel tempo sono state chiamate in molti modi: Inferno, Xibalba, Narakka, Gli Inferi, Sheol, L’Abisso, ecc nei testi antichi.

Molte persone di oggi e nel corso della storia, hanno scoperto l’esistenza di questi esseri in prima persona attraverso le esperienze fuori dal corpo, ossia attraverso la proiezione astrale o involontariamente in esperienze di premorte, in quanto queste entità esistono in dimensioni al di là del corpo e appaiono nel processo di morte di chi va all’inferno/inferi.

Le figure demoniache nelle Esperienze Pre-Morte (NDE)

Mentre i testi religiosi sono stati definiti da alcuni studiosi come semplici racconti, il numero sempre crescente di esperienze pre-morte (NDE) stanno ora confermando la realtà dietro molti antichi simboli e scritte.

Un sondaggio Gallup ha riferito che circa 8 milioni di americani sostengono di aver avuto un’esperienza di pre-morte.

Mentre i racconti di esperienze di pre-morte in cui le persone “vanno nella luce”, in luoghi celesti e incontrano esseri di fattezze angeliche, sono ben note, forse meno conosciute e ammesse sono le NDE in cui le persone hanno incontrato entità sinistre e regioni infernali e ce ne sono molte anche di queste.

Anche se ci sono alcune differenze culturali nell’interpretazione, i racconti sono simili a prescindere dal credo, se fosse stato un ateo, un prete cristiano, un musulmano, buddista o altro.

Le figure demoniache nelle Esperienze Extracorporee (OBE)

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Un vecchio dipinto di John Fuseli, intitolato ‘The Nightmare’ (foto a sinistra), che mostra una entità demoniaca in attesa che una donna si svegli per spaventarla, per darle un incubo.

Queste entità sono estremamente diffuse nelle esperienze fuori dal corpo (OBE). Un’esperienza di pre-morte è essenzialmente un’esperienza fuori dal corpo, quindi è possibile viaggiare in questi stessi luoghi utilizzando esercizi di proiezione astrale (che ovviamente non comporta la morte o l’essere vicino ad essa).

Quasi tutti coloro che iniziano ad esplorare altre dimensioni attraverso l’avere esperienze fuori dal corpo, devono presto confrontarsi con gli esseri negativi che cercano di contrastare i loro tentativi di svegliarsi e vedere al di là del corpo fisico.

Questo perché le persone che sono in grado di fare un viaggio astrale in modo serio e oggettivo sono considerati una minaccia reale, in quanto è possibile utilizzare l’OBE per scoprire veramente chi e cosa queste entità sono, oltre i limiti della percezione fisica.

Io e molti altri con cui ho parlato, abbiamo incontrato entità demoniache mentre eravamo fuori dal corpo, in innumerevoli occasioni. Sono stato in grado di esplorare giù alla loro radice nel mondo sotterraneo, nelle infra-dimensioni inferiori, fuori dal corpo.

Queste creature si muovono nel piano astrale e sono in grado di influenzare non solo gli eventi nel mondo fisico, ma anche parassitare lo stato psicologico delle persone.

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una vecchia illustrazione di una persona posizionata in un cerchio di protezione per tenere fuori le entità malvagie.

Mi ricordo di una volta in cui ero con un gruppo di persone che fanno un esercizio di progetto astrale.

Avevamo costruito un cerchio di luce intorno a noi.

Quando sono uscito dal mio corpo ho visto una figura demoniaca guardando attraverso la finestra della stanza, incapace di entrare nel cerchio, ma cantando un’invocazione malefica per cercare di contrastare i nostri tentativi di lasciare i nostri corpi. Questa scena era visibile solo dal punto di vista astrale, non dal mondo fisico, ma comunque stavano influenzando tutti noi nella stanza, cercando di infangare la nostra coscienza con pensieri ed energie negative.

Alla fine sono riusciti a rovinare la pratica di tutto il gruppo, ma le influenze di questo tipo nella vita quotidiana possono causare conflitti per suscitare emozioni, influenzare le decisioni e capaci di portare gli eventi e gli individui nelle tenebre, nel male e nel fallimento.

Molte persone hanno anche inconsapevolmente avuto esperienze con tali soggetti e con le regioni infernali in cui risiedono, attraverso incubi o terrori notturni. In pratica quando una persona esce fuori dal corpo durante il sonno, va con loro in queste dimensioni inferiori. Molte delle entità negative mostruose che s’incontrano quando si fa un incubo, potrebbero essere reali entità demoniache.

Le persone che stanno cercando di risvegliarsi possono visualizzare molte informazioni nei sogni e nelle esperienze fuori dal corpo, sui demoni, come influenzano la società e che lavorano oltre quello che nel mondo fisico si potrebbe essere in grado di vedere. Ma le informazioni provenienti dal mondo dell’astrale, non si limitano solo ai demoni.

La proiezione astrale e altre pratiche spirituali, diventano un potente ed efficace mezzo per imparare a vincere il male quando viene combinato con un lavoro spirituale.

Andare nel Lato Oscuro

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il Signore dei Sith, Sidious, che parla allo Jedi Anakin, del “lato oscuro”.

Ma quali sono queste entità? Sono esse umane, animale, extraterrestre o qualcosa di completamente diverso?

Nella mia esperienza fuori dal corpo, queste entità erano umane o una volta lo erano state e mentre questo può sembrare lontano dal vero, è in realtà verificato in un certo numero di nostri miti moderni.

“Andare verso il lato oscuro” è stato reso popolare dai film della serie Star Wars, creata da George Lucas e questo stesso concetto appare nel Il Signore degli Anelli di JRR Tolkien.

Sia Lucas che Tolkien hanno studiato i miti e le religioni antiche e la loro rappresentazione del conflitto soprannaturale tra coloro che si sono risvegliati nella luce e coloro che si sono risvegliati nel buio, per molti versi è abbastanza preciso.

The War Scroll – Dead Sea Scroll

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il testo antico mistico della comunità Essena chiamato War Scrolls in cui è descritta la guerra tra i “figli delle tenebre” e i “figli della luce”.

E’ lo stesso concetto apparso più di 2.000 anni fa nei famosi testi antichi della comunità Essena (è stato detto che Gesù abbia trascorso del tempo con loro) chiamati Rotoli del Mar Morto.

Viene descritta la grande guerra tra l’Arcangelo Michele, le sue schiere angeliche e i figli della luce, contro il demone Belial, le sue orde, e i figli delle tenebre. Oggi, questo stesso concetto è stato diffuso attraverso i film per formare la base di alcuni dei miti della nostra società moderna.

In Star Wars il malefico Sith utilizza il lato oscuro della “forza” (che è fondamentalmente energia universale) per l’alimentazione e la malizia, mentre il Jedi usa la forza in linea con amore e principi cosmici, allo stesso modo nel Il Signore degli Anelli ci sono i maghi di magia bianca, come Gandalf che usano i loro poteri spirituali per il bene, mentre il mago Saruman si rivolge al “lato oscuro” e usa i suoi poteri per il male.

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Samudramanthana – The Churning of the Ocean Crop. Un esempio della storia indù The Churning of the Ocean Crop, in cui gli Asura (demoni) e i Deva (angeli) sono contrapposti l’un l’altro in una lotta di proporzioni cosmiche.

Questi individui che si sono risvegliati con abilità esoteriche, sia di luce che delle tenebre, sono contrapposti l’uno contro l’altro in una lotta eterna, con un lato che desidera sostenere i principi di una società libera e con l’altro che sostiene il completo asservimento.

Gli individui, quindi, possono sia “andare verso il lato oscuro”, come ha fatto Anakin e anche pentirsi e tornare alla luce come fece Darth Vader. I demoni possono apparire nel regno astrale come umani che riflettono la loro orribile natura bestiale, in cui hanno fortificato l’ego animaleschi.

Ma demoni e maghi neri non sono mostri stupidi, sono le persone che si sono risvegliate nel male e questo tipo di risveglio porta una conoscenza delle tenebre che può dare loro un’intelligenza, potente oltre ciò che nessun film di fantascienza potrebbe nemmeno immaginare.

Questi film ritraggono queste entità come esseri umani o umanoidi risvegliati “verso il lato oscuro” e stanno lavorando secondo una gerarchia del male atta a controllare e infiltrarsi nella società.

Le entità demoniache stanno lavorando attivamente per influenzare la società di oggi

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In tempi antichi, tramite i sacrifici umani, venivano offerti bambini ad un idolo del demone Moloch.

Quando culture e società degenerano nel buio, poi i demoni, non saggi e gli esseri divini, diventano oggetto di venerazione, che è dove la nostra società attuale si sta dirigendo.

Molti dei soggetti presenti in testi antichi, sono i riferimenti a quelli che hanno ruoli specifici e lavorano insieme in una gerarchia del male in altre dimensioni.

I demoni dell’antichità hanno ruoli importanti e sono ancora attivi oggi, migliaia di anni dopo essersi risvegliati nel male. Fanno parte di una struttura di male che estende i suoi tentacoli nel mondo fisico, proprio dalla regione più bassa dell’inferno.

Sono in comunicazione con un piccolo gruppo di persone che, qui sulla terra, sta attraversando il processo di risveglio nel buio. Questi discepoli delle tenebre stanno usando l’OBE per ottenere la conoscenza dai demoni antichi situati al di là della morte fisica e stanno lavorando con un immensa intelligenza del male su un ordine del giorno progettato migliaia di anni fa.

Una parte fondamentale di questo progetto sta nel propagare odio verso tutto ciò che dà la conoscenza su di loro e verso gli altri regni della realtà, come il sacro, l’esoterico, il religioso.

Non vogliono che nessuno si risvegli spiritualmente nella luce, né che le società spirituali operanti per il bene contrastino la loro influenza.

Essi dirottano e invertono i simboli spirituali e anche quelli delle religioni, prendono i simboli che richiamano le forze della luce e li usano per invece dare il potere alle forze delle tenebre e, allo stesso tempo, dare della conoscenza esoterica un brutta immagine.

Ecco perché così tanti simboli invertiti si stanno ora letteralmente riversando fuori da Hollywood e dall’industria musicale.

E’ importante notare, che tutti quelli che fanno parte del programma, ne sono dentro semplicemente per avidità e denaro, formando la struttura dei politici fantoccio, delle celebrità, dei governi ombra, delle organizzazioni criminali e le società di massa che vengono manipolate dai pochissimi situati al vertice della piramide per controllare i molti.

Usano la debolezza umana e i difetti come l’avidità, l’ignoranza, la lussuria e la violenza, in modo da invogliare il controllo e schiavizzare i loro burattini, così come le masse.

Proprio come i Sith erano poco numerosi in Star Wars, lo sono anche coloro che lavorano direttamente con queste entità demoniache, perché, proprio come il risveglio in luce richiede disciplina e rispetto di alcune pratiche, così fa anche il risveglio nelle tenebre.

Il numero dei “Jedi”, però, sono ancora più piccoli.

Invece la maggior parte delle persone sono completamente inconsapevoli delle realtà multidimensionali e non hanno alcun interesse a scoprire davvero cosa sta succedendo e le loro vite sono determinate semplicemente da dove la guerra tra la luce e le tenebre è.

La guerra in coscienza tra luce e tenebre

Lasciando il corpo per entrare nei regni al di là del mondo fisico.

Dobbiamo prendere una decisione sul dove ci troviamo in questa lotta eterna in cui il nostro risveglio è in gioco. L’unico modo in cui il Jedi può tornare è che se mettiamo questa lotta nel suo vero contesto e lasciamo i veri guerrieri della luce fare il loro lavoro. La società ha quasi totalmente acceso la conoscenza sulle pratiche esoteriche ed una marea di censura è stata impostata per pulire internet da qualsiasi informazione esoterica.

Finché i Jedi rimangono abbandonati in esilio ai confini della società (come Yoda nella palude infestata del pianeta Dagobah e Obi-Wan Kenobi, come un vecchio eremita sul pianeta Tatooine) non ci sarà alcun lieto fine.

Il mondo ha disperatamente bisogno di persone che possono utilizzare l’OBE per ottenere la conoscenza sul funzionamento interno dei piani del male, che soddisfano i requisiti per ricevere la saggezza spirituale proveniente da esseri superiori.

In definitiva, l’agenda del male consiste nell’impedire alla gente di risvegliarsi a livello spirituale, non solo di informazioni, ma nella coscienza che, alla fine della giornata, è veramente tutto ciò che la vita è. E alla fine, che è dove la guerra è.

Il Controllo della Mente e dei Comportamenti Umani

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Guardavo un po' di tempo fa, per la prima volta, la trasmissione "Il Mentalista" su Sky rimanendo stupefatto delle capacità del protagonista Francesco Tesei.


Nella puntata vista ieri (di cui magari in seguito posterò i video youtube se esistono) egli è stato in grado tra molte altre cose di:

- indovinare le parole pensate da Luca Argentero come se fosse in grado di leggere nella sua mente;

- prevedere il numero di mosse nelle quali si sarebbe raggiunto lo scacco matto in una partita a scacchi giocata tra lui e il campione di scacchi Sabino Brunello

- addirittura indovinare la posizione di tutti i pezzi sulla scacchiera al momento dello scacco matto della suddetta partita!

Agli occhi di un profano potrebbe sembrare magia… in realtà il mentalismo è una scienza.

Si tratta di un metodo a metà tra la psicologia e la veggenza, ma gli specialisti si interrogano: siamo liberi o qualcuno ci manovra? Il mentalista non ha poteri paranormali, ma è un manipolatore che sa captare ogni minimo comportamento dell’essere umano, riuscendo a decifrare le personalità più complesse, a decodificare le intenzioni più recondite, a condizionare le scelte altrui fino a portare “la vittima” a fare inconsapevolmente una mossa falsa, rivelatrice o a farlo confessare.

Si tratta sostanzialmente di una tecnica per condizionare i comportamenti altrui, conducendoli a fare ciò che desideri facciano… muovere una pedina, pensare a una parola o a un numero. Oppure intuire ciò che pensano attraverso piccolissimi e impercettibili movimenti del corpo come già abbiamo imparato dalla serie tv “Lie to Me”.

Francesco Tesei, come tutti i grandi mentalisti, riesce ad avere accesso a tutte quelle informazioni che ciascuno di noi pensa di custodire in segreto nella propria mente, nella propria memoria: codici, password, ricordi di vario tipo.

Tutto questo grazie a una disciplina, il mentalismo appunto, a cavallo fra psicologia, comunicazione e un briciolo di illusionismo e basata su tecniche di comunicazione subliminale come la capacità di riconoscere le micro espressioni facciali e il linguaggio del corpo.

La principale arma dei mentalisti sta nell’abilità di condizionare gli altri; guidare i ragionamenti del proprio interlocutore, giocare con le parole, tutti atteggiamenti che hanno la potenzialità di creare emozioni e suggestioni permanenti dentro all’anima. Attraverso le parole i mentalisti costruiscono lo scenario, il contesto, in modo da farlo scambiare per realtà.

Manipolare psicologicamente significa creare una realtà artificiale, costruita ad hoc per rendere il proprio punto di vista, consono e irresistibile.

Ho voluto approfondirne i meccanismi base per cultura personale e mi sono imbattuto in un sito che descrive 6 meccanismi di “lettura” della mente e che conclude dicendo

... Mentalismo non significa solamente intrattenere le persone sorprendendole con capacità quasi magiche. Se utilizzate in modo etico e appropriato, alcune tecniche elencate in quest’articolo offrono la possibilità di cogliere aspetti della vita delle altre persone che in genere sono ignorati, di conoscerle in modo profondo...

E se non fossero utilizzate in modo etico? E’ il caso dei truffatori.

E allora, e veniamo al nocciolo della questione, proviamo a pensare questo fenomeno all’ennesima potenza, ovvero pensiamo all’operato di chi, conoscendo perfettamente i meccanismi della mente umana, utilizza questo sapere per il proprio interesse.

Chi possiede un tale potere è in grado di manipolare le nostre percezioni, i nostri pensieri e i nostri comportamenti e condizionarci in modo inconsapevole facendoci fare sempre esattamente ciò che lui vuole.
Proprio come nel caso della partita a scacchi giocata tra Tesei e il campione di scacchi Sabino Brunello in cui il campione gioca sì la sua partita, vincendola, ma inconsapevolmente si lascia condurre dal ‘manipolatore’ Tesei.

Se ai piani alti della piramide del NWO siedono dei ‘mentalisti’, se il Player C ha reclutato nella sua squadra persone e organizzazioni capaci di esercitare questo potere l’influenza che possono esercitare sull’intero “Sistema” diventa pressoché infinita.

Se al posto di Tesei mettiamo il Player C e al posto del campione di scacchi mettiamo noi capirete come il tutto diventa inquietante… e noi non siamo neppure campioni di scacchi.

Provate a leggere le puntate di questo tipo di trasmissioni come metafore del mondo e vi renderete conto di come tutta la storia, tutta la società, tutto il sistema sia una manipolazione in cui c’è solo un giocatore… e anche il tentativo di riscossa potrebbe essere manipolato e controllato per portare le pedine ESATTAMENTE là dove Player C vuole che vadano.

Chi conosce i meccanismi che regolano la nostra mente ha un potere infinito su di noi… e chi può conoscere al meglio i meccanismi della mente umana singola e, cosa più importante per questa analisi, “collettiva” se non gli stessi che ci hanno ‘progettato’ e ‘creato’ e che ci osservano da migliaia di anni?!

Concetti come il terzo occhio, il 33°grado della gerarchia massonica, l'occhio che tutto vede... sono connessi alla capacità di leggere e controllare i comportamenti e i pensieri degli uomini?

Una pratica apparentemente innocua come può essere indovinare in quale mano nascondete un oggetto diventa una chiave di lettura per interpretare al meglio la partita a scacchi degli illuminati…

Out of Atlantis. Una Storia alternativa

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Molte delle informazioni concernenti la costruzione delle piramidi egizie della piana di Giza che la storia e l'archeologia ufficiale considerano come rispondenti a realtà o comunque sulle quali si sono basate per l'elaborazione delle teorie più accreditate in merito provengono dalla narrazione di Erodoto e di Diodoro Siculo.


Erodoto di Alicarnasso in realta' fu infatti il primo a dar vita a una raccolta di fonti e notizie sul mondo antico a cui fu dato il nome di "Storie". Una delle sue passioni erano i viaggi tanto che la sua opera viene definita etnografica: una miniera di notizie su usi e costumi delle civiltà mediterranee, tra cui quella egizia. Al popolo dei Faraoni è dedicato un libro e tra le varie notizie quelle sulla costruzione delle piramidi, la prima grande opera d' ingegneria umana così come da lui stesso definita.

"Fu ordinato di prendere le pietre trasportate con imbarcazioni attraverso il fiume e di trascinarle verso il monte detto Libico. Lavorarono a centomila uomini per volta continuamente, ciascun gruppo per tre mesi. Per la piramide di Cheope dicono che passarono venti anni finche' non fu costruita”

“Padre della storia” secondo Cicerone, “mitologo” per Aristotele il giudizio su Erodoto rimane incerto, soprattutto considerato il fatto che lo stesso Erodoto ci ricorda di come la sua opera 'storiografica' nasca sulla base di tre principi ben definiti:
vista
ascolto
criterio (con il quale lui stesso seleziona i dati raccolti nel caso in cui essi siano in contraddizione)

Poiché l'osservazione dello storico greco delle piramidi avviene solo nel V secolo a.C. ovvero migliaia di anni dopo la costruzione delle piramidi è comprensibile che la storia narrataci da Erodoto sia solo l'interpretazione di ciò che ha visto (le piramidi) e di ciò che ha ascoltato dalla tradizione orale e dalle informazioni ottenuti dalla casta sacerdotale filtrate attraverso il proprio personale criterio.

Erodoto, nelle sue Storie, riferisce che il faraone Cheope costrinse 100.000 dei suoi sudditi a lavorare come schiavi alla costruzione della sua tomba, durante il periodo di 3 mesi all’anno di inondazione del Nilo. Il lavoro durò 30 anni (di cui 20 per la messa in opera dei blocchi) e venne svolto con sistemi di armature in forma di gradinate, utilizzando macchine formate da travi corte.

Gli egittologi considerano queste affermazioni come verità assolute, quando in realtà, sono voci riferite oralmente allo storico greco da sacerdoti vissuti ben 2000 anni dopo omettendo in più il paradosso matematico della collocazione di un blocco circa ogni 8 minuti scaturente da un banale calcolo matematico assumendo come base il numero di blocchi (2,5 milioni circa) costituenti la grande piramide.

Inoltre in altri brani, i sacerdoti di Eliopoli raccontano ad Erodoto che il periodo predinastico egizio era durato quanto il tempo che impiega il sole a sorgere due volte dal posto in cui tramonta, il che interpretato alla luce del fenomeno della precessione degli equinozi, significa circa 40.000 anni e ciò, dagli storici moderni, non viene preso in considerazione, così come non vengono prese in considerazione altri elementi degni di nota come la Stele dell'Inventario scoperta dall'egittologo Auguste Mariette, scavando nei pressi della Grande Piramide in un tempietto detto la "Casa di Iside".


La traduzione di quel documento riservò una sorpresa perché nella stele Iside veniva indicata come "la Signora della Piramide" e vi si affermava che al tempo di Cheope, una piramide, la Sfinge, il Tempio a valle della Seconda piramide ed altre strutture erano già presenti sulla piana di Giza.

E ancora:

1) Christopher Dunn ha dimostrato, con strumenti moderni, che diverse superfici in granito lavorate nell’antichità sono lisce al 1/50 di millimetro, e che gli strumenti utilizzati nella perforazione erano più efficienti di quelli odierni. Analizzando la spirale del taglio su alcune "carote" (cilindri prodotti dalla trivellazione) di granito rinvenute a Giza, si può calcolare la velocità di penetrazione del trapano rotante nella roccia: 2,5 mm a giro, contro i 2/1000 di mm a giro scavati da un trapano moderno, che funziona a 900 giri/minuto. Ciò non può essere ottenuto, ovviamente, con un cilindro di rame azionato a mano e sabbia di quarzo, come vorrebbero gli egittologi ufficiali. Dunn suggerisce una tecnologia basata sulle vibrazioni ad alta frequenza (una specie di martello pneumatico che vibra alla frequenza degli ultrasuoni), compatibile con l’indagine microscopica condotta su un foro praticato nel granito: il trapano aveva tagliato più velocemente il quarzo, rispetto al feldspato (minerale più tenero). Ovviamente, una simile tecnologia non è raggiungibile con i mezzi di 4500 anni fa.

2) Il professor David Bowen del Dipartimento di scienze della terra dell’Università del Galles ha elaborato un metodo di datazione basato sull’isotopo radioattivo Cloro-36, che può fornire una stima del tempo trascorso da quando una roccia fu esposta per la prima volta all’atmosfera. Dei test preliminari, eseguiti sulle "pietre azzurre" di Stonehenge nel ‘94, fornirono un’età superiore ai 14.000 anni, contro i 4000 normalmente accettati.

3) Lontano dai consueti preconcetti sulla preistoria dell’uomo, il buon senso suggerisce che popolazioni come gli Egizi dinastici e gli Incas si stabilirono nei pressi delle vestigia di una civiltà precedente, scientificamente e tecnologicamente avanzata, a cui loro davano un significato magico-religioso. Sia le tradizioni orali riferite dagli indigeni peruviani ai cronisti spagnoli del XVI secolo che le fonti storiche egizie definiscono i giganti di pietra come l’opera degli Dei civilizzatori, della perduta Età dell’oro: un ricordo trasfigurato del passato, tramandato oralmente di generazione in generazione.

4) La Pietra di Palermo (V dinastia, 2500 a.C.), il Papiro di Torino e l’Elenco dei Re di Abido, scolpito da Seti I (XIX dinastia, 1300 a.C.), la storia d’Egitto redatta da Manetone, sacerdote di Eliopoli (III a.C.), gli scritti degli storici greci Erodoto (V a.C.) e Diodoro Siculo (I a.C.) sono tutti considerati fonti attendibili della storia egizia dinastica, mentre vengono ignorati quando parlano della lunghissima era predinastica, il Primo Tempo, durata 30.000 o 40.000 anni.

Sulle piramidi sono state scritte fiumi di parole sia dalla archeologia ufficiale ortodossa sia da quella 'alternativa' proprio in virtù che l'ortodossia accademica non è stata in grado di fornire risposte certe alle modalità di costruzione delle stesse, della loro funzione e neppure alla paternità dei progetti.

Sarebbe oltremodo pretestuoso cercare noi di offrire nuove teorie e ipotesi a quelle già previste nel panorama della ricerca. Ciò che vogliamo fare è perlomeno ipotizzare che possa esistere una storia parallela a quella studiata sui libri di scuola e che non viene menzionata dagli autori legati al mondo accademico poiché altamente, concedetemi il termine, rivoluzionaria.

Una storia che affonda le sue radici decine di migliaia di anni fa, prima di ciò che viene ricordato come Diluvio Universale.

In questo percorso ci vengono in soccorso alcuni documenti come il Papiro di Torino, la Pietra di Palermo, la lista reale di Berosso e la lista reale sumerica di cui abbiamo già parlato nell'articolo “Le Città degli Elohim” e che ci raccontano di una serie di re, sovrani dei, che governarono nel mondo diverse decine di migliaia di anni prima.

Pietra di Palermo
       
Da qui vogliamo partire per raccontare la nostra personale interpretazione dei fatti parallelamente a quanto l'archeologia e la paleoantropologia ci hanno abituato a credere.

E per farlo dobbiamo partire da molto lontano e dalle ultime scoperte in campo astronomico relativamente alla storia del pianeta a cui ci sentiamo più vicini e che da sempre ha suscitato interesse e curiosità come se un antico legame ci collegasse ad esso: Marte.

Nel nostro recente articolo “Marte: Storia di un antico Esodo” citiamo le conclusioni degli studi effettuati dallo scienziato Colin Pillinger sulle meteoriti marziane. Questi studi dimostrerebbero che l’acqua allo stato liquido possa essere esistita sul pianeta rosso fino a 400/600 mila anni fa, presupponendo quindi la possibilità di uno sviluppo di forme di vita in modo autonomo e parallelo rispetto al percorso seguito dal genere Homo secondo i più accreditati studi antropologici.

Studi antropologici che, in accordo all'evoluzione darwiniana fanno evolvere il genere Homo attraverso i diversi stadi dall'Australopitecus fino all'Homo Heidelbergensis intorno ai 400-500mila anni fa, passando per Habilis ed Herectus secondo gli schemi sotto riportati.

      
Teoria che viene messa in discussione, anche se difficilmente si viene a sapere, da diverse scoperte archeologiche, quella più rilevante forse il ritrovamento di  il ritrovamento di due fossili rinvenuti non molto lontano dal lago Turkana in Kenya. La scoperta, vista la sua importanza, è stata riportata sul numero di Agosto (2007) di Nature aggiudicandosi anche la copertina della rivista scientifica.

I ritrovamento dei due fossili, uno di un Homo habilis e l'altro di un Homo erectus, proverebbe che le due specie, contrariamente a quanto creduto finora, non sono l'una l'evoluzione dell'altra. Dall'analisi dei nuovi reperti si è constatato che le due specie del genere Homo hanno convissuto, fianco a fianco, nell'Africa orientale per almeno mezzo milione di anni.

Il che significherebbe che, come peraltro teorizzato da Paolo Bolognesi, non si dovrebbero considerare le varie razze di Homo una conseguente all'altra come siamo abituati a credere, ma ciascuna coesistente all'altra quindi non ci sarebbe mai stata una evoluzione ma differenti evoluzioni parallele conclusasi con la scomparsa dei vari diversi generi Homo, escluso il Sapiens, per motivi non del tutto noti.

Inoltre il Bolognesi puntualizza il fatto che milioni di anni fa la popolazione della terra non era di miliardi di persone ma di poche miglia di persone. Ipotizzando che un'ominide fosse stato più evoluto degli altri potrebbe aver avuto una evoluzione molto superiore al resto degli altri homo, fino ad arrivare a una conoscenza tecnologica. E' probabile che un genere di ominide di poco precedente alla nostra specie, sviluppatasi in una regione ben delimitata del pianeta, con una cultura e un'evoluzione tecnologica più evoluta altre aree del pianeta si fosse mostrato, alle altre razze meno progredite e sarebbero accolti come divinità. A maggior ragione se, l'ominide di cui parla Bolognesi, invece di essere autoctono della Terra, fosse originario di Marte!

In accordo con quanto riscontrato nei testi mitologici sumeri e di molte altre culture narranti dell'arrivo (o della presenza) di dei e semi-dei in un certo punto remoto della linea del tempo storica abbiamo cercato di ipotizzare il seguente scenario che andiamo a presentare nel proseguio dell'articolo.

Così come sulla Terra il genere Homo attraversava i diversi step evolutivi (o le evoluzioni parallele di Bolognesi) che l'avrebbero portato a diventare Homo Herectus e ancora Heidelbergensis così su un pianeta Marte idoneo alla vita, una specie senziente e intelligente diversa, ma simile, faceva lo stesso. Possiamo, per comodità di comprensione chiamare costoro Anunnaki, Elohim, Giganti, Titani, mediando la terminologia dei miti sumero-babilonesi e classici della cultura ellenica.

Per motivi che non possiamo determinare il loro percorso li portò già centinaia di migliaia di anni fa ad avere raggiunto un livello tecnologico simile a quello che l'umanità 'terrestre' avrebbe raggiunto solo in tempi recenti: viaggi spaziali, manipolazioni genetiche, fisica quantistica e chissà cosa altro.

E' probabile che quando sulla terra l'Australopiteco iniziò a camminare in posizione eretta su Marte questa ipotetica specie avesse già registrato un vantaggio evolutivo di un paio di milioni di anni.

Se assumiamo questo e prendiamo per vero l'ipotesi di Dillinger questi, che io non esito a chiamare Anunnaki, furono costretti a evacuare il loro pianeta in un intorno che va da 500 a 400mila anni fa, che guarda caso riporta alla lista di Beroso e all'Enuma Elish sumero tradotto da Sitchn il quale riporta l'arrivo degli Anunnaki intorno a 450.000 anni fa.

In uno scenario apocalittico come quello descritto nel film “2012” di Roland Emmerich è ragionevole pensare che il 95% della popolazione autoctona di Marte possa essere perita nella morte del loro mondo e che solo pochi esemplari di quella specie riuscì a giungere sul nostro pianeta.

  
Uno sparuto gruppo di individui ricordati come Anunnaki (successivamente Elohim, quando assumeranno caratteristiche 'divine' e di comando) arriva sulla Terra e, come riportato in diversi miti cosmogonici, opererà una manipolazione genetica sul DNA degli Heidelbergensis per creare un essere senziente utile a svolgere attività lavorative per loro conto in sostituzione degli igigi (la classe lavoratrice Anunnaka). 

Di questo abbiamo già trattato nell'articolo “Il Seme degli Dei”, ma soprattutto nella conferenza tenuta dal Progetto Atlanticus durante il 2° Memorial Carlo Sabadin durante il quale è stato presentato il nostro lavoro "Manipolazioni genetiche all'alba del genere umano" nel quale citiamo  ciò che riteniamo ragionevoli prove di un intervento esogeno alla comparsa dell'Homo Sapiens facendo riferimento a ricerche genetiche come quelle di K.Pollard e alle 'anomalie' difficilmente spiegabili dalla teoria di Darwin come a titolo esemplificativo, tutta una serie di mutazioni e di delezioni di alcune tracce genetiche così come la scomparsa di una coppia di cromosomi nel confronto con i nostri parenti più stretti, i primati.


I primi esemplari di Sapiens compaiono all'incirca 300.000 anni fa per essere destinati a popolare e civilizzare l'intero globo terracqueo secondo lo schema accreditato della Out of Africa II il quale si fonda su evidenze archeologiche e genetiche.


Ma anche nel caso della Out of Africa, non me ne vogliano i puristi accademici, non c'è uniformità di vedute né certezza.

Prove linguistiche, genetiche, geografiche e di altro tipo continuano a confermare per il popolamento delle Americhe lo schema tradizionalmente accettato delle “tre ondate” di migrazione. Sulle date, invece, c'è una profonda incertezza: la cronologia ricavata dai dati genetici è compatibile con migrazioni avvenute durante fasi in cui i ghiacci si erano un po' ritirati, ma da un punto di vista archeologico si sa ancora veramente poco.

Riassumendolo in breve e senza addentrarsi in particolari, con la terza migrazione sono arrivati gli Inuit dell'Alaska e delle Aleutine, con la seconda i Na-dene (Apaches, Navajos e gli abitanti della costa pacifica a nord della California) e con la prima tutti gli altri, gli Amerindi propriamente detti.

Qualche anno fa fu scoperto a Kennewick, una località dello stato americano di Washington uno scheletro vecchio di 9000 anni che presentava delle caratteristiche un po' strane: le fattezze del volto sono caucasoidi e non amerinde e il suo DNA mitocondriale contiene l'aploguppo X, tipicamente euroasiatico. Cominciamo a dire subito che “caucasoide” non significa molto: ordinariamente con questo termine si intende un europeo, un nordafricano o un mediorientale, in contrasto con altri “tipi” come il negroide o l'orientale (il tipico aspetto degli asiatici nordorientali). In realtà caucasoide significa tutto e nulla: probabilmente erano somaticamente caucasoidi i primi uomini anatomicamente moderni usciti dall'Africa e quindi, semmai, sono gli orientali che si sono successivamente differenziati a partire da antenati caucasoidi. La stessa cosa è successa nelle Americhe, dove i primi nativi assomigliavano davvero poco ai loro discendenti attuali.

La presenza dell'aplogruppo X pone altri interrogativi. Fino ad allora era stato notato solo in Europa ed in Medio Oriente. La sua è comunque una distribuzione strana: gli aplogruppi hanno solitamente una elevata frequenza in una zona geograficamente ben delimitata. Invece X è debomente presente in molte aree: medio oriente (con particolare frequenza fra i drusi del Libano), nordafrica, Italia, Isole Orcadi, paesi nordici a lingue uraliche (ma solo Finlandia ed Estonia: è molto più raro nei popoli geneticamente e linguisticamente a loro connessi nelle steppe russe). Ed è sempre in percentuali inferiori al 5%, tranne che nei drusi, nelle Orcadi e in Georgia. Fra i nativi americani lo troviamo fra Na-dene e Algonchini (gli Amerindi del nordest, tra Canada e USA settentrionali),sia in popolazioni viventi che in sepolture. La percentule è tipicamente il 3 %, con alcuni picchi oltre il 10% in alcune tribù. In Sudamerica è presente negli Yanomami.

L'aploguppo X americano fu facilmente correlarlo a incroci con bianchi dopo la venuta degli europei (a cominciare dai Vichinghi nel IX secolo), ma la distanza genetica tra il tipo nordamericano e quello europeo è troppo alta per dare validità all'idea. Contemporaneamente era stata notata un'altra stranezza: le punte delle lance della cultura Clovis, la più antica documentata in Nordamerica, sono simili a quelle che venivano fabbricate in Francia dai Solutreani qualche migliaio di anni prima. Punte del genere si trovano soltanto in Francia, penisola iberica e Nordamerica.

Partendo dagli interrogativi che la presenza dell'aplogruppo X pone ai genetisti e alla paleoantropologia noi del Progetto Atlanticus andiamo a ipotizzare una visione azzardata e che richiama in causa quegli Elohim/Anunnaki che avevano lasciato alcune pagine fa dopo avere creato l'homo sapiens attraverso l'ibridazione tra il loro DNA e quello di un Herectus, o di un Heidelbergensis e che Progetto Atlanticus chiama “Out of Atlantis”.

Ma prima è interessante osservare alcuni dettagli che sono stati presentati dal Progetto Atlanticus nel lavoro “Il Cammino del Sapere”, disponibile in formato PDF gratuitamente nel sito blog degli autori “Le Stanze di Atlanticus”.

Questi dettagli corrispondono ad alcune caratteristiche fenotipiche che quasi sempre gli antichi testi associavano alle divinità, o ai semi-dei. Sto parlando del fenomeno del biondismo e del rutilismo, meglio ancora se associati dal colore chiaro di occhi.

Diverse mummie disseminate in ogni luogo del pianeta mostrano caratteristiche comuni appartenenti alle famiglie reali o divine di ogni tempo. Come ad esempio la nonna di Tutankhamon, nella immagine sottostante, risulta avere i capelli biondi e chiari lineamenti caucasici.


Oppure ancora l'Uomo di Cherchen, in Cina che presenta tratti caucasici del tutto inattesi in estremo oriente.


Come scrive Adriano Romualdi nel suo articolo “I Capelli Biondi nella Grecia Antica” la stragrande maggioranza degli eroi e degli dei di Omero sono biondi: Achille, modello dell’eroe acheo, è biondo come Sigfrido, biondi sono detti Menelao, Radamante, Briseide, Meleagro, Agamede, Ermione. Elena, per cui si combatte a Troia, è bionda, e bionda è Penelope nell’Odissea. Peisandro, commentando un passo dell’Iliade (IV, 147), descrive Menelao xanthokòmes, mégas én glaukòmmatos “biondo, alto e con gli occhi azzurri”. Karl Jax ha osservato che tra le dee e le eroine d’Omero non ce n’è una che abbia i capelli neri.

Che un certo ideale nordico contrassegnasse il vero elleno fino ai tempi più tardi, potrebbe confermarlo questa notizia del medico ebreo Adimanto, vissuto all’epoca dell’Impero Romano. Egli scrive (Physiognomikà, 11, 32): “Quegli uomini di stirpe ellenica o ionica che si son conservati puri, sono di statura abbastanza alta, robusti, di corporatura solida e dritta, con pelle chiara e biondi.

Ma moltissime altre civiltà associano capelli biondi o rossi e occhi azzurri a una caratteristica divina: egizi, sumeri, indiani e mesoamericani.


E non dimentichiamo che anche il Quetzalcoatl dei Maya era ricordato come di carnagione chiara con capelli e barba rossa, soggetto quindi al fenomeno del rutilismo ovvero quella caratteristica delle persone che hanno peli e capelli rossi o castano ramato.

In egual modo veniva descritto Viracocha, il colonizzatore secondo la civiltà Inca, proveniente da est. Si ha notizia che un disegno rinvenuto a Palenque somiglia ad un Semita.

Scrittori come Taylor Hansen, Cieza de Leon, De La Vega, Simone Waisbarg, Kolosimo ed altri, che hanno indagato su quanto raccontato dagli spagnoli durante la loro invasione nelle Americhe, ci presentano un gigante bianco, barbuto, con un tridente, che regge una catena alla quale è legato un serpente mostruoso. Identificato dagli Iberici con San Bartolomeo, simile al Nettuno di Platone (Poseidonis di Atlantide); che raffigura il "dio bianco" Viracocha, il creatore del mondo, al quale era consacrato il tempio di Tiahuanaco (città chiamata Chuquiyutu da Diego D’Alcobada), palazzo definito la vera ottava meraviglia del mondo per le sue dimensioni. La sola sala del trono era 48 metri per 39.

Gli spagnoli parlano di sessanta giorni e sessanta notti di pioggia incessante. Dopo il Diluvio, Viracocha si stabilì nell'isola sul lago Titicaca e plasmò gli uomini d'argilla e vi soffiò dentro la vita, insegnò loro il linguaggio e le scienze, i costumi e li distribuì nel mondo volando da un continente all'altro. Si diresse poi a Tiahuanaco; da qui inviò due emissari a ovest e a nord. Lui prese la strada per Cuzco. Sopra una carta geografica possiamo tracciare la cosiddetta "Rotta di Viracocha" che passa da Pukara, città distrutta dalla caduta di un fuoco dal cielo, come avvenne per Sodoma e Gomorra. Pukara è equidistante sia da Tiahuanaco che da Cuzco.

Questa caratteristica è occasionale nelle popolazioni caucasiche e si crede relazionata con una pigmentazione più chiara e la presenza di lentiggini ed un'alta propensione al melanoma e ad altri problemi cutanei; tuttavia pur non sembrando essere relazionata con una pigmentazione oculare alcuni la mettono in relazione con il colore verde.

Oggi il rutilismo è diffuso in Europa occidentale, in particolare sulle coste dell'Atlantico. E' ritenuto dai genetisti "un carattere residuale, ereditato da una popolazione in cui era presente nella totalità o quasi degli individui e conservatosi in quelle zone dove l'ibridazione è stata più lenta". Circa 20 mila anni fa, sebbene già esistente come mutazione individuale nei Sapiens Sapiens, il rutilismo è diventato il tratto fenotipico dominante degli abitanti della paleo-Europa. Secondo i genetisti si è trattato di una risposta fisiologica al clima glaciale, freddo e scarsamente illuminato.


Si è imposto in questo tipo di ambiente perché la pelle chiara favorisce l'assunzione della vitamina D e soprattutto perché i rossi trattengono meglio il calore e quindi risultano meno esposti al congelamento, caratteristica fisica ideale per sopravvivere in un periodo di freddo rigido, oppure su un pianeta più lontano dal Sole e quindi meno 'caldo' della Terra.

Attualmente i rossi sono concentrati soprattutto nel nord Europa, alla fine dell'era glaciale, invece, il rutilismo doveva risultare assai indicato anche a latitudini mediterranee. Basta considerare che la linea degli alberi ad alto fusto durante il massimo glaciale del Wurm era situata sulla direttrice Mar Nero-Liguria-Spagna (45° parallelo), mentre oggi la troviamo al circolo polare. Anche l'uomo di Neanderthal, che abitava le stesse zone in tempi precedenti, aveva i capelli rossi. La scoperta è stata fatta analizzando due soggetti vissuti tra i 40 e i 50 mila anni fa, uno in Spagna e uno in Italia. Ma si tratta di una convergenza evolutiva. L’attuale rutilismo dei Sapiens Sapiens, infatti, nonostante il provato incrocio tra le due specie, non è un'eredità neanderthaliana, è dovuto a un'espressione diversa dello stesso gene MC1r mutato. Evidenza che naturalmente punta i riflettori sull'adattamento alle condizioni climatiche: le popolazioni presenti in Europa durante l’era glaciale hanno assunto questo connotato fenotipico, che era già presente a livello individuale nei loro antenati, ma che solo per ragioni ambientali è diventato patrimonio genetico della generalità degli individui.

Una cosa interessante è la leggenda della tribù ancestrale dei Si-Te-Cah ricordata dalla tradizione orale degli indiani Paiute del Nevada... si parla di uomini bianchi di alta statura con i capelli rossi. Siamo intorno al 45° parallelo, quindi alla stessa latitudine dell’area che in Europa ha ospitato la cultura cromagnoide il che farebbe pensare che anche dall’altra parte dell’oceano ci fossero condizioni climatiche tali da determinare la diffusione del rutilismo.

Pure gli "uomini del mare", invasori dell'Egitto, vengono indicati come "rossi" e addirittura nelle leggende Cinesi troviamo un popolo dai capelli rossi. La parola Rutennu o Rotennu deriva da Rut o Rot che significa rosso. Di tale colore il mare che bagnava l'Egitto, "il mare dei Rossi".

Rut deriva da Rute che con Daytia era una delle due isole superstiti di Atlantide; punto di partenza della razza che soggiogò quella che dimorava sulle sponde del Nilo originando i Rutennu: gli uomini del mare di Rute.
Il popolo degli Yxsos veniva definito una razza più rossa di quella egizia e, per loro stessa ammissione, proveniva da quella terra che si stendeva fra il Pacifico e il Sud atlantico chiamata "Oceano Ethiopicus", nota come Etiopia, notoriamente popolata da "neri". Terra che formava una sorta di ponte fra i popoli dell'Atlantico, del Mediterraneo e del Pacifico.

Significativo che il vocabolo "Kush", trasformazione del nome Cuzco (un collegamento con le Ande?), sia un vocabolo non ebraico tramandatoci dalla Bibbia, che si ritrova nel nome degli Etruschi, Etr-ush e definisca gli Etiopi e la loro terra; quella di Koshu. Inoltre l'antico nome di Ur era Kish.

Quindi l'origine di molti popoli sembra si trovasse nel mezzo dell'Atlantico, in quella Rute che apparteneva ad Atlantide.

Rossi erano tutti i popoli sulle sponde delle terre intorno a quest'ultimo perduto continente: i Maya, gli Incas, gli Aztechi, gli Indios americani, i Pellirosse; razze che affermavano di provenire da una terra chiamata Aztlan o Atlan naufragata nell'Oceano Atlantico in seguito a cataclismi e terremoti.

Vivo è il ricordo fra il popolo rosso americano. I Delaware ricordano l'età dell'oro e quella della distruzione di una grande isola oltre l'oceano; i Mandan conservano un'immagine dell'Arca; i Dakota raccontano che gli avi salparono da un'isola sprofondata a oriente.

Gli Okanocan parlano di giganti bianchi su di un'isola in mezzo all'oceano che venne distrutta; i superstiti divennero rossi in seguito alle scottature del sole per aver navigato per giorni su di una canoa.

Ad uno dei più antichi ceppi della razza rossa appartengono anche i Guanci delle isole Canarie; individui con occhi azzurri, capigliatura bionda come alcuni Incas e Chimù.

Gli antichi ebrei avevano i capelli biondi e crespi non comuni ai popoli orientali, orgogliosi della loro cultura monoteista da considerarsi gli "eletti".

Seguendo le tracce di questo colore giungiamo fino al Pianeta Rosso: "Marte". Secondo Brinsley Le Poer Trench, il libro di Enoch proverebbe che l'Eden si trovava su quel pianeta. Enoc nel terzo cielo, quello di Marte, appunto, contemplò il giardino del Paradiso e al centro vide l'albero della Vita.

Perchè queste caratteristiche venivano associate al 'divino'? E come mai troviamo tratti caucasici, indoeuropei presso culture che, secondo la storia e la genetica, non dovrebbero avere avuto contatti fino al XVI secolo? E perchè tutti parlano di una origine di queste divinità da un luogo sconvolto da un cataclisma e quindi sede e origine di queste caratteristiche fisiche?

Per cercare di rispondere alle sopraccitate domande dobbiamo tornare all'ibridazione e chiamare in causa un noto passo biblico.

"quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sopra la faccia della Terra e nacquero loro delle figliole avvenne che i figli di Dio videro che le figliole degli uomini erano belle e se ne presero per mogli tra tutte quelle che più loro piacquero e queste partorirono loro dei figli. Sono questi i famosi eroi dell'antichità”

Quali uomini? I Sapiens, nati dall'esperimento genetico degli Anunnaki promosso da Enki come narrato nell'Inuma ilu Awilum e anche nella Genesi biblica se vogliamo.

Quali figli di dio? I figli appunto degli Anunnaki arrivati da Marte.

Quali famosi eroi dell'antichità? Coloro che saranno ricordati come 'Giganti', uomini famosi, probabilmente caratterizzati da biondismo e/o rutilismo. I cosiddetti Nephilim e che si collegano alla figura e al ruolo di Atlantide non tanto quale culla non del genere umano, che rimane l'Africa e la teoria dell'Out of Africa, tanto quanto punto di origine di quelle caratteristiche fenotipiche attribuite a quelle divinità civilizzatrici che effettivamente dopo il diluvio riportarono la civiltà nel mondo secondo l'ipotesi Out Of Atlantis.

Un parallelismo tra le teorie Out of Africa II e Out of Atlantis dove una non sostituisce l'altra ma si integrano armoniosamente.



Non sto parlando di razze secondo i tradizionali canoni. Sto parlando di eredità genetiche, alberi genealogici che hanno avuto origine da diversi punti di partenza e dove, per qualche motivo, alcune caratteristiche fisiche (occhi azzurri+capelli  biondi  oppure  occhi  verdi+capelli  rossi)  rappresentavano  un  elemento  identificativo  di  coloro che appartenevano a delle stirpi divine.  

I punti di partenza genealogici possono essere  L'Homo  Heidelbergensis  (H.Erectus/Ergaster)  da  cui  ha avuto  origine  il  fenotipo  negroide  e  gli aplogruppi ad esso collegati derivanti dalla prima ibridazione.  

Il Neanderthal da cui ha avuto origine il fenotipo del rutilismo (capelli rossi e pelle chiara) tratto fenotipico dominante  degli  abitanti  della  paleo-Europa.  Fenotipo  che  ragionevolmente  mi  fa  pensare  agli  individui selezionati per portare la civiltà nel mondo dopo il Diluvio, gli Enkiliti, gli Elohim.

Il  Cro-Magnon,  biondo  con  gli  occhi  azzurri, alto tra 1,80 e 1,90 m,  antagonisti  dei  Neanderthal come peraltro ricordato nel passo biblico in cui si parla di Esaù e Giacobbe. Tra l'altro una statura di quel livello significava apparire come 'Gigante' rispetto all'altezza media del Sapiens.

Il successivo incrocio tra  tutti  questi  fenotipi  nel  corso  dei  millenni  ha  portato  all'uomo  moderno con la diversità  di caratteristiche evidenziata dai numerosissimi rami genetici chiamati aplogruppi.

Possiamo allora giungere al seguente schema che descrive sinotticamente le riflessioni fin qui fatte per cercare insieme di definire una conclusione a questo percorso storico.


Il mito classico ci racconta di una violenta guerra tra Titani e Dei con la vittoria di questi ultimi. Guerre incredibili sono citate anche nei testi sanscriti Veda come il Mahabarata dove vengono descritte armi che ricordano i più moderni arsenali bellici e anche più avanzate. La Bibbia stessa ricorda la cura con cui Yahweh procede all'annientamento del popolo degli Anakiti (notare l'assonanza con Anunnaki) e lo sterminio di Giganti viene più o meno raccontato in molte leggende di diverse culture un po' ovunque nel mondo.

Come se a un certo punto, nella storia remota, forse ancor prima del Diluvio Universale, in quella che fu la utopica età dell'oro, l'Atlantide, i Nephilim si fossero ribellati al potere dei 'padri' Titani in una sorta di guerra civile pro-tempore in cui i Sapiens diventavano eserciti, pedoni di una ipotetica scacchiera.

Zeus che combatte contro Crono. Davide (biondo) che combatte contro Golia (titanico gigante anakita). Thor (il rosso) e Odino (il biondo) che combattono contro l'equivalente dei Titani greci nella mitologia norrena.

I biondi (o rossi) Nephilim contro i 'vecchi' Titani Anunnaki in guerra tra di loro per diventare gli Elohim, gli Dei e regnare incontrastati sugli Uomini Sapiens Sapiens nei millenni a venire.


Fonti
Gli Indoeuropei. Origini e migrazioni, Edizioni di Ar, Padova 1978.

Comprendere la mentalità dei Rettiliani

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Meglio capite la mente rettiliana, più facile è capire come gli Annunaki-Illuminati operano da secoli all'interno della nostra società. Essi presentano diversi tratti caratteriali e stanno cercando di uniformare a sé il genere umano. Queste caratteristiche rettiliane e il loro legame con il cervello umano sono essenziali affinchè si perpetuino le illusioni che chiamo la Matrice.

Per chi, comprensibilmente, trova inimmaginabile la sola idea che possa esistere una razza rettiliana, figuriamoci poi una in grado di mutare forma, ripeterò le parole del cosmologo Carl Sagan: "Nell'universo esistono più combinazioni potenziali di DNA [forme fisiche] che atomi". È tutto fuor che impossibile, quindi, per questa razza emergere e sarebbe assai più sorprendente il contrario. Alcuni studi hanno rivelato che se i dinosauri fossero sopravvissuti, e alcuni di essi potrebbero averlo fatto nelle viscere della Terra, oggi si sarebbero evoluti in una forma rettiliana umanoide. Dale Russell, paleontologo della North Carolina University, fu incaricato dalla NASA, l'agenzia spaziale statunitense, di stendere un rapporto su come potrebbero essere gli extraterrestri.

Egli elaborò il dinosauro Troodon come possibile risultato dei cambiamenti genetici avvenuti nel corso di milioni di anni e creò il plastico di un essere che chiamò dinosauride. Si trattava di un umanoide rettiliano, identico a quello che sostengono di aver visto coloro che sono stati rapiti dagli extraterrestri. Ci sono molte altre cose da sapere sui dinosauri.

Dopo tutto, la loro esistenza è stata scoperta dagli scienziati solo negli anni Ottanta dell'Ottocento.

Credo Mutwa ed altri sostengono che i rettiliani abbiano avuto origine su questo pianeta e che da esso siano stati cacciati, per tornare in seguito a rivendicare il possesso di ciò che ritengono essere loro.

Può darsi di sì, come può darsi di no. Noi possiamo solo basarci sulla loro parola e la loro parola non sembra poi essere così affidabile. Ma certamente questo pianeta ha una lunga storia rettiliana. Mentre stavo scrivendo questo libro, il fossile di un rettile bipede, risalente almeno a 300 milioni di anni fa, venne rinvenuto in una cava lapidea tedesca. Il ritrovamento demolì le precedenti teorie scientifiche sull'evoluzione rettiliana. I dinosauri non furono, come si pensava, i primi rettili a camminare su due zampe. Questo bipede di nuova scoperta, l'Eudibamus cursoris, era un rettile che non aveva alcun rapporto con i successivi dinosauri.

(l'Eudibamus cursoris)

La struttura scheletrica dell'Eudibamus suggerisce che esso era in grado di correre velocemente, probabilmente sulla punta delle dita delle zampe, con gli arti anteriori che oscillavano come un pendolo. Ciò ricorda la postura adottata dagli esseri umani quando corrono, secondo quanto affermano scienziati statunitensi, canadesi e tedeschi. Lo studioso Alan Walton ha studiato a fondo il contesto della presenza rettiliana sulla Terra. Ecco cosa dice in proposito:

"A parte le testimonianze e persino le foto di impronte umane trovate fossilizzate all'interno di impronte di dinosauro, suggerendo così un'esistenza comune - ho scoperto alcuni interessanti fatti biologici sui "rettiliani". Pare che i biologi concordino sul fatto che i serpenti siano derivati dalle lucertole e che le lucertole sino a loro volta derivate da più grandi "lucertole tuono " o dinoauri dei tempi antichi. E quale fu il più antico dinosauro ad essere scoperto? Beh, i due contendenti sono l'Eoraptor (che diede origine agli scaltrissimi e abilissimi Veloci-raptor che compaiono nei film della serie Jurassic Park) e un simile bipede sauride che camminava in posizione eretta come l'uomo, e aveva dimensioni simili a quelle umane, con arti particolarmente adatte ad afferrare e a squartare la carne, chiamato Herrerasaurus: entrambi erano carnivori, anche se tra l'Eoraptor e l'Herrerasaurus esistono sufficienti differenze e somiglianze da far pensare che essi avessero un antenato comune "qualche ramo più sotto" dell'albero sauriano'."

(l'Herrerasaurus)

La parte più antica del cervello è nota agli scienziati come complesso R o "cervello rettiliano". Si tratta della traccia più evidente della nostra storia genetica rettiliana, se non consideriamo quegli individui che continuano a nascere con la coda.



Questo cervello rettiliano o complesso R è vitale per capire i modi in cui gli Illuminati manipolano il pensiero e la percezione umana. La maggior parte delle persone non ha idea del patrimonio rettiliano presente nel corpo umano e dell'influenza che esso esercita sul nostro comportamento. Gli scienziati sostengono che il complesso R rappresenta il cuore del sistema nervoso e trae origine da un "rettile simile a un mammifero" diffuso in tutto il mondo durante il periodo Triassico (205-240 milioni di anni fa). Si pensava che esistesse un legame evolutivo tra i dinosauri e i mammiferi. Naturalmente si possono dare anche altre spiegazioni! Tutti i mammiferi hanno questa parte rettiliana del cervello. Ora considerate i tratti caratteriali del cervello rettiliano sulla base di quanto suggerito dagli scienziati. Qui cito un affascinante articolo pubblicato su Internet da Skip Largent:

"Almeno cinque comportamenti umani traggono origine dal cervello rettiliano...senza definirli, dirò semplicemente che nelle attività umane essi si esprimono così: comportamento ossessivo-compulsivo; riti personali ripetitivi e pratiche superstiziose; pedissequa conformità a vecchi modi di fare le cose; riprese di vecchi cerimoniali; omaggio ai precedenti, in campo legale, religioso, culturale e in altri settori... e vari tipi di inganni".

II cervello rettiliano o "complesso R"è un'antica parte del cervello umano. Da qui derivano tratti caratteriali come il "sangue freddo", la predilezione per le gerarchie e l'ossessione per il rituale.



Questi tratti vengono bilanciati da altre parti del cervello negli esseri umani, ma non nei rettiliani purosangue, che manipolano il pianeta.

Triune Brain ("cervello trino" in inglese) è il nome di un modello della struttura e dell'evoluzione dell'encefalo elaborato da Paul D. MacLean (1 maggio 1913 - 26 dicembre 2007), medico statunitense specializzato nelle neuroscienze, che diede importanti contributi nel campo della psichiatria.

Secondo McLean vi sono tre formazioni anatomiche distinguibili in:

- R-complex
- Sistema limbico
- Neocortex.

Ognuna di queste strutture è adibita a determinate funzioni; queste funzioni furono tradotte in operatori.

R-complex (o cervello rettiliano): si occupa dei bisogni e degli istinti innati nell'uomo; gli operatori rettiliani sono i seguenti: isoprassico, specifico, sessuale, territoriale, gerarchico, temporale, sequenziale, spaziale e semiotico.

Nel sistema limbico agisce l'emotività dell'individuo; infatti questa struttura contiene prevalentemente operatori emozionali: fobico, aggressivo, cura della prole, richiamo materno, innamoramento, ludico.

Il neo-cortex è la sede degli operatori specifici che caratterizzano l'essere umano: olistico, riduttivo, generalizzatore, causale, binario, emotivo.

L'R-complex risiede nel diencefalo, nel mesencefalo e nella parte iniziale del telencefalo. A livello strutturale il sistema limbico è costituito dai bulbi olfattivi, il setto, il fornice, l'ippocampo, l'amigdala, il giro del cingolo, i corpi mammiliari. La struttura neocorticale è formata da materia neuronale.

Aggiungeteci altre caratteristiche tipiche del complesso R come la "territorialità", l'aggressività, e l'idea che chi può è nel giusto e chi vince piglia tutto. Mettete insieme tutte queste cose e avrete l'atteggiamento degli Illuminati. Anche il razzismo è una tipica manifestazione del cervello rettiliano, come pure il sesso aggressivo e violento, praticato dalle famiglie rettiliane. Può essere solo una coincidenza quella per cui gli illuminati rivelano i classici tratti del cervello rettiliano e, al contempo, le prove suggeriscono che essi appartengono alle stirpi rettiliane? Il cosmologo Cari Sagan, che sapeva molte più cose di quelle che rivelò, scrisse un libro dal titolo The Dragons Of Eden (Ballantine Books, New York, 1977), per mettere in luce le influenze rettiliane sull'umanità. Egli disse:

"...Non è bene ignorare la componente rettiliana della natura umana, in particolare il nostro comportamento ritualistico e gerarchico. Al contrario, quel modello ci può aiutare a capire la vera natura degli esseri umani». Altre aree del cervello umano bilanciano nella maggior parte delle persone le caratteristiche rettiliane più estreme, ma queste ultime si possono ancora notare in quelli che vivono la loro vita obbedendo a un rituale quotidiano, che prevede che ogni settimana si vada al solito supermercato alla solita ora e che si mangino le stesse cose nei soliti giorni. Chi possiede tratti rettiliani dominanti, le famiglie rettiliane, esprimerà, chiaramente, un numero maggiore di caratteristiche associate al cervello rettiliano; ecco perché le famiglie rettiliane degli Illuminati sono ossessionate dai rituali. Altrettanto ovvio è il fatto che i rettiliani capiscano il complesso R meglio di chiunque altro e sappiano come manipolarlo. Evidentemente, quindi, è attraverso la parte rettiliana del cervello che l'umanità viene per lo più controllata e diretta".

Il cervello umano è diviso in due parti o emisferi, il cervello destro e quello sinistro, collegati da una massa di fibre nervose. La parte sinistra è quella razionale, logica e "intellettuale". Opera di pari passo con i sensi e la sua funzione si può riassumere con la formula "Riesco a toccarlo, a vederlo, a annusarlo o a gustarlo? Okay, allora esiste." Questa parte del cervello comunica attraverso il linguaggio orale e quello scritto. Il cervello destro è la sede dell'immaginazione, dell'intuizione, degli istinti, degli stati del sogno, dell'inconscio.

Si tratta della sede dell'ispirazione creativa dell'artista e del musicista. Essa comunica attraverso immagini e simboli, non parole. La parte destra è strettamente legata al complesso R. I rettiliani comunicano attraverso immagini e simboli - proprio come la rete di società segrete degli Illuminati.

Essi usano un linguaggio segreto interamente basato sui simboli. Ciò ci porta alle forme più efficaci di condizionamento umano esercitato dagli Illuminati.

In circostanze normali, il cervello destro dominato dai rettiliani riceve le immagini attraverso gli occhi o l'immaginazione, e il cervello sinistro decodifica quelle immagini in pensieri, parole e conclusioni. Gli Illuminati-Anunnaki sono intervenuti in questo processo, tuttavia, per controllare la mente umana. Il loro scopo è quello di eliminare il collegamento tra queste due parti distinte del cervello in modo che noi possiamo essere manipolati attraverso il cervello destro, avendo esclusivamente la consapevolezza della parte sinistra.
Essi inculcano immagini nella parte destra (lo stato onirico, l'inconscio) ricorrendo al simbolismo, all'immaginario subliminale e alle raffigurazioni, istruendo al contempo il cervello sinistro su come interpretare quelle immagini. Per realizzare ciò si servono di settori come quello dell'"istruzione", della "scienza" e dei media. Lo stesso accade con le fotografie pubblicate sui giornali, in cui la didascalia interpreta l'immagine a beneficio del cervello sinistro del lettore. Spesso ciò che la didascalia ci dice non corrisponde alla verità che sta dietro a quell'immagine.

Ciò che accade continuamente è che al cervello sinistro viene detto da fonti esterne come decodificare le immagini inviate al cervello destro. Ciò che dobbiamo fare immediatamente è riassumere il controllo del nostro cervello sinistro e decidere da soli cosa significano le immagini inviate al cervello destro. Ciò vuoi dire allontanarsi dal branco, pensare con la propria testa e mettere in dubbio tutto ciò che vediamo e sentiamo. Compreso quello che leggete in questo libro. Se ritenete che non abbia senso, lasciatelo perdere. Scoprirete che parole come immaginazione, immaginare, sognare e simili vengono costantemente usate dalla pubblicità.
Chi la fa sa che usando parole-innesco che inducono uno stato inconscio di sogno ad occhi aperti, basato sul cervello destro, potrà avere accesso alla vostra mente grazie ad alcune immagini e poi potrà dire al vostro cervello sinistro come decodificarle in linguaggio consapevole - «Voglio quell'auto»; «Penso che bisognerebbe dare più poteri alla polizia per porre fine al crimine»; «Devo prendere il Viagra se voglio essere ancora un uomo come si deve»; «Se vogliamo risolvere i nostri problemi dobbiamo creare un governo mondiale».

La televisione e il cinema producono un mondo fantastico di illusioni per aprire il nostro cervello destro, il nostro inconscio, e consentire agli Illuminati di avere, attraverso di esso, un accesso segreto alla mente cosciente. I bambini sono particolarmente esposti a questi rischi e vengono bombardati a questo scopo da immagini fantastiche. Nei primi anni dell'infanzia la mente viene controllata quasi esclusivamente dal cervello rettiliano e i creatori di "intrattenimento" per bambini come la Disney sfruttano queste conoscenze. La Disney è una delle più grandi organizzazioni degli Illuminati.

David M. Jacobs, The threat: The Secret Agenda
(N.d.T.: La minaccia: i piani segreti), Simon and Schuster, New York, 1988
http://www.amazon.com/threat-secret-agenda-aliens-really/dp/0684814846

James L. Walden, The Ultimate Alien Agenda
(N.d.T.: I principali piani alieni),

L'Armonia musicale della Coscienza

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La revisione e l’aggiornamento di una teoria controversa sulla coscienza, vecchia di 20 anni, pubblicata in Physics of Life Reviews, sostiene che la consapevolezza deriva dall’attività di livello più profondo, di scala più fine, all’interno dei neuroni cerebrali. La recente scoperta di vibrazioni quantiche nei “microtubuli” all’interno dei neuroni cerebrali conferma questa teoria, secondo la revisione degli autori Stuart Hameroff e Sir Roger Penrose. 


Essi suggeriscono che i ritmi EEG (le onde cerebrali) derivano anche da vibrazioni nei microtubuli al livello più profondo, e che da un punto di vista pratico, trattare le vibrazioni dei microtubuli cerebrali potrebbe dare benefici ad una serie di condizioni mentali, neurologiche e cognitive. La teoria, chiamata “riduzione oggettiva orchestrata” (Orch OR), è stata proposta a metà degli anni ’90 dall’eminente fisico matematico Sir Roger Penrose, FRS, delMathematical Institute and Wadham College dell’Università di Oxford, e dall’illustre anestesista Stuart Hameroff, MD, del Centro Studi su Anestesiologia, Psicologia e Coscienza della University of Arizona di Tucson. Essi suggeriscono che i calcoli quantici vibrazionali nei microtubuli sono “orchestrati” (“Orch”) dagli stimoli sinaptici e dalla memoria immagazzinata nei microtubuli, e terminati dalla “riduzione oggettiva” (‘O’) di Penrose, ecco perchè “Orch OR”. I microtubuli sono i principali componenti dello scheletro strutturale della cellula.

La Orch OR è stata duramente criticata dal suo inizio, in quanto il cervello era considerato troppo “caldo, umido, e rumoroso” per tali processi quantici apparentemente delicati. Tuttavia, l’evidenza ha dimostrato una coerenza quantica calda nella fotosintesi delle piante, nella navigazione cerebrale degli uccelli, nel nostro senso dell’olfatto, e nei microtubuli cerebrali. La recente scoperta di vibrazioni quantiche a temperatura calda nei microtubuli all’interno dei neuroni cerebrali, ottenuta dal gruppo di ricerca guidato da Anirban Bandyopadhyay, PhD, dell’Istituto Nazionale di Scienza dei Materiali di Tsukuba, in Giappone (e ora al MIT), corrobora la teoria della coppia e suggerisce che i ritmi EEG derivano anche da vibrazioni nei microtubuli a livello più profondo.

Inoltre, il lavoro del laboratorio di Roderick G. Eckenhoff, MD, all’Università della Pennsylvania, suggerisce che l’anestesia, che cancella la consapevolezza in modo selettivo, risparmiando l’attività del cervello non cosciente, agisce attraverso i microtubuli nei neuroni cerebrali. “L’origine della consapevolezza riflette il nostro posto nell’universo, la natura della nostra esistenza. Forse la coscienza evolve da calcoli complessi nei neuroni del cervello, come afferma la maggior parte degli scienziati? O la coscienza, in un certo senso, è lì da sempre, come sostengono gli approcci spirituali?” si chiedono Hameroff e Penrose nella revisione corrente.

”Questo apre un potenziale vaso di Pandora, ma la nostra teoria concilia entrambi questi punti di vista, suggerendo che la coscienza deriva da vibrazioni quantiche nei microtubuli, polimeri proteici all’interno dei neuroni cerebrali, che governano le funzioni neuronale e sinaptica, e collegano i processi cerebrali ai processi di auto-organizzazione nella struttura quantica ‘proto-cosciente’ della realtà, di scala fine“. Dopo 20 anni di critica scettica, “l’evidenza ora supporta chiaramente la «Orch OR»”, continuano Hameroff e Penrose. “Il nostro nuovo studio aggiorna le prove, chiarisce che i bit quantici Orch OR (“qubit”) sono percorsi elicoidali nei reticoli di microtubuli, respinge critiche, e rivede 20 previsioni verificabili sull’Orch OR pubblicate nel 1998; di queste, sei sono confermate e nessuna confutata”.

Viene introdotto un nuovo aspetto importante della teoria. Le vibrazioni quantiche nei microtubuli (es.: in megahertz) sembrano interferire e produrre “frequenze di battito” EEG molto più lente. Nonostante un secolo di uso clinico, le origini alla base dei ritmi EEG sono rimaste misteriose. Gli studi clinici su brevi stimolazioni cerebrali che puntano alla risonanza dei microtubuli con le vibrazioni meccaniche megahertz, usando ultrasuoni transcranici, hanno mostrato miglioramenti auto-riferiti dell’umore, e possono risultare utili in futuro contro l’Alzheimer e le lesioni cerebrali.

L’autore principale Stuart Hameroff conclude che “la Orch OR è la teoria più rigorosa, completa e verificata della coscienza mai formulata. Dal punto di vista pratico, trattare le vibrazioni dei microtubuli cerebrali potrebbe dare benefici ad una serie di condizioni mentali, neurologiche e cognitive”. La revisione è accompagnata da otto commenti di autorità esterne, compreso un gruppo australiano arci-scettico sull’Orch OR. A tutti, Hameroff e Penrose rispondono con argomenti robusti. Penrose, Hameroff e Bandyopadhyay stanno approfondendo le loro teorie durante un simposio pubblico di tre giorni al Brakke Grond di Amsterdam, dal 16 al 18 Gennaio 2014.


Essi terranno impegnati gli scettici in un dibattito sulla natura della coscienza, e Bandyopadhyay con il suo team abbinerà le vibrazioni dei microtubuli di neuroni attivi per suonare strumenti musicali indiani. ”La coscienza dipende da vibrazioni anarmoniche dei microtubuli all’interno dei neuroni, in modo simile a certi tipi di musica indiana, ma in modo diverso dalla musica occidentale che è armonica”, spiega Hameroff.[/i]

Riferimenti:

Stuart Hameroff and Roger Penrose. Consciousness in the universe: A review of the ‘Orch OR’ theory. Physics of Life Reviews, 2013 DOI: 10.1016/j.plrev.2013.08.002

Stuart Hameroff, MD, and Roger Penrose. Reply to criticism of the ‘Orch OR qubit’–‘Orchestrated objective reduction’ is scientifically justified. Physics of Life Reviews, 2013 DOI: 10.1016/j.plrev.2013.11.00

Stuart Hameroff, Roger Penrose. Consciousness in the universe. Physics of Life Reviews, 2013; DOI:10.1016/j.plrev.2013.08.002

Pubblicato in elsevier.com (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari


La Stele della Carestia

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Gli egittologi hanno a lungo preteso che non  esisteva nessun testo descrivente come le Piramidi erano state costruite. Una pietra incisa su un masso sull'isola Sechel, presso Elefantina in Egitto a nord di Aswan. È stata scoperta nel 1889 da C. E. Wilbour e decifrata dagli egittologi Brugsch (1891), Morgan (1894), Sethe (1901), Barguet (1953) e Lichtheim (1973). Questa stele mostra tre dei caratteri più famosi della civiltà egiziana:

Il faraone Djoser, verso il 2750 a. C., ha costruito la prima piramide, la piramide a gradini a Saqqara. Questo monumento è utilizzato per illustrare l'invenzione della costruzione in pietra.

Imhotep, lo scriba e l'architetto della piramide di Djoser, che è stato onorato e deificato per aver inventato la costruzione in pietra.

Il Dio Knum, il vasaio che, come nella Bibbia, modella i corpi degli uomini e degli dei con il limo del Nilo, l'argilla, o lavorando i minerali.

Questo testo chiamato Stele della Carestia è stato scolpito in epoca recente, durante il regno dei Tolomei (200 a. C.), ma alcuni indizi degni di fiducia hanno portato gli egittologi a credere che, in una forma più ampia, il documento autentico daterebbe dagli inizi dell'Antico Regno (2750 a. C.).

L'aspetto più controverso di questo testo risiede nel fatto che per costruire dei templi, delle piramidi e altri edifici sacri, le istruzioni di Knum e le rivelazioni di Imhotep non menzognano le pietre di cistruzione, come la pietra calcarea p dei blocchi id granito o di arenaria. Questi materiali non si trovano sulla lista. Nel sogno di Djoser (col. 29), Knum cita dei minerali e "dai tempi antichi, nessuno ha mai lavorato con essi (i minerali) per costruire i templi di Dio...". Per costruire dei monumenti, è stato dato a Djoser una lista di minerali e dei minerali i cui nomi geroglifici non sono stati tradotti sinora. È il motivo per cui abbiamo iniziato uno studio approfondito di ogni parola geroglifica, per determinare le parole-chiavi tecniche, quelli che sono con evidenza difficili a tradursi.

Parole-chiavi tecniche non tradotte dagli autori precedenti:

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Mot ‘aa’: è la parola "piramide" tradotta da Brugsch, "delle tombe per dei re" da Sethe e Barguet e "dei palazzi per dei re" da Lichtheim. Tutte le traduzioni mostrano che 'aa'è il determinativo per la tomba reale, cioè la piramide. Secondo Sethe e Barguet, questa parola 'aa'è un arcaismo dell'Antico Regno.

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Parola-chiave ARI KAT: Questo verbo interviene tre volte. Nella colonna 13 e 19, associato ai minerali, è stato tradotto: "per lavorare con"; nella colonna 20, il Dio Knum "modella" o "crea" l'umanità (con l'argilla). La prima parte del verbo, ARI, significa fare, creare, formare, modellare, generare; la seconda parte, KAT e l'ideografia "l'uomo", significa il lavoro fatto dall'uomo. L'aggettivo, ARI, designa un materiale artificiale, il lapislazuli sintetico ad esempio. Il miglior significaro, potrebbe essere: trattare, sintetizzare, fabbricare.

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Parola-chiave ideografa RWD: Trovata nella colonna 11, questo ideogramma fa parte di una frase che qualifica i materiali impiegati per la costruzione dei templi e delle piramidi (colonna 11 e 12). Tradotto da Barguet coma la pietra dura, RWD è stata discussa in profondità da Harris (1961) che espone (p. 23) che "... in tutti i casi, può esserci poco dubbio che RWDT sia un termine per la pietra dura in generale, benché la pietra entra in una categoria che è difficile dire, soprattutto se si fa riferimento all'alabastro come RWDT".

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Generalmente, l'elemento RWD si rapporta all'arenaria egiziana (INR RWDT non scritto qui), più precisamente il materiale in pietra trovata nelle cave dell'Egitto del Sud ed impiegato per costruire i templi del Nuovo Regno ed i periodi successivi a Karnak, Luxor, Edfu, Esne, Dendera, Abu-Simbel. Questo materiale, l'arenaria egiziana, è un materiale tenero, che a volte, può essere facilmente scalfito dall'unghia (Rozière, 1801). È il contrario di una pietra dura. È due volte più tenera della pietra calcarea di Giza, quattro volte più tenera del marmo di Carrara o otto volte più tenera del granito di Aswan. Diventa evidente che l'elemento RWD non sognifica pietra dura.

D'altra parte, l'ideogramma RWD significa anche: germinare, ingrandire ed il verbo causativo, S-RWD, rendere solido o legare fortemente. La ghiaia ed il sasso contengono anch'essi l'ideogramma RWD. Infine, l'arenaria, quarzite, a volte il granito ed altre pietre qualificate con RWD, sono delle pietre solide naturali risultanti dalla solidificazione geologica di aggregati, come delle particelle di quarzo o di sabbia.

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Parola -chiave AAT: La colonna 16 dà i differenti nomi di AAT. Secondo Harris (p. 21) AAT deve essere considerato come una parola per dei minerali e si riferisce a dei minerali. Nella colonna 19, questi minerali sono presentati per la prima volta, riportante l'invenzione della costruzione con dei materiali in pietra.

Parola-chiave TESH: La parola composta NEB RWD UTESHAU, alla fine della colonna 11 presenta un interesse particolare. Barguet traduce: “materia preziosa e pietre dure delle cave", ma dichiara in una nota che la sua lettura può essere dubbia in ragione della scrittuta strana di questa parola, nel geroglifico. Invece di TESHAU, Barguet legge SHETI.

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La radice TESH ha il significato generale di: Schiacciare, separare, fendere ed il verbo BETESH indica l'azione di dissoluzione, la disaggregazione. Una pietra che è schiacciata o smontata o separata, è chiamata un aggregato.Ciò ci porta a concludere che la parola RWD UTESHAU indica un qualunque aggregato naturale o un materiale naturalmente separato, come il materiale eroso e naturalmente disaggregato. RWD potrebbe essere estrapolato come essente l'ideogramma della descrizione dell'agglomerazione, qui all'inizio della parola o della pietra agglomerata (geologicamente e sinteticamente) quando posto in fine.

Se la nostra supposizione è esatta, i materiali pietrosi iscritti nella colonna 15 devono essere di una forma fragile o facile a disgreggarsi. Due nomi contengono la radice TESH, quattro nomi non l'hanno.

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La pietra BEKHEN è stata trovata in iscrizioni poste nell'Uadi Hammamat, nel deserto a Sud-Est di Aswan ed è menzionato come sia un basalto nero, una diorite, un scisto sabbioso, un porfido, una grovacca, sia uno gneiss psammitico  (Lucas et Rowe, 1938; Morgan, 1894). Inoltre, secondo le Iscrizioni Hammamat (Couyat-Montet), lo sfruttamento di BEKHEN allo Uadi Hammamat è stato effettuato in modo molto primitivo. I blocchi scelti erano generalmente gettati verso il basso della montagna dove giungevano spezzati in numerosi pezzi.

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La pietra MTHAY è più interessante da discutere. Questo nome sembra contenere la radice della parola MAT che significa granito. Harris (p. 72) è d'accordo con Barguet quando osserva che è strano che il granito non è altrimenti menzionato nel testo. Poiché è la pietra più tipica di questa regione, è dunque probabile che questa forma notevole di scrittura dissimula MAT, cioè il granito. Tuttavia, a parte l'ortografia geroglifica particolare presente sulla Stele della Carestia, le scritture che fanno riferimento al granito contengono sempre lo stesso geroglifico, la falce MA, con degli aggettivi diversi. Nella colonna 15, la lettera ME non è la falce, ma un uccello privo delle sue ali e delle sue piume. Questo modo di scrivere la lettera ME deve essere ritrovato nella parola MUT, uccidersi. La parola METH significa anche morire. D'altra parte, il granito MAT è spesso scritto con l'ideogramma del cuore, la vita, suggerendo l'idea di granito vivente. La supposizione, che l'autore della Stele della Carestia ha voluto sottolineare, in una forma condensata, è che il granito è un materiale eroso, fragile, disaggregato, trovato in qualche affioramento geologico. Avrebbe potuto anche cercare di sottolineare l'idea di granito morto.

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Parola-chiave AIN: Colonna 15 comincia con: "Imparate i nomi di AIN (la pietra)". Il geroglifico per la pietra solida, pietra di costruzione ed il blocco, è AINR. La maggior parte delle rocce solide è chiamata AINR, con un aggettivo. Harris non fa alcuna distinzione tra AIN e AINR, la parola copta per la pietra, UN, è molto simile ad AIN. Tuttavia AINR è essenzialmente applicato alla pietra impiegata nella costruzione. AIN deve essere riconosciuta come una parola generica per la pietra, come una sostanza, cioè un materiale pietroso, in opposizione con altri materiali come il legno o il metallo.

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Parola-ciave ideografica: Non conosciamo il valore fonetico di questa ideografia; per il dizionario, è un determinativo per l'aroma e l'odore, ma non è associato ai profumi. Rigarda essenzialmente le sostanze che distribuisono degli odori, degli effluvi o delle emanazioni. Questi odori non sono necessariamente cattivi e non significano puzzare. A volte questo ideografo è stato associato alla nozione di piacere.

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Trovato nella colonna 12, è per Brugsch una parola per unguento ("salbe" in tedesco). Barguet e Lichtheim non lo traducono impiegando il termine generico "dei prodotti" in rapporto con quelli citati nella colonna 11, “aat nb rwd utsu”, i minerali e le pietre.

L'ideogramma potrebbe rappresentare una vescica o un vaso contenente un liquido, che emana un odore, ma non è un profumo. Detto altrimenti, potrebbe essere il determinativo per il prodotto chimico. La maggior parte dei prodotti chimici hanno un odore caratteristico ed i chimici hanno imparato come individuare, riconoscere ed associare non importa quale odore particolare. Secondo la colonna 11 e 12, questi prodotti odorosi sono i minerali ed i materiali in pietra che sono essenziali per la costruzione dei templi e delle piramidi.

Gli studi lessicografici dei minerali antichi fanno supporre che i loro nomi debbano provenire dai loro colori. Contano sul fatto che, nei nomi di gemme greche, diverse pietre sono strettamente associate ad un colore, ad esempio le pietre semi-preziose contenenti la radice chryso: giallo. Dei minerali e dei materiali preziosi mostrati in Barguet, Harris e le traduzioni di Lichtheim della Stele della Carestia, dimostrano che questo tipo di ricerca lessicografica non è coronata da successo. La maggioranza dei nomi geroglifici non ha trovato equivalenti contemporanei. Pensiamo che, presentando il concetto di odore e forse più tardi quello di gusto, seguiamo semplicemente i metodi antichi e classici di caratterizzazione di prodotti chimici, e cioè la determinazione del loro colore, odore ed il gusto.

I prodotti aventi un odore devono essere trovati in un testo legato alle Grandi Piramidi. Nel suo Libro II, Euterpe, lo storico greco relaziona che i sacerdoti a Memphis gli hanno detto che sulla piramide di Cheope è "incisa in caratteri egiziani sulla piramide la somma spesa per gli operai in ravanelli, cipolle ed agli; e la persona che ha interpretato queste iscrizioni per me mi ha detto, come ben mi ricordo, che questa spesa ammontava a mille seicento talenti d'argento (più di 100 milioni di euro del 2001)". Delle immagini popolari hanno copiato questa descrizione e gli operai sono descritti come olezzanti di aglio e cipolle.

Abbiamo preteso (Davidovits, 1978, 1982) che questa descrizione riguarda il costo delle spedizioni intraprese per raccogliere i minerali di tipo arseniato, posti nelle miniere di rame e di turchese del Sinai. Un metodo semplice è utilizzato in petrografia per identificare dei minerali naturali e delle pietre contenenti tracce di minerale è di riscaldarle con una fiamma. Se si libera immediatamente un odore di aglio, appartengono alla famiglia degli arseniati (arseniato di rame o di ferro).

Abbiamo guardato i nomi geroglififi di minerali e di pietre contenenti tracce di minerali che potrebbero contenere il significato della cipolla, dell'aglio e del rafano. Abbiamo trovato un rappresentante per ognuno di questi odori:

La pietra cipolla: Nella colonna 15, la "pietra uteshi" termina con un ideogramma che è stato il soggetto di discussioni. Brugsch legge HEDSH e dà il significato di bianco, mentre Barguet legge diversamente e non traduce, mentre Harris dichiara che la lettura deve restare dubbia. La nostra lettura è HEDSH, ma la nostra traduzione è cipolla. La pietra uteshi potrebbe essere la pietra che odora coma la cipolla.

La pietra d'aglio: L'aglio è stato suggerito per HUTEM e TAAM, cioè la parola-radice TEM. Nella colonna 16, la pietra ricca di minerali TEM-IKR potrebbe rappresentare la pietra d'aglio, il prefisso KR significa debole, cioè la pietra che ha un debole odore di aglio.

La pietra di ravanello: Il ravanello corrisponde a KAU e KA-T. Nella colonna 16, la pietra ricca di minerali KA-Y potrebbe significare "la pietra ricca di minerali con un odore di rafano".

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UTESHUI HEDSH (cipolla a sinistra), TEM (aglio al centro), KA-Y (ravanello a destra)

La traduzione presenta gli elementi discussi qui sopra:

(Colonna 11): C'è un massiccio di montagna nella sua regione orientale (a Elefantina) contenente tutte le pietre ricche di minerali, tutte le pietre (erose) schiacciate (aggreggati appropriati per l'agglomerazione), tutti i prodotti

(Colonna 12) cercati per costruire i templi degli dei del Nord  del Sud, le nicchie per degli animali sacri, la piramide (tomba reale) per il re, tutte le statue che sono erette nei templi e nei santuari. Per di più, tutti questi prodotti chimici sono messi davanti al volto di Knum ed intorno a lui.

(Colonna 13)... si trova là in mezzo al fiume un posto di riposo per ogni uomo che tratta le pietre ricche di minerali sui suoi due lati.

(Colonna 15) Impara i nomi dei materiali pietrosi che devono essere ricercati... bekhen, il granito (eroso) morto, mhtbt, r’qs, uteshi-hedsh (la pietra di cipolla)... prdny, teshy.

(Colonna 16) Impara i nomi delle pietre ricche di minarali posti a monte... or, argento, rame, ferro, lapsilazuli, turchese, thnt (crisocolla), diaspro, Ka-y (la pietra di ravanello), il menu, smeraldo, temikr (la pietra d'aglio), e in più, neshemet, ta-mehy, hemaget, ibenet, bekes-ankh, fard vert, l'antimonio nero, l'ocra rossa...

(colonna 18) ...ha constatato che Dio stando in piedi... Egli mi ha parlato: "io sono Kunm, il Tuo creatore, le Mie braccia sono intorno a te, per stabilizzare il tuo corpo, per

(colonna 19) salvaguardare le tue membra. Ti conferisco delle pietre ricche in minerali... dalla creazione nessuno le ha mai lavorate (per fare la pietra) per costruire i templi degli dei o ricostruire i templi rovinati..."

La Stele della Carestia descrive l'invenzione di costruire con la pietra attribuita a Zoser e Imhotep, i costruttori della prima piramide, la Piramide a gradini a Saqqara (2759 a. C.). Secondo il testo, questa invenzione di costruzione in pietra risulta dal trattamento di diversi minerali e pietre ricche di minerali che potrebbero essere dei prodotti chimici implicati nella fabbricazione di pietra sintetica, o di un tipo di calcestruzzo.

Il Monito al Genere Umano - Da un articolo del Colonnello Corso

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Il Colonnello Philip J. Corso ci ha lasciato nel 1998, con questo messaggio che un Igigi-EBE (Entità Biologica Extraterrestre) gli trasmise telepaticamente.

La prima volta che sentii il termine Igigi fu in occasione della seconda visita in Italia di Corso, poco prima della sua morte, avvenuta il 16 Luglio 1998. A Roma, durante una nostra conversazione, Corso mi consegnò diversi documenti e due manoscritti, che avrebbe avuto desiderio di vedere pubblicati in Italia. Fra i documenti scritti di suo pugno ce n’erano alcuni sulla tipica carta giallina dei block notes americani. Uno era intitolato “Igigi Speaks”.

Si trattava di un testo contenente un messaggio affidato telepaticamente al Colonnello Corso e da lui immediatamente trascritto in seguito a un suo personale Incontro Ravvicinato con un essere di tipo EBE. L’essere agiva per conto di creature superiori, da Corso identificate con i termini di “Creatori” o “Igigi” (secondo la mitologia sumera, in quella assiro-babilonese il termine accadico era Anunnaki, ovvero “coloro che dal cielo scesero sulla Terra”, N.d.R.).

Il Colonnello Corso e M. Baiata 
(foto: Baiata)

In questo documento si rintracciano chiaramente i fondamenti di quanto Corso intendeva con “Nuova Scienza”, un argomento che tratterò prossimamente riportando qui interviste integrali al Colonnello Corso. Ciò che colpisce maggiormente del contenuto è il linguaggio, apparentemente confabulatorio di Corso. Nel messaggio dell’Igigi sembrano confluire dichiarazioni connotabili storicamente, connesse alla personale visione di Corso in merito al nucleare e alle risorse naturali del nostro pianeta. È lecito quindi ipotizzare che Corso abbia operato un transfert affidando all’essere alieno alcuni tratti del proprio pensiero. D’altro canto, concetti assai simili vengono significati da molta messaggistica derivata da comunicazioni di razze aliene positive in contatto con loro “ambasciatori” terrestri. Ad esempio, dai Siriani.

Mentre ritengo possibile che Corso abbia tratto da Sitchin alcuni elementi della sua “cosmogonia”, sono portato ad escludere che all’atto della stesura di questo scritto Corso soffrisse di perdite di focalizzazione della memoria, o di manie di grandezza tali da portarlo a esprimersi come un profeta sgrammaticato e privo di senso logico. Chiunque lo abbia incontrato può testimoniarne la lucidità mentale sino alla fine dei suoi giorni. Il Lettore è comunque perfettamente in grado di giudicare da sé.

Va detto comunque dell’attualità di quanto Corso afferma e riporta in relazione ai Creatori/Igigi, anche in considerazione delle informazioni che giungono sempre più consistentemente da parte di eccellenti ricercatori italiani, come Mauro Biglino e da specialisti internazionali di Storia Alternativa, genesi dell’uomo e civiltà pre e post diluviane, mesopotamiche soprattutto.

Infine, degli Igigi parlano oggi diversi experiencers che si dicono in contatto con questi esseri superiori.

Ma le rivelazioni di Corso risalgono ormai ad oltre una dozzina di anni fa e questo rende il monito degli Igigi ancora più interessante.

Maurizio Baiata, 25 Gennaio 2012

Parla un IGIGI

Messaggio trasmesso da una EBE per conto dei suoi maestri

di Philip J. Corso †

Che voi siate stati creati da Dio onnipotente, o che siate stati creati da noi, non ha importanza. Ciò che importa è quello che siete diventati. Vi è stato fatto un gran dono, una mente che crea ordine. Con questo intendo la capacità di distinguere tra un’esperienza e una mera immagine mentale. La conoscenza scaturisce dalle esperienze ottenute dal confronto tra le invenzioni dell’intelletto e fatti osservati e fa uso solo di concetti collegati alle esperienze delle quali non si nutre alcun dubbio. Vi è stato dato accesso a solide basi scientifiche che vi hanno fatto avanzare rapidamente di duecento anni nel futuro. Adesso è arrivato il momento di proiettarsi nei fenomeni tempo-dimensionali e gli effetti che gli sconvolgimenti nel tempo possono avere sugli eventi futuri. La formula vi è stata data, comunque al momento noi ci poniamo l’interrogativo se voi possiate andare avanti o meno, a fronte della stoltezza e della mancanza di realismo dei vostri pensieri e delle vostre azioni. C’è un perdurante dubbio se voi siate o no in grado di farla vostra per creare un nuovo mondo.

La EBE nel disegno di Amy O’Brien su indicazioni di Philip Corso.

“Voi mortali potete essere così stupidi”

I mezzi per progredire sono dentro di voi, eppure fate confusione con la realtà. Sembra quasi che nella vostra mente la realtà non esista. Alla luce di questi fatti, cosa dovremo fare con voi? Ricominciare daccapo con una nuova razza, eliminare gli indesiderabili tra di voi, o fondere le nostre culture e civiltà? Noi abbiamo preso la nostra decisione, qual è la vostra? Vi abbiamo dato uno dei più grandi avanzamenti mai dati alla razza umana, e voi cosa ne avete fatto?

L’energia atomica potrebbe essere un grande aiuto per la razza umana al di là di quello che voi avete fatto. Avete creato un’arma di distruzione di massa. Questo ha permesso a coloro che controllano l’economia mondiale, che trascendono i confini nazionali, di far leva sulla paura delle masse. Noi abbiamo scelto gli Stati Uniti d’America come nazione che si avvicinava maggiormente alla società da noi auspicata. Ma cosa avete fatto con i doni che vi abbiamo concesso? Siete sulla via giusta per diventare una potenza di seconda classe. Avete trasformato il grande dono dell’atomica (l’Universo si basa su una struttura atomica) in una fogna di avida economia. Questo fattore, insieme alla follia, alla stupidità e alla mancanza di conoscenza, sta contribuendo al vostro degrado. Poiché voi basate tutto su fattori economici e non sull’esigenza di sopravvivenza e progresso e non potete isolarvi dal resto del mondo, molte altre nazioni stanno progredendo nell’uso pacifico dell’atomica. Accusate noi di sterminio mentre i colpevoli siete voi, visto che vi abbiamo dato i mezzi per fermare lo sterminio della razza umana. Io parlerò di questi lati oscuri che conducono al disastro in ordine di importanza.

1: L’acqua

Einstein disse che lo sviluppo storico aveva portato all’accentramento di tutti i poteri economici, politici e militari nelle mani degli Stati nazionali.

A tutt’oggi l’acqua si presenta come uno dei punti più critici per la pace tra le nazioni. L’acqua ha rimpiazzato il petrolio come il punto caldo per i conflitti tra le nazioni. Il mondo, il vostro mondo, deve prepararsi allo shock dell’acqua. La mancanza di acqua potabile ha condannato milioni di persone alla malattia, morte e degrado. Per sopravvivere, le nazioni povere devono insorgere contro quelle ricche. Miliardi di abitanti del mondo saranno a corto di acqua potabile e periranno, rivoltandosi prima della distruzione. Quarant’anni fa (1960) l’esercito americano mise a punto un impianto atomico portatile in grado di produrre 28.800 galloni di acqua fresca al giorno e 10.000.000 di galloni in sei anni ottenuti dall’acqua salata. Richiedeva pochissima manutenzione ed era sicuro, ma fu scartato dagli artisti dell’allarmismo nucleare e dagli economisti antinucleari che si dicevano ambientalisti. Città come New York, Parigi, Londra, Tokio, Los Angeles, Roma e altre metropoli, all’attuale ritmo di mancanza di acqua e numero di abitanti, periranno nel prossimo millennio. Lo spreco, l’incompetenza, e i fattori di costo annienteranno città grandi e piccole. Nell’ultimo quarto di secolo il fabbisogno di acqua è giunto ai minimi livelli.

2: Misure igieniche e rifiuti.

Durante i primi anni Sessanta l’esercito americano sviluppò un sistema atomico che avrebbe usato il cobalto per purificare le acque di scarico e i rifiuti umani. L’esercito americano aveva capito il potenziale di malattia e morte di un esercito stanziato in poco spazio (per esempio, 100.000 soldati nel raggio di una o due miglia). Il potenziale danno derivato dalla mancanza di strutture sanitarie sarebbe più mortale che affrontare un esercito nemico. Il sistema fu scartato a causa del termine “nucleare”. Miliardi di persone in tutto il mondo non hanno misure igieniche e sono condannati. Le malattie si diffonderebbero facilmente in tutto il mondo, come la morte nera (la peste, N.d.R.), metropoli potrebbero essere annientate, istantaneamente. I sistemi odierni per l’acqua e le fognature saranno distrutti in breve e il mondo civilizzato scomparirà. La spazzatura e i rifiuti potrebbero essere decomposti con mezzi nucleari, ma la stupidità impera.

3: Cibo

Il mondo odierno soffre la mancanza di cibo e la fame. Questa situazione potrebbe mutare in breve tempo, ma la stupidità e l’ignoranza impediscono la soluzione. A metà degli anni Quaranta l’esercito americano cominciò a studiare gli effetti delle irradiazioni alimentari. Gli sforzi furono premiati da grande successo. La refrigerazione non era più necessaria, furono eliminate malattie come la trichina dal maiale e la salmonella dal pollo. I polli possono crescere virtualmente in 90 giorni e i polli irradiati potrebbero essere esportati in grandi quantità. Miliardi di vite potrebbero essere salvate, ma ancora una volta la stupidità si fa nuovamente sentire e, a causa dell’infondata paura del nucleare, gli Americani non permetterebbero mai che nei loro supermarket si possa trovare cibo irradiato. Questa situazione sarebbe applicabile a molti altri cibi, vegetali, erbe, ma sebbene il processo sia affidabile e non nocivo, il boicottaggio continua, a causa della mancanza di conoscenza.

4: Energia.

Opinione comune è che nessuno in America vuole sviluppare una nuova linea di generatori di energia nucleare; la motivazione è che non ne è stata stabilita la praticabilità commerciale. Mentre il mondo va avanti, noi ristagniamo. Dicono che l’idea di sviluppare una nuova linea di generatori di energia nucleare chiamata Advanced Light Water Reactor sia uno spreco di denaro. Questo è tipico dell’anti-pensiero. È dal 1973 che negli Stati Uniti non vengono costruiti nuovi impianti nucleari e non ne saranno costruiti altri nella prossima decade a causa del pensiero negativo dei politici. Nuove tecnologie computerizzate rendono possibili dispositivi di sicurezza più semplici, ma non negli Stati Uniti. Sono stati intrapresi nuovi progetti geotermici e di energia eolica, ma questa è una cattiva idea, un diversivo. Nei primi anni Sessanta l’esercito americano disponeva di un impianto nucleare portatile sicuro a basso mantenimento, in grado di produrre vapore per guidare i generatori a produrre centinaia di Kw e sciogliere il ghiaccio per produrre acqua. Una piccola città nell’Artico fu dotata di acqua, calore ed elettricità: fu scartato. Era in via di sviluppo un piccolo impianto nucleare che poteva prendere l’idrogeno dall’acqua e l’azoto dall’aria e produrre ammoniaca come propellente per i veicoli. Fu interrotto. I ricercatori usarono un reattore nucleare per scaldare il gas per farlo espandere e pressurizzarlo. Poteva essere passato attraverso un ugello e creare una reazione opposta per condurre un veicolo. Progettarono di spingere un velivolo spaziale con un raggio ionico. Abbiamo pianificato di proiettarvi nel futuro dandovi un sistema per accelerare particelle molecolari cariche in campi magnetici quindi irraggiarle attraverso un ugello per guidare un motore. Comunque, invece di proiettarvi 500 anni in avanti e viaggiare nello Spazio, voi, attraverso la stupidità, l’avarizia e la mancanza di conoscenza, siete arretrati di 50 anni.

5: Medicina nucleare.

In questo campo avete fatto grandi progressi, a dispetto degli ostacoli prodotti dalla ottusità umana e nei molti casi in cui gli uomini di scienza hanno dovuto elidere la parola “nucleare” per andare avanti, specialmente nella MRI (Magnetic Resonance Imaging) e nell’impiego di apparecchi per il rilevamento di immagini. Persino gli zar dell’economia dell’avidità hanno guardato ad altre soluzioni, visto che in molti casi si trattava di sopravvivenza e della loro salute, non dei dollari. Eccovi 100 anni nel futuro e andrete avanti a un ritmo rapido, ammesso che altri fattori non vi schiaccino e distruggano il vostro modo di vivere.

E adesso vi lascio con questo:

I. Visto che possedete armi di distruzione totale, dovremo lasciarvi autodistruggere?

oppure

II. Dovremo distruggervi noi come abbiamo già fatto una volta?

oppure

III. Dovremo fare come fece il vostro Gesù Cristo, portare i creditori e quelli che usano il potere del denaro fuori dal tempio e lasciarvi progredire?

oppure

IV. Creare una razza ibrida e la società che noi abbiamo previsto?

La scelta sta a voi.

Tratto da un documento di Philip Corso, pubblicato nell’Ottobre 1999 su “Dossier Alieni”

Gli Anunnaki di Dante Alighieri e Leonardo da Vinci

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dal blog di David Lombardi http://lombardimistero.wordpress.com/

Cosa centrano due illustri personaggi come Alighieri e da Vinci con le divinità sumere meglio nome come Annunaki?

Apparentemente nulla ma se andiamo a scavare, con molta attenzione, nelle conoscenze astronomiche del Sommo Poeta noteremo come queste abbiano un origine molto ma molto remota.

Tali origini risiedono essenzialmente nelle conoscenze del popolo Sumero ed è stato proprio li che ho trovato il primo elemento in grado di spiegare molte cose.

Stando alle ricerche della scrittrice Chiara Dainelli autrice del libro “Il Codice Astronomico di Dante – il sapere proibito della divina commedia” ho appreso come Dante non solo avesse delle elevate conoscenze inerenti l’astronomia ma come tali conoscenze non solo le aveva nascoste all’interno della Divina Commedia ma avevano un origine risalente alla civiltà Sumera.

Le origini della scienza astronomica collocate tra il XXIII sec e il XI sec a.C. nonostante possono essere ancora più remote e noteremo ora come i Babilonesi furono i veri cultori dell’astronomia.

I punti cardine dell’astronomia Babilonese furono i seguenti:

- Introduzione del ciclo luni-solare che troviamo ben definito in Grecia nel V secolo con il nome di “ciclo metodico”
- Riduzione delle antiche costellazioni a forma e dimensione, divisione, geometrica corrispondenti ai dodici mesi dell’anno con conseguente invenzione dello zodiaco
- Metodo di Kidinnu* per calcolare la durata della rivoluzione sinodica e la rivoluzione siderale. Per quanto riguarda la luna la rivoluzione anomalistica e draconica.
- Scoperta dei cicli planetari e costruzione delle effemeridi perpetue di alcuni pianeti

* Kidinnu (300 a.C. – 400 a.C.) era un famoso matematico e astronomo babilonese vissuto nello stesso arco temporale di Eudosso di Cnido, di cui parleremo a breve, nato a Babilonia e capo della scuola astronomica di Sippar in Mesopotamia

Secondo Zecharia Sitchin, Sippar, era la città del porto spaziale (prima del diluvio universale) comandato da Utu ed era anche il suo centro di culto dopo il Diluvio.

Lo stesso Utu era il fratello gemello di Inanna; comandante del porto spaziale di Sippar prima del diluvio universale e figlio di Nannar e Ningal. Nannar a sua volta, oltre ad essere figlio di Enlil e Ninlil, era anche il primo capo Annunaki nato sulla terra e dio protettore di Urim (Ur) e Harran. Urim, inoltre, era un centro fiorente di cultura, industria e commercio internazionale.

Tutto questo dove ci porta ?

Tutto questo ci porta a dedurre anche se inizialmente con una buona dose di scetticismo che veramente le conoscenze astronomiche del Sommo Poeta derivano dai Sumeri.

Cosa c’entra allora da Vinci ?

In un manifesto Rosacrociano del XIX secolo fanno la comparsa un presunto Dante Alighieri con indosso una presunta veste Templare e un presunto Leonardo da Vinci il quale impugna una pergamena ed ha sul capo un curioso copricapo.

Manifesto Rosacrociano del XIX Secolo. Alla vostra destra un presunto Leonardo da Vinci con un curioso copricapo e alla vostra sinistra un presunto Dante Alighieri con indosso una presunta veste templare. Trai i due l’immagine del Santo Graal

Dopo una lunga serie di ricerche sono riuscito ad identificare nel copricapo indossato dal presunto da Vinci lo stesso copricapo indossato da Utu, Inanna, Enki, Enlil,ecc…

Ovviamente non tutti i copricapi degli Annunaki sono uguali in quanto possiedono delle evidenti varianti ma in linea di massima si assomigliano molto come potete vedere le immagini seguenti:

copricapo di Enki

copricapo di Utu

copricapo di Inanna

copricapo di da Vinci

Se osservate le prime tre immagini, i copricapi di Enki, Utu e Inanna con la quarta, il copricapo di Da Vinci, noterete una curiosa rassomiglianza data dalla forma a campana, comune ai tre copricapi sumeri e dalle strisce su di essa, che nel caso di Enki sono tre come in Da Vinci.

Nel manifesto inoltre tra i due personaggi vi è al centro il Sacro Graal e Alighieri tiene gli occhi chiusi come se aspettasse che da Vinci ricevesse qualcosa da lui.

Quindi possiamo ipotizzare che ci troviamo di fronte a una cerimonia in cui Alighieri consegna un qualcosa a da Vinci. Forse una grande fonte di conoscenza che viene indicata con il simbolo del Santo Graal, guarda caso posto tra i due.

Se tale ipotesi fosse corretta possiamo ipotizzare che tale conoscenza donata da Alighieri a da Vinci fosse un conoscenza che aveva origine nella civiltà Sumera dato il copricapo di da Vinci che guarda caso richiama senza ombra di dubbio gli Annunaki.

Tutto qui ?

Abbiamo solo il copricapo in segno di rispetto verso le divinità Sumere e le conoscenze del Sommo Poeta che hanno origine dalla civiltà Sumera e Babilonese ?

La risposta è no in quanto nelle conoscenze astronomiche di Dante o meglio quelle che egli ha nascosto negli ultimi canti del Paradiso vi sono delle informazioni sul Pianeta Nibiru.

Vediamo i vari indizi nascosti nei vari versi:
Lume è là sù che visibile face
lo creatore a quella creatura
che solo in lui vedere ha la sua pace. 
E’ si distende in circular figura,
in tanto che la sua circunferenza
sarebbe al sol troppo larga cintura. 
così mi si cambiaro in maggior feste
li fiori e le faville, sì ch’io vidi
ambo le corti del ciel manifeste.

Partiamo dal secondo indizio e notiamo che ciò parla di un qualcosa che è al sole di troppa larga cintura. Caso strano Nibiru compie un orbita di 3600 anni per girare attorno al nostro sole e la sua orbita è molto ma molto più ampia “larga” al sole.

Una “circunferenza” di larga cintura e Dante ci aggiunge anche la parola “troppo” come ad indicare che la grandezza di tale orbita sia molto ma molto più grande di quella della terra.

Quindi ecco il primo dettaglio che mostra come le conoscenze sumere e quelle di Dante siano le stesse.

Il secondo sta in “ambo le corti del ciel manifeste” e per “ambo” si intende “entrambe” come quando si gioca a tombola e si grida “ambo” per dire due numeri sulla stessa riga.

Partendo dal fatto che il Sommo Poeta vede due elementi simili o meglio “ambo le corti del ciel” ossia vede due corti del cielo o meglio due fonti di luminosità e anche qui tornando ai Sumeri e alle ricerche di Biagio Russo notiamo come quest’ultimo abbiamo attirato la nostra attenzione su un puntino isolato nella famosa tavola Sumera dove viene riportato il sistema solare. Perché quel puntino isolato ?

E se fosse la famosa “Dark Star” di Andy Lloyd ?

Tavola sumera: la pallina cerchiata in azzurro è il pianeta NIBIRU insieme agli altri pianeti ed al Sole. la pallina cerchiata di Rosso, messa in evidenza dalle ricerche di Biagio Russo, potrebbe essere la DARK STAR scoperta da Andy Lloyd

Ed ecco che qui subentra il ricercatore americano Andy Lloyd autore del libro “Dark Star: The Planet X Evidence” nel quale l’autore ipotizza che il famoso pianeta Nibiru orbiti attorno ad una stella compagna del nostro sole, una Nana Bruna di nome Dark Star (o Nemesis) presente ai confini del nostro sistema solare tra la Nube di Oort e la fascia di Kuiper.

Quindi ecco il secondo dettaglio ossia Dante sapeva che nel nostro sistema solare non vi era un sole ma bensì due soli o meglio quello che noi ormai ben conosciamo e la sua compagna.

Ora passiamo al terzo ed ultimo dettaglio ossia quello in cui si parla di creatura e creatore.

Nel disegnare l’universo dantesco Dante mette la terra al centro con tutti gli altri pianeti attorno e poi pone sopra di ciò Dio con i nove cerchi angelici attorno ma in ciò vuole farci vedere ben altro.

Universo Dantesco. Se separiamo i cerchi inerenti la terra con gli altri pianeti da Dio con i suoi nove cerchi angelici potremmo vedere in tale schema due mini sistemi solari che ne vanno a comporre uno solo

La terra come noi sappiamo non va al centro del sistema e quindi è evidente che il Sommo Poeta ha invertito la posizione del nostro pianeta e ciò è dovuto al fatto che nella sua epoca la terra era il centro di tutto. E se la stessa cosa fosse per “DIO”.

Usciamo fuori dai classici schemi e vediamo Dio come un pianeta ma gli lasciamo l’appellativo di creatore mentre alla terra quello di creatura. Tutto ciò ci dice qualcosa ?

Il famoso poema sumero Enuma Elish quando ci dice che Nibiru o meglio uno dei suoi satelliti si scontrò contro Tiamat “l’attuale Terra” dandogli la vita non ci fa sospettare una curiosa verità ?

Nibiru che innesca la vita è il “creatore” e la terra è la “creatura” quindi Dante ha messo al centro dei due sistemi la creatura “Terra-Tiamat” e il creatore “Dio-Nibiru”.

Ecco quindi l’ultimo dettaglio e se proviamo a fare un piccolo sunto per ricapitolare il tutto noteremo un incredibile quadro:

Secondo Sitchin i Sumeri erano a conoscenza oltre alla struttura del sistema solare anche di Nibiru, della sua ampia orbita e della curiosa presenza di una stella compagna del nostro sole

Dante Alighieri ha nascosto negli ultimi canti del Paradiso tre dettagli che collimano con le conoscenze Sumere

Dante Alighieri in un manifesto rosacrociano dona a Leonardo da Vinci le sue conoscenze e quest’ultimo porta in testa lo stesso copricapo usato dalle divinità sumere

Incrociando le ricerche di Zecharia Sitchin, Chiara Dainelli, Andy Lloyd e Biagio Russo si nota come tutti gli elementi presi in esame collimano tra loro

Che sia tutta finzione lo escludo a priori in quanto i ricercatori da me elencati, ad esclusione di Sitchin, li conosco di persona e sono consapevole del loro bagaglio culturale e della loro grande competenza in campo di ricerca quindi iniziamo ad aprire gli occhi…

…una nuova realtà si apre davanti a noi.

Lombardi David – Direttore C.I.R
Il Codice Astronomico di Dante – Chiara Dainielli
Schiavi degli Dei – Biagio Russo
Dark Star: the Planet X Evidence – Andy Lloyd
Il Pianeta degli Dei – Zecharia Sitchin
L’altra genesi – Zecharia Sitchin

Lo Zed. Misteriosa Torre del Tempo (di P.G.Lepori)

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Chi fu dunque il costruttore della Grande Piramide? O i costruttori… Un’antica leggenda identifica addirittura l’architetto con Adamo il cui nome sarebbe inciso sul coperchio del sarcofago contenuto nella Stanza del Re; ma coperchio alcuno esistette in quella stanza e tantomeno a copertura della misteriosa ‘vasca’ posta all’interno.

Studiare il testo di Mario Pincherle ‘La Grande Piramide e lo Djed’ (Macro Edizioni) vuol dire imbattersi in affermazioni profondamente eterodosse; come ad esempio la certezza di una tradizione assai recente che vuole la piana di el Gizah come parte di una necropoli, la Menfita, e le piramidi come tombe.

In particolare la Grande Piramide è stata realizzata secondo i princìpi di una geometria ermetica, dunque ‘sacra’, esplicazione di un’armonia di proporzioni tra il monumento e il pianeta Terra; tra il monumento e il cosmo: questa tradizione architettonica affonda le sue radici nell’antichissima cultura accadica.

Riferimenti al monumento come costruzione dall’utilizzo e significato decisamente diversi da quelli funebri li troviamo in Talete, il filosofo che per primo ne misurò l’altezza comparando l’ombra meridiana della Grande Piramide con la propria; sicuramente i dettagli più approfonditi in epoca storica li abbiamo grazie ad Erodoto che visitò Rostau nel 440 a. C. contemplandone perfino le lastre calcaree ancora intatte che facevano somigliare le piramidi a stelle in terra tanto era il bagliore solare riverberato.

A lungo si è dissertato sulle tecniche di costruzione inerenti il complesso di el Gizah; troppo a lungo l’ortodossìa ha approfittato dell’equivoco ingeneratosi tra struttura calcarea esterna e struttura granitica interna: l’osservazione di Pincherle è illuminante ed è il primo problema affrontato nel testo: infatti, in merito alla realizzazione ingegneristica della Grande Piramide, la confusione tra i massi generalmente misuranti 1 mt3 con massa attestata intorno alle 2/3 tons medie e i megaliti granitici interni (del peso anche di 55 tons e misure di 5 mt/8mt cad.) ha dato il via alla diatriba sulla costruzione impossibile del monumento mentre era possibilissimo pur considerandolo una vera meraviglia tecnologica per un popolo ed un periodo addirittura all’oscuro della ruota: il vero problema risiedeva nell’innalzamento e posizionamento dei blocchi megalitici interni poiché i ‘mattoni’ esterni erano assai più facilmente innalzabili e posizionabili anche con tecnologie ‘preistoriche’.

Il secondo Capitolo del testo di Pincherle è consigliabile leggerlo direttamente: descrive minuziosamente il meccanismo con cui gli Egizi della IV Dinastia innalzarono i megaliti granitici all’interno della Grande Piramide; è semplicemente geniale. Del resto Pincherle è un ingegnere, ha gli occhi allenati alle visioni costruttive e l’udito altrettanto, tanto da aver interpretato, non senza controversie, la sibillina descrizione erodotea dei ‘legni corti’ (interesse suscitato addirittura in Zahi Hawass con una lettera autografa del luglio 1977) completa di ritrovamenti archeologici relativi alla ‘slitta’ con cui le lastre di granito sarebbero state trasportate a 60 mt d’altezza circa nel cuore dell’Orizzonte di Khufu (1973). L’interpretazione è rivoluzionaria poiché stabilisce che la camera sotterranea della Regina, presunta, altro non sarebbe se non un vano di carica idrica con cui ‘i legni corti’, riempiendosi d’acqua, si dilatano sospingendosi l’un l’altro e spostando la slitta nella Grande Galleria ridimensionata a ‘culatta del gun’ in cui i legni corti grazie al meccanismo precedente innalzavano la slitta con i suoi carichi preziosi fino al punto di posa in opera.

Ma è lo stesso autore a dirci che l’enigma ingegneristico della Grande Piramide, oltre ad avere la sua soluzione nei ‘legni corti’, è nulla rispetto all’ipotetico ‘perché’ della sua edificazione; e rispetto alla recente tradizione tombale, in antichità praticamente nessuno la considerava un sepolcro: il califfo al-Mamoun che fu il primo ad entrare ricordò antiche leggende che favoleggiavano della Grande Piramide come scrigno in cui era protetta la pietra filosofale; gli arabi traducendo l’Almagesto di Tolomeo appresero come ivi erano conservate le antiche mappe del cielo e della terra; e in fondo non avevano tutti i torti: probabilmente non si dovevano cercare testi, manoscritti o carte vere e proprie bensì indagare la struttura del monumento per svelarne i segreti racchiusi nella sua geometria.

Nel 1196 un certo Melik Al-Zaziz ingaggiò più di un migliaio di uomini per smontare la piramide di Menkaura mattone su mattone; fortunatamente la terza piramide fu più resistente del previsto; dunque costui rinunciò alla scellerata impresa.

Ma la svolta avvenne con il fisico-matematico Greaves (1638) il quale, esplorando la Grande Piramide, ne intuì l’unità di misura sacra, misteriosa sottesa a tutto il monumento e che doveva mettere il colosso in armonia con il cosmo e con Gaia; detta unità esisteva ma la identificò il più metodico Harvey confrontando gli studi di Newton e Kircher: l’unità di misura riguardava il ‘cubito’; ma la stranezza risiedeva nel fatto che la Grande Piramide fu realizzata utilizzando due unità: il cubito per la struttura esterna e il ‘cubito sacro’ (12 cm di differenza ca. rispetto al precedente) per la misteriosa struttura granitica interna. Era nata la ‘piramidografia’. Con l’arrivo di Napoleone, gli scienziati al seguito della spedizione, Jomard e il Col. Coutelle, giungono alle conclusioni a cui in precedenza approdarono gli antichi: la Camera del Re non è una tomba; il 17 agosto 1799 Napoleone espresse il desiderio di dormire nella Camera di granito; ne uscì sconvolto e pur sul punto di svelarne il perché prima di morire serbò al contrario il suo segreto per sempre.

Cos’è dunque la Camera del Re? E perché fu realizzata con materiali preziosi e lavorati in maniera raffinatissima? E perché esistono altre camere, cosiddette ‘di scarico’ oltre il soffitto della stanza? La prima la scoprì Davison ma il sospetto di altre ‘camere di scarico’ ulteriori fu chiarito con la scoperta di Caviglia di quella che è passata alla storia come Camera di Wellington; per aprirsi un varco di accesso egli utilizzò addirittura l’esplosivo; forse danneggiando per sempre la struttura preposta a un ‘qualcosa’ di estremamente terribile e mirabile…

Su cosa basa l’affermazione perentoria, Mario Pincherle, che il granito interno alla Grande Piramide sia lo Djed, ovvero la Torre di Osiride o la Torre che governa lo spazio e il tempo? Gli scopritori delle ulteriori camere osservarono che molti dei blocchi granitici erano numerati; il presupposto per una classificazione di questo tipo è quello di smontare, trasportare e rimontare la struttura; furono trovati anche alcuni geroglifici tra cui un cartiglio riconosciuto come ‘Sufu’, facilmente assimilabile a ‘Khufu’ al fine di addormentare, tranquillizzare l’opinione pubblica in merito; raramente però si riporta l’altra frase trovata nella IV camera, ovvero che i blocchi furono tagliati ‘con scalpelli di luce divina…’. L’ipotesi di Taylor, allora direttore del London Observer, convince Pincherle ulteriormente sullo Djed: egli affermò che la Grande Piramide era assimilabile all’Arca del Diluvio ma non finalizzata a salvare vita animale o umana bensì delle antichissime ed eccezionali conoscenze divenute in seguito arcani iniziatici; quando nel 1859 egli scrisse un libro su codesto argomento il Positivismo si faceva strada tra le filosofie umane e pertanto testi in tal senso si persero nel razionalismo più sfrenato. L’ortodossia fece un’altra illustre vittima nell’800: l’astronomo Piazzi-Smith che, riesumando il libro di Taylor, per primo stabilì le connessioni tra i condotti della Camera reale e le costellazioni sacre agli Egizi (Ursa Minor e Draconis); identificò i rapporti matematici aurei alla base della costruzione del sarcofago ubicato nel centro della camera, ossia l’esatta corrispondenza tra la tara e il netto della misteriosa vasca. 

La spina nel fianco ortodosso arrivò con Flinders-Petrie il quale dimostrò che la sezione granitica era stata realizzata con i multipli del cubito sacro (avvalorando le tesi di Newton) oltre alle considerazioni sull’oggettivo abisso edile e materiale tra la Grande Piramide e lo strano oggetto ivi contenuto. Piazzi-Smith ebbe anche l’intuizione dell’orologio cosmico, ovvero il fenomeno della Precessione, avvalorata da un’osservazione dell’astronomo Biot il quale notò nel 1853 che durante il giorno dell’equinozio di primavera, a mezzogiorno, l’ombra spariva completamente dalla parete nord del monumento e il sole si trovava esattamente in equilibrio sul vertice. Ma un imprinting fortissimo all’ipotesi dello Djed arrivò dallo scienziato inglese Catsworth; costui studiando gli appunti del Piazzi-Smith identificò la piramide di Saqqara come un’immensa meridiana; ma al fine di poter localizzare i 365 segmenti d’ombra bisognava ipotizzare l’esistenza, in passato, di una torre posta sul proprio vertice. 

Le conclusioni cui giunge Pincherle, tuttavia, vanno ben oltre considerazioni di tipo archeologico o puramente storico. Lo Djed è infatti un monumento sacro e la sua ragion d’essere è inscritta in una sacralità ben più antica degli Egizi appartenuti alla IV Dinastia; la sua storia parte da molto lontano e forse, addirittura, è alla base del viaggio di Abramo da Ur di Caldea.

La sacralità dello Djed

Pincherle ratifica 7 conclusioni su cui costruire ciò che davvero per egli desta interesse nello Djed e che, paradossalmente, non è il metodo costruttivo che liquida con un perentorio ‘non mi interessava più…’1

1) la Grande Piramide non è una tomba
2) Khufu non vi fu mai sepolto
3) Il sarcofago non ha mai contenuto Khufu
4) La piramide è un ‘tetto’
5) La torre è antidiluviana
6) La torre fu smontata e rimontata
7) Non vi è contatto tra torre e piramide

Lo Djed è una torre alta oltre 60 mt, ha una sezione rettangolare di 10 mt x 5 mt e presenta, oltre la Camera del Re, 4 camere sovrastanti erroneamente definite ‘di scarico’ come visto in precedenza; la sua base misura approssimativamente 9,5 mt x 18 mt ed è speculare alla sommità della piramide di Djoser a Saqqara; stranamente contraddittorie le misure del vertice, rettangolare, in rapporto alla pianta quadrata del monumento di Saqqara: che fosse un’antica ziqqurat? Le costruzioni piramidali e i monumenti mesopotamici furono da sempre in strettissimo rapporto; questo rapporto affondava le radici in una civiltà sottesa a quelle della fertile mezzaluna e dell’Egitto stesso: l’impero accadico. Da questo istante il ‘viaggio’ di Pincherle diventa ostico sotto profili fideistici ed estremamente di frontiera sotto quelli eterodossi. L’etimologia del nome della Grande Piramide è di origine accadica: ‘aqqat khufu’ oltre ad ‘Orizzonte di Khufu’ significa esattamente ‘mangiatoia di Khufu’; ancora più sconvolgente il termine ‘kufu’, in lingue orientali e in aramaico, ha come significato ‘pietra’: ne deriva quindi un’interpretazione rivoluzionaria basata sulla traduzione letterale di ‘sarcofago di pietra’. 

Come precedentemente accennato, il monumento fu realizzato con il cubito sacro – 53 cm – a fronte del cubito ebraico di 44,4 cm; il cubito sacro era alla base di molte antiche realizzazioni come ad esempio l’Arca dell’Alleanza di Mosè o le stanze del Sancta Sanctorum del tempio di Salomone. Gli Accadi erano definiti ‘il popolo dei figli di Dio’ e non sfugge l’incredibile viaggio di Abramo che da Ur in Caldea scende in Palestina per approdare in Egitto: la sua meta, misteriosamente, la Grande Piramide. Pincherle affonda l’acceleratore e s’imbatte nel mitologico re accadico, Sargon, che fu trovato bambino sulle rive dell’Eufrate all’interno di una ‘mangiatoia di pietra’, o ‘sarcofago di pietra’ alle prime luci dell’alba ‘quando le stelle del mattino ancora cantavano in coro’; allora, a guisa di un puzzle molto intricato, alcuni tasselli vengono scoperti nel libro dell’Esodo riguardanti l’Arca dell’Alleanza:

‘costruitevi un’arca che abbia lunghezza 2 cubiti e mezzo e altezza parimenti 1 cubito e mezzo…’
‘e la farete non piena ma cava e vuota dentro…’

Riferimenti inquietanti al libro di Giobbe:

‘dove eri tu quando ho posto i pilastri della terra? Chi ha portato la pietra squadrata quando gli astri del mattino cantavano in coro le mie lodi e i figli di Dio levavano voci di gioia?’

Un passo di Erodoto, libro II, 128 recita:

‘per 106 anni dall’epoca di Cheope gli Egizi conobbero la sventura… l’avversione a Cheope e Chefren è così grande da non nominarli e chiamano le Piramidi Filitide, nome del pastore che ivi governa le greggi…’

Gli Egizi frustavano le piramidi e la sfinge in giorni prestabiliti; il popolo degli Accadi era un popolo dedito alla pastorizia e dalla Bibbia si apprende il disprezzo Egizio per i pastori. Pincherle nota una somiglianza incredibile riguardo ai due simboli di Vita Egizio ed accadico: praticamente identici con l’unica differenza che l’ankh, la croce Egizia, è sormontata da un ovale; quella accadica da un cerchio; l’osservazione nacque durante una visita dell’autore al Louvre ma non solo: lo Djed è spesso ‘antropomorfizzato’ grazie a due braccia che spuntano dalla parte alta sui lati opposti; queste rappresentavano le braccia di Osiride che sosteneva i due regni di cielo e terra. Anche nella Camera del Re vi sono due ‘braccia’: i condotti stellari che partono dalle pareti in asse nord-sud; dunque, secondo Pincherle, la Grande Piramide era l’involucro del misterioso Ate-men-Anki, letteralmente ‘l’ancoraggio del Cielo alla Terra’.

Il confronto con l’archeologo Birot, esperto linguista e conoscitore della scrittura accadica, rivelò che il termine ‘Sar’ era rappresentato da un sarcofago su cui si levavano due spighe e che il nome ‘Ur’ significava ‘dolmen poggiato su due pietre’, esattamente come lo Djed su 5 ripiani ed era posto al vertice degli ziqqurat come osservatorio astronomico e altare divino.
Dunque, volendo ricapitolare:

a) lo Djed rappresenta il ritorno di Osiride
b) presenta 4 dolmen sovrapposti
c) e due ‘braccia’ che identificano i condotti verso le stelle
d) e al suo interno ha una ‘mangiatoia’

E’ il momento di riprendere in mano il Libro dei Morti, la ‘Bibbia’ Egizia, scritto nel III millennio a.C. esattamente sotto il faraone Menkaura; il suo vero titolo è Per-Em-Ra letteralmente ‘uscita verso la luce’. Si tratta di un testo che esprime verità appartenenti ad un perduto mondo monoteista in cui Osiride l’Uomo-Dio è il centro dell’universo, addirittura il pegno di vita eterna; egli è colui che insegna le arti e l’agricoltura, l’idraulica, l’astronomia, l’architettura e per tutta risposta viene fatto a pezzi, 14 in tutto; ma i pezzi fecero germogliare ‘piante di grano e vigne’ dalle quali produrre pane e vino; coloro, i seguaci, che mangiavano di quel pane e vino compivano un vero e proprio rito eucaristico ante litteram.

Osiride nei riti antichi era denominato anche ‘On’; la stessa invocazione per Sargon, ‘On Sarrukin’. Pincherle ipotizza che Asar e Ausar (Sargon e Osiride) siano la stessa persona:

- entrambi i re sono buoni e amati dai sudditi
- entrambi elargiscono conoscenze e benefici creativi
- entrambi muoiono di morte violenta
- in entrambi i re il sarcofago è simboleggiato da grano e vite
- entrambi hanno la barba, lunghe sopracciglia
- entrambi vengono fatti a pezzi
- entrambi sono simboleggiati dallo scettro dei due regni
- entrambi presentano ‘un cofano nudo in pietra’
- entrambi hanno ali alla base del capo

i simboli alati riguardano anche:

- il cherubino ebraico
- il cherubino cristiano
- il karabù accadico

dove i fonemi ‘karabù – cherubi-no’ hanno una stessa origine etimologica.

E’ qui che Pincherle determina l’asse logico Djed – Osiride – Sargon, sottolineando l’origine accadica del monumento ma soprattutto ponendo una inquietante domanda sulla nascita di Sargon perfettamente speculare al racconto della nascita di un’altra immensa personalità, il Cristo: Sargon è infatti annunciato da un allineamento planetario e viene trovato dagli Accadi, di mattina, quando le stelle cantano tutte in coro, in una mangiatoia; ed una stella era fissa al punto di settentrione ma per la Precessione quella ‘polare’ oggi non è più al suo posto; dovremo attendere gli anni rimanenti dei 26000 inerenti il ciclo del moto apparente celeste per riavere quell’allineamento comunque visto da un punto fermo le cui caratteristiche architettoniche s’intersecano con l’architettura celeste: lo Djed. Questa costruzione serba in sé un segreto incredibile: essa altro non sarebbe se non un ‘rilevatore’ delle discese ritmiche di dio in terra, un orologio cosmico testimone di una lunghissima e ancestrale tradizione monoteista dove i 4 dolmen della torre segnano i 4 grandi periodi dell’umanità; tranne per un unico Djed, raffigurazione risalente al periodo tolemaico (conservato al Louvre) dove i dolmen sono 5; l’umanità è dunque entrata nel suo V periodo, ricominciando il ciclo ‘post Christum natum’?

Pincherle aggiunge 2 conclusioni alle 7 precedenti:

- lo Djed è un orologio cosmico perché il suo orientamento assieme all’orientamento dei due condotti stellari determina un preciso punto spazio-temporale su scala universale

- come i poli terrestri sono legati a fenomeni elettromagnetici, così lo Djed è legato a fenomeni misteriosi che l’autore definisce ‘onda vitale’; la nostra bussola funziona con il nord magnetico; quella degli Accadi su energie sconosciute a noi; la parallasse di queste energie avrebbe permesso la geolocalizzazione di qualsiasi punto sul pianeta, atta alla realizzazione di carte perfette antichissime; oltre il nord, lo Djed..

Ma allora perché nascondere lo Djed nella Grande Piramide? Pincherle affronta l’argomento partendo da lontano, dal viaggio di Abramo da Ur fino in Egitto con destinazione il monumento stesso. Al contrario di quanto si afferma Abramo non era un pastore: era cittadino di una metropoli opulenta e culturalmente avanzatissima. Insistevano infatti scuole di astronomia, idraulica, medicina, matematica, astrologia e via discorrendo. All’epoca di Abramo lo ziqqurat di Ur già presentava una storia ultramillenaria, antecedente all’epoca delle stesse piramidi. Un’altra osservazione in rottura con i canoni ortodossi della figura di Abramo è che egli descrive Nàcor come città natale e terra di origine paterna: ma Nàcor era una città accadica e non caldea; l’ipotesi è che Abramo, fautore di un monoteismo sulla via del tramonto nella corrotta Ur, lascia la sua terra per trovare un terreno più fertile lì dove il monoteismo era già affermato e lo Djed ne era il monumento principe, originario di un’antica terra accadica: l’Egitto delle Piramidi di Rostau. Forse vide la ‘mangiatoia’ di Sargon sull’Eufrate? 

Di sicuro la splendida statua oggi conservata nel museo di Baghdad. Sicuramente l’ingresso alla Grande Piramide era un suo obiettivo fortissimo: è nota la storia biblica di aver dato in sposa al faraone la propria spacciandola per sorella scatenando l’ira del sovrano una volta scoperto l’inganno e la relativa fuga. Tutti i Patriarchi ebbero a che fare con la piramide di Khufu, come se il richiamo del dio unico fosse racchiuso nell’altare di granito ivi contenuto; questo legame attirava gli ‘Archisti’, ovvero coloro che avevano a che fare con l’Arca dell’Alleanza e non lesinavano sugli stratagemmi pur di entrare nel monumento (magistrale quello di Giuseppe che ne richiese l’uso come magazzino, silos per il grano). Il tempo trascorre e si arriva alla nascita del Cristo; il Messia è subito sotto posto sotto la pressione del tiranno Erode; dunque un angelo avverte la Sacra Famiglia che parte e si rifugia, come se non bastasse, in Egitto. 

Pincherle racconta un aneddoto di vita riferendosi ad una particolare chiesa di rito cristiano copto ubicata ad Abu Sarga. È la cosiddetta ‘Chiesa del Rifugio, luogo in cui trovò asilo la Sacra Famiglia: ci si accede tramite un cancello e si passa attraverso un orto botanico pieno di balsamine; questi alberi innamorarono la regina Cleopatra che li volle assolutamente nel proprio territorio; somiglianti a vitigni, è l’unico punto d’Egitto in cui esistono, l’origine è palestinese. Ci vollero dei giardinieri ebrei per questo lavoro; Pincherle ci dice che erano veramente ‘troppi’ i giardinieri che si trasferirono in quella zona; troppi per l’orto ma giusti per rimuovere i detriti dall’ingresso della Grande Piramide. Trent’anni dopo Madre e Figlio trovarono rifugio proprio lì in una zona decisamente adiacente all’involucro dello Djed; Abu Sarga è infatti situata in prossimità della piramide di Khufu, troppo ‘aritmetica’ per essere una semplice coincidenza. Vicino al fonte battesimale esagonale, si apre un pozzo molto profondo. Probabilmente un passaggio segreto verso il cuore del monumento…

Un fantasma si aggira nel deserto di Rostau: quello di Cheope-Khufu; secondo Pincherle il monumento più famoso sul pianeta è attribuito ad un faraone inesistente; quali le prove di questo ‘parricidio’? Cheope, ovvero Khufu, è citato in alcune liste regali e nei geroglifici di mastabe appartenenti a dignitari di corte; ma di lui, tranne una assai sospetta statuetta in alabastro - scialba, inespressiva e in pessima conservazione – non rimane nulla, nemmeno i tratti somatici.

Tranne, naturalmente, una montagna artificiale in calcare…

Il grande sacerdote Manetone ci lascia una lista in cui sembra che Khufu sia denominato Sotis, fonema decisamente cogente al nome del padre Soris. La definizione ‘Orizzonte di Khufu’, dedotta dai termini ‘akett kufu’, è un’interpretazione arbitraria poiché il termine ‘orizzonte’ è espresso nel fonema ‘xut’; mentre il termine ‘kuf’, radice etimologica del termine ‘kufu’, porta significato ‘protezione’, ‘involucro’ o più semplicemente ‘sarcofago’; i geroglifici presenti nelle ‘camere di scarico’ riportano il termine ‘knum Kufu’ ossia ‘protetto da knum’.

Manetone però prosegue nella descrizione e ci racconta che ‘Sotis’ o ‘Sufis’ era un faraone così saggio da aver scritto un libro contenente tutti i segreti dell’universo. Dopodichè sarebbe asceso al cielo in apoteosi con tutto il corpo; è inquietante tanto come il termine ‘sufis’ ci richiama al ‘sufismo’ che significa ‘saggezza’ ed è alla base dell’esoterismo musulmano. Ma anche Enoch al termine dei suoi scritti sarebbe asceso in gloria nei cieli; è superfluo ribadire Chi ci ricorda tutto ciò.

L’ennesima leggenda sullo Djed racconta che esso è l’estrema dimora di Osiride, il suo cenotafio, vuoto, poiché egli salì in cielo in apoteosi, corpo e spirito. Abbiamo a disposizione la Stele di Palermo che a differenza di Manetone risale ad epoche adiacenti realmente alla V Dinastia; le informazioni ci sono confermate da un altro assai famoso documento ovvero il Papiro di Torino; le affermazioni di Manetone provengono purtroppo da redazioni posteriori poiché la sua opera, insieme a circa 2 milioni di opere antidiluviane, fu distrutta nel rogo di Alessandria, l’eccidio culturale della Biblioteca ad opera degli arabi ma anche dei cristiani. A proposito di calendari necessita l’approfondimento di un tema: il calendario Egizio, basato su di un fenomeno che fece dell’Egitto ‘il dono del Nilo’. I suoi antichi abitanti dividevano l’anno in tre stagioni:

- akt ‘il tempo dell’inondazione’
- feret ‘il tempo della semina’
- kemu ‘il tempo della raccolta e della trasformazione’

il termine ‘kemu’, con radice comune ad ‘al-kemia’ di origine araba (alchimia), riporta al nostro più comune ‘chimica’ dove il significato è decisamente cogente ai termini principiali.

E così si scopre che il capodanno Egizio coincideva con il primo giorno d’inondazione e tutto ciò, da buoni astronomi-astrologi, gli Egizi osservarono essere un evento coincidente con il sorgere di una stella in particolare che essi chiamarono ‘Sotis’ o ‘Sefedet’ ossia Sirio, l’Iside del pantheon Egizio sposa-sorella di Osiride. Le stagioni erano formate da 4 mesi ognuna composta da 120 giorni per un totale annuo di 360 giorni.

Ma accadde qualcosa di terribile e l’asse terrestre si inclinò; il ritmo dell’equinozio primaverile cumulava ritardi esponenziali anche aggiungendo i 5 giorni del calendario odierno; il pianeta, divenuto una trottola impazzita, sfalsava l’anno secondo ciò che sarebbe stata la Precessione; ci volle tempo per capire che il ciclo coincidente tra il sorgere eliaco di Sotis-Sirio e la piena del Nilo valeva 1460 anni; questo veniva definito ‘periodo sotiaco’ per ovvi motivi. Un ritmo sul quale è possibile calcolare e stabilire date coincidenti precise; non è un mistero che il prossimo allineamento avverrà nel 3050 d.C.

Ed ecco le contraddizioni peraltro tutte ortodosse:

- adozione del calendario sotiaco con Djoser, III Dinastia, regnando con la collaborazione dell’immenso sacerdote Imhotep

- a cavallo del 2772 a.C., sempre secondo la visione di altri ortodossi, il periodo cadrebbe nell’epoca di Cheope-Khufu, ovvero l’epoca delle Piramidi

- eppure è la stessa assise a mettere in dubbio il periodo per la discrepanza tra Djoser e la IV Dinastia e pertanto (causa la famosa e antonomastica ‘lacuna storica’) arrivare a discutere l’esistenza stessa di Cheope-Khufu considerandolo forse solo un simbolo.

Conclusioni

La funzione dello Djed sembra dunque incentrarsi sempre di più sul ‘perché’ della sua realizzazione e conservazione in un bunker strutturato e non tanto sul ‘come’; il ‘perché’ tenta di spiegare, ad esempio, l’apparente impossibilità di realizzare il sarcofago della Camera del Re, il quale – percosso – sembra risuonasse come una campana e mantenesse lo stesso peso sia pieno d’acqua che vuoto; ad oggi quest’opera mirabile è l’unica soluzione fisica ad un problema matematico detto ‘duplicazione del cubo’: la tara è infatti perfettamente equivalente al lordo. E tutto ciò a causa della conservazione di un cadavere? Lo Djed è l’arma di Osiride, simbolo di resurrezione e vita eterna; si legge nel Per-em-Ra, XIX capitolo:

‘in verità io non sono morto; in verità io vivo nello Djed’ 

Nello stesso testo si narra di un’antichissima cerimonia, antecedente alle Piramidi, in cui si celebrava un rituale misterioso ovvero il ‘Raddrizzamento dello Djed’; contemporaneamente gli arcieri scagliavano quattro frecce nelle traiettorie dei punti cardinali considerati come i Pilastri dell’Universo. I costruttori delle Piramidi riscoprirono il monumento che era denominato persino la Torre di Adamo; troppo clamore e tecnologia per un semplice obelisco più squadrato degli altri. Allora cos’è lo Djed?

La risposta è insita in una domanda estremamente correlata e intimamente connessa: qual è l’origine della Prima Civiltà? Ossia: chi o cosa è l’uomo? Il Pilastro di Osiride, in quest’ottica, sembra essere l’atto di nascita dell’Uomo; la carta d’identità di Adamo. Lo Djed come trait-d’union tra Cielo e Terra, collante delle dimensioni macro-micro cosmo; dunque la ricerca non è del tutto esterna, prevede una profonda introspezione.

Pincherle per primo osa chiedersi ‘chi è l’Uomo’ e soprattutto se esista o meno un Atemenanki, ovvero un ponte tra Uomo Mondo e Mondo e Cosmo. Infatti l’affermazione introduce ad una ‘trinità’ umana e al mistero del termine ‘cosmo’ il cui significato è ‘vittoria sullo spazio e il tempo’; noi siamo duplicità però, anima-corpo; il numero ‘tre’ come possiamo concepirlo? L'interpretazione di Pincherle è davvero antichissima, affonda le sue radici in un platonismo che fu utilizzato anche nei cenacoli esoterici: corpo-anima è un binomio diverso da Nous, ovvero Spirito – parte eccelsa del Pensiero, che si trova in una condizione di superiorità esistenziale rispetto ai precedenti. E utilizza ‘sensi’ diversi di percezione. Nel passaggio tra l’era della materia e quella dello Spirito concepito da Pincherle, il ‘sesto senso’, chiamato ‘forza tenebrosa’, ‘drago nero’ o ‘mostro che marcia all’indietro’ nell’antichità, getta nuova luce sul perché dello Djed: i Profeti erano coloro che sapevano far marciare all’indietro il tempo’; nella ricerca dello Spirito da parte dell’umanità che trapassa dal periodo precedente all’Era del cambiamento, lo Djed rappresenta il mezzo con cui in precedenza l’uomo era in grado di superare le barriere dello spazio-tempo e quindi di superare se stesso. Il Viginiana Bairava Tantra, antichissimo testo Sudra, significa appunto: ‘tecnica per oltrepassare la coscienza’.

Un altro testo ben più adiacente alla geografia dello Djed è il Sefèr Isirè o Libro di Adamo che afferma l’uomo come essere immerso nello spazio e nel tempo ma anche nella Vita. I sensi percepiscono la Terra cosmica e il Fuoco cosmico (spazio e tempo); è impossibilitato a concepire l’Anti-tempo, ovvero l’Acqua cosmica, il controllo sull’andamento del tempo. Il testo continua affermando che solo al raggiungimento di questa consapevolezza l’uomo arriverà all’Aria cosmica e vincerà i confini spazio-temporali, trovandosi vittorioso al di fuori di essi. Non è un caso che lo Djed, in tempi remoti, rappresentasse proprio questo ovvero la vittoria dell’eternità sul transeunte.

Qualora considerassimo l’energia prodotta dallo Djed come Acqua cosmica rappresentata nel Sefèr Isirè, Pincherle afferma che del binomio energetico maschio-femmina lo Djed è rappresentazione dell’energia femminile, riflusso temporale complementare all’avanzamento temporale; l’unione delle due forze genera eternità.

Gli aspetti escatologici riguardanti l’incredibile storia dello Djed prendono il sopravvento su quelli storico-archeologici. Lo Djed diviene la Torre dei Miracoli citata in un dei libri di Enoch che rappresenta il punto di unione dei confini terreni e cosmici, i famosi pilastri dell’universo. La torre diviene caratteristica di Vita e la vita è un compendio continuo di ‘dualità’. Gli Egizi chiamavano quest’aspetto ‘due cuori’: l‘uomo era corpo fisico e Ka, ovvero il doppio eterico degli occultisti; dopodiché vi era Ba ossia il corpo astrale e infine Ku cioè lo spirito che veniva denominato Sahu nella sua parte più elevata, ovvero la trasfigurazione di Osiride nel Duat: Orione.

Queste dualità prendevano le mosse dall’osservazione del comportamento cardiaco con i suoi movimenti di espansione e contrazione, ovvero diastolico e sistolico, il respiro (in aramaico ‘ruah’, il ‘soffio’). Dunque questo pulsare rappresentava il funzionamento stesso della vita che gli antichi Egizi chiamavano Fati, espansione; e Ib contrazione. Ciò rappresenta il tempo e l’anti-tempo, il doppio pulsare e fluire verso il passato e verso il futuro. Nel Sefer Isirè il cuore, il mondo e il cosmo hanno pulsazioni inversamente proporzionali tra loro passando da quelle rapide umane fino al pulsare fermo del cosmo; quando l’uomo raggiungerà la coscienza cosmica allora sarà in grado di gestire il tempo. Ciò sarà possibile acquisendo uno spirito profetico poiché la visione profetica è una visione di presente assoluto. Ecco dunque cos’è lo Djed per Pincherle tenendo ferme le parole degli antichissimi testi:

una ‘macchina’ in grado di passare dal tempo all’anti-tempo.

Se gli uomini saranno in grado di riconoscere il movimento sistolico e non solo diastolico del proprio cuore-apparato di vita allora sapranno divenire padroni del tempo e si libereranno dalla morte.
Dunque lo Djed, colonna vertebrale dell’uomo-dio vivente, Osiride, il bar-enasch degli ebrei (Figlio dell’Uomo) è l’albero della Vita Eterna così difeso da Dio nell’Eden, così ricercato dall’eroe Gilgamesh nella sua epopea di vita.

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L'Atlantide Svedese e l'Anomalia del Mar Baltico

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IN QUELLA CHE E’ STATA RIBATEZZATA “SVEZIA ATLANTIS“, un’antica civiltà è stata trovata in profondità sotto il Mar Baltico e che gli archeologi ritengono risalga all’età della pietra. Si ipotizza che sia scomparsa alla stessa stregua della piu’ nota citta’ di Atlantide. 

ATLANTIDE

Secondo lo tradizione egizio-indiana, confermata anche da quella del Galles, la scomparsa dell’Atlantide sarebbe avvenuta in seguito a quattro catastrofi, scatenate probabilmente dall’azione vulcanica. Il primo cataclisma avvenne circa 800.000 anni fa e fu determinato dal rovesciamento dei poli.

Questo avrebbe cominciato ad attaccare l’ossatura terrosa dell’Atlantide che successivamente sarebbe stata spazzata via insieme a tutte le terre emergenti dell’Oceano dalle masse d’acqua provenienti dal nord. Il secondo Cataclisma probabilmente di origine vulcanica, sarebbe avvenuto circa 200000 anni fa, e per causa sua l’Atlantide restò ridotta e diminuita.

Routo e Daitya

Il che riporta necessariamente alla memoria la cosiddetta "Anomalia del Mar Baltico". Ecco come il blog Extremamente di Sabrina Pieragostini ci descrive questo oggetto dalle origini misteriose.

Angoli retti, pareti dalla superficie assolutamente liscia e cavità simili a corridoi. Ecco cosa mostrano le immagini in 3D, realizzate con un sonar di ultima generazione, sul fondale del mar Baltico, a 90 metri di profondità,  dove giace quell’enorme ed imbarazzante anomalia che attende ancora una spiegazione. Il filmato, da poco diffuso sul web dai ricercatori dell’ Ocean X Team impegnati nell’impresa, aggiunge nuovi interrogativi.

L’incredibile oggetto, individuato in un tratto di mare tra Svezia e Finlandia nell’estate del 2011 da una nave solitamente utilizzata per il recupero di tesori dai relitti sommersi, è stato osservato da vicino nella missione compiuta lo scorso giugno. L’equipe lo aveva descritto come un gigantesco disco del diametro di 60 metri e spesso 4, appoggiato sopra una piattaforma di circa 180 metri di larghezza che in quel punto emerge per 8 metri dal fondale.


Sopra l’oggetto perfettamente circolare, i sub avevano notato altre stranezze, come la presenza di un foro e di strutture paragonate a focolari- una serie di massi disposti in circolo, di colore scuro, come pietrificati da un intenso calore. Sopra di essi, c’era una sorta di “fuliggine”, di polvere scura. Un vero e proprio “non-sense” che ora le nuove immagini rendono ancora più incomprensibile.

Il sonar multifascio infatti ha confermato il racconto e aggiunto dettagli sorprendenti. Mostra infatti delle cavità simili a corridoi che percorrono e tagliano l’oggetto, creando angoli a 90 gradi e pareti dritte, ben definite. ”È stato spaventoso, era come trovarsi in un film di fantascienza“, ha detto Dennis Åsberg, promotore  della spedizione dell’Ocean X Team insieme a Peter Lindberg, che ha spiegato:”I passaggi sono larghi e profondi  un metro e mezzo.”


Secondo i ricercatori, questa formazione a fungo sarebbe  molto dura e resistente: non è, però, in pietra naturale ( come la piattaforma sottostante), ma è simile al calcestruzzo. È il parere di uno dei sommozzatori più esperti che è sceso a quelle profondità per osservare di persona l’anomalia. “Quando dico che non è una roccia intendo  dire che non è un blocco di granito o di un qualche altro tipo di pietra- ha affermato, di recente, Stefan Hogeborn- ma è composto da un altro materiale sconosciuto.”

Non solo. I fori individuati sul disco sono in realtà due: uno del diametro di 25-30 centimetri, con un angolazione a 45 °, e un altro molto più ampio, di 2 metri di diametro e circondato da bordi squadrati. E ancora, sopra il disco c’è un’altra strana struttura- chiamata dai sub “la meringa“- dalla forma tondeggiante e dall’aspetto quasi spumoso, ma in realtà estremamente dura.  Anche la meringa, come i focolari, non è ricoperta da limo (eppure il fondale baltico è molto argilloso), ma da una concrezione minerale.

Insomma, un vero rebus ancora tutto da decifrare. Ma come se non bastasse, là sotto ci sono altre due bizzarrie degne di ulteriore approfondimento. Esiste infatti una seconda anomalia, a 200 metri dal “fungo”: qui il sonar avrebbe evidenziato la presenza di una forma che ricorda ”le finestre di una chiesa gotica“, quindi immaginiamo qualcosa con un arco a sesto acuto. Per Lindberg, questa formazione, finora inesplorata, potrebbe riservare molte sorprese e persino essere utile per capire la natura e l’origine dell’oggetto principale.


E poi c’è pure una terza anomalia,  uno sperone di roccia alto 28 metri e largo 275, attraversato da una profonda crepa. Esso si trova esattamente a un chilometro e mezzo dall’enorme struttura circolare, proprio all’estremità di quella specie di pista visibile nel fondale marino, prima più superficiale e poi sempre più incavata: in coincidenza con l’oggetto tondeggiante arriva a 8 metri di profondità. “Potrebbe essere ciò che resta di un impatto… È solo un’interpretazione del mistero, ovviamente”, sostiene Peter Lindberg.

Questo supponendo che le anomalie del Baltico siano il prodotto dello schianto di un corpo proveniente dall’alto- un’astronave aliena o un meteorite, due delle tante ipotesi formulate per sciogliere l’enigma. Anche i componenti dell’Ocean X Team hanno avanzato alcune teorie.

Una contempla la possibilità che la formazione discoidale sia un vulcano: lo proverebbero le crepe trovate sulla sua superficie, dalle quali sembra fuoriuscito del materiale magmatico, e i focolari anneriti. Un’ipotesi che si scontra però con la forma perfettamente circolare e anche con la presenza di quei corridoi scavati ad angolo retto in modo tanto preciso. Inoltre, secondo gli esperti, il Mar Baltico non è mai stata un’area con attività vulcanica.

Potrebbe allora essere opera dell’uomo: una trappola per i sottomarini nazisti della Seconda Guerra Mondiale, come ha supposto uno storico svedese, oppure una costruzione molto, molto più antica dallo scopo ancora oscuro. In passato, questo tratto di mare prospicente il Golfo di Botnia era forse terraferma  e un popolo nordico potrebbe aver edificato qui un edificio,  magari un tempio. Ma per trovare il livello del Mar Baltico tanto basso  bisogna andare molto indietro nel tempo, fino a 18mila anni fa. E all’epoca, secondo i libri di storia, i nostri antenati usavano solo selci e utensili primitivi. Avrebbero mai potuto erigere un monumento del genere?


A complicare ancora di più il quadro, i fenomeni testimoniati dall’equipe durante le immersioni subacquee. Il telefono satellitare non funzionava, quando la nave si trovava  direttamente sopra l’oggetto. Inoltre ci sono stati problemi con le apparecchiature elettriche, che andavano in tilt. È stato poi captato un forte segnale radio di 40-50 megahertz. Insolito anche l’andamento delle temperature, come spiega il sub Stefan Hogeborn.

“In estate, di solito qui fa caldo. Così il mare in superficie è sui 20 gradi Celsius. Ma man mano che si scende la temperatura  diventa sempre più fredda: dai  40 metri di profondità in poi è sui 4 gradi. Invece in tutte le nostre immersioni, in quel punto, abbiamo avuto 20 gradi in superficie, -1 a 40 metri e poi la temperatura risaliva a 2 gradi sul fondale, a 90 metri.  Magari c’è qualcuno che possiede una buona spiegazione per questo fatto, io non ce l’ho.”

Ultimo, ma non meno importante particolare, la presenza di radioattività. Una volta riemersi, i sommozzatori hanno fatto esaminare le telecamere e le loro attrezzature: si è scoperto che emettevano una radiazione di fondo pari a 0,3 millisievert, quando ci si aspetterebbe, al massimo, un livello di 0,01. Un altro mistero nel mistero.




L'Indonesia Prediluviana

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"Tutto quello che ci è stato insegnato sulle origini della civiltà potrebbe essere errato", afferma Danny Natawidjaja, PhD, geologo senior con il Centro di Ricerca per Geotecnologie presso l'Istituto indonesiano delle scienze.

Sto salendo con il dottor Natawidjaja il ripido pendio di 300 m di altezza a piedi di una piramide immersa in un paesaggio di vulcani, montagne e giungle intervallate da risaie e piantagioni di tè a 100 miglia dalla città di Bandung nel West Java, Indonesia.


La piramide è stato scoperta dall'archeologia nel 1914, quando le strutture megalitiche formate da blocchi di basalto colonnari sono state trovate sparsi tra gli alberi e nel sottobosco fitto che poi coprivano il suo culmine. 

La gente del posto riteneva che il sito fosse sacro e lo chiamarono Gunung Padang, il nome che continua ancora per oggi, che significa "Montagna di Luce", o "Mountain of Enlightenment", nella lingua Sudanese locale. 


Il vertice, dove sono stati trovati disposti in cinque terrazze i megaliti era stato utilizzato come luogo di meditazione e per ritirarsi per tempo immemorabile, hanno detto gli archeologi, e di nuovo questo rimane vero anche oggi.


Tuttavia né gli archeologi, né a quanto pare la gente del posto hanno realizzato che la piramide era una piramide. 

Si credeva fosse una collina naturale, un po modificata dalle attività umane, fino a che Natawidjaja e il suo team hanno iniziato un'indagine geologica qui nel 2011. 


Da allora il vertice era stato da tempo eliminato e le terrazze megalitiche riconosciute essere tanto antiche quanto artificiali, ma la datazione al radiocarbonio non è stato mai fatto e l'età precedentemente accettata del sito - circa 1.500 al 2.500 aC - era basata su congetture piuttosto che su scavi.

La prima datazione al radiocarbonio scientifico è stata fatta da Natawidjaja stesso sui terreni sottostanti i megaliti in corrispondenza o in prossimità della superficie. 

Le date prodotte - circa 500 a 1.500 aC - erano molto vicine alla congetture archeologiche e non hanno causato alcuna controversia. 


Tuttavia, una sorpresa era in serbo quando Natawidjaja e il suo team hanno esteso la loro indagine utilizzando i trapani tubolari che ha portato fino nuclei di terra e pietra da livelli molto più profondi.

Prima i carotaggi contenevano elementi di prova - i frammenti di basalto colonnare - su cui le strutture megalitiche artificiali ponggiavano molto al di sotto della superficie. 

In secondo luogo i materiali organici cresciuti nei carotaggi hanno cominciato a cedere le date antiche - dal 3000 aC al 5000 aC, quindi 9.600 aC con le esercitazioni po 'più profonde, poi intorno al 11.000 aC, quindi, 15.000 aC e, infine, a una profondità di 90 piedi e più di una sequenza incredibile di date di 20.000 aC al 22.000 aC e precedenti.


"Questo non era affatto quello che i miei colleghi nel mondo dell'archeologia prevedevano o volevano sentire", afferma Natawidjaja, che ha guadagnato il suo dottorato al Cal Tech negli Stati Uniti e che, risulta evidente, riguarda l'archeologia come disciplina completamente non scientifica.


Il problema è che quelle date dal 9.600 aC e precedenti appartengono al periodo che gli archeologi chiamano "Paleolitico superiore" e ci riporta in profondità all'ultima glaciazione, quando l'Indonesia non è stata una serie di isole come lo sono oggi, ma faceva parte di un vasto continente sud est asiatico soprannominato "Sundaland" dai geologi.

L'Indonesia durante l'ultima glaciazione

Il livello del mare era 400 metri più in basso poi perché enorme di ghiaccio ricopriva per due miglia di profondità la maggior parte di Europa e Nord America. 

Ma, quando le calotte di ghiaccio hanno cominciato a ritirarsi tutta l'acqua immagazzinata in esse venne restituita agli oceani e il livello del mare è salito, sommergendo molte parti del mondo in cui gli esseri umani avevano già vissuto. 


Così la Gran Bretagna era sommata all'Europa durante l'era glaciale (non c'erano la Manica e il Mare del Nord). 

Allo stesso modo non c'era il Mar Rosso e il Golfo Persico, lo Sri Lanka si è unito a sud dell'India, la Siberia era unita all'Alaska, l'Australia era unito alla Nuova Guinea - e così via e così via. 

Fu durante questa epoca di innalzamento del livello del mare, a volte lento e continuo, a volte rapida e catastrofica, che il continente Sundaland (attuale Indonesia) è stato sommerso con la sola penisola malese e le isole indonesiane come li conosciamo oggi abbastanza alte per rimanere sopra l'acqua .

Il punto di vista archeologico stabiliva che lo stato della civiltà umana fino alla fine dell'ultima era glaciale circa 9.600 aC era che i nostri antenati erano cacciatori-raccoglitori primitivi incapaci di qualsiasi forma di civiltà o prodezze architettoniche. 


Nei successivi millenni l'agricoltura costante venne molto gradualmente sviluppata e perfezionata. 

Intorno al 4000 aC la crescente sofisticazione delle strutture economiche e sociali, e la crescenti capacità organizzative, hanno reso possibile la creazione dei primi siti megalitici (come Gigantija sull'isola maltese di Gozo, per esempio), mentre le prime vere città emersero intorno al 3500 aC in Mesopotamia e subito dopo in Egitto. 

Nella Isole Britanniche Callanish nelle Ebridi Esterne e Avebury nel sud-ovest dell'Inghilterra, entrambi datati intorno al 3000 aC, sono i più antichi esempi di veri siti megalitici. 

La fase megalitica di Stonehenge è pensato essere iniziata intorno al 2.400 aC, e di aver continuato a circa 1.800 aC.

All'interno di questa bene funzionante e consolidata cronologia non c'è posto per qualsiasi civiltà preistorica. 
Quando i loro carotaggi hanno cominciato a cedere le date di carbonio molto antiche dalle argille colmando le lacune tra le pietre lavorate hanno ampliato la loro indagine utilizzando apparecchiature geofisiche - georadar, la tomografia sismica e resistività elettrica - per avere un quadro di ciò che si trovava sotto terra. 

I risultati sono stati sbalorditivi, mostrando strati di costruzione massiccia utilizzando gli stessi elementi megalitici di basalto colonnare che si trovano in superficie, ma con corsi di enormi rocce basaltiche sotto di loro che si estendevano fino a 100 metri e più sotto la superficie. 

A quelle profondità le date di carbonio indicano che i megaliti sono stati messi in atto più di 10.000 anni fa e, in alcuni casi, nei remoti 24 mila anni fa.

Il basalto colonnare si forma naturalmente - Ad esempio il Selciato del Gigante in Irlanda del Nord - ma a Gunung Padang è stato utilizzato come materiale da costruzione ed è disposto in una forma non presente in natura.

"La prova geofisica è inequivocabile", afferma Natawidjaja. 

"Gunung Padang non è una collina naturale, ma una piramide artificiale e le origini della costruzione qui risalgono molto prima della fine dell'ultima era glaciale. 

Dal momento che il lavoro è enorme, anche a livelli più profondi, e testimonia il tipo di sofisticate abilità di costruzione che sono intervenute a costruire le piramidi d'Egitto o i più grandi siti megalitici d'Europa, posso solo concludere che stiamo guardando l'opera di una civiltà perduta e abbastanza avanzata. "

"Agli archeologi non piace che" lo faccio notare.

"Loro non lo fanno!" Natawidjaja concorda con un sorriso mesto. 

"Mi sono già preso un sacco di acqua calda con questo. Il mio caso è un solido, basato su prove scientifiche, ma non è facile. Sono contro le convinzioni profondamente radicate".

Il prossimo passo sarà uno scavo archeologico su vasta scala. "Dobbiamo scavare al fine di interrogare i nostri dati di telerilevamento e le nostre sequenze di datazione al carbonio e sia per confermare o negare ciò che noi crediamo che abbiamo trovato qui," afferma Natawidjaja ", ma purtroppo ci sono sacco di ostacoli sulla nostra strada."

Quando si chiede cosa intende per ostacoli risponde che alcuni dirigenti archeologi indonesiani stanno facendo pressioni sul governo di Jakarta per impedirgli di fare altri lavori a Gunung Padang sulla base del fatto che "sanno" che il sito è meno di 5.000 anni e non vedere alcuna giustificazione per disturbarlo.

«Non nego che i megaliti in superficie abbiano meno di 5.000 anni", Natawidjaja affretta ad aggiungere: "ma io suggerisco sono stati messi qui perché Gunung Padang è stato riconosciuto come un luogo sacro da tempo immemorabile. Sono i più profondi strati della struttura sono tra i 12.000 e più di 20.000 anni, che sono i più importanti. 

Hanno implicazioni potenzialmente rivoluzionarie per la nostra comprensione della storia e penso che sia importante che ci venga permesso di indagare in modo corretto. "

Gunung Padang non è l'unico sito antico che solleva enormi interrogativi nel corso degli archeologi di storia che ci raccontano il nostro passato. 

Dall'altra parte del mondo, nel sud est della Turchia, un'altra collina artificiale è stata scavato durante il decennio passato, questa volta dal professor Klaus Schmidt dell'Istituto Archeologico Germanico. 


Il sito, chiamato Gobekli Tepe (che significa "Potbellied Hill" in lingua curda locale) consiste in una serie di immense cerchi di pietre megalitiche sulla scala di Stonehenge ed è stato deliberatamente sepolto (creando l'apparenza di una collina) intorno al 8.000 aC dal una misteriosa civiltà antica che lo ha fatto. 

I cerchi stessi risalgono al 9.600 aC, tuttavia, il lavoro è più antico di quanto si pensi. 


Almeno una ventina di altri cerchi su una scala simile, sono stati identificati dal georadar, e sono ancora profondamente sepolti.



Alcuni di questi, Klaus Schmidt ha detto quando a settembre 2013, rischiano di essere molto più vecchi di quelli già scavati.


Dai megaliti di 7.000 o più anni più vecchi di Stonehenge di Gobekli Tepe, come i megaliti profondamente sepolte di Gunung Padang significa che la linea della storia insegnata nelle nostre scuole e nelle università per la parte migliore degli ultimi 100 anni è cambiata. 

Dall'Età Megalitica al Periodo Preglaciale Moderno

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Quando furono fondate le Piramidi di Giza e la Sfinge?


Stando a quanto sostengono gli egittologi le 3 grandi piramidi di Cheope, Chefren e Micerino (tre faraoni della IV dinastia), nella piana di Giza, in Egitto, furono costruite da loro intorno al 2500 a.C., come enormi tombe. 

La Sfinge, raffigurante il faraone Chefren, e i maestosi templi, sempre nella piana di Giza, sono attribuiti a questo faraone, praticamente da sempre. 

Tutte queste attribuzioni e datazioni risalgono almeno ai tempi dello storico Erodoto, nel V secolo a.C. e concordano con la storia ufficiale secondo cui le prime civiltà del mondo in grado di lasciare prove scritte, sorsero intorno al 4000 a.C. in Egitto, in Mesopotamia, in America centrale e meridionale. 

Ma nonostante ad un esame molto superficiale tutto sembri tornare secondo gli egittologi, ad un esame solo poco più attento non si può fare a meno di notare come molte, moltissime cose non possono essere andate come raccontano gli storici. 

Le tre enormi piramidi presentano delle caratteristiche tali da escludere che siano state costruite da un popolo rudimentale.

Perchè? Le piramidi non sono semplicemente un ammasso di blocchi di granito, ma sono molto molto di più. 


Sono state costruite secondo una precisione millimetrica impressionante e contengono numerosi messaggi scientifici degni di una scienza incredibilmente avanzata.

La Grande Piramide di Cheope fu costruita con 2.300.000 blocchi di granito del peso variabile da 2 a 15 tonnellate ciascuno.

Uno sforzo alquanto eccessivo per l'ipotesi di una tomba.

Inoltre,attenti studi e ricerche ci riportano che per la Grande Piramide il lavoro architettonico e di muratura è stato di gran lunga superiore a quello richiesto per la costruzione di tutte le cattedrali, le chiese ed innumerevoli cappelle medievali d'Europa. 

Il suo volume è trenta volte superiore a quello dell'Empire State Building di New York. Al suo interno può contenere tranquillamente l'immensa Cattedrale di S. Pietro in Roma ed altre chiese. La sua altezza è stata stimata intorno ai 145 mt e 75 cm, ma originariamente raggiungeva i 150. Il giornalista inglese Graham Hancock, che l'ha scalata e misurata, ci ha riportato queste misure: 

- LATO NORD metri 230 e 25.05 cm 
- LATO SUD metri 230 e 45.35 cm 
- LATO EST metri 230 e 39.05 cm 
- LATO OVEST metri 230 e 35.65 cm 

E con zelante maniacalità i suo angoli misurano: 

- NORD EST: 90 gradi, 3 primi e 2 secondi. 
- SUD-EST : 89 gradi, 56 primi e 27 secondi. 
- NORD OVEST: 89 gradi, 59 primi e 58 secondi. 
- SUD OVEST: 90 gradi e 33 secondi. 

Ogni misura differisce dall'altra con un margine d'errore dello 0,1 per cento, un risultato da far invidia ad un edificio di piccole dimensioni dei nostri giorni. 

Il suo peso consta in 6 milioni e mezzo di tonnellate di blocchi di granito del peso di circa 20 tonnellate ciascuno; in alcuni casi superano le 100 tonnellate. 

Tutto ciò è incredibilmente sorprendente ed impressionante. 

Ci sono chiare evidenze però, che rafforzano non solo l'idea che l'architettura struttura di questi monumenti sia fin troppo avanzata rispetto alle teorie degli egittologi, ma bensì anche il fatto che queste strutture, come la Sfinge, siano state erette migliaia di anni prima.

Le tre piramidi di Giza sono allineate in base a come apparivano le tre stelle della Costellazione di Orione 12.000 anni fa.

 

Allo stesso modo la Sfinge, che doveva in teoria rappresentare il faraone Chefren, è stata scolpita in base a come doveva apparire la Costellazione del Leone, all'orizzonte 12.000 anni fa, quindi rappresenterebbe in realtà un leone il cui volto è stato successivamente scolpito per dare l'apparenza di un volto umano.



Le tracce di erosione lungo i lati del gigantesco monumento evidenziano che venne edificato durante un periodo di intense piogge alluvionali, un clima che non corrisponde lontanamente nemmeno a 5000 anni fa, ma a 12.000 anni fa.

In parole povere il disegno della Sfinge e delle Piramidi di Giza è una sorta di ricostruzione di allineamenti stellari di come appariva la volta celeste nei cieli d'Egitto durante l'Era del Leone.


In quel periodo si può osservare come le temperature fossero di gran lunga più alte di quelle attuali, mentre nei successivi millenni i periodi caldi si sono fatti sempre meno intensi seguendo una tendenza al ribasso.

Sembra che in un periodo remoto risalente a 12.000-10.000 anni fa, quando il clima era decisamente più caldo dell'attuale, ci sia stata un'ampia quanto avanzata civilizzazione su scala globale, la quale in qualche modo, grazie a precise misure geometriche, era in grado di edificare colossali strutture megalitiche.


Diversi esempi vengono sollevati da tutto il mondo.

Il volto megalitico di Borzone è un'antica scultura rupestre situata presso il borgo di Zolezzi, in località Rocche di Borzone, nel comune ligure di Borzonasca, in provincia di Genova.


Scoperto durante un sopralluogo del Comune per la costruzione della strada carrozzabile nel 1965, con i suoi 7 metri d'altezza è considerato la scultura rupestre più grande d'Italia e d'Europa.

Il ritrovamento, ripreso e documentato da alcuni quotidiani locali, attirò subito l'attenzione degli archeologi. Risale al Paleolitico superiore (da circa 20.000 a 12.000 anni fa) come molti menhir antropomorfi di Carnac.

In Giappone, al largo della costa di Okinawa, esiste una gigantesca struttura artificiale in pietra sommersa ad una profondità di circa 26 metri sotto il livello del mare, tale struttura è stata soprannominata Yonaguni.


Fino a 12.000 anni fa il livello marino in quest'area era ancora basso finchè il successivo ritiro delle calotte glaciali non portò queste strutture ad essere sommerse dal mare, indubbiamente non si può contestare il fatto che questa struttura non sia opera dell'uomo.




Sulle Ande, invece, possiamo trovare un'altro esempio di struttura megalitica, denominata Tiahuanaco.

Se si pensa che la Grande Piramide d’Egitto è una meraviglia tecnologica, ammirate ciò che gli artisti e gli ingegneri hanno fatto a Tiahuanaco. 


Questa cultura prosperò a oltre 4000 metri di quota, in una zona dove la carenza d’ossigeno rende difficile persino respirare, ma i suoi uomini riuscirono a spostare pietre di peso fino a 200 tonnellate e inventarono tecniche di costruzione modulare, che sarebbero ancora oggi d’attualità.

Vi si trovano tre importanti opere: il monolito di Ponce, quello del sacerdote e la famosa Porta del Sole, arco massiccio tagliato da un unico pezzo di andesite. Gli intagli sulla facciata costituiscono l'espressione più elaborata dell'arte Tiahuanaco.


L'ingresso al tempio, con le caratteristiche costruzioni di pietra. Si usavano grandi pietre a superficie liscia per la costruzione dei muri. 


Alcune delle pietre mostrano con evidenza un uso di utensili che semplicemente non avrebbe potuto essere fatto con nessuna delle antiche tecnologie. 


Guardate solo l'esempio del blocco di pietra a Punku Puma. Contiene scanalature, fatte con precisione, di 6 mm di larghezza, con fori equidistanti. 

Sembra impossibile che questi tagli di grandi precisione potessero essere effettuati con l'uso di strumenti di pietra o di rame. Lo scopo di questa lavorazione non è noto, ma è stato suggerito che piastre d'oro o bronzo potessero essere fissate alle pareti. Altri suggeriscono che i giganteschi blocchi di pietra fossero bloccati insieme con grappe di metallo. 


Grandi idoli sono stati scolpiti da un’unica grande pietra e sembrano essere stati lucidati e finiti con dei metodi sconosciuti. 

La tecnica modulare permette di produrre i blocchi in serie, per montarli in loco in una varietà di configurazioni. Questa tecnica appare a Tiahuanaco pienamente sviluppata, senza alcuna prova d’una sperimentazione precedente. Quando svilupparono gli ingegneri di quell’epoca le loro idee o esperienze? Perché è questo l'unico esempio di costruzione modulare, nel mondo antico? Queste sono solo alcune delle molte domande che chiedono una risposta, in questo notevole sito. 

Le pietre erano spesso fissate l’una con l’altra con "graffe" di metallo. Scanalature corrispondenti sono scolpite nella parte superiore e nei fianchi delle pietre. Poi, metallo fuso era versato e lasciato indurire, a fissare le due pietre insieme. Questa tecnica è stata utilizzata anche in Egitto e in Asia del Sud–Est. 

Il fatto che la cultura di Tiahuanaco sia apparsa pienamente sviluppata in questa terra d’altitudine, arida e inospitale, è un vero enigma rompicapo. Quasi subito i suoi abitanti sembrano aver utilizzato avanzate tecniche di costruzione, come la costruzione modulare. Enormi blocchi sono stati scolpiti da monoliti e progettati per adattarsi insieme sul sito con esatta precisione e stile artistico. Queste tecniche sono state sviluppate dai moderni costruttori solo nel secolo scorso. I blocchi massicci sono estremamente stabili, resistenti al tempo e ai terremoti. Ma come sono stati ricavati, trasportati e posizionati, apparentemente a mano?

Nel XVI secolo il missionario Diego de Alcobaso scrisse: "Su una piattaforma vidi una colonna di splendide statue, così reali da sembrare vive. Uomini e donne, alcuni in piedi, altri seduti in pose quotidiane. Alcune donne avevano bambini sulle ginocchia o sulle spalle."

Oggi la maggior parte di quelle statue purtroppo è scomparsa. Distrutte dall'ignoranza religiosa dei preti spagnoli o rubato dai predatori archeologici. 

Un'altra affascinante costruzione è il tempio semi-sotterraneo, quadrangolare, escavato solo nel 1960. Nelle sue mura sono fissate dozzine di teste di pietra, che rappresentano probabilmente trofei di guerra. Nel suo centro si trovano alcuni monoliti, di cui uno "barbuto". 

Un enigma per gli archeologi, perchè rappresenta una persona con barba folta, mentre è risaputo che agli indios non cresce la barba. 

Fino ad oggi nessuno sa spiegare l'origine diquesto popolo, in grado di realizzare una metropoli, su un arido altipiano sterile. Forse la risposta verrà dalla esplorazione di un'altra città monolitica, oggi sommersa dalla acque del Titicaca, di fronte a Puerto Acosta. 

L'archeologo Arthur Posnansky, che studiò a Tiahuanaco per trent'anni, datò l'età della città a 12.000 anni fa. 

Ci sono numerosi altri esempi di strutture megalitiche risalenti al periodo ma ci soffermeremo sui dettagli di queste ultime quanto la loro ricostruzione.

Anche se potrebbe sembrare un'affermazione forzata, la tecnica di edificazione degli edifici più antica comparata con quella più recente, ha un fattore in comune con il grafico sopra elaborato delle temperature globali degli ultimi 12.000 anni in progressivo declino vero il basso.



La base di questa terrazza a Baalbek (Libano) misura circa 465000 metri quadrati. Tre pietre colossali, conosciute con il nome di "Trilithon", sono le più grandi tra i molti megaliti visibili che costituiscono le mura della terrazza. Misurano oltre 18,2 metri in lunghezza, con larghezze tra i 3,6 m e i 4,2 m (notare i due uomini al centro). Sulla piattaforma ci sono ancora molte rovine romane, ma il sito è molto più vecchio dell'impero romano. Persino i Sumeri dicevano che il sito era antico. Oggi non abbiamo idea di chi l'abbia costruito, e non sappiamo neanche come, quando e perchè sia stato edificato. E, sfortunatamente, la nostra comunità scientifica continua a ignorare Baalbek.

Tra i siti colossali più stupefacenti del mondo c'è quello di Heliopolis a Baalbek in Libano. 

Ciò che colpisce subito di questo enorme e antichissimo complesso sono le dimensioni. Guardando il tempio principale di Giove ci si rende conto che è al di fuori della misura umana rispetto a un qualsiasi altro tempio greco romano visibile nelle nostre città, soprattutto per quanto riguarda il basamento dell'edificio dove si possono vedere i massi più grossi, ognuno dei quali misura oltre 21 m di lunghezza per quasi 5 di larghezza e con un peso di circa 1000 tonnellate.

Nelle parti soprastanti si può osservare il paragone di dimensioni con i monoliti più antichi alla base rispetto alle comuni dimensioni di un'essere umano, mentre nel contempo si può osservare come le parti più antiche, quelle in basso siano state edificate con monoliti più grandi mentre quelle più recenti risalendo verso l'alto evidenzino un cambiamento nella tecnica con blocchi di pietra decisamente più inferiori fino a risalire a quelli più recenti che diventano a loro volta di dimensioni ulteriormente più ridotte.


La stessa cosa è riscontrabile anche a Tihanuaco, in Bolivia.

Anche in questo caso, nonostante il peso e le dimensioni, gli enormi blocchi sono tagliati ed incastrati tra loro con una precisione incredibile, contrariamente invece, quelli in alto sono quelli più recenti. 

Entrambi i siti in passato subirono un periodo di abbandono, per poi essere nuovamente riutilizzati da civiltà successive, evidenziando però un netto cambiamento durante la fase di ristrutturazione con blocchi di pietra di dimensioni inferiori.

Perchè questo cambiamento?

Il grafico in alto, ottenuto grazie ai carotaggi di carote di ghiaccio dalla calotta glaciale della Groenlandia, ha permesso di ricostruire la storia climatica dalla fine dell'ultima glaciazione, evidenziando grazie all'analisi dei nuclei di ghiaccio quanto alte le temperature fossero durante la fine del Pleistocene, (12.000-11.500 anni fa) rispetto al giorno d'oggi, i dati sommati hanno evidenziato che in passato il clima è stato molto più caldo di oggi.

E' un fatto scientifico che gli organismi per adattarsi a sopportare meglio il freddo tendono a ridurre drasticamente le proprie dimensioni corporee.

Alcuni esempi ce lo dimostrano:

- Le pinete, hanno foglie ridotte in strutture aghiformi per sopportare il freddo dell'inverno, mentre in normali condizioni calde tendono facilmente a seccarsi e a morire.

- La Volpe Artica per resistere al freddo clima polare ha dovuto ridurre le proprie dimensioni rispetto alle altre volpi europee. La grandezza di questo carnivoro può variare dai 53 ai 55 cm, con un peso di circa 4 kg. Il corpo è essenzialmente robusto, anche se più piccolo rispetto alle altre volpi. Le orecchie sono piccole e rotondeggianti, il manto è bianco e molto folto d'inverno, mentre diventa marrone e più rado durante la stagione calda, con un sottopelo molto ridotto.Le comuni volpi alle medie latitudini invece hanno dimensioni molto più grandi, la loro taglia varia da una lunghezza totale del corpo di 60-80 cm, una lunghezza della coda di 30-49 cm e un peso di 8-10 kg nel fennec a una lunghezza totale del corpo di 72-100 cm, una lunghezza della coda di 25-35 cm e un peso di 9 kg nella volpe dalle orecchie corte.


- Una capra estinta che viveva su una sterile isola del Mediterraneo è sopravvissuta per milioni di anni, riducendo le dimensioni e diventando, che non è mai stato scoperto nei mammiferi, a sangue freddo.

Quando il clima si fa più freddo, e anche il cibo scarseggia, alcune specie necessitano di ridurre le proprie dimensioni sia per risparmio energetico sia per un fattore di metabolismo.

E' sufficiente pensare che alcuni dinosauri del Cretaceo, quando era enormemente più caldo di oggi, superavano i 35 metri di altezza e necessitavano di un'alimentazione pari a 500 kg di cibo, questo spiega il motivo per cui oggi questi animali non esistono più se non qualche sottospecie come i Coccodrilli oppure il Varano delle Isole Komodo, tutti che vivono in regioni molto calde del pianeta.

Per comprendere come le ridotte dimensioni di un'organismo possano favorire un risparmio energetico in condizioni di freddo estremo osserviamo anche l'esempio di virus e batteri.

Il congelamento di solito non uccide i batteri e non danneggia i virus. 

I batteri rimangono in uno stato quiescente, ma possono riprendere a moltiplicarsi, se riportati ad una temperatura idonea: per conservare in laboratorio le colture batteriche, vengono congelate. 

In realtà la parete batterica è piuttosto resistente e protegge la membrana sottostante che sarebbe molto più sensibile. I virus, in pratica sono quiescenti sempre, a meno che non infettino una cellula.

Ci sono due possibilità: la prima consiste nel fatto che migliaia di anni fa oltre ad avere un'avanzata tecnica la razza umana era di dimensioni maggiori rispetto alle attuali; la seconda invece consiste nel fatto che possedevano un'elevata massa muscolare oltre ad una forza incredibile, il che ovviamente mette anche a disposizione la presenza di un'avanzata tecnologia.

Il fatto che undici millenni fa qualcuno sia stato in grado di tagliare mastodontici blocchi di granito e altre rocce, sollevarli e incastrarli, o posizionarli per farne le fondamenta, evidenzia da solo un'elevato livello tecnologico, ma come era la struttura fisica degli esseri umani di allora?

Il fatto che siano esistite persone di elevata statura non sarebbe da mettere in dubbio, numerose foto d'epoca e alcuni ritrovamenti archeologici rafforzano la tesi che la razza umana era più possente.

Un'ritrovamento simile ci arriva dalla Francia di fine Ottocento. 

Il gigante di Castelnau fu una scoperta di ossa fossili che potrebbe rappresentare uno dei più grandi uomini noti essere mai esistiti. Le ossa, che si trovano in una sepoltura dell'età del bronzo, risalgono al periodo neolitico e consisteva in un omero, la tibia e femore. Lo scienziato che ha fatto la scoperta nel 1890 ha stimato la dimensione delle ossa che l'uomo potrebbe essere stato più di tre metri di altezza.

Le ossa sono state scoperte dagli antropologi Georges Vacher de Lapouge al cimitero di Età del Bronzo di Castelnau-le-Lez , Francia nell'inverno del 1890. I suoi risultati sono stati pubblicati sulla rivista La Nature , vol. 18 1890 Issue 888. 

L'altezza della persona è stato stimato in circa 3,5 m (11 ft 6 in), secondo de Lapouge, e le ossa erano datate al periodo Neolitico, da quando sono stati trovati al fondo della sepoltura a tumulo dell'Età del Bronzo. 

Scrivendo sulla rivista La Nature, de Lapouge descrive le ossa nel dettaglio: "Penso che sia superfluo notare che queste ossa sono innegabilmente umane, nonostante le loro enormi dimensioni .... Il primo è la parte centrale dell'albero di un femore, 14 cm di lunghezza, quasi di forma cilindrica, e la circonferenza dell'osso cm 16 .... Il secondo pezzo è la parte centrale e superiore dell'albero di una tibia .... La circonferenza è di 13 cm al forame nutrienti .... la lunghezza del frammento è 26 centimetri .... La terza, molto singolare, è stato considerato da buoni anatomisti come la parte inferiore di un omero .... 

I volumi delle ossa erano più del doppio ai pezzi normali quali corrispondono. 

Le ossa dell'uomo di Castelnau sono stati studiati presso l' Università di Montpellier ed esaminati da M. Sabatier, docente di Zoologia presso l'Università di Montpellier, e M. Delage, professore di paleontologia all'Università di Montpellier, in aggiunta ad altri anatomisti. 

Nel 1892 le ossa furono attentamente studiati dal Dr. Paul Louis André Kiener, professore di anatomia patologica a Montpellier Scuola di Medicina, per la quale ha ammesso che rappresentavano una "razza molto alta", ma comunque li ha trovati abnormi nelle dimensioni e apparentemente di "morbosa crescita ". 

È di un certo interesse che nel 1894, i conti comunicati che hanno menzionato un ulteriore ritrovamento di ossa di giganti umani rinvenuti in un cimitero preistorico a Montpellier , Francia (5 km sud-ovest di Castelnau) mentre i lavoratori stavano scavando ad una falda acquifera. 

Teschi di "28, 31 e 32 centimetri di circonferenza" sono stati riportati a fianco di altre ossa di proporzioni gigantesche che hanno indicato di appartenere a una razza di uomini ", tra 10 e 15 piedi di altezza." 

Le ossa sarebbero stati inviati alla Accademia di Parigi per ulteriori studi. 

Un'altro esempio ci arriva dalla Pennsylvania, Stati Unitin nel 1885.

"Philadelphia Times, 27 giugno, 1885

Erie County 

Porter ha una fattoria vicino Noirtheast, non molte miglia da dove la ferrovia Lake Shore attraversa la linea di confine dello stato di New York. All'inizio di questa settimana qualche operaio alle dipendenze di Mr. Porter rinvennero l'ingresso di una grotta ed entrando trovarono cumuli di ossa umane all'interno. 

Molti scheletri erano esemplari completi del ritrovamento sono stati portati alla luce ed esposti al naturalista e gli archeologi del quartiere. Essi hanno informato i presenti chiedendo se i resti erano inequivocabilmente quelli di giganti. 

L'intero villaggio del Nord-Est è stato informato dalla scoperta e oggi centinaia di persone dalla città hanno approfittato della vacanza per visitare la scena. E 'stato ipotizzato che i resti erano quelli dei soldati uccisi in battaglia con gli indiani che abbondavano nelle vicinanze durante il secolo scorso, ma la dimensione dei crani e la lunghezza delle ossa delle gambe ha dissipato quella teoria. Finora circa 150 scheletri di proporzioni enormi sono stati esumati e le indicazioni puntano a una seconda grotta verso est, che può contenerne, molti altri."

Ovviamente non possiamo farci influenzare dall'idea che questi scheletri di anomale dimensioni siano in realtà i resti di giganti veri e propri.

Quelle sono solo leggende e mitologie bibliche basate su testi non storicamente affidabili e allo stesso modo da non prendere in considerazione, come farebbero invece le tesi dei Creazionisti che si basano su una visione distorta della realtà rispetto ai fatti scientifici. 

Circolano in rete molte foto di ipotetici ritrovamenti di scheletri che vengono attribuiti ai giganti, in realtà buona parte di queste non sono altro che immagini ritoccate, il fatto che vengano ritrovati scheletri di grandi dimensioni non significa che i giganti siano realmente esistiti.

In realtà è possibile, circa undici millenni fa, che la stazza degli esseri umani fosse di gran lunga maggiore rispetto ad oggi, allo stesso modo nel caso questa ipotesi sia errata, non si può fare a meno di chiedersi se gli uomini di un tempo fossero di gran lunga più forti di quanto non siano oggi, altrimenti verrebbe da chiedersi come i monoliti siano realmente stati collocati nelle loro attuali posizioni.

Allo stesso modo i carotaggi sulle temperature in discesa dalla fine del Pleistocene, mostrano un trend al raffreddamento sempre più marcato, e oggi, nel periodo più freddo rispetto a 10.000 anni fa, la nostra tecnica di edificazione degli edifici è molto meno duratura rispetto alle loro costruzioni megalitiche, mentre il declino delle temperature attuali sembrerebbe mostrarci che la prossima glaciazione sia ormai prossima ad avanzare.

Lo sviluppo umano e il declino delle temperature degli ultimi 10.000 anni fa si sono sviluppati e modificati pressoché all'unisono.

Fonti:

Il Secondo Sole

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Quanto esposto nell'articolo in questione rilancia l'ipotesla teoria di una seconda stella... ma se invece di perdersi nello spazio si fosse spenta diventando una nana bruna?! 

Nemesis...

nemesis sole

Un tempo, anche il nostro sistema solare sarebbe stato binario, ovvero formato da due Soli. È l’ultima teoria avanzata da un astrofisico per spiegare una delle stranezze che da sempre fanno scervellare gli scienziati, ovvero l’orbita inclinata della Terra rispetto all’equatore solare. La causa potrebbe essere stata una giovane stella che avrebbe influenzato i pianeti in formazione prima di sparire...

L’ipotesi è stata formulata da un ricercatore che lavora negli Stati Uniti per giustificare le orbite a dir poco singolari di alcuni pianeti extrasolari che sembrano sfuggire alle leggi della fisica. Nel 1995, alcuni astronomi svizzeri per la prima volta individuarono un gigante gassoso, definito “Giove bollente”, in orbita attorno ad una stella. Per spiegare come mai si trovasse dove non si aspettavano di trovarlo, ipotizzarono che il pianeta si fosse formato altrove, ma fosse poi migrato vicino alla stella, attirato nella spirale del disco protoplanetario di gas e polvere che una volta le turbinava attorno. Il pianeta sarebbe rimasto poi nel disco e la sua orbita avrebbe coinciso con quella della stella di riferimento. 

Ma la teoria della migrazione ha subìto un duro colpo nel 2008, quando gli astronomi hanno iniziato a trovare dei pianeti simil-Giove un po’ ovunque, con orbite inclinate e persino retrograde rispetto alle loro stelle. Ciò faceva immaginare che le forze di attrazione di altri pianeti ancora più massicci li avessero cacciati di forza dai loro percorsi alterandone le orbite. Ma adesso Kostantin Batygin, del Centro Harvard-Smithsonian per l’Astrofisica di Cambridge, in Massachusetts, ha un’altra idea. “Le orbite non allineate  sono un naturale effetto della migrazione nel disco, solo se si accetta però il fatto che i sistemi planetari si formino, solitamente, in ambienti multistellari“, dice il ricercatore. Nel suo studio pubblicato su Nature, Batagyn ha calcolato come il disco protoplanetario di una giovane stella venga alterato da una seconda stella che le orbiti intorno. 

Quando un pianeta gigante si muove in spirale seguendo questo disco inclinato, inevitabilmente la sua orbita risulterà non allineata al piano dell’equatore solare. “La ritengo un’ipotesi del tutto plausibile“, sostiene Josh Winn, astronomo dell’Istituto di Tecnologia del Massachusetts che ha misurato le orbite di svariati pianeti gioviani. “E la cosa migliore di questa idea è che la possiamo verificare“. Infatti, se Batagyn ha ragione, questi mancati allineamenti dovrebbero essere ancora più frequenti dei giganti gassosi, perchè l’alterazione del disco non richiede necessariamente la presenza di un Giove bollente. Finora, il telescopio spaziale della Nasa Kepler ha misurato l’inclinazione di un solo sistema multiplanetario: i tre pianeti che orbitano attrono a Kepler 30, tutti allineati con l’equatore della loro stella. 

Ma in futuro, Winn  prevede di osservare molti altri sistemi planerari per mettere alla prova la teoria dell’astrofisico. Da parte sua, Kostantin Batagyn è pronto a scommettere sulla validità del suo modello intepretativo, sicuro che una prima prova potrà essere trovata osservando Alpha Centauri, un sistema stellare ternario con almeno un pianeta in orbita attorno alla stella più luminosa. 

“Ci sono buone chance che gli astronomi trovino che dissallineamenti. Alpha Centauri A e Alpha Centauri B sono abbastanza vicine da aver influenzato a vicenda  il piano di inclinazione dei loro sistemi planetari” Ma non basta. 

Perché in realtà, noi conosciamo già un sistema solare nel quale i pianeti mostrano l’inclinazione delle orbite: il nostro. Tanto che il ricercatore azzarda:”Io credo che da qualche parte, nella Via Lattea, ci sia una stella responsabile della nostra alterazione. Sospetto che il Sole, una volta, avesse una stella compagna che ha trascinato la nebulosa solare di 7 gradi. 

Poi ha lasciato la scena poco dopo la comparsa dei primi pianeti.” La Terra, dunque, continuerebbe ad orbitare con quell’inclinazione strana rispetto all’equatore solare di circa 7 gradi,  provocata da quella ipotetica stella gemella che faceva compagnia al nostro Sole prima di perdersi  nello spazio, chissà dove.
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Fonte: http://scienza.panorama.it

Extraterrestri "Metafisici"

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Alcuni degli astronomi più importanti del nostro tempo, tra cui l’astronomo reale inglese Sir Martin Rees, credono nell’esistenza di civiltà extraterrestri avanzate nel cosmo e che queste per comunicare, piuttosto che utilizzare segnali radio o segnali luminosi visibili, si servano di mezzi di comunicazione del tutto diversi da quelli che conosciamo.

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Secondo gli scienziati, gli alieni potrebbero comunicare utilizzando ‘neutrini spettrali’ o ‘onde gravitazionali’, tecniche che solo adesso l’umanità sta cominciando a comprendere e che, comunque, sono al di fuori delle nostre capacità attuali.

“Il fatto che non abbiamo ancora trovato la minima prova della vita extraterrestre (tanto meno di vita intelligente), non mi sorprende e non mi delude”, ebbe a dire Arthur C. Clarke poco prima di morire nel 2008. “La nostra tecnologia deve apparire ridicolmente primitiva da una civiltà extraterrestre avanzata, tanto da poter essere considerati come selvaggi della giungla”.

Inoltre, Sir Martin Rees, cosmologo e astrofisico della Regina d’Inghilterra e presidente della Royal Society, ritiene che la possibilità di rilevare l’esistenza di vita extraterrestre potrebbe essere al di là della comprensione umana.

“Potrebbe trovarsi davanti ai nostri occhi, faccia a faccia, e non essere in grado di riconoscerla”, spiega Rees. “Il problema è che siamo alla ricerca di qualcosa di molto simile a noi, postulando che queste intelligenze non terrestri abbiano sviluppato la stessa nostra matematica e tecnologia.

Ho il sospetto che ci potrebbe essere vita intelligente là fuori, in forma che non siamo in grado di concepire. Proprio come uno scimpanzé non può capire la teoria quantistica, la vita intelligente potrebbe esistere come aspetti della realtà che sono al di là della capacità della nostra mente”.

Frank Drake, fondatore del SETI e inventore della famosa equazione omonima, ritiene che la tecnologia satellitare e la ‘rivoluzione digitale’ stiano rendendo l’umanità invisibile a potenziali intelligenze non terrestri. L’utilizzo dell’informazione digitale, infatti, sta causando una progressiva diminuzione delle trasmissioni televisive e radio diffuse nello spazio.

La Terra è attualmente circondata da un guscio di radiazioni causata da trasmissioni televisive, radiofoniche e radar analogici. Questi segnali, secondo Drake, sarebbero avvertiti dagli alieni come potenziale presenza di una civiltà tecnologica sul pianeta.

Sebbene tali segnali si siano diffusi quanto basta per raggiungere molti sistemi stellari vicini, essi stanno rapidamente scomparendo, facendo cadere l’umanità in una sorta di ‘oblio cosmico’.

Nel 1960, Drake ha guidato la transizione dell’Osservatorio di Arecibo in un centro di radioastronomia. Come ricercatore, egli è stato coinvolto nelle prime osservazioni delle pulsar. Drake è stato anche colui che nel 1972, insieme a Carl Sagan, progettò la famosa targa applicata sulla sonda Pioneer, il primo messaggio fisico inviato nello spazio. La targa fu pensata per essere comprensibile da eventuali extraterrestri che l’avrebbero incontrata.

Milan Cirkovic, dell’osservatorio astronomico di Belgrado, fa notare che l’età media dei pianeti nella Via Lattea è di circa 2 miliardi di anni superiore all’età della Terra e del Sistema Solare. Questo significa che l’età media di una civiltà tecnologia extraterrestre potrebbe essere molto superiore a quella della civiltà umana. L’ampiezza di questo intervallo fa ritenere che la capacità di poter osservare eventuali comunità extraterrestri potrebbe essere al di là della nostra tecnologia.

Dato che in questo momento non vi è alcuna prova diretta o indiretta dell’esistenza di civiltà extraterrestri, una di queste possibilità potrebbe indicarne il motivo:

A) Siamo i primi esseri intelligenti del cosmo in grado di rendere nota la nostra presenza e, prima o poi, lasciare il nostro pianeta. A questo punto, non ci sono altre forme di vita avanzate come la nostra;

B) La vita extraterrestre potrebbe non esistere, oppure essere così rara e lontana che di fatto non potremo mai entrare in contatto con essa, rendendola inesistente, almeno in senso pratico;

C) Molte civiltà aliene potrebbero essere esistite prima di noi e che per qualche ragione sconosciuta si sono estinte, senza lasciare traccia della loro esistenza (o, almeno, non siamo riusciti ancora a scovare le tracce della loro passata esistenza);

D) Esistono molte civiltà extraterrestri. Forse alcune di loro non hanno avuto interesse ad espandersi nello spazio, rimanendo nei confini del loro sistema stellare; altre potrebbero essere talmente avanzate da risultare invisibili ai nostri strumenti.

Se si esclude la possibilità offerta da alcune confessioni di fede, secondo le quali l’umanità è frutto di una creazione esclusiva da parte di un principio singolare solitamente chiamato ‘Dio’, allora la proposizione A è abbastanza improbabile.

Supponendo che gli esseri umani si siano evoluti come le altre forme di vita sul nostro pianeta attraverso la selezione naturale, allora l’umanità è il frutto di un principio che pervade l’intero universo.

Quindi, se ci sono quasi certamente altri pianeti in grado di sostenere una qualche forma di vita, è altamente improbabile che gli esseri umani siano una ‘straordinaria anomali’ all’interno dell’universo. Ben inteso, l’esistenza di un principio singolare (Dio) e la via evolutiva non si escludono a vicenda, dato che quest’ultima potrebbe essere proprio una ‘regola’ che deriva dal principio singolare.

A questo punto, la proposizione D è talmente probabile da sfidare ogni logica: se migliaia, o addirittura milioni di civiltà extraterrestri esistono nell’Universo conosciuto, allora perchè tutte, senza eccezioni, hanno scelto di non espandersi nel cosmo o di esistere in modo tale da risultare completamente inosservabili? E’ concepibile che alcune di esse, o forse la maggioranza, potrebbero aver scelto questa strada, ma che lo abbiano fatto tutte sembra alquanto improbabile.

Viene in mente così la domanda che si pose il nostro Enrico Fermi nel 1950 e che è conosciuta come l’omonimo paradosso: “Dove sono tutti quanti? Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?”.

La situazione paradossale è dovuta al contrasto tra la sensazione, da molti condivisa e sostenuta da stime del tipo di quella di Drake, che noi non siamo soli nell’universo e il fatto che i dati osservativi contrastino con questa sensazione. Ne deriva che o la sensazione intuitiva e le stime come quelle di Drake sono profondamente errate (suggerendo che sia probabile ciò che è estremamente improbabile o addirittura impossibile), o la nostra osservazione o comprensione dei dati è incompleta.

Per rimanere fedeli alla fama di cospiratori, vi proponiamo una teoria ‘estrema’ proposta per la prima volta da Eric Frank Russell, scrittore di fantascienza, nel suo romanzo “Schiavi degli Invisibili”, in cui presenta l’inquietante ipotesi che la Terra sia dominata da esseri extraterrestri, chiamati Vitoni, entità invisibili di energia che si nutrono della nostra energia mentale e che impediscono il contatto dell’umanità con altre civiltà dello spazio.


Russell prese lo spunto per la scrittura del suo romanzo dalle teorie di Charles Fort, il ‘grande eretico della scienza’, studioso americano di fatti misteriosi e fenomeni paranormali, e che amava ripetere:

“Credo che noi tutti siamo proprietà altrui”. E spiegava: “In passato le altre razze del cosmo venivano a visitare la Terra, ma ora non più. Forse nei secoli scorsi una razza si è impadronita del nostro pianeta, e ora allontana tutte le altre”.

Il romanzo è stato ispirato a Russell da due considerazioni: “Dato che tutti gli uomini amano la pace, perché allora non riescono ad averla?”. E: “Se esistono razze extraterrestri più progredite dell’uomo, perché non vengono a trovarci?”. La risposta di Russell, ispiratagli dalle opere di Charles Fort, è la seguente:

“Il genere umano è già stato conquistato da altre intelligenze. Sono questi nostri sconosciuti padroni a fomentare le guerre e ad impedire alle altre razze del cosmo di comunicare con noi”.

Nel romanzo di Russell, l’uomo è dominato, senza averne coscienza, dai Vitoni: sfere di energia, invisibili all’occhio umano, che si nutrono della sua energia nervosa e la mietono istigando guerre, passioni, delitti.

Un piccolo gruppo di scienziati si accorge di questa schiavitù e a sua volta dichiara guerra ai Vitoni. Una guerra mortale, e pericolosissima, poiché basta pensare ai Vitoni per rischiare l’immediata distruzione. Insomma, un classico della fantascienza di grande suggestione.

Il racconto di Russell è molto simile alla teoria dei ‘Voladores’ di Carlos Castaneda, uno scrittore peruviano morto nel 1998.

L’ipotesi avanzata da Castaneda è a dir poco inquietante: “Gli sciamani dell’antico Messico scoprirono che abbiamo un compagno che resta con noi per tutta la vita, un predatore che emerge dalle profondità del cosmo e assume il dominio della nostra vita”.

I Voladores si nutrono solo di un determinato tipo di energia e noi ne produciamo molta di quella energia. I predatori alimentano l’avidità, il desiderio smodato, la codardia, l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le emozioni forti, tutti gli eccessi, l’autocompiacimento ma anche l’autocommiserazione. Le fiamme energetiche generate da queste qualità “disarmoniche” sono il loro cibo prediletto.

I Voladores non amano invece la qualità vibrazionale della consapevolezza, dell’amore puro, dell’armonia, dell’equilibrio, della pace, della sobrietà… in una parola aborriscono la qualità energetica della crescita evolutiva, e hanno ogni vantaggio nel boicottare ogni nostro incremento di coscienza.

Secondo Castaneda sono stati proprio i Voladores a instillarci stupidi sistemi di credenza, le abitudini, le consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro Ego. Come direbbe Spok: affascinante!

Di recente, a recuperare l’ipotesi della ‘prigionia aliena’, con qualche variazione, è stato David Icke, controverso autore, ritenuto da alcuni il grande rivelatore del complotto rettiliano sul nostro pianeta.

Secondo l’ipotesi di Icke, alcuni alieni rettiliani, sotto le mentite spoglie umane di uomini pubblici, hanno preso il controllo del nostro pianeta impedendo all’umanità la normale evoluzione spirituale, sociale e tecnologica. Il fine di costoro sarebbe quello di schiavizzare l’umanità e impossessarsi definitivamente delle risorse planetarie (umanità compresa), impedendo qualsiasi contatto tra umanità e extraterrestri (quelli buoni, però!).


Forse anche Enki, Enlil e compagnia cantante ebbero a che fare con ciò che io chiamo "extraterrestri metafisici" come possono essere i Vitoni o i Voladores di Castaneda o, parafrasando Rees vita intelligente che esiste sotto aspetti della realtà che sono al di là della capacità della nostra mente

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