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Il Segreto dei Teschi di Paracas

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Il teschio di Paracas è stato trovato a Paracas, una penisola sul mare nella provincia di Pisco, nella regione di ICA a sud di Lima presso la costa meridionale del Perù.

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Parte della zona è ora una riserva per i leoni marini e altre specie marine.

Il popolo Paracas viveva sulla costa e probabilmente erano discendenti di una popolazione giunta via mare. 

Era un popolo dedito alla pesca, infatti, sono stati trovati cumuli di conchiglie di mare e una rete sepolta nella sabbia.

Strumenti di pietra rinvenuti in zona sono stati datati a 8.000 anni fa, fu nel 1928 a Paracas la scoperta da parte dall’archeologo peruviano Julio Tello dei resti di un villaggio sotterraneo che si estende per uno o due chilometri all’epoca già pieno di sabbia.

E di un enorme cimitero anch’esso sotterraneo. Nel 2011 una troupe televisiva andò a filmare il luogo ma il cimitero e il villaggio erano riempiti di sabbia trasportata dal vento dell’oceano. I luoghi di sepoltura non sono visitabili.

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Le tombe contenevano famiglie intere, i resti erano avvolti da vari strati di stoffa colorata e decorata purtroppo le tombe erano state saccheggiate, dagli huaqueros (scavatori clandestini) in cerca di manufatti d’oro e d’argento vasellame e dei famosi tessuti Paracas.

Che avevano invece lasciato i teschi ne furono rinvenuti 90 databili a 3.000 anni fa. Probabilmente ve ne sono ancora altri in collezioni private, nei magazzini di Musei oppure ancora sepolti in zona. I teschi di Paracas sono tra l’altro i teschi allungati più grandi al mondo. E sono soprannominati i “Paracas skulls”.

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Rielaborazione sulla base dei un teschio

I teschi allungati non sono stati trovati unicamente a Paracas, sono state scoperte tra gli Olmechi in Messico, a Malta nell’isola Malese di Vanuatu, in Egitto, Iraq Africa Russia Siria Perù Bolivia etc. La pratica è andata avanti fino al XX secolo in Congo e nell'isola di Vanuatu.

Nella maggior parte dei casi si tratta di deformazione indotta sui crani dei bambini attraverso fasce o assi di legno. Mentre a Paracas i crani non sono stati deformati.

Nella maggior parte dei casi la deformazione cranica è indotta si tratta di una deformazione intenzionale fatta sui bambini, infatti, il cranio alla nascita è duttile ed era deformato applicando fasce o piccole assi di legno sul retro del cranio ben strette e per un lungo periodo, di solito dai primi mesi di vita fino a 3 anni. La deformazione cranica fu una tecnica utilizzata in varie parti del mondo, ma può soltanto deformare il cranio, infatti, non ne altera il volume, il peso.

E le altre caratteristiche umane.

I teschi allungati rinvenuti a Paracas, sono invece ben diversi. I teschi allungati sono naturali e non si tratta di una condizione clinica, 90 teschi sono stati trovati dall’archeologo Tello il che esclude la possibilità che possa trattarsi di soggetti con idrocefalia che causerebbe l’arrotondamento del cranio mentre i crani rinvenuti sono allungati ed hanno caratteristiche diverse da quelli tradizionali.

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Nei teschi allungati sono presenti due piccoli fori naturali nella parte posteriore del cranio, secondo Lloyd i fori servirebbero per il passaggio di nervi e vasi sanguigni come i fori presenti nelle mascelle umane.

E il volume dei teschi è fino al 25% più grande per il 60% più pesante dei teschi umani e tutto ciò non si può ottenere con una deformazione tramite assi di legno legati sul capo, o con strette bende. I teschi di Paracas presentano un solo unico osso parietale invece che i due.

Ossi parietali di forma rettangolare che formano la parte laterale e superiore della volta cranica nei teschi “tradizionali”. I teschi sono quindi stati un mistero per un lungo periodo.

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Juan Navarro, direttore del Museo di storia a Paracas, museo che ospita 15 teschi Paracas ha permesso il prelievo di 10 campioni da 5 crani. I campioni erano: un dente, capelli e radici, pelle un osso del cranio. I prelievi sono stati documentati con video e foto e vennero inviati a Lloyd Pye, fondatore del Progetto Starchild per essere affidati ad un genetista in Texas per il test del DNA.

L’autore Brien Foerster ha svelato i risultati preliminari delle analisi e in merito ha scritto; che hanno DNA mitocondriale con mutazioni sconosciute in qualsiasi essere umano primate o animale sconosciuto fino a ora.

Il campione indica che la mutazione abbia che fare con una nuova creatura umana, molto distante dall’Homo sapiens, dal Neanderthal e dall’Homo di Denisova. Brien Foerster afferma di non essere sicuro che si possano adattare al nostro albero evolutivo e che gli individui Paracas erano cosi biologicamente diversi che non avrebbero potuto incrociarci con gli esseri umani. I risultati completi delle analisi non sono ancora stati rilasciati.

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La Terza Guerra Mondiale, la crisi ucraina e il ruolo della Madonna

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Forse non tutti sanno che la bandiera d’Europa è un simbolo mariano, e sicuramente immagino che qualcuno di voi leggendo questo post potrebbe iniziare a sorridere. Eppure è proprio così ed è stato proprio colui che l’ha ideata a dichiararlo qualche anno fa. L’Europa è sotto la protezione della nostra Mammina celeste. vi ripropongo allora un articolo del 2003 di Vittorio Messori apparso sulle pagine del Corriere della Sera del 14 luglio 2003:

Che sia una di quelle ironiche «astuzie della Storia» di cui parlava Hegel?

Di certo, il caso è curioso. In effetti, il 10 luglio 2003, a Bruxelles, con solenne cerimonia è stata presentata la bozza definitiva della Costituzione d’Europa.


E’ quella nel cui preambolo non si è fatto il nome del Cristianesimo, provocando le ben note polemiche e la protesta della Santa Sede. Ma questa stessa Costituzione, nel definire i propri simboli, ribadisce solennemente che la bandiera europea è azzurra con dodici stelle disposte a cerchio. Ebbene: sia i colori, che i simboli, che la loro disposizione in tondo, vengono direttamente dalla devozione mariana, sono un segno esplicito di omaggio alla Vergine. 

Le stelle, in effetti, sono quelle dell’Apocalisse al dodicesimo capitolo: «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle». Quella Donna misteriosa, per la tradizione cristiana, è la madre di Gesù. Anche i colori derivano da quel culto: l’azzurro del cielo e il bianco della purezza verginale. Nel disegno originario, infatti, le stelle erano d’argento e solo in seguito hanno preso il colore dell’oro.

Insomma: anche se ben pochi lo sanno, la bandiera che sventola su tutti gli edifici pubblici dell’Unione (e il cerchio di stelle che sovrasta l’iniziale dello Stato sulle targhe di ogni automobile europea) sono l’invenzione di un pittore che si ispirò alla sua fervente devozione mariana.

E’ una storia di cui circolano versioni diverse, ma che abbiamo ricostruito con esattezza già nel 1995, in un’inchiesta per il mensile di Famiglia cristiana , Jesus . La vicenda, dunque, inizia nel 1949 quando, a Strasburgo, fu istituito un primo «Consiglio d’Europa», un organismo poco più che simbolico e privo di poteri politici effettivi, incaricato di «porre le basi per un’auspicata federazione del Continente». L’anno dopo, anche per giustificare con qualche iniziativa la sua esistenza, quel Consiglio bandì un concorso d’idee, aperto a tutti gli artisti europei, per una bandiera comune. 

Alla gara partecipò pure Arsène Heitz, un allora giovane e poco noto designer che al tempo della nostra inchiesta era ancora vivo e lucido, pur se ultra novantenne. Heitz, come moltissimi cattolici, portava al collo la cosiddetta «Medaglia Miracolosa», coniata in seguito alle visioni, nel 1830, a Parigi, di santa Catherine Labouré. Questa religiosa rivelò di avere avuto incarico dalla Madonna stessa di far coniare e di diffondere una medaglia dove campeggiassero le dodici stelle dell’Apocalisse e l’invocazione: «Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te». La devozione si diffuse a tal punto nell’intero mondo cattolico da fare di quella «Medaglia Miracolosa» uno degli oggetti più diffusi, con molte centinaia di milioni di esemplari. Ne aveva al collo una di latta e legata con uno spago anche santa Bernadette Soubirous quando, l’11 febbraio del 1858, ebbe la prima apparizione della Signora, che apparve vestita proprio di bianco e di azzurro.

Ebbene, Arsène Heitz non era soltanto uno degli innumerevoli cattolici ad avere su di sé quella Medaglia nata da un’apparizione, ma nutriva una speciale venerazione per l’Immacolata. Dunque, pensò di costruire il suo disegno con le stelle disposte in circolo, come nella Medaglia, su uno sfondo di azzurro mariano. Il bozzetto, con sua sorpresa, vinse il concorso, la cui commissione giudicatrice era presieduta da un belga di religione ebraica, responsabile dell’ufficio stampa del Consiglio, Paul M. G. Lévy, che non conosceva le origini del simbolo, ma fu probabilmente colpito positivamente dai colori. In effetti, l’azzurro e il bianco (le stelle, lo dicevamo, non erano gialle ma bianche nel bozzetto originale) erano i colori della bandiera del neonato Stato d’Israele. Quel vessillo sventolò la prima volta nel 1891, a Boston, sulla sede della «Società Educativa Israelitica» e si ispirava allo scialle a strisce usato dagli ebrei per la preghiera. Nel 1897, alla Conferenza di Basilea, fu adottato come simbolo dell’Organizzazione Sionista Mondiale, divenendo poi nel 1948 la bandiera della repubblica di Israele. In una prospettiva di fede è felicemente simbolica questa unione di richiami cristiani ed ebraici: la donna di Nazareth, in effetti, è la «Figlia di Sion» per eccellenza, è il legame tra Antico e Nuovo Testamento, è colei nel cui corpo si realizza l’attesa messianica. 


Anche il numero delle stelle sembra collegare strettamente le due fedi: dodici sono i figli di Giacobbe e le tribù di Israele e dodici gli apostoli di Gesù. Dunque, il giudeo-cristianesimo che ha costruito il Continente unito in uno stendardo.

Sta di fatto che alcuni anni dopo la conclusione del concorso d’idee, nel 1955, il bozzetto di Heitz fu adottato ufficialmente come bandiera della nuova Europa. Tra l’altro, a conferma dell’ispirazione biblica e al contempo devozionale del simbolo, il pittore riuscì a far passare una sua tesi, che fu fatta propria dal Consiglio d’Europa. Ci furono critiche, infatti, visto che gli Stati membri erano all’epoca soltanto sei: perché, allora, dodici stelle? La nuova bandiera non doveva rifarsi al sistema della Old Glory, lo stendardo degli Usa, dove ad ogni Stato federato corrisponde una stella?

Arsène Heitz riuscì a convincere i responsabili del Consiglio: pur non rivelando la fonte religiosa della sua ispirazione per non creare contrasti, sostenne che il dodici era, per la sapienza antica, «un simbolo di pienezza» e non doveva essere mutato neanche se i membri avessero superato quel numero. Come difatti avvenne e come ora è stato stabilito definitivamente dalla nuova Costituzione. Quel numero di astri che, profetizza l’Apocalisse, fanno corona sul capo della «Donna vestita di sole» non sarà mai mutato.

Per finire con un particolare che può essere motivo di riflessione per qualche credente: la seduta solenne durante la quale la bandiera fu adottata si tenne, lo dicevamo, nel 1955, in un giorno non scelto appositamente ma determinato solo dagli impegni politici dei capi di Stato. Quel giorno, però, era un 8 dicembre, quando cioè la Chiesa celebra la festa della Immacolata Concezione, la realtà di fede prefigurata da quella Medaglia cui la bandiera era ispirata. Un caso, certo, per molti. Ma forse, per altri, il segno discreto ma preciso di una realtà «altra», in cui ha un significato che per almeno mille anni, sino alla lacerazione della Riforma, proprio Maria sia stata venerata da tutto il Continente come «Regina d’Europa».

Assumono quindi un significato inquietante le rilevazioni fatte proprio dalla Madonna a Pedro presso la cittadina di Anguera in Brasile relativamente alla crisi ucraina di questi giorni...
3.396 - 6 novembre 2010
Cari figli, Io sono vostra Madre e sapete bene quanto una madre ama i suoi figli. Non allontanatevi dall’Amore del Signore. L’amore è più forte della morte e più potente del peccato. Allontanatevi dalla malvagità e servite il Signore con fedeltà. Inginocchiatevi in preghiera e non permettete che la fiamma della fede si spenga dentro di voi. Quando siete lontani, diventate il bersaglio del demonio. La preghiera vi avvicina a Dio. Non restate con le mani in mano. Date il meglio di voi nella missione che vi è stata affidata. La croce sarà pesante per gli abitanti dell’Ucraina. Il dolore sarà grande per i miei poveri figli. Soffro per ciò che vi attende. Avanti sul cammino che vi ho indicato. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
3.748 - 11 dicembre 2012
Cari figli, in questi giorni rimanete alla presenza di mio Figlio Gesù. Non allontanatevi dalla Sua grazia, perché solo così potrete sperimentare la Sua presenza in questo Natale. Ricolmatevi di amore, perché solo nell’Amore avrete la pace. Mio Figlio Gesù è la Pace di cui l’umanità ha bisogno. Calmate i vostri cuori. Nella serenità della preghiera incontrerete Gesù. Siete importanti per la realizzazione dei miei piani. Non vivete lontani. Ho bisogno di ciascuno di voi. Non perdetevi d’animo. Io sono sempre con voi. Vi guiderò a Colui che è il vostro Tutto. Confidate in Lui e tutto finirà bene per voi. Inginocchiatevi in preghiera. Pregate davanti alla croce e supplicate la MISERICORDIA del mio Gesù per gli uomini. Non allontanatevi dalla verità. Coraggio. Soffro per le vostre sofferenze. Quelli che stanno a Poltava chiederanno aiuto e un evento simile accadrà a Entre Rios. Pregate, pregate, pregate. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

3.749 - 13 dicembre 2012
Cari figli, RALLEGRATEVI nel Signore, perché Egli è la vostra speranza e salvezza. Non tiratevi indietro. Voi appartenete al Signore ed Egli si aspetta molto da voi. Non state con le mani in mano. Annunciate a tutti quello che state ascoltando. Non rimanete in silenzio. Dio ha fretta. Non rimandate a domani quello che dovete fare. L’umanità cammina verso l’abisso dell’autodistruzione, ma voi potete cambiare questa situazione. Tornate a Colui che è il vostro unico e vero Salvatore. Inginocchiatevi in preghiera per quelli che stanno a Donetsk. La morte verrà e il dolore sarà grande per i miei poveri figli. Avanti senza paura. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Ucraina: manifestanti occupano ministero della Giustizia a Kiev; si palesa lo spettro di una guerra civile 

Vertice tra UE e Russia all'ombra della crisi in Ucraina


E allora mi pongo una domanda e i miei dubbi sulla figura della Madonna e sul ruolo che ella ha avuto e ha tutt'oggi nei fatti della storia. Dubbi che già espressi all'interno del thread dedicato a Fatima legati al fatto che a fronte dell'impegno anticomunista contenuto nel messaggio di Fatima, nessuna parola fu da ella spesa nei confronti dei rischi del nazismo... E ora scoprire che la bandiera della UE rappresenta un vessillo MARIANO... Chi o cosa è REALMENTE la Madonna?! E quali scopi ha VERAMENTE?! 


La Spesa a Deficit (di Bill Mitchell) - Prima parte

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Molte persone mi inviano e-mail chiedendomi di spiegare perché non dovremmo aver paura dei deficit (disavanzi) e perché essi non devono essere finanziati dal debito (anche se solitamente il governo aumenta il suo debito quando registra un deficit).

Nelle prossime settimane, quindi, scriverò alcuni post per chiarire queste delicate questioni. Come prima cosa, spiegherò come avvengono i deficit e come incidono sull’economia.

In particolare, dobbiamo liberarci dall’idea secondo cui, quando i governi spendono a deficit devono automaticamente prendere (il denaro, ndt) in prestito, da cui conseguirebbe un aumento della pressione sul mercato valutario (che ha fondi limitati disponibili al prestito) che farebbe salire i tassi d’interesse con la conseguente diminuzione della spesa per gli investimenti produttivi da parte dei privati. Questa serie di affermazioni è priva di senso e la respingiamo facilmente. Questo è Deficit 101. La prossima volta spiegherò nel dettaglio perché la banca centrale emette titoli di stato (debito pubblico).

Potete usare il seguente grafico per seguire l’argomentazione. Vi suggerisco di stamparlo per tenerlo di fianco mentre leggete l’articolo. Se siete interessati a un’analisi più dettagliata e accademica di questi argomenti vi suggerisco di leggere il mio ultimo libro Full employment abandoned: shifting sands and policy failures(con Joan Muysken) che è stato pubblicato da Edward Eldgar nel 2008.


I deficit o i surplus (eccedenze) di bilancio si manifestano nelle moderne economie monetarie. Un’economia monetaria moderna, come l’Australia e quasi tutte le maggiori economie, ha quattro caratteristiche essenziali:

Un regime di cambio fluttuante, che libera la politica monetaria dalla necessità di difendere le riserve in valuta estera.

Usano la valuta come unità di conto con cui pagare beni e servizi. Una nozione importante è che la valuta è una moneta fiat, cioè è convertibile solo in se stessa e non è legalmente convertibile da parte del governo in oro, come invece avveniva per esempio sotto lo standard aureo.

Lo stato sovrano ha il diritto legale esclusivo di emettere la sua particolare moneta fiat, che sarà poi richiesta come pagamento delle tasse – in questo senso (lo stato, ndt) ha il monopolio sui suoi fondi, la moneta fiat.

La funzionalità della moneta fiat è assicurata dal fatto che essa è la sola unità che viene accettata per il pagamento delle tasse e per le altre richieste finanziarie del governo.

Il grafico descrive la relazione strutturale essenziale tra il settore governativo e quello non governativo.

Primo, nonostante l’affermazione secondo cui le banche centrali siano largamente indipendenti dal governo, non c’è alcuna vera rilevanza nel separare le operazioni del ministero del tesoro e quelle della banca centrale. Il settore governativo nel suo insieme determina l’entità della posizione delle attività finanziarie al netto (denominate nell’unità di conto) nell’economia. Per esempio, mentre le operazioni del ministero del tesoro possono creare un surplus (distruzione di beni finanziari al netto), questo può essere controbilanciato da un deficit (diciamo della stessa grandezza) creato dalle operazioni della banca centrale. Questa combinazione particolare lascerebbe una posizione finanziaria netta in  pareggio. Pur restando vero quanto detto sopra, la maggior parte delle operazioni della banca centrale, comunque, si limitano a spostare beni finanziari nel settore non governativo fra riserve e titoli, quindi per ogni scopo pratico la banca centrale non è coinvolta nell’alterazione dei beni finanziari al netto. Le eccezioni includono l’acquisto e la vendita di valuta estera da parte della banca centrale e il pagamento delle sue spese operative. Le transazioni che avvengono all’interno del settore non governativo, in ogni caso, non sono importanti per capire la relazione verticale fra il settore governativo nel suo insieme (ministero del tesoro e banca centrale) e il settore non governativo. Considereremo questa affermazione in maniera più approfondita in un prossimo post.

In secondo luogo, estendere il nostro modello in modo da distinguere il settore estero non fa nessuna differenza per la nostra analisi; il settore interno privato in quanto tale e quello estero possono essere unificati nel settore non governativo senza che venga meno la nostra  comprensione analitica. Le transazioni estere sono di carattere fortemente distribuzionale.

A livello di bilancio (la relazione, ndt) fra i vari settori (implica che, ndt) un bilancio a deficit da parte del governo fa aumentare la disponibilità di beni finanziari al netto per il settore privato (aumentando i risparmi del settore non governativo), mentre un bilancio in surplus ha l’effetto opposto. Quest’ultimo punto richiede un’ulteriore spiegazione che è cruciale per comprendere le basi macroeconomiche della moneta moderna.

Mentre viene solitamente trascurato nei libri di economia, c’è un’identità che sta al cuore della contabilità nazionale; i deficit (surplus) governativi eguagliano i surplus (deficit) non governativi. Dato che la domanda effettiva è sempre uguale al reddito nazionale reale, ex post (significa che tutte le uscite dal flusso del reddito nazionale sono corrisposte da equivalenti iniezioni), la conseguente identità contabile dei flussi settoriali equivarrà a:

 (G-T) = (S-I) – NX

in cui il lato sinistro rappresenta il bilancio pubblico come differenza tra la spesa da parte del governo G e la sua tassazione T. Il lato destro mostra il bilancio non governativo, che è dato dalla somma del bilancio privato e di quello estero, dove S è il risparmio, I sono gli investimenti e NX sono le esportazioni nette. Considerando il settore privato nel suo insieme – incluso il settore estero – il risparmio privato totale deve eguagliare gli investimenti privati più il deficit di bilancio del governo.

In aggregato, quindi, non possono esserci risparmi al netto di beni finanziari da parte del settore non governativo senza l’accumulo di una spesa a deficit da parte del governo. In un’economia chiusa, in cui  NX = 0, i deficit del governo si trasferiscono dollaro per dollaro nei surplus del (risparmio) privato interno. In un’economia aperta, dividendo il settore non governativo in settore interno e settore estero, i risparmi privati sono uguali all’investimento privato, al deficit di bilancio del governo, e alle esportazione nette – dove le esportazioni nette rappresentano i risparmi finanziari al netto dei non residenti.

Resta vero, comunque, che la sola entità che può trasferire beni finanziari al netto (risparmi al netto) nel settore non governativo, accogliendo così il desiderio di risparmiare (beni finanziari) e eliminando contemporaneamente anche la disoccupazione, è il monopolista della valuta – il governo che può farlo spendendo al netto (G> T). Inoltre, contrariamente alla retorica dominante, ma in piena conformità alla contabilità nazionale, il sistematico perseguimento di surplus di bilancio da parte del governo (G < T) si manifesterà dollaro per dollaro, ironia della sorte, nella diminuzione dei risparmi non governativi. Quindi, se lo scopo fosse quello di incrementare i risparmi nel settore privato interno, quando le esportazioni nette sono in deficit, le tasse in aggregato dovrebbero essere inferiori al totale della spesa governativa. Ossia, sarebbe necessario un deficit di bilancio (G > T).

Quindi come si presentano i deficit? Come spende il governo Federale?

Il governo Federale ha dei conti di cassa operativi per assicurarsi di poter spendere (G) e ricevere le entrate (T) su base giornaliera. La Reserve Bank d’Australia (la Banca Centrale d’Australia, d’ora in poi BCA, ndt) “fornisce una struttura al Governo Australiano che viene utilizzata per gestire un gruppo di conti bancari, conosciuto come Official Public Account (OPA) Group (letteralmente Gruppo Ufficiale di Conto Pubblico, ndt), il cui bilancio in aggregato rappresenta la  tesoreria giornaliera del Governo” (vedi quii dettagli).

Quando il governo Federale spende, addebita e accredita i vari conti bancari all’interno del sistema delle banche commerciali. In questo modo, in un certo numero di banche commerciali, i depositi verranno incrementati come riflesso della spesa (governativa, ndt). Il governo può emettere un assegno e intestarlo a qualcuno nel settore privato dopo di che quella persona depositerà l’assegno presso la propria banca. Se ciò fosse fatto tutto elettronicamente avrebbe lo stesso effetto.

Tutte le spese federali avvengono così. Notate che:

I governi non spendono “stampando moneta”. Essi spendono attraverso la creazione di  depositi nel sistema bancario privato. Chiaramente, una parte della valuta in circolazione viene “stampata” ma quello è un processo separato rispetto alla spesa giornaliera e ai flussi derivanti della tassazione.

Non c’è stata alcuna menzione riguardo al luogo da cui provengono i crediti e i debiti che (i governi, ndt) detengono! La semplice risposta è che la spesa non viene da nessuna parte, ma dobbiamo aspettare un prossimo post per capirlo bene. Per ora è  sufficiente dire che il governo Federale, in quanto emittente monopolista della sua valuta, non è vincolato dalle proprie entrate. Questo significa che non deve “finanziare” la sua spesa, a differenza di una famiglia che utilizza la moneta fiat; e ogni corrispondente emissione di debito pubblico (titoli di stato) non ha niente a che fare con il “finanziamento” della spesa governativa – di nuovo, ciò sarà spiegato in un ulteriore post.

Tutte le banche commerciali detengono dei conti presso la BCA, che consentono di gestire le riserve e permettono inoltre al sistema di pareggiamento ( clearing) di operare agevolmente. Queste cosiddette Exchange Settlement Accounts   [1]o Riserve devono sempre avere saldi positivi alla fine di ogni giorno, anche se nel corso della giornata una particolare banca fosse in surplus o in deficit, in relazione al modello dei flussi finanziari in entrata e in uscita. Non c’è alcuna ragione per presumere che questi flussi si compenseranno esattamente fra loro per ogni particolare banca in ogni particolare momento.

Oltre a stabilire il tasso sui prestiti (tasso di sconto, discount rate), la BCA fissa anche il tasso di sostegno ( support rate), che viene pagato sulle riserve delle banche commerciali. Alcuni paesi (come Australia, Canada e zone come l’Unione Monetaria Europea) stabiliscono un ritorno predefinito sulle riserve in surplus (per esempio la BCA paga un ritorno predefinito pari a 25 punti base in meno rispetto al tasso di prestito interbancario ( overnight rate)   [2]sugli Exchange Settlement Accountsin surplus). Altri paesi non offrono un ritorno sulle riserve. Ciò si traduce in un persistente eccesso di liquidità che conduce il tasso d’interesse a breve termine a zero (come in Giappone fino alla metà del 2006) a meno che il governo non venda titoli di stato (o alzi le tasse). Il tasso di supporto diventerà il tasso d’interesse base per l’economia. Indagheremo comunque questo aspetto in un post successivo.

La spesa Federale da parte del ministero del Tesoro, quindi, ammonta unicamente all’addebito di uno dei conti di cassa del Tesoro (per esempio diciamo di 100 milioni di dollari); ciò significa che le sue riserve presso la BCA diminuiranno nella stessa misura e il destinatario depositerà l’assegno di 100 milioni di dollari nella sua banca privata, le cui riserve presso la BCA aumenteranno dello stesso ammontare.

La tassazione funziona esattamente al contrario. I conti correnti bancari privati vengono addebitati (e le riserve delle banche private caleranno) e i conti del governo verranno accreditati facendo aumentare le loro riserve. Tutto ciò viene realizzato solamente attraverso scritture contabili. Le tasse non finiscono da nessuna parte! Non vengono accumulate in nessun luogo e certamente non “finanziano” la spesa. Il settore non governativo non può pagare le sue tasse fin che il governo non spende! È bene pensare alle tasse come a un drenaggio di liquidità che riflette la volontà da parte del governo di diminuirne la capacità di spesa del settore non governativo.

Un piccolo esempio aiuta a rafforzare questi punti. Supponiamo che l’economia sia popolata da due persone, una è il governo e l’altra è considerata come il settore privato (non governativo). Se il governo registra un pareggio di bilancio (spende 100 dollari e tassa per 100 dollari) allora l’accumulo privato di moneta fiat (risparmi) equivarrà a zero in quel periodo e anche il bilancio privato sarà in pareggio.

Diciamo, invece, che il governo spende 120 e le tasse rimangono a 100, allora il risparmio privato equivarrà a 20 dollari, che potranno accumularsi sotto forma di beni finanziari. I corrispondenti 20 dollari in banconote sono stati emessi dal governo per coprire le sue spese addizionali. Esso può decidere di emettere titoli che fruttino interessi per incoraggiare il risparmio ma a livello operativo esso non deve farlo per finanziare il suo deficit. Il deficit del governo di 20 equivale ai risparmi privati di 20.

Quindi, se il governo continuasse in questa maniera, i risparmi privati accumulati eguaglierebbero la somma dei deficit di bilancio. Tuttavia, se il governo dovesse decidere di registrare un surplus (diciamo che spende 80 e tassa 100) allora il settore privato dovrebbe al governo il pagamento al netto di 20 dollari di tasse e avrebbe bisogno di rivendere qualcosa al governo per procurarsi i fondi necessari. Il risultato sarà, in genere, che il governo ricomprerà un po’ di titoli che aveva precedentemente venduto. Le esigenze di finanziamento al netto del settore non governativo provocheranno automaticamente una corrispondente reazione da parte del governo attraverso variazioni sui tassi d’interesse.

In entrambi i casi, il risparmio privato accumulato verrà ridotto dollaro per dollaro in caso di un surplus (di bilancio, ndt) da parte del  governo. Il surplus del governo ha due effetti negativi per il settore privato:

La scorta ( stock) di beni finanziari (moneta o titoli) detenuti dal settore privato, che rappresenta la sua ricchezza, calerà; e  anche il reddito privato disponibile calerà in linea con la tassazione al netto imposta. Alcuni potrebbero replicare che l’acquisto di titoli da parte del governo fornisce denaro a chi possiede ricchezza privata. Ciò è vero, ma la liquidazione di ricchezza è spinta dalla carenza di denaro nel settore privato derivante da un onere fiscale che eccede il reddito. Il denaro derivante dalle vendite di titoli pagherà quindi l’imposizione fiscale al netto del governo. Il risultato sarebbe esattamente lo stesso se allargassimo questo esempio, considerando anche il processo di creazione del reddito privato e il sistema bancario.

Dall’esempio precedente riconosciamo che la moneta, più le riserve (la base monetaria), più i titoli di stato in circolazione costituiscono beni finanziari al netto del settore non governativo; il fatto che il settore non governativo sia dipendente dal governo per procurarsi i fondi desiderati sia per risparmiare al netto, sia per pagare le tasse al governo, diventa una questione di contabilità.

La prossima volta parlerò dell’impatto dei deficit di bilancio sulle riserve delle banche  commerciali e dissolverò i miti che circondano il prendere in prestito e i tassi d’interesse (e il fatto che il deficit fa salire i tassi d’interesse).


[1]
L’ Exchange Settlement Accounts è il conto che tutte le banche hanno con la banca centrale. Questi conti sono importanti per poter effettuare le operazioni tra le banche commerciali e queste ultime e la banca centrale. 
Esempio: Banca A e banca C hanno il conto settlement presso la banca centrale. Giovanni ha il conto presso banca A, Luca presso la banca C. Giovanni stacca un assegno di 1000, tratto sulla sua banca, per Luca, e glielo consegna. Luca lo versa sulla propria banca. Il conto settlement della banca A (quella di Giovanni) presso banca centrale viene addebitato di 1000, il conto settlement della banca C (quella di Luca) presso banca centrale viene accreditato di 1000, ndt.


[2]
Il tasso overnight (letteralmente significa “da un giorno all’altro”) è il tasso al quale le banche si prestano denaro per la durata massima di 24 ore sul mercato interbancario, ndt.

La Questione Ucraina. Nessuna Vittima... solo Carnefici

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In caso dell'escalation della violenza nei confronti della popolazione russa in Ucraina la Russia non potrà mettersi da parte. In caso di un tale evolversi della situazione Mosca intraprenderà le contromisure nell'ambito del diritto internazionale.

L'ha dichiarato il presidente della Russia Vladimir Putin in un colloquio telefonico con il segretario generale dell'ONU.

Il leader russo ha avuto anche colloqui telefonici con il presidente degli USA Barack Obama. Vladimir Putin ha accentuato che la Russia non può rimanere in disparte quando esiste una minaccia alla popolazione di lingua russa. Il presidente della Russia ha tratto l'attenzione del presidente degli USA alle azioni criminali degli ultranazionalisti, difatti stimolati dalle autorità attuali di Kiev.

Vladimir Putin: in caso dell'escalation della violenza nei confronti della popolazione di lingua russa in Ucraina la Russia non si metterà da parte

La situazione in Ucraina è stata discussa la notte scorsa anche durante la riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La riunione è stata convocata su iniziativa di Kiev. Vitalij Ciurkin, il rappresentante permanente della Russia presso l'ONU, ha fatto ricordare che la crisi in Ucraina deve essere risolta in via costituzionale. Per fare ciò le autorità di Kiev devono prender le distanze dai gruppi oltranzisti e di intraprendere ogni sforzo per formare il governo che terrà conto degli interessi dell'intero popolo del paese, ha rimarcato Vitalij Ciurkin.

Bisogna mantenere la testa fredda. Bisogna rimettere la faccenda sulla via politica nell'ambito costituzionale, tornare all'accordo del 21 febbraio e di formare il governo dell'unità nazionale, e bisogna fare cessare i tentativi di parlare con i propri oppositori, siano essi etnici o politici, con il linguaggio di forza. Le forze internazionali che manifestano l'elevato interesse verso l'Ucraina, devono mettere in riga gli oltranzisti e consigliare i leader ucraini d'opposizione o coloro che si trovano ora a Kiev di prendere le distanze dagli oltranzisti e non permettere loro di comandare sul territorio dell'Ucraina poiché tali azioni possono portare allo sviluppo della situazione molto pesante, ciò che sta cercando di prevenire la Russia.


A quale accordo del 21 Febbraio si riferisce il Presidente Russo? A quello in cui la piazza di Maiden accettava la proposta di accordo di Ianukovich che avrebbe comportato elezioni anticipate e un nuovo governo nell'ambito della democraticità e nel rispetto della sovranità del paese

Un momento degli scontri di ieri a Kiev (Ansa)

Il via libera di Maidan, che inizialmente aveva respinto via Twitter ogni compromesso, è stato confermato anche dal ministero degli Esteri polacco. Secondo Varsavia, Sikorski e Steinmaier sono riusciti a convincere i rappresentanti della piazza in una riunione allargata al termine della quale il collettivo di Maidan avrebbe votato a maggioranza il 'sì' al compromesso mediato nella notte dagli emissari Ue con Ianukovich, alla presenza anche di un inviato russo, con l'obiettivo di mettere fine alle violenze. Stando ai primi commenti rimbalzati in Polonia, non e' tuttavia ancora chiaro quanto questa votazione sia rappresentativa dello zoccolo duro che sembra ormai dettare la linea a Maidan sul terreno. 

Per quale motivo si è passati da questo accordo alla destituzione violenta del presidente eletto in carica Ianukovich? Ripercorriamo rapidamente alcuni eventi forse passati in secondo piano.


12 Novembre - Ue-Ucraina: Timoshenko vuole accordo

La leader dell'opposizione ucraina in carcere, Iulia Timoshenko, ha scritto una lettera aperta per esortare i leader europei e dei partiti a lei vicini a "agire immediatamente per la firma dell'accordo (di associazione con l'Ue) quali che siano le circostanze". 



14 Novembre - Gas: Gazprom blocco import Ucraina puo' danneggiare l'Europa

La decisione dell'Ucraina di bloccare la maggior parte delle sue importazioni di gas dalla Russia fino alla fine dell'anno potrebbe compromettere le forniture verso l'Europa. Lo ha annunciato Gazprom dopo che la holding ucraina Naftogaz ha fermato l'import di gas da Mosca lo scorso 8 novembre citando il clima mite che consente di sfruttare solo le riserve.



27 Novembre - Ucraina: Ianukovich, Ue? Servono 20 mld - 'Firmeremo accordo solo quando condizioni saranno accettabili'

L'Ucraina ha bisogno di almeno [b]20 miliardi di dollari l'anno[/b] per adottare gli standard europei. Lo ha puntualizzato il presidente Viktor Ianukovich aggiungendo che "in tutto, approssimativamente, saranno necessari almeno 160 miliardi fino al 2017". Ianukovich ha quindi notato che l'accordo di associazione e libero scambio - la cui firma il governo di Kiev ha deciso di sospendere - "non comporterebbe l'ingresso dell'Ucraina nell'Ue". E quindi non darebbe "accesso ai fondi europei".


L’elenco delle manovre necessarie a rispettare gli standard richiesti da Bruxelles lo si può leggere online ma le più importanti e significative, sono queste:
  1. Aumento dell’età pensionabile di 2 anni per gli uomini e 3 per le donne ed eliminazione di tutte le facilitazioni per i lavori pesanti e/o pericolosi.
  2. Privatizzazione delle miniere di carbone
  3. Raddoppio dei prezzi del gas per gli utenti. Aumento del 50% delle tariffe di riscaldamento del 40% dell’elettricità. Questo cancellando la normativa che richiedeva il consenso dei sindacati per l’incremento dei prezzi del gas e anche quella che vieta ai fornitori comunali di interrompere immediatamente la fornitura in caso di mancato pagamento della bolletta.
  4. Aumento dei prezzi dei trasporti e cancellazione di trattamenti di favore per anziani e malati
  5. Abolizione di qualsiasi sussidio per nascite, dei pasti e dei libri di testo gratuiti per gli studenti
  6. Eliminazione delle esenzioni Iva per i medicinali
  7. Cancellazione dei regimi di riduzione dell’Iva per le aeree rurali
  8. Crescita delle tasse sulla benzina e aumento del 50% della imposte sui veicoli
  9. Pagamento del sussidio di disoccupazione solo dopo i primi sei mesi di lavoro

Se quelle esposte sono davvero le manovre che sarebbero state imposte agli ucraini per poter rispettare i parametri per entrare nella UE ritengo che Ianukovich bene abbia fatto a rispedire a Bruxelles l'accordo.

Ma a questo punto come risolvere l'annoso problema del gas che attraversa l'Ucraina? 

gas ucraina

Soprattutto alla luce di quanto pubblicato da Nezavissimaïa Gazeta secondo la quale la compagnia statale ucraina Naftogaz ad agosto aveva rimborsato a Gazprom solo il 20% dl suo debito per la fornitura di gas russo. Intanto  il vicepremier ucraino Iuri Boiko ed il ministro dell’energia di Kiev Edouard Stavitski si sono vantati del calo record degli acquisti di gas russo ed hanno promesso di attenersi a questa strategia. Ma Alexandre Efremov, capogruppo parlamentare del filorusso Partito delle Regioni al potere in Ucraina, è preoccupato perché Gazprom preparerebbe una denuncia contro l’Ucraina per adire ad una Corte internazionale per il non rispetto dei contratti, con una richiesta di rimborso salatissima.  Secondo Efremov questa denuncia sarà depositata all’inizio di gennaio 2014 «E potrebbe chiedere un rimborso superiore ai 10 miliardi di dollari». I russi dicono che l’Ucraina non acquista da Gazprom la quantità di gas che si è impegnata ad acquisire in conformità con l’accordo firmato da Vladimir Putin (udite udite) proprio con Iulia Timoshenko, l’allora premier ucraina poi incarcerata.

Ria Novosti scrive che «A giudicare da queste dichiarazioni, l’Ucraina è cosciente che l’accordo con Gazprom non è rispettato e che la Corte internazionale potrebbe dare ragione alla compagnia russa. Gli esperti ucraini hanno già sottolineato che una tale situazione rischia di trasformarsi in un bancarotta per Naftogaz, che già non ha i mezzi per pagare la fattura corrente per le forniture di gas». Ad agosto fece scalpore la notizia che l’Ucraina doveva pagare alla Russia più di 800 milioni di dollari, ma i russi non hanno visto nemmeno un rublo.

Stavitski  ha spiegato che «Questo debito era dovuto all’acquisto da parte di Naftogaz di gas supplementare per le sue riserve sotterranee, su richiesta di Gazprom».  Si tratta delle riserve necessarie per assicurare il transito continuo del gas russo verso l’Europa durante i periodi di punta invernali.

Gazprom stoccava così il suo gas nelle riserve ucraine fino al 2005, ma questa pratica è finita dopo lo scandalo dei furti di gas da parte degli ucraini. Dopo il gas stoccato è stato acquistato dall’Ucraina, che poi lo forniva all’Europa, la transazione economica avviene tra Naftogaz e  Gazprom.

Inoltre, negli ultimi anni, Gazprom pagava in anticipo per il transito del gas, per dare a Naftogaz i mezzi per acquistare quantità di gas supplementari per poterle stoccare.

Un giochino che sembrerebbe tutto a vantaggio degli ucraini, ma che evidentemente non sono stati al gioco. Il potentissimo presidente di Gazprom Alexei Miller a giugno aveva già detto che i pagamenti in anticipo per il transito del gas sarebbero finiti nel 2015, ma Gazprom ha comunque fatto un’altra concessione: ha ridotto del 50% la tariffa del gas desinato ad essere stoccato

Nonostante Boiko abbia detto che «Si causa delle tariffe gasiere elevate, conformemente ai contratti firmati da Iulia Timoshenko, l’Ucraina è costretta a ridurre la quantità di gas acquistato», poi ha sottolineato che dalla firma dei contratti nel 2009, gli acquisti di gas russo sono stati divisi per 4:  «Abbiamo aperto i mercati alle compagnie private occidentali ed orientali, il che ha permesso di ridurre gli acquisti di gas da Gazprom. Più acquisteremo del gas con questi contratti  e più ci saranno delle perdite per la nostra economia».

Insomma, il vice-premier ucraino conferma la teoria del suo governo secondo la quale la Timoshenko avrebbe firmato un contratto capestro con Putin.

CHI aveva paura delle elezioni anticipate? Putin? ... o la cordata UE/NATO/FMI

CHI ha ASSOLUTO bisogno che i rubinetti del gas rimangano aperti... Putin? O la UE?

O ENTRAMBI!?!?

Yanukovich era diventato scomodo per tutte le superpotenze coinvolte e ciascuno aveva interesse a eliminarlo dalla scena politica... Ora resta da vedere quanto l'incendio che è stato provocato riesca ad essere tenuto sotto controllo.




Fuggite.. Sciocchi!

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L'Europa è una dittatura, bisogna uscirne il prima possibile. Senza chiedersi cosa sarà della bolletta della luce o della rata del mutuo, perché non ci lasceranno né luce né casa. Siamo in mano a dei pazzi furiosi.

soldatogrecopiange.jpg

L’unica cosa amaramente buona di questa crisi è che ho capito come nascono le dittature, che SI, è proprio vero, più che da una violenza dei padroni derivano dalla tentazione dei servi, dall’ignoranza dalla mediocrità e dall’ignavia della gente (…); e a cosa dovrebbe servire la cultura umanistica: ad insegnarti con chi hai a che fare affinché tu possa fare/ripetere meno errori possibili. Infatti è per questo che l’hanno piano piano distrutta.

Evidentemente stiamo riflettendo un po’ tutti sulla stessa cosa: sta nascendo una dittatura, in Europa? A volte, mentre sento le notizie, ho dei flash di voci future “Ma noi non sapevamo, ma noi non volevamo!”, chissà se è la sindrome di Cassandra, o soltanto memorie di un passato ancora recente.

Lo stesso concetto di dittatura non è antico: nessuno si sognava di chiamare “dittatori” il re Sole, il Papa o l’imperatore di turno. E’ un concetto nuovo.

Fatto sta che l’abbiamo introiettato molto bene, al punto che vediamo dittatori dovunque, persino in leader democraticamente eletti (vedi Chavez o Ahmadinejad) o addirittura in comici col blog. Ma quando si tratta di noi, ehh: la dittatura è l’elefante nella stanza. Nessuno riesce ad accorgersene.

Forse perché si tratta di una declinazione di dittatura finora inedita. Nell’immaginario, il dittatore ha una faccia cattiva, impone le sue idee al popolo con gli eserciti, e sbatte i dissidenti in gabbia o alle torture. Ora sembra che non ce ne sia più alcun bisogno: il dittatore non ha un nome e cognome, anzi si nasconde in una massa amorfa di oscuri burocrati. L’esercito di cui si serve? Stampa, media e politici compiacenti o corrotti. L’arma principale? La shock economy, eventi che terrorizzano i cittadini e li rendono consenzienti a qualsiasi nefasto provvedimento passi per indispensabile. I dissidenti? Nessun problema: li si lascia a sbraitare nel recinto di Internet, che danno vuoi che facciano. Una dittatura il cui scopo è l’impoverimento generalizzato e il controllo da esso derivante, non ha bisogno di sparare un colpo: stiamo consegnando tutto senza fiatare.

Qualcuno obietterà che non è vero, che tanti si stanno accorgendo di ciò che accade. Ah si? Beh io non credo. Come scrive ancora Bagnai nel suo libro, quando i partigiani andarono in montagna non si preoccuparono dell’inflazione, della perdita di potere d’acquisto, del mutuo in euro. Quando c’è da combattere si combatte, costi quel che costi. Noi non siamo ancora pronti. Siamo ancora come quelle famiglie ebree che nel ‘36 consegnavano l’oro, consegnavano i pianoforti, pensando che presto sarebbe finita e peggio di così non poteva andare. E invece, si è visto com’è andata.

Noi stiamo consegnando oro e pianoforti per paura dei finti mostri che ci hanno dipinto, e alla fine perderemo tutto senza avere più nulla per cui combattere. Vogliamo davvero ridurci così?

L’Europa è una dittatura, bisogna uscirne il prima possibile. Senza chiedersi cosa sarà della bolletta della luce o della rata del mutuo, perché non ci lasceranno né luce né casa. Siamo in mano a dei pazzi furiosi e l’unica è svignarsela, le difficoltà successive le affronteremo poi, ci penseremo dopo come si sono detti i partigiani scalando la montagna. Ora il pensiero è uno, e uno solo, e questo dobbiamo chiedere con forza a chi ci rappresenta:

Fuggite, sciocchi!

Yahweh e Kemosh

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Due elohim biblici uguali uguali



In Giudici 11 Jefte, comandante delle forze israelite, sta combattendo con Ammoniti, Moabiti… e nella controversia con il re di Ammon dice (versetto 24):

“Non possiedi tu quello che Kemosh, tuo elohim, ti ha fatto possedere? Così anche noi possediamo tutto ciò che Yahweh, elohim nostro, ha dato in possesso a noi”.

Yahweh e Kemosh sono evidentemente uguali, hanno gli stessi diritti e gli stessi poteri, nessuno dei due è considerato superiore all’altro.

Annoto due cose.

La prima è che questo è uno dei tantissimi errori commessi dai masoreti che hanno attribuito agli ammoniti l’elohim Kemosh che invece era l’elohim dei moabiti: pazienza… poco ci importa in questa fattispecie (di errori ne hanno commessi circa 1500, come ha rilevato il Prof. Menachemk Cohen, Univ. Bar-Illan, Tel Aviv).

La seconda annotazione è che questi elohim di rango inferiore combattevano tra di loro per dei fazzoletti di terra, mentre i loro colleghi più alti in grado si occupavano dei grandi imperi.

Che Kemosh fosse alla pari di Yahweh lo sapeva anche Salomone, molti decenni dopo; gli fa infatti erigere un luogo di culto così come fa erigere un luogo di culto a Milcom, l’elohim (vero) degli ammoniti (1Re 11).
Salomone sapeva che era bene tenersi buoni tutti gli elohim che operavano in quel territorio: in fondo Yahweh poteva anche scomparire da un momento all’altro e allora il buon senso diceva che era meglio avere rapporti anche con gli altri.

Un altro aspetto interessante si trova nella stele di Mesha (850 a.C.): iscrizione su basalto nero fatta compilare da Mesha, signore appunto dei moabiti.

Tra le altre cose contiene il resoconto di una battaglia per la conquista di un centro abitato; al termine c’è scritto:

“andai e combattei, la presi, uccisi tutti, settemila uomini, ragazzi, donne, ragazze e serve, poiché li avevo votati a Astar-Kemosh…” (linea 13) 

Un resoconto uguale a quelli che si trovano nella Bibbia (vedasi ad esempio, tra i tanti, il libro di Giosuè) là dove si tiene conto dei morti ammazzati per ordine di Yahweh nelle varie campagne di conquista.

Nella stele di Mesha si dice anche che Kemosh dimorava presso i moabiti nei territori conquistati (linee 9 e 32), esattamente come la Bibbia dice che Yahweh dimorava con il suo popolo (Esodo ecc ecc…).
Vi si legge anche che i moabiti vennero sconfitti nel momento in cui Kemosh era adirato con il suo popolo, esattamente come succedeva ad Israele quando Yahweh era adirato con i suoi (Numeri 14).
Mesha immolò a Kemosh il suo primogenito (2Re 3,27), proprio come Yahweh aveva chiesto in origine ai suoi di fargli passare attraverso il fuoco i primogeniti (Ez 20, 25..).

Insomma i due elohim paiono essere proprio uguali in tutto: stessi diritti, stessi poteri, stesse mire di conquista territoriale, stesse esigenze in termini di sacrifici, stessi ordini di sterminio…

Due elohim tra i tanti…

http://www.maurobiglino.it/?p=4997

Il Trattato di Maastricht: Prima causa dell’attuale Catastrofe economica.

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Poi non dite che non ci avevano avvisati. L’euroscettico Wynne Godley lo fece, in modo perentorio, a partire dal lontano 1992, al momento del varo del Trattato di Maastricht. Tesi: senza un governo democratico federale, l’Europa affidata solo all’euro e alla Bce è fatta apposta per portare le sue nazioni al collasso economico. Perché, senza un potere di spesa illimitato e “pronta cassa”, alla prima crisi seria si spalancherà l’inferno delle austerità e le economie più deboli cominceranno a soccombere, andando incontro alla catastrofe sociale. Godley non era un profeta, ma semplicemente un economista democratico: «Se un paese o una regione non ha alcun potere di svalutare – scriveva nel ’92 – e se questo paese non è il beneficiario di un sistema di perequazione fiscale, allora un processo di declino cumulativo e terminale sarebbe inevitabile e condurrebbe, alla fine, all’emigrazione come unica alternativa alla povertà e alla fame».

Wynne Godley

«Moltissime persone, in Europa, si sono rese conto improvvisamente di quanto il Trattato di Maastricht potrebbe interessare direttamente le loro vite e quanto poco ne conoscano i contenuti. La loro legittima ansia ha spinto Jacques Delors a fare una dichiarazione secondo la quale il punto di vista della gente comune, in futuro, dovrebbe essere consultato. Avrebbe potuto pensarci prima». Parole che sembrano scritte oggi. E che, invece, hanno richiesto vent’anni per essere diffusamente comprese. «L’idea centrale del Trattato di Maastricht – scrive Godley in un intervento ripreso dal sito “MeMmt” – è che i paesi della Ce dovrebbero muoversi verso l’unione economica e monetaria, con una moneta unica gestita da una banca centrale indipendente. Ma qual è il resto della politica economica da approntare? Poiché il trattato non propone alcuna nuova istituzione eccetto quella di una banca europea, chi sponsorizza tale trattato probabilmente crede che non occorra fare di più». La storia dell’economia che si auto-regola? Non s’è mai visto al mondo. Eppure: pare che proprio questo surreale “punto di vista” abbia effettivamente determinato la modalità con la quale è stato inquadrato il Trattato di Maastricht, prima causa dell’attuale catastrofe economica.

Tim Congdon

E’ la “vulgata” neoliberista, secondo la quale i governi dovrebbero “lasciar fare al mercato”, senza neppure tentare di fare il loro mestiere, e cioè raggiungere i tradizionali obiettivi di sviluppo di una politica economica, verso la piena occupazione. Tutto quello che si può legittimamente fare, secondo la tragica Europa di Maastricht, è «controllare l’offerta della moneta e il pareggio del bilancio». E per giungere a questa desolante conclusione – la Bce come unica istituzione deputata all’integrazione europea – c’è voluto «un gruppo in gran parte composto da banchieri: il Comitato Delors». Un’Europa sbagliata da cima a fondo, progettata – nella migliore delle ipotesi – da fanatici dementi ed economisti incapaci (nella peggiore: da veri e propri golpisti, ben decisi ad annientare il potere contrattuale di interi popoli, rendendoli schiavi dell’oligarchia finanziaria). Godley cita il connazionale Tim Congdon: «Il potere di emettere la propria moneta, attraverso la propria banca centrale, è ciò che principalmente definisce l’indipendenza di una nazione». Viceversa: «Se un paese rinuncia o perde questo potere, acquisisce lo status di un ente locale o colonia».

Stati retrocessi al rango di province, o addirittura di semplici colonie: certo non rischiano di subire una svalutazione, «ma non hanno, allo stesso tempo, il potere di finanziare il proprio disavanzo attraverso la creazione di denaro». Comuni e colonie «devono rispettare la regolamentazione imposta da un organo centrale per ottenere altri metodi di finanziamento e non possono cambiare i tassi di interesse». Risultato: totale dipendenza dall’altrui potere, visto che i membri dell’Eurozona hanno completamente perduto qualsiasi sovranità, non disponendo più di nessuno strumento di politica macroeconomica. Ovvero: fin dove è possibile finanziare “buchi”’ Fin dove spingere la tassazione? E così per tutto: tassi di interesse, crescita, livelli di disoccupazione. E poi l’inflazione, strumento-chiave col quale John Maynard Keynes propose di finanziare la guerra contro i nazisti.

Keynes

«La sovranità – dice Godley – non dovrebbe essere ceduta per la nobile causa dell’integrazione europea, ma per affermare che, se tutte le funzioni precedentemente descritte sono estranee ai singoli governi, queste funzioni devono semplicemente essere assunte da qualche altra autorità». L’incredibile lacuna nel programma di Maastricht, aggiunge l’economista britannico, è che contiene un progetto per l’istituzione e il modus operandi di una banca centrale indipendente, ma non fa il minimo cenno alla necessità di un vero governo centrale europeo, autenticamente democratico e federale. Gli Stati che hanno perso le loro tradizionali prerogative nazionali di governo non trovano il loro equivalente a Bruxelles. Semplicemente, la funzione democratica del governo in Europa è scomparsa. «La contropartita per la rinuncia alla sovranità dovrebbe essere che le nazioni componenti dell’Ue si costituiscano in una federazione a cui è affidata la loro sovranità».

Già nel ’92, Godley vedeva la «grave recessione» in arrivo, e avvertiva: «Le responsabilità politiche di questa situazione stanno diventando evidenti». Mani legate, fin da allora, a causa del disastroso assetto comunitario che frena gli investimenti pubblici condannando alla crisi anche il sistema privato: «L’interdipendenza delle economie europee è già così grande che nessun singolo paese, con l’eccezione della Germania, si sente in grado di perseguire politiche espansive per proprio conto, perché ogni paese che cercasse di espandersi dovrà presto confrontarsi con i vincoli di un bilancio dei pagamenti». Servirebbe un «rilancio economico coordinato», ma «non esistono né le istituzioni, né un quadro di pensiero concordato che porterebbe a questo risultato». E attenzione: «Se la depressione davvero volgesse al peggio – ad esempio, se il tasso di disoccupazione tornasse al 20-25% degli anni Trenta – gli Stati membri dell’Ue prima o poi eserciteranno il loro diritto sovrano di dichiarare il periodo di transizione verso un’integrazione, un disastro, e ricorreranno allo scambio reciproco di protezione e controlli – una economia di assedio».

In una vera unione economica e monetaria, dove il potere di agire in modo indipendente degli Stati membri è effettivamente abolito, l’unica contromisura risolutiva – espansione economica grazie al rilancio della spesa pubblica – potrebbe essere intrapresa solo da un governo federale europeo: «Senza tale governo, l’unione monetaria impedirebbe un’azione efficace da parte dei singoli paesi e non cercherebbe assolutamente di mettere a posto le cose». Previsioni confermate alla lettera, vent’anni dopo, fino alle estreme conseguenze: l’assenza di un governo democratico centrale, aggiunge Godley, espone le regioni più fragili al peso di improvvise crisi. Solo un regime di solidarietà fiscale, nel quadro di un governo federale europeo, potrebbe fermare il declino di vaste aree, garantendo le necessarie protezioni economiche e sociali. «In extremis, una regione che produrrebbe nulla non morirebbe di fame perché sarebbe titolare di pensioni, indennità di disoccupazione e il reddito dei dipendenti pubblici».

Jacques Delors, uno dei "padri" dell'euro-disastro

Cosa succede se un intero paese subisce una grave battuta d’arresto strutturale? «Finché è uno Stato sovrano, potrebbe svalutare la propria moneta: potrebbe quindi comunque implementare con successo politiche di piena occupazione se i cittadini accettassero il taglio necessario ai loro redditi reali». Con una unione economica e monetaria, invece, «questa strada sarebbe ovviamente sbarrata, e questa prospettiva sarebbe gravissima a meno che ci fosse la possibilità di adottare disposizioni federali di bilancio che abbiano una funzione redistributiva». Così parlava il “profeta” Godley nel 1992: «Quello che trovo assolutamente sconcertante è la posizione di coloro che mirano a una unione economica e monetaria senza la creazione di nuove istituzioni politiche (a parte una nuova banca centrale), e che alzano con orrore le mani quando le parole “federale” o “federalismo” vengono pronunciate».

Patriarchi e Matriarche

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La questione è atavica... Il patriarcato ha sostituito il matriarcato diverse migliaia di anni fa. E da lì sono iniziati i problemi.

Un esempio? L'invasione dei Kurgan nell'Europa gilanica... Yahweh e Asherah...

Oggi le donne che rivestono un qualsiasi ruolo di potere non possono essere considerate delle "matriarche"... ma delle PATRIARCHE! 

Nessuna differenza qualitatitiva dal proprio alterego maschile quindi.

Ritengo che l'umanità intera dovrebbe riscoprire e rivalutare le proprie caratteristiche 'femminili', la loro sensibilità, nella società, nei rapporti umani, nei rapporti di lavoro, nei rapporti politici, nei rapporti famigliari, etc.etc.... 

Allora sì che staremmo tutti meglio... Sto facendo un discorso 'universale' ovviamente...

Peggy Sanday in merito a questo tema ha scritto questo articolo su "The Oxford Encyclopedia of Women in World History" Enciclopedia Oxford delle Donne nella Storia del Mondo
   
Matriarcato

Il ruolo del matriarcato nella storia delle donne è stato oscurato dagli stereotipi utilizzati nella teoria sociale occidentale maschile che riguardano la natura del potere. Verso la fine del XIX secolo il concetto di matriarcato ha giocato un ruolo importante nel dibattito sui presunti livelli di evoluzione delle società: da quelli “primitivi” del governo femminile ai “più avanzati” governi maschili. 

Alla fine del XX  secolo questa definizione di matriarcato è stata respinta a favore di una approccio comparativo su basi etnografiche, che ha permesso una comprensione meno marcata  della logica della responsabilità dei generi in alcune società specifiche. All’inizio del XXI secolo, questo nuovo approccio ha costituito la base da cui ha  preso avvio il fiorente campo degli studi matriarcali.

Da un concetto di matriarcato pensato come semplice stato pre-patriarcale evoluto e riferito a società incentrate sulle donne, si è passati a quello di società fondate su un principio di equilibrio di genere e di economia del dono.

Questa nuova definizione riflette una filosofia sociale materna verso una cultura globale che persegue la pace e sottolinea l’importanza di prendersi cura dei giovani, degli anziani, degli ammalati e dei poveri.

Storia della Definizione del Matriarcato

Storicamente la parola “matriarcato” si è evoluta dall’antico uso delle parole “matriarca” e “patriarca” che  indicavano il capo (donna o uomo) di una famiglia o di una tribù: gli anziani o le anziane di potere di una famiglia o di un gruppo.

Gli antenati del popolo ebraico sono i tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe e le quattro matriarche Sara, Rebecca, Rachele e Leah. Abramo, il cui  nome in ebraico signica “padre di tanti”, è il primo dei grandi patriarchi biblici e il fondatore dell’antica nazione ebraica. Il nome “Sara” ha lo stesso significato nel capitolo 17 della Genesi, quando Dio dice ad Abramo che sua moglie Sara “ diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da lei”  (Genesis 17:15-16).

La parola “matriarcato”  è stata utilizzata nel XIX  secolo per significare “governo delle donne nella famiglia e nella società agli albori della società umana”. Questa  evoluzione del concetto è  in parte una reazione alla credenza diffusa di quel tempo secondo la quale la dominazione maschile era all’origine della società umana. Il fondamento concettuale del matriarcato è stato posto  da alcuni  evoluzionisti del XIX secolo:  Johann Jakob Bachofen, con  Das Mutterrecht ( 1861 ), Lewis Henry Morgan, con League of the Ho-dé-sau-nee, o Iroquois ( 1851 ), e John McLennan  con Primitive Marriage (1865 ). Sebbene questi autori non utilizzassero il termine specifico “matriarcato”, la loro caratterizzazione della prima società umana con termini come Mutterrecht (legge o diritto della madre), "discendente in linea femminile," and "gynecocracy", ginecocrazia, hanno preparato la strada alla definizione di matriarcato come immagine speculare del patriarcato. Bachofen equipara ad esempio Mutterrecht a ginecocrazia, probabilmente  perchè riteneva che nessuna società avrebbe potuto sviluppare usi e costumi orientati alle donne se  non fossero state le donne a  governarla.  Opuure, ha forse subito l’influsso di fonti greche antiche che  facevano talvolta riferimento al "governo della donna” nel descrivere usi e costumi orientati al femminile.

Il concetto  di  progressione evolutiva dalle forme sociali materne a quelle  paterne rimane ancora oggi un tema centrale  nel dibattito sul matriarcato.    Il libro più citato al riguardo è  quello di Friedrich Engels,  Ursprung der Familie, des Privateigentums, und des Staats. Attingendo fortemente da Bachofen, Morgan, e McLennan, Engels  argomenta che la transizione dalle società dei primati a quelle umane  con strutture sociali più antiche avvenne  grazie al valore sociale della solidarietà femminile, che trascendeva la competitività sessuale e la gelosia, legate alla  presunta pratica comune del matrimonio di gruppo. In questo tipo di matrimonio si riteneva che la discendenza dovesse essere rintracciata secondo il lignaggio femminile perchè solo la madre del bambino era conosciuta. Il debito di  Engels verso i suoi predecessori si riflette  nell’ uso che fa del termine Mutterrecht , come pure nel suo modello della presunta progressione dal materno al paterno, in cui parla di  “sconfitta storica del sesso femminile” allorché  gli uomini “presero il comando della casa”.  Engels non usa  il termine “matriarcato” anche se Mutterrecht è molto vicino. 

Matriarcato: Donne Minangkabau con bambini.

I Minangkabau  costituiscono la più grande società matrilineare al mondo.       

La prima analisi estesa sul matriarcato è apparsa in un articolo poco conosciuto pubblicato nel 1896 dall’antropologo  Edward Burnett Tylor, "The Matriarchal Family System" ,  in cui si discute “della storia e del significato del grande e antico sistema materno” (p. 82). Secondo  Tylor, quando  McLennan mise  in evidenza l’antico sistema materno descrivendo la relazione tra matrimonio di gruppo e  discendenza femminile, diede luogo a una grande controversia tra gli studiosi poichè la sua teoria rovesciava la “visione patriarcale accettata” , definita da  Henry Maine nel  Ancient Law ( 1861 ) un postulato del sistema primordiale del potere paterno. Tylor notò inoltre che, come  Bachofen e Morgan, McLennan "proponeva  un insieme di materiali riguardanti popoli antichi e moderni che erano soliti  tracciare la loro discendenza non attraverso il lineaggio del padre ma attraverso quello della madre”

Presentando il sistema familiare dei  Minangkabau -  Sumatra Occidentale, Indonesia - come un modello prototipale di matriarcato, Tylor cita il lavoro di un funzionario coloniale olandese, che nel    1871 descrive la donna anziana come il centro della vita nell’abitazione comune dei  Minangkabau. Secondo  Tylor, l’abitazione comune , che può essere occupata da più di cento persone, “forma una  sa-mandei o  motherhood", “un insieme di madri” (p. 86).

Malgrado la vivace descrizione di quello che Taylor definisce una serie di  sistemi familiari “matriarcali” in varie parti del mondo, egli  rifiuta  il termina "matriarcale" sulla base del fatto che pur essendo questo un “miglioramento di definizioni precedenti … dà troppo per scontato che le donne governino la famiglia”. Egli lo sostituì con il termine “famiglia materna” perché il “potere effettivo” era più nelle mani dei fratelli e degli zii da parte di madre.   (p. 90). Questa conclusione non è però confermata da nessuna delle osservazioni effettuate nel  XX  secolo sui   Minangkabau, come quelle ad esempio di   Franz von Benda-Beckmann , Keebet von Benda-Beckmann , Evelyn Blackwood e Peggy Reeves Sanday. Ossia, come in molte società matrilineari le madri e i fratelli  Minangkabau condividano il potere e siano responsabili di ambiti differenti nella  governo della famiglia e della società.

L’inizio del XX secolo ha visto la scomparsa del termine “matriarcato”  sia in ambito antropologico  che sociologico, effetti entrambi  della tendenza a confonderlo esclusivamente con “dominazione femminile” e dell’esaurirsi del paradigma evoluzionista. All’inizio degli anni ‘20, l’antropologo inglese William Halse Rivers ( 1864 - 1922 ) a proposito della questione “diritto della madre e diritto del padre”  - a cui fa anche riferimento come matriarcato e patriarcato - rivendica il fatto che “questi termini inappropriati stanno rapidamente uscendo dall’uso a causa del generale riconoscimento che non esiste la questione del governo delle donne nella maggioranza degli stati a cui il nome matriarcato può essere   applicato”. Sebbene   Rivers concordi nell’abbandonare questo termine in Inghilterra e negli StatiUniti,  fa notare  tuttavia che sarebbe stato sbagliato tornare alla dottrina di Maine della priorità del diritto del padre.  Secondo  Rivers, la teoria di Maine era "ancora più insostenibile" di quanto non fossero le asserzioni che riguardavano la priorità del diritto della madre (p. 98). Rifiutando il modello degli stadi evolutivi del XIX secolo,   Rivers propone l’uso di descrizioni etnografiche particolaristiche in cui le istituzioni sono trattate non come un semplice risulato di un semplice processo evolutivo ma come la conseguenza di mescolanze e interazioni.
  
Questo approccio particolaristico circa il dibattito sul matriarcato verrà ripreso dagli antropologi solo più tardi nel xx secolo, grazie agli studi etnografici di  Peggy Reeve Sanday sui Minangkabau, che  rivisitano la definizione del termine “matriarcato” in base allo studio del sistema dei costumi  a cui i   Minangkabau fanno riferimento come “adat matriarchaat”, “costumi matriarcali”. Sebbene I  Minangkabau abbiano adottato molto probabilmente il termine  "matriarcato" dai loro colonizzatori olandesi, Sanday si rese conto che l’espressione significava molto di più di una discendenza matrilineare e di una famiglia incentrata sulle donne. 

 “Adat matriarchaat”, anche detto  “adat ibu” (legge consuetudinaria delle donne) fa riferimento a un sistema di simboli e a una serie di pratiche cerimoniali legati al ciclo della vita che collocano le donne anziane al centro sociale, emozionale, estetico, politico ed economico della vita quotidiana insieme ai loro fratelli. 

Quando svolgono le loro funzioni cerimoniali si fa riferimento alle donne anziane come   bundo kanduang. Il titolo significa "la nostra stessa madre" e si riferisce all’antenata comune di ogni clan, come pure alla propria madre biologica. E’lo stesso titolo storico e mitico con cui ci si riferiva alla regina madre dei   Minangkabau, che si pensava fosse vissuta nel XIV secolo. Un dramma popolare in forma cantata narra  il mito dello stato di Minangkabau e delle gesta  di quella regina e dei suoi figli che  insieme si adoperarono per sostenere la legge  adat, che garantisce alla discendenza matrilineare lo status di legge divina.

Il materno conferisce  un‘autorità sovrana nella logica di genere dei  Minangkabau. Esercitare il potere tramite la forza o adottare un atteggiamento di dominio  da parte degli uomini o delle donne è incompatibile con l’ethos dei Minangkabau, per il quale fondamentale è  la politesse e il  mantenimento di relazioni pacifiche.  Sanday conclude basandosi  sul potere   predicating dei simboli materni e sulla natura incentrata sul femminile di molta della vita pubblica del villaggio “ e  che è ormai da tempo necessario ripensare alla definizione occidentale di matriarcato”.

Ridefinendo il Matriarcato

Nel ridefinire  il  matriarcato, Sanday fa notare che nelle società il cui fondamento sociale è forgiato dai principi matriarcali, l’attenzione deve essere spostata dal potere coercitivo  verso la forza di persuasione della tradizione. In queste società, sia uomini che donne ricoprono  ruoli di leadership ed esercitano la loro influenza sostenendo la tradizione. Una studiosa irochese, Barbara Alice Mann , nella sua analisi sull’influenza della sovranità femminile  nella società irochese ne presenta un esempio. Come i  Minangkabau, anche gli Irochesi hanno un nome  speciale per definire le autorevoli  donne anziane.

Il Matriarcato non è un sistema di governo familiare  o sociale connesso esclusivamente al  dominio del ruolo femminile. Il Matriarcato è un sistema sociale bilanciato in cui entrambi i sessi giocano ruoli   chiave che si fondano sui principi sociali materni. Come le originatrici simboliche, le donne, nel  ruolo di madri e di donne anziane, sono quelle che svolgono le pratiche che legittimano e rigenerano, o meglio, per usare un termine  più vicino a un approccio etnografico,  coltivano e nutrano l’ordine sociale. Sulla base di questa definizione, il contesto etnografico di una matriarcato “nuovamente definito” non riflette un  potere femminile sui soggetti, o un potere femminile finalizzato a sottomettere, ma una reponsabilità femminile (tramite i ruoli di madri e donne anziane) di coniugare/intrecciare e rigenerare i legami sociali qui ed ora, nel futuro e nell’aldilà, attraverso la loro leadership nel sostenere la tradizione.

La tradizione determina le regole della leadership appropriata  e tesse i legami sociali tramite l’economia del dono. Un  potere concepito in tal modo è in  equilibrio, nel senso che è diffuso tra coloro che lavorano in partnership per sostenere le pratiche e le regole sociali. Ci sono molti esempi ben descritti di società matri-centriche, come i Minangkabau e gli Irochesi. Si possono inoltre  menzionare gli Zapotechi del Messico e i Mosuo della Cina sud occidentale..

In queste società, la logica di genere può essere sia prevalentemente matricentrica,  come nel caso dei Minangkabau, o  impostata su una dimensione complementare e  diarchica, in cui la “madre originale” è associata con la figura mitica maschile che opera insieme a quella femminile, come nel caso degli Irochesi.  In entrambi i casi le donne e gli uomini lavorano come   partners, benché in diverse sfere. Esempi di società matriarcali con logiche di genere complementari sono i Tuareg del Sahara e del  Sahel, i Kabili del Nord Africa, gli abitanti delle isole  Trobriand del  Pacifico, e i Lahu della China sud occidentale..

Equilibrio di genere e Pace nelle Società Matriarcali

Gli uomini e le donne condividono le responsabilità in tutte le società. La questione da porre riguarda il grado e la simmetria o equilibrio di questa condivisione. Riane Eisler ne  Il calice e la spada  ( 1987 ) e Marija Gimbutas ,  The Civilization of the Goddess: The World of Old Europe ( 1991 ) fanno notare che esiste un’etica di equilibrio di genere e di pace nelle società con valori materni. Il lavoro sul dono  svolto da Genevieve Vaughan in Per-donare-una critica feminista dello scambio (1997) suggerisce che l’equilibrio è ispirato e mantenuto tramite valori che motivano il donare,  funzionando da collante per i legami sociali. Nel suo ampio lavoro sulla logica sociale del dono in relazione allo scambio,   Vaughan  distingue tra la logica transitiva del dono e la logica intransitivia del dare per ricevere un equivalente. Secondo   Vaughan, "’l’agenda maschile nel patriarcato impone degli obiettivi che sono consoni con il mercato e opposti al dono/ pratica materna" (p. 55). Come attraverso il dono supremo della maternità  le generazioni si legano le une alle altre, il dare e ricevere doni intreccia la rete delle relazioni sociali.  

All’inizio del XXI  secolo vi è stata  un’ esplosione di interesse verso il matriarcato che  ha portato allo sviluppo del campo dei nuovi studi matriarcali, iniziati dalla filosofa femminista,  Heide Goettner-Abendroth, cui si deve anche il Primo Congresso di Studi Matriarcali tenutosi in Lussemburgo nel  2003.  Come Sanday, Goettner-Abendroth sottolinea che il matriarcato non è parallelo al patriarcato e fa notare che la radice greca  “archè "significa sia ‘dominio’ che ‘inizio” " (p. 3). Diversamente da  Sanday, Goettner-Abendroth colloca la sua visione del matriarcato in uno schema evoluzionista  universale rivendicando il fatto che le religioni originarie dell’umanità erano indiscutibilmente matriarcali.
   
Ciò che emerge in questo nuovi studi  è l’impegno sia di ricercare sia di agire congiuntamente a donne indigene  per lavorare insieme verso una cultura globale che rappresenti valori matriarcali. In un mondo che corre chiaramente verso l’estinzione attraverso la violenza settaria e il degrado ambientale, promuovere i valori matriacali di pace,  partnership, equilibrio e rispetto per la differenza è un risposta civile a un mondo litigioso che si sta frantumando. 

Bibliografia

Benda-Beckmann, Franz von , and Keebet von Benda-Beckmann. "Struggles over Communal Property Rights and Law in Minangkabau, West Sumatra." Working Paper 64, Max Planck Institute for Social Anthropology, 2004. _ HYPERLINK "http://www.eth.mpg.de/pubs/wps/pdf/mpi-eth-working-paper-0064.pdf" \t "_blank" _http://www.eth.mpg.de/pubs/wps/pdf/mpi-eth-working-paper-0064.pdf_.

Blackwood, Evelyn. Webs of Power: Women, Kin, and Community in a Sumatran Village. Lanham, Md.: Rowman and Littlefield, 2000.

Eisler, Riane. The Chalice and the Blade: Our History, Our Future. San Francisco: Harper and Row, 1987.

Gimbutas, Marija. The Civilization of the Goddess: The World of Old Europe. Edited by Joan Marler. San Francisco: HarperSanFrancisco, 1991.

Göttner-Abendroth, Heide. The Goddess and Her Heroes. Translated by Lilian Friedberg. 10th ed. Stow, Mass.: Anthony, 1995.

Mann, Barbara Alice. Iroquoian Women: The Gantowisas. New York: Lang, 2000.

Rivers, W. H. R. Social Organization. New York: Alfred A. Knopf, 1924.

Sanday, Peggy Reeves. Women at the Center: Life in a Modern Matriarchy. Ithaca, N.Y.: Cornell University Press, 2002.

Tylor, Edward Burnett. "The Matriarchal Family System." Nineteenth Century 40 ( 1896 ): pp.81-96.

Vaughan, Genevieve. For-giving: A Feminist Criticism of Exchange. Austin, Tex.: Plain View Press, 1997.


8 Marzo 2014

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Auguri dal Progetto Atlanticus a tutte le donne, Umane, Anunnake, Atlantidee che esse siano!

Con l'augurio che il mondo e l'umanità imparino ad apprezzare e valorizzare le qualità della femminilità contro ogni discriminazione...

Conseguenze del Viaggio Spaziale per gli Uomini... e per gli Anunnaki?

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Uno studio canadese mette in guardia gli astronauti: Nello spazio influenzati seriamente i processi cellulari. Pensiamo innanzitutto agli studi effettuati dalla NASA sugli astronauti che effettuavano voli nello spazio.


Si era notato che i primi astronauti (ma in realta’ tutti), al rientro dallo spazio, manifestavano una condizione di salute psico-fisica nettamente peggiore rispetto a quando erano partiti.

Bisogna considerare, infatti, che gli astronauti, al momento della partenza sono perfettamente sani da tutti i punti di vista; uno dei grandi squilibri che si è visto, ad esempio, è stato il forte stato di “stress ossidativo” che essi manifestavano al loro ritorno; in altre parole essi partivano con bassi livelli di radicali liberi nel sangue e tornavano con livelli elevatissimi, in condizioni, appunto, di forte “STRESS OSSIDATIVO”.

Per questo furono intrapresi studi per capire il perché di tali fenomeni.

Gli studi si sono ben presto concentrati sull’elettromagnetismo in quanto le astronavi ne erano prive; in altre parole gli astronauti erano temporaneamente sottratti all’influsso del magnetismo terrestre e ciò poteva durare anche mesi.

Missione Apollo 11; Da sinistra: Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin

Per capire l’importanza di questo concetto bisogna ricordare che la Terra possiede 2 poli magnetici (polo nord e polo sud) e che tra questi 2 poli esiste, ovviamente, un campo magnetico che avvolge tutta la Terra ( basta pensare alla bussola ); questo campo magnetico è di fondamentale importanza per tutte le forme di vita esistenti.

In altre parole erano stati esclusi dal campo elettromagnetico terrestre.

Mappatura EM terrestre

Ebbene, dopo alcuni mesi le 30 cavie messe in una stanza normale godevano tutte di ottima salute, mentre delle 30 cavie messe nella “gabbia di Faraday” alcune erano morte, mentre altre si erano ammalate di invecchiamento precoce o di tumore.

Questo esperimento dimostra inequivocabilmente quanto il campo elettromagnetico terrestre sia importante per la salute degli esseri viventi.

Il viaggio verso Marte sarà lungo, molto lungo: circa 500 giorni, calcolano gli esperti. Inizierà probabilmente tra una quindicina d’anni la missione spaziale che porterà i primi astronauti sul pianeta rosso. Già prima, per il 2018, il multimilionario Dennis Tito, assurto all’onore delle cronache come primo «turista spaziale», prevede il lancio di navicelle abitate verso Marte con «turisti» a bordo. E poi, entro la fine del prossimo anno, Virgin Galactic intende offrire viaggi di due ore e mezza in orbita a quei passeggeri che se lo possono permettere. 

Ma la questione e ben diversa se si pensa a un viaggio di media – lunga permanenza nello spazio.

Come si evince dalle ricerce della nasa, la terra ci protegge dalle fatali radiazioni cosmiche che danneggiano seriamente il nostro DNA e cellule, insieme all’assenza di gravita’ che  far perdere massa muscolare e ossea in modo allarmante, anche la privazione del normale campo EM a cui l’uomo si e’ abituato sulla terra pone un’enorme sfida agli scienziati aerospaziali. Ma esiste una ipotetica soluzione, creare sulle astronavi un campo magnetico ed una gravita’ artificiale tramite probabilmente la forza centrifuga.

RADIAZIONI COSMICHE

«Le radiazioni cosmiche pongono una seria minaccia al futuro degli astronauti. Per la prima volta, abbiamo dimostrato che l’esposizione a livelli di raggi cosmici equivalenti a un viaggio verso Marte potrebbero produrre problemi cognitivi e accelerare modificazioni del cervello associate al morbo di Alzheimer» ha spiegato Kerry O’Banion, uno degli autori. In un viaggio di andata e ritorno verso il pianeta rosso «Le radiazioni cosmiche pongono una seria minaccia al futuro degli astronauti.

ERUZIONI SOLARI

La ricerca ha riguardato una specifica forma di radiazione, quella da particelle ad alta carica e alta massa, in particolare soffermandosi sulle particelle di ferro prodotte dalle eruzioni solari. Queste, grazie anche alla loro velocità, possono penetrare gli schermi protettivi dei velivoli spaziali come nelle tute. Gli animali coinvolti nell’esperimento, esposti a radiazioni equivalenti a quelle di un ipotetico viaggio verso Marte, hanno mostrato peggioramento neurologico nei test di memoria e accumulo di proteina beta amiloide, caratteristica  “firma” dell’Alzheimer.


RIPRODUZIONE SESSUALE

Certamente non e’ il primo problema con cui gli scienziati NASA perdono le nottate, ma un giorno saranno costretti ad affrontare il problema della continuazione della specie anche al di fuori della terra in caso di tentativi di colonizzare altri pianeti al di fuori del sistema solare, valutando questo nel viaggio e in ipotetici pianeti dove gravita’ e campi magnetici risultino differenti a quei fattori a cui siamo abituati da migliaia di anni qua sulla terra.

Uomini e donne protetti dal buio dello spazio, e con un mare di stelle a fare da panorama mozzafiato, cosa fanno quando è ora di andare a dormire? La questione non è del tutto secondaria se si pensa alle possibili missioni di lunga durata: sesso nello spazio? Nessuno ha mai studiato come la riproduzione umana possa rispondere al cambio di gravità. Eppure, una nuova ricerca pare aver trovato delle risposte: il sesso nello spazio non è così piacevole come ci si potrebbe immaginare. Anzi, «può essere letale».

SPERMA E OVULI DANNEGGIATI

Non solo il sesso, ma la procreazione nello spazio è sempre stata una vera e propria ossessione per gli scienziati. Dalla NASA hanno ribadito tutte le volte che l’incontro ravvicinato tra cosmonauti maschi e femmine fuori dall’atmosfera terrestre non si è mai realizzato – nemmeno in fantomatici test scientifici – sebbene in passato ci siano state numerose testimonianze a conferma di queste voci. Ciò nonostante, uno studio canadese indica ora che il sesso nello spazio può essere nocivo per la salute. Nello specifico, la ricerca è stata condotta sui processi di riproduzione nelle piante. Cosa dice? Che le variazioni del peso, ovvero l’assenza di gravità, influenzano seriamente i processi cellulari. E cosa succede nel uomo? Lo sperma e gli ovuli potrebbero essere talmente danneggiati (teratogenesi) da sviluppare malattie anche mortali.

«TROPPO TRAFFICO»

In altre parole, ha spiegato la biologa Anja Geitmann dell’università di Montreal nello studio pubblicato sulla rivista PLoS ONE, «i nostri risultati offrono nuovi indizi su come si è evoluta la vita sulla Terra e sono significativi per quanto riguarda la salute umana, poiché gli “ingorghi del traffico” su questi percorsi cellulari – che esistono anche nelle cellule umane – possono a livello teorico causare il cancro e malattie neurologiche». La gravità, in sostanza, modula il traffico sulle «autostrade» intracellulari che garantiscono la crescita e la funzionalità dell’organo riproduttivo maschile nelle piante, il tubo pollinico. Geitmann ha spiegato al portale LiveScience.com come molte malattie neuronali -, tra queste il Parkinson, l’Alzheimer e la malattia di Huntington – siano tutte soggette a questo «traffico». «I ricercatori sanno già che l’uomo, gli animali e le piante si sono evoluti in risposta alla gravità terrestre, e anche che sono in grado di percepirla – aggiunge la studiosa -, tuttavia, quello che stiamo ancora cercando di scoprire è come sono influenzati i processi che avvengono all’interno delle cellule del corpo umano, e delle piante, dalla forza di gravità più intensa – che si trova su un pianeta di grandi dimensioni -, o da una situazione di gravità ridotta – come può essere una nave spaziale o una stazione orbitante», aggiunge la studiosa.

CONFINI SPAZIALI

Youssef Chebli, co-autore dello studio, sottolinea al portale Medical Dailyche; «questi risultati hanno implicazioni per la salute umana poiché è probabile che si verifichino effetti simili nelle cellule umane, come i neuroni, in cui è fondamentale il trasporto intracellulare a lunga distanza». Non esiste un confine fisso che indichi dove inizia lo spazio, al di là della cosiddetta Linea di Kármán, dove cominciano – solo per convenzione, a circa cento chilometri di distanza della Terra – i confini spaziali.


Quali implicazioni possiamo immaginare per gli Anunnaki i quali anch'essi, ipoteticamente, affrontarono un viaggio nello spazio?

Entanglement

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Stupefacenti scoperte nel campo della fisica potrebbero sconvolgere completamente le nostre convinzioni sulla natura dell’universo e della vita stessa, aprendo un ventaglio di possibilità mai ipotizzate prima d’ora.

Nel 1982 un’équipe di ricerca dell’Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, ha condotto quello che potrebbe rivelarsi il più importante esperimento del 20° secolo. Aspect ed il suo team hanno infatti scoperto che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche, come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l’altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri. È come se ogni singola particella sapesse esattamente cosa stiano facendo tutte le altre. Questo fenomeno può essere spiegato solo in due modi: o la teoria di Einstein che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce è da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente. Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, l’ipotesi più accreditata è che l’esperimento di Aspect sia la prova che il legame tra le particelle subatomiche sia effettivamente di tipo non-locale.

Alain Aspect, fisico
Alain Aspect

David Bohm, fisico
David Bohm

David Bohm, noto fisico dell’Università di Londra, recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l’universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato. Ologrammi, la parte e il tutto in una sola immagine

Per capire come mai il Prof. Bohm abbia fatto questa sbalorditiva affermazione, dobbiamo prima comprendere la natura degli ologrammi. Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l’aiuto di un laser: per creare un ologramma l’oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto originale. La tridimensionalità di tali immagini non è l’unica caratteristica interessante degli ologrammi, difatti se l’ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scoprirà che ciascuna metà contiene ancora l’intera immagine della rosa. Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della stessa immagine. Diversamente dalle normali fotografie, ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall’ologramma integro.

L’ologramma registrato dalla lastra si genera dalla interferenza tra luce riflessa dall’oggetto e quella proveniente dal raggio di riferimento

Questa caratteristica degli ologrammi ci fornisce una maniera totalmente nuova di comprendere i concetti di organizzazione e di ordine.

Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il modo migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era quello di sezionarlo e di studiarne le varie parti.

Gli ologrammi ci insegnano che alcuni fenomeni possono esulare da questo tipo di approccio.

Questa intuizione suggerì a Bohm una strada diversa per comprendere la scoperta del professor Aspect. Diversi livelli di consapevolezza, diverse realtà Bohm si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un’illusione. Egli sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso “organismo” fondamentale.

Per spiegare la sua teoria Bohm utilizzava questo esempio: immaginate un acquario contenente un pesce. Immaginate anche che l’acquario non sia visibile direttamente ma che noi lo si veda solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e l’altra lateralmente rispetto all’acquario. Mentre guardiamo i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci visibili sui monitor siano due entità separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini lievemente diverse. Ma, continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra di loro: quando uno si gira, anche l’altro si girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l’altro guarderà lateralmente. Se restiamo completamente all’oscuro dello scopo reale dell’esperimento, potremmo arrivare a credere che i due pesci stiano comunicando tra di loro, istantaneamente e misteriosamente.

Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono “parti” separate bensì sfaccettature di un’unità più profonda e basilare che risulta infine altrettanto olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste “immagini”, ne consegue che l’universo stesso è una proiezione, un ologramma. Il magazzino cosmico di tutto ciò che è, sarà o sia mai stato.


Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti: se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo.
Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e suddividere i vari fenomeni dell’universo, ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta. In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali.

La Spesa a Deficit (di Bill Mitchell) - Seconda parte

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Questo è il secondo post della serie che sto scrivendo per aiutarvi a comprendere perché non dovremmo aver paura dei deficit. In questo post chiariremo alcuni dei miti che circondano il cosiddetto “finanziamento” dei deficit di bilancio. In particolare, mi dedicherò a quello secondo cui i deficit sono inflazionistici e/o incrementano le richieste di prestito del governo. La conclusione importante sarà che il governo federale non è vincolato finanziariamente e può spendere nella misura in cui decide, con il solo limite di ciò che è in vendita sul mercato. Non è assolutamente detto che tale spesa possa essere inflazionistica Il fatto che la spesa sarà inflazionistica non è una cosa inevitabile e non è necessariamente richiesto alcun aumento del debito pubblico.

La prima cosa da riprendere dalla prima parte è che la spesa dei cittadini è vincolata dalle fonti di finanziamento disponibili, che comprendono le entrate provenienti da ogni tipo di origine: vendita di beni e prestiti da parte di soggetti esterni. La spesa del governo federale, invece, è in gran parte facilitata dall’emissione di assegni da parte del governo mediante la banca centrale. Gli accordi che il governo ha con la sua banca centrale per tenere conto di queste [operazioni, ndt] sono in gran parte irrilevanti. Quando i destinatari degli assegni (coloro che vendono beni e servizi al governo) li depositano presso la loro banca, gli assegni si compensano attraverso [il sistema di, ndt] gestione dei saldi presso le banche centrali (le riserve), e le voci di credito appariranno sui conti correnti in tutto il sistema delle banche commerciali. In altre parole, il governo spende semplicemente accreditando un conto corrente bancario nel settore privato presso la banca centrale. A livello operativo, questo processo è indipendente da ogni entrata precedente, inclusa la tassazione e l’indebitamento. L’accreditamento di un conto, comunque, non ridurrà in alcun modo né il patrimonio governativo né la capacità del governo di spendere ulteriormente.

In realtà, è piuttosto evidente che tutta la spesa dei governi comporti la creazione di moneta, ma questo non è il significato del concetto di monetizzazione del debito così come appare di solito sui libri di testo di economia dove si parla di politica monetaria, e nel dibattito pubblico più ampio. Seguendo la concezione di Blanchard, la monetizzazione del debito è di solito riferita a un processo tramite cui la banca centrale compra titoli di stato direttamente dal ministero del tesoro. In altre parole, il governo federale prende in prestito denaro dalla banca centrale piuttosto che dai cittadini. La monetizzazione del debito è il processo solitamente implicito quando si dice che un governo stampa moneta. La monetizzazione del debito (si dice poi) provoca, a parità di condizioni, un aumento della quantità di moneta offerta e può condurre a una grave inflazione.

La paura della monetizzazione del debito, in ogni caso, è infondata: non solo perché il governo non ha bisogno di moneta per spendere ma anche perché la banca centrale non ha la possibilità di monetizzare nessun debito pubblico sia in circolazione sia di nuova emissione. Nella terza parte mostrerò che finché la banca centrale ha il mandato di mantenere un obiettivo sul tasso d’interesse a breve termine, l’entità degli acquisti e delle vendite del debito pubblico non sono discrezionali. La mancanza di controllo sulla quantità di riserve da parte della banca centrale sottolinea l’impossibilità della monetizzazione del debito. La banca centrale non è in grado di monetizzare il debito pubblico attraverso l’acquisto a volontà di titoli di stato perché nel farlo causerebbe la caduta a zero del tasso [d’interesse, ndt] a breve termine prefissato o di qualunque tasso di supporto che possa aver attuato sulle riserve in eccesso. Questo verrà analizzato passo dopo passo nella terza parte.

In sintesi, possiamo concludere dall’analisi precedente che la spesa del governo introduce beni finanziari al netto nell’economia, accreditando i conti correnti bancari, attraverso l’emissione di un assegno o un pagamento in contanti. Inoltre, questa spesa non è vincolata dalle entrate. Un governo che emette la propria valuta non ha vincoli finanziari sulla sua spesa, che è ben diverso dal fatto che accetti vincoli (politici) auto imposti.

In alternativa, quando la tassazione viene pagata tramite gli assegni (o i trasferimenti bancari) del settore privato, che sono attinti dai conti correnti privati delle banche, la banca centrale addebiterà un conto corrente del settore privato. Nessuna risorsa reale è trasferita al governo, né la capacità di spesa del governo sarà aumentata dall’addebitamento dei conti correnti privati.

In generale, gli economisti “tradizionali” sbagliano nel celare le differenze fra i bilanci delle famiglie private e il bilancio del governo. Affermazioni come questa, del famoso economista Robert Barro, secondo cui “possiamo pensare ai risparmi e ai risparmi negativi del governo proprio come se pensassimo ai risparmi e ai risparmi negativi delle famiglie” sono chiaramente sbagliate.

L’economia mainstream usa il vincolo di bilancio statale come base di riferimento per analizzare le tre presunte forme di finanza pubblica: 1) aumento delle tasse; 2) vendita di debito pubblico con corrispettivo di interessi al settore privato (titoli di stato); 3) emissione di base monetaria senza interessi (creazione di moneta). I vari scenari sono così costruiti per mostrare che i deficit sono inflazionistici se finanziati tramite la base monetaria (monetizzazione del debito), o restringono la spesa del settore privato se finanziati dall’emissione di debito. Anche se in realtà il vincolo di bilancio del governo è solamente un’identità contabile a posteriori, l’economia ortodossa sostiene che si tratti di un vincolo finanziario [che si applica, ndt] ex-ante alla spesa del governo.

La base di riferimento del vincolo di bilancio del governo porta gli studenti a credere che se il governo vuole avere la moneta necessaria per la sua spesa, a meno che non voglia stampare moneta e generare inflazione, debba aumentare le tasse o vendere titoli. Le persone hanno l’errata concezione che la tassazione e la vendita di titoli forniscono moneta ai governi che viene poi usata per spendere. Così, se il governo incrementa il suo deficit (spendendo più di quel che tassa) allora deve aumentare il suo debito o “stampare moneta”, e entrambe le soluzioni sono considerate non desiderabili.

La realtà, comunque, è ben lontana da questa idea erronea sul modo in cui il governo federale gestisce il suo bilancio. Primo, una famiglia usa la valuta, e quindi deve finanziare la sua spesa in anticipo, a priori; mentre il governo, l’emettitore della valuta, deve necessariamente spendere per primo (accreditando i conti correnti privati), per poter addebitare in seguito, qualora lo desideri, [gli stessi, ndt] conti correnti privati. Il governo è l’origine dei fondi di cui il settore privato ha bisogno per pagare le sue tasse e risparmiare (compresa la necessità di mantenere le transazioni in equilibrio). Chiaramente, il governo è sempre solvente se emette la propria valuta.

Inoltre, l’economia mainstream fraintende ciò che si definisce “creazione della moneta”. Nel suo popolare testo di macroeconomia, Olivier Blanchard (1997) afferma che il governo:

“può anche fare qualcosa che né voi né io possiamo fare. Può, in effetti, finanziare il deficit creando moneta. La ragione per cui uso la frase “in effetti” è che … i governi non creano la moneta; lo fa la banca centrale. Con la cooperazione della banca centrale, il governo può, in effetti, finanziare se stesso attraverso la creazione di moneta. Esso può emettere titoli e chiedere alla banca centrale di comprarli. La banca centrale quindi pagherà il governo con la moneta creata e il governo a sua volta userà quella moneta per finanziare il suo deficit. Questo processo è chiamato monetizzazione del debito”.

Questo è ciò che l’economia mainstream chiama “stampare la moneta”. Tuttavia, si tratta di una concezione errata in termini di sistema monetario. Monetizzare significa convertire in moneta. L’oro era monetizzato quando il governo emetteva nuovi certificati aurei per acquistare oro. La monetizzazione avviene quando la banca centrale acquista valuta estera. L’acquisto di valuta estera converte, o monetizza, la valuta estera nella valuta di emissione. La banca centrale, inoltre, mette in vendita titoli di stato, per offrire un luogo in cui i nuovi dollari aggiunti al sistema bancario possano guadagnare interessi. Questo processo è indicato come sterilizzazione. In senso lato, un debito del governo federale (emettitore della moneta fiat) è moneta, mentre la spesa a deficit è il processo di monetizzazione di tutto ciò che il governo acquista.

Una volta che abbiamo capito come la spesa del governo non sia vincolata dalle entrate, allora dobbiamo analizzare la funzione della tassazione sotto una luce diversa. La tassazione ha la funzione di sostenere l’offerta di beni e servizi al governo da parte dei privati, in cambio dei fondi necessari per estinguere gli oneri fiscali.

La concezione ortodossa dice che la tassazione fornisce al governo le entrate di cui ha bisogno per poter spendere. In realtà, è vero il contrario. La spesa governativa fornisce reddito al settore non governativo, e permette loro di estinguere gli oneri fiscali. Perciò, i fondi necessari per pagare gli oneri fiscali creano una domanda per la valuta del governo all’interno del settore non governativo, e ciò consente al governo di perseguire il suo programma di politica economica e sociale.

Questa intuizione ci permette di osservare un’altra dimensione della tassazione che viene tralasciata dall’analisi mainstream. Dato che il settore non governativo ha bisogno di moneta fiat per pagare i suoi oneri fiscali, l’imposizione di tasse per legge (senza una concomitante iniezione di spesa) crea, in primo luogo, disoccupazione (persone in cerca di lavoro retribuito) nel settore non governativo. Le risorse non impiegate o inattive del [settore, ndt] non governativo possono essere quindi utilizzate attraverso iniezioni di domanda creata dalla spesa del governo; ciò equivale a un trasferimento di beni e servizi reali dal settore non governativo a quello governativo. A sua volta, questo trasferimento facilita il programma socio-economico del governo. Mentre le risorse reali vengono trasferite dal settore non governativo sotto forma di beni e servizi che vengono acquistati da parte del governo, il motivo per cui vengono offerte queste risorse è originato dal bisogno di acquisire moneta fiat per estinguere gli oneri fiscali.

Inoltre, mentre le risorse reali sono trasferite, la tassazione non fornisce al governo nessuna ulteriore capacità finanziaria di emissione. Elaborando in questo modo la relazione fra il settore governativo e quello non governativo, diventa chiaro che solo la spesa del governo è in grado di fornire il lavoro retribuito necessario a eliminare la disoccupazione creata dalle tasse.

Adesso è possibile osservare perché nasce la disoccupazione.

È l’introduzione della “Moneta di Stato” (ovvero tassazione e spesa governativa) all’interno di un’economia non monetaria che fa nascere lo spettro della disoccupazione involontaria. A livello di contabilità, per una produzione aggregata che deve essere venduta, la spesa totale deve eguagliare il reddito totale (se il reddito effettivo generato nella produzione è completamente speso o meno in ogni periodo) Essendo la disoccupazione involontaria, lavoro inattivo che viene offerto senza compratori a prezzi correnti (salari), essa si manifesterà quando il settore privato, in aggregato, desidera guadagnare l’unità monetaria di conto attraverso l’offerta di lavoro ma, a parità di condizioni, non desidera spendere tutto ciò che guadagna. Il risultato è che l’accumulo involontario di scorte tra i venditori di beni e servizi si tradurrà in una diminuzione di produzione e occupazione. In questa situazione, il taglio dei salari nominali (o reali) non riuscirà di per sé a riequilibrare il mercato del lavoro, a meno che i tagli eliminino in qualche modo il desiderio del settore privato di risparmiare, facendo quindi aumentare la spesa.

Lo scopo della “Moneta di Stato”, perciò, è quello di facilitare il trasferimento di beni e servizi reali dal settore non governativo (in gran parte privato) al settore governativo (pubblico). Il governo otterrà questo trasferimento imponendo una tassa, che crea una domanda effettiva per la sua valuta di emissione. Per ottenere i fondi necessari per pagare le tasse e risparmiare, gli agenti non governativi venderanno (offriranno) beni e servizi reali in cambio dell’unità di valuta richiesta. E ciò, senza dubbio, includerà l’offerta di lavoro da parte dei disoccupati. La conclusione ovvia è che la disoccupazione avviene quando la spesa al netto da parte del governo è troppo bassa per soddisfare la richiesta di pagamento delle tasse e il desiderio di risparmiare.

Questa analisi fissa quindi i limiti della spesa governativa. È chiaro che la spesa del governo deve essere sufficiente per consentire che le tasse siano pagate. La spesa al netto del governo, poi, è necessaria per soddisfare il desiderio dei privati di risparmiare (accumulare beni finanziari al netto). Dal precedente paragrafo è anche chiaro che se il governo non spende abbastanza per coprire le tasse e il desiderio di risparmiare del settore non governativo, questa carenza si manifesterà sotto forma di disoccupazione. I keynesiani hanno usato, appunto, il termine di disoccupazione da carenza di domanda. Nella nostra concezione, infatti, la causa di questa carenza è sempre una spesa al netto del governo inadeguata, date le decisioni di spesa private in vigore (risparmio) in qualsiasi tempo particolare.

Per un qualche periodo, anche quelli che possono sembrare livelli inadeguati di spesa al netto da parte del governo possono avvenire senza far aumentare la disoccupazione. In queste circostanze, com’è evidente in paesi come gli Stati Uniti e l’Australia negli ultimi anni, la crescita del PIL può essere spinta da un’espansione del debito privato.

Il problema di questa strategia è che quando si raggiungono certi livelli di indebitamento in rapporto al reddito, il settore privato “finirà la capacità di indebitarsi” in quanto il reddito disponibile limita la capacità di onorare il debito.

Ciò porterà a una ristrutturazione dei bilanci patrimoniali, in modo da renderli meno precari, e di conseguenza la domanda aggregata derivante dall’espansione del debito rallenterà facendo vacillare l’economia. In questo caso, ogni drenaggio fiscale (inadeguati livelli di spesa al netto) inizia a manifestarsi sotto forma di disoccupazione.

Il punto quindi è che, dato un certo livello di tassazione, se le persone vogliono lavorare ma non vogliono continuare a consumare ai livelli precedenti (e continuano a indebitarsi ulteriormente), allora il governo potrà aumentare la spesa e acquistare beni e servizi, mantenendo la piena occupazione. Le alternative sono la disoccupazione e un’economia in recessione. È difficile immaginare che in un’economia in recessione un deficit crescente sarà inflazionistico, in quanto ci saranno tante risorse inutilizzate, sia di capitali sia di manodopera.

Infatti, come sottolineo continuamente, la prima cosa che il governo federale dovrebbe fare sarebbe offrire a tutta la manodopera che nessun altro vuole un lavoro e pagarle un salario minimo con tutti i diritti statutari aggiuntivi. Per definizione, infatti, il disoccupato non ha “un prezzo di mercato” perché non c’è domanda per il suo lavoro. E comprare un servizio per il quale non c’è prezzo non è un’azione inflazionistica.

Nella terza parte, considereremo la tesi secondo cui i deficit fanno salire automaticamente i tassi d’interesse, in quanto il debito pubblico restringe i fondi disponibili sul mercato monetario. Come potrete immaginare … questo è un altro dei miti neo liberisti progettato per rendere inattivi i governi.

Il Politeismo Ebraico

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Jahvè è il nome personale di Dio, analogo a Pasquale o Michele. In ebraico il nome individuale di Dio è l'incrocio di quattro consonanti   (JHWH tetragramma) e vocalizzato in Jahvè, Jahweh o Yahweh.

La conferma che Dio possiede un nome è nel Salmo 83,19: Sappiamo che tu hai nome «Jahweh»... Ma ancor più esplicito è il Salmo 8,2: O Jahweh, nostro Signore, quanto è glorioso il tuo Nome... [I Salmi, G. Ravasi, Rizzoli 1986]. Nel primo Comandamento c'è l'autopresentazione personale di Dio "Io sono YHWH, tuo Dio" modificato nelle traduzioni "Io sono il Signore, tuo Dio". Nella Bibbia ebraica il nome Jahvè è presente più di cinquemila volte, mentre nella Bibbia CEI non compare mai. In verità, il tetragramma JHWH è assente anche nelle precedenti Bibbie cattoliche e non c'è neppure nei manoscritti del Nuovo Testamento. 

Per quale motivo?

PARTIAMO DAL DIFETTO CONGENITO

Un Dio trascendentale, ma con un nome e una personalità individuale, contraddice il principio di Assoluto. In verità, l'impronta umana di Jahvè è presente in tante sue manifestazioni: ira, vendetta, gelosia... e nelle sacre Scritture c'è persino la simbologia del suo organismo. In sostanza, la stessa critica antropica rivolta agli dèi ellenici la ritroviamo nella biografia biblica di Jahvé. Motivo per cui, l'abrogazione del nome personale di Dio 
[ - JHWH] era un atto "teologicamente dovuto" per decontestualizzare il Soprannaturale. Come eliminare, allora, tale errore commesso proprio da Dio?

LE DUE FORME ABROGATIVE

C'è stato un disegno comune tra gli esegeti della Bibbia ebraica e cristiana nel rimuovere il nome individuale di Dio.

■ L'artifizio ebraico: 4 lettere ineffabili

Le quattro consonanti [ → JHWH] non si potevano depennare dal testo biblico perché erano impresse nella tradizione. E così fu ideata la soppressione orale: il nome di Dio non va letto, né menzionato. C'è ma non si legge! E chi trascriveva la Bibbia ebraica, prima di comporre il nome di Dio [], doveva fare un'abluzione con l'acqua: un rituale per purificarsi [Esodo 30,20].

■ L'artifizio cristiano: il nome surrogato

Le Bibbie cristiane, senza farsi troppi scrupoli, hanno soppresso il nome individuale di Dio sostituendolo con il generico "Signore" o "Dio". Come se Pasquale o Michele li chiamassimo "uomo".

QUANDO È AVVENUTO IL CAMBIAMENTO NELLA BIBBIA CRISTIANA?

Gli ebrei ellenizzati di Alessandria d'Egitto, quando tradussero la Bibbia in greco [La versione dei LXX], furono influenzati dai filosofi greci che avevano intrapreso una severa critica alle pseudo-divinità dell'Olimpo (Zeus, Venere...). E dalla critica agli dèi ellenici si passò alla critica del nome Jahvè sostituendolo con "Signore", "Dio" o "Altissimo". Questo cambiamento fu poi travasato nella Vulgata e successivamente nelle versioni in italiano, nonostante l'hebraica veritas.

La formazione religiosa di Cristo e degli Apostoli avvenne sulla Bibbia dei LXX. Tant'è vero che la maggior parte delle citazioni dell'Antico Testamento riprese dal Nuovo Testamento provengono dalla traduzione della Septuaginta: su 350 rimandi, 310 citazioni dalla LXX e 40 dal testo ebraico. Ragion per cui, Cristo e gli Apostoli si sono formati quando era già stato soppresso il nome di Dio. Ed ecco perché anche nel Nuovo Testamento non c'è scritto Jahvè.

Non nominare il nome di Dio
Non nominare il nome di Dio
Zitto! Non si deve menzionare il nome del Signore [Jahvè]
Amos 6,10

Gli dèi nella Bibbia

Nella Bibbia sono presenti vari personaggi divini e creanti, tra cui gli Elohim e Jahvè.

   Elohim  indica gli dèi, sia maschili che femminili. È plurale numerico di "divinità".
   Jahvè  è il nome personale di un dio maschio, il personaggio principale della Bibbia.
   Gli Elohim compaiono sin dalla prima frase della Bibbia [Gen 1,1]. È il terzo vocabolo in assoluto!
   Jahvè compare dal secondo capitolo della Genesi [Gen 2,4].

Nella Bibbia viene prima la "creazione" degli dèi e poi quella di Jahvè

Compaiono prima gli dèi che hanno plasmato i corpi inanimati [la terra, il Sole...] e successivamente il dio Jahvè che ha forgiato gli esseri viventi. Jahvè prende il sopravvento sugli altri dèi perché ha compiuto l'opera più importante: noi. Più esattamente, il maschio a sua immagine e somiglianza.

La prima frase della Bibbia ebraica [Genesi 1,1] Gli «dèi» nella terza parola
  
Gli dèi = Elohim = la terza parola della Bibbia ebraica
Gli dèi = Elohim = la terza parola della Bibbia ebraica è Elohim = gli dèi

In primo luogo, vediamo la traduzione più fedele: «In principio gli dèi fecero il cielo e la terra». Osserviamo, ora, cosa dice la nota della Bibbia Vulgata/Martini sulla parola "dèi". Questa voce [Dio] è nel numero plurale, onde letteralmente si tradurrebbe: A principio gli dii crearono.

Ciò «parve argomento... delle pluralità delle persone che è in Dio».

C'è un'evidente forzatura per giustificare il plurale dii [gli dèi] con la Triade, nonostante Jahvé non ha mai avuto un figlio in tutto il periodo dell'Antico Testamento. Ma soprattutto c'è la conferma che tutte le Bibbie ufficiali traducono in modo menzognero la prima frase della Bibbia.

■ Gli dèi nella nota nella Bibbia Martini   ■ Fecero  nella Vetus latina e nella Vulgata.

La soppressione degli «dèi»

Le stesse parole che hanno sostituito il nome personale di Dio [da Jahvè a Dio o Signore] sono state utilizzate dalle Bibbie cattoliche per cambiare «gli dèi»: da Elohim → a Dio o Signore.

Con questa manipolazione - dal plurale al singolare - è stato eclissato il conflitto tra politeismo e monoteismo biblico. Tuttavia, nonostante le centinaia di soppressioni, nella Bibbia sono ancora presenti alcuni brani con «gli dèi» lì dove gli Elohim sono una correlazione e non il soggetto.
  Dio è il Dio degli dèi   → Jahvé è il Dio degli dèi. Deuteronomio 10,17
  • Dio si alza nell'assemblea divina, giudica in mezzo agli dèiSalmo 82,1 *
  • Dio è il Signore, grande Re sopra tutti gli dèi.Salmo 95,3
  • "Parla il Signore, Dio degli dèi"Salmo 50,1 **
  • Signore… o Re degli dèiEster 4,17r
  • Chi è come te fra gli dèi, Signore?Esodo 15,11
  •  il Signore vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande. Deuteronomio 10,17
  •  è il Dio degli dèi. Daniele 2,47
  • Ti loderò davanti agli dèi. Salmo 138,1
  • il nostro Dio è più grande di tutti gli dèi 2-Cronache 2,4
  •  Il Signore Dio disse allora: "Ecco l'uomo è diventato come uno di noi. Genesi 3,22
  • Fra gli dèi nessuno è come te, Signore Salmo 86,8
  •  (Dio) segnò i confini delle nazioni e diede a ognuna un dio protettore. Deuteronomio 32,8

Bibbia Interconfessionale Ed. 2001 Approvata dalla CEI
* Dio, nel senato divino, si erge tra gli déi.  
** È Dio che parla direttamente.  

La doppia matrice biblica       

I due regni  d'Israele Nord e Sud

La concezione politeistica/elohista nacque nel regno settentrionale di Israele dall'influenza Babilonese, mentre quella monoteista/jahvista successivamente nel regno meridionale di Giuda dalla casta sacerdotale.

Nel libro della Genesi si intersecano le due concezioni e i due testi; sono ancora presenti le due matrici con significative differenze sulla creazione e sulla vita nel Paradiso.

Nei brani politeisti, in Paradiso si potevano consumare tutti i frutti (mela compresa), tranne quelli senza semi [Gen 1,29] poiché il seme è il simbolo del maschio. Inoltre Adamo ed Eva furono creati nello stesso momento [Gen 1,27].

Invece, nei brani monoteisti la mela del sapere non doveva essere mangiata per introdurre la cacciata dal paradiso e l'ipoteca del peccato originale [Gen 3,3]. Inoltre, Eva fu creata dopo l'uomo e dopo gli animali [Gen 2,20].

Il Nuovo Testamento ha scelto in tutto e per tutto la seconda matrice «Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva» [1-Tm 2,13].

La monolatria biblica

Jahvè è un membro della numerosa famiglia divina. Egli non nega l'esistenza dei colleghi dèi: pretende la superiorità, ma sa di non avere l'esclusività. Tuttavia, il duello per la supremazia è stato lungo e travagliato: il dio Baal è stato il principale antagonista di Jahvè, tanto da essere menzionato decine e decine di volte nella Bibbia [da Giudici 2,13 sino alla Lettera ai Romani 11,4]. Il dio Baal intercede nella domanda materialista (pioggia e fertilità), mentre Jahvè riveste una funzione più finalistica. In realtà, le due divinità rappresentano le due facce della domanda religiosa.

Il culto esclusivo del monoteismo si è affermato col trionfo di Jahvè solo dopo l’esilio babilonese (con Esdra, dal 539 a.C.). Di conseguenza, la Bibbia è stata politeista sino al V secolo avanti Cristo. Perfino nel "puro monoteismo" di Allah ci sono residui di politeismo. E siamo nel 610 dopo Cristo.

Quando l'esegesi cattolica asserisce che la Bibbia è sempre stata monoteista, dichiara il falso! E così gli Ebrei, quando si proclamano il "popolo monoteista per eccellenza", mentono dimenticandosi il trascorso di Jahvè. Tra l'altro, è più corretto parlare di «Jahvismo» piuttosto che di «monoteismo».

Il politeismo cristiano

Con l'avvento del Cristianesimo si è passati a un politeismo triadico che l’esegesi ha truccato in "intrinseca unità". In realtà è sufficiente leggere i brani pertinenti per appurare che si tratta di una Trinità gerarchica e non consustanziale [tabella Trinità]. Per di più, la parola «trinità» o «trino» non esiste in tutta la Bibbia, anzi «il Signore è uno solo» Bibbia CEI, «è un Dio solo» Bibbia Martini, «Dominus unus est» Vulgata in Deuteronomio 6,4.

In ogni caso, c'è una circostanza che fa piazza pulita della Trinità. Nel libro Sapienza - l'ultimo dell'Antico Testamento ma scritto dopo la morte di Cristo - Dio è sempre nominato al singolare: tu. «Non v'è infatti altro Dio fuori di Te» [Sap 12,13 - Bibbia Ed. Paoline 1969]. L'ultimo testo biblico ispirato da Jahvè, oltre a disconoscere la Resurrezione, sconfessa il dogma della Trinità. Anche su questo argomento nessun biblista ne parla.

I Marcatori Genetici di Atlantide

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La ricerca che sto cercando di approfondire e che parte dall'articolo riportato nel post di apertura vuole cercare conferme sul piano scientifico attingendo agli studi effettuati dai laboratori genetici e scienziati genetisti nel mondo.

Riporto a tal proposito il lavoro svolto da Anatole A. Klyosov e Igor L. Rozhanskii dal titolo "Re-Examining the "Out of Africa" Theory and the Origin of Europoids (Caucasoids) in Light of DNA Genealogy ovvero "Riesame della teoria "Out of Africa" e l'origine dei caucasici alla luce della genealogia del DNA" nella quale sono stati analizzati più di settemila aplotipi di 46 sottoclassi di 17 principali aplogruppi relativamente ai loro elementi base e comuni ai loro antenati, ai fini della progettazione di alberi di aplogruppo. 

Giungendo alla constatazione che gli aplogruppi Europeoidi NON discendono da aplogruppi "africani" A o B è corroborata dal fatto che portatori di aplogruppi Europeoidi, così come tutte gli aplogruppi non africani, non portano né SNPs M91 , P97 , M31 , P82 , M23 , M114 , P262 , M32 , M59 , P289 , P291 , P102 , M13 , M171 , M118 (facenti capo all'aplogruppo A e alle sue sottoclassi) o M60 , M181 , P90 (facenti capo invece all'aplogruppo B), come è stato dimostrato recentemente in "Walk through Y" pubblicato dal 'Progetto FTDNA' su diverse centinaia di persone provenienti da vari aplogruppi.

Questo porta alla conclusione che le caratteristiche 'fenotipiche' delle popolazioni europee, appartenenti al ceppo caucasoide/indoeuropeo, devono avere una origine diversa. 

Alcune mappe concettuali possono aiutarci a ipotizzare una teoria diversa






E la più importante, che sovrappone i marcatori genetici riscontrati nella ricerca dei genetisti sopraccitati con la mappa dell'Impero di Atlantide così come ipotizzata da Donnelly

La Fortezza di Arkaim

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L‘antica fortezza Arkaim, è un sito archeologico situato negli Urali,  nella regione di Chelyabinsk, ai confini col Kazakistan, chiamata “Stonehenge russo”, dal sito neolitico nel Wiltshire, Inghilterra.


Arkaim (in russo: Аркаим) è un sito archeologico dell’età del bronzo situato nelle steppe degli Urali meridionali , nell’Oblast di Chelyabinsk in Russia. Il sito viene generalmente datato al XVII secolo a.C. anche se sono state proposte datatazioni antecedenti , fino al 2000 a.C. . L’insediamento apparteneva alla cultura di Sintashta-Petrovka. Il sito venne scoperto nel 1987 da un team di scienziati di Chelyabinsk che stavano pianificando la realizzazione di un lago artificiale proprio in quell’area . I primi scavi furono diretti da Gennadii Zdanovich , inizialmente i ritrovamenti furono praticamente ignorati dalle autorità sovietiche ma l’attenzione sul sito crebbe dopo ulteriori scavi archeologici . Nel 1991 il sito venne designato “riserva culturale”.

Coordinate: 52°37′37″N 59°33′40″E / 52.626944°N 59.561111°E52.626944; 59.561111

Secondo l’archeologo Konstantin Bystrushkin ciò che renderebbe il villaggio di Arkaim unico sarebbe somiglianza (e simile latitudine) con Stonehenge. In realtà, Arkaim presenta si caratteristiche simili ad un altro sito, ma non bisogna arrivare tanto lontano. Basta spostarsi di poco, rimanendo nella stessa area per trovare il vicino villaggio di Sintashta. In tutto e per tutto simile ad Arkaim ma purtroppo non altrettanto ben preservato ma dove venne scoperto il più antico esempio di carro da guerra della storia. Arkaim era protetta da due mura circolari , vi era al centro una piazza circolare circondata da due file di abitazioni poste ad anello e separate da una strada , la fila interna contava 27 abitazioni mentre la fila più esterna 39 o 40 . Zdanovich ha stimato che la popolazione si aggirava fra i 1500 e i 2500 individui.

L’insediamento copriva un’area di 20.000 metri quadrati . Attorno alle mura di Arkaim vi erano campi arabili irrigati tramite un sistema di canali.

Oltre alle strade e alle antiche rovine, gli scienziati hanno scoperto anche i resti del sistema idrico, forni metallurgici e miniere.



Il luogo inoltre, è ritenuto una fonte di avvenimenti anomali e misteriosi. Si dice di essere la zona più enigmatica all’interno del territorio russo e, come per molte altre scoperte archeologiche, numerose e contrastanti sono le interpretazioni avanzate.

Vale la pena ricordare che Arkaim, un insediamento fortificato dell’età del bronzo è stato edificato con quattro ingressi,  rigorosamente orientati verso i punti cardinali. E’ stato accuratamente costruito in base ad un progetto avente un alto livello di precisione. Tutte le circonferenze hanno un unico centro dove vanno ad incontrarsi tutte le semirette.

Secondo gli studi condotti dall’archeologo Konstantin Bystrushkin, Arkaim presenta tracce di  18 eventi astronomici, questi comprendono tramonti e albe nei giorni di equinozio e solstizio, tramonti e albe nelle fasi lunari.


Presso il famoso Stonehenge, il misterioso cerchio di pietre verticali, viene tracciato un minor numero di eventi astronomici. È interessante, tuttavia,  notare che entrambe le strutture architettoniche si trovano alla stessa latitudine geografica. Arkaim è interessante non solo per i reperti datati, esistono  innumerevoli  prove che suggeriscono che il luogo è degno di interesse, per i misteri che presenta.

Vista aerea di Arkaim

Nell’intera zona sono stati osservati e fotografati strane luci intermittenti, oggetti illuminati aventi forma circolare, attorniati da un’insolita nebbia,  molti hanno creduto alla presenza degli UFO. Gli abitanti del posto l’hanno reputato un luogo sacro, ogni hanno si registra un moltiplicarsi di pellegrini che si recano ad Arkaim, per prelevare l’acqua dal fiume Bolshaya Karagankaere, chiamata “l’acqua della guarigione”, sembra che sia una cura miracolosa per le malattie della pelle.

Arkaim è stata anche denominata come “Swastika City” in quanto alcuni ravviserebbero nella forma della sua pianta il simbolo proprio della cultura vedica.


File:Arkaim Shining.jpg

Anche le montagne che circondano la fortezza sono  insolite, pare che propaghino energia positiva, su di esse la gente prega e medita, i malati in gravi condizioni di salute vengono trasportati nella zona per ottenere la guarigione.

Durante gli scavi archeologici, una studentessa sentì una misteriosa voce che la chiamava al centro della struttura, lei vi si recò da sola, ma al suo ritorno pianse per lunghe ore. Disse di aver incontrato gli antichi abitanti di  Arkaim. Simili avvenimenti vennero testimoniati anche durante le ricerche di piramidi egizie. Gli archeologi ebbero allucinazioni e disturbi psichiatrici.

Gli studiosi sono attratti particolarmente, anche dalla foresta limitrofe agli scavi, dove quasi tutti gli alberi hanno tronchi storti, sui quali ci sono segni di bruciature, che non assomigliano minimamente a quelle dei fulmini. Nell’area vi è la presenza di un campo magnetico, con un elevato flusso di energia, che può influire sul corpo,  sia positivamente che negativamente.


Distinguere il Vero dal Falso: Il Caso Lacerta

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10 anni fa è saltata fuori una storia incredibile, al limite del fantascientifico, la storia riguarda l’intervista ad una rettiliana che sarebbe la rappresentante di una specie di rettili evoluti, residente nel sottosuolo del nostro pianeta da oltre 60 milioni di anni.


L’intervista ha fatto molto discutere in quanto ci sono sempre stati sostenitori della teoria che vedrebbe implicata una razza rettiliana in tutti gli episodi pi importanti della storia umana, e inoltre che questa razza occuperebbe attualmente sotto mentite spoglie, i maggiori vertici istituzionali del mondo.

Questa storia raccontata da “Lacerta” (questo il nome della rettiliana) non ricalca esattamente la teoria del complotto rettiliano, infatti stando a quanto riportato, quelli della sua specie se ne starebbero in pace sotto il suolo terrestre da milioni di anni, occupati a studiarci e a difenderci… si proprio cosi, difenderci… per capire meglio ecco un breve riassunto della storia.

LA PRIMA INTERVISTA

Tutto comincia nel 1999, ad un giornalista svedese venne fatta la proposta di intervistare una rettiliana da un altro collega più famoso, che per paura di perdere la sua reputazione cedette lo scoop al collega che aveva meno da perdere. Il giornalista molto scettico sulla cosa, forse un po’ per curiosità, decise di accettare. Il primo incontro tra Ole K. (si firma cosi) e la rettiliana, avveenne il 16 dicembre 1999 a casa dell’amico che propose l’intervista, il giornalista si mostrò subito stupito di vedere un reale essere extraterrestre, decise cosi di dare subito inizio all’intervista vera e propria, che durò circa tre ore e dalla quale vennero fuori 50 pagine di appunti.

L’intervista iniziò e come al solito per prima cosa viene chiesto il nome, che per per qualche motivo non è pronunciabile per noi essere umani, e quindi decise di farsi chiamare “Lacerta”.

La razza di Lacerta sarebbe la razza originaria del pianeta Terra, che da molti milioni di anni vivrebbe sottoterra di nascosto. In quanto rettili a sangue freddo avrebbero bisogno di caldo, e il caldo lo hanno trovato nel sottosuolo terrestre, dove sono state costruite varie città colonia, illuminate e alimentate grazie ad una tecnologia molto evoluta a noi sconosciuta.

La razza rettiloide sarebbe in grado di nascondersi ad occhio umano anche grazie a poteri psichici, che ci farebbero credere di vedere una normale donna quando invece ci troviamo di fronte ad una rettiliana. Fisicamente sono umanoidi ma con tutte le caratteristiche di un rettile, per senza coda, persa durante l’evoluzione dato che un elemento di essere primitivi che non stanno in piedi. Si riproducono grazie a uova, che crescono all’interno della madre come un utero, alla fine della gestazione l’uovo viene espulso dal corpo della madre edil piccolo esce dal guscio , questo li renderebbe quasi un incrocio tra mammiferi e rettili.

Durante l’intervista si capisce che Lacerta anche se fosse una montatura è studiata molto bene, lei fa notare come la nostra specie si sia evoluta in un lasso di tempo molto breve se consideriamo l’età del nostro pianeta. In 65 miloni di anni si sarebbero susseguite sulla terra 7 razze di esseri umani, tutte create da una civiltà aliena (gli Illojim) che userebbe il nostro pianeta come uno zoo per esperimenti scientifici. Gli Illojim modificano geneticamente una razza migliorandone le capacità e le caratteristiche fisiche; quando vogliono passare ad uno stato successivo di evoluzione, arrivano e sterminano quasi totalmente la razza presente nel pianeta, ne modificano alcuni esemplari, poi se ne vanno e tornano dopo qualche migliaio di anni per vedere il risultato del loro esperimento. 

L’ultima volta che gli Illojim tornarono, fu circa 8500 anni fa, l’inizio della nostra civiltà. Molte costruzioni come le piramidi sarebbero opera di una civiltà precedente alla nostra, sterminata dagli alieni, gli antichi egizi avrebbero solo trovato queste costruzioni e provato ad imitarle senza successo. Il diluvio universale, Atlantide, e tutte le altre storie che si riferiscono a civiltà precedenti alla nostra, sarebbero quindi solo montature escogitate per nascondere lo sterminio alieno, che avverrebbe sotto forma di eventi naturali, terremoti, diluvi etc etc… la nostra storia sarebbe dunque tutta sbagliata.

In passato i rettiliani ci hanno difeso dagli illojim, perchè secondo loro sterminare una razza intera è una cosa barbara, ma la prossima volta non lo faranno dato che pensano che la nostra civiltà si sta rovinando da sola e merita di finire.

L’intervista si conclude con un messaggio rivolto all’intera umanità: “Aprite gli occhi!” e la promessa di rifarne un’altra per capire se qualcuno ha creduto alla prima e per continuare raccontare. Questo solo un piccolo riassunto, per capire bene tutto meglio leggere l’intervista integrale, qui per motivi di spazio non ho potuto raccontare tutto. L’intervista completa la potete trovare nel file infondo alla pagina.

LA SECONDA INTERVISTA


La seconda intervista si svolge circa sei mesi dopo la prima, nell’aprile del 2000, nella seconda intervista Lacerta commenta le reazioni avute dai terrestri dopo la prima, non si mostra stupita dello scetticismo degli esseri umani, e nemmeno delle accuse rivoltegli da alcuni religiosi di essere un demonio. Questo scetticismo considerato un vantaggio sia da quelli della sua specie che dagli Illojim, secondo lei la nostra specie sarebbe troppo chiusa mentalmente per comprendere i grandi misteri dell’universo.

Durante il secondo incontro si approfondisce di più l’aspetto dei poteri paranormali in possesso della rettiliana, che non esita a dare dimostrazioni di tali poteri, facendo lievitare oggetti e cose simili. I poteri vengono spiegati come una maggior capacità della sua specie, nel saper gestire i campi di influenza degli oggetti e nel controllo dei campi morfogenetici.

Si parla anche degli UFO che non sarebbero altro che loro navicelle malcelate o navicelle di altre razze presenti nel nostro pianeta. Si parla anche del fantomatico incidente di Roswell, dove si sarebbero scontrate ben due navicelle aliene di due specie differenti, questo avrebbe dato il via ad esperimenti sulla tecnologia aliena ritrovata e molti UFO sarebbero anche navicelle di proprietà del governo degli Stati Uniti, che cerca da anni di sfruttare tali tecnologie senza successo. Per fa notare come la nostra tecnologia si sia letteralmente impennata negli ultimi anni, tutto grazie a tecnologie aliene. Vengono proposte a Lacerta anche 5 foto di UFO, dove ne riconosce 2 come genuine, una sarebbe un nostro esperimento derivato da tecnologia aliena, e l’altro sarebbe un velivolo di una razza presente nel nostro pianeta da circa 35 anni.

L’intervista si chiude con un approfondimento della vicenda che l’ha portata in contatto con il giornalista e con una pi ampia descrizione del mondo sotterraneo. Alla fine Lacerta ha voluto anche lasciarci un messaggio:
"Dovreste imparare ad abbandonare il vecchio condizionamento e a smettere di stare sotto il controllo di qualcosa o qualcuno che se ne già andato da 5000 anni. Voi siete, dopo tutto, spiriti liberi. Queste sono le mie parole finali. "

Ovviamente tutto questo solo un piccolo riassunto generico di tutti gli argomenti trattati durante l’intervista, sarebbe meglio leggere l’intervista per intero per capire meglio se questa storia abbia qualche fondo di verità, potrete trovarla facilmente cercando nel web.

Tutta questa storia incredibile, difficile credere a tutto questo, ma c’ gente che convinta della veridicità di tutta la faccenda. Si dice che la storia sia stata smentita perfino dallo stesso giornalista autore dello scoop. Rimane sempre e comunque una lettura interessante, anche se vista come una specie di romanzo di fantascienza. Trattando di misteri del mondo, ho voluto occuparmi anche di questo caso che, anche se molto strano e controverso è comunque un mistero.

Ucraina. Un’altra cosa che non ci hanno detto

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(di Maurizio Blondet)

14 marzo 2014

Ecco un’altra verità taciuta: è in questa mappa. Il Pil pro capite della popolazione ucraina è meno della metà di quello della Russia (15.738 dollari annui contro 6.651); persino quello del Kazakhstan è quasi doppio di quello ucraino.


Come mai questo disastro economico? Essenzialmente, perché l’Ucraina, sperando nell’integrazione all’Occidente, ha eseguito fedelmente gli ordini del Fondo Monetario e ne ha applicato le ben note «ricette di risanamento»: eliminazione di ogni dazio (ossia protezione) per la sua economia, privatizzazioni in massa, svendita del patrimonio pubblico, chiusura di industrie «inefficienti», tagli dello Stato sociale (chi entra in ospedale si deve comprare farmaci, siringhe, bende) e dei salari e delle pensioni, austerità, con il conseguente arricchimento di oligarchi che poi mettono i soldi rubati a Londra e New York, l’odiosa e scandalosa disparità sociale, e la corruzione dei politici arraffoni che dalla svendita dei beni pubblici hanno estratto le loro tangenti… perchédemocrazia è inseparabile dalla corruzione politica, come sappiamo ben noi italiani. 

Contrariamente alla propaganda, Yanukovich non era affatto un filo-sovietico nostalgico del collettivismo; al contrario, lui e prima di lui la bionda Timoshenko sono stati allievi-modello del Fondo Monetario, e della UE, eseguendone le direttive. La stessa devastazione è stata operata in Russia dalla cosca Eltsin e dai suoi consiglieri della Scuola di Chicago. Putin ha raddrizzato la situazione, rallentato le privatizzazioni, recuperato i cespiti strategici nazionali rubati (e mettendo in galera Khodorkovski). Ci sono certo inefficienze nel sistema russo, e in quello kazako; ma alla popolazione è stato risparmiato l’abisso di miseria che rivela la cifra del Pil ucraino pro-capite. 

Quello che Yanukovich stava per firmare co la UE era un trattato di libero scambio totale, che avrebbe eliminato le protezioni su quel che resta della povera industria ucraina già devastata dalle privatizzazioni del 1990 e seguenti: lo svela un documento di 1200 pagine dal titolo orwelliano eurocratico: Deep and Comprehensive Free Trade Agreement (DCFTA), il cui primo capitolo annuncia: «LA massima parte delle tariffe doganali saranno eliminate appena l’accordo entra in vigore – L’Ucraina e l’Unione Europea elimineranno rispettivamente il 99,1% e il 98,1% delle tariffe». Significava chiusura di fabbriche e licenziamenti in massa, mentre il Paese sarebbe stato invaso di merci estere. Per di più, c’erano gli incalcolabili costi dello sforzo di conformare la propria legislazione alle 20 mila norme europee (normative tecniche, direttive ambientali eccetera), valutabili in decine di miliardi di euro. E, come non bastasse, il trattato comportava una clausola di armonizzazione tra EU ed Ucraina nella «sicurezza» (leggi: preparazione per l’integrazione nella NATO) in base a cui il Paese, che attualmente destina alla difesa lo 1,1% del Pil, avrebbe dovuto alzarla ali livello dei Paesi membri della UE, oltre il 2%: più spese militari, meno disponibilità per le spese interne. A guadagnarci erano più Northrop Grumman e Lockheed che la gente ucraina. 

A questo punto il Governo Yanukovich deve aver finalmente intuito che l’Europa non era il paradiso promesso. Bisogna dire che le speranze che facevano balenare i politici europei erano straordinarie: in un incontro a Yalta il 20 settembre 2013, il Ministro svedese Carl Bildt aveva detto agli ucraini che, se avessero aderito all’Unione doganale con Mosca, il Pil ucraino sarebbe sprofondato del 40%, mentre con l’adesione alla UE, Bildt prometteva un aumento del Pil del 12%: tassi di crescita da far invidia alla Cina. 

Menzogne sfrontate naturalmente, e il Governo Yanukovich ha cominciato a capirlo. Il suo viceministro Yuri Boyko, invitato dagli occidentali a chiedere il soccorso finanziario del FMI un’altra volta per i costi dell’integrazione economica con la UE, ha dichiarato: «Non contiamo su un aiuto del FMI perché la sua ultima offerta esigeva un rincaro delle tariffe dell’elettricità per le famiglie del 40%».

Un rincaro del 40% della luce, ad una popolazione che produce e guadagna per 6500 dollari l’anno a testa. Il macello sociale, con in cambio la vaga prospettiva di «investimenti esteri» che nella grande recessione europea diventavano sempre più ipotetici. Non si deve dimenticare che già nel 2011 il FMI ha sospeso una linea di credito di 12 miliardi, perché il Governo ucraino si era rifiutato di mettere fine ai sussidi che consentono di fornire il gas alle case ucraine a prezzi politici.

A questo punto l’offerta di Putin, di 15 miliardi di dollari per entrare nella sua Unione Eurasiatica (un mercato comune), è apparso il male minore.

È infatti interessante vedere com’è andata ai Paesi dell’Est che si sono fatti inglobare dalla UE, entrando nel «mercato» libero. Certo, ci sono perdenti e vincenti in ogni nazione. 

Ma per esempio:

Lettonia: ha perso le sue industrie d’auto ed elettroniche. 

Lituania: per l’introduzione delle quote latte, ha dovuto eliminare il 75% del bestiame che allevava. Su ordine della UE, il piccolo Paese ha dovuto chiudere la sua centrale nucleare di Ignalina, e di conseguenza diventare un importatore di elettricità (inoltre, deve procurarsi un miliardo di euro per smantellare la centrale). 

Estonia: ha eliminato l’80% del suo capitale in bestiame, e la sua agricoltura è stata riorientata nella produzione di biocarburanti. Su richiesta UE, ha tagliato la sua produzione di elettricità di due terzi (da 19 a 7 miliardi di kWh). Aveva un settore di macchine utensili: non esiste più. La fabbrica Volta di Tallin, che produceva materiali per l’industria energetica, è stata chiusa.

Nel 2007 la UE ha multato tutti e tre i Paesi baltici perché tentavano di costituirsi delle riserve alimentari al fine di far calare i prezzi: violazione del «mercato». L’industria della pesca dei baltici è stata parimenti stroncata dalle «quote» e dalle «norme di solidarietà» (sic) nell’uso delle risorse marine europee. 

Ungheria: ha dovuto liquidare l’industria di bus e autocarri Ikarus, che negli anni migliori produceva 14 mila veicoli l’anno.

Polonia: presunta storia di successo dell’integrazione nella UE. Un successo basato sui bassi salari e una fiscalità «business friendly», amica degli investitori esteri. Nel successo polacco, c’è che ha vinto e chi ha perso. Hanno perso i 300 mila minatori licenziati appena dopo l’entrata nell’Europa, perché le miniere di carbone sono state chiuse e il 75% dei minatori non ha più lavoro. I grandi cantieri navali di Gdansk (Danzica) che hanno costruito grandi navi per il mercato mondiale negli anni ’60-70, sono divisi in due società, che vanno male. Decine di cantieri più piccoli hanno parimenti chiuso. Quando si è unita alla UE, la Polonia aveva un debito estero di 99 miliardi di dollari; nel 2013, il debito estero era salito a 360 miliardi. Chiamatelo successo…

E a proposito di cantieristica: 

Grecia: aveva una celebre industria navale. Oggi praticamente non esiste più: gli armatori greci, da quando il Paese è entrato nell’euro, hanno comprato all’estero 770 navi; l’esigenza di adeguarsi alle normative eurocratiche ha fatto salire i costi in modo proibitivo. La produzione di cotone è dimezzata, sempre a causa delle normative europee, e causa delle «quote» di solidarietà (sic) imposte da Bruxelles, il settore vitivinicolo è stato duramente colpito. Sempre più gli analisti concordano nel ritenere che l’allineamento sulle normative e direttive europee è stato il fattore preliminare della catastrofe ellenica. 

Spuntano gli oligarchi

Il Governo auto-proclamato di Kiev ha nominato due oligarchi come governatori delle regioni di Dnepropetrovsk e del Donetz: Igor Kolomoisky (Privat Bank) e Sergei Taruta; e i due hanno ricevuto l’appoggio di un terzo oligarca, il più ricco di tutti, Rinat Akhmetov. I primi due sono legati al «sistema Timoscenko», è gente di pessima reputazione, con collegamenti alla malavita. Ciò permette di capire meglio uno dei moventi del putsch: alcuni oligarchi si sono vendicati del clan Yanukovich.

Igor Kolomoisky è presidente del Congresso Ebraico ucraino, e grande finanziatore di organizzazioni ebraiche; la sua elevazione al potere, da parte di un Governo in cui sono ampiamente rappresentati partiti e formazioni «antisemiti» come Svoboda, intende forse rassicurare la comunità giudaica internazionale. Ma l’ambasciatore israeliano a Kiev, Reuve Din El, ha aperto un contatto permanente con Dmitri Yarosh, capo delle formazioni militari Pravi Sektor, il quale ha assicurato l’ambasciatore che «prenderà tutte le misure» per combattere «l’antisemitismo». Ciò è ritenuto un colpo verso il partito Svoboda, che ha espresso posizioni «antisemite». (Israeli envoy opens ‘hotline’ with Ukrainian ultra-nationalist)

D’altra parte, gli oligarchi dispongono di proprie forze di piazza nelle tifoserie calcistiche violente, che loro controllano. Il candidato dei russofoni nella regione di Donetsk, Pavel Gubarev, che voleva opporsi all’oligarca Taruta scelto da Kiev, è stato sequestrato, portato a Kiev e condannato dalla procura (che è del partito Svoboda) a due mesi di prigione. Ma attivisti russofoni di Donetsk hanno impedito il rapimento di altri esponenti della loro parte, impadronendosi del pullman in cui venivano trasportati. Va segnalato che l’oligarca Taruta, forse per ingraziarsi la componente russofona, ha tenuto un durissimo discorso contro il Pravi Sektor.


La Stanza di Compensazione

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Presso la Banca d’Italia è istituita la stanza di compensazione, un luogo virtuale in cui si compensano le posizioni di credito e debito tra le banche partecipanti. Vediamo come funziona.

stanza di compensazione

Quando la Banca A presta a Tizio 100.000 €uro e Tizio emette un assegno di 100.00 €uro in favore di Caio, nel momento in cui Caio versa l’assegno presso la sua Banca B, sorgerà un debito della Banca A nei confronti della Banca B all’interno della stanza di compensazione.

Quasi tutti pensano che la Banca A alla fine della giornata provvederà a pagare questo debito con il proprio patrimonio o al limite con i soldi provenienti dalla raccolta presso i clienti. In realtà non è così. La Banca A nella pratica, non paga proprio niente. Mai.

Ma allora, se non paga niente, come fa la Banca B ad essere pagata?

Occorre distinguere due tipologie di casi: il primo caso è relativo alla possibilità che la Banca A non paghi nulla alla banca B in quanto possiede dei crediti nei suoi confronti derivanti da denaro bancario (assegni o altro) emessi dalla banca B e versati sulla Banca A dai propri clienti. 

Il secondo caso riguarda invece la possibilità che non paghi nulla in concreto, perché ricorre ad un rifinanziamento presso la Banca d’Italia, un rifinanziamento che si basa non tanto sulle garanzie della Banca ma su quelle che i clienti della medesima banca hanno rilasciato in suo favore (in particolare garanzie reali). Ne consegue che le garanzie servono non solo per assicurare la banca da perdite su prestiti effettuati con denaro proprio o dei clienti, ma anche e soprattutto per permettere ad una banca di pagare a un’altra banca prestito fatto con denaro mai posseduto, né in proprio né per conto di clienti. 

Ed è questa la ragione per cui un mutuo ipotecario è garantito da una ipoteca di valore almeno doppio rispetto al credito garantito (il mutuo è un'operazione a rientro e non potrebbe mai raggiungere il doppio del suo capitale per insolvenza del debitore a meno che la banca finanziatrice tolleri il mancato pagamento delle rate per un paio di decenni, senza fare alcunchè). Pertanto, ottenendo una garanzia doppia rispetto al prestito, la banca riesce a crearsi un "doppio asset" (un doppio attivo); per essere più chiari, un doppio credito, uno da utilizzare nei confronti del cliente e uno nei confronti della banca centrale che utilizzerà per pagare il debito nei confronti della banca B all’interno della stanza di compensazione. 

Alla fine della fiera se due persone si scambiano assegni per regolare reciproci debiti/crediti, mentre le relative banche non cacceranno un euro dalla transazione, regolandosi in compensazione a fine giornata presso la Stanza senza pagare nulla per il prestito contratto, i due soggetti resteranno debitori nei confronti della propria banca alla quale dovranno corrispondere i relativi interessi, frutto di tale ulteriore forma di signoraggio bancario.

Nel frattempo la Banca A, avendo iscritto come negativo a il prestito fatto a Tizio, detrarrà l'importo dal bilancio e pagherà meno tasse. Questo senza aver mai cacciato un un euro.

The Brussels Business

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Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà.


A questo si arriva in molti modi,non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca,ma anche negando o distorcendo l’informazione,inquinando la giustizia,paralizzando la scuola,diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine,ed in cui la sicurezza di pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti. (Primo Levi in Corriere della Sera – 8 maggio 1974)

“The Brussels Business” è un documentario uscito recentemente,realizzato dall’austriaco Friedrich Moser e il belga Matthieu Lietaert; ed il è il primo documentario che cerca di far luce sull’influenza delle lobbies nel processo decisionale dell’UE. 


Il film è già uscito nelle sale in Austria e in Belgio, e dovrebbe essere disponibile presto anche in altri paesi europei, ma non ci sono ancora date confermate; su youtube trovate il filmato tradotto in tutte le lingue europee, tranne l’italiano, ma fortunatamente Mauro Miccolis si è divertito a colmare questa mancanza.


E devo dire che il risultatoè stato molto divertente e anche appagante, in un certo senso; appagante perchè molte delle nostre intuizioni circa il ruolo di confindustria e della finanza, nella distruzione dello stato, sono confermate e provate ampliamente, così come anche la totale subalternità della classe politica europea ai diktat dell’industria e delle banche,è ormai provata. 

Dal documentario, emerge inequivocabilmente, che l’europa, l’UE non è un progetto politico, ma piuttosto un progetto imposto da un’oligarchia industriale, economica e finanziaria. Emerge chiaramente come l’UE sia una distopia, partorita da menti disturbate, come solo quella di un CEO di una multinazionale può essere. Il documentario svela la visione fascista del mondo di questa elitè, l’idea stupida di governare il mondo come si governa un’azienda (quello che è buono per le grandi aziende è buono per tutti, dicono questi signori); anzi peggio, di come vorrebbero governare un’azienda. 

Che l’europa, l’euro, il liberismo economico, lo smantellamento dello stato sociale, non siano cose volute dalla cittadinanza europea; credo che, favoriti dalle tenebre di questa crisi (frutto gioioso del liberismo) sia chiaro proprio a tutti; eppure, c’è ancora una fascia di popolazione, che ancora crede che ci sia un progetto politico dietro, e non la sola, nuda e cruda avidità e fame di un branco di squali. Ecco, questo documentario, una volta per tutte fa capire chi è che comanda in Europa, e cosa vuole questa gente.

Non solo. Questo filmato sia anche da lezione alla stampa italiana, completamentre prostrata ai piedi della politica, di confindustria e dei banchieri, imparino da questo filmato come si fa il giornalismo di inchiesta; ma non credo che questo mio suggerimento serva a molto, perchè comunque appresa la tecnica, manca quell’ingrediente fondamentale, che ti spinge a combattere contro tutto e tutti per dovere civile : la coscienza.

Hjalmar Schacht, il Banchiere ebreo di Hitler

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Quando Hitler sale al potere, la Germania soffre di una crisi industriale enorme, paragonabile a quella americana, con la relativa gigantesca disoccupazione. Ma a differenza degli Stati Uniti, per di più è gravata da debiti esteri schiaccianti. Non solo il debito politico, il peso delle riparazioni; anche il debito commerciale è pauroso.

Le sue riserve monetarie sono ridotte quasi a zero.

Inoltre, s’è prosciugato totalmente il flusso dei capitali esteri, che si presumevano necessari alla sua rinascita economica. La Germania insomma non ha denaro,ha perso i suoi mercati d’esportazione, è forzatamente isolata - dalla recessione mondiale - dal mercato globale. Costretta a un’economia a circuito chiuso, nei suoi angusti confini.

Ma proprio da lì, comincia a rinascere. Come?

Secondo Rauschning, i nazisti “si basavano sulle idee sempliciste del loro fuehrer, e s’erano creati una teoria monetaria che suonava pressappoco così: le banconote si possono moltiplicare e spendere a volontà,purché si mantengano costanti i prezzi”.

Hitler lo diceva con esplicita brutalità: “dopo l’eliminazione degli speculatori e degli ebrei, si dispone di una sorta di moto perpetuo economico, di circuito chiuso il cui movimento non si arresta mai. Il solo motore necessario per questo meccanismo è la fiducia. Basta creare e mantenere questa fiducia, sia con la suggestione sia con la forza o con entrambe” (3)

Sono idee sempliciste. O anche assurde sul piano della teoria economica: creare inflazione (stampare carta moneta) senza far salire i prezzi - e senza ricorrere al razionamento dei consumi, alle tessere del pane, come stava facendo Stalin negli stessi anni.

Eppure funzionano.

A causa del suo grande indebitamento estero, la Germania non può svalutare la moneta: questa misura renderebbe più competitive le sue esportazioni, ma accrescerebbe il peso del debito. Fra le prime misure del Terzo Reich c’è dunque il riequilibrio del commercio, perché il deficit commerciale non può più essere finanziato come si fa in periodi normali. Di fatto, la libertà di scambio viene sostituita da Hitler da meccanismi inventivi.

I creditori della Germania vengono pagati con marchi (stampati apposta, moneta di Stato) che però devono essere utilizzati solo per comprare in Germania merci tedesche.

Ben presto, questo sistema sviluppò, quasi spontaneamente, accordi internazionali di scambio per baratto: la Germania non aveva più bisogno di valuta estera (dollari o sterline) per comprare le materie prime di cui necessitava, perché non vendeva né comprava più.

Per il grano argentino, dava in cambio i suoi (pregiati) prodotti industriali; per il petrolio dei Rockefeller, armoniche a bocca e orologi a cucù.

Prendere o lasciare, e le condizioni di gelo del mercato globale non consentivano ai Rockefeller di fare i difficili.

Per i pochi commerci con esborso di valuta, il Reich impose agli importatori tedeschi un’autorizzazione della Banca Centrale all’acquisto di divise estere; il tutto presto fu facilitato da accordi diretti con gli esportatori, che disponevano di quelle divise e le mettevano a disposizione. I negozi sui cambi avvenivano dunque, “dopo l’eliminazione degli speculatori e degli ebrei”, senza che fosse necessario pagare il tributo ai banchieri internazionali.

Controllo statale dei cambi e del commercio estero sono praticati nello stesso periodo dall’Urss, con atroce durezza: ma con risultati miserandi.

Il controllo nazista dei cambi e dei commerci esteri invece, deve ammettere lo storico, “dà alla politica economica tedesca una nuova libertà”.

Anzitutto, perché il valore interno del marco (il suo potere d’acquisto per i lavoratori) è stato svincolato dal suo prezzo esterno, quello sui mercati valutari anglo-americani.

Lo Stato tedesco può dunque praticare politiche inflazioniste, stampando la moneta di cui ha bisogno, senza essere immediatamente punito dai mercati mondiali dei cambi (governati da speculatori ed ebrei) con una perdita del valore del marco rispetto al dollaro. E il pubblico tedesco non riceve quel segnale di sfiducia mondiale consistente nella svalutazione del cambio della sua moneta nazionale.

Così, Hitler può stampare marchi nella misura che desidera per raggiungere il suo scopo primario: il riassorbimento della disoccupazione. Grandi lavori pubblici, autostrade e poi il riarmo, forniscono salari a un numero crescente di occupati.

I risultati sono, dietro le fredde cifre, spettacolari per ampiezza e rapidità.

Nel gennaio 1933, quando Hitler sale al potere, i disoccupati sono 6 milioni e passa.

A gennaio 1934, sono calati a 3,7 milioni. A giugno, sono ormai 2,5 milioni.

Nel 1936 calano ancora, a 1,6 milioni.

Nel 1938 non sono più di 400 mila.

E non sono le industrie d’armamento ad assorbire la manodopera.

Fra il 1933 e il 1936,

è l’edilizia ad impiegarne di più (più 209%),

seguita dall’industria dell’automobile (+ 117%);

la metallurgia ne occupa relativamente meno (+83%).

Nei fatti, la stampa di banconote viene evitata - o piuttosto dissimulata - con geniali tecnicismi. Di norma, nel sistema bancario speculativo, le banche creano denaro dal nulla aprendo dei fidi agli investitori; costoro, successivamente servendo il loro debito (e anzitutto pagando gli interessi alla banca), riempiono quel nulla di vera moneta - di cui la banca si trattiene il suo profitto (4), estraendo il suo tradizionale tributo dal lavoro umano. Ma naturalmente questo metodo genera inflazione, perché mette in circolazione moneta aggiuntiva; e Hitler vuole - deve - risparmiare al suo popolo, che ha già conosciuto l’esplosione inflattiva del 1922-23, un’altra disastrosa esperienza del genere.

Nel sistema hitleriano, è direttamente la Banca Centrale di Stato (Reichsbank) a fornire agli industriali i capitali di cui hanno bisogno.

Non lo fa aprendo a loro favore dei fidi; lo fa autorizzando gli imprenditori ad emettere delle cambiali garantite dallo Stato. E’ con queste promesse di pagamento (dette’ effetti MEFO ‘) che gli imprenditori pagano i fornitori.

In teoria, questi ultimi possono scontarle presso la Reichsbank ad ogni momento, e qui sta il rischio: se gli effetti MEFO venissero presentati all’ incasso massicciamente e rapidamente, l’effetto finale sarebbe di nuovo un aumento esplosivo del circolante e dunque dell’inflazione.

Di fatto, però questo non avviene nel Terzo Reich.

Anzi: gli industriali tedeschi si servono degli effetti MEFO come mezzo di pagamento fra loro, senza mai portarli all’incasso; risparmiando così fra l’altro (non piccolo vantaggio) l’aggio dello sconto. Insomma, gli effetti MEFO diventano una vera moneta, esclusivamente per uso delle imprese, a circolazione fiduciaria.

Gli economisti si sono chiesti come questo miracolo sia potuto avvenire, ed hanno sospettato pressioni dello Stato nazista, magari tramite la Gestapo, per mantenere il corso forzoso di questa semimoneta.

Ma nessuna coercizione in realtà fu esercitata.

Gli storici non hanno trovato, alla fine, altra risposta che quella che non vorrebbero dare: il sistema funzionava grazie alla fiducia.

L’immensa fiducia che il regime riscuoteva presso i suoi cittadini, e le sue classi dirigenti.

Hanno detto che Hjalmar Schacht, il banchiere centrale del Reich, ebreo, che è l’inventore del sistema, ha reso invisibile l’inflazione: gli effetti MEFO erano un circolante parallelo che il grande pubblico non vedeva e di cui forse nemmeno aveva conoscenza, e dunque privo di effetti psicologici.

In seguito Schacht (che fu processato a Norimberga ma, naturalmente, assolto) spiegò – fumosamente d’aver pensato che, se la recessione manteneva inutilizzato lavoro, officine, materie prime, doveva esserci anche del capitale parimenti inutilizzato nelle casse delle imprese; i suoi effetti MEFO non avrebbero fatto che mobilitare quei fondi dormienti. Bisogna correggere la modestia del geniale banchiere. Erano proprio i fondi a mancare nelle casse, non l’energia, la voglia di lavorare, la capacità attiva del popolo.

Schacht fece molto di più. Da ebreo, conosceva bene la frode fondamentale su cui si basa il sistema del credito, e i lucri che consente l’abuso della fiducia dei risparmiatori e degli attivi, che col loro lavoro riempiono di vero denaro i conti di denaro vuoto, contabile, che la banca crea ex-nihilo. Per una volta nella storia, un ebreo fece funzionare la frode a vantaggio dello Stato - senza lucro - e del popolo.

Non a caso, e senza nessuna intenzione sarcastica, Hitler gratificò Schacht del titolo di “ariano d’onore”: mai definizione fu meglio meritata.

Un economista britannico, C.W. Guillebaud (5), ha espresso con altre parole lo stesso concetto: “nel Terzo Reich, all’ origine, gli ordinativi dello Stato forniscono la domanda di lavoro, nel momento in cui la domanda effettiva è quasi paralizzata e il risparmio è inesistente; la Reichsbank fornisce i fondi necessari agli investimenti [con gli effetti MEFO, che sono pseudo-capitale]; l’investimento rimette al lavoro i disoccupati; il lavoro crea dei redditi, e poi dei risparmi, grazie ai quali il debito a breve termine precedentemente creato può essere finanziato [ci si possono pagare gli interessi] e in qualche misura rimborsato (6)”.

Con il denaro creato dal nulla a beneficio del popolo, anziché degli speculatori, la Germania - mentre il mondo gela nella recessione profonda degli anni ‘30 - prospera.

La massa dei salari, che ammontava a 32 miliardi di marchi nel 1932, è salita nel 1937 a 48,5 miliardi: parecchio di più della massa salariale del boom pre-1929 (42,4).

E qui gli economisti, i teorici del monetarismo e della mano invisibile del mercato, aspettano al varco l’esperimento hitleriano: quell’abbondanza di potere d’acquisto nelle tasche dei lavoratori provocherà una crescita esponenziale dei consumi, e dunque una pressione al rialzo dei prezzi. Si tenga conto che quel denaro è nelle mani di milioni di uomini e donne che sono stati disoccupati per anni, e per anni hanno vissuto nella privazione: la corsa agli acquisti di generi di consumo sarà dunque inarrestabile. Non ci sarà alcuna creazione di risparmi indicata da Guillebaud. L’inflazione sembra tanto più certa, in quanto nella Germania di Hitler, fra il 1932 e il 1937, la produzione di beni di consumo aumenta poco (+39%), specie in confronto all’enorme aumento di beni di produzione, macchinari, strade, fabbriche (+ 172%). Dunque il potere d’acquisto aggiuntivo si getterà a comprare beni relativamente scarsi, accentuando la spinta all’inflazione.

Ebbene: in Germania, l’inevitabile inflazione non si verifica.

L’indice del costo della vita, pari a 120,6 nel 1932, è nel 1937 a 125,1: in cinque anni l’inflazione sale di poco più che 4 punti.

Come mai?

Alla ricerca del trucco, gli economisti si sono chinati sul prelievo fiscale.

Certo lo Stato nazista avrà sottratto agli operai una parte notevole del loro nuovo potere d’acquisto con tributi gravosi.

In realtà, nella Germania del 1937 la percentuale del prelievo fiscale sul reddito nazionale è pari al 27,6%, appena poco di più del 26% del 1933, quando Hitler prende il potere.

Del nuovo reddito creato dalla prosperità indotta, il Reich non preleva che il 7,5%: un prelievo così mite non si è visto mai, né prima né dopo, negli Stati più liberali. E di fatto, il risparmio dei privati in quegli anni, praticamente, si quintuplica: incoraggiato dallo Stato, ma non imposto coercitivamente.

I teorici devono dunque ricorrere a spiegazioni poco scientifiche: la naturale frugalità germanica, la sua innata disciplina. Per evitare un altro termine, che spiegherebbe di più: l’entusiasmo di un popolo spontaneamente mobilitato per la propria rinascita, liberato dal giogo dei lucri bancari, che ha capito perfettamente gli scopi dei suoi dirigenti, e vi collabora con energia e creatività.

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