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Channel: Le Stanze di Atlanticus
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Gli avvistamenti di un'isola perduta nell'Atlantico

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Hy Brazil o Brazil o Brasil è il nome di un’isola leggendaria che si pensava esistesse nell’Oceano Atlantico. Plinio il vecchio la chiamò insulae purpuraricae e per secoli si ritenne la sua esistenza certa tanto che i geografi la disegnarono sulle loro carte fino al 1853.

Generalmente si ritenne che Hy Brazil si trovasse nel mezzo dell’oceano, a centinaia di miglia a ovest dell’Irlanda, anche se non mancò chi ne segnò la posizione a poca distanza dalle Azzorre.Secondo la leggenda scomparve inghiottita dal mare, non si sa come né quando.

Sempre secondo la leggenda quest’isola di “Hy Brazil” era formata da un’unica città, la quale era piena di templi, ed abitata da una civiltà antica ma molto progredita e tecnologicamente avanzata da essere paragonata all'Isola degli dei (atlantide)


L’etimologia di Hy-Brasil sono sconosciute, ma nella tradizione irlandese, si pensa provenga dal Breasail Uí, “discendenti (clan) di Breasal”, uno dei più antichi clan del nord-est dell’Irlanda. Carte nautiche identificano un’isola chiamata “Bracile”, al largo dell’Irlanda occidentale, nel lontano 1325, in una mappa di Angelino Dulcert. In seguito appare come Insula de Brasil nella mappa veneziana di Andrea Bianco (1436), come una delle isole più grandi di un arcipelago dell’Atlantico.


Questa è stata identificata per un certo periodo con la moderna isola di Terceira nelle Azzorre. Una mappa catalana del 1480 identifica due isole “Illa de Brasil”, una a sud ovest dell’Irlanda e una a sud della “Illa verde” o Groenlandia. Nelle mappe l’isola era indicata come circolare, spesso con un canale centrale o un fiume in direzione est-ovest che attraversava il suo diametro.


Nonostante i vari tentativi falliti di ritrovare la misteriosa isola, questa è apparsa regolarmente sulle mappe fino al 1865, anno in cui è stata chiamata Brasil Rock. Si ritiene che la scoperta dell’isola fosse ad opera di Giovanni Caboto in una spedizione partita da Bristol nel 1480. Nonostante la somiglianza nel nome, la nazione sudamericana non ha alcuna relazione con le mitiche isole.


Nel 1674 il capitano John Nisbet affermò di aver addirittura visitato l’isola in un viaggio dalla Francia all’Irlanda. Egli dichiarò che l’isola era abitata da grandi esseri di luce. Tornò con oro e argento sostenendo che gli fu donato dagli abitanti. Come risultato, una seconda spedizione all’isola fu capitanata da Alexander Johnson, che confermò al suo ritorno le incredibili storie di Nisbet. Hy-Brasil è stata anche identificata con Porcupine Bank, una secca nell’Oceano Atlantico a circa 200 chilometri ad ovest dell’Irlanda scoperta nel 1862.


L’ultimo avvistamento documentato di Hy-Brasil è datato 1872 da Robert O’Flaherty e TJ Westropp. Westropp visitò l’isola in tre occasioni e ne fu così affascinato da aver portato con se la sua famiglia. Sebbene Hy-Brasil appaia in molte mappe antiche, non se ne trova traccia nelle carte moderne. Hy-Brasil è semplicemente scomparsa senza lasciare traccia. 

Si racconta fosse la sede di una civiltà altamente avanzata guidata da un enclave di sommi sacerdoti. Si raccontano storie di tecnologie avanzate e che le torri della città e le strade fossero  ricoperte d’oro. I sacerdoti avevano una conoscenza universale e i cittadini di Hy-Brasil erano intelligenti e ricchi oltre ogni immaginazione.

Molti ricercatori ritengono che Hy-Brasil e Atlantide siano lo stesso luogo.


Nel 1980 il sergente Jim Penniston era di stanza presso la base militare Brentwaters. Ci fu un incidente UFO nella zona di Rendlesham Forest ed egli afferma di aver toccato uno di questi velivoli e telepaticamente ricevuto un messaggio in forma di codice binario, che ha scritto in una nota subito dopo l’incidente, dicendo nulla di ciò che era successo per tre decenni. Il programmatore Nick Ciske, assunto da History Channel ha decifrato il codice scoprendo che conteneva le coordinate di navigazione di una zona al largo dell’Irlanda occidentale. Le coordinate sono le stesse che i cartografi antichi usarono per l’isola di Hy-Brasil.


Il Popolo dei Rasna. Il mistero degli Etruschi

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Da un articolo di Dino Vitagliano 

Una gloriosa migrazione venuta da lontano approda sui lidi italici e da sempre sfugge alle ricerche più approfondite. Dov’era la loro patria? Perché scomparvero senza lasciar traccia? Un’analisi degli aspetti misterici e controversi degli Etruschi.

L’articolo non avrebbe la sua forma attuale senza il contributo prezioso e determinante di Romano Manganelli, da sempre appassionato cultore della civiltà etrusca, che con profonda umiltà mi ha permesso di comprendere i miei sbagli e rafforzare la validità delle mie ricerche. (n.d.A)

L’ombra dei Rasna

Gli Etruschi sono il popolo più enigmatico ed affascinante che appartiene all’Italia, territorio principe della loro influenza. Secondo il ricercatore Mario Gattoni Celli, le notizie storiche su di loro non coprono più di cinque o sei pagine di libro. Nulla di più esatto.

etru 300x189 Etruschi: lombra dei Rasna

I testi scolastici sorvolano rapidamente sulla potente monarchia etrusca sviluppatasi per molte generazioni, formata da sette re che gli alunni ripetono in successione come una filastrocca, dopo i quali si giunge immediatamente alla nascita della repubblica romana. I saggi degli studiosi, dal canto loro, aggiungono soltanto che gli Etruschi erano autoctoni della nostra penisola che parlavano una lingua indecifrabile e raggiunsero livelli eccelsi nelle arti, nella politica e nell’architettura, evitando di sottolineare le conquiste umane e spirituali donate all’impero romano. Negli ultimi anni, dopo attente riflessioni, si è fatto in strada in chi scrive il sospetto, divenuto pian piano certezza, che un fitto velo di silenzio sia calato sulla stirpe etrusca, per nascondere segreti di vitale importanza. Gli Etruschi non sono mai morti e ci hanno donato un tesoro inestimabile che narra una storia, la nostra, iniziata molto tempo fa.

Discesero dai Giganti

I ricercatori più audaci pongono l’origine degli Etruschi in Lydia, a oriente di Smirne, citando Erodoto che scrive ne Le Storie, I, 94: “Raccontano i Lidi che sotto il re Atys, figlio di Manes, vi fu in Lydia una grande carestia; per un po’ la popolazione vi tenne fronte, ma poi, visto che non cessava, … il re divise il popolo in due parti… A capo dei designati a rimanere pose se stesso; degli altri designati a partire, il proprio figlio Tirreno. Gli esuli scesero a Smirne, costruirono delle navi…e salparono alla ricerca di una nuova terra…, finché dopo aver costeggiato molti paesi, giunsero presso gli Umbri dove fondarono città che tuttora abitano…”

Manes, analogo al primo faraone egizio Menes, è il leggendario monarca Manu, nome collettivo che incarna la guida delle sette razze–madri con le corrispettive sottorazze. Il Manu aveva condotto moltissime migrazioni in epoche antidiluviane dalla primordiale Isola Bianca nel Mar del Gobi, la mitica Thule, territorio tropicale lussureggiante che estendeva i suoi confini al Polo Nord, sino alla formazione dei continenti di Mu e Atlantide. Gli Etruschi chiamavano se stessi Rasna, dalla radice ra, analoga al Ramu, re–sacerdote di Mu, Rama in India e al Ra egizio, personificazione dell’energia solare, cuore vitale del Cosmo. Simboli la svastica ed il globo alato delle tavolette di Mu, effigiate rispettivamente sui muri di Sovana, a Grosseto, e nella Tomba dei Rilievi di Caere. Le vie commerciali degli Etruschi erano le Tule che giungevano sino in Himalaya, e il cui eco ritroviamo nel toponimo Caput–tolium, capo delle Tule, il Campidoglio. Roma, infatti, sorge sul Tevere che incarna la Via Lattea e ha sette colli come gli astri dell’Orsa Maggiore, vicina alla stella polare citata nel Rg-Veda indù, asse del cielo che pulsa a Thule.

Antenati degli Etruschi sono i Toltechi, terza sottorazza principe della stirpe atlantidea, come apprendiamo dall’opera di Arthur Powell, Il Sistema solare. Di colore rosso–bruno, avevano un’altezza prodigiosa e primeggiavano nell’arte edilizia con templi ciclopici, strade lastricate e ponti. Crearono un impero splendente durato diversi millenni, quando un cataclisma si abbattè su Atlantide e i Toltechi si spinsero nelle Americhe, fondando la civiltà incaica, mentre i suoi eredi edificarono nel IX sec d.C. Tula in Messico, con i loro enormi “atlanti”. Il gene tolteco si ritrova intatto nella sesta sottorazza akkadiana, propria degli Etruschi, che presentano legami inestricabili anche con gli Egizi, i Maya e gli Indiani del Nordamerica, altri discendenti dei Toltechi.

Un colore regale

Gli affreschi nella Tomba del Triclinio, a Tarquinia, ritraggono uomini rossi, mentre la Tomba degli Auguri presenta personaggi di rango elevato del medesimo colore che si stagliano sopra individui comuni. Un altro ancora tiene fra le mani un uovo, segno della creazione eterna. I re etruschi, durante le cerimonie rituali, si tingevano di rosso con il minio, e rosso sarà il colore preferito dall’imperatore Nerone. Il rosso, ammettono gli studiosi, ha carattere sacro, senza spiegarne però il motivo. Simboleggia gli ancestrali predecessori e rimanda al culto del pianeta Marte, incarnato dalla Sfinge leonina interamente rossa, a Giza, e dal giaguaro della piramide di Chichén Itzà. Il felino sacro ricompare di nuovo a Tarquinia, nella Tomba dei Leopardi e in quella delle Leonesse, in realtà giaguari. I pellerossa del Nordamerica, infine, come gli Etruschi conservano sepolcri a forma di tumulo e venerano i simboli dell’uovo e del serpente.

Parlavano sanscrito

Ma chi erano in verità gli Etruschi? La lingua ne penetra il mistero? L’imperatore Claudio, affascinato dal loro mondo, scrisse i Tirrenika in venti volumi, spariti nel nulla. Stessa sorte subirono gli Annuali Etruschi custoditi nel Tabularium Capitolinum, che narravano la vera origine dei Romani, i Libri Etruschi e i Tusci libelli, conservandosi soltanto qualche frammento negli autori latini. Strano, dato che gli scolari romani andavano a studiare l’etrusco nella prestigiosa Caere. La lingua dei Rasna, afferma il filologo Bernardini Marzolla, svela un’antica discendenza dal primo idioma del pianeta: il sanscrito. Il testo più completo è inciso sulle bende di una mummia scoperta in Egitto due secoli fa, ora al Museo di Zagabria. Le strisce di tela, quattordici metri, compongono il “Libro della Mummia”, aggiungendosi alle oltre dodicimila iscrizioni rinvenute.

Adepti della Grande Madre

Intorno al 1.000 a.C., gli abitanti della Lydia dimorarono nell’isola di Lemno con capitale Efestìa, nel Mar Egeo, disseminata di necropoli e santuari alla vergine nera Cibele, invocata come madre dell’Indo. Le fanciulle raticavano la sacra teogamia in collegi particolari, che ricordano quelli delle Mamacones inca e delle Vestali romane. La società etrusca era di tipo matriarcale, come Atlantide, con le donne che presenziavano ai sacri culti e godevano di un peso influente nelle decisioni più importanti. Prova ne è la tomba Regolini–Galassi, scoperta nel 1836 a Caere, che ospitava la principessa Larthia, con indosso un fibula intessuta di minuscole sfere granulate. Rivelatrice, poi, la storia di Lucumone, figlio di un nobile corinzio, che insieme alla moglie Tanaquilla giunge a Roma da Tarquinia nel VII sec. a.C. Alle porte di Roma, un aquila afferra il cappello di Lucumone per poi restituirglielo. Un presagio sacro, simile al mito azteco, e alla fondazione della metropoli di Cajamarquilla in Perù, dove un condor avrebbe incoronato il suo fondatore. Tanaquilla è un nome incaico, dato che quilla significa luna, suggerendo che la donna appartenesse ad un antico culto lunare. In etrusco, lo stesso nome è Thanakhvil, dove than è l’aspetto femminile del dio Tin e akhvil è ancella, in quechua aclla, indicante cioè “le ancelle degli dèi”, un ordine sacro.

Gli avamposti megalitici

Lucumone entrerà a Roma mutando il suo nome in Tarchunies Rumach, Lucio Tarquinio Prisco, e diverrà re nel 607 a.C. dopo la morte di re Anco Marzio (strana assonanza con il termine egizio Ank–hor). Sarà lui a drenare l’acqua che alimenterà il Tevere dai colli attorno a Roma, a creare il Foro Boario, il Tempio di Vesta e il Circo Massimo, luogo di culto. Suo è anche il magnifico tempio di Tinia–Giove sul Campidoglio. Roma, territorio di povere palafitte, entrerà a far parte delle dodici città sacre che coprivano l’intera Etruria, mentre un numero analogo di metropoli interessò la Campania. Nell’erezione di un sito, i geomanti etruschi tracciavano due linee ad angolo retto in direzione nord–sud, il cardo maximus, e il decumanus maximus con andamento est–ovest, ponendo nel punto d’intersezione la pietra omphalos, ritrovata spesso intatta dai moderni mezzi di rilevamento.

Le metropoli etrusche annoverano Cortona, Arezzo, Fiesole, Tarquinia, Vulci e Populonia. Il monumentale complesso urbano di Caere, con una necropoli che copre 360 ettari, era anticamente il porto più potente del Mediterraneo, insieme ad Hatria, e da innumerevoli altri sulla costa Tirrenica. Uno dei più antichi insediamenti è Vetulonia, che superava Atene con oltre centomila abitanti. Le sue pietre megalitiche un tempo si stagliavano sulla collina–tumulo, ugualmente a Ollantaytambo sulle Ande. Sulla ciclopica Cosa, vicino Orbetello, vigila una Sfinge di pietra e il contiguo monte di Ansedonia è scolpito con animali mitologici analoghi a Marcahuasi. Indistinguibili, poi, la cinta muraria di Volterra lunga 8 km e quella di Pisaq in Perù, come pure i blocchi poligonali di Alatri e Amelia, pesanti centinaia di tonnellate, e Sacsayhuaman, sovrastante Cuzco. Le profonde affinità degli Etruschi con gli Inca trovano autorevole conferma in Zecharia Sitchin, da noi interpellato, il quale ha risposto affermativamente circa la nostra intuizione di un simile legame con la lontana America.

Colpisce, poi, l’omofonia di Chianciano (probabilmente consolidatosi da un etrusco Clanikiane) e Chan Chan, capitale del Gran Chimù peruviano, le quali conservano anche identiche urne funerarie antropomorfe risalenti al VII sec. a.C. A Poggio Murlo, Siena, è stata rinvenuta anche una statuina con barba posticcia di un “antenato”, munita di uno strano sombrero simile al copricapo del Guerriero di Capestrano. Infine abbiamo Veio, patria dell’artista Velca, che scolpì la magnifica statua di Apollo, divinità la cui l’effige sul Palatino sarà alta 15 metri. La stirpe degli Amhara o Aymarà, che abitarono l’antic Ameria (Amelia) con il nome di Amr, adoravano Apu Illu, Signore dei fulmini, sul Monte Soracte in Bolivia, mentre i Romani costruirono sul Monte Soracte, cantato da Orazio nelle sue Odi, un santuario ad Apollo.

Le invisibili arterie di Porsenna

L’opera più imponente è il Mausoleo di re Porsenna a Chiusi, tratteggiato da Varrone e Plinio nei loro libri. La struttura sembra un tempio buddhista con ben quindici piramidi di altezza indescrivibile e una sfera di bronzo al centro, che emetteva particolari frequenze. I suoi pinnacoli antenne rivolte al cielo per incanalare l’energia cosmica. Costituiva il centro oracolare madre in Italia, legato con quelli di Delfi, Dodona, Tebe, Heliopolis e Metsamor, in Asia Minore. Sotto il vicino Poggio Gaiella si diparte una fitta rete di gallerie sotterranee inesplorate che formano il labirinto di Porsenna, cuore cerimoniale connesso con le dodici città–stato e le metropoli gemelle al di là dell’oceano. Anche le catacombe sotto San Pietro, una volta templi etruschi, erano parte di questo disegno.

Gaius Mucius Scaevola 300x221 Etruschi: lombra dei Rasna

Funzione iniziatica avevano i cunicoli ad U, come quello lunghissimo ed inquietante di S.Valentino e altri a Pitigliano, Sorano e Sovana, un’area archeologica di notevole interesse, costellata delle famose “tagliate”. Queste enormi strade nel tufo, che paiono scavate con il laser, si ergono vertiginose nelle vicinanze di necropoli, templi, luoghi sacri, e spesso vicine le une alle altre. Sorte al ritmo del flauto, con cui gli Etruschi scandivano ogni attività, richiamano alla mente il musico greco Anfione, il quale edifica Tebe “alla musica delle sua lira”, presumibile scienza sonica antidiluviana. Se l’enorme traforo sotto Castel Gandolfo, più di 1 km, è un’opera di ingegneria idraulica, lo scopo delle “tagliate” non è ancora chiaro. Alla luce delle attuali cognizioni, rappresentano allineamenti astronomici o tellurici di rilevante importanza, istoriate da glifi cosmici. Il tufo, infatti è un materiale radioattivo, rinvenuto anche a Cuzco e sulla piana di Nazca.

Guardiani della vita

L’illustre linguista Georges Dumézil, in appendice alla sua opera La religione romana arcaica (Rizzoli, 2001), dichiara in toni concisi che i Romani mutuarono da un “passato indoeuropeo” un solido sostrato rituale, che “l’apporto etrusco” modificò lievemente. Una contraddizione in termini. Per amore di chiarezza, facciamo notare che gli Etruschi sono l’elemento indoeuropeo, e i Romani si limitarono ad adottare le loro elevatissime concezioni, come in precedenza i Greci, poi totalmente stravolte.

Gli Etruschi erano un popolo pacifico, costretto ad impugnare le armi soltanto a causa delle vessazioni di Roma. Avevano una visione animista, in cui l’Universo tutto pulsa di vita e ogni organismo è connesso. Da qui l’amore per la Terra, i boschi, le fonti, le montagne e il cielo, sinfonia sublime dell’Energia Prima, che nel corpo umano esprime la sua sacralità attraverso le funzioni sessuali. Il loro pantheon è formato da numerosi personaggi ed esseri ausiliari, esprimenti i molteplici aspetti di una lontana dottrina esoterica, invisibile ai profani. Similmente agli gnostici, ritenevano, infatti, l’uomo al centro delle forze luminose ed oscure, in grado di stabilire da solo quale via intraprendere per tornare in alto.

Il linguaggio della Natura

Le rivelazioni uraniche si ritrovano nei Libri acherontici, sulle dimensioni nascoste, rituales, fatales, e i Libri haruspicini riguardanti l’epatoscopia, o esame del fegato, per gli Etruschi un piccolo cosmo in movimento. Una scienza definita dai Romani “etrusca disciplina”. I volumi provenivano dal sapiente fanciullo Tages, spuntato da una zolla di terra, informazione che ci ricollega al regno sotterraneo di Agarthi. La Madreterra donò agli Etruschi la geometria sacra e il suono primordiale, con il quale ammaliavano gli animali. Notevole l’incisione del mandala esoterico “fiore della vita” a sei petali, di matrice indiana, trovato sulla stele del guerriero Avele Feluske, a Vetulonia. La disposizione reticolare dei massi negli edifici replica la struttura biologica della cellula, facendo sì che l’intera costruzione prenda vita e “comunichi” determinate frequenze, particolarmente attive presso i corsi d’acqua. L’elemento liquido aveva una funzione purificatrice, ancor oggi apprezzata nei centri termali di Saturnia e Petriolo. Numa Pompilio, che le tradizioni descrivono come monarca pacifico e illuminato, era in contatto con la ninfa Egeria, che abitava una sorgente nel bosco sacro vicino al fiume Almene. L’acqua sorgiva magnetizza i raggi cosmici, come gli infrarossi, rigenerando la terra e le forme di vita. Nell’uomo potenzia la memoria ancestrale e inonda l’ipotalamo di energia planetaria.

Il bagliore di Zeus

Numa compose dodici libri di “scienze naturali” che nascose in un’arca nel suo sepolcro, trovato poi vuoto, e introdusse il calendario solare di 365 giorni e ¼. Padroneggiava il “fuoco di Zeus”, l’elettricità, e i suoi templi possedevano parafulmini all’entrata. Il suo successore, Tullo Ostilio, morì invece incenerito dalle scosse fulminanti. Il segreto di Numa passò a Porsenna, che nel VI sec.a.C. polverizzò Bolsena, invocando una folgore celeste, e sconfisse con una scarica elettrica un essere feroce dal nome profetico: Volt.

Lo studio dei tuoni e dei fulmini era codificato nei Libri fulgurales, con le istruzioni per evocare, dominare e guidare le folgori. Riti complessi seguivano alla caduta di un fulmine in un determinato luogo, che veniva immediatamente recintato per precauzione e dichiarato sacro, per la presenza nel terreno di ferro meteorico dei bolidi stellari, vitale agli Etruschi. I fulguratores, provvisti di cera nelle orecchie, allontanavano le vibrazioni residue modulando una parola sacra. Alle Sorgenti della Nova, un’antica metropoli guarda da una scalinata il Monte Becco, santuario etrusco, dove ancor oggi avvengono strani fenomeni magnetici. Anche Costantino, sacerdote del Sol Invictus, consultava segretamente gli aruspici etruschi, disposti a lanciare folgori sui Goti di Alarico nel 410 d.C., sotto papa Innocenzo. I fulgurales erano una parte dei Libri Vegoici, dono della ninfa Vecu al tempio di Apollo, in cui possiamo ravvisare i famosi Libri Sibillini, portati all’imperatore Augusto da una donna misteriosa e distrutti dai cristiani nel 400 d.C.

Gli iniziati sonici

Numa istituì il collegio dei lucumoni, formato da 60 sommi sacerdoti abbigliati con la veste di porpora, la catena d’oro, il tutulo conico sul capo che funge da ricettore celeste. In mano il lituo, lo scettro ricurvo sormontato da un’aquila, che emetteva onde sonore. I lucumoni erano medici–sciamani che viaggiavano nei mondi astrali acquisendo prodigiose conoscenze utili alla guida della comunità, come avviene nella culture siberiane ed uralo–altaiche. Fra gli Inca assumevano il nome di astronomi Tarpuntaes. Sempre a Numa dobbiamo la creazione di un altro enigmatico collegio, quello dei Flamines Dialis, custodi del soffio terrestre, che nascondono nel nome l’energia fiammeggiante della kundalini, alla base della spina dorsale. Costretti da severissime norme, dormivano in grotte sacre sopra un piccolo pertugio nel terreno. Il loro abbigliamento consisteva in una “camicia” dalle ignote funzioni e una sorta di stetoscopio con un filo di lana che captava l’afflato tellurico, vestimento che nell’insieme lascia intravedere perdute operazioni geotecniche di vulcanologia.

La stirpe del silenzio

Centro iniziatico e cuore della vita etrusca è il Fanum Voltumnae, nella fitta selva del Lamone intorno al Lago di Bolsena, che estendeva i suoi confini sino a Tarquinia, formando un luogo sacro al confine tra cielo e Terra. Qui, nel sacro Tempio, i lucumoni delle dodici città sacre si riunivano ogni anno per eleggere un nuovo sacerdote e celebrare la cerimonia misterica della Paska, in cui si spezzava il pane e si beveva il vino, mentre i partecipanti ricevevano una melagrana, la rigenerazione. I Rasna erano a conoscenza che il loro compito sulla Terra volgeva al termine, come gli Incas che lessero nelle stelle uguale ammonimento. Dieci “saecula” durava la civiltà gloriosa che avevano creato, e nulla, nemmeno il più potente dei lucumoni, era in grado di opporsi. Scomparvero all’alba di un nuovo Sole, stirpe coraggiosa che in silenzio aveva plasmato il tempo.

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Bibliografia 

Aziz, Philipphe La civiltà etrusca – Libritalia, 1996
Celli, Mario Gattoni Gli Etruschi dalla Russia all’America – Carabba, 1968
Churchward, James Mu: il continente perduto – Armenia, 1999
Collins, Andrew Il sepolcro degli ultimi dèi – Sperling & Kupfer, 1999
Compassi, Valentino Dizionario dell’universo sconosciuto – SugarCo, 1989
Drake, Walter Raymond Quando gli dèi camminavano sulla Terra – Casa Editrice Meb, 1982
Feo, Giovanni Misteri etruschi – Stampa Alternativa, 2000
Gatti, Enzo Gli Etruschi – Edizioni Frama Sud – 2 voll.,1979
Hancock, Graham Lo Specchio del Cielo – Corbaccio, 1998
Kolosimo, Peter Italia mistero cosmico – SugarCo, 1987
Marzolla, Piero Bernardini L’etrusco – Una lingua ritrovata – Mondadori, 1984
Moreau, Marcel La civiltà delle stelle – Corrado Tedeschi Editore, 1975
Pallottino, Massinmo a cura di Gli Etruschi – Bompiani, 1992
Pincherle, Mario Come esplose la civiltà – Filelfo, 1977
Powell, Arthur Il Sistema Solare – Edizioni Alaya, 1993
Quattrocchi, Angelo Miti, riti, magie e misteri degli Etruschi – Vallardi, 1992

Sfuggire all'Eterno ritorno

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Un testo illuminante e coraggioso che puo' mettere sottosopra tutta la poetica e la letturata esoterica e spirituale, sul tema karma, vite passate e reincarnazione...Tutti avranno sentito parlare del tunnel di luce al quale la nostra anima si sente fortemente attratta al momento della morte, ma qual'è il vero significato della revisione che facciamo della nostra vita ? Perché andiamo quasi sempre a finire sulla via di ritorno in questa terza dimensione e che cosa potremo fare per uscire dai cicli di re-incarnazione?



Near Death Experience (esperienza pre-morte): le caratteristiche comuni a tutti

Quasi tutti coloro che sono stati resuscitati da uno stato di pre-morte dicono che non desideravano fare ritorno in vita e che provavano, nell'al di là, la sensazione di essere "a casa"- Pertanto, se così ci si sente “dall’altra parte”,
perché mai continuiamo a nascere nuovamente in questo mondo infermale?

Così come riportato da migliaia di persone che hanno avuto l'esperienza di pre-morte, una volta liberi dal corpo fisico, hanno avuto esperienze comuni:
  • La "morte" iniziale
  • Il tunnel e la luce bianca
  • L’altro lato del tunnel
  • L'incontro con degli esseri, visti come angeli, guide, amici e famigliari
  • La revisione della propria vita
  • Essere rimandati nuovamente sulla Terra
  • Le lezioni acquisiti nell'al di là
  • reincarnation cycles


Il tunnel di luce è così attraente perché ci offre l'opportunità di incontrare i nostri cari, morti in precedenza. Il sentimento d’amore viene descritto in modo amplificato piu’ di ogni altra cosa che noi come umanità possiamo vivere in questa realtà tridimensionale. In realtà, il tunnel di luce è un raccoglitore di anime che continua a riciclare la tua anima insieme all'energia del tuo corpo fisico, reincarnazione su reincarnazione..


La Revisione della propria Vita

Parte di questo procedimento riguarda una revisione della propria vita, in cui vedi in una panoramica a 360 gradi, tutto cio’ che hai fatto nell’ultima incarnazione. Qui vedi la tua vita dalla prospettiva di tutti quelli che hai incontrato nella tua precedente incarnazione . Cosi puoi vedere come hai ferito i sentimenti di qualcuno, quando vedi la vita dalla prospettiva dell’altro, oppure puoi vedere quanta felicità hai portato a qualcun altro, dopo avergli fatto un atto di gentilezza, senza aspettarti nulla in cambio

Sarai molte volte con un essere che pare “della Fonte” (spirituale) che ti sembra amorevole e che riderà con te nel vedere la tua revisione di vita. Tuttavia lo stesso “essere”, ti rimanderà in questa dimensione tridimensionale, dopo questa revisione della vita, nonostante tu sia felice di essere “dall'altra parte del velo”.


Guide Spirituali

A tutti vengono assegnate guide spirituali, ma chi sono veramente costoro e qual è il loro scopo principale? E’ possibile che essi siano semplicemente dei rappresentanti di coloro che ci tengono in questo loop, dentro questi perpetui cicli di reincarnazione?

Secondo i Wes Penre Papers:
Non sono cosi tanto appassionato di queste “guide spirituali”, che ti vengono incontro quando lasci il tuo corpo alla morte. La piu’ parte di loro sono Assistenti Siriani [da Sirio, ndt] , come per esempio Vegani non fisici [dalla stella Vega, ndt…] e i Grigi. Stai molto all’erta se ti dicono di seguirli nella “luce” o verso “il tunnel” o per andare a vedere i parenti. Se scegli di andare con loro , finirai di nuovo nel sistema di riciclaggio di Sirio, in totale amnesia e sarai di nuovo cacciato giù in un nuovo corpo, sulla Terra.

Una volta feci un sogno in cui stavo per incarnarmi in questa realtà tridimensionale. Mi trovai messo dentro una stanza che sembrava un ascensore, che rappresentava il processo di discesa sulla Terra. Mi ricordo di essere già stato in quel luogo molte volte prima, ma non potevo ricordare cosa avrei dovuto fare subito dopo.

Ero all'ultimo piano (il quattordicesimo piano - significava forse la quattordicesima dimensione ?). La mia memoria era stat rimossa cosi pesantemente che non potevo ricordare come discendere sulla Terra. Questo è un test che ci viene fatto, “dall’altro lato”, per vedere se tratteniamo memorie. Se così è, allora devi tornare indietro e farle nuovamente cancellare.

Ci furono anche altri test per verificare la mia memoria, ma non li ricordo. Questi erano le ultime memorie frammentate, "dell’altro lato", prima di nascere.

E' possibile che esista un'area che assomiglia ad un ascensore, progettata per cancellare tutte le tue memorie delle vite precedenti e dell’altro lato del velo.

E' pur vero che esistono delle guide che si offrono volontarie per venire qui per guidarti veramente fuori da questo ciclo di reincarnazione e ci sono probabilità che , se stai leggendo questo proprio ora, che il tuo spirito guida sia uno di loro.


La Risonanza Schumann

Se stai pensando, "Come è possibile che un Grigio mostri amore e sia uno spirito guida?" Tieni presente che essi usano tecnologie oltre la nostra comprensione, per spazzar via le nostre memorie di vite precedenti.

La Risonanza Schumann sulla Terra è a 7,83 Hz da migliaia di anni, cosi pensano in molti. Di recente, la risonanza è salita a 8,15 cicli al secondo.

Qui puoi trovare la Risonanza Schumann quotidiana. E’ su un sito russo ed è tradotta in inglese. Clicka sul link "Frequency" sul lato sinistro della pagina.

E se fosse che la luce del tunnel sia in grado di creare una risonanza di 1000, 10.000 o persino 1.000.000 di cicli al secondo? E se i Grigi fossero impenetrabili dalla Risonanza e fossero programmati per apparire come spiriti guida , al momento della morte del veicolo fisico, per convincerci ad entrare nel tunnel della luce?

A quel punto, proveresti immenso amore e ti fideresti di loro istintivamente, sulla base di un programma artificiale, progettato per tenerti intrappolato nel sistema di riciclaggio della reincarnazione.

Alla fine non sarebbe amore cio’ che proveresti : è solo un altro sistema artificiale di controllo per tenerci chiusi dentro in questo sistema attuale di energia negativa.


Regressione in Vite Passate e Gruppi d’Anima

Attraverso le regressioni in vite passate, sappiamo che tutte le nostre vite passate sono memorizzate o nel nostro DNA cellulare e/o dentro la nostra anima. Tuttavia non siamo in grado di andare a recuperare immediatamente queste memorie.

Quando siamo sotto ipnosi, possiamo ricordare il minimo dettaglio di una vita passata, ma una volta fuori dall’ipnosi, abbiamo difficoltà a ricordare cosa abbiamo mangiato ieri o chi era l’ultima persona che ci ha chiamati.

Non c’è qualcun altro che trova tutto questo un po’ strano? Come è possibile ricordare in dettaglio le nostre vite passate, sotto ipnosi e perché continuiamo ad incarnarci con lo stesso cast di attori?


Come uscire dal sistema della Reincarnazione

Al momento della morte, avendo anche solo questa consapevolezza, puoi chiamarti fuori dal processo di reincarnazione, senza venire persuaso dal fatto di dover tornare per riparare a debiti karmici negativi. Molti di coloro che ci hanno preceduto nella morte, sono già caduti nel tranello, ma se ancora non hanno ripreso un nuovo corpo o hanno fatto un “contratto d’anima”, anche loro possono essere salvati dal ripetere l’incarnazione qui.

E’ veramente una strategia brillante messa in opera dagli Arconti, quella di usare l’energia dell’amore contro di noi, per continuare a farci tornare come schiavi economici in un sistema che si ciba delle nostre energie.

Ricordati "Come sotto, cosi sopra". Quasi tutto quello che ci hanno insegnato è una menzogna, incluso il fatto che dobbiamo continuamente reincarnarci in un sistema di servitù economica.

Al momento della morte, prendiamo tutto ciò che abbiamo imparato, incluso la nostra personalità. Vibriamo anche ad un certo livello: tanto piu’ aumenti le tue vibrazioni, tanto piu’ prenderai con te tutto il duro “ lavoro” che hai fatto

Ricordati di collegarti con il tuo “ Sè superiore “ [l’autore parla di “oversoul”: sovra anima, ndt] prima di entrare nel tunnel di luce oppure chiedi alla tua guida di aiutarti a farlo. Se lo desideri potresti raccontare alle persone la faccenda del “tunnel di luce” , prima che vi entrino.

Se entri nel tunnel della luce, fai in modo che nessun consiglio ti convinca del fatto che devi ripagare dei debiti karmici . Ogni debito karmico, cosi percepito, è stato parte di cio’ che hai deciso di vivere. Questo non significa che non devi avere sensi di colpa per aver danneggiato intenzionalmente qualcuno, perché alla fine dovremmo amare chiunque e rispettare tutto.

Se invece decidi di fare ritorno per aiutare questo pianeta, non fare accordi per tornare in questa realtà tridimensionale, fatta di sistematico controllo attraverso un “contratto d’anima”.

Torna invece nei termini che tu stabilisci, incluso il fatto di poter ricordare tutte le vite precedenti e tutto cio’ che hai imparato durante le tue incarnazioni e “al di là del velo”.

Potresti tornare indietro nella versione della 5a dimensionale della Terra, ma scegli cosi solo se sei certo che non è una dimensione sotto il controllo del sistema arcontico.

Potresti anche scegliere di tornare come guida non-fisica, nel sistema tridimensionale, per aiutare gli altri, proprio come hanno fatto le tue guide.

Infine, troverai vera pace nel momento in cui realizzi che TU sei la Fonte della creazione e che hai la capacità di creare mondi e galassie, ricolmi armoniosamente di amore, fuori da questo sistema di controllo.

Ci vediamo lì...


Appendice alla 5dimensione:

Mi sono imbattuto in questo video oggi che mostra come la verità a volta sia nascosta proprio davanti agli occhi. Si tratta di: Star Trek Voyager,Coda episode. Vi prego di trovare il tempo di guardarlo.


Nel seguito una trascrizione del video:

Il fantasma del padre di Janeway ricompare e cerca di convincerla che tutto è finito e che lì per lei non c’è piu’ nulla.. Ma Janeway non si sente pronta ad accettare questa notizia. Il “padre” cerca di convincerla che tutti i suoi tentativi di negare la realtà della sua situazioni, non solo la feriranno di piu’ ma nel tempo si renderà conto di quanto potente e distruttiva è la solitudine: vedere le persone che ama continuare le loro vite senza di lei ed essere tagliata fuori per sempre dalla loro esistenza.

Ma Janeway ancora non si convince, insiste che non solo si sente pronta ma che preferirebbe esserci nello spirito che per nulla del tutto, perché “un capitano non abbandona la nave”.

Mentre il fantasma del padre continua a far pressione perché Janeway decida di lasciare dietro di sé questo mondo, Janeway ha una visione su Chakotay ed il Dottore, che sono ancora sulla superficie del pianeta e stanno ancora tentando di resuscitarla.

Una seconda ed una terza visione la convincono che le esperienze nel “post mortem” , non sono realtà. Si rende conto che la persona che è sdraiata al suolo, su quel pianeta, è la vera Janeaway e che tutte le cose che ha vissuto dalla sua presunta morte , sono una allucinazione.

L’essere alieno finalmente rivela la sua identità ed afferma che la sua specie, nel momento della morte, arriva ad aiutare i morenti a comprendere cio’ che sta accadendo per far si che il passaggio nell’aldilà sia una occasione di gioia.

Afferma di aver detto la verità quando descriveva un posto meraviglioso, perché puo’ essere tutto cio’ che lei puo’ desiderare che sia. Mascherandosi da suo padre, o in genere da qualcuno che il trapassato ha amato, fa si che il trapasso faccia molta meno paura.

Janeway dubita che le vere ragioni dell’alieno, per volerla nel suo mondo, abbiano qualcosa a che fare con la gioia eterna e pretende di sapere cosa egli veramente voglia da lei.

L'alieno l’afferra dicendole che deve andare con lui ma Janeway si rende contro che se avesse potuto costringerla ad andare, allora lo avrebbe già fatto.

Janeway infine comprende che costui ha bisogno del suo accordo volontario, che è qualcosa che si rifiuta di dare. Allora l’alieno si irrita visibilmente e ritorna nel suo regno, ma come ultimo monito afferma che ci sarebbe stato un altro tempo a che lui avrebbe atteso; allora lei sarebbe entrata nella sua Matrix e lo avrebbe nutrito per lunghissimo tempo.

Gli Yazidi e il culto degli angeli

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C’è un popolo che è avvolto dal mistero e che sopravvive ancora oggi: è il piccolo popolo degli Yezidi. Fu Georg Gurdieff (v. “Incontri con uomini straordinari”) a testimoniare per primo agli occidentali qualcosa sulla sua religione misteriosa. Misteri come la paura degli yazidi di trovarsi chiusi dentro un cerchio disegnato per terra, come la loro religione che esisteva già prima del tempo di Abramo.

Attualmente esistono quasi 500.000 Yazidi nel mondo. Principalmente nell’area curda dell’Iraq. Il loro centro spirituale è Lalish, a nord di Mosul, ma si trovano anche in Armenia, in Georgia, in Turchia, Siria. In Europa, la Germania conta oggi la comunità più grande con oltre 30.000 persone.

Guardando la mappa del Kurdistan possiamo osservare che questa area include Gobekli Tepe, il Monte Ararat e quegli altopiani turco/iranici dove, in teoria, la civiltà rinacque dopo il Diluvio Universale

Al di là di tutte le speculazioni che ci sono state su questo popolo e sui tantissimi tentativi di screditarli, nella realtà di loro si sa ancora poco. I loro testi sacri non sono reperibili, le loro radici e tradizioni risalgono a oltre 4000 anni fa, il loro retaggio culturale eredita tradizioni di origine antico mesopotamica, sui culti di Ahura-Mazda, sulla religione dei Parsi e sul Zoroastrismo, condensa nella propria tradizione elementi di giudaismo cabalistico, di cristianesimo mazdeo e nestoriano e infine di misticismo islamico, con una forte influenza sufi.

il simbolo originale di Melek Taus include simbologia cuneiforme ereditata dall’epoca sassanide.

Ma perché sono cosi importanti?

In questo popolo c’è qualcosa di decisamente fuori dagli schemi che la storia testimonia: il culto arcaico degli angeli.

Oggi si parla di yazdismo soprattutto rispetto all’Islam, in quanto minoranza, religiosa ed anche etnica, in quanto rientra nel cosidetto ambito culturale curdo. Sotto l’impero ottomano vennero perseguitati crudelmente, e solo pochi anni fa Saddam non fu da meno, motivi per i quali il popolo Yazida è molto cauto nel divulgare il proprio retaggio culturale. Inoltre,  grazie anche al maestro ʿAdi, (Adi Ibn Mustafà) che nel 1162 riformò lo Yazdismo introducendo elementi islamici, la comunità yazida trova un suo equilibrio con il contesto religioso culturale che lo circonda. 

Tuttavia la loro tradizione spirituale è molto più antica e risale indietro di molti millenni. I Dasin – come essi si chiamano – affermano di essere gli unici veri discendenti di Adamo, celebrano profeti come Noè, Sem, ma anche Enoch e tra le pochissime scritture sacre, annoverano il Libro della Rivelazione, il Libro dell’Illuminazione e il misterioso Libro Nero (della Creazione), che viene conservato in segreto e di cui non si ha traduzioni.

Attualmente le comunità Yazide sono molto frammentate, ma conservano un ordinamento sociale tutto loro, molto simile a quello delle confraternite Sufi: si suddivide infatti tra laici (detti murīdān, che significa “aspiranti“) e iniziati, con varie categorie di diaconi e di inservienti, tra cui cantori (“Qawwāl”), danzatori (“Kočiak”) e confraternite di “faqīr” (chiamati anche “teste nere“).

Il termine, Yazid, in lingua pahlavi “Yazd”, significa “angelo”, mentre “Yezidi” significa “coloro che pregano gli angeli”. Nella loro spiritualità si tratta sia di demoni, che di angeli. Forse è un influsso dello Zorastrismo, il cui messaggio di fondo poggia sui concetti del bene e del male.

Raffigurazione sumerica (secolo XX a. C.) di Inanna dea della Luna e una delle sette divinità sumeriche. Emblematica la raffigurazione dell’entità alata di fronte a un uccello.

Nella tradizione delle religioni questa degli Yazidi potrebbe entrare all’interno del contesto della religione Mandaica (comunemente ritenuta anche questa una delle più antiche religioni monoteiste esistenti) se non fosse per il fatto che la principale entità venerata dagli Yazidi è Melek Tāūs, un angelo dalle sembianze di un pavone.

La figura di questo Melek Taus/angelo-pavone, è antichissima. Il culto si fonda sulla credenza di un dio primordiale, la cui azione è terminata con la creazione dell’universo. Melek Tāūs, invece, è un’entità divina attiva: funge da demiurgo. La sua funzione raccoglie in sé una valenza dualistica: la capacità di essere il fuoco della luce, come il fuoco che brucia – bene e male nella medesima espressione. In tal modo gli Yezidi spiegano come l’essere umano – avendo in sé le due medesime forze, porti con sé anche una piccola scintilla di Melek Tāūs.

Il Mausoleo dello Shaykh ‘Adī ibn Musāfir a Lalish, dove morì nel 1163, è meta di pelleggrinaggio degli Yazidi che lo considerano l’incarnazione di Malak Ta’us.

Gli Yezidi credono che da Dio giungano sia le forze del bene, che quelle malvage, e che l’uomo deve usare la sua mente per scegliere il giusto, come fece Melek Taus. Questa visione dell’uomo – rispetto alle religioni monoteistiche dominanti – si fonda quindi sulla sua possibilità di scelta individuale, probabilmente uno dei motivi per il quale il popolo Yazida venne  perseguito.

Pertanto la vita di ogni Yezida su questo mondo è considerata una prova, paragonabile a quella di Melek Taus, che venne ricompensato da Dio, perché quando ricevette il comando (insieme agli altri 7 angeli della creazione) di pregare per Adamo, egli si rifiuta per non andare contro l’ordine precedentemente ricevuto di pregare solo per il suo Dio, che lo creò dalla sua luce. Ed è in questa scelta che si distingue Melek Taus: mentre gli altri sette angeli pregano anche per Adamo, solo Melek Taus non lo fa, motivo per cui Melek Taus diventa il rappresentante di Dio sulla terra, come dicono gli Yezidi.

Questo aspetto di “purezza dell’intenzione” è un valore che si riflette in molte usanze Yazide, come l’utilizzo simbolico di vesti bianche che caratterizzano gli iniziati al culto e comunque molti degli adepti nelle loro funzioni spirituali.

Secondo gli Yazidi le malattie nella vita dipendono da una visione del mondo che ha una relazione distonica con il divino (Dio – le azioni – l’anima).

Fino a oggi gli Yezidi tradizionali credono che la malattia sia la conseguenza di un peccato. Nel caso di malattia essi vanno da un indovino, il “Kocek“. Essi gli raccontano la loro sofferenza e dopo una riflessione di alcune ore o una notte, in cui l’indovino sogna l’ammalato, egli può dirgli a quale santo rivolgersi attraverso l’applicazione della terra sacra di Lailish.

Alcuni di questi santi-entità sono: Sheikh-Mus e Sheikh-Hassan per quanto riguarda i polmoni e le malattie reumatiche, l’arcangelo Gabriel (Izraiel) per le malattie dell’anima, le entità Baba-Deen e Ama-Deen per i dolori al ventre, l’angelo Hagial per le malattie neurotiche, l’entità Sherf-Al Deen per le malattie della pelle.

la bandiera degli Yazidi

Il popolo Yazida non ha mai smesso di tramandare la propria tradizione religiosa, una tradizione spesso accusata e perseguita, forse perché ancora l’unica a tramandare un rapporto diretto dell’essere umano con la dimensione angelica.

Una tradizione tuttavia che gli Yazidi conservano – in modo sempre cauto e discreto – e che ha loro assicurato la sopravvivenza nei millenni. Qualcosa che pone lo Yezida decisamente fuori dagli schemi di far dipendere la sua vita spirituale da altri.

E se gli Yazidi fossero da considerare come gli ultimi custodi dell'eredità degli antichi dei? Come per esempio possiamo considerare i tibetani?

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Bibliografia per gli interessati:
- G. Furlani, Testi religiosi dei Yezidi, Bologna 1930
- M. Guidi, in Origine dei Yezidi e storia religiosa dell’Islam e del dualismo,
- Nuove ricerche sui Yezidi, in Riv. d. studi orientali, XIII, 1932;
- The Yazidis, past and present, di Isma’il Beg Chol, a cura di C. K. Zurayk, Beirut 1934
- Abbas Azzaoui, Histoire des Yézidi, Bagdad 1935

Commenti sulla Reincarnazione

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Quando il corpo muore, l’Anima sale verso una barriera che separa il piano fisico (conosciuto anche come dimensione spazio-temporale) da uno stato non fisico, tra una vita e l’altra, spesso chiamato Bardo. Nelle nostre esperienze di pre-morte, le Anime non riescono a penetrare questa barriera e ritornano al proprio corpo fisico. Le Anime pronte a reincarnarsi, invece, abbandonano il corpo fisico che muore. Queste Anime passano facilmente attraverso la barriera ed entrano nel Bardo. Là sono accolte dai loro cari scomparsi prima di loro, che nella forma di spiriti aiutano i nuovi trapassati ad ambientarsi nuovamente nelle dimensioni superiori. 

Questo rende più facile la loro transizione. In un primo momento, al ritorno nei regni superiori L’Anima può sentirsi un pò disorientata e ha bisogno di tempo per riabituarsi a funzionare in quell’ambiente. Accade persino che alcune Anime tornino sulla terra poco dopo la morte del corpo e vi rimangono disincarnate per settimane, mesi o addirittura anni, forse in attesa di un evento specifico. Per esempio, un Anima può rimanere vicino ai suoi cari che sono ancora incarnati nel corpo fisico, finchè questi non hanno completamente superato il loro dolore.

Le Anime possono passare anni interi sul piano fisico allo stato disincarnato prima di tornare nel Bardo. Per esempio, se uno dei loro cari ancora vivente reprime le lacrime e non dà sfogo al suo dolore, le Anime dei defunti non riescono a compiere il naturale processo di distacco dal mondo fisico, che le porterà nella vita successiva. Una volta concluso il suo collegamento con il piano fisico, l’Anima torna nel Bardo, si riunisce al Sè superiore e riesamina il resoconto dell’Akasha. Questo processo è essenziale per la programmazione della vita successiva e comprende il riesame della vita appena conclusa e di qualsiasi vita passata collegata. Una specie di “valutazione scolastica” alla fine di un ciclo di studi. Questo procedimento di riesaminazione aiuta l’Anima a programmare la sua prossima vita. 

L’Anima ha bisogno di fare delle scelte su fattori importanti, come il momento e il luogo della prossima nascita, le scelte dei genitori, le lezioni karmiche, il sesso, la razza, il tipo di corpo, la cultura, la religione, eventuali handicap, lo scopo spirituale e molte altre questioni. Dopo aver completato l’esame di riepilogo tra una vita e l’altra, l’Anima torna sul piano fisico e si reincarna in un nuovo corpo per cominciare una nuova vita. La maggior parte delle Anime non ha una gran fretta di tornare a vivere sul piano fisico.

Alcune rimangono nel Limbo per secoli prima di entrare in un nuovo corpo. Per alcune può essere una sorta di pigrizia, una specie di periodo di riposo, di vacanza, dopo una vita karmica difficile. Le ragioni che determinano il tempo che intercorre tra una vita e l’altra sembra variare considerevolmente da un individuo all’altro e da una circostanza all’altra. Le uniche Anime che sembrano precipitarsi a tornare in gran fretta sul piano fisico sono quelle che hanno avuto un interruzione prematura della loro vita precedente (morti in guerra o in incidente). 

Quando muore un bambino, è confortante sapere che la sua Anima spesso ritorna alla propria madre, a volte entro un anno o due dalla morte. Alcuni bambini ricordano la loro morte più recente come figli maggiori della stessa madre, morti in tenera età. Questi bambini sono in grado di descrivere come e dove è avvenuta la loro morte, e persino l’aspetto del dottore e della stanza d’ospedale. All’opposto, se la morte è stata lunga e difficile a causa di una malattia prolungata, l’Anima può trascorrere un lasso di tempo più lungo nel Bardo prima di rientrare in un corpo e cominciare una nuova vita. Una malattia prolungata sembra stancare molto l’Anima, che allora ha bisogno riposare prima di reincarnarsi di nuovo.

L’intervallo di tempo tra una vita e l’altra varia considerevolmente a seconda delle circostanze e sopratutto in base al tipo di morte della vita precedente. Viene di pensare che un periodo di tempo particolarmente lungo tra una vita e l’altra rappresenti il tentativo di evitare una lezione difficile. Sembra invece che non sia affatto cosi. 

Le Anime si mostrano molto generose tra una vita e l’altra rispetto alle scelte che compiono e al grado di difficoltà; che accettano di accollarsi, per esempio reincarnandosi in famiglie di alcolizzati, di persone violente o in situazioni difficili. Il motivo di queste scelte problematiche sembra sia il distacco. Le Anime non provano emozioni quando sono fuori dal corpo: è soltanto all’interno del corpo che percepiscono, e probabilmente con un senso di rammarico, le sofferenze provocate dalle scelte che hanno fatto tra una vita e l’altra. La Anime desiderano sinceramente risolvere le proprie lezioni karmiche, e sembra proprio che ignorino quanto dolore procureranno loro le particolari circostanze scelte, una volta iniziata la nuova vita.

TRE CASI DI REINCARNAZIONE

L’autore di questo lavoro, TITUS RIVAS della Athanasia Foundation, Darrenhof 9, 6533 RT Nijmegen,Olanda,ritiene che questi tre casi di possibile reincarnazione siano molto simili a quelli descritti dal Dr. Stevensons dell’Univ. della Virginia. Uno in particolare sembra mostrare caratteristiche paranormali compatibili con l’ipotesi reincarnazionistica.

1) CERUNNE, IL MARINAIO

La ragazza da questo strano nome aveva 7 anni quando fu intervistata. Quando era in attesa, Christine, la madre, pur non avendo eseguito un’ecografia, aveva la certezza che si trattasse di una bambina poiché uno strano sogno premonitore gliel’aveva annunziato sotto forma di una donna, una Sciamana vestita di pelli d’animali ed a piedi nudi, che le aveva rivelato che la bimba che portava in grembo si sarebbe dovuta chiamare “Deer” (daino, cervo). Le disse pure che la nascitura aveva avuto una vita passata molto difficile e fu così che quando la bimba nacque le fu imposto il nome Cerunne, una divinità dell’olimpo Celtico associata ai cervi ed alla rinascita.

Cerunne era una bambina taciturna ma molto precoce dal punto di vista delle capacità motorie ed appariva un pò mascolina nel carattere.

A DUE-TRE ANNI D’ETA’, CERUNNE DISSE AI SUOI GENITORI DI RICORDARE UNA VITA PRECEDENTE VISSUTA COME MARINAIO.

Un giorno, indicando le piccole onde che si formavano sulla superficie di una piscina, commentò: “Le onde che io vedevo erano molto più alte di una casa”. Aggiunse che il mare era molto strano perché da infuriato diventava improvvisamente calmo nell’arco di poche ore. Spesso disegnava una nave dal nome “VURK” su cui avrebbe viaggiato svolgendo numerosi compiti, fra cui stare di vedetta, accudire le vele, ma anche prendersi cura dei passeggeri.

A tal proposito descrisse accuratamente le pessime condizioni igieniche dell’imbarcazione ed il fatto che a bordo non esistessero letti o amache, per cui tutti dormivano a terra coperti da rozzi canovacci. Si mangiava carne cruda ed i servizi igienici, inesistenti, costringevano i passeggeri ad urinare sul pavimento; le liti e le lotte fra i membri dell’equipaggio erano molto comuni, ma Cerunne ricorda di aver sempre odiato queste manifestazioni violente. A conferma dei racconti legati alla vita da marinaio su un veliero, Cerunne mostrò un’incredibile, innata, capacità di arrampicarsi sugli alberi e la mancanza di paura del vuoto.

Anche il ricordo di un’incidente in cui un suo compagno perse l’uso degli arti per una caduta dalla tolda, era molto vivido nella memoria della bambina, come quello del grande timone e del “moekille”, un lungo bastone appuntito, usato anche come arma di difesa. Il suo nome, in quella vita era “Peer”, un uomo smilzo con una lunga barba nera: viaggiava verso un’isola piena di palme trasportando povera gente che andava colà per lavorare, ma non si trattava di schiavi. A sette anni i ricordi di Cerunne non si erano affatto sbiaditi e, durante l’ intervista, fu in grado di aggiungere altri dettagli sulla sua vita precedente, che si sarebbe conclusa alla veneranda età di 95 anni:”Eravamo uomini pieni di salute, anche se mangiavamo poco e male”, é stato il suo commento.

Nel racconto, esaminato da uno storico, vi sono molte affermazioni che collimano con luoghi e fatti appartenenti alla storia delle prime emigrazioni di massa fra Spagna ed isole Caraibiche, avvenute fra la fine dell’ ’800 e l’inizio del ’900. 

La Corugna, che suona foneticamente simile al fonema inglese “Karoonya”, era proprio uno di questi porti Spagnoli e l’isola ricca di palme potrebbe essere stata Cuba che,a quei tempi insieme alle altre isole vicine, veniva chiamata “Las Indias” , mentre il “moekille” sarebbe simile alla parola “makhila”, un bastone-arma della Galizia. Il nome “Peer” potrebbe essere “Pedro” e “Voork” corrispondere a “Barco”, ovvero barca in Spagnolo. 

Tutte queste “coincidenze” sono altamente indicative di reali ricordi trasmessi da una vita ad un’altra e non appaiono legate a semplici casualità, mentre il sogno premonitore della madre di Cerunne, aggiunge significati altamente probanti sull’ origine celtica dello spirito reincarnatosi nel corpo di questa bambina Olandese.

2) LA VITA PRECEDENTE DI KEES

Nel Febbraio ’97, la Fondazione Athanasia fu contattata dalla signora Marja M-V che era stata sollecitata dal teologo Dr. Joanne Klink a parlare del caso di suo figlio Kees. 

Fin dall’età di due anni, il bambino ripeteva con tono cantilenante, una strana filastrocca: “Il mio cuore si fermò, poi nel ventre ritornai a crescere e fu così che il mio cuore tornò a battere ancora!”, accompagnandola con gridolini di gioia e battito di mani. Questo curioso comportamento si manifestava due o tre volte a settimana e per molti mesi di fila. Fu solo verso i quattro anni d’età che il piccolo si decise a confessare alla madre che aveva già vissuto in precedenza e che il suo nome era Armand, morto quando non era ancora troppo vecchio. Il nome fu pronunciato col tipico accento francese, cosa abbastanza strana per un bambino olandese di quell’età.

In quella vita precedente, Armand era fidanzato e prossimo alle nozze, ma fu ucciso su un campo di battaglia da soldati molto alti che avevano già trucidato tutti i suoi compagni. Il racconto dei suoi ultimi momenti di vita é angosciante: colpito una prima volta alla schiena, mentre si rendeva conto che il suo cuore stava cessando di battere, fu raggiunto da un secondo proiettile sparato a breve distanza. 

In quel momento vide un Angelo che lo portò da Dio che lui descrive come “Pura Bontà”, “la Grande Luce” e persino “dotato di umorismo” (sic). Gli fu molto difficile descrivere l’Aldilà e disse che era impossibile fissare i ricordi come su una foto. Vide una meravigliosa cascata e fiori e alberi dai frutti deliziosi, più dolci di qualsiasi cibo terreno. Quando gli Angeli tornarono a dirgli che era tempo di reincarnarsi, Armand/Kees mostrò una certa resistenza, ma le Creature Eteree lo rassicurarono circa la loro costante assistenza. Kees soffrì di una severa forma di fobìa della morte per molti anni, ricordando la sua agonìa e ci vollero tempo e pazienza per fargli superare il problema.

3) IL CASO DI MYRIAM R.

Myriam aveva tre o quattro anni quando nel ’68 fece notare a sua madre che il vestito che indossava era molto simile a quello della sua precedente mamma e le chiese di toglierselo perché le ricordava la spiacevole vita passata in una zona semidesertica. In quella esistenza si doveva prender cura dei suoi fratelli e delle sue sorelle, andando in cerca d’ acqua e cibo nel deserto. Proprio per tirar su l’acqua dal pozzo un brutto giorno era morta a causa d’una tempesta di sabbia. 

I suoi ricordi, purtroppo non verificabili, era no molto vividi e comprendevano l’aspetto fisico dei suoi genitori, il forte rispetto che portava verso gli anziani, la casupola di legno con un piccolo patio. Probabilmente l’ambiente da lei descritto potrebbe essere quello del deserto del New Mexico, dato che il patio in legno é tipico di quella regione. Anche a distanza di anni il racconto suo e della madre non si modificarono, anzi divennero più vividi a seguito di una NDE che ebbe durante un’intervento chirurgico.

I tre casi illustrati non hanno spiegazioni diverse dalla reincarnazione anche perché sono stati severamente vagliati nel corso degli anni con successive interviste tese a trovare discrepanze dovute all’affievolimento dei ricordi, tipico nel caso di racconti inventati. Di certo il meglio documentato é quello di Cerunne, perché corroborato da precisi riferimenti storici, geografici e sociali. Ulteriori indagini saranno necessarie per capire se questa tipologia é tipica delle persone che vivono in Olanda (e quindi in Europa) o se essa ha valenza universale.


TESTIMONIANZE SULLA REINCARNAZIONE DI GRANDI PERSONAGGI

Esiste una quantità straordinaria di testimonianze di grandi personaggi d’ogni tempo e nazionalità che hanno espresso il loro pensiero sulla reincarnazione. Ci limitiamo ai più importanti.

OVIDIO, poeta latino (43 a. C.-17 d. C )
«… La cosiddetta morte è solo il rivestirsi di una cosa vecchia in nuova forma e abito… È lo spirito disincarnato vola qua e là… gettato da una dimora all’altra. L’anima è sempre la stessa, solo la forma è perduta».

VIRGILIO, poeta latino (70-19 a.C)
«Tutte queste anime, trascorsi mille anni, un Dio le chiama in folta schiera sulle acque del Lete… Così che, smemorate della trascorsa vita, tornino a visitare i regni della Terra, sotto la volta del cielo, desiderose di avere un corpo vivente».

CICERONE, scrittore, oratore e politico romano (106 43 a. C)
«Altra possente prova che gli uomini conoscono molte cose prima della nascita è la loro capacità, nella tenera infanzia, di afferrare fatti innumerevoli con una rapidità che dimostra come essi non ricevano questi fatti dentro di loro per la prima volta, ma li ricordino e li richiamino alla mente».
Empedocle, filosofo e statista greco (circa 490-430 a. C.)
«Io una volta fui ragazzo e ragazza, cespuglio e uccello, e muto pesce nelle onde. La Natura cambia tutte le cose, avvolgendo le anime in strane tuniche di carne. Le più degne dimore per le anime degli uomini».

PLATONE, filosofo greco (427-347 a.C)
«O giovane… sappi che se divieni peggiore andrai in un’anima peggiore, e in un’anima migliore se migliorerai, e in ogni successione di vita e di morte farai e soffrirai ciò che il simile ha del simile. Questa è la giustizia celeste…».

PITAGORA, filosofo greco (571-497 a. C)
«Il ritorno e il karma sono necessari per lo sviluppo dell’anima».

PLOTINO, filosofo neoplatonico (205-270 d. C.)
«Quando avviene l’uccisione di un personaggio in un dramma, l’attore cambia il suo trucco ed entra in una nuova parte. Naturalmente l’attore non è stato veramente ucciso; ma, se morire è solo cambiare corpo come l’attore cambia costume, o anche uscire dal corpo come l’attore esce dalla scena quando non ha più nulla da dire o da fare, cosa c’è di tanto pauroso in questa trasformazione degli esseri viventi l’uno nell’altro? Le uccisioni, la morte… tutto deve apparirci come lo spettacolo del cambiamento delle scene a teatro… [Sul palcoscenico] ogni uomo ha il suo posto, un posto che si conviene al giusto come al malvagio: …là parla e agisce, nella bestemmia e nel delitto come in ogni forma di bontà; perché gli attori portano in questa commedia quello che erano prima che la commedia fosse messa in scena…».

JALALU’L-DIN RUM, poeta mistico persiano (1207-1273)
«Morii come minerale e divenni una pianta; morii come pianta e divenni animale; morii come animale e fui uomo. Perché dovrei temere? Quando diminuii morendo? E tuttavia, ancora una volta morirò come uomo per elevarmi con gli angeli benedetti; ma anche lo stato di angelo supererò…».

PARACELSO, medico e alchimista svizzero (1493-1541)
«…Ogni essere umano ha le sue proprie tendenze: queste tendenze appartengono al suo spirito e indicano il suo stato in cui esisteva prima di nascere… Distrutto questo corpo, se ne crea un altro con proprietà simili o superiori».

GIORDANO BRUNO, filosofo, poeta e commediografo italiano (1548-1600)
«Io ho ritenuto e ritengo che le anime siano immortali… I Cattolici insegnano che non passano da un corpo in un altro, ma vanno in Paradiso, nel Purgatorio o nell’Inferno. Ma io ho ragionato profondamente e, parlando da filosofo, poiché l’anima non si trova senza corpo e tuttavia non è corpo, può essere in un corpo o in un altro, o passare da un corpo all’altro. Questo, se anche può non esser vero, è almeno verosimile, secondo l’opinione di Pitagora…».

VOLTAIRE, filosofo e scrittore francese (1694-1778)
«La dottrina della metempsicosi non è, soprattutto, né assurda né inutile… Non è più sorprendente essere nati due volte che una sola; tutto in natura è risurrezione».

BENJAMIN FRANKLIN, statista, scienziato e filosofo americano (1706-1790)
«Quando vedo che niente si annulla e nemmeno una goccia d’acqua va distrutta, non posso sospettare l’annichilamento delle anime, né credere che Dio voglia sopportare la distruzione giornaliera di menti già fatte, che adesso esistono, e darsi la continua pena di farne delle nuove. Così, trovandomi a esistere nel mondo, credo che, in una forma o nell’altra, esisterò sempre… Non faccio obiezioni a una nuova edizione di me stesso, sperando tuttavia che gli errata dell’ultima edizione possano essere corretti».

GOTTHOLD EPHRAIM LESSING, scrittore e filosofo tedesco (1729-1781)
«…Perché non dovrei tornare su questa terra tutte le volte che sia in grado di acquistare nuova conoscenza e nuovo potere? Raggiungo forse, In un solo soggiorno, tante cose da rendere inutile il mio ritorno? No certo!… O forse perderei troppo tempo? Perdere tempo! Che bisogno ho di affrettarmi? Non possiedo forse tutta l’eternità?».

JEAN PAUL RICHTER, scrittore tedesco (1763-1825)
«Perché non accettare questa teoria [della reincarnazione] e godere pienamente una luce che un Platone, un Pitagora e intere nazioni ed epoche non hanno disdegnato?… L’anima torni pure quante volte desidera. Certo, la Terra è abbastanza ricca per concederle nuovi doni, nuovi secoli, nuove regioni, nuove menti, nuove scoperte e speranze».

GEORGE W.F.HEGEL, filosofo tedesco (1770-1831)
«Lo spirito, consumando l’involucro della sua esistenza, non passa semplicemente entro un altro involucro, né risorge ringiovanito dalle ceneri della sua precedente forma; ne esce esaltato, glorificato, come spirito più puro… La vita dello spirito sempre presente è un circolo di progressive incarnazioni che, viste sotto un altro aspetto, appaiono passate».

FRIEDRICH VON SCHLEGEL, filosofo tedesco (1772-1829)
«…L’uomo, quale è adesso, è troppo imperfetto, troppo materiale per pretendere quel più alto tipo di immortalità. Egli deve ancora entrare in forme e sviluppi terreni, sebbene più raffinati e trasfigurati, prima di poter direttamente partecipare alla gloria eterna del divino mondo della luce… L’idea della metempsicosi, accolta dal misticismo, è notevole in se stessa per la sua antichità… Essa non permette che l’anima passi alla piena libertà prima di essersi incarnata in molti corpi».

CHARLES FOURIER, filosofo ed economista francese (1772-1837)
«… Nei periodi in cui è libera dal corpo umano, l’anima rivive immediatamente nella grande anima del mondo, di cui è parte integrante, e disdegna la vita presente, come al momento del risveglio noi cerchiamo di dimenticare o di ricordare un sogno a seconda che sia stato piacevole o spiacevole… Dopo un periodo trascorso nella grande anima, le anime vanno a dormire e rinascono sulla Terra in un nuovo corpo… Alcuni individui eccezionali… ricordano la loro passata esistenza».

HONORÉ DE BALZAC, romanziere francese (1799-1850)
«Un’intera vita è necessaria per ottenere le virtù che annullino gli errori della vita precedente. Le virtù che acquistiamo, sviluppandosi lentamente entro di noi, sono gli invisibili legami che collegano ogni nostra esistenza alle altre: esistenze che solo lo spirito ricorda, perché la materia non ha memoria per le cose spirituali».

ALBERT SCHWEITZER, fisico, ecclesiastico, musicista tedesco (1875-1965)
«L’idea della reincarnazione contiene una molto confortante spiegazione della realtà per mezzo della quale il pensiero indiano sormonta difficoltà che sfidano i pensatori europei».

CARL GUSTAV JUNG, psichiatra svizzero (1875-1961)
«La rinascita, nelle sue varie forme di reincarnazione, resurrezione e trasformazione, è un’affermazione che deve essere contata tra le prime affermazioni dell’uomo».

CAMILLE FLAMMARION, astronomo francese (1842-1925)
«Se l’anima sopravvive all’organismo fisico, essa esisteva prima di questo organismo; dietro di noi c’è la stessa eternità che si stende dinanzi a noi… Ognuno di noi entra in questo mondo con attitudini particolari, la cui origine non si trova nell’ereditarietà».

JOHANN WOLFGANG GOETHE, scrittore tedesco (1749 1832)
«Sono certo che, come mi vedete, ho già vissuto cento volte, e spero anche di tornare ancora cento volte».

ARTHUR SCHOPENHAUER, filosofo tedesco (1788-1860)
«Se un asiatico mi domandasse la definizione dell’Europa, sarei obbligato a rispondere: è quella parte del mondo infestata dall’incredibile illusione che l’uomo sia stato creato dal nulla e che la sua nascita sia la sua prima venuta nella vita».«Le qualità innate che troviamo in un uomo e mancano in un altro non sono il grazioso regalo di qualche divinità sconosciuta, ma il frutto delle azioni personali di ogni uomo in un’altra vita».

IMMANUEL KANT, filosofo tedesco (1724-1804)
«Se potessimo scorgere noi stessi e gli altri oggetti quali essi sono in realtà, ci vedremmo in un mondo di nature spirituali: la comunità alla quale apparteniamo, che non ha avuto inizio con la nostra nascita, né avrà fine con la morte del nostro corpo».

Federico IL GRANDE, re di Prussia (1712-1786)
«So che, dopo la mia morte, la parte più nobile di me non cesserà di vivere. Anche se nella mia vita futura non sarò re, tanto meglio: sopporterò minore ingratitudine».

Elisabetta D’AUSTRIA, imperatrice (1837-1898)
«Dante e gli altri grandi sono anime che, da un’epoca lontanissima, sono ritornate nuovamente sulla Terra per continuare l’opera e anticipare il perfezionamento di coloro che devono venire…».

ALBERT EINSTEIN, fisico d’origine tedesca (1879-1955)
«Il Buddhismo è l’insieme sistematico di idee che meglio si adatta all’uomo d’oggi, l’unica via per la conoscenza e l’autoconoscenza individuale».

Giuseppe MAZZINI, uomo politico italiano (1805-1872)
«Voi credete che l’anima possa passare d’un balzo dall’umana esistenza alla somma beatitudine o andar d’un balzo sommersa nell’assoluta irrevocabile perdizione: noi crediamo il periodo umano troppo lontano dal sommo ideale, troppo guasto d’imperfezione, perché la virtù della quale siamo capaci quaggiù possa d’un tratto meritare di raggiungere il vertice della scala che guida a Dio. Noi crediamo in una serie indefinita di reincarnazioni dell’anima, di vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un miglioramento nell’interiore».

MAURICE MAETERLINCK, scrittore belga (1862-1949)
«Non vi fu mai più bella, più giusta, più pura, più morale, più feconda e consolante e, in certa misura, più probabile fede di quella della reincarnazione. Essa sola, con la sua teoria delle espiazioni e delle purificazioni successive, riesce a spiegare tutte le diseguaglianze fisiche e intellettuali, tutte le iniquità sociali, tutte le ripugnanti ingiustizie del fato».

MOHANDAS K. GANDHI, uomo politico indiano (1869-1948)
«Non posso pensare a una inimicizia permanente fra l’uomo e l’uomo e, credendo, come credo, nella teoria della rinascita, vivo nella speranza che, se non in questa nascita, in qualche altra potrò stringere tutta l’umanità in un amichevole abbraccio».

GEORGE SAND, scrittrice francese (1803-1876)
«Siamo gettati in questa vita come in un alambicco, dove, dopo una precedente esistenza che abbiamo dimenticato, siamo destinati a essere rifatti, rinnovati, temprati dalle sofferenze, dalle lotte, dalla passione, dalla malattia, dal dubbio, dalla morte. Noi sopportiamo tutti questi mali per il nostro bene, per la nostra purificazione e, per così dire, per renderci perfetti».

RALPH WALDO EMERSON, filosofo, saggista e poeta americano (1803-1882)
«L’anima è un’emanazione della Divinità, una parte dell’anima del mondo, un raggio della sorgente di luce. Viene dall’esterno nel corpo umano, come in una dimora temporanea, ed esce nuovamente da esso; vaga nelle regioni eteree, torna a visitarlo… passa in altre dimore, perché l’anima è immortale».

WALT WHITMAN, poeta americano (1819-1892)
«…E calcolando la vostra vita, siete il residuo di molte morti; certo, io stesso sono morto già diecimila volte…».«E guarderò ancora fra una o due ventine di secoli, e incontrerò il vero padrone di casa perfetto e illeso in ogni sua parte come me stesso…».

EDGAR ALLAN POE, scrittore americano (1809-1849)
«È ozioso dire che non sono vissuto in precedenza, che l’anima non ha avuto un’esistenza anteriore… Lo negate? Non discutiamo l’argomento. Convinto io stesso, non cerco di convincere».

ROBERT BROWNING, poeta inglese (1812-1889)
«Mai, negli anni che mi restano, dipingerò o scolpirò. Questa mia vita mi concede solo i versi… Altre altezze raggiungerò in altre vite, se Dio vorrà».

RICHARD WAGNER, compositore tedesco (1813-1883)
«In confronto con la reincarnazione e il karma, tutte le altre concezioni appaiono frivole e anguste».

LEV TOLSTOJ, scrittore russo (1828-1910)
«Le opere della vita precedente danno un orientamento alla vita attuale; questo è ciò che gli Indù chiamano karma ... I sogni della nostra esistenza presente sono l’ambiente in cui elaboriamo le impressioni, i pensieri, i sentimenti di una vita precedente…».

LOUISE MAYALCOTT, scrittrice americana (1832-1888)
«Penso che l’immortalità sia il passaggio dell’anima attraverso molte esperienze di vita, e ciò che è stato schiettamente vissuto, usatoe imparato, aiuti la vita successiva divenendo più ricco, felice e alto».

PAUL GAUGUIN, pittore francese (1848-1903)
«L’anima, dimorando temporaneamente in un particolare organismo, vi sviluppa le sue qualità animali… e quando questo organismo finisce, l’anima, sopravvivendo, diviene un germe qualificato a salire di metamorfosi in metamorfosi verso una vita generale… salendo di gradino in gradino… come nella parabola della scala di Giacobbe, che saliva dalla terra al cielo… [Alla fine] tutti gli uomini diverranno dei Buddha».

ARTHUR CONAN DOYLE, romanziere inglese (1859-1930)
«Quando ci si pone la domanda “dove eravamo prima di essere nati?”, abbiamo una risposta precisa nel sistema del lento sviluppo per incarnazione, con lunghi intervalli di riposo dello spirito fra l’una e l’altra incarnazione…».

GUSTAV MAHLER, compositore tedesco (1860-1911)
«Tutti noi torniamo: questa certezza dà un significato alla vita e non ha alcuna importanza il fatto che in una incarnazione successiva si ricordi o non si ricordi la vita precedente. Quello che conta non è l’individuo e il suo benessere, ma la grande aspirazione al perfetto e al puro che avanza in ogni incarnazione».

HENRY FORD, industriale americano (1863-1947)
«Ho adottato la teoria della reincarnazione quando avevo ventisei anni. Fu come se avessi scoperto il piano dell’universo… Non ero più schiavo delle lancette dell’orologio. Il genio è esperienza. Alcuni sembrano pensare che sia un dono o un talento, ma è il frutto di una lunga esperienza di molte vite».

RUDYARD KIPLING, scrittore inglese (1865-1936)
«Quando considero le mie incarnazioni, in ogni razza ed età, faccio le mie genuflessioni agli dei…».

HERMANN HESSE, scrittore tedesco (1877-1962)
«Sono già morto di tutte le morti, e devo ancora morire di tutte le morti… Ancora molte volte mi cercherete dalla morte alla nascita nella penosa via delle creazioni, sulla gloriosa via delle creazioni».

ALDOUS HUXLEY, scrittore e saggista inglese (1894-1963)
«La teoria della reincarnazione ha le sue radici nel mondo della realtà, come l’evoluzione, e non potrà essere respinta che da pensatori avventati».

KAHLIL GIBRAN, poeta libanese (1883-1931)
«Brevi sono stati i miei giorni fra voi… ma, per quanto la morte possa nascondermi, …io tornerò con la marea… Sappiate dunque che tornerò dal grande silenzio… Non dimenticate che sarò ancora tra voi… Una breve interruzione, un momento di riposo sul vento e un’altra donna mi porterà».

THOMAS EDISON, inventore americano (1847-1931)
«L’unica sopravvivenza che posso concepire è di ricominciare un altro ciclo sulla Terra». «Non dubito nemmeno per un istante che una vita produca un’altra vita».

ÉDOUARD SCHURÉ, poeta e letterato francese (1841-1929)
«La dottrina della reincarnazione dà una ragion d’essere, secondo la giustizia e la logica eterna, ai mali spaventosi come alle felicità più desiderate. L’idiota ci sem

RUDYARD KIPLING, scrittore inglese (1865-1936)
«Quando considero le mie incarnazioni, in ogni razza ed età, faccio le mie genuflessioni agli dei…».

HERMANN HESSE, scrittore tedesco (1877-1962)
«Sono già morto di tutte le morti, e devo ancora morire di tutte le morti… Ancora molte volte mi cercherete dalla morte alla nascita nella penosa via delle creazioni, sulla gloriosa via delle creazioni».

ALDOUS HUXLEY, scrittore e saggista inglese (1894-1963)
«La teoria della reincarnazione ha le sue radici nel mondo della realtà, come l’evoluzione, e non potrà essere respinta che da pensatori avventati».

KAHLIL GIBRAN, poeta libanese (1883-1931)
«Brevi sono stati i miei giorni fra voi… ma, per quanto la morte possa nascondermi, …io tornerò con la marea… Sappiate dunque che tornerò dal grande silenzio… Non dimenticate che sarò ancora tra voi… Una breve interruzione, un momento di riposo sul vento e un’altra donna mi porterà».

THOMAS EDISON, inventore americano (1847-1931)
«L’unica sopravvivenza che posso concepire è di ricominciare un altro ciclo sulla Terra». «Non dubito nemmeno per un istante che una vita produca un’altra vita».

ÉDOUARD SCHURÉ, poeta e letterato francese (1841-1929)
«La dottrina della reincarnazione dà una ragion d’essere, secondo la giustizia e la logica eterna, ai mali spaventosi come alle felicità più desiderate. L’idiota ci sembrerà spiegabile, se pensiamo che la sua imbecillità, di cui ha semi-coscienza e di cui soffre, è la punizione d’un suo uso criminoso dell’intelligenza in altra vita».

SOMERSET MAUGHAM, scrittore inglese (1874-1965)
«Ho trovato solo una spiegazione al problema del male che piacesse egualmente alla mia sensibilità e alla mia immaginazione: ed è la dottrina della trasmigrazione delle anime».

DAVID HERBERT LAWRENCE, scrittore inglese (1885-1930)
«Ciò che è in cielo può tornare in terra».

HENRY MILLER, scrittore americano (1981-1980)
«Prima di conoscere la teoria della reincarnazione, ero solito biasimare la mia famiglia, la società, mia moglie… Ora so con chiarezza che non devo biasimare nessun altro che me stesso. Adesso sono libero, nessun altro è responsabile».

HERMANN OBERTH, ingegnere e fisico tedesco (1894-1989)
«L’anima si serve del corpo per fare le sue esperienze, e l’insegnamento dura oltre la morte, nell’aldilà, valutando i ricordi della vita vissuta, così che in una vita successiva noi possiamo imparare più facilmente e meglio quello che in precedenza sapevamo in modo imperfetto».

ARNOLD SCHONBERG, compositore austriaco (1874-1951)
«So di continuare un cammino spirituale iniziato in epoca remota: prima della nascita di Gesù ero predicatore in Palestina».

Nel nostro secolo

Ci limitiamo, anche in questo caso, a una selezione. Sarebbe lunghissimo l’elenco dei personaggi del nostro tempo che hanno testimoniato la loro credenza nella dottrina delle rinascite, spesso collegandosi al Buddhismo o all’Induismo.

EMILIO SERVADIO, psicoanalista (1904-1995)
«Al termine del nostro ciclo di esistenze ciascuno di noi è come un’onda che entra nel mare. Io credo in questa visione vedanta, secondo cui la scintilla divina che è in noi è destinata a entrare nel Tutto, nel Dio assoluto, l’Atma».

PETER SELLERS, attore inglese (1925-1980)
«So di aver vissuto molte altre vite. Nell’interpretare i personaggi dei miei film, molto spesso sento di ispirarmi a esperienze ed emozioni che mi tornano alla memoria da altri tempi, da mie precedenti incarnazioni».

FEDERICO FELLINI, regista (1920- 1993)
«So di aver avuto altre vite in passato. Nelle ultime sono stato un buffone, sì, un clown, di quelli che andavano nelle piazze a far ridere la gente. Come in questa vita del resto…».

ERICH FROMM, Psicoanalista tedesco (1900 1980)
«Ho fatto la conoscenza del Buddhismo verso il 1926 e per me è stata una delle più alte esperienze. n mio interesse per il Buddhismo è sempre rimasto vivissimo, anzi, è andato aumentando grazie allo studio dello Zen».

Mia MARTINI, cantante (1947-1995)
«Molte mie paure, molti miei terrori li ho capiti e superati quando, attraverso vie esoteriche, ho scoperto d’aver vissuto una tragica esperienza di morte in una vita precedente».

CARLO COCCIOLI, scrittore
«Credo nell’altissima dottrina del karma. Siamo le conseguenze, i figli delle nostre azioni. Causa-effetto. Azione, reazione. Tutto ciò presuppone, evidentemente, un oceano di esistenze anteriori a quella che viviamo ora. L’idea del karma attenua un poco il supremo orrore dell’universo».

KARLHEINZ STOCKHAUSEN, compositore tedesco
«Sono sicuro di aver già vissuto qualche vita nel passato. In Giappone, in India. Chissà quando ho davvero scoperto l’arte del tè, dei fiori, del teatro No e Katakali».

GLENN FORD, attore americano
«Non chiedetemi come lo so, ma è così. Sono stato un cavaliere francese nel Seicento e un insegnante scozzese di pianoforte nel Settecento».

ALBERTO BEVILACQUA, scrittore e regista
«La nuova fisica spiega la periodicità del rifarsi delle vite. Afferma che non esiste una sola resurrezione finale dell’energia, ma molteplici. È una teoria che si chiama tecnica delle resurrezioni successive, che coincide con alcune delle intuizioni fondamentali del Buddhismo e le avvalorano. E spiegano anche la reincarnazione».

FRANZ BECKENBAUER
calciatore tedesco ex campione del mondo
«In una vita futura spero di rinascere donna. Sono stato prima una pianta, poi un animale. Come donna, avrò la grande gioia di partorire bambini».

ROBERTO BAGGIO, calciatore
«La fede buddhista e la preghiera mi hanno permesso di capire i miei difetti e, di conseguenza, mi hanno aiutato a combatterli… Ora riesco a tirar fuori il meglio di me: forza, energia, concentrazione, entusiasmo, creatività. Adesso faccio tutto con ‘valore’».

CATHERINE SPAAK, attrice francese
«La sensazione d’esser già vissuta a Roma l’ho avuta appena arrivai la prima volta in questa città: un clamoroso fenomeno di déjà-vu. I testi buddhisti sono da tempo una delle mie letture preferite. Mi sono sottoposta anche a degli esperimenti in leggero stato di ipnosi per sapere chi ero nella mia vita precedente. Ho rivissuto una situazione di morte, ma non voglio parlarne».

BERNARDO BERTOLUCCI, regista
«All’inizio degli anni Sessanta, Elsa Morante mi regalò una biografia del poeta e santo tibetano Milarepa. Il mio interesse al Buddhismo risale ad allora. Nel 1991, l’incontro col Dalai Lama mi folgorò. Ai miei occhi il Buddhismo è qualcosa di estremamente importante, ed è giusto diffondere il suo pensiero».

FAYE DUNAWAY, attrice americana
«La filosofia orientale mi ha sempre attratta. Poi ho scoperto che in una mia vita precedente sono vissuta in Oriente».

LEONARD COHEN, cantautore e scrittore canadese
«Il Buddhismo dà tutte le risposte. E tutte le indicazioni per non produrre più karma negativo».

RICHARD GERE, attore americano
«È stato determinante il mio incontro con il Dalai Lama e col Buddhismo. Ha cambiato la mia vita. Mi ha aiutato a liberarmi dei sensi di colpa che mi portavo dentro sin dalla nascita. Dentro ognuno di noi c’è un’enorme quantità di dolore. Nel Buddhismo non esiste un inizio per la sofferenza, ma esiste un modo per porvi fine. Ora io sono un uomo più sereno e in pace col mondo».

LILIANA CAVANI, regista
«Il Buddhismo è come un cannocchiale che permette di avere una percezione diversa della realtà e di allargare le proprie conoscenze».

TINA TURNER, cantante americana
«Convertendomi al Buddhismo ho cominciato a conoscermi e a credere in me stessa. Per via medianica conosco una mia vita passata. Mi sono recata apposta in Egitto, nella terra dei Faraoni, sulle tracce di Hatshepsut, figlia di un faraone vissuto 1500 anni prima di Cristo. Le sue vicissitudini ricordano molto da vicino quelle che ho sopportato io in questa vita».

MILVA, cantante
«Sono credente e credo anche nella reincarnazione. Sono sicura di aver avuto altre vite».

GIORGIO ALBERTAZZI, attore
«So di avere avuto più vite. E potrei parlare a lungo di tutte le mie esperienze in campo esoterico».

OLIVER STONE, regista americano
«Io sono sia cristiano sia buddhista. Il Buddhismo è una filosofia di vita, assai più che una religione».

FRANCO BATTIATO, musicista
«Da anni studio le dottrine orientali. Nella mia opera Gilgamesh ho narrato la storia del sovrano assiro-babilonese che muore e poi si reincarna nella persona di un sufi del periodo di Federico II».
«L’inconscio ci comunica coi segni l frammenti di verità sepolta: quando fui donna o prete di campagna l un mercenario o un padre di famiglia» (Dalla canzone “Il Café de la Paix”).

SHIRLEY MACLAINE, attrice e scrittrice americana
«Tutti noi partecipiamo al nostro stesso dramma karmico, da una vita all’altra. La vita, infatti, non è altro che un lungo processo d’apprendimento; se solo riuscissimo a considerarla da questo punto di vista, riusciremmo ad assorbire con molta disinvoltura quelle che ai nostri occhi miopi potrebbero sembrare solo delle sofferenze, magari gratuite».

OMBRETTA COLLI, attrice ed eurodeputata
«Nella mia vita precedente sono vissuta in Egitto. Ho avuto l’esperienza del dejà-vu anni fa, visitando per la prima volta l’Egitto e le piramidi: conoscevo tutto in precedenza con esattezza matematica».

SUSANNA TAMARO, scrittrice
«Non a caso, nel mio romanzo Va’ dove ti porta il cuore si parla di reincarnazione. Credo fermamente in questa dottrina. Senza che nessuno me ne parlasse, fin dall’infanzia ho avuto la netta sensazione d’essere già venuta su questa terra. Mi sentivo smarrita, mi chiedevo dove fosse la casa dov’ero cresciuta. Dicevo che il mio nome non era Susanna; se mi chiamavano, non rispondevo, mi facevo chiamare con un altro nome, un nome straniero. Col passar degli anni, quella lontana sensazione infantile è diventata lucida certezza. Ci ho riflettuto a lungo, ho letto libri, testimonianze. Uno psicanalista indiano mi ha spiegato che questi ricordi affiorano nei bambini che nella vita precedente sono morti prima del tempo, di morte violenta. È un’ipotesi che ritengo attendibile».

Più in breve, altri personaggi importanti legati in vario modo al mondo esoterico e alla dottrina della reincarnazione:

FERDINANDO PESSOA
il noto scrittore portoghese, credeva nella successione delle vite, ed era appassionato studioso di Teosofia.

JACK KEROUAC e ALLEN GINSBERG
Noti esponenti della beast generation, scrissero libri sul Buddhismo e sulle credenze orientali.

CAT STEVENS
Cantante e compositore pop inglese, si è convertito all’Islamismo, assumendo il nome di Yusuf Islam, e ha musicato versi del Corano nell’album La vita dell’ultimo profeta.

ARTURO TOSCANINI e GEORGE SMITH PATTON
il primo grande direttore d’orchestra, il secondo famoso generale, sono stati citati in una trasmissione radiofonica per il loro vivo interesse verso la dottrina della reincarnazione.

CHARLES DICKENS e BORIS PASTERNAK
Hanno espresso chiaramente nei loro più famosi romanzi (David Copperfield e Il Dottor Zivago) il concetto di reincarnazione.

DAVID BOWIE
Cantante-attore inglese, ha espresso anche in alcune sue composizioni la sua adesione alle religioni orientali.

MICHELANGELO ANTONIONI
Grande regista, è in stretto contatto col maestro orientale Mayi Chid Vilasananda. E sua moglie, Enrica Fico, tiene corsi di meditazione trascendentale.

CAROLYN CARLSON
Danzatrice americana, da trent’anni studia il Sufismo e le altre dottrine orientali.

Younger Dryas Boundary e la scomparsa della megafauna

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La maggior parte della megafauna del Nord America - mastodonti , orsi dal muso corto, bradipi giganti, gatti dai denti a sciabola e cammelli e cavalli americani - scomparvero circa 13.000 anni fa, alla fine del Pleistocene. La causa di questa massiccia estinzione è stata a lungo dibattuta dagli scienziati che, fino a poco tempo fa, potevano solo speculare sul perché.

Un gruppo di scienziati, tra cui James Kennett della UC Santa Barbara, professore emerito presso il Dipartimento di Scienze della Terra, ha postulato che la collisione di una cometa con la Terra ha svolto un ruolo importante nell'estinzione. La loro ipotesi suggerisce che un impatto cosmico ha precipitato il periodo Younger Dryas di raffreddamento globale circa 12.800 anni fa. Questo impatto cosmico ha causato un improvviso stress e degrado ambientale che ha contribuito all'estinzione della maggior parte delle specie di grandi animali che abitavano le Americhe. Secondo Kennett, l'impatto catastrofico e il conseguente cambiamento climatico ha anche portato alla scomparsa della cultura preistorica Clovis, nota per la sua caccia grossa, e al declino della popolazione umana.

Un'immagine al microscopio elettronico di sferule di carbonio dal Younger Dryas Boundary, 30 centimetri sotto la superficie a Gainey, Michigan. - Credit: University of California

In un nuovo studio pubblicato questa settimana nel Journal of Geology, Kennett e un gruppo internazionale di scienziati si sono concentrati sul carattere e la distribuzione di nanodiamanti, un tipo di materiale prodotto durante una tale collisione extraterrestre. I ricercatori hanno trovato una grande varietà di questi piccoli diamanti distribuiti su oltre 50 milioni di chilometri quadrati in tutto l'emisfero settentrionale al confine dello Younger Dryas (YDB). Questo, sottile strato ricco di carbonio è spesso visibile come una sottile linea nera a pochi metri sotto la superficie.

Kennett e i ricercatori provenienti da 21 università in sei paesi hanno esaminato nanodiamanti di 32 siti in 11 paesi in Nord America, Europa e Medio Oriente. 

La linea continua definisce gli attuali limiti noti del Younger Dryas Boundary campo di prossimità dell'impatto cosmico, che coprono 50 milioni di chilometri quadrati. - Credit: University of California

"Abbiamo definitivamente identificato uno strato sottile su tre continenti, in particolare in Nord America e in Europa occidentale, che contiene un ricco insieme di nanodiamanti, la cui produzione può essere spiegata solo da un impatto cosmico", ha detto Kennett. "Abbiamo anche trovato materiali vetrosie metallici del YDB formati a temperature superiori a 2200 gradi Celsius, che non potevano essere generati da incendi, vulcanismo o flusso meteoritico, ma solo da impatto cosmico."

Il team ha scoperto che lo strato YDB conteneva anche quantità più grandi del normale di sferule d'impatto cosmico, vetro fuso ad alta temperatura, ammassi di fuliggine a grappolo, carbone di legna, sferule di carbonio, osmio, platino e altri materiali. Ma in questo lavoro i ricercatori hanno concentrato il loro approccio multi-analitico esclusivamente sui nanodiamanti, che sono stati trovati in diverse forme, tra cui cristalli cubici(la forma dei diamanti usati in gioielleria) ed esagonali.

"Diversi tipi di diamanti si trovano negli strati YDB perché sono prodotti a causa di ampie variazioni nei livelli di temperatura, di pressione e di ossigeno associati con il caos di un impatto," Kennett ha spiegato. "Queste sono le condizioni esotiche che si sono riunite per produrre i diamanti dal carbonio terrestre; i diamanti non arrivano con un meteorite o una cometa."

James P. Kennett, professore emerito nel Dipartimento di Scienze della Terra della University of California. Credit: Sonia Fernandez

Sulla base di diverse procedure di analisi, i ricercatori hanno determinato che la maggior parte dei materiali nei campioni YDB sono nanodiamanti e non altri tipi di minerali. L'analisi ha mostrato che i nanodiamanti si presentano costantemente nello strato YDB su aree vaste.

"Non c'è limite conosciuto per il campo disseminato YDB che copre attualmente oltre il 10 per cento del pianeta, che indica che l'evento YDB è stato un grande impatto cosmico", ha detto Kennett. "La presenza di nanodiamanti riconosciuto in questo studio dà agli scienziati un'istantanea di un momento nel tempo chiamato Isochron."

Ad oggi, gli scienziati sanno di soli due strati in cui è stato trovato più di una identificazione di nanodiamanti: il YDB di 12800 anni fa, e il ben noto limite Cretaceo-Terziario 65 milioni anni fa, che è contrassegnato dalla estinzione di massa dei dinosauri, ammoniti e molti altri gruppi.

"Le prove che presentiamo risolvono il dibattito circa l'esistenza di abbondanti nanodiamanti YDB", ha detto Kennett. "La nostra ipotesi sfida alcuni paradigmi esistenti all'interno di diverse discipline, tra cui la dinamica di impatto, l'archeologia, la paleontologia e paleoceanografia/paleoclimatologia, tutti colpiti da questo relativamente recente impatto cosmico."

Templari in America prima di Colombo

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Dal 1314 ad oggi numerose, diremmo quasi infinite, sono state le storie e leggende che hanno pervaso i Templari quasi a tracciarne una continuazione prima storica e poi massonica.

Non abbiamo qui la presunzione di  verificare il vero, il verosimile o il falso, possiamo però citare alcune questioni che sono ancora oggi al centro di interesse  di numerosi storici, i quali  sono (come sempre) divisi in due fazioni : quelli che asseriscono una continuazione storica dell’Ordine e coloro che la negano.

Il porto di La Rochelle:

il mare costituisce una interessante voce nel grande capitolo dei misteri del Tempio: il porto di La Rochelle viene spesso chiamato in causa a tale proposito. Nell’evidenziare come la scarsità di precisi riferimenti sia spesso il viatico inevitabile di ricostruzioni non sempre suffragate dall’obiettività richiesta allo storico, diamo di seguito un breve cenno di tali interessanti interpretazioni, con particolare riferimento all’opera di L. Charpentier “I misteri dei Templari”.

L’autore individua in La Rochelle un luogo determinante nell’economia dell’Occidente templare e evidenzia come almeno sei strade partano dal predetto porto per arrivare nelle principali località della Francia.


Non si può non condividere la valutazione di Charpentier allorquando afferma che La Rochelle era il centro principale per la gestione delle commende e delle balie templari del versante ovest francese. Vero è che sulla costa atlantica i Templari possiedono porti in Inghilterra, in Portogallo, in Spagna. Se si considera la funzione delle commende d’Occidente nell’economia del mondo templare (sussidio alla Terra Santa templare) paiono più funzionali i porti italiani, oppure Marsiglia o Collioure (porto ubicato nei pressi della Catalogna). Eppure i Templari investono fortemente su La Rochelle e fruiscono di un passaggio privato che congiunge direttamente, come anzidetto, il recinto del Tempio con le acque del porto.

Quale è il motivo?.

Charpentier risponde facendo appello a Jean de la Varende, che nel suo libro “I gentiluomini” racconta che i Templari andavano regolarmente in America, riportando argento dalle miniere che sfruttavano nel “nuovo” continente. Questo è il motivo per cui il “popolino”, parlando dei templari, era solito dire ils avaient de l’argent, hanno dell’argento; per traslazione del significato della parola argent, del denaro; dunque, ricchezza.

Stando a Charpentier la chiave di tutto è proprio l’argento. La Rochelle sarebbe dunque il porto da cui i Templari si imbarcano per sfruttare le proprie miniere dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. A conferma di tali osservazioni, Charpentier enumera sei punti giustificativi:
  1. i templari avevano una propria flotta e quindi marinai legati all’ordine;
  2. alcuni di questi marinai erano normanni e dunque discendenti di quei vichingi che partendo dalla Groenlandia hanno presumibilmente raggiunto la Terra Nova, la Wineland, l’odierna America;
  3. tra i predetti marinai c’erano dei bretoni di cui sono attestate alcune testimonianze nella zona di Filadelfia;
  4. i Templari avevano conoscenze geografiche tali da consentire di concludere per una forma sferica della Terra (e qui viene citato il maestro della Cattedrale di Chartres, oggetto di un’altra opera di Charpentier);
  5. i Templari avevano visitato numerosi porti fenici, i quali, secondo alcune fonti, avrebbero intrapreso i medesimi itinerari marini; 
  6. al momento dello scioglimento dell’ordine gli uomini del Tempio si trasferiranno in quegli ordini iberici che così rapidamente e fruttuosamente saranno in grado di realizzare la scoperta “ufficiale” del nuovo mondo. 


Non solo: nel timpano del nartece di Vezelay viene effigiato, tra i popoli della terra, un “indiano dalle lunghe orecchie”, non un Indiano delle Indie ma un Indiano d’America; al tempo della costruzione, 1150 circa, non si dovrebbero trovare testimonianze in tal senso.

Alcuni studiosi asseriscono che la notte del 13 Ottobre 1307, prima dell’arresto di massa, in gran segreto, 18 galee templari navigarono lungo la Senna e presero il mare, dirette a La Rochelle, dov’era pronta una flotta templare. I Templari, segretamente avvertiti del tranello teso nei loro confronti dal Re Filippo, avevano portato in salvo il loro Tesoro e le reliquie più preziose.

Secondo questa versione la flotta templare si divise in due direzioni: una diretta in Portogallo ed una in Scozia.

Portogallo e Scozia

In Portogallo, i templari non furono sciolti, ma cambiarono il loro nome in Cavalieri di Cristo. Nel 1492, questo gruppo avrebbe fornito uomini per la spedizione di Cristoforo Colombo, e la croce dell’ordine sarebbe comparsa sulle vele delle sue navi.

L’altra parte della flotta approdò in Scozia e i Templari nascosero il loro tesori sotto la protezione di Sir William St. Clair terzo conte di Orkney. Il quartier generale dei Templari sarebbe dovuto essere  poche miglia a sud di Edimburgo. In questa zona St.Clair fece costruire la famosa cappella di Rosslyn ricca di in ogni dove di simbologie templari. Ancor oggi a visitando la Chiesa di Torphichen si notano i resti della precettoria dei Cavalieri Ospitalieri; a Temple, 8 km a sud di Glasgow ancora visibili sono  i resti di una comanderia Templare.

Rosslyn Chapel

Nel 1314, Edoardo II d’Inghilterra , affrontò gli scozzesi nella battaglia di Bannockburn. Secondo alcuni pare che i scozzesi vinsero questa determinante battaglia per la loro indipendenza grazie al tempestivo intervento della cavalleria templare. Lo scontro fu decisivo per le sorti del conflitto e produsse, come conseguenza, la restaurazione dell’indipendenza della Scozia dall’Inghilterra, proclamata poi nel 1328, con la firma del trattato di Edimburgo-Northampton.

L’archeologo Jacques de Mahieu sostiene di aver trovato tracce di insediamenti dei Cavalieri nel continente americano e c’è chi sostiene che il famoso tesoro dei Templari, mai più ritrovato, sia stato nascosto in Nuova Scozia in Nordamerica. Qui si trova una enigmatica torre a base ottagonale di cui nessuno sa spiegare l’origine.

Rosslyn Chapel

Si parla insistentemente di un viaggio intrapreso dallo scozzese Lord Sinclair, erede dei Templari riparati in Scozia, verso il continente amaricano con 12 navi nel 1398. Pare che le navi raggiunsero la Nuova Scozia e li l’equipaggio passò l’inverno. Con l’inizio della primavera, Sinclair divise in due la flotta, inviando in Scozia il suo luogotenente, il veneziano Antonio Zeno, al quale dichiarò di voler creare una colonia nella terra appena scoperta. Con l’altra metà della flotta, Sinclair iniziò una spedizione esplorativa interna, prima attraverso la Nuova Scozia e poi il New England, lasciando una serie di tracce riscontrabili tutt’oggi.

Tra queste tracce segnaliamo:

- La stele di Westford nel Massachusetts che rappresenta un Cavaliere in armatura sul cui cimiero e stemma araldico sono riconoscibili gli attributi di Sir James Gunn, altro luogotenente di Sinclair;
- La stele Sinclair con incisa la scritta: “Nel 1398 il principe Henry First Sinclair di Orkney partì dalla Scozia per fare un viaggio alla scoperta dell’America del nord. Dopo aver trascorso l’inverno in Nuova Scozia, ha navigato verso il Massachusetts e durante una spedizione interna nel 1399 si fermò su questa collina per osservare la campagna circostante, e poco dopo morì. La lapide commemorativa che adorna questa sporgenza è un memoriale a questo cavaliere.”;
- I due primitivi cannoni ritrovati al largo di Rhode Island, di quelli che per primi furono usati a bordo delle navi (Carlo Zeno, fratello di Antonio, fu il primo a introdurli nell’armamentario di bordo per salvare Venezia, la sua città, in una battaglia navale);
- Lo scheletro, completamente vestito con l’armatura, rinvenuto nel fiume Fall River, sempre nel Massachusetts;
- Il cosiddetto “Muro del Mistero” (Mystery Walls) vicino a Halifax, in Nuova Scozia;
- Le imbarazzanti rovine di un rifugio vicino alla leggendaria scoperta di Oak Island.

Come è noto, le vele delle tre caravelle di Colombo portavano la croce rossa in campo bianco simbolo dei Templari. Forse per farsi riconoscere dagli indigeni che poi lo accolsero con tutti gli onori?

caravella

Altri cavalieri superstiti migrarono in Scozia ed in Portogallo portando seco i loro segreti e le loro conoscenze, tra cui mappe copiate da mappe molto più antiche trovate in Terrasanta e scampate all’incendio della biblioteca di Alessandria. In particolare in Portogallo fondarono l’Ordine del Cristo che fu promotore di grandi viaggi e scoperte geografiche.

Dopo il processo ai Templari, pare che anche il Vaticano venne in possesso di queste carte e caravella

questo spiegherebbe il fatto che il luogotenente di Colombo, Pinzon, prima di salpare, si recò a Roma a consultare gli archivi segreti del Vaticano.

Ritornando a Colombo, c’è da chiedersi: come faceva ad essere così sicuro di trovare terra? Come ha fatto su una rotta mai percorsa ad indovinare i venti, sia all’andata che al ritorno? Come ha fatto a non finire sulle barriere coralline? Sapeva certamente di non essere nelle indie, e continuando, l’equipaggio stanco ed impaurito cercò di rivoltarsi al proprio comandante, Colombo offri la sua testa in cambio di tre giorni di navigazione, ebbene il terzo giorno apparvero le terre di San Salvador..

Sembra proprio che la scoperta dell’America sia dunque avvenuta almeno un secolo prima del viaggio di Colombo, ma che sia stata tenuta segreta per non far scoprire l’ultimo rifugio dei Templari ed il loro tesoro.

Si può aggiungere:

1] Nel 1524, 32 anni dopo il primo viaggio di Colombo, il Re di Francia Francesco I° dette l’incarico al navigatore Giovanni da Verrazzano di entrare in contatto con una antica colonia americana dell’Ordine Templare fondata alla fine del quattordicesimo secolo dal nobile scozzese Henry Sinclair a Newport, nel Rhode Island nella cui baia, nei pressi di una misteriosa grande torre sarebbero state nascoste tesori e ricchezze. Verrazzano avrebbe trovato il punto di riferimento della torre, ma della colonia templare non avrebbe rinvenuto alcuna traccia: i Templari si sarebbero trasferiti da tempo altrove.

2] L’esistenza di una colonia di Cavalieri Templari rifugiatisi in America prima del viaggio di Colombo sarebbe stata tenuta nascosta perché dal nuovo continente giungevano l’oro e l’argento che permettevano il finanziamento della costruzione delle cattedrali da parte dei discendenti dei Templari rimasti in Europa. Questi ultimi si stavano aggregando nelle confraternite di “Frati Muratori” dai quali poi derivò la Massoneria. Sulle facciate di queste cattedrali si troverebbero i simboli di tutta la scienza esoterica dei Templari.

3] La Duchessa Isabel Medina Sidonia da Toledo ha passato l’intera vita a studiare e catalogare ogni scritto conservato, in spagnolo antico e latino, conducendo approfondite ricerche. Il suo archivio racconta di patate e pomodori introdotti in Spagna all’inizio del ‘400, di dame spagnole con pappagalli, di popolazioni nere dette Indios. E così risulta che l’America era già conosciuta prima di Colombo ed era il posto dove si andava a prendere l’oro. In questi documenti si parla di viaggi di venticinque giorni durante i quali le navi facevano la traversata e si recavano in quei luoghi dove c’erano fiumi con grandi pesci, uomini di colore e grandi distese di terra. Era semplicemente vietato farne menzione, vietato da chi su di queste terre aveva un’ipoteca.

4] Nella famosa Cappella di Rosslyn in Scozia ricca di simboli templari una scultura riproduce la pannocchia di mais, una pianta americana sconosciuta in Europa. Questa scultura fu compiuta 50 anni prima che Colombo arrivasse in America.

5] Sulla tomba di Innocenzo VIII vi è la seguente incisione: “Durante il suo pontificato ebbe la gloria della scoperta del Nuovo Mondo”. Ma il Papa morì nel luglio del 1492, cioè, tre mesi prima della data fissata dagli storici fino ad ora della scoperta dell’America.

Il tesoro celato

Tutto parte  dagli scavi eseguiti dai Templari sotto il Tempio di Salomone. E’ da qui che inizia quello che viene indicato come “Il grande segreto Templare”. Nel 1118 quando Ugo di Payns ed altri 8 cavalieri decidono di fondare l’Ordine, con l’accordo di Bernardo di Chiaravalle, le crociate erano in atto da oltre 20 anni, e cioè sin da quando nel 1096, Goffredo di Buglione, con le sue truppe, partì per l’Oriente, conquistando Gerusalemme nel 1099.

Perché la costituzione dell’ordine avviene solamente dopo 20 anni e con il riconoscimento ufficiale altri undici anni dopo ? Qual è stato il motivo che ha indotto i Cavalieri, con l’intermediazione di Bernardo e la Chiesa Romana a darsi un regolamento? Perché anche Baldovino II, re di Gerusalemme premeva affinché l’Ordine fosse ufficializzato? C’è da dire che Baldovino già alcuni anni prima del 1118, aveva messo a disposizione di alcuni Cavalieri francesi della Champagne, fra i quali Ugo di Payns, una parte del suo palazzo: il Tempio di Salomone.

Il Tempio nel 1110 d.C. aveva già una lunga storia, poiché era stato costruito 2.000 anni prima, distrutto più volte, ricostruito e trasformato. I cavalieri francesi scoprirono che i sotterranei del palazzo rappresentavano un altro palazzo pieno di cunicoli, camere, corridoi e labirinti che in minima parte, fino ad allora, erano stati esplorati, anche perché molti ingressi erano rimasti celati da pareti.

Ottennero il permesso di Baldovino per esplorare i sotterranei ed aprire i cunicoli che fino ad allora erano rimasti segreti.

Dopo circa 3-4 anni di “scavi”, scoprirono, sotto il luogo indicato come Sancta Sanctorum, un qualcosa che indicava IESUS NAZOREUS. L’abate Sauniere troverà poi a Rennes le Château non quel “qualcosa” rinvenuto dai Templari (che nel momento del ritrovamento non si chiamavano ancora così), ma la documentazione che dimostrava il ritrovamento e l’esistenza di quel “qualcosa”. Ugo di Payns, alla fine del 1117, rientra in Francia, rende edotto di ciò che è stato ritrovato, Bernardo di Chiaravalle ed assieme, in gran segreto, incontrano Papa Pasquale II, per riferire della loro scoperta. Il 21 gennaio del 1118 Pasquale II muore.

Pochi giorni dopo, il 24 gennaio 1118, è eletto Papa, Gelasio II. Bernardo ed Ugo riferiscono quindi a papa Gelasio, quanto ritrovato. Assieme viene deciso di portare, in gran segreto, il rinvenimento, in terra europea, per non farlo cadere nelle mani degli infedeli. Nasce così il “grande segreto” dei Templari.

Il Fallimento del Modello occidentale

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Di: Luciano Lago

Nel corso degli ultimi due decenni, nel mondo e nell’area Euroasiatica in particolare, sono avvenuti dei cambiamenti epocali, basti pensare alla caduta del muro di Berlino nel 1989, alla dissoluzione dell’URSS con creazione di nuove entità statali in Europa ed in Asia, alla prima guerra nel teatro europeo (Bosnia ed ex Jugoslavia), alle guerre condotte in Medio Oriente con la partecipazione dei paesi europei, al sorgere della Cina come seconda grande super potenza economica ed industriale, alla corsa per la conquista delle risorse dell’Africa, lanciata dalle grandi potenze.

Tutti avvenimenti questi nei quali vi sono stati alcuni grandi protagonisti ed altri, le nazioni europee in particolare, chiamate a svolgere un ruolo di comprimari o consociati al fianco della superpotenza dominante, quella statunitense che, per un certo periodo (dopo la dissoluzione dell’URSS), aveva indotto la falsa sensazione che il mondo dovesse attestarsi in uno stato di “unipolarità” con l’impero degli USA in posizione di dominio assoluto, nel campo politico, economico e militare.

In realtà non è andata così e piuttosto tutto lascia credere, con gli ultimi avvenimenti, che si proceda speditamente verso un assetto multipolare, con la Cina, la Russia ed altri grandi paesi emergenti (India, Brasile, Iran, Sud Africa) a contendere alla superpotenza USA gli spazi di potere globale, politico, economico e militare.

Da considerare che, in parallelo a questi sviluppi, nel mondo denominato “Occidentale”, abbiamo assistito anche a determinati processi che riflettono, da un lato, un evidente declino politico economico e militare degli Stati Uniti e, dall’altro, all’incapacità dell’Europa di emanciparsi una volta per tutte dalla sua condizione di subordinazione alla politica ed interessi degli USA, neppure in occasione di crisi in aree che sarebbero di stretto interesse dei paesi europei (vedi Ucraina).

Si tratta di una crisi non soltanto economica ma anche di perdita e logoramento di modello sistemico che si accompagna ad un declino generale che investe tutto il così detto Occidente dalle due sponde dell’Atlantico.

Questo avviene proprio nel momento storico della massima espansione del modello economico liberista e capitalista e delle teorie diffuse della globalizzazione come “processo irreversibile” con preannunciata l’inevitabile scomparsa degli Stati Nazionali,con l’omologazione delle culture, con l’assimilazione del modello americanoide, iper consumista, procedendo verso un nuovo assetto globalista che prevede, secondo le teorie degli strateghi neocon, come suo massimo obiettivo, la realizzazione di un Nuovo Ordine Mondiale (1) sotto la guida di una elite finanziaria, con una nuova moneta unica mondiale.

Vedi : L’ONU parla di una moneta unica mondiale.

L’Europa per prima è un continente avviato alla lenta ed inesorabile decadenza dovuta, prima ancora che per motivi economici e geopolitici,al disconoscimento voluto delle proprie basi di civiltà, la sua Storia millenaria, fonte del diritto e della cultura per abbracciare l’ideologia mondialista, americanoide, neoliberale, radicale e relativista, del tutto estranea alla sua tradizione, incapace di ritagliarsi un proprio ruolo politico autonomo, relegandosi allo stato di colonia del grande impero americano, oggi anche esso in forte declino. Le società europee che in passato erano state un modello di civiltà, di sistema sociale sviluppato, di fatto hanno abdicato alla loro Storia ed abbracciato un modello di tipo anglosassone.

L’assetto del mondo affidato nelle aree cruciali alla egemonia ed al super potere dell’impero USA, ha perso qualsiasi parvenza di stabilità ma è scosso da conflitti sempre più cruenti e da destabilizzazione continua, visto il disastro ed il caos provocato dai ripetuti interventi militari (diretti o indiretti) degli Stati Uniti e dei loro alleati nei paesi dove la dirigenza di Washington ha stabilito di avere interesse prioritario per averne il controllo e per disporre delle loro risorse (Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan, ecc.). In altri casi l’intervento è stato causato dall’importanza strategica di questi paesi (Ucraina), oltre che dalle risorse, con un disegno calcolato in funzione anti russa.

Data la situazione, ci sarebbe stata la necessità di rinnovare una “governance” mondiale per evitare il protrarsi e l’aggravarsi delle situazioni di caos e di conflitti che si sono create in varie aree del mondo nello stesso periodo. Questo perchè prima o poi i focolai di guerra, con il loro carico di fanatismo e miseria, finiranno per invadere anche i paesi non coinvolti nelle crisi con grave pericolo di un allargamento dei conflitti e di ulteriore destabilizzazione. Un prologo di quanto potrà accadere lo si può già vedere con l’esodo di milioni di profughi dai teatri di guerra, come dalla Siria (2 milioni di profughi) , dall’Iraq, dalla Somalia, dalla Nigeria, ecc…

Un filo sottile lega gli avvenimenti ed i conflitti tra teatri molto distanti come la Siria, l’Iraq e l’Ucraina. Dietro questi conflitti c’è la stessa mano, la stessa strategia di destabilizzazione e di caos realizzata per un gioco di egemonia e di controllo dal potere dominante, quello militare, politico e finanziario degli anglosassoni e sionisti (USA, GB, ed Israele).

Questa governance mondiale di fatto non esiste e l’unico ente sopranazionale che avrebbe dovuto per il suo statuto provvedere ad esercitare una azione di controllo e di pacificazione fra i contendenti (l’ONU), è stato di fatto ridotto all’irrilevanza ed alla assenza di qualsiasi voce in capitolo, grazie alla subordinazione dei suoi organi agli interessi della superpotenza dominante ed ai diritti di veto sempre opposti a qualsiasi azione di condanna.

I governi che oggi esprimono ipocritamente “preoccupazione ed allarme” per le vicende dell’Iraq, della barbarie degli sgozzamenti, esecuzioni sommarie, taglio della testa ai prigionieri effettuati dai miliziani dell’ISIS (Stato Islamico della Siria e del Levante) in Iraq, sono esattamente gli stessi che hanno appoggiato, fornito armi, addestramento ed equipaggiamenti vari ai miliziani di questa ed altre organizzazioni quando queste operavano in Siria per il rovesciamento del regime di Assad, inviso agli americani.

In quel paese avvenivano gli stessi sgozzamenti ed esecuzioni sommarie ma nessuno in Occidente alzava neanche una voce perchè si aspettava la caduta del regime di Assad e si voleva far credere che ci fosse una rivolta di” ribelli per la democrazia”. Gli sgozzatori erano utili in quel caso alle finalità strategiche degli USA e dell’Occidente e bisognava lasciare loro campo libero.

Risulta evidente che la stessa creazione di questo esercito, partito dalla Siria ed arrivato baldanzosamente in Iraq , è tutta occidentale ed in particolare da parte dell’intelligence degli Stati Uniti, della Francia e del Regno Unito, una enorme quantità di prove e testimonianze non lasciano dubbi in proposito.

Vedi: Il diabolico piano degli USA in Iraq: 

Anche in Ucraina la crisi determinatasi in quel paese e la conseguente guerra civile, con tutta evidenza è stata causata dall’opera di sobillazione dell’intelligence USA e delle centinaia di agenzie ONG nella stessa Ucraina, create e finanziate dagli USA per sovvertire gli equilibri politici, che hanno svolto un ruolo determinante nel golpe avvenuto a Kiev e nelle azioni militari repressive attuate da quel governo nei confronti delle province autonomiste filo russe. 

Le provocazioni contro la Russia, le false manipolazioni mediatiche (il volo abbattuto dagli ucraini spacciato come responsabilità della Russia, la presunta invasione di migliaia di soldati russi), l’aggressività della NATO che effettua esercitazioni a ridosso dei confini della Federazione russa e si accinge a creare altre basi militari nel Baltico ed in Polonia, sono un chiaro intento dell’amministrazione USA di voler circondare, ridimensionare e mettere all’angolo quello che è oggi il paese territorialmente più esteso del mondo.

Vedi: La sovversione anti Russa distruggerà la UE: http://www.ilnodogordiano.it/?p=7663

Probabilmente è la Russia che costituisce oggi il maggior ostacolo per la realizzazione di quel “nuovo ordine Mondiale” geopolitico e finanziario, auspicato dagli strateghi neo con e dominato dalla potenza nord americana. Questo spiega l’accanimento con cui gli USA e la macchina della propaganda mediatica atlantista cercano di demonizzare Putin (il “nuovo Hitler” lo ha definito la Clinton).

Tutte queste azioni aggressive degli USA, con il supporto dei propri alleati, non possono però nascondere che qualche cosa di importante sta rapidamente cambiando negli equilibri mondiali, che pochi si fidano ormai della capacità degli USA di esercitare un ruolo di equilibrio e molti paesi respingono decisamente le azioni di ingerenza di Washington nei loro affari interni. Questo è evidente nel caso di molti paesi dell’America Latina, dall’Argentina al Brasile, all’Ecuador, al Venezuela, all’Uraguay,alla Bolivia, ecc. che sono riusciti ad emanciparsi dalla “tutela” del grande impero ed hanno avviato un percorso di autonomia e di affrancamento anche economico e finanziario poggiandosi sulla Cina, sulla Russia e su altri paesi per le loro necessità economiche, respingendo l’interessata proposta di intervento anche del FMI, della Banca Mondiale e degli altri organismi di dominio finanziario che sono specialisti nello sperimentato sistema di finanziamento e successivo strangolamento nel debito e nel sistema dell’usura verso i paesi emergenti.

Stessa volontà di affrancamento che manifesta oggi il gruppo dei Brics (Brasile, Russia, Cina, India, Sud Africa) che sta effettuando accordi anche per staccarsi dal dollaro utilizzando una moneta sostitutiva nel commercio internazionale e con il creare una banca dello sviluppo sostitutiva al FMI ed agli altri organismi finanziari. Le sanzioni verso la Russia risulteranno determinanti per accelerare questo processo. 

Vedi: I Brics contro il dominio del dollaro: 

Con questi paesi l’influenza degli USA risulta sempre più bassa, addirittura ininfluente nei loro confronti, tanto più questo è apparso evidente quando i rappresentanti di Washington hanno cercato di convincere ad associarsi alla politica delle sanzioni verso la Russia. Il gioco del dominio mondiale si è rotto e molti di questi rifiutano l’interessato abbraccio dell’alleato americano.

Gli Stati Uniti sono in un processo di declino politico, economico e morale, per cui hanno cessato di essere un modello per gli altri paesi, tanto meno vengono considerati il paese della “libertà e della democrazia” e gli ultimi fatti di Fergusson, in Missouri, lo attestano. 

Negli USA vige un sistema repressivo che è più conforme ad uno stato totalitario che ad una democrazia. Un paese dove esiste piuttosto il dominio della elite, delle grandi corporations, di un sistema di forti disuguaglianze studiato per favorire la classe dei super ricchi e per assicurare gli interessi delle potenti lobby, con l’ emarginazione di larghe fasce della popolazione nera ed ispanica.

Un sistema quello USA che viene favorito anche dalla concentrazione dei media nelle mani dei grandi gruppi economici, legati alla politica governativa, in modo tale che questi costituiscono una macchina della propaganda e della manipolazione che riesce ad influenzare l’opinione pubblica ed a creare il consenso di massa, approfittando anche di un basso livello medio di cultura e quindi di uno scarso livello critico della popolazione.

Tuttavia la crisi degli Stati Uniti risulta oggi molto profonda e soprattutto economica e sociale: un paese super indebitato che vive al di sopra delle sue possibilità, con l’affossamento della classe media e l’emergere di una grande massa di poveri, una caratteristica più da terzo mondo che non da paese evoluto, una economia che si regge sulla stampa di centinaia di miliardi di dollari, che ancora vengono accettati in buona parte del mondo grazie al signoraggio del dollaro, una posizione che però inizia a dare segni di fine del ciclo. 

Il rischio sta nella evenienza che gli stessi Stati Uniti finiscano divorati dai loro debiti e questo accadrà quando altri paesi inizieranno a rifiutare i dollari (cosa che si sta già verificando). 

Potrebbe essere quello il momento della svolta e non sarebbe di grande meraviglia che la dirigenza USA voglia provocare un grande conflitto per mascherare questa crisi.Questo spiega la sempre maggiore aggressività dei responsabili politici di Washington.

Non sono pochi gli analisti che prevedono una prossima caduta dell’Impero Americano, solo questione di tempo, dicono, se ne scorgono tutti i segni premonitori.

L’avvenire si presenta fosco e le avvisaglie di quanto potrebbe accadere sono state già descritte da un brillante analista americano, Paul Craig Roberts, in uno dei suoi articoli dal titolo eloquente: “The war is coming”: 


Note:

1- Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati .” – David Rockefeller, 1991 – “lasciati prendere per mano dal bambino di Betlemme, non temere, fidati di lui, la forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un Nuovo Ordine Mondiale…” – Papa Benedetto XVI -


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Questo articolo é un po' la summa di quanto da mesi diciamo,oltre a molti altri ,su queste questioni.

anche: 


Il Bosone di Higgs può distruggere l'Universo... Creando un nuovo "Big Bang"?!

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Il bosone di Higgs - altrimenti conosciuto come particella di Dio - può avere il potenziale per distruggere l'universo. L'avvertimento è di Stephen Hawking, che lo scrive nella prefazione del libro Starmus, 50 years of man in space, una raccolta di conferenze tenute da scienziati e astronomi, tra cui Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

Secondo il celebre fisico a livelli di energia molto elevati il bosone potrebbe improvvisamente diventare instabile, causando un "catastrofico decadimento del vuoto" tale da far collassare il tempo e lo spazio, e non ci accorgeremmo nemmeno che sta succedendo.

Stephen Hawking

Hawking sottolinea che questo scenario è molto improbabile, perché i colleghi non hanno a disposizione un collisore di particelle abbastanza grande per un esperimento di questa portata. Con una nota sarcastica infatti Hawking aggiunge che "un acceleratore di particelle capace di raggiungere 100 miliardi di GeV sarebbe più grande della Terra, ed è improbabile che si possano ottenere i finanziamenti per realizzarlo nel clima economico attuale".

Secondo il fisico comunque nell'eventualità che lo si costruisse il bosone di Higgs "potrebbe diventare metastabile ad energie superiori a 100 miliardi di giga-elettronvolt (GeV)". In sostanza, se gli scienziati dovessero intraprendere un esperimento simile l'universo potrebbe subire un catastrofico decadimento del vuoto, cioè la bolla del vero vuoto si espanderebbe alla velocità della luce. Il disastro secondo Hawking "potrebbe accadere in qualsiasi momento".

LHC

L'affermazione ha portato il professor John Ellis, fisico teorico del CERN, a rispondere prontamente per tranquillizzare gli animi: "deve essere chiaro che la scoperta del bosone di Higgs al Large Hadron Collider (LHC) non ha causato questo problema, e le collisioni nell'LHC non potrebbero innescare instabilità, perché le loro energie sono troppo basse".

Peter Higgs

È dello stesso avviso Nicola Mori, ricercatore in fisica all'Università di Firenze, che abbiamo contattato per capire meglio il problema sollevato da Hawking. Mori ci spiega che da una parte "è vero che i fisici stanno cercando di studiare il fenomeno a energie molto alte con LHC, e che progettano in futuro di costruire nuove macchine per aumentare questa energia, ma è bene sapere che nell'universo esistono oggetti e processi fisici che lavorano ad energie molto maggiori di quelle di LHC - per essere precisi fino a un milione di volte - e per ora nessuno di questi processi ha causato un 'catastrofico decadimento del vuoto'".

In altre parole, "oggi siamo in grado di osservare raggi cosmici che arrivano dal Cosmo sulla Terra con un'energia un milione di volte maggiore di quella delle particelle che girano dentro all'LHC, ma nessuno di questi raggi cosmici ha causato danni".

"Quella di Hawking – che resta uno dei più grandi luminari del nostro tempo – è quindi da vedere come una speculazione teorica, un fatto che si potrebbe verificare ad energie ancora maggiori di quelle dei raggi cosmici di cui si parlava sopra".

Mori conclude sottolineando che "la cosa più importante, al di là di speculazioni e idee pindariche, e l'unica cosa sicura è che non siamo ancora in grado di distruggere l'universo".

La Mica di Teotihuacàn

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L'alone di mistero che circonda le grandi piramidi d'Egitto e dell'America precolombiana sembra essere impenetrabile all'archeologia convenzionale. Nuovi studi condotti da ricercatori prestati all'archeologia rivelano sorprendenti aspetti che fanno ritenere che sofisticatissime tecnologie fossero largamente in uso presso le culture di epoche da noi ritenute primitive.

La tesi normalmente normalmente divulgata e da tutti accettata è che il progresso delle civiltà si sia evoluto da uno stadio primitivo ad uno più avanzato.


Eppure, se si esce dalla prospettiva “evoluzionista” e si analizzano senza pregiudizi alcune opere maestose del passato, si scopre che questo paradigma è sempre applicabile.

Nuove scoperte sulle piramidi dell’antico Egitto e dell’America Precolombiana indicato come branche della scienza, come l’elettricità, l’elettrochimica, l’elettromagnetismo e la metallurgia, fossero utilizzate in maniera considerevole dagli antichi.

La batteria di Baghdad mostra come gli egizi conoscessero e utilizzassero ampiamente la corrente elettrica, e i bassorilievi del Tempio di Dendera, scoperti dall’archeologo francese Auguste Mariette nel 1857, rivelano che questa fosse utilizzata anche per l’illuminazione, difatti nessun segno di fuliggine è mai stato trovato nei corridoi delle piramidi o delle tombe dei re perché queste aree venivano illuminate con energia elettrica.

Nel lavoro di diversi importanti ricercatori figura quello di Christopher Dunn, un ingegnere meccanico inglese, che nel suo libro The Giza Power Plant: Technologies of Ancient Egypt afferma che la Grande Piramide di Giza fosse utilizzata come centrale elettrica wireless, sul modello delle intuizioni di una delle più grandi menti del secolo scorso: Nikola Tesla.

Le conclusioni sorprendenti di Dunn fanno apparire la teoria dell’egittologia tradizionale (secondo la quale la Grande Piramide è stata costruita con utensili in rame da una società che non aveva la ruota) piuttosto sciocche! L’ingegnere parte propria dalla grande complessità e precisione della costruzione di Giza, per poi giungere a proporre la sua teoria dagli indizi raccolti sul campo.

Quella che ne viene fuori è una teoria che dipinge la Grande Piramide come una macchina straordinaria, capace di produrre energia utilizzando la Terra come fonte, la scienza acustica e la chimica. La teoria che Dunn chiarisce lo scopo di tutti i passaggi e le stanze all’interno della struttura piramidale.

In maniera molto sintetica, Dunn teorizza che le vibrazioni naturali della Terra provocassero una risonanza armonica in grado di ricavare idrogeno prodotto nella Camera della Regina attraverso la ionizzazione di una soluzione di acido cloridrico diluito e cloruro di zinco idrato. L’idrogeno veniva canalizzato nella Camera del Re attraverso la Gran Galleria e qui convertito in microonde.



Lo studio di Michel Barsoum

A dare credito all’ipotesi di Dunn ci sono le recenti scoperte di Michel Barsoum. Anche in questo caso si tratta di un ricercatore prestato all’egittologia e quindi libero da pregiudizi e dai dogmi dell’archeologia convenzionale. Barsoum, infatti, è un illustre professore presso il Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria della Drexel University.

Come racconta livescience.com, un giorno Barsoum ricevette la telefonata inaspettata di Micheal Carrell, amico di un collega in pensione, per fargli alcune domande sui misteri che circondano la costruzione delle piramidi di Giza.

Secondo Carrell, i misteri erano stati risolti da Joseph Davidovits, direttore dell’Istituto di Scienze dei Materiali Geopolimeri di San Quentin, in Francia, più di due decenni fa, rivelando che le pietre delle piramidi erano state realizzate con una forma molto precoce di calcestruzzo composto da una miscela di calcare, argilla, calce e acqua.

“È stato a questo punto della telefonata che io scoppiai a ridere”, racconta Barsoum. “Se le piramidi sono state effettivamente costruite così, qualcuno avrebbe potuto dimostrarlo al di là di ogni dubbio passando poche ore al microscopio elettronico”. Si è scoperto che nessuno aveva mai dimostrato la teoria.

Barsoum decide di imbarcarsi nella ricerca e un anno e mezzo più tardi, dopo le osservazioni al microscopio a scansione e altri test, cominciò a trarre alcune conclusioni sconcertanti sulle piramidi. Le osservazioni erano effettivamente coerenti con l’idea del calcestruzzo, ma il legame del cemento calcareo era con il biossido di silicio e ricco di magnesio silicato.

Inoltre, le pietre del rivestimento esterno e interno della piramide mostravano entrambe una struttura amorfa, cioè i loro atomi non erano disposti in una struttura regolare e periodica. Lo stato amorfo, in qualche modo intermedio tra il solido e il liquido, è poco frequente in natura, quasi assente: la maggior parte dei solidi sono naturalmente cristallini e le loro molecole sono disposte con un ordine a lungo raggio che definisce un reticolo cristallino.

“È molto improbabile che le pietre del rivestimento interno e esterno che abbiamo esaminato siano stati ricavati da un blocco di calcare naturale”. Più sorprendentemente, Barsoum ha poi scoperto la presenza di sferule di biossido di silicio su scala nanometrica (con diametri nell’ordine di miliardesimi di metro), fatto che conferma ulteriormente che i blocchi non sono di origine naturale.

“È ironico che intere generazioni di egittologi e geologi siano stati ingannati dai blocchi, realizzato in maniera così fedele da sembrare calcare naturale”, spiega Barsoum. “Gli antichi egizi sapevano produrre nanotecnologie”.

Gli egittologi devono costantemente confrontarsi con domande senza risposta: come è stato possibile posizionare blocchi in modo così perfetto che nemmeno un capello può esservi inserito? E se tali blocchi sono stati scolpiti con strumenti di rame, perchè non è mai stato trovato nessuno scalpello sulla piana di Giza?

La ricerca di Barsoum sembra rispondere, almeno in parte, a queste domande, anche se, come tutti i grandi misteri del passato, alcune questioni rimangono aperte: come è stato possibile agli antichi egizi trasportare a metà della Grande Piramide blocchi di granito pesanti più di 70 tonnellate? “Ironia della sorte, questo studio di antiche rocce non riguarda il passato, ma il futuro”, conclude Barsoum.

La “mica” di Teotihuacán

Le indagini archeologiche eseguite sul sito di Teotihuacán, Messico, hanno portato alla scoperta di un esteso uso di “mica” da parte dei costruttori del sito, un minerale presente solo in Brasile, a 5 mila km di distanza.

I fogli di mica sono stati probabilmente trasportati per migliaia di chilometri. Perchè avrebbero dovuto farlo? E perchè la mica è stata trovata in tutti gli edifici di Teotihuacán, nei templi, nei complessi abitativi e lungo le strade, praticamente dappertutto? Ovvimente non per decorazione, dato che non è visibile dall’esterno.

La mica ha alcune proprietà elettriche che la rendono un buon isolante. Viene, infatti, utilizzata anche come isolante elettrico in apparecchiature ad alta tensione. Essendo resistente al calore, la mica viene utilizzata per produrre finestre di forni e altri sistemi riscaldanti. Viene anche utilizzata per isolare i conduttori elettrici in cavi antincendio. Nei forni a microonde sottili mascherine di mica ricoprono il vano del magnetron.

I costruttori di Teotihuacán devono aver avuto un motivo molto preciso per usarla e, a parere di molti ricercatori, è che faccia parte di qualche tecnologia a noi sconosciuta.

All’inizio del secolo scorso, sia nella Piramide del Sole che in una sala sotterranea del Tempio distante un chilometro, gli archeologi hanno rinvenuto grandi quantità la mica, la quale fungeva da rivestimento per il pavimento e per il soffitto. Oggi il Tempio, detto appunto della Mica, non è accessibile al pubblico.

C’è un tunnel che congiunge il Tempio della Mica alla caverna che si trova sotto la Piramide del Sole (anche l’accesso a questa via sotterranea è interdetto), con diverse intercapedini secondarie sia a destra che a sinistra. È possibile che la sala sotto il Tempio della Mica contenesse qualche strumento che producesse energia per gli edifici del sito, come una sorta di centrale elettrica? Se così fosse, significa che i tunnel servissero da rete elettrica che connetteva l’intera città?


Secondo i teorici degli Antichi Astronauti, l’utilizzo della mica potrebbe essere stato dettato anche da uno scopo più ‘protettivo’. La Nasa, ad esempio, utilizza la mica sul dorso degli shuttle per far deflettere il calore prodotto dall’attrito nel momento del rientro in atmosfera, perfetta per questo scopo. È possibile che la mica sia stata utilizzata per proteggere le installazioni di Teotihuacán dal calore prodotto da un qualche tipo di velivolo non terrestre?

A prescindere da quello che si vuol credere, viene da chiedersi da dove venissero queste conoscenze così avanzate in possesso degli antichi egizi e dei costruttore dell’America precolombiana. I racconti mitologici di entrambe le culture narrano di antichi dei discesi dal cielo su navi o serpenti alati, tradizioni che vogliono, ad ogni modo, dire che in quei luoghi è successo qualcosa di straordinario.

Il Graal del Player C - La Stirpe del NWO

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Le persone di cui parleremo in questo articolo si sono guadagnate il titolo di nobiltà "Nera" grazie alla loro spietata assenza di scrupoli. Si sono macchiati di omicidi, stupri, rapimenti, rapine e di qualsiasi altra sorta di inganno su grande scala, annientando qualsiasi cosa si opponesse alla realizzazione dei loro obbietivi. Ognuna di esse è titolare di immense ricchezze. Ed il denaro è potere. La più potenti famiglie della Nobiltà Nera si trovano in Italia, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Olanda e Grecia, in questo ordine di importanza. Le loro radici possono farsi risalire gli oligarchi veneziani, cazari di estrazione, che si unirono ai casati reali nella prima parte del XII secolo.


(A seguito di una grande vittoria cazara sugli arabi, il futuro imperatore Costantino V si unì in matrimono con una principessa cazara e il loro figlio divenne l'imperatore Leone IV, noto anche come "Leone il Cazaro." I papi della famiglia dei Medici, Pio XII (Eugenio Pacelli) e papa Giovanni Paolo II, erano cazari.

Non tutti i membri della Nobiltà Nera appartengono a casati reali, sebbene molte famiglie reali attualmente non siano titolari di regni. Anche per questo motivo, secondo il ricercatore e autore dr. John Coleman, allo inizio del XVIII secolo fu istituito un "Comitato dei 300."


Uomo politico socialista e consulente finanziario per i Rothschild, Walter Rathenau affermò in un articolo sul quotidiano Wiener (24 dicembre, 1921):
"Solo 300 uomini - ciascuno dei quali conosce personalmente tutti gli altri - governano il destino dell'Europa. Essi scelgono i loro successori dai loro entourage. Questi uomini hanno i mezzi per porre fine alle forme di Stato che ritengano irragionevoli." Esattamente sei mesi dopo la pubblicazione, Rathenau fu assassinato. 

Il lavoro del dr. Coleman pone le basi per il compimento di ulteriori studi riguardanti i membri nominati della classe dirigente, soprattutto in America. Mentre gli inglesi hanno una lunga storia ufficiale e sono molto consapevoli della loro ascendenza, alcune famiglie di "sangue blu" statunitensi sono connesse agli inglesi da legami di denaro. Tali famiglie "nobili" sono dietro la maggior parte - se non tutti - i movimenti cosiddetti 'verdi', ma il loro fine ultimo è frenare la crescita della popolazione di tutte le nazioni.

Il principe Filippo ed il principe Carlo sono i simboli più visibili di questo movimento, e partecipano attivamente a questa cospirazione per distruggere l'industria e condurre il mondo verso una nuova epoca buia. La maggior parte - se non tutte - le teste coronate e senza corona appartenenti a queste dinastie godono di enormi redditi da locazione. Si dichiarano tutte a favore del Global 2000, relazione presentata al Presidente degli USA, che prevedrebbe attraverso la soppressione di ogni progresso industriale, la soluzione di fame, malattie e guerre, eliminando l'eccesso di popolazione sostenuto dalla industria. Ognuna di esse si oppone alla energia nucleare, in grado di produrre energia elettrica pulita a basso costo, vera chiave per lo sviluppo economico e la prosperità nel Terzo Mondo. 

Costoro desiderano ardentemente un ritorno al sistema feudale con loro come dominatori assoluti. Mentre in pubblico professano il cristianesimo, le famiglie oligarchiche per la maggior parte in realtà lo disprezzano segretamente. E' la dottrina massonica a fornire loro una spiritualità. Tutto ciò le induce a non avere fede in una ricompensa o punizione che seguirebbe la morte fisica. Vivono per il qui e ora. 

Molte di queste oligarchie operano nei campi della droga e del commercio delle armi servendosi di intermediari ben distanziati (spesso si tratta di grandi banche). Nel 1815 i gesuiti ed i loro alleati massoni tra le teste coronate d'Europa sancirono durante il Congresso di Vienna la garanzia di neutralità della Svizzera (già prevista dalla pace di Westfalia nel 1648), perciò non importa quante guerre siano combattute, i soldi della Nobiltà restano al sicuro in Svizzera. Alcuni dei 280 miliardi di dollari in fuga annualmente dagli Stati Uniti  scorre nei conti svizzeri e proviene dagli introiti nel commercio di droga e di armi. 


Il ruolo ricoperto dalla Massoneria nella struttura di potere delle elite è abbastanza evidente, in quanto realizzato tramite la cospirazione ordita da Adam Weishaupt per vendicare i gesuiti dopo la soppressione del loro ordine decretata nel 1773 da Papa Clemente XIV: "(l'ordine dei gesuiti) ... è immorale, una minaccia per la Chiesa e la Fede." 

Con la organizzazione della rivoluzione Francese e la direzione delle conquiste napoleoniche nel cuore della Europa cattolica, oltre che con le rivolte anti-cattoliche in Messico e in America Latina, il reddito del Vaticano subì un grosso decremento.

I finanziamenti da parte di Nathan Rothschild alla Gran Bretagna contribuirono in modo determinante alla sconfitta di Napoleone, nemico del Vaticano. In seguito Gregorio XVI conferì una onorificenza a Rothschild per ringraziarlo del prestito di cinque milioni di sterline con cui fu sostenuto il Vaticano in quel periodo di difficoltà. I Rothschild divennero in breve agenti finanziari del Vaticano ed anche attraverso tale incarico estesero il loro dominio finanziario e politico negli Stati Uniti.

Gli interessi del Vaticano negli Stati Uniti furono chiaramente svelati nel 1822, con il Trattato segreto di Verona firmato da Austria, Francia, Prussia e Russia, in cui l'Ordine dei Gesuiti si impegnò in cambio di una totale riabilitazione, a distruggere "le opere di Satana" (che grazie alle rivoluzioni erano riuscite ad instaurare i governi rappresentativi, come le repubbliche e le "democrazie" di Francia e Stati Uniti), sostituendole con l'unica forma di governo approvata dalla Chiesa, quella decretata per "diritto divino", come dichiarato dal Vaticano (Daniele 2: 42-43;. Apocalisse 17:12-13).


Come sottolineato nel 1916 dal senatore Robert Owen davanti al Senato degli Stati Uniti, il primo obiettivo contro cui il Vaticano e la Compagnia del Gesù intendono indirizzare le loro attività sovversive e distruttive, sono gli USA e le altre repubbliche dell'emisfero occidentale. Questa trama, secondo lui, era stata già prevista dalla Dottrina Monroe. Ciò che il senatore non ha afferrato è che la Dottrina Monroe protegge gli interessi della City londinese. 

La cabala Rothschild-Vaticano tentò invano di prendere il controllo della borsa degli Stati Uniti attraverso le due più grandi banche statunitensi. In occasione dei gravi stress finanziari causati dalle guerre rivoluzionarie e quella del 1812, a tali banche furono infatti conferiti poteri straordinari normalmente riservati solo al Presidente, poteri di cui cercarono di approfittare Ma gli obiettivi dei cospiratori di creare un monopolio bancario erano ben contrastati dalla Costituzione. Fino a quando non fu istituita la FED.

Si dice che la Nobiltà Nera abbia promesso la neutralità della Germania se la Russia sovietica si fosse astenuta dal contrastare la riunione delle due Germanie. E che la Russia abbia promesso di riconoscere formalmente tutte le case reali tornate al comando, se l'Europa si separerà dalla alleanza americana.

Le nobiltà imperiali godono di uno status più elevato rispetto alla nobiltà tedesca. I discendenti italiani di titoli conferiti dal Sacro Romano Impero hanno costituito una associazione a cui tutti i discendenti in linea maschile di tali famiglie imperiali hanno il diritto di appartenere. Ed anche il Principato del Liechtenstein ha sostenuto la possibilità di riconoscere un ripristino dei titoli imperiali, e ha confermato il diritto di un erede nobiliare spagnolo di ottenere il riconoscimento da parte dello Stato.


Quindi vi è una giurisdizione residua, anche in assenza di imperi. Nel 1963, fu istituita la Holy Roman Empire Association (Associazione dei Nobili del Sacro Romano Impero) con il fine di riunire i discendenti maschi dei suoi membri, titolari di nobiltà conferita dal Sacro Romano Impero. Tale associazione include anche un numero di membri onorari.

La Nobiltà Nera fa parte del "Comitato dei 300" il quale controlla le Nazioni Unite.

Il Principe Bernhard dei Paesi Bassi ha il potere di veto sulla scelta di qualsiasi papa selezionato dal Vaticano. Ciò potrebbe spiegare la fine prematura di Papa Giovanni Paolo I ed i suoi 33 giorni di pontificato. Il principe ha potere di veto perché la sua famiglia, gli Asburgo, discenderebbe direttamente dallo ultimo imperatore romano (Federico III d'Asburgo fu l'ultimo imperatore ad essere incoronato a Roma, ed il suo pronipote Carlo V fu l'ultimo ad essere incoronato da un papa). Tutto ciò fa di lui l'equivalente laico del Papa, con il soprannome di "successore apostolico" di San Pietro.


Il principe Bernhard è il leader della Nobiltà Nera, e sostiene di discendere direttamente dalla Stirpe di David attraverso la dinastia merovingia, una rivendicazione che è stata riconosciuta valida dai discendenti della dinastia carolingia, da altri monarchi e dalla Chiesa romana dell'epoca. Così egli può affermare di essere "legato a Gesù."

Il casato del Principe Bernhard d'Orange ebbe origine in Francia. Gli Asburgo sono collegati ad essi attraverso il matrimonio con i Merovingi, i quali discenderebbero dalla tribù di Beniamino, esiliata dopo una guerra contro le altre undici tribù (vedi il Libro dei Giudici - capitolo 21).

L'esilio li portò presso Arcadia, nel Peloponneso centrale, Grecia.

Qui si unirono alla linea arcadica reale e all'avvento dell'era cristiana migrarono oltre il Danubio e il Reno, dove attraverso nuove unioni crearono la stirpe dei Franchi Sicambriani, immediati antenati dei Merovingi, i quali erano in ultima analisi di origine semitica e discendenti dal Re Saul.

Essi sono identificati con gli Spartani, dato che entrambi i libri dei Maccabei collegano gli Spartani agli ebrei. In Maccabei 12 è narrato come Jonathan inviò una lettera ai Lacedemoni (spartani Greci) per chiedere il loro aiuto, dato che erano fratelli. Gli Spartani risposero, testualmente: "Si trova in forma scritta, che gli spartani e gli ebrei sono fratelli e discendono entrambi dalla stirpe di Abramo" (v. 21).

Sulla base di tali indizi alcuni studiosi hanno presunto che gli spartani fossero israeliti, ma la deduzione è inesatta. Gli spartani erano edomiti, discendenti di Bela figlio di Beor e fratello di Baal, e del re di Edom (Genesi 36:32; Cronache 01:43). Edom era il figlio di Isacco e nipote di Abramo, che vendette la sua primogenitura.

All'inizio del V secolo i Merovingi si stabilirono nei territori oggi chiamati Belgio e Francia settentrionale. Qui adottarono lo pseudo-cristianesimo cabalistico dei Catari; una religione dualistica che afferma l'esistenza di due divinità eterne, il dio del Bene e il dio del Male. Nel tempo si è evinto come tale dottrina luciferina sarebbe detenuta dai massoni di alto grado e da quelli che sarebbero i gran maestri del mondo odierno, che sostengono che Lucifero alla fine sarà vittorioso.


Sotto il regno di Clodoveo (481-511), i Franchi si convertirono al cattolicesimo e si schierarono militarmente con il Vaticano. Con il loro supporto Roma poté assicurarsi una indiscussa supremazia in Europa occidentale. In cambio del suo sostegno armato a Clodoveo fu conferito il titolo di  "Nuovo Costantino" e la presidenza del sistema unificato denominato "Sacro Romano Impero", basato sulla sinergia della Chiesa con la dinastia merovingia. Si tratta di un patto che potrebbe essere modificato, ma non può essere revocato, infranto o tradito.

Essi sono convinti che Gesù sia sopravvissuto alla croce e che sposò Maria Maddalena la quale portava in grembo suo figlio, che visse in isolamento nel sud della Francia. Si dice che nel corso del V secolo tale lignaggio si unì con la stirpe reale dei Franchi, generando infine la dinastia merovingia. Quando nel 496 il Vaticano decise di impegnarsi in perpetuo con la dinastia merovingia era presumibilmente a conoscenza della discendenza della stirpe. Ciò spiegherebbe anche perché a Clodoveo fu offerto lo status di Sacro Romano Imperatore, e perché non fu investito, ma solo "incoronato."

Nel 754 la chiesa tradì il patto, istituendo un ordine segreto: il Priorato di Sion, da cui scaturirono i cavalieri Templari (precursori della Massoneria) sotto forma di braccio militare e amministrativo. Il Priorato di Sion ha continuato ad operare nella ombra fino ai giorni nostri, ininterrottamente, attraverso i secoli, ed ha orchestrato alcuni eventi critici della storia occidentale. Il suo fine dichiarato è la restaurazione della dinastia merovingia sul trono della Francia e di numerose altre nazioni europee.

Esistono forti evidenze che suggeriscono che questo ordine fu autore dei "Protocolli dei Savi di Sion" e inventore della massoneria.

Abbondanti prove suggeriscono che Nostradamus fosse uno dei loro agenti, e non vi è alcun dubbio che numerose quartine che si riferiscono all'avvento di "le Grand Monarch" indichino che tale sovrano sarà un diretto discendente della dinastia merovingia.

Tutto ciò implica una duplice egemonia del Papato e l'Impero, del Vaticano e degli Asburgo. Si fa spesso riferimento in modo esplicito ai Cavalieri Templari e alla casa di Lorena, che è ormai sinonimo di Asburgo. Sebbene deposta nell'VIII secolo, la dinastia merovingia non si è estinta. Al contrario, essa si è perpetuata in linea diretta da Dagoberto II e suo figlio Sigisberto IV. A furia di combinare alleanze dinastiche e matrimoni misti, tale linea conduce a Goffredo di Buglione - il quale conquistò Gerusalemme nel 1099 - ed a varie altre famiglie nobili e reali del passato e del presente quali i Blanchefort, i Gisors, i Saint-Clair (Sinclair in Inghilterra), i Montesquieu, i Montpezat, i Poher, i Luisignan, i Plantard e gli Asburgo-Lorena. Al momento la dinastia merovingia gode di una legittima pretesa alla sua eredità.

La "Lancia del Destino", che si dice abbia trafitto Cristo, sarebbe custodita oggi presso la Casa del Tesoro, Vienna, in attesa dell'avvento di un nuovo Sacro Romano Impero (The Joy Rigby of the Knowledge Library of Story and Culture I, 1977:160; Il Sacro Romano Impero, Friedrich Heer, p. 284). E' chiaro perché i "Protocolli dei Savi di Sion" farebbero riferimento ad un nuovo re "del seme Santo di David", (Holy Blood and the Holy Grail, Baigent, Leigh e Lincoln).

Il Priorato di Sion pretende di custodire il tesoro perduto del Tempio di Gerusalemme, saccheggiato da Tito nel 70 dC, il quale sarà restituito ad Israele "al momento giusto." Tutto ciò potrebbe spiegare perché Roma debba rispondere al "re della terra" e mantenere vivo un patto con gli Ebrei.

Il principe Bernhard è un cazaro, quindi un gentile. Apocalisse 02:09: "Io conosco le tue opere, e le tribolazioni, e la povertà, (ma tu sei ricco) e so che la bestemmia di loro che si dicono Giudei e non lo sono, ma sono la sinagoga di Satana." Assistito dalla CIA , il principe Bernhard ha portato alla luce del sole l'ordine degli Illuminati, conosciuto oggi con il nome di Gruppo Bilderberg (fondato nel 1954, il cui quartier generale si trova a Smidswater, Den Haag, Olanda).

Al comando del gruppo Bilderberg vi sono 39 membri degli Illuminati selezionati tra tre commissioni tratte dai membri di tutti i gruppi segreti che compongono gli Illuminati:
- massoni
- vaticano
- nobiltà nera

Tale comitato lavora tutto l'anno presso la sua sede in Svizzera. Il Comitato dei 300 oggi si chiama World Government Founders for the NWO.

E' imperativo rendersi conto che in privato la Nobiltà Nera si rifiuta di riconoscere qualsiasi governo diverso dal proprio, ereditato per diritto divino. Essi affermano che gli Stati Uniti appartengano ancora alla Inghilterra. E lavorano dietro le quinte per creare le condizioni affinché possano ritrovare le loro corone.

Ogni reale e dinastie nobiliari del presente e del passato detiene dei seggi presso il Comitato dei 300, il più delle volte ciò avviene per interposta persona. Queste "famiglie reali" sono troppe e non è possibile garantire ad ognuna di esse un rappresentante nel Comitato dei 300.

La precedenza è determinata dalla classifica: primi i membri della famiglia reale, poi i duchi, i conti, i marchesi ed i signori, e infine i "popolani", che di solito ottengono il titolo di "Sir."

Falsa Apocalisse. Il Progetto Blue Beam

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Un giorno ormai prossimo saremo indotti a credere che Dio è sceso sulla Terra per salvare il mondo. 

E la maggior parte di noi ci crederà perché ci stanno preparando con ogni sorta di manipolazioni. 

Quando, nel corso di un test di ampia portata, un miliardo di sottomessi (musulmani) si solleva all’unanimità per una semplice caricatura del loro profeta, possiamo immaginare ciò che accadrà quando cristiani, buddisti, indù, ebrei e musulmani vedranno apparire nel cielo degli esseri angelici, mentre una versione di sintesi del Messia/Cristo/Maitreya/Kalki/Maadi parlerà loro in televisione. 

Per coloro che non ne hanno ancora sentito parlare, vi presentiamo il progetto Raggio Blu (Blue Beam). Le tre fonti che confermano questo programma, seppure sotto angolature diverse, sono tre


1 – Il programma politico inteso a realizzare la messinscena di un «ritorno del Cristo» mediatico. Questo piano è sviluppato nelle opere di Alice Bailey che si esprime su istigazione dell’iniziato detto il «Tibetano», descrivendo nei dettagli il programma inteso a instaurare un governo mondiale, presieduto da una gerarchia di «iniziati» il cui capo si presenterà con il nome di Cristo, soprannominato Maitreya, dal nome del Bodhisatva redentore che dovrebbe manifestarsi tra 2 o 3 millenni (?).

L’aspetto messianico di questo piano affascina gli ambienti new age che si aspettano un’età d’oro. Il Tibetano prevede di stabilire il regno dei cieli sulla Terra con la promessa di un «comunismo spirituale». Questa imitazione del cristianesimo è seducente per coloro che ignorano che non potrà esserci un ritorno del Cristo sul piano fisico, per il semplice fatto che questa operazione è già avvenuta. Il falso Ritorno non è quindi altro che l’avvento dell’anticristo profetizzato nel Libro dell’Apocalisse.

2 – La tesi esoterica. Nel suo libro Smascheramento, Jan van Riyckenborg svela i dettagli occulti del piano per instaurare una religione mondiale, dimostrando come il bluff del «ritorno del Cristo» (o Maitreya) sia una questione di sopravvivenza per le gerarchie spirituali terrestri. Questo studio (unico nel suo genere) va al di là della cospirazione, individuandone gli autori fin nelle sfere degli eoni cosmici, ovvero le gerarchie luciferine che imprigionano il sistema solare.

3 – La tesi dell’imitazione del ritorno del Cristo sul piano fisico. Serge Monast descrive la manipolazione sotto il profilo di un complotto militaro-tecnologico denominato Blue Beam, dal nome del progetto segreto della NASA. Questa visione è tuttavia riduttiva poiché l’autore, di confessione evangelica, non dispone delle chiavi esoteriche delle scritture. La sua struttura mentale religiosa gli impedisce di andare a fondo nei segreti occulti. Tuttavia la tesi di Monast ha il vantaggio di essere facilmente compresa, mentre quella di Riyckenborg è accessibile soltanto ai ricercatori spirituali in grado di intravedere i parametri occulti dietro il reale.

Se si ha accesso soltanto a una delle tre fonti, la questione può essere compresa solo parzialmente. L’analisi esoterica di Riyckenborg fornisce la chiave ultima dell’operazione «anticristo» individuando i moventi delle potenze occulte beneficiarie di questo crimine, ossia la gerarchia che dirige il mondo.

Si può altresì fare riferimento all’opera di Francis Paul Emberson De Jundi Shapur à Silicon Valley [disponibile solo in francese e inglese, NdR] che esprime il punto di vista antroposofico (non ufficiale) sulla futura civiltà, avvalendosi delle rivelazioni fornite da Rudolf Steiner. Questo studio scientifico sulle forze occulte che gestiscono la tecnologia moderna ci permette di anticipare il dopo Blue Beam. Si tratta di punti di vista diversi che consentono di farsene una panoramica assai precisa.

Senza una religione mondiale il successo del nuovo ordine mondiale sarà impossibile.


Questa affermazione va compresa sia dal profilo politico sia da quello occulto. Tuttavia sono rari coloro che hanno una capacità di sintesi che consenta di capire la politica occulta, ossia gli interscambi esistenti tra il mondo materico e il suo retroscena invisibile.

Il limite delle scenario Blue Beam sta nella difficoltà, per una mente condizionata dalla religione, di approfondire le cause esoteriche degli eventi. Coloro che sono stati sottoposti a un condizionamento religioso non possono generalmente capire ciò che attiene all’esoterismo. Lo stesso vale per una mente razionale. Credenti e non credenti sono facili prede per i manipolatori, motivo per cui il piano anticristo ha buone probabilità di successo. Sono poche le persone in grado di scoprire la manipolazione e di reagirvi subito in modo positivo.

Coloro che saranno colti impreparati a questo evento titanico di livello planetario saranno risucchiati dall’onda di entusiasmo che dilagherà come uno tsunami di fervore su tutti indistintamente, atei o credenti che siano. Del resto anche la Bibbia dice che persino gli eletti potrebbero essere sviati. È da secoli che gli esseri umani sono condizionati alla venuta di un salvatore.

Il testo: "Progetto Blue Beam", di Serge Monast

L’infame progetto Blue Beam della NASA è articolato in quattro tappe intese a instaurare progressivamente la religione New Age presieduta dall’Anticristo. Va ricordato che la religione New Age è il fondamento stesso del nuovo governo mondiale, senza la quale la dittatura del nuovo ordine mondiale sarebbe del tutto impossibile. Ripeto: senza la fede universale nella religione New Age, il successo del nuovo ordine mondiale sarà impossibile! Ecco perché il progetto Blue Beam è così importante per loro ed è finora stato tenuto così ben nascosto.

La prima tappa consiste nel capovolgimento di tutte le conoscenze archeologiche. L’idea è di provocare terremoti artificiali in determinati punti del pianeta in seguito ai quali sorgeranno scoperte per dimostrare ai popoli l’errore in cui le dottrine religiose fondamentali sono incorse.

La falsificazione di questa informazione servirà a far credere a tutte le nazioni che le loro dottrine religiose sono state incomprese e male interpretate per secoli. Una preparazione psicologica è già stata realizzata con il film «2001, Odissea nello spazio» e le serie «Star Trek» e «Guerre stellari» che trattano di invasori provenienti dallo spazio e dell’unione delle nazioni per respingerli.


La seconda tappa consiste in un gigantesco «space show» (spettacolo spaziale) avvalendosi di suoni e ologrammi ottici a tre dimensioni, nonché proiezioni laser di immagini olografiche multiple in vari punti del mondo che si differenzieranno a seconda del credo religioso nazionale dominante. Questa «voce di Dio» parlerà in tutte le lingue. Per capire questo progetto occorre prendere in considerazione alcune ricerche segrete che sono state effettuate negli ultimi 25 anni.

I Sovietici hanno perfezionato un sofisticato computer programmato con i dati relativi all’anatomia del corpo umano e le proprietà elettriche, chimiche e biologiche del cervello.


Tali computer sono stati alimentati con i linguaggi di tutti i popoli e i relativi significati, compresi i dialetti di tutte le culture, introdotti a partire da trasmissioni satellitari. I Sovietici hanno alimentato i computer con programmi come quello della venuta di un nuovo messia. Pare anche che siano ricorsi a metodi criminali verso la società umana attribuendo lunghezze d’onda elettroniche per ogni persona, società e cultura allo scopo di indurre pensieri suicidi se qualcuno non dovesse conformarsi ai comandamenti del nuovo ordine mondiale.

Per quanto concerne la seconda tappa vi sono due aspetti fondamentali. Il primo riguarda lo «space show»: le immagini olografiche saranno utilizzate in una simulazione dello spettacolo finale durante il quale saranno mostrate a tutte le nazioni scene che corrispondono a ciò che desiderano in fatto di profezie. Queste ultime saranno proiettate sullo strato di sodio dell’atmosfera a partire da satelliti. Di tanto in tanto se ne vede qualche esempio, definito tuttavia come UFO o «dischi volanti». Tutti questi eventi intendono dimostrare al mondo la venuta del nuovo Cristo-Maitreya che instaurerà la nuova religione mondiale in un’imitazione artificiosa imposta a un mondo credulone. «L’inganno concernerà perfino coloro che sono più informati». È stato inoltre perfezionato un dispositivo in grado di suscitare l’entusiasmo di un’enorme massa di persone, come in un’estasi.


Il progetto Blue Beam è inteso a far credere al compimento delle profezie e culminerà con un’imitazione dell’evento che avvenne 2000 anni or sono. In linea di massima il cielo sarà utilizzato come un grande schermo cinematografico, mentre molteplici satelliti proietteranno simultaneamente immagini ai quattro angoli del pianeta in tutte le lingue e tutti i dialetti. [NdR: l’autore trascura il fatto che l’alta tecnologia è ormai in grado di avvalersi di vere entità della natura «angeliche», coinvolte forzatamente nella mistificazione.]

Le immagini olografiche si basano su segnali che si combinano per produrre figure applicate anche a onde acustiche ELF, VLF e LF.

Nessuna parte del mondo sarà risparmiata. Grazie ad animazioni e suoni che sembreranno emanare dalle profondità dello spazio, i fedeli delle varie religioni crederanno di VEDERE il ritorno del loro messia in una convincente imitazione della realtà. In seguito, dopo che saranno state divulgate spiegazioni a proposito dei misteri spirituali, le proiezioni di Gesù, Maometto, Buddha, Krishna ecc. si fonderanno in un’unica immagine.

Questo dio unico virtuale, ovvero l’anticristo, insegnerà che le scritture sacre sono state male interpretate e che le antiche religioni sono responsabili dei conflitti tra le nazioni. Cosicché le religioni cederanno il posto alla religione della New Age, rappresentata dal dio unico.

Naturalmente, da questa colossale mistificazione scaturiranno disordini religiosi e sociali di ampia portata, ogni nazione biasimerà l’altra per l’inganno, e orde di fanatici in stato di impossessamento diabolico saranno liberate.

Inoltre questo evento avverrà in un’epoca di grande anarchia politica mondiale e di tumulto generale provocato da una catastrofe mondiale. Quale inno internazionale per l’introduzione della religione mondiale della New Age, le Nazioni Unite prevedono «L’Inno alla Gioia» di Beethoven (già adottato come inno europeo). Tracciando un parallelo tra questo space-show e «Guerre stellari», possiamo capire come la combinazione delle radiazioni e dell’ipnosi siano state oggetto di intense ricerche. Nel 1974, per esempio, a proposito di uno dei progetti di ricerca il ricercatore Shapits affermava: «In questa indagine mostreremo che le parole pronunciate dall’ipnotizzatore possono essere convertite in energia elettromagnetica nella parte subconscia del cervello umano senza l’impiego di mezzi meccanici, e senza che la persona esposta a tali influssi possa controllare coscientemente l’informazione. Il nostro comportamento consapevole sarà percepito come se fosse il frutto del nostro libero arbitrio.»

Chiunque effettui un’indagine sui fenomeni di channelling dovrebbe prendere in considerazione questo settore della ricerca.

È sorprendente constatare come il numero di coloro che credono di essere dei channels (canali) sia aumentato da quando sono in corso queste ricerche e la similitudine dei loro messaggi, nonostante la diversità delle entità che sostengono di esserne la fonte di «guida divina». Questo ci indica che qualsiasi persona che capti informazioni tramite canalizzazione dovrebbe essere abbastanza perspicace da valutare in maniera critica la provenienza del messaggio ricevuto e se tale messaggio sia favorevole al nuovo ordine mondiale (E generalmente lo è al cento per cento nell’ottica dell’avvento di un’età d’oro sulla Terra).

Il 21 marzo 1983 il quotidiano «Sydney Morning» pubblicò un articolo secondo cui i Sovietici avevano sviluppato una tecnologia in grado di pervadere la mente umana.

Tale articolo concerne gli scienziati sovietici che hanno creato il supercomputer di cui sopra, azionato via satellite. I computer furono alimentati con tutte le lingue e i dialetti, con i relativi significati. Attualmente sono gli Stati Uniti i lacchè del nuovo ordine mondiale che li alimentano con le necessarie informazioni.

«È probabile che chi ha ideato questo programma di megacontrollo della mente umana possa vendere software a un’organizzazione senza essere consapevole del fatto che il cliente potrebbe utilizzare questo programma per ridurre in schiavitù tutta l’umanità.» [I programmatori informatici ignorano lo scopo reale del lavoro loro commissionato. Le ricerche sono compartimentate e soltanto i committenti ne conoscono le finalità].

Vi lascio immaginare il grado di avanzamento di questo progetto da quando è stato pubblicato questo articolo! I progressi tecnologici ci conducono alla terza tappa del progetto Blue Beam, che va di pari passo con la comunicazione telepatica ed elettronica a doppio senso, in cui le onde ELF, VLF e LF penetreranno nella testa di ogni persona, convincendola che il proprio dio le sta parlando dal profondo dell’anima.


Simili raggi provenienti da satelliti sono alimentati dalla memoria di computer in cui sono immagazzinati dati su ogni tipologia umana con il suo linguaggio particolare. I raggi si intrecceranno in seguito con il pensiero naturale per formare il cosiddetto «pensiero diffuso artificiale». Questo tipo di tecnologia servì per le ricerche degli anni 70, 80 e 90 nel corso delle quali il cervello umano venne paragonato a quello di un computer: l’informazione è immagazzinata, trattata, integrata e in seguito viene formulata una risposta adeguata.

Nel gennaio 1991, l’Università dell’Arizona organizzò una conferenza intitolata «Atelier di ricerca perfezionata della NATO sul fenomeno emergente e i sistemi biomolecolari», in cui gli scienziati presenti vennero messi in guardia sui potenziali abusi delle loro ricerche.

Secondo le conclusioni dei conferenzieri, gli Stati Uniti avrebbero sviluppato dispositivi di comunicazione che permettono ai ciechi di vedere, ai sordi di sentire e ai paralitici di camminare: non è fantascienza! Alcuni di questi dispositivi sono operativi presso la CIA e l’FBI e non saranno certo utilizzati per ridare la vista ai ciechi, l’udito ai sordi o per far camminare i paralitici: si tratta di una tecnologia fondamentale per far avanzare il programma politico dei marionettisti del nuovo ordine mondiale.

Tali dispositivi di comunicazione saranno utilizzati per torturare o uccidere le persone che corrispondono ai profili di una determinata popolazione di dissidenti.

L’obiettivo dei mondialisti

Esiste oggi un governo che promuove deliberatamente una manipolazione del genere? La risposta è naturalmente affermativa. Gli organismi governativi e le società che operano con il nuovo ordine mondiale sono pronti a promuovere qualsiasi cosa che possa servire a raggiungere l’obiettivo del controllo totale. Se terrorizzate l’opinione pubblica e la inducete a temere per la propria sicurezza, la popolazione si sottometterà a leggi draconiane accettando che lo Stato detenga tutti i dati che la concernono: basterà dire che tutto questo è finalizzato alla sua sicurezza.

Il decadimento della forma democratica negli attuali sistemi politici è in fase di accelerazione e le società sono spinte a cercare metodi alternativi di ideologia politica. Ovviamente l’alternativa è già stabilita: si chiama «nuovo ordine mondiale», ma non avrà certo a cuore i vostri interessi o la vostra sicurezza. Come ha detto George Bush: «leggete il labiale». La paura è sempre stata utilizzata dalle élite per controllare e soggiogare le masse. La vecchia massima «dividi e impera» è utilizzata per assicurarsi che tutti temano per la propria sicurezza personale e che ognuno diffidi dell’altro.

Per meglio comprendere la nuova tecnologia del progetto Blue Beam della NASA, dobbiamo inoltre considerare l’affermazione dello psicologo James McConnell: «Siamo in grado di controllare la privazione sensoriale e la manipolazione della punizione/ricompensa per ottenere un controllo quasi assoluto sul comportamento dell’individuo. Dovrebbe essere possibile realizzare un tipo di lavaggio del cervello positivo che ci consenta di operare cambiamenti nel comportamento di una persona a titolo definitivo.»

Abbiamo già menzionato il tipo di comunicazione telepatica ed elettronica, i raggi provenienti da computer colmi di dati sui caratteri umani, sui loro linguaggi e dialetti e, come dicevamo, le persone saranno toccate dall’interno, cosicché ognuno crederà che il proprio dio gli parla direttamente attraverso l’anima. Ci riferivamo appunto al tipo di tecnologia di cui parla il predetto psicologo. Inoltre siamo condizionati, fin dalla nascita, a fare ciò che la società vuole che facciamo, piuttosto che quello che desideriamo fare. Visto che possiedono una tecnologia di costrizione, nessuno sarà autorizzato a disporre liberamente della propria personalità.

Questa affermazione è importante perché la politica delle Nazioni Unite, attraverso l’educazione promossa dall'UNESCO, mira a far sì che venga soppressa l’individualità autonoma. Il summenzionato psicologo afferma che nessuno sceglie il tipo di personalità che assume, e che non vi è pertanto alcun motivo di credere che abbiamo il diritto di rifiutare di acquisire una nuova personalità se quella precedente è considerata «antisociale». Il vecchio modo di pensare e di comportarsi sarà considerato «politicamente scorretto».

Il progetto Blue Beam è l’asse principale del nuovo ordine mondiale per il controllo assoluto delle popolazioni sulla Terra.

Il controllo assoluto del pensiero

Vi invito ad approfondire questa informazione prima di accantonarla come una semplice paranoia. Proseguendo nei fatti che abbiamo esposto, scopriamo che la tecnologia e le operazioni di controllo del pensiero includono un trasmettitore, prodotto in California dalla Loral Electro-optical-System, che emette alla stessa frequenza del sistema nervoso.

Questo sistema si avvale di radiazioni elettromagnetiche di frequenze gigahertz molto basse (ELF) e permette di influenzare e torturare mentalmente le persone a distanza.

Quest’arma può essere utilizzata per indurre una privazione sensoriale totale emettendo segnali nel nervo acustico a una potenza talmente elevata da bloccare la capacità della persona di sentirsi pensare! Il procedimento impiegato da simili tecnologie ELF è descritto in diverse pubblicazioni del Ministero della Difesa degli Stati Uniti, come «lo Spettro Elettromagnetico e il Conflitto di Bassa Intensità». Un altro sistema di impulsi a microonde può dirigere verso una persona segnali acustici non percepibili da altri. Questa tecnologia è molto semplice e può essere prodotta utilizzando una pistola radar ordinaria. Il raggio microonda generato da questo sistema è modulato a frequenze radio e può emettere messaggi direttamente nel cervello.

È il punto centrale del progetto Blue Beam. L’emissione dal profondo delle spazio di comunicazioni e immagini subliminali a doppio senso corrisponde direttamente a questo tipo di tecnologia.

Nel suo libro The body electric [Il corpo elettrico], il candidato al premio Nobel, Robert Baker, descrive una serie di esperimenti realizzati da Allen Frie all’inizio degli anni Sessanta in cui tale fenomeno venne dimostrato, così come lo fu negli esperimenti condotti nel 1973 presso l’Istituto di Ricerca Walter dell’Armata Rossa da Joseph Sharp, che si sottopose a dei test con cui dimostrò di poter comprendere messaggi che gli erano stati trasmessi da una stanza d’isolamento senza eco, tramite un impulso analogo alle ordinarie vibrazioni sonore.

Baker afferma: «Un simile sistema trova evidenti applicazioni nelle operazioni segrete che mirano a rendere folle una persona attraverso voci sconosciute o a dare istruzioni a un assassino programmato». Vi lascio immaginare le conseguenze quando si potrà udire la voce del nuovo messia dell’ordine mondiale che si rivolge dallo spazio a tutte le persone sane di mente o darà istruzioni a fanatici religiosi! Dovremo confrontarci con un’isteria collettiva e tumulti sociali mai visti prima sulla Terra. Nessuna forza di polizia sarà in grado di contenere il caos che ne seguirà! Un libro di James Lynn pubblicato nel 1978, Microwave Effects and Applications [Effetti acustici e applicazioni delle microonde], descrive come possono essere emesse direttamente nel cervello delle voci udibili, una tecnologia che potrebbe permettere ai sordi di sentire, ma è utilizzata come arma per asservire il mondo.

Risultati analoghi sono stati ottenuti utilizzando rane vie, il che dimostra che è tecnicamente possibile scatenare crisi cardiache con raggi destinati a penetrare nel petto di un essere umano. [NdR: l’autore di questo rapporto e il suo collega sono morti entrambi di una crisi cardiaca a pochi giorni di distanza, l’uno stando in Canada e l’altro in Irlanda].

È stato dimostrato che i raggi a ultra-alta frequenza (UHF) possono essere utilizzati per produrre un’attività muscolare considerevole o, al contrario, indurre a uno stato di letargia. Vi sono microonde che possono essere utilizzate per bruciare la pelle, aumentare l’effetto di droghe o disturbare l’attività del cervello. Questi dati furono comunicati dalla CIA il 21 settembre 1977 davanti al comitato di Salute e di Ricerche Scientifiche.

Sidney Gottlieb, che dirigeva il programma MK-Ultra, fu costretto ad ammettere la realtà delle ricerche della CIA, intese a trovare tecniche di manipolazione del corpo umano a distanza con mezzi elettronici. Tutto questo è oggi ufficialmente riconosciuto: è stato spinto al suo grado più elevato e forse utilizzato a partire dallo spazio per raggiungere chiunque, in qualsiasi luogo del mondo.

Se ci addentriamo ulteriormente nei procedimenti del controllo mentale, scopriamo che questa tecnologia è stata utilizzata per influenzare direttamente la politica. Michael Dukakis, che alle elezioni del 1988 si era presentato contro Georges Bush, è stato preso di mira dalla tecnologia a microonde per disturbarne il discorso pubblico quando i sondaggi mostrarono che costituiva una minaccia per l’elezione di Bush. Egli sostiene inoltre che questa tecnica venne utilizzata contro sua moglie, Kitty Dukakis, spingendola sull’orlo del suicidio. Nell’universo di Disneyland che è la politica statunitense, un candidato che presenta simili problemi perde la corsa alla Casa Bianca.

Nell’edizione di dicembre 1980 della Rivista Militare, un articolo del tenente colonnello Alexander, intitolato «Il Nuovo Campo di Battaglia Mentale: lanciami dei Raggi», ci fornisce una migliore comprensione delle possibilità tecniche a disposizione del controllore mentale. Egli scrive: «Diversi esempi illustrano i campi in cui sono stati compiuti progressi. Il trasferimento di energia; la capacità di guarire o causare malattie a distanza che producono una cattiva salute o la morte senza cause apparenti; modifiche comportamentali mediante telepatia, compresa la capacità di indurre stati ipnotici fino a mille chilometri di distanza.

Anche l’uso dell’ipnosi telepatica presenta un grosso potenziale. Potrebbe infatti permettere a delle spie di agire senza avere una conoscenza consapevole della loro programmazione. Per diventare operativi i terroristi suicidi non hanno più bisogno nemmeno di ricevere una telefonata.

Sono previste altre tecniche che implicano l’azione da una mente all’altra. Se perfezionata, questa facoltà permetterebbe di trasmettere pensieri da una persona o un gruppo di persone a un determinato pubblico target. Il ricevente non sarà consapevole del fatto che una fonte esterna gli ha innestato dei pensieri. Crederà che questi ultimi siano di provenienza propria.»

La terza tappa del progetto Blue Beam è denominata «comunicazione elettronica a doppio senso». Se è possibile inoculare via satellite pensieri artificiali nel settore multigenico, il controllo del pensiero su tutto il pianeta è ora possibile.

L’unica possibilità di resistenza di un individuo è quella di mettere in discussione la fonte dei suoi pensieri e di non agire a impulsi che non corrispondano ai suoi valori morali. È quindi più che mai indispensabile sapere come ci si avvale della televisione, della pubblicità, dell’educazione moderna e delle pressioni sociali per manipolarci.

Se le persone non credono nell’impiego di questo tipo di tecnologia o credono che tutto questo sia fantascienza, corrono grossi rischi, poiché la sera in cui migliaia di stelle brilleranno nello spazio - la notte il cui il nuovo messia sarà presentato al mondo – saranno colte impreparate e non avranno il tempo di proteggersi da questo genere di attacchi.

Il NWO della Religione

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Recentemente, ci sono stati due importanti incontri a livello internazionale in Vaticano.

Il primo, al fine di pregare insieme per la Pace, tra il Papa, Shimon Peres, Abu Mazen e il Patriarca Bartolomeo I, ossia i rappresentanti delle quattro correnti religiose principali: cristiana, ebraica, mussulmana e cristiano-ortodossa.

Il secondo, con il leader israeliano che ha prospettato a Bergoglio di assumere la guida di un'inedita istituzione mondiale «l'ONU delle Religioni», che a suo avviso concilierebbe tutto e tutti.

Sembra, e non solo a me, che questa ulteriore mossa sullo scacchiere planetario porti sempre più alla realizzazione di ciò che è stato profetato da molti veggenti.

Tra questi, soprattutto Maria Valtorta famosa per la sua ponderosa Opera di 10 volumi: "Il Poema dell'Uomo Dio", poi corretto dalla Chiesa con un escamotage in: "Il Vangelo come mi è stato rivelato", al fine di prendere "prudentemente" le distanze dalla veridicità delle sue visioni.

Ed è proprio in base a tali visioni, relative ai tempi ultimi, che pubblico questo post dopo l'articolo concernente la visita e la richiesta fatta da Shimon Peres al Papa.



"Fondiamo l'ONU delle Religioni"

L'ex presidente israeliano ha proposto al Pontefice un organismo che raggruppi le principali confessioni e agisca come forza di interposizione nei conflitti.

Fulvio Scaglione, 4 settembre 2014

S. Peres: «In passato, la maggior parte delle guerre erano motivate dall'idea di nazione. Oggi, invece, le guerre vengono scatenate soprattutto con la scusa della religione.

Nello stesso tempo, però, se mi guardo intorno noto una cosa: forse per la prima volta nella storia, il Santo Padre è un leader rispettato come tale non solo da tante persone ma anche dalle più diverse religioni e dai loro esponenti.

Anzi: forse l'unico leader davvero rispettato. Per questo mi è venuta l'idea che ho proposto a Papa Francesco…».

In questa intervista, concessa in esclusiva a Famiglia Cristiana, Shimon Peres, 91 anni, protagonista della fondazione e poi della vita dello Stato di Israele di cui è stato presidente fino al 24 luglio di quest'anno, premio Nobel per la Pace nel 1994 insieme con Yitzhak Rabin e Yasser Arafat, illustra il progetto di cui ha fatto partecipe il Papa nell'incontro di stamattina in Vaticano.


S. Peres: «Oggi ci confrontiamo con centinaia, forse migliaia di movimenti terroristici che pretendono di uccidere in nome di Dio. È una guerra del tutto nuova rispetto a quelle del passato, sia nelle tecniche sia soprattutto nelle motivazioni.

Per opporci a questa deriva abbiamo l'Organizzazione delle Nazioni Unite. È un organismo politico ma non ha né gli eserciti che avevano le nazioni, né la convinzione che producono le religioni.

E lo si vede bene: quando l'ONU manda in Medio Oriente dei peace-keepers che vengono dalle Isole Fiji o dalle Filippine e questi vengono sequestrati dai terroristi, che può fare il segretario generale dell'ONU?

Una bella dichiarazione. Che non ha né la forza, né l'efficacia di una qualunque omelia del Papa, il quale nella sola piazza San Pietro raduna mezzo milione di persone.

E allora, preso atto che l'ONU ha fatto il suo tempo, quello che ci serve è un'Organizzazione delle Religioni Unite, un'ONU delle religioni.

Sarebbe il modo migliore per contrastare questi terroristi che uccidono in nome della fede, perché la maggioranza delle persone non è come loro, pratica la propria religione senza uccidere nessuno, senza nemmeno pensarci.

E ritengo che dovrebbe esserci anche una Carta delle Religioni Unite, esattamente come esiste la Carta dell'ONU.


La nuova Carta servirebbe a stabilire a nome di tutte le fedi che sgozzare la gente, o compiere eccidi di massa, come vediamo fare in queste settimane, non ha nulla a che vedere con la religione. È questo che ho proposto al Papa».

Giornalista: "Lei vedrebbe bene Papa Francesco alla guida delle Religioni Unite?"

S. Peres: «Sì, per i motivi che dicevo prima ed inoltre perché lui comunque vi ha già provato, invitando Abu Mazen, il Patriarca di Costantinopoli e me a pregare in Vaticano».

Shimon Peres,  il Patriarca Bartolomeo I,  il Pontefice  e  Abu Mazen

Giornalista: "Eppure c'è stato anche chi ha detto: a che serve pregare, quando c'è gente che uccide?"

S. Peres: «La gente che oggi più spesso spara, quasi sempre dice di farlo in nome di Dio. Quello che serve è appunto un'indiscutibile autorità morale che dica ad alta voce: "No, Dio non lo vuole e non lo permette". Bisogna assolutamente battersi contro questa strumentalizzazione del nome di Dio.

Chi può pensare che Dio sia un terrorista o un sostenitore del terrorismo? Vede, chi fa la domanda che dice lei, è uno che sottostima la forza dell'animo umano.

Non sono pochi quelli che fanno questo errore. Ma non dovremmo diventare cinici. L'uomo è ben lungi dall'essere solo un insieme di carne e sangue».


Il Papa a Capo dell'ONU delle Religioni?

La Bibbia dice (in Ap. 13, 1–18) che "La Bestia simile ad un agnello sarà al servizio della prima Bestia, e ne consoliderà il potere".

La prima Bestia che sale dal mare, con le sue onde irrequiete, rappresenta il dominio politico e mondano dell'insieme delle Nazioni che è espresso così bene dal Sionismo Massonico.

La seconda Bestia invece, che sale dalla terra, è il simbolo del potere religioso Gesuitico Massonico che perora la causa della prima e la sostiene.

Dunque, colui che nell'Apocalisse riceve il titolo di falso Profeta, sarà probabilmente un usurpatore del Trono pontificio, un usurpatore che si vestirà da Papa.

Durante il suo mandato, la presenza della sua figura sul Trono pontificio offrirà l'illusione di una presenza papale, ma la Cattedra di S. Pietro sarà vacante a causa dell'illegalità di tale presenza.

È impressionante come tale profezia di Don Gobbi nel 1989 rispecchi esattamente la realtà che stiamo vivendo dopo le "dimissioni" di Papa Ratzinger, che coincidono anche con quelle espresse da Caterina Emmerick.

Ma è la Valtorta nei suoi «Quaderni del '43 e del '45» a sorprenderci particolarmente con gli scritti a lei dettati da Gesù stesso:

Maria Valtorta  1897 - 1961

«Ché se poi, nonostante ogni mezzo, la Giustizia avesse a perire e – trascinati sempre più da Satana – dominatori e dominati, per mimetismo malefico, si staccassero sempre più da Dio, allora leverò la Luce e la Verità.

E ciò avverrà quando anche nella Mia dimora – la Chiesa – vi saranno troppi che, per umano interesse e per debolezza indegna, saranno fra i dominati dai seminatori del Male nelle loro diverse dottrine.

Allora conoscerete il Pastore che non si cura delle pecore abbandonate, il Pastore idolo di cui parla Zaccaria».

"Perché, ecco, io susciterò nel paese un Pastore che non si curerà delle pecore che periscono, non cercherà le disperse, non guarirà quelle ferite, non nutrirà le sane, ma mangerà la carne delle grasse, e strapperà loro perfino le unghie. Guai al Pastore stolto che abbandona il gregge!" (Zc. 11,  16–17; ndr).

E il messaggio prosegue:

«Ricorda l'Apocalisse di Giovanni. Ricorda il Dragone: il Male generatore dell'Anticristo futuro, il quale ne prepara il regno non solo sconvolgendo le coscienze ma travolgendo nelle sue spire la terza parte delle stelle e facendo degli astri fango. (I consacrati in genere; ndr).

Quando questa demoniaca vendemmia avverrà nella Corte di Cristo, fra i grandi della Sua Chiesa, allora, nella Luce resa appena bagliore e conservata come unica lampada nei cuori dei fedeli a Lui – perché la Luce non può morire Io l'ho promesso, e la Chiesa (quella mistica; ndr), anche nei periodi di orrore, ne conserverà quel tanto atto a tornare splendore dopo la prova – allora verrà il Pastore idolo (che è il falso papa, l'impostore per eccellenza, il "papa-fantoccio"), il quale sarà e starà dove vorranno i suoi padroni.

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Per i vivi di quel tempo sarà un bene la morte». (Quaderni del '43 pagg. 644 – 645).

«L'Ultimo Pastore» di Manuel Moschini

E Gesù ne specifica alla veggente anche l'aspetto:

«Sarà persona molto in alto, in alto come un astro. Non un astro umano che brilli in un cielo umano, ma un astro di una sfera soprannaturale il quale, cedendo alla lusinga del Nemico, conoscerà la superbia dopo l'umiltà, l'ateismo dopo la fede, la lussuria dopo la castità, la fame dell'oro dopo l'evangelica povertà, la sete degli onori dopo il nascondimento.

Lucifero, per superbia, divenne il Maledetto e l'Oscuro. L'Anticristo, per superbia di un'ora, diverrà il maledetto e l'oscuro dopo essere stato un astro del Mio Esercito.

A premio della sua abiura, che scrollerà i cieli sotto un brivido di orrore e farà tremare le colonne della Mia Chiesa nello sgomento che susciterà il suo precipitare, otterrà l'aiuto completo di Satana, il quale darà ad esso le chiavi del pozzo dell'abisso perché lo apra.


Ma lo apra del tutto perché ne escano gli strumenti di orrore che nei millenni Satana ha fabbricato per portare gli uomini alla totale disperazione, in modo che da loro stessi lo invochino Re, e corrano al seguito dell'Anticristo, l'unico che potrà spalancare le porte dell'abisso per farne uscire il Padrone stesso.

Come il Padre ha dato a Me ogni potere, così Satana darà ad esso ogni potere, e specie ogni potestà di seduzione, per trascinare al suo seguito i deboli e i corrosi dalle febbri delle ambizioni come lo è esso, loro capo.

Ma nella sua sfrenata ambizione troverà ancora troppo scarsi gli aiuti soprannaturali di Satana, e cercherà altri soccorsi nei nemici del Cristo, i quali, saturi di armi sempre più micidiali, quali la loro libidine verso il Male li poteva indurre a creare per seminare angoscia nelle folle, lo aiuteranno finché Dio non dirà il Suo "Basta" e li incenerirà col fulgore del Suo aspetto». (Quaderni del '43 pagg. 147 – 148).

«In verità l'Avversario sta già iniziando il suo lavoro di distruzione della terza parte delle stelle del cielo. La Mia Chiesa non sarà colpita che dalla Chiesa.

Ogni altro nemico sarà vinto da Me. Ma l'abominio nel suo seno Io non lo posso vincere perché sacra Mi è la libertà d'arbitrio di ogni uomo». (Tratto dai Quadernetti, del '48.18, che troverete QUI; ndr).



Conclusione

Come vediamo, nonostante lo scetticismo e l'indifferenza dei più, il progetto escatologico si sta compiendo sotto i nostri occhi, in prevalenza beatamente chiusi.

Ma la cosa peggiore è che pure le "orecchie" d'anima di tutti coloro che si professano "credenti" rimangono ostinatamente sorde, vale a dire con il rifiuto di prestare ascolto persino davanti all'evidenza dei fatti!

Possiamo soltanto pregare e sperare, e mi rivolgo ai Veri Risvegliati, che arrivi presto il tanto sospirato "Avvertimento" ad Opera dello Spirito di Sapienza, affinché tutti, ma proprio tutti, prendano coscienza della singola situazione interiore e seppur nell'enorme choc di vedersi come realmente sono, decidano da che parte stare: o con Dio o contro di Lui, schierandosi quindi con l'Avversario.

Società Matrifocali (da un articolo di Marta Franceschini)

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Tutti noi abbiamo appreso la storia delle origini dell’umanità sui banchi di scuola. uomini pelosi ricoperti di pellicce di animali e armati di clave o di lance rudimentali, dediti alla caccia. Donne accovacciate accanto al fuoco, intente a cucinare. prima nomadi, poi poco per volta stanziali, fino alla formazione di piccoli villaggi fatti di capanne, ecc. ecc. L’uomo delle caverne, appunto. Peccato che probabilmente sia tutto da rifare, o meglio da (ri)raccontare.

Per secoli infatti gli studi archeologici e preistorici sono stati monopolio esclusivo di esperti di sesso maschile, che si sono sempre trovati concordi, salvo rare eccezioni, con la medesima lettura dei reperti e la conseguente ricostruzione della realtà preistorica, relegando incongruenze e contraddizioni sotto l’ombrello degli “insondabili misteri del passato”.

matrifocale

Tutto questo fino a circa 50 anni fa, quando cioè questi illustri signori hanno cominciato ad essere affiancati dalle prime donne archeologhe, nonché antropologhe, storiche, linguiste, esperte di religioni, filosofe, ecc. Ed è così cominciata ad emergere una realtà completamente diversa.

Per esempio la presenza, anzi l’abbondanza di statuette femminili, una diversa dall’altra ma con alcune caratteristiche simili e costanti, risalenti a un periodo che va dal paleolitico medio (musteriano, 120.000/40.000 anni fa) agli ultimi millenni prima di Cristo, in tutta l’area del mediterraneo: dalla siberia all’asia, fino alla Cina e al Giappone e nel continente sud-americano. Praticamente in tutte le terre emerse. L’abbondanza di questi ritrovamenti così antichi è tale da far ipotizzare che all’epoca ci fossero più statuette che esseri umani. Tuttavia, non esiste l’equivalente rappresentazione maschile dell’umanità fino all’apogeo della cultura ellenica.

Come mai, dunque, venivano rappresentate solo le donne, e con tale impressionante dedizione? E che ruolo avevano quindi gli uomini in queste antichissime società ? Negli ultimi 30 anni sono state realizzate moltissime ricerche su questo argomento, da studiose ed esperte delle accademie di mezzo mondo. Tuttavia i risultati ottenuti hanno dovuto scontrarsi con la ferrea omertà della cultura patriarcale imperante, ben decisa a non cedere neanche di un millimetro il suo potere.

IL PATRIARCATO COME FORMA MOLTO RECENTE DI ORGANIZZAZIONE

Ma perché il patriarcato si dovrebbe sentire minacciato da simili scoperte archeologiche? Semplice: perché queste hanno dimostrato che la cultura patriarcale è relativamente recente, comincia ad emergere cioè solo intorno al 5000 a. c., e impiega poi ben tre millenni per stabilizzarsi definitivamente. In altre parole, se l’età dell’umanità fosse rappresentata dal quadrante di un orologio, il patriarcato non occuperebbe che gli ultimi cinque minuti.  Ma quello che spaventa di più, probabilmente, la mentalità’ fallocratica è che gli ultimi millenni di potere sono stati preceduti da decine di migliaia di anni di civiltà basate sulla centralità femminile.

Attenzione: non è utilizzata volutamente la parola “matriarcato” perché sarebbe fuorviante, in quanto contrapposizione di idee e principi legati al modello patriarcale. Di conseguenza, si preferisce usare l’aggettivo “matrifocale”, o “matrilineare” per definire il lunghissimo periodo in cui l’umanità è stata governata da principi femminili.

COME FUNZIONAVANO LE SOCIETA’ “MATRIFOCALI?”

Non possiamo qui riassumere in poche righe tutti i valori e le caratteristiche di queste civiltà, ma vorremmo almeno riassumerne i tratti singolari:

Nelle civiltà preistoriche femminili, anche dette civiltà antiche, non esistevano la famiglia, la proprietà privata, la gerarchia, la guerra. La divinità era femminile, identificata con la Madre Terra e la maternità in generale. Non c’era separazione tra il sacro e il profano, anzi meglio sarebbe dire che il concetto di profano era sconosciuto: tutto ciò che accadeva sulla terra era sacro, e per tanto onorato come tale.

La società era organizzata in piccoli clan che avevano come referente per tutte le questioni pubbliche e private la donna più anziana. Tutte le decisioni venivano prese collettivamente da gruppi di donne che allevavano anche i figli.

Le donne erano: sacerdotesse, guaritrici, raccoglitrici di erbe per l’alimentazione e per la cura, cuoche (ovvero chimiche che studiavano la combinazione degli alimenti), inventrici (l’ago è una delle più antiche invenzioni dell’umanità), artigiane (ovvero artiste: le anfore e i primi utensili sono tutti a forma di donna, o ispirati alle forme femminili, all’idea materna di ‘contenere, proteggere, conservare’) custodi della memoria e delle tradizioni.

LE INVENTRICI DELLA PREISTORIA

Alle donne della preistoria si devono alcune tra le più importanti invenzioni dell’umanità, tutt’oggi fondamentali per la sopravvivenza del nostra specie: l’agricoltura (furono le raccoglitrici le prime esperte di vegetazione, che capirono il rapporto tra seme e germoglio, che scoprirono come, dove e quando seminare per poter raccogliere: la marra, primo aratro della nostra civiltà, fu invenzione e strumento femminile per antonomasia); la conservazione degli alimenti (cottura, essicazione, ecc. e tutti i procedimenti per creare delle riserve di cibo); l’allevamento del bestiame (furono sempre le donne ad addomesticare i primi animali selvatici, attaccandosi i cuccioli al seno, si fecero amici i lupi, i tori, gli agnelli, ecc.); l’abbigliamento (cucendo insieme pelli di animali); il fuoco (se non abbiamo la certezza che sia stata una donna a scoprire come conservarlo, ci sono molte probabilità chi sia stata una donna a scoprire come utilizzarlo per cucinare, e di conseguenza per fondere, per rendere resistente l’argilla, ecc. Del resto, erano vestali le custodi del ‘fuoco sacro’…).

Tutto questo non è frutto della fantasia di qualche femminista invasata, bensì un brevissimo riassunto dei risultati di centinaia di ricerche serissime, scientificamente documentate e accademicamente riconosciute. (per una prima ricerca bibliografica consiglio www.universitadelledonne.it alla voce mito/religioni).

IL RUOLO DEGLI UOMINI

E gli uomini cosa facevano nel frattempo? Di sicuro cacciavano, ma anche qui, non da soli. La caccia, non potendo contare su armi elaborate, non era un’attività solitaria nella preistoria e dunque doveva per forza essere un evento collettivo, al quale con ogni probabilità partecipavano anche le donne. A riprova della presenza femminile anche nelle foreste infestate dalle fiere, le tante dee della caccia sopravvissute nelle culture patriarcali. Poi probabilmente gli uomini avevano anche altre mansioni, ma sempre in qualche modo subordinate al femminile.

Questi sistemi di civiltà matrifocali hanno cominciato a entrare in crisi intorno al 5000 a.c., secondo un’evoluzione non-lineare e un andamento a macchia di leopardo, per essere poi definitivamente soppiantati dal modello patriarcale intorno al 2000 a.c. Ci sono voluti ben 3000 anni affinché il processo di transazione si completasse, non senza rigurgiti e resistenze in alcuni casi strenue e accanite. Che cosa è successo durante quei 3000 anni, in pratica che cosa ha causato questo ribaltamento del potere, sarebbe un interessante campo di studi che certamente sarà investigato nei prossimi decenni.

IL DECLINO DELLE SOCIETA’ A MATRICE FEMMINILE

In questo caso, ci limiteremo a suggerire alcune ipotesi. Innanzitutto: se le cose stanno così, se il patriarcato cioè è stato preceduto da decine di migliaia di anni di cultura femminile, e se il potere sacro e inviolabile della Grande Madre è stato strappato con rabbia e violenza da una minoranza sottomessa e frustrata dopo alcuni millenni di lotte, questo spiegherebbe l’accanimento con cui il nuovo potere abbia sistematicamente represso e discriminato il genere femminile nei secoli successivi e fino ai nostri giorni, di come abbia ostinatamente cercato di precludergli qualunque accesso alla cultura, al sapere, al lavoro, all’arte, alla libertà di movimento e di pensiero, come abbia fatto in modo di gestirne la sessualità, appropriarsi della sua capacità riproduttiva, e sottometterlo in tutti i modi possibili e immaginabili. Francamente una determinazione altrimenti difficile da comprendere, se non con la folle e inconscia paura di riperdere ciò che era stato così faticosamente conquistato, e con la segreta e terrorizzata consapevolezza di quello che il femminile avrebbe potuto fare se fosse stato lasciato libero di muoversi e di esprimersi.

Secondariamente, sembrano anche più comprensibili le diffuse difficoltà relazionali che tutt’oggi esistono tra uomini e donne: forse sono il retaggio di quei 3000 anni di lotte feroci per il potere?

Concludiamo con una riflessione: l’avvento del patriarcato, seguito dalle tre grandi religioni monoteistiche, tra le tante conseguenze che ha avuto, ha depredato l’umanità di un aspetto fondamentale per l’equilibrio globale: la sacralià’ del principio femminile, il rispetto per quella Madre Terra da cui la nostra sopravvivenza dipende, e il riconoscimento della sua generosità. Alcuni millenni di patriarcato, sventolando la bandiera della mascolinizzazione di dio, hanno portato nel mondo guerre e distruzioni di ogni sorta, il bieco sfruttamento delle risorse, la disumanizzazione dei suoi abitanti, la perdita dei principi e della speranza. Una fine ingloriosa sembra aspettarci dietro l’angolo. Forse sarebbe il caso di riaprire le porte e i cuori alla Grande Madre, violata dagli uomini e dimenticata dalle coscienze…

L'Umanoide di Pretare d'Arquata - Il Caso Caponi

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"L'ultima volta è successo proprio qui dietro. La prima, poco fuori il paese. Ecco, questa è l'ultima foto che ho scattato…"

Così cominciò, il 23 Ottobre 1993, la nostra prima intervista all'allora ventitreenne Filiberto Caponi (ceramista), protagonista di una sconcertante serie di incontri ravvicinati con un "essere" di sembianze non umane, corredata da una impressionante documentazione fotografica. Teatro dell'inchiesta è stato Pretare d'Arquata, un piccolo paese in provincia di Ascoli Piceno, che si inerpica su una collina, un paio di chilometri dopo aver lasciato la S.S. Salaria.

Le foto che Caponi ci mostrò, gli originali da lui scattati con una macchina Polaroid, erano e restano sconvolgenti. Mostrano, in sequenza, un esserino in diverse posizioni, ora seduto, ora quasi eretto, in condizioni fisiche penose. Sembra di piccole dimensioni, piuttosto robusto, con la pelle che in alcune istantanee appare brunita e spessa e nell'ultima completamente rossa, come insanguinata. Le foto furono pubblicate dal settimanale Visto (n.43, 28 Ottobre 1993) e poi presentate in TV durante il programma "I Fatti vostri" (Venerdì, 5 Novembre 1993) condotto da Giancarlo Magalli. 

Nel corso della nostra inchiesta e durante gli ultimi tre anni, abbiamo dovuto riconsiderare, tassello per tassello, tutta la vicenda, ricostruire i particolari, incontrando più volte Filiberto Caponi e raccogliere altre testimonianze. Non siamo ancora in grado di tirare delle conclusioni - oggi - ma ci stiamo avvicinando alla possibile realtà di quanto avvenne nei dintorni di Pretare d'Arquata (Marche), sul Monte Vettore, a partire dal Maggio 1993.

UN TESTIMONE SOTTO PRESSIONE

Per inquadrare la nostra storia dobbiamo doverosamente riferirci alla prima inchiesta condotta dagli inquirenti del CUN che, dopo vari sopralluoghi, le interviste al protagonista ed ai suoi familiari e i riscontri di altri testimoni indiretti, riportarono i risultati delle indagini in un rapporto dettagliato che consentì di tirare solo conclusioni preliminari. 

Contemporaneamente, altri ricercatori avvicinavano Caponi e da lui ottenevano dichiarazioni che, pur sostanzialmente coincidenti con quelle rilasciate al CUN, portavano a diverse interpretazioni, come quella di Massimo Fratini (CETI, Roma) sempre convinto della sincerità del testimone. Se ne desumeva comunque un quadro contrassegnato da alcune contraddizioni ed omissioni, emerse soprattutto quando alle indagini si era imposto un ritmo investigativo più serrato. Come dire che - sotto la pressione degli inquirenti, nel clima piuttosto convulso precedente alla pubblicazione delle foto sul settimanale milanese e a causa della presenza di giornalisti italiani e stranieri - la versione dei fatti riferita da Filiberto Caponi (una ricostruzione nel tempo sostanzialmente sempre coerente) purtroppo corroborava solo in parte le foto stesse. Tant'è che il capo inquirente del CUN, Roberto Pinotti richiedeva ripetutamente di visionare il materiale fotografico nella sua completezza, sia per chiarezza sia per garantire al testimone la necessaria autonomia nella gestione di materiale, in ultima analisi, quanto mai delicato. 

Prova ne sia che furono successivamente sequestrate dalla magistratura di Ascoli Piceno, con una procedura giudiziaria senza precedenti, quali elemento di prova di un possibile reato (turbativa della quiete pubblica, ecc.) a carico di Caponi.

Le fotografie, nel corso delle indagini del CUN, venivano quindi analizzate visualmente ma non strumentalmente (essendo gli originali ancora sotto sequestro giudiziale) restando pertanto in secondo piano rispetto alla verifica del racconto del testimone diretto. 

Oggi, nel ricostruire il caso di Pretare d'Arquata, presentiamo i fatti come furono raccontati da Filiberto Caponi ai nostri inquirenti, in una sintesi tratta da oltre trenta pagine di dettagliato rapporto di Gianfranco Lollino. Torniamo quindi alla prima intervista, quella del 23 Ottobre 1993, svoltasi alla presenza dei familiari di Caponi.

LA NOTTE DEL PRIMO INCONTRO

"Pensai di essermi imbattuto in un piccolo gatto che si lamentava, chiuso in una busta di plastica".

Filiberto Caponi iniziò così la descrizione (agli inquirenti del CUN Roberto Pinotti, Gianfranco Lollino e Massimo Angelucci, e Fabio Della Balda del CROVNI di San Marino) del suo primo incontro con il piccolo umanoide, un'entità isolata, da lui in seguito più volte fotografato.

"Era la sera del 9 Maggio 1993. Come sempre, rientravo da un giro in macchina e stavo chiudendo il garage, proprio all'entrata del paese, quando sentii un lamento diverso da quelli tipici degli animali. Scesi in strada pensando anche ad un ubriaco che stesse facendo versacci. Poi, in un angolo di una casa, vidi una 'palletta bianca', dalla cui direzione mi sembrò provenisse lo strano lamento. Sorridendo, pensai di aver trovato un gattino abbandonato, avvolto in una busta di plastica e stavo per toccarlo con le mani, ma mi fermai riflettendo sul fatto che avrebbe potuto graffiarmi. Perciò mi limitai a dargli un calcetto per vedere se fosse uscito da solo. E lì il mio terrore, perché la 'palletta bianca'è saltata su, mostrando di avere testa, braccia e gambe. Ridiscesa a terra, è corsa via, salendo sul muretto che vi ho mostrato prima. Comunque era molto veloce, aveva le gambe come fasciate e appresso si portava qualcosa che ballonzolava, che sembrava una sacca, che aveva sulla schiena, ma non era pelle. La pelle l'ho distinta solo dalla testa e da quelle braccette che sembrava non usare, non le muoveva".

Un'annotazione, rispetto a questo primo incontro, riguarda il fatto che Caponi riportò sul piede destro, quello con cui aveva colpito l'entità, una sorta di inspiegabile annerimento cutaneo, che sparì dopo tre giorni.

UNA GARZA IMBRATTATA DI SANGUE

Caponi pensò che si trattasse di una scimmietta, ma lo spavento era stato grande e pertanto decise di riaprire il garage e rifugiarsi un po' in macchina per riflettere, ascoltando la radio.

"Dissi fra me e me l'ho visto, ma non c'è, sarà stata la stanchezza, forse era un animale…"

Comunque, rientrato a casa, la mamma si accorse subito che qualcosa non andava, il ragazzo era cereo in viso. Venne così fuori la storia e Caponi, con il padre, decise di tornare sul posto per cercare qualche traccia dell'"animale". Sul muretto, dietro cui l'essere era scomparso, il padre rinvenne una "garza medica imbrattta di sangue" che però non portarono a casa perché era disgustosa e invece fu posta sotto una vecchia lavatrice nel cortile, contando di andare ad Ascoli Piceno per farla analizzare. Ma, nella notte, Caponi avvertì ancora lo strano lamento, scese quindi di nuovo in strada, ma non riuscì a vedere nulla.

"Niente, proprio niente, non è possibile - spiega Caponi - e mio padre si è affacciato per vedere e gli ho detto 'l'ho sentito, ma non so dov'è' e lui mi ha detto di salire su in camera sua perché da lì avremmo visto meglio. Siamo stati così un'oretta circa, poi mio padre si è stancato ed è andato di nuovo a letto. Proprio in quel momento la 'cosa'è ripassata... ho chiamato mio padre e così anche lui ha potuto vederlo, solo per un attimo, mentre entrava sotto quell'arco, come una 'scheggia' e mio padre mi ha guardato come per dire 'allora non stai scherzando!'... in ogni caso mi ha detto di andare a letto, perché era tardi (le 3 dei mattino)".

SI È VOLTATO PER GUARDARMI...

La mattina dopo la sorella di Filiberto andò a controllare la garza, ma era sparita.

"Sarà stato un cane che ha sentito l'odore del sangue - dice Filiberto - comunque è stato allora che ho deciso di farmi prestare una macchina fotografica da mio cognato. L'ho messa proprio sul comodino. Per una settimana poi mi sono appostato lì (indica il posto) di notte pensando che forse l'essere sarebbe ripassato e l'avrei fotografato".

Passarono però 15 giorni senza che accadesse nulla e Caponi aveva deciso di scordare tutto, quando una sera...

"Erano circa le due di notte e sento di nuovo 'sto strillo. Mi alzo, prendo la macchinetta fotografica (una Polaroid 660) e apro la porta - racconta il ragazzo - mentre sentivo qualcosa che scalpicciava nel brecciolino. Lo vedo arrivare, abbastanza da lontano, ad andatura non veloce, quasi camminava. Scatto una prima foto, la Polaroid esce di sotto, la tiro fuori e la butto sullo scalino, pronto a farne un'altra. Alla luce del flash si è arrestato come avesse notato la luce, ma forse è... sordo, perché ho aperto la porta facendo rumore e lui continuava a venire verso di me. 

Si è fermato e voltato solo quando ho scattato la foto. Ho pensato 'ora faccio una corsa, scatto una foto e poi scappo via, è un'occasione unica' e così ho fatto, mi sono lanciato verso di lui di un paio di metri, l'ho fotografato di nuovo e sono fuggito gridando 'l'ho fotografato', senza nemmeno guardare dove andavo, tanto che sono finito contro un muro. Mio padre sì è svegliato e mi ha chiesto cosa fosse successo. 

Le foto si erano sviluppate sotto gli occhi dei miei parenti: nella prima si vedeva solo un'ombretta che sta arrivando, ma la seconda lo mostra benissimo di schiena, fasciato con qualcosa, la testa e le braccette penzoloni. I miei sgranano gli occhi... gli spiego che quando gli ho fitto la seconda foto ha voltato leggermente la testa verso di me, senza girarsi del tutto. A mio padre si sono drizzati i capelli sulla testa. Mia madre ha detto 'Santo Dio, ma che cos'è?' E allora io li ho calmati e gli ho detto 'tanto le foto ce le abbiamo, le mettiamo al sicuro, non le facciamo vedere a nessuno' e abbiamo deciso di metterle in una scatola di legno, per studiarle con calma l'indomani".

Ma il pomeriggio successivo Caponi:

"…Trovai il coperchio della cassetta curvo, annerito sotto, affumicato. Mi chiedo cosa possa essere successo - spiega agli intervistatori del CUN - poi apro la scatoletta e sento un odore di bruciato come quella della plastica incendiata. Le foto sono attaccate fra loro e nella prima la zona dell'immagine dove si trovava l'essere è gonfia e rovinata... stacco la seconda foto e anche questa ha l'immagine gonfiata ed aperta, solo in superficie, non era bucata".

Si tenta, a questo pulito dell'intervista, di dare una spiegazione tecnica alle foto rovinate: Lollino chiede a Caponi se la pellicola fosse stata già da tempo nella macchinetta fotografica e se per caso fosse scaduta. Ma l'ipotesi di un deterioramento dovuto alla scadenza del prodotto non si rivela valida, perché con la stessa pellicola sono state scattate altre foto che non si sono rovinate. Come unica possibile spiegazione rimane una interazione chimica tra le foto e una vecchia batteria scaduta conservata nella scatola di legno insieme alle immagini, come propone lo stesso Caponi.

Il problema è che tutto il materiale, compresa la scatola di legno, Caponi sarebbe stato poi obbligato a consegnarlo ai Carabinieri della stazione di Arquata del Tronto, successivamente alla pubblicazione sul periodico già menzionato. Inoltre c'è da sottolineare che Caponi aveva fatto circolare le foto (riproduzioni in diapositiva) presso giornali romani ed agenzie di stampa.

CONFIDENZE AD UN AMICO

Torniamo al 24 Maggio 1993. La notizia si era ormai diffusa, in quanto Caponi si era confidato con un amico:

"Ho fatto un grosso errore - spiega il ragazzo - quando un giorno sono andato a trovare un amico falegname e gli ho detto tutto, lui mi ha giurato che sarebbe stato zitto, ma una sera aveva bevuto un bicchiere di troppo e nel giro di tre giorni tutto il paese sapeva della storia e addirittura telefonò il Messaggero di Ascoli Piceno, che pochi giorni dopo avrebbe pubblicato le foto bruciate. La storia si diffonde ancora di più, anche se molti non mi credono e girano leggende popolari e in paese circolano persone con macchine fotografiche, cacciatori. Una sera vado al circolo e incontro l'amico che aveva spifferato tutto; nonostante ciò ci faccio pace e ci incamminiamo fuori con altri due amici. 

Ed ecco che tutti avvertiamo lo 'strillo', che proviene da dietro il cancello di una casa che si vede in una delle foto pubblicate. Decidiamo di andare a vedere ed io inizio ad arrampicarmi, mentre un amico resta un po' indietro, un altro fa per salire anche lui ma si ferma e allora tira dei sassi in direzione del lamento, che cessa immediatamente. Torniamo al bar e viene organizzata una specie di spedizione con gli altri, in tutto 15-20 persone, qualcuno con dei coltelli - gli esaltati ci sono dappertutto - torce e macchine fotografiche. Uno ha un cane da caccia. Andiamo tutti verso il cancello. Sentiamo il lamento e il cane punta e parte, attraversa il cancello e comincia ad abbaiare, quasi stesse lottando cori qualcosa che strillava sempre di più. Poi il cane 'salta via' buttandosi giù da un muretto, cade di schiena, si rialza e scappa di nuovo nascondendosi in un angoletto. Gli altri presenti cominciano a guardarmi senza parlare. 

Però, quando propongo di accerchiare la fonte del suono per scoprire di che si tratta dicono tutti di no. 

Comunque da quel momento in paese cominciano a credermi un po' tutti e vengo intervistato da un giornalista di 'Stop', il quale però quando vede le foto bruciate non ritiene opportuno acquistarle".

Si diffonde quindi, con il tempo, la sensazione che qualcosa di strano, effettivamente, stia realmente interessando il piccolo paese. Sino all'8 Agosto, quando Pretare è oggetto di un nuovo fenomeno insolito: molte galline del paese muoiono misteriosamente, alcune subendo amputazioni di arti o della testa, ma senza i segni di morsi né di sangue. Sono state rinvenute tutte ammucchiate. Il fatto rimane inspiegato, perché è difficile che un predatore, come una volpe o una donnola, abbia fatto tanto danno da solo in una notte.

ERA ANCORA "LUI"

In sintesi, sin qui, Caponi aveva avuto due incontri con l'umanoide. Giungiamo alla notte dell'11 Agosto 1993, quando Caponi se ne stava fuori, su una panchina, a guardare le stelle cadenti.

"…erano le 5 del mattino e ad un tratto, davanti alla porta del mio laboratorio, ho visto di nuovo quella palla bianca, che si muoveva; all'inizio ho pensato che fosse il mio gatto, ma poi, osservando bene, mi sono accorto che era 'lui', seduto, che si guardava intorno. Allora sono entrato in casa, ho preso la macchinetta fotografica Polaroid e mi sono affacciato alla Finestra. Lui era ancora lì, per cui sono sceso e gli ho fatto una foto. Alla luce del flash l'essere tira indietro la testa, si alza, inclina la schiena, si incurva e appoggia la nuca sulla schiena e corre via. Allora mi dico, stavolta l'ho fotografato proprio bene, speriamo la foto non si rovini come le altre, decido di non dirlo neppure ai miei genitori e la tengo nel cassetto". 

La foto che pubblichiamo, fino ad oggi era inedita. Ricordando che le foto Polaroid, con il flash, non possono essere scattate in rapida successione, questa in particolare (da una cartuccia nuova) mostra l'esserino apparentemente ancora avvolto nel suo "involucro protettivo esterno", e parzialmente coperto da garze o bendaggi biancastri. Filiberto descrive così il rivestimento: "possono essere pantaloni, messi in maniera strana e l'essere ha una cosa come di cuoio sulle spalle, con delle striature messe a rombo".

UNA SECONDA "PELLE" PROTETTIVA

Passano nove giorni, è il 20 Agosto, un ulteriore incontro e Caponi scatta due nuove foto, sempre con la Polaroid, nonostante il settimanale "Visto" abbia scritto che sono state realizzate con una macchina professionale.

"No, sempre Polaroid, ci convivevo quasi, mentre un amico me ne aveva prestata un'altra ma gliel'ho resa senza usarla mai. Apro la finestra e lo vedo seduto al centro del cortile. Scendo e gli faccio una prima foto. Lui fai il solito movimento, gira lentamente la testa e io scatto per la seconda volta, spostandomi di lato. A questo punto lui scappa. Non sono riuscito a dirgli niente, avrei voluto. 

L'essere che era sempre apparso con delle 'garze' intorno alle gambe, qualcosa di simile a cuoio dietro la schiena, questa volta non ha più il suo involucro, appare nudo, con due tubi sul torace che sembrano muoversi leggermente sotto la pelle, come per la pressione di un liquido o di aria, o di un fluido, non so se per effetto della respirazione. I tubicini si muovevano entrambi ritmicamente. E un'altra cosa importante: sono sicuro che era bagnato, il corpo scolava acqua, gocciolava. Ma non pioveva. Dalla testa in giù, l'acqua gli passava accanto all'occhio come del sudore. Voglio sottolineare che quella sera anche mia sorella aveva udito dei rumori, sul terrazzino di casa, dove mio padre ha due bidoni in cui mette l'acqua per annaffiare i fiori. Abbiamo pensato che forse era andato a bagnarsi. 

I bidoni dovevano essere entrambi pieni, invece uno era a metà. Insomma, forse si era liberato della 'casacca', si è immerso in un bidone, si è lavato ed è saltato dal terrazzino, producendo un piccolo tonfo sentito da mia sorella. Sono sceso di sotto, per vedere se aveva lasciato la sua tuta, ma non c'era nulla. Tranne un piccolo buco, sotto casa, non più largo di 25-30 centimetri, che si apre su una stanza murata. L'ho illuminato con la torcia, ma non ho potuto vedere bene dentro".

Emerge poi un altro particolare forse di grande importanza, quando gli inquirenti chiedono a Caponi maggiori dettagli concernenti l'aspetto fisico della creatura ed il colore della sua pelle. Si ipotizza che la sua epidermide, così come appare nelle due foto che lo ritraggono seduto, sia in realtà una sorta di "tuta" che aderisce perfettamente al corpo e lo avvolge completamente. Ora alla luce di quanto visto nel film "Indipendence Day" - gli alieni vi sono rappresentati come inseriti all'interno di uno scafandro biologico che viene sezionato dal chirurgo nell'Area 51 - ci sembra una coincidenza quanto mai singolare.

La differenza, nelle foto riprese da Caponi - nell'umanoide con e senza questa specie di "protezione" - appare netta dall'ultimo scatto, in cui l'essere è in una posizione semi-eretta e presumibilmente "scarnificato".

L'ULTIMO INCONTRO
È trascorso circa un mese, arriviamo pressappoco al 20 Settembre 1996.

"Mi appostavo ormai tutte le notti - spiega il testimone - non dormivo più e tuttora ne risento. In quel caso, verso le 3 del mattino, lo vedo sotto casa. 'Stavolta, mi dico, prima di fotografarlo chiamo qualcuno. Sveglio mia nonna, che dorme nella stanza a fianco, ma dalla finestra non riesce a vederlo, nonostante fosse lì sotto. Lui era in piedi. Allora scendiamo e mia nonna finalmente lo vede in tutto il suo splendore - aveva paura perché pensava che si trattasse di un'entità maligna - e si mette a strillare, mentre tento di calmarla, io mi avvicino e lo fotografo".

Poi si ripete una scena già vista: l'essere inclina la schiena, poggia la testa e corre via, rincorso da Caponi. Anche la nonna, Perla Antonia, ha raccontato la sua esperienza, caratterizzata dal timore che l'essere potesse far del male al nipote:

"Filiberto, scappa gli ho detto - perché cominciavo ad aver paura".

"Ma - sottolinea ancora Caponi - ormai lo rincorro fino sotto l'arco, fino in campagna, quella notte pioveva, ero tutto bagnato lì, in mezzo all'erba, poi l'ho perso di vista".

Emergono altri dettagli importanti, sollecitati dalle domande dei nostri inquirenti:

"L'essere faceva rumore nel muoversi, la sua struttura dorsale è piuttosto stretta, ma di lato sembra larga, cioè praticamente il contrario di come siamo fatti noi. Sembra costruito per correre, le braccette non le usa, se le porta appresso e la sua corsa ricorda quello dello struzzo, a balzi. Le sue dimensioni? È molto piccolo, non più di 70 centimetri, sbatte i piedi per terra, sembra che pesi il doppio di quello è realmente. Ha due buchetti per il naso, ma niente orecchi".

Dunque, in sintesi, gli incontri di Filiberto Caponi con la strana creatura sono stati cinque (nel primo, del 9 Maggio non lo ha fotografato). Le foto sono state scattate il 24 Maggio (due foto), l'11 Agosto (una foto, dove è inglobato nell'involucro scuro), il 20 Agosto (due foto, in cui l'essere è a sedere) e il 20 Settembre (l'ultima, che lo ritrae "in piedi", irrorato di una sostanza sierosa o sanguigna, davanti al laboratorio).

RITRATTO DI UN "ALIENO"

Nell'intervista rilasciata agli inquirenti del CUN, Caponi ha descritto minuziosamente e a più riprese l'aspetto fisico dell'essere.

"La testa è sferica con due occhi frontali e allungati ai lati; questi ultimi sono fissi e, visti da vicino, sono simili a quelli di una mosca, a nido d'ape, come un insieme di tanti punti neri, lucidi, quasi di plastica".

Gli occhi erano ovali, spiegò ancora Caponi, e non si chiudevano, il volto "non mostrava alcun movimento, tranne quello della bocca che si apriva e chiudeva in continuazione, la bocca è umida, segno di una certa salivazione e le gengive dure, non ho visto denti, né lingua".

Durante gli incontri c'era stata sempre una discreta illuminazione stradale e si distingueva bene l'ombra proiettata dal corpicino. La testa "si girava in continuazione, ma non sembrava che guardasse soltanto me, come se stesse curiosando o se fosse in allarme".

La bocca "vista di profilo, ha una forma vagamente a becco e ricorda quella di una tartaruga. La pelle è ruvida, raggrinzita e rugosa, mentre quella della testa è completamente liscia, ma macchiata. La testa e il petto sono chiazzati di bianco e di giallo".

Passando agli arti, "le gambe sono snelle, e muscolose, con un polpaccio molto sviluppato. Nelle mani si distinguono tre dita, ma l'essere non le muove, e non muove neanche le braccia, che sono esili e vi si distingue la fibra muscolare che viene contratta nei movimenti, anche se impercettibili, perché appaiono atrofizzate Le mani sono pressoché immobili, vi si notano appena le dita, solo quando imprime un movimento alla spalla".

Il particolare che più sconcerta nella descrizione di Caponi è quello dei due piccoli "tubi" che fuoriescono dal torace del presunto alieno:

"I tubi gli escono e rientrano nella pelle - descrive Caponi - però sembrano una cosa in più, che non c'entra niente con la struttura dell'essere, quasi fossero un'aggiunta. I tubi si muovono, anche se poco, mentre la pancia sembra immobile, come se non respirasse".

Filiberto è rimasto colpito soprattutto dalle gambe: "sono la parte più forte - dice agli inquirenti - più potente, considerando il modo in cui corre. Ha due sole dita nei piedi, una leggermente più lunga dell'altra, forse il pollice. Ed infine ci sono da notare tre gobbette sul dorso, lui appoggia la nuca in corrispondenza della prima che è la più grande. Non ha mai emesso alcun suono comprensibile. Il suo verso è composto da due 'colpi secchi e precisi' alternati da un lamento regolare. Sembrava comunque interessato alla luce: nell'ultima foto l'ho preso mentre fissava il lampione, ha una reazione quasi di stupore o di piacere al flash, ho pensato quasi che a volte si mettesse 'in posa'. Un'ultima cosa, ho pensato anche di catturarlo, ma poi ho capito che era un'idea assurda".

L'intervista si conclude con delle considerazioni amare da parte di Caponi: "Quello che mi dà fastidio è che a questi fatti non venga data l'importanza che meritano, visto che se ne è parlato solo su di un giornale scandalistico. Ma è anche vero che nessuno se ne è interessato eccetto loro. Per quanto riguarda i presunti ufologi che mi hanno contattato a ripetizione, mi sono fidato di ben pochi". "Se poi - conclude - qualcuno pensa che lo stia prendendo in giro, me lo dimostri. Ora potete fare le vostre investigazioni e trarre le vostre conclusioni".

IL CASO RESTA APERTO

Come detto in apertura d'articolo, Filiberto Caponi si dimostrò con gli inquirenti CUN disponibile a raccontare la sua verità, ma si mantenne piuttosto "guardingo" probabilmente sia a causa delle pressioni che all'epoca stava ricevendo da ogni parte, sia per la fortissima tensione causata da tutto ciò in seno alla sua famiglia.

Nella sua testimonianza si palesarono delle incongruenze proprio rispetto al numero delle foto in suo possesso ed al loro rilascio in pubblico, a mezzo stampa o media televisivi. Una diffusione da cui sarebbe stato legittimo trarre dei ritorni economici. Purtroppo, pur essendo stato sconsigliato in tal senso, Filiberto non seppe gestire al meglio materiale tanto sconcertane e delicato.

Così, in seguito, a causa dei clamore suscitato dalle sue dichiarazioni in merito all'avvistamento dell"'umanoide di Pretare", Caponi venne formalmente accusato dai Carabinieri e indagato nel contesto di un sorprendente procedimento penale per direttissima per "diffusione di notizie false o esagerate tendenti a turbare l'ordine pubblico" ed il materiale fotografico gli fu confiscato, in quanto iscritto agli atti giudiziari a suo carico.

Nel Maggio del 1994 il GIP ha emesso un decreto di archiviazione sul caso che scagiona completamente l'interessato. Come giornalisti, non ci risulta che mai un procedimento giudiziario sia stato istruito su tali basi: nei confronti cioè di chi abbia contribuito unicamente a diffondere notizie, come in questo caso, certamente non lesive nei riguardi di chicchessia.

Il provvedimento giudiziario è stato preso subito dopo gli interventi di organi dì informazione francesi, tedeschi e giapponesi, con l'effetto di congelare tutta la questione. Noi abbiamo sempre cercato di capire.
E oggi, dopo il proscioglimento, quanto sappiamo ci impone ancora di più di considerare questo caso aperto, pur in assenza di segnalazioni ufologiche concomitanti accertate. Perfino dall'Inghilterra l'ufologo e scrittore Timothy Good - come ci ha confermato di persona nei giorni scorsi - è convinto della validità del caso Caponi.


IV Memorial Carlo Sabadin - L'Alba dell'Umanità: Enigma Uomo, le origini

Eroi per noi... Criminali per gli altri

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Tratto da un articolo Ruggero Marino

Il Regno del Terrore di Colombo, come documentato da noti storici, fu così sanguinoso, il suo lascito così indicibilmente crudele..


Perché tutt'oggi continuiamo ad onorare questo criminale? Perché a scuola e nei libri di storia viene presentato come un eroe?

STERMINI VOLUTAMENTE DIMENTICATI

Ma se ci pensate, l’intero concetto della scoperta dell’America è, beh, arrogante. Dopo tutto, i nativi americani scoprirono il Nord America circa 14.000 anni prima che Colombo fu nato!

Sorprendentemente, la prova del DNA suggerisce ora che i coraggiosi avventurieri Polinesiani navigarono con delle piroghe attraverso il Pacifico e si stabilirono in America del Sud molto prima dei Vichinghi. In secondo luogo, Colombo non era un’eroe. Quando mise piede sulla sabbia della spiaggia alle Bahamas il 12 Ottobre 1492, Cristoforo Colombo scoprì che le isole erano abitate da gente amichevole e pacifica che si chiamavano Lucayans, Taino e Arawak.

Scrivendo il suo diario, Colombo disse che erano un popolo affascinante, intelligente e gentile. Egli osservò che i gentili Arawak furono eccezionali nella loro ospitalità.

I NATIVI AMERICANI PACIFICI, SENZA PRIGIONI NE PRIGIONIERI !

”Essi si offrivano di condividere con chiunque e quando si chiedeva qualcosa non dicevano mai di no”, diceva. Gli Arawak non possedevano armi; la loro società non aveva ne prigioni, né criminali né prigionieri. Erano così di buon cuore che Colombo annotava nel suo diario che il giorno in cui la Santa Maria naufragò, gli Arawak lavorarono per ore per salvare il suo carico e il suo equipaggio.

I nativi furono così onesti che nessuna cosa sparì. Colombo fu così impressionato del duro lavoro di questi isolani gentili che confiscò immediatamente la loro terra per la Spagna e li ridusse in schiavitù per farli lavorare nelle sue brutali miniere d’oro. In soli due anni, 125.000 (la metà della popolazione), degli originali indigeni dell’isola erano morti.

Se fossi un nativo americano, vorrei segnare il 12 ottobre nel mio calendario come il giorno nero. Incredibilmente, Colombo supervisionò la vendita di ragazze native ridotte in schiavitù sessuale. Le ragazze giovani di 9 e 10 anni erano le più desiderate dagli uomini. Nel 1500 Colombo ne scrisse casualmente sul suo diario.

E disse:”Un centinaio di castellanoes sono così facilmente ottenuti per una donna come per una fattoria ed è assai universale che ci siano molti commercianti che vanno in giro in cerca di ragazze, adesso c’è la richiesta di quelle da nove a dieci anni.” Egli forzò questi pacifici nativi a lavorare nelle sue miniere d’oro fino a quando non morivano di sfinimento.

MASSACRI E VIOLENZE SENZA FINE !

Se un “Indiano” non consegnava l’intera sua quota di polvere d’oro alla scadenza data da Colombo, i soldati avrebbero tagliato le mani dell’uomo e gliele avrebbero annodate saldamente attorno al collo per divulgare il messaggio. La schiavitù era così insopportabile per questi dolci e gentili isolani che ad un certo punto 100 di loro commisero un suicidio di massa.

Nel suo secondo viaggio nel Nuovo Mondo, Colombo portò con sé cannoni e cani da attacco. Se un nativo resisteva alla schiavitù, gli si sarebbe tagliato via il naso o un orecchio. Se gli schiavi cercavano di scappare Colombo li bruciava vivi.

Altre volte mandava cani d’assalto a dar loro la caccia, e i cani strappavano via braccia e gambe dei nativi urlanti mentre essi erano ancora vivi. Se gli spagnoli si trovavano a corto di carne per nutrire i propri cani, venivano uccisi bambini Arawak e usati come cibo per cani.

Uno degli uomini di Colombo, Bartolome De Las Casas, fu così mortificato dalle brutali atrocità di Colombo contro i popoli nativi, che smise di lavorare per Colombo e diventò un sacerdote Cattolico. Egli descrisse come gli Spagnoli sotto il comando di Colombo "tagliavano le gambe dei bambini che correvano da loro, per testare l'affilatezza delle loro armi".

STERMINI DI MASSA

In un sol giorno De Las Casas fu testimone oculare di come i soldati spagnoli smembrarono, decapitarono o violentarono 3000 persone native."Tali disumanità e barbarie furono commesse ai miei occhi come nessun'altra età al confronto" scrisse De Las Casas. "I miei occhi hanno visto questi atti così estranei della natura umana che adesso Io tremo mentre scrivo."

De Las Casas trascorse il resto della sua vita nel tentativo di proteggere il popolo nativo indifeso. Ma dopo un po non vi erano rimasti più nativi da proteggere. Gli esperti concordano sul fatto che prima del 1492 la popolazione dell'isola di Hispaniola probabilmente contava oltre 3 milioni di persone. Dopo 20 anni dall'arrivo degli spagnoli essa si ridusse a solo 60.000.

Nel 1516 lo storico spagnolo Peter Martyr scrisse:"...una nave senza ne bussola, ne carta o guida, ma solo seguendo la striscia degli indiani morti che erano gettati dalle navi, poteva trovare la strada dalle Bahamas a Hispaniola."

A SCUOLA ERA UN EROE...

In realtà Colombo fu il primo mercante di schiavi delle Americhe. Quando gli schiavi indigeni morivano essi erano rimpiazzati con schiavi neri. Il figlio di Colombo diventò il primo trafficante di schivi africani nel 1505.

Sei sorpreso e non hai mai imparato nulla di tutto ciò a scuola?

Il regno del terrore di Colombo è uno dei capitoli più oscuri della nostra storia..


Progetto Atlanticus ha affrontato il discorso di Colombo anche qui

www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=13503

Prove nel Tempo. Prove nello Spazio

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Parliamo della Grande Piramide. Gli storici affermano che fu costruita nel periodo in cui Cheope era Faraone d'Egitto. Secondo Erodoto, richiese trent'anni per costruirla. Oggi ci sembrano tanti per costruire un edificio. Ma cosa comportava costruire quella piramide?

Allora, lasciamo da parte i blocchi di granito che si trovano all'interno della piramide, pesanti circa 80 tonnellate: sono comunque pochi, erano "facilmente" posizionabili. Esaminiamo invece i blocchi di calcare da 1-2 tonnellate: quelli sono agevoli da trasportare e posizionare. Ma cosa significa posizionarli tutti in 30 anni? I blocchi sono circa 1.000.000 (non li ho contati io, questa è la stima degli egittologi). Costruire la piramide in 30 anni vuol dire posizionare 33.000 blocchi all'anno, poco meno di 100 blocchi al giorno, praticamente quattro bloccohi ogni ora lavoranndo 24 ore su 24, in ogni singolo giorno di questo periodo. E i blocchi dovevano essere scavati, trasportati fino al cantiere, e posizionati. Un lavoro impossibile da compiere in 30 anni, sarebberò occorsi secoli. E un lavoro che richiede secoli non può essere compiuto per costruire una tomba.

Inoltre, punto 2: i geroglifici. Nella camere e nei corridoi della Grande Piramide non ci sono geroglifici, mentre ci sono nelle tombe dei dignitari dello stesso periodo. L'unico geroglifico trovato si trova nelle camere segrete, che si trovano sopra la Camera del Re, e rappresenta il nome Cheope, scritto però in maniera errata. Questo errore è lo stesso che si faceva ai tempi in cui il geroglifico venne scoperto, mentre studi successivi hanno corretto l'errore.

"Gli uomini hanno paura del tempo, ma il tempo ha paura delle piramidi."

Potete anche approfondire il tema della Piana di Giza, andando a leggere l'articolo riguardante la Sfinge di Giza.

A cosa serviva la Grande Piramide di Cheope?

L'archeologia ufficiale ritiene che questa piramide fosse una tomba.

Ma lo era davvero? In realtà non vi sono prove che questo fosse il suo scopo, semplicemente ci si basa sul fatto che, siccome le altre piramidi erano tombe, anche questa lo era. Però nelle altre piramidi ci sono i geroglifici, cosa assente in questa. Inoltre non vi è mai stata trovata nessuna traccia di sepoltura al suo interno.

10.500 A.C. LA DATA DEI MISTERI

Secondo la teoria di un ricercatore italiano, in realtà questa piramide era una sorta di rifugio per un oggetto considerato importante, lo Zed.

GLI EGIZIANI HANNO “COSTRUITO” LE PIRAMIDI?

Secondo l'egittologia ufficiale, per costruire le grandi piramidi gli antichi egizi, che non conoscevano la ruota, hanno estratto pietre dalle cave e le hanno trasportate fino al luogo di costruzione delle piramidi, lavorando per decenni/secoli.

Esiste tuttavia un'altra teoria, basata sugli studi di Joseph Davidovits, un chimico francese, che negli anni 70 ha creato un nuovo ramo della chimica dei minerali, i “geopolimeri”.

Secondo questa interessante teoria, i costruttori delle piramidi avrebbero prelevato il minerale dalle cave di calcare polverizzandolo, poi una volta trasportato nel cantiere lo avrebbero mischiato con la calce, l'argilla caolinitica, il limo e il sale natron (carbonato di sodio). Il fango calcareo così ottenuto sarebbe stato trasportato facilmente, e infine versato negli stampi posizionati sul sito di costruzione. Una volta essiccando, tali blocchi sarebbero diventati simili al calcestruzzo e molto resistenti.

Come ogni teoria va però verificata, così nel 2002 un equipe francese dell'Istituto Geopolimeri ha cercato di realizzare dei blocchi utilizzando i materiali che erano disponibili agli antichi egizi, realizzando dei blocchi di pietra con la stessa composizione ed aspetto di quelli utilizzati nella costruzione delle piramidi. Una possibile prova di questa teoria è data dal recente ritrovamento di capelli e di altro materiale all'interno dei blocchi di pietra utilizzati per la costruzione delle piramidi.

Inoltre, potendo realizzare dei blocchi di pietra della forma e dimensione desiderata, si riescono a spiegare sia la precisione nel taglio delle pietre, sia gli incastri perfetti che sono stati realizzati.

Questa teoria spiegherebbe anche la realizzazione di stupendi oggetti di rara bellezza, realizzati in materiali estremamente duri e ancora oggi difficili da lavorare.

STORIA UFFICIALE

La sfinge di Giza, che con le sue incredibili misure (è lunga 73 metri, larga 6 metri e raggiunge nel punto più alto un'altezza di 20 metri) è considerata la più grande statua monolitica al mondo, secondo l'archeologia ufficiale fu costruita da Chefren (Userib), oppure dal padre Cheope, circa 4.500 anni fa. Questa statua raffigura un leone con un volto umano. Quando la necropoli di Giza fu abbandonata, la sabbia ricoprì fino alle spalle la Sfinge.

Nel 1.400 a.C. Il giovane Thutmose IV, dopo che in sogno il Dio Sole Ra-Harakhti gli promise il regno se avesse liberato la Sfinge dalla sabbia, la dissotterrò. Una volta che divenne Re, Thutmose fece scolpire una stele di granito che venne collocata tra le zampe della statua per commemorare l'evento.

10.500 A.C. LA DATA DEI MISTERI

In seguito la sabbia ebbe nuovamente il sopravvento. Solamente grazie a lavori avviati nel 1817 da Giovanni Battista Caviglia, proseguiti da Auguste Mariette nel 1853 e terminati da Gastone Maspero nel 1886, oggi è possibile vedere la Sfinge.

Purtroppo, la statua ha subito numerosi danni nel corso dei secoli, provocati da tempo, erosione ed opera dell'uomo. Il naso fu distrutto, secondo fonti arabe, nel corso del XIV secolo d.C.

INCONGRUENZE

1 – La Sfinge ha corpo leonino e testa umana Quale significato aveva questa statua? Non esiste nessun riferimento religioso o mitologico nella cultura egizia a questa fusione di uomo e animale. Il riferimento che più ci si avvicina è quello relativo a Sekhmet, la Dea egizia con corpo umano e volto di leonessa.

2 – L'erosione Secondo studi geologici effettuati sulla roccia che si trova alla base della sfinge, questa ha subito una forte erosione dovuta all'acqua. Però, le precipitazioni in Egitto negli ultimi 4.500 anni non sono state così intense da provocare un alto tasso di erosione.

3 – I Riferimenti Storici I documenti che ci sono pervenuti dall'antico Egitto, risalenti all'epoca che va dal Nuovo Regno all'epoca Romana, parlano della Sfinge come di un monumento più antico delle piramidi.

4 – La “Stele dell'Inventario” Su questa stele, risalente al 6° o 7° secolo a.C., risulta che al Sfinge esisteva già ai tempi di Cheope, e che il Faraone restaurò la statua che fu colpita da un fulmine. Secondo ciò che è scritto sulla stele, la stessa è la copia di un testo più antico.

5 – La Sabbia Come è possibile che gli antichi egiziani abbiano costruito questo immenso monumento, e la vasca che lo contiene, senza pensare che la sabbia lo avrebbe ricoperto?

TEORIA ALTERNATIVA

Secondo alcuni studiosi alternativi, la testa e il corpo non risalgono alla stessa epoca.

Secondo questa teoria, la Sfinge in origine rappresentava un leone e fu costruita nel 10.500 a.C. Questa data deriva dal fatto che nel 10.500 a.C. la Sfinge, che è rivolta ad oriente, guardava se stessa nel firmamento, difatti in quel periodo il sole sorgeva nella costellazione del Leone, e la Sfinge riproduce questa costellazione.

In seguito, la Sfinge venne restaurata in epoca più recente, e le venne dato un volto umano dal suo restauratore.

10.500 A.C. LA DATA DEI MISTERI

PERCHE' LA SFINGE VIENE ATTRIBUITA A CHEFREN / CHEOPE?

1 – La vicinanza con la piramide di Chefren.
2 – La Sfinge fa parte dell'architettura della Piana di Giza.
R – nessuno di questi due punti prova in alcun modo che la Sfinge non si trovasse già lì prima della costruzione delle Piramidi, e che le piramidi non siano state costruite in modo da integrarsi con la Sfinge già esistente. In qualunque città italiana vediamo monumenti antichi, magari risalenti all'epoca Romana, affiancati ad edifici più moderni.

3 – Nel tempio attiguo alla Sfinge sono state trovate statue raffiguranti Chefren.
R – Statue che possono anche essere state messe nel tempio secoli / millenni dopo la sua costruzione.

4 – Il volto della Sfinge somiglia a quello di Chefren, inoltre sul capo possiede il copricapo tipico dei Faraoni.
R – Se il volto è stato restaurato in seguito, questo punto è facilmente spiegato. Inoltre, il volto ritratto sulla Sfinge non somiglia poi molto a quello di Chefren, che conosciamo grazie alle statue giunte a noi.

10.500 A.C. LA DATA DEI MISTERI

5 – La stele posta tra le zampe della Sfinge contiene un geroglifico con la prima sillaba del nome Chefren (Khaf).
R – La sillaba Khaf veniva usata in molte altre parole, oltre che nel nome Chefren. Inoltre i nomi dei Faraoni venivano rinchiusi in un cartiglio, cosa che in questa parola non avviene.

6 – L'erosione può avere altre spiegazioni, dovute all'umidità nella sabbia o alle precipitazioni nell'antico Egitto, più frequenti che oggi.
R – L'erosione della Sfinge è sicuramente dovuta alla pioggia battente, secondo le perizie geologiche fatte sulla statua. Se davvero fosse stata edificata nel 2.500 a.C. come dicono gli storici, essendo già completamente sepolta nel 1.400 a.C., sarebbe stata sottoposta alle intemperie per un lasso di tempo molto breve, troppo per il livello di erosione raggiunto.

7 – Non vi sono indizi / prove che in epoca precedente esistesse una civiltà in grado di edificare un simile monumento.
R – Nel sud dell'Egitto si trovano le rovine di Nabta Playa, risalenti al 5.000 a.C., in cui si trovano i più antichi allineamenti di pietre esistenti. Il sito è stato definito la Stonehenge egiziana.

ANGKOR WAT

Costruita da esperti ingegneri idraulici, che avevano tracciato un sistema con cui accumulavano l'acqua delle stagioni monsoniche per distribuirla in quelle secche, la città aveva torri e tetti ricoperti di lamine d'oro, e bassorilievi che raccontavano la vita quotidiana di un popolo ricco, libero e segnato da uno splendore assoluto, appena contaminato dalle prime avvisaglie di decadenza che spesso colpiscono un popolo all'apice della sua prosperità.

Com'è possibile dunque che questa meraviglia dell'uomo, raccontata già da Marco Polo, finisse poi abbandonata, e coperta dai secoli e dalla vegetazione, in seguito alla invasione Siamese, senza che nessuno si occupasse più degli edifici e del sistema idrico, lasciando che la foresta si riprendesse quel terreno con tutte le costruzioni? Questo è solo il primo degli interessantissimi interrogativi che Angkor Wat propone ai visitatori che in questi ultimi anni, in numero sempre crescente, la vanno a esplorare, rimanendo a bocca aperta per i suoi paesaggi e l'atmosfera irreale che la pervade. 

Ma ci sono anche altri misteri legati a questo luogo: per esempio le iscrizioni che indicano il re fondatore della città, Jayavarman II, come erede di una stirpe eletta, quella dei seguaci del dio Horus (lo stesso dei Faraoni). 

Oppure le molte affinità tra la civiltà Maya e quella Khmer di Angkor. Ancora: i settanta edifici sacri (risalenti all'incirca al 1150) sono disposti lungo una linea che sembra seguire perfettamente quella della costellazione del Drago, solo che l'analisi dei segni sul terreno in corrispondenza della linea della costellazione sembrano risalire a molto molto prima, addirittura al 10.500 A.C., come se fossero la riproduzione in terra di una mappa celeste. Per non parlare poi di un altro mistero, forse quello più famoso, ovvero quello che corre lungo tutta la struttura muraria di Angkor Wat: 1.796 ritratti dettagliatissimi di donne, le Devata, di cui non si conosce il significato e la ragione di culto (forse era una celebrazione dell'importanza femminile nella prosperità dell'impero Khmer).

GOBEKLI TEPE

Gobekli Tepe è un sito archeologico a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell’odierna Turchia, presso il confine con la Siria, nel quale è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, risalente al 9600 a.C. e che sta sconvolgendo tutte le certezze sulle origini della civiltà.

10.500 A.C. LA DATA DEI MISTERI

Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziggurat babilonesi, datate 5000 anni più tardi. Secondo gli studiosi, la sua costruzione ha impegnato diverse centinaia di uomini nell’arco di alcuni secoli.

Göbekli Tepe, ricorda vagamente Stonehenge, ma fu costruito molto prima, e non con blocchi di pietra tagliata grossolanamente ma con pilastri di calcare finemente scolpiti a bassorilievo: una sfilata di gazzelle, serpenti, volpi, scorpioni, cinghiali selvatici.

Il complesso risale a sette millenni prima della Grande Piramide di Giza, ed è il più antico esempio noto di architettura monumentale. Intorno all’8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall’uomo.

Gli archeologi continuano a scavare e a discutere sul suo significato. Göbekli Tepe e altri siti mediorientali stanno cambiando le nostre idee su una svolta fondamentale nella storia umana: la rivoluzione neolitica, quando i cacciatori-raccoglitori nomadi si trasformarono in agricoltori stanziali.

Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un’elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran. Il sito utilizzato dall’uomo avrebbe avuto un’estensione da 300 a 500 m².

Finora meno di un decimo del sito è stato riportato alla luce, ma basta a dare un’idea del timore reverenziale che il tempio incuteva ai pellegrini che si radunavano qui ben 7.000 anni prima della costruzione di Stonehenge.

Gobekli Tepe fu individuata la prima volta nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell’età della pietra. Il sito fu poi riscoperto trent’anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre di strana forma che spuntavano dal terreno.

La notizia arrivò al responsabile del museo della città di Şanlıurfa, che contattò il ministero, il quale a sua volta si mise in contatto con la sede di Istanbul dell’Istituto archeologico germanico. 

Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell’Istituto archeologico germanico sotto la direzione di Klaus Schmidt, che dall’anno precedente stava lavorando in alcuni siti archeologici della regione. Nel 2006 gli scavi passarono alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.

Gli scavi portarono alla luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco. Furono inoltre rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l’utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.

La scoperta più interresante riguarda le circa 40 pietre a forma di T, alte fino a cinque metri e mezzo. I blocchi di calcare, del peso di cinque tonnellate, furono portati qui da una cava vicina anche se le popolazioni dell’epoca non conoscevano la ruota né avevano ancora addomesticato le bestie da soma. La maggior parte di esse sono incise e vi sono raffigurati diversi tipi di animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali, vacche, scorpioni, formiche). Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici.

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Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno. Un’altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro.

Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevalı Çori e di Nahal Hemar.

Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull’altopiano del santuario, dove sono stati rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l’epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature.

Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).

Ad oggi, 45 di queste pietre sono state scavate, ma vi sono indicazioni che c’è molto da scoprire. Indagini geomagnetiche indicano che ci sono centinaia di altre pietre erette, che aspettano solo di essere portate alla luce. Se Gobekli Tepe fosse semplicemente questo, sarebbe già un sito straordinario, una specie di Stonehenge turca.

Diversi fattori unici innalzano però Gobekli Tepe nella stratosfera dell’archeologia e nel regno del fantastico. Il primo è la sua età. La datazione al radiocarbonio mostra che il complesso è di almeno 12.000 anni fa, forse anche 13.000 anni.

Ciò significa che è stata costruita intorno al 10 mila a.C. Gobekli Tepe è quindi il più antico di tali siti nel mondo, con un ampio margine. E’ così antico da precedere la vita sedentaria dell’uomo, prima della ceramica, della scrittura, prima di tutto. Gobekli proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori.

Come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso? L’archeologo Klaus Schmidt, pensa che bande di cacciatori si siano riuniti sporadicamente nel sito, durante i decenni di costruzione, vivessero in tende di pelle di animali e uccidessero la selvaggina locale per nutrirsi. Le molte frecce di selce trovate presso Gobekli giocano a sostegno di questa tesi, ma sostengono anche la datazione del sito.

Questa rivelazione, che i cacciatori-raccoglitori dell’Età della Pietra potrebbero avere costruito qualcosa come Gobekli, cambia radicalmente la nostra visione del mondo, perché mostra che la vita degli antichi cacciatori-raccoglitori, in questa regione della Turchia, era di gran lunga più progredita di quanto si sia mai concepito. E’ come se divinità scese dal cielo avessero costruito Gobekli con le loro mani.

Pochi anni fa, gli archeologi rinvennero presso Cayonu un mucchio di teschi umani. Essi furono trovati sotto una lastra d’altare, tinta con sangue umano. Nessuno è sicuro, ma questa può essere la prima prova di sacrifici umani: uno dei più inspiegabili comportamenti umani, che potrebbero avere sviluppato solo di fronte ad un terribile stress sociale.

Gli esperti possono discutere sull’evidenza di Cayonu. Ma quello che nessuno nega che è il sacrificio umano abbia avuto luogo in questa regione, tra la Palestina, Israele e Canaan. L’evidenza archeologica indica che le vittime erano uccise in enormi fosse di morte, i bambini erano sepolti vivi in vasi, altri erano bruciati in grandi giare di bronzo.

Questi atti sono quasi incomprensibili, a meno che non si pensi che la gente aveva imparato a temere le divinità, perché era stata scacciata dal paradiso. Così avrebbe cercato di propiziare la collera dei cieli. Questa barbarie potrebbe, infatti, essere la chiave di soluzione di un ultimo, sconcertante mistero. I sorprendenti fregi di pietre di Gobekli Tepe si sono conservati intatti per uno strano motivo.

Molto tempo fa, il sito fu deliberatamente e sistematicamente sepolto con un colossale lavoro insieme a tutte le sue meravigliose sculture di pietra. Intorno al 8000 a.C., i creatori di Gobekli seppellirono la loro realizzazione e il loro glorioso tempio sotto migliaia di tonnellate di terra, creando le colline artificiali sulle quali il pastore curdo camminava nel 1994. Il motivo che spinse gli antichi a seppellire per sempre il tempio di Gobekli Tepe rimane a tutt’oggi un mistero. [nationalgeographic.it - centumcellae.it].

TIHUANACO

Tiahuanaco è un sito archeologico esteso su 450.000 mq. e sembra presenti le tracce di cinque città sovrapposte, più volte distrutte da terremoti. Si trova a 30 Km. dalle sponde del lago d’acqua dolce più grande del mondo: il Titicaca, lungo 222 chilometri, largo 112, situato a 3.660 metri sul livello del mare. Una striscia bianca formata dai depositi calcarei di alghe in mostra sulle rocce circostanti e la presenza di creature marine nelle sue acque - fra cui i cavallucci - testimoniano la sua appartenenza al mare.

Molti misteri e leggende circondano il lago. Si narra di dèi giunti dal cielo sulle ali d’immensi "condor"; gli Indios raccontano di quando i loro antenati volavano su grandi "piatti d’oro" mossi da vibrazioni sonore. Al suono di una tromba furono trasportate le enormi pietre usate per edificare, nell’arco di una sola notte, la città (Cieza de Leon). Singolare che il suono emesso da strumenti a fiato provocasse il crollo delle mura di un’altra città: Gerico. E strane storie riguardano una tromba, attribuita alla fanfara di Tutankamon, esposta al Museo del Cairo. Il suono dei fiati egizi, come quelli dei monaci tibetani, stando alle cronache di alcuni esploratori, spostava mastodontici blocchi di granito. Così, Tiahuanaco ci trasporta nel mondo della dea Orejona, dalla testa conica e dalle grandi orecchie, giunta sul luogo a bordo di un’astronave; un mondo surreale popolato da esseri palmati, dal sangue più scuro, dai quali dicono di discendere gli Uros.

KON TIKI VIRACHOA

Al di là delle leggende restano le ciclopiche rovine di una città portuale: cinque banchine, moli e un canale diretto verso l’entroterra; il tutto a più di 4.000 metri sul livello del mare. Nel 1967, per verificare la veridicità dei racconti dei pescatori del Titicaca, secondo i quali nei periodi di grande siccità era possibile toccare i tetti dei "palazzi sommersi" sotto le acque del lago, furono organizzate alcune spedizioni subacquee. Sul fondo, immerse nella melma, i sub videro poderose muraglie. Sotto costa rinvennero dighe, strade lastricate; blocchi squadrati combacianti fra di loro con estrema precisione che formavano una trentina di massicciate parallele, unite da una costruzione a forma di mezzaluna. Un grande porto con i suoi moli, ove potevano attraccare centinaia di navi, fra cui, forse, anche quella di un dio bianco, barbuto, giunto dal mare con una nave che "si muoveva senza far uso di remi": Kon Tiki Viracocha, raffigurato con un tridente come Nettuno. Una città costruita con pietre talmente grandi e pesanti dalle 100 alle 200 tonnellate (alcune più di 400 tonnellate), da destituire di fondamento ogni supposizione inerente il loro taglio, trasporto, nonché collocazione, visto che le cave più vicine distano ben 60 chilometri.

MISTERI INSOLUTI

Nel rileggere i resoconti dei conquistadores spagnoli ci rendiamo conto, dallo stupore che traspare, quali meraviglie contemplarono i loro occhi.

"In un titanico palazzo vi è una sala lunga 14 metri, larga sette, con grandi portali e molte finestre. Gli indigeni dicono che è il tempio di Viracocha, il creatore del mondo" (Cieza de Leon).

"Tra le costruzioni di Tiahuanaco c’è una piazza di 24 metri quadrati e su uno dei suoi lati si stende una sala coperta lunga 14 metri. La piazza e la sala consistono in un sol pezzo; si è scolpito questo capolavoro nella roccia: si scorgono qui molte statue che presentano uomini e donne in diversi atteggiamenti, sono così perfette da crederle vive". (Diego D’Alcobada)

"C’è un palazzo che è l’ottava meraviglia del mondo, con pietre lunghe 11 metri e larghe cinque, lavorate in modo da incastrarsi l’una nell’altra, senza vederne la connessione". (Jimenes de la Espada).

Sulle rovine di Tiahuanaco campeggiano figure e simboli che alimentano insoluti misteri. Nel 1920, Julio Tello scoprì dei vasi con raffigurati lama a cinque dita, vissuti, per la scienza ufficiale, in una preistoria molto remota. Sulla Porta del Sole sono raffigurati un toxodonte e un proboscidato che ricorda il "Cuvieronius", estinti entrambi 12.000 anni fa. Il Prof. Arthur Posnansky notò che due punti di osservazione nel recinto del Kalasasaya indicavano i solstizi d’inverno e d’estate e, servendosi di una tavola astronomica, dedusse che la costruzione risaliva al 15.000 a.C. Passò per eccentrico fino a quando il Dr. Ralph Muller rielaborò i calcoli e convenne che la data poteva essere il 4.000 o il 10.500 a.C.

Su questa data concordano anche Graham Hancock e l’astronomo Nel Steede.

LA CIVILTÀ DI TIAHUANACO

Il prof. Javier Escalante Moscoso, archeologo della università di S. Andrea di La Paz, nel suo libro "Arquitectura Prehispanica en los Andes Bolivianos" evidenzia l’alto grado tecnologico raggiunto dalla civiltà di Tiahuanaco.

"Il nome Puma Punku o ‘porta del leone’ venne dato al tempo coloniale quando fu trovata una scultura in pietra di un leone. Oggi la piramide Puma Punku appare come una piccola collina piatta e consiste di tre piattaforme sovrapposte le cui basi sono fatte di blocchi squadrati di rossa arenaria. In cima alla piramide una depressione quadrangolare suggerisce chiaramente il possibile sito di un tempio. Sul lato esterno della sommità c’era un edificio di dimensioni colossali, indubbiamente uno dei maggiori dell’architettura di Tiahuanaco. 

Uno studio accurato di Puma Punku mostra un eccellente esempio di complesso architettonico di magistrale progettazione. Il tempio consisteva di quattro immense piattaforme fatte di massicci lastroni di arenaria, alcuni del peso di 130 tonnellate, tenuti insieme con una speciale malta e morsetti metallici. Visibili i canaletti che mostrano l’uso di morsetti o ganasce di rame, usati come rinforzo nel punto in cui i blocchi si accostavano. È stato appurato che questi morsetti furono realizzati gettando metallo fuso nei solchi, negli incavi scavati allo scopo nei blocchi di pietra adiacenti". 

E ancora, il Moscoso: "La cultura di Tiahuanaco è indubbiamente una delle più importanti nella regione andina e la sua influenza è evidente in altri gruppi culturali posteriori. Fiorirono architettura, produzioni artistiche in ceramica, sculture e metalli preziosi. L’alto grado di perfezione raggiunto nella scienza metallurgica permise di forgiare e amalgamare metalli. Il rame, metallo principale, era usato comunemente allo stato nativo. All’inizio limitatamente alla manifattura personale e negli oggetti domestici, più tardi per ottenere il bronzo. Dato che per ricavare quest’ultimo occorre seguire una procedura complicata si dimostra l’alto grado della metallurgia raggiunto dalla cultura di Tiahuanaco".

Marcel Homet scrisse in merito all’uso di questi morsetti metallici: "Gli immensi lastroni di pietra dei templi di Tiahuanaco sono connessi, gli uni agli altri, a mezzo di arpioni metallici di cui si è trovato l’uguale in un unico posto: in Mesopotamia, nell’architettura dei palazzi Assiri". Homet fece rilevare, inoltre, che anche gli dèi della pesca erano gli stessi adorati in Mesopotamia dal 500 al 300 a.C.

Il prof. Moscoso afferma che nel Museo di Tihauanaco si troverebbero esposti molti oggetti rinvenuti fra le rovine del sito archeologico, tra cui molti morsetti metallici, dalla forma di una grossa "I", di varie misure, da 15 a 150 centimetri.

I morsetti sono costituiti da una lega formata dalla fusione di rame, ferro, silice e nickel. Quest’ultimo non si trova in Bolivia e per ottenerlo occorre un forno ad elevata temperatura. Graham Hancock scrive, nel suo "Lo Specchio del Cielo", che un esame condotto con un microscopio a scansione elettronica ha dimostrato come, in effetti, il metallo venisse versato fuso nei canaletti predisposti allo scopo. Ciò rendeva necessario l’uso di un forno portatile e quindi un livello tecnologico di gran lunga superiore a quello immaginato. Dal canto suo, il Prof. Escalante afferma: "Dal tempo antico la cultura pre-ispanica conosceva come fondere il rame e più tardi imparò a mescolarlo con altri metalli. Questo sviluppo tecnologico rese possibile l’invenzione di attrezzi di metallo quali scalpelli, stampi, punzoni, seghe, asce, ecc. permettendo di poter lavorare su pietre e altri materiali e raggiungendo un grado sofisticato di perfezione. Scavi archeologici hanno portato alla luce vestigia di attrezzi fatti di vari tipi di metallo usati per lavorare le più dure pietre e legni. Sono stati trovati anche molti aghi fini e aguzzi, usati come strumenti capaci di perforare tanto materiali duri, che eseguire delicati e rifiniti lavori. Altri attrezzi fatti di metallo o leghe erano le seghe di rame usate in congiunzione con varie sostanze abrasive per lavorare pietre e altri duri materiali".

A Ollantaytambo, in Perù, è stata trovata una pietra che appare segata o con una sega di metallo, o con una sorta di corda abrasiva o con un laser. La foto, scattata da Gene M. Phillips, è visibile sul n. 22.1 di Ancient Skies. L’uso dei morsetti si riscontra nelle pietre di Puma Punku, di Ollantytambo, di Angkor Vat e di Dendera; provando che era l’uso comune di un’antica civiltà anteriore a quelle conosciute.

IL POTERE DEI CRISTALLI DI QUARZO

Dodicimila anni fa si faceva largo uso in tutto il mondo di granito contenente cristalli di quarzo. Come gli antichi "omphalos", ombelichi, ossia pietre erette dagli Annunaki (esseri provenienti dal pianeta Nibiru, ndr.) come semplici dispositivi di comunicazione, note nei miti come "Pietre Parlanti", fatte anche di granito. Il più antico radioricevitore usava cristalli di quarzo, per cui il termine "cristallo fisso". Oggi, in una semplicissima costruzione, i cristalli fissi sono ancora venduti in forma di corredo e svolgono benissimo la loro funzione. Furono usate pietre di granito per comunicazioni terrestri e interstellari con sistemi simili a quelli di Carnac in Britannia? Perché furono usate grandi pietre di granito nell’apice della Grande Piramide, sopra la Camera del Re, chiamate "Pietre Parlanti"? Perché oggi vengono impiegati molti cristalli, sia naturali che manufatti, in tutti i computer, nelle attrezzature elettroniche e nei satelliti?

Qualcuno è dell’opinione che le idee di Nicola Tesla, insieme agli studi dei cristalli, apriranno una nuova area di ricerca e di tecnologia. Oggi i maggiori ricercatori delle antichità non correlano i loro lavori con ciò che altri hanno trovato, con quanto hanno scritto a riguardo e, purtroppo, non esiste una forma di cooperazione. 
È costume dell’attuale società indirizzare il singolo a non pensare se quanto viene attuato è davvero volto all’interesse di tutti, ma a raggiungere, nel più breve tempo possibile, una posizione dominante, nonché di un qualche, seppur piccolo beneficio, ahimé, materialistico. Ma nei testi antichi è ampiamente descritto che i cristalli sono stati usati dettagliatamente e che erano probabilmente, e lo potrebbero ancora essere, un grande potente generatore di energia, nonché radiofonico.

ANTICHI OGGETTI DA FANTASCIENZA

Non lontano da Teotihuacan si trova la piramide detta della mica, poiché al suo interno sono stati rinvenuti due strati di tale materiale di ben 27 centimetri quadrati, nascosti sotto un pavimento, evidentemente con una precisa funzione.

La mica è un miscuglio di vari elementi quali potassio, alluminio, ferro, magnesio, litio, manganese, titanio. La loro combinazione origina vari tipi di mica. Quella rinvenuta proviene dal Brasile, quindi chi ha costruito il tempio voleva proprio quel tipo. La mica è usata come isolante termico ed elettrico e come moderatore nelle reazioni nucleari. Quale era il suo effettivo uso a Teotihuacan? Quale tipo di civiltà ne aveva bisogno? Nel 1991-1993, cercatori d’oro sul piccolo fiume Narada, lato est dei monti Urali, hanno trovato insoliti oggetti per lo più lavorati a spirale.

Le loro misure variano da un massimo di cm. 3 (81/2 pollice), fino ad un incredibile mm. 0,003 (circa 1/10.000 di pollice).

Migliaia di questi inspiegabili artefatti sono stati rinvenuti in vari luoghi vicino a tre fiumi: Narada, Kozhim e Balbanyo; oltre a due più piccoli corsi d’acqua chiamati Vtvisty e Lapkhevozh, per lo più depositati fra 3 e 12 metri. Gli oggetti, a forma di spirale, sono composti da vari metalli, la maggior parte dei più grandi sono di rame, mentre i più piccoli e i piccolissimi sono di rari metalli come il tungsteno e il molibdeno. Il tungsteno ha un peso atomico alto e anche molto denso con un punto di fusione di 3410° C. (6100° F). Viene impiegato principalmente per temperare acciai speciali e in forma pura per i filamenti delle lampadine. Anche il molibdeno ha un’alta densità e un rispettabile punto di fusione di 2650° C (4740° F). Questo metallo è usato spesso per la tempra di acciai e per dare loro proprietà corrosive, con applicazioni per alcune parti di armi altamente poste sotto sforzo e per veicoli corazzati. Tali oggetti sono stati investigati dall’Accademia delle Scienze Russa di Syktyvka (capitale del Komi), di Mosca, di San Pietroburgo e altri istituti scientifici ad Helsinki, in Finlandia.

Misurazioni esatte di questi oggetti, spesso microscopici, hanno dimostrato che le dimensioni delle spirali sono le cosiddette "sezioni dorate" nei rapporti, o "proporzioni Phi". Dal tempo antico questa frazione è stata la regola "ferrea" in architettura e geometria.

La sua utilità sta nel fatto che se una certa lunghezza è divisa in due usando questo rapporto, il rapporto dell’originale lunghezza del pezzo più grande è lo stesso di quella che intercorre fra il più grande pezzo e il più piccolo. Appare da molte sottigliezze che simili oggetti sono ovviamente il prodotto di una inspiegabile e avanzata tecnologia. Rimarchevoli le loro somiglianze con elementi usati in congegni miniaturizzati nella nostra recentissima tecnologia, chiamati "nano macchine". Tale tecnologia è da noi ancora nella sua infanzia, ma alcuni ingegneri stanno pensando ad applicazioni che sembrano essere fantascienza.

L'ICONA DI UN COMPUTER

Gli scienziati immaginano di poter costruire micro sonde impiegabili in medicina, per eseguire operazioni all’interno di vasi sanguigni, non possibili con le odierne tecniche chirurgiche.

Tutti i test condotti per datare gli oggetti ritrovati danno una età variabile fra i 20.000 e i 318.000 anni, dipende dalla profondità e dalla situazione dei siti.

Ma anche si trattasse solo di 2.000 o di 20.000 anni, siamo di fronte all’inevitabile domanda: chi, fra tutti i popoli del mondo era a quel tempo capace di creare qualche oggetto di micro filigrana finissima, qualcosa che la nostra tecnologia solo adesso è in grado di acquisire? La stessa che eresse e orientò verso le stelle i templi di Angkor Vat, Giza e Tiahuanaco?

Proprio in quest’ultimo sito si trova una piramide circondata da un alone di mistero non ancora del tutto svelato: l’Akapana, della quale rimane un tumulo di terra con un cratere al centro, frutto del lavoro dei cercatori di tesori.

Originariamente al posto di quella grossa buca, a 18 metri d’altezza, si trovava un pozzo centrale a forma di croce. Secondo gli archeologi il pozzo alimentava una serie di canali interni, attraverso i quali l’acqua raggiungeva ogni livello della piramide.

Un complesso sistema di tubazioni faceva sì che l’acqua scendesse a cascata lungo tutti i gradini della costruzione.

Peter Kolosimo accennò, forse leggendo i resoconti di Homet, ad un passaggio sotterraneo ostruito dalle rovine che conduceva ad una camera sotterranea. Oggi, l’archeologo Osvaldo Rivera, dell’Istituto Boliviano di Archeologia, afferma di essere vicino all’entrata della stanza sotterranea, che sarebbe indicata sotto la figura di Viracocha scolpita sulla "Porta del Sole", un monolito di un unico blocco ritenuto da Posnansky e da Alexandr Kasanzev, la rappresentazione di un calendario ove sono segnati i solstizi.

La figura del dio poggia su una piramide a gradini al cui interno si vede, in profondità, la raffigurazione di una stanza accessibile attraverso ben otto corridoi. Secondo Hancock la figura sembra l’icona di un computer. Forse non è molto in errore. L’antica lingua Aymara possiede una struttura talmente semplice da poter essere tradotta in linguaggio informatico. Coincidenze?

Rapido il collegamento con Giza. Entrambi i siti risalgono a 12.000 anni fa e si ergono su una serie di camere sotterranee ove sembra sia custodito il messaggio di un’antica civiltà.

Le rovine sparse disordinatamente di Tiahuanaco, come se un violento terremoto le avesse scomposte, non sono sufficienti a stabilire verso quali stelle erano orientate; ma, secondo Hancock, 12.000 anni fa, contrapposta alla costellazione del Leone visibile a Giza, vi era quella dell’Acquario. Questa la si potrebbe ritrovare nei motivi acquatici del Kalasasaya, nei canali che portavano acqua alla piramide di Akapana. Forse proprio tale costruzione era la rappresentazione della costellazione in Terra. Sembra che la città un tempo risiedesse sull'odierno lago Titicaca sconvolto in passato da un cataclisma. Sono state rinvenute infatti strutture megalitiche sul fondo del lago. Forse i resti di una civiltà antica della cui esistenza raccontano gli abitanti? Essi infatti hanno come giò detto in altri post il mito del diluvio universale, mito condiviso da molte altre culture del mondo.

Infine, gli oggetti rinvenuti fra le rovine destano molte perplessità: bicchieri, tazze, cucchiai, piatti d’oro. Solo alla fine del 1.500 compaiono in Europa piatti e posate. Quale tipo di civiltà ne faceva uso a Tiahuanaco? E quando?

CONCLUSIONI

Tutte queste coincidenze e prove lasciano dunque supporre ad un origine comune delle civiltà mondiali. Le prove lasciano supporre ad una grande civiltà avanzata che risale ad una data ben precisa, il 10.500 a.c.

Le Primavere Arabe, gli interessi dell'Impero del Dollaro e la Terza Guerra Mondiale

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Nel 1974 Richard Nixon strinse un accordo con l’Arabia Saudita: la più grande truffa nella storia degli Stati Uniti, scrive Simon Back su SovereigMan. In cambio di armi e di protezione, i sauditi avrebbero dovuto vendere il loro petrolio in dollari da reinvestire negli Stati Uniti.

Si trattava di una questione di vita o di morte per il dollaro, in quel momento. Nixon aveva chiuso la finestra del sistema aureo tre anni prima, e ne era seguita una massiccia svalutazione del dollaro.Fare in modo che tutte le merci scambiate nel mondo fossero commerciate in dollari e pagate in dollari era l’unico sistema in grado di poter veramente puntellare il valore della valuta.

Guardando indietro, fu una mossa strategica estremamente brillante. Il resto dell’OPEC seguì lo stesso sistema e questo accordo ha determinato la supremazia finanziaria, politica e militare degli Stati uniti per decenni.

Erano nati i petrodollari

Oggi, il petrolio resta il bene largamente più commercializzato in tutto il mondo. E dal momento che tutte le nazioni acquistano o vendono petrolio, questo significa che ogni nazione detiene dollari.

Tuttavia, anziché starsene seduti sulle banconote, le banche estere, i governi e le banche centrali hanno preferito comprare dei buoni del tesoro USA, cioè il debito degli Stati Uniti. Ciò significa che il governo degli Stati Uniti ha una scorta quasi illimitata di stranieri che vogliono impegnarsi e comprare i suoi dollari, i suoi debiti e il suo deficit.

Tutto il resto del mondo deve faticare per produrre qualcosa. Lavorano nei campi, fabbricano prodotti industriali, estraggono petrolio o gas dal terreno.

Gli Stati Uniti, invece, stampano dollari … e poi li usano per scambiarli con le cose prodotte mediante il vero lavoro

E’una truffa incredibile 

Si potrebbe pensare che il governo degli Stati Uniti dovrebbe essere grato, e trattare tutti i paesi stranieri del mondo come amici.

Ma non è quello che fanno.

Il governo degli Stati Uniti ordina a tutte le banche del mondo di fare riferimento all’IRS, sganciano bombe, inviano droni e invadono paesi stranieri. Spiano alleati e nemici, congelano i beni gestiti fuori dal sistema bancario USA e multano le banche straniere che si permettono di fare affari con i paesi che non gli piacciono.

E’ incredibilmente stupido. Il loro comportamento implora gli stranieri ad abbandonare il sistema del dollaro e gli Stati Uniti. E questo sta cominciando ad accadere, proprio davanti ai nostri occhi.

Gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere disposti ad andare in guerra pur di sostenere il sistema dei petrodollari. (Saddam Hussein ottenne il sostegno delle Nazioni Unite nei primi anni 2000 per vendere il suo petrolio in euro. Ma subito dopo, se ne era andato)

La situazione è allora molto preoccupante, soprattutto in considerazione del campo di battaglia esistente in Ucraina.


Gli Alieni manipolatori

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Il ricercatore David Icke e il contattista Alex Collier sono dell’opinione che nel 1930 gli Arconti manipolatori avrebbero alterato la storia ingloriosa degli esseri umani


Gli alieni manipolatori non erano soddisfatti della supremazia intellettuale degli esseri umani e presero delle misure per deformare i ricordi della loro mente ottenendo un apparentemente successo in questa loro missione. La “Guerra extraterrestre” avrebbe avuto luogo nel 1930 il cui ricordo era stato cancellato dalla mente della gente di allora. Inevitabilmente, gli alieni avrebbero manipolato la nostra storia e invaso il nostro spazio temporale per soddisfare solo i loro interessi. Senza dubbio, furono i principali responsabili di quella guerra che avrebbe avuto luogo nel 1930 a seguito della quale riuscirono a rimuovere i ricordi della gente. Questa alterazione dei ricordi è ancora presente in tutti noi e la nostra considerazione del tempo attuale è il risultato di quella missione. Alex Collier, che opera su una superiore coscienza dimensionale ha fatto notare che la missione di alterazione era stata effettuata dagli alieni che gli avrebbero fornito queste informazioni.


A causa di questa ingerenza aliena, noi, esseri umani, siamo stati affondati nel mare del nulla in modo da non ricordare il nostro passato e di dimenticare di affrontare i nostri interrogativi relativi alla nostra esistenza. Senza dubbio, ancora oggi non siamo in grado di rispondere a queste fondamentali domande; chi siamo? Da dove veniamo? Quale e come sarà il nostro futuro?

Alex Collier suggerisce che questi alieni manipolatori e dimensionali avrebbero alterato il corso della nostra storia in modo da soddisfare i loro interessi. Egli riferisce inoltre che nel 1930 gli scienziati nazisti avrebbero prodotto un portale del tempo che avrebbe consentito loro di controllare il mondo iniziando cosi’ l’infiltrazione nello spazio-temporale umano soddisfando gli interessi degli alieni interdimensionali conosciuti come Arconti i quali sarebbero tornati per cambiare la storia degli esseri umani caratterizzata da guerre, catastrofi e distruzioni. Il passato distruttivo dell’umanità sarebbe stato progettato come il nostro futuro. Alex Collier aggiunge inoltre che questi Arconti avrebbero cambiato la nostra storia con lo scopo di governare le nostre menti.


Inutile dire che qualora l’Uomo avesse le capacità di viaggiare nel tempo viaggiare, egli potrebbe alterare il corso della storia. Questo è quanto stato riferito da questi alieni. Il loro presunto tempo di percorrenza nello spazio-tempo opina che questi esseri erano in grado andare indietro nel tempo in modo da cambiare l’intellettualità e la coscienza di tutto il genere umano. Secondo le intuizioni di Alex Collier questi alieni non sono i soli in grado di fare tutto questo. 

Ci sarebbe un altro presunto gruppo chiamato Sirio B, che aveva operato la stessa alterazione nel nostro passato. Ci sono voluti anni per capire la vera agenda,anche se alcuni sono giunti alla conclusione che gli alieni avrebbero fatto tutto questo con l’intento di controllare gli esseri umani e la loro mente. Le intuizioni di Alex Collier ritengono che il disastro di Fukushima è stato uno degli eventi orchestrati da alcuni alieni attraverso la creazione e la manipolazione di particolari eventi storici. Questi ricercatori suggeriscono di indagare su ciò che l’essere umano ha imparato dai libri di storia. Gli esseri umani dovrebbero scoprire la realtà del loro passato in modo che esso non venga controllato da esseri di una dimensione inferiore che cercano di violare la sovranità umana.

Oltre a queste affermazioni ,esiste anche una intervista ad un ex dipendente dell’aria 51 dove parla di Alieni pericolosi.

Area 51 – Un ex impiegato governativo che dice di aver lavorato presso il sito top secret S4 dell’Area 51, dichiara alla trasmissione Art Bell che gli alieni vogliono spazzarci via. L’ex impiegato non ha comunicato ovviamente il suo nome, ma ammette di essere controllato, spiato e in fuga. Poi chiama alla radio durante la trasmissione Art Bell e rivela inquietanti relazioni complottiste tra esseri extra dimensionali e militari.

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