Quantcast
Channel: Le Stanze di Atlanticus
Viewing all 1146 articles
Browse latest View live

Il NWO sta per cadere!

$
0
0
UN DOCUMENTARIO DI QUASI TRE ORE TRASMESSO DALL’EMITTENTE MAINSTREAM RUSSA REN-TV MOSTRA EVENTI CHE INDICANO UN PROSSIMO CEDIMENTO DELL’ELITE GLOBALISTA

In basso a destra dello schermo che dice CC. È necessario fare clic su questo per attivare i sottotitoli in inglese, altrimenti non saranno visibili.



21 milioni di persone in Russia e nei paesi limitrofi hanno guardato il programma di REN-TV che rivela la sconfitta imminente del Nuovo Ordine Mondiale in questo notevole special con Ben Fulford e David Wilcock. trasmesso in prima serata alle 20:00.

Questo documentario di tre ore ha rivelato come 26 basi sotterranee sono state misteriosamente distrutte tra il 22 agosto 2011 e il gennaio 2012 – ed esplora il modo in cui possono averlo fatto .

I russi esplorano verità scomode con notevoli e nuovi dettagli e chiarezza, come quelli riguardanti ad esempio il trasferimento di scienziati nazisti in America dopo la seconda guerra mondiale, nell’ambito del Progetto Paperclip.

Mai prima d’ora una importante serie televisiva ha rivelato così completamente l’alleanza internazionale che si è formata per accerchiare e sconfiggere la Cabala globalista.

L’epica causa di Neil Keenan per multi-miliardi di dollari contro le Nazioni Unite e altri enti dell’elite viene discussa, così come gli sforzi di Fulford per organizzare gli azioni di resistenza.

Si scopre come la Federal Reserve ha deliberatamente creato la prima guerra mondiale e la seconda per raccogliere l’oro del mondo – e creare una fornitura illimitata di “bolla” di denaro che può essere stampato dal nulla.

Il documentario termina in ultima analisi, col nominare i BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – come il volto pubblico di questa nuova alleanza contro la Federal Reserve.

Questa alleanza a quanto pare ora comprende la maggioranza di tutti i paesi del mondo.

Lo staff di REN-TV ci ha detto che questo spettacolo è stato molto popolare, raggiungendo uno splendido share di 21 milioni di telespettatori.

È veloce e ha un drammatica e intensa sceneggiatura, con una grande quantità di immagini.

Si consiglia di ridere o pensare che questo è tutto “pazzo” -, ma è stata presa abbastanza sul serio per essere sviluppato in un importante, prima serata speciale su una rete russa top.

Come David spesso ha detto, “se vomiti, ti sentirai meglio” è una buona analogia per ciò che tutti noi dobbiamo imparare per guarire il nostro pianeta.

Senza consapevolezza non ci può essere alcuna soluzione.


Gaza - I Cromosomi di Abramo sono nei Palestinesi (parte prima)

$
0
0
Gli antisionisti lo hanno sempre sostenuto. Gli ebrei non sono un popolo ma una religione. Gli ebrei che sono 'tornati' in Israele non discendono dagli ebrei di Palestina ma dai Kazari. I palestinesi discendono dagli ebrei di Palestina. Ora anche un libro dello storico ebraico Shlomo Zand sostiene e documenta queste posizioni...

COME FU INVENTATO IL POPOLO EBRAICO

Nota di Giuditta: in un'intervista radiofonica (la-bas.org) Shlomo Sand afferma, che qualsiasi popolo della terra è stato "inventato", non solo il popolo ebreo. Tutte le nazioni del mondo si sono create in varie tappe, e moltissime volte dopo conflitti e guerre. La storia è di capitale importanza per l'unità di tutti i popoli, purtroppo la storia è spesso "adattata" e manipolata: "la storia è scritta dai vincitori".

popolo

Un esempio eclatante è la storia dell'Unità d'Italia.... Dunque per finirla col mito delle razze e l'odio razziale ecco:

LO SMANTELLAMENTO DI UN MITO.

Gli ebrei formano una nazione? A questa vecchia questione, uno storico israeliano porta una risposta.

Contrariamente all'opinione comune, la diaspora non nasce con l'espulsione degli ebrei della Palestina, ma da successive conversioni in Africa del Nord, in Europa del Sud e nel Medio-Oriente. Ecco qualcosa che farà vacillare una delle basi del pensiero sionista, secondo la quale gli ebrei sono i discendenti del regno di Davide, piuttosto - Dio non voglia! - che gli eredi di guerrieri berberi o di cavalieri kazari.

Vediamo cosa afferma Shlomo Sand, storico e professore all'università di Tel-Aviv

Qualsiasi Israeliano sa, senza ombra di dubbio, che il popolo ebreo esiste da quando ha ricevuto la Torah nel Sinai, e che esso è il discendente diretto ed esclusivo del popolo eletto. Tutti noi siamo convinti che questo popolo, fuggito dall'Egitto, si stabilì “sulla terra promessa", dove fu fondato il regno glorioso di Davide e di Salomone, diviso in seguito nei regni di Giuda e di Israele. Inoltre nessuno ignora che questo popolo ha conosciuto l'esilio due volte: dopo la distruzione del primo tempio, nel VI° secolo prima di Cristo, quindi in seguito a quella del secondo tempio, nell'anno 70 dopo Cristo.

Più tardi per il popolo ebreo vi furono peregrinazioni durante duemila anni: le sue tribolazioni lo condussero nello Yemen, in Marocco, in Spagna, in Germania, in Polonia e fino in Russia, ma riuscì sempre a preservare i legami di sangue tra le sue Comunità così lontane fra loro. In questo modo la sua unicità non fu alterata.

Alla fine del xx° secolo, le condizioni divennero propizie per il suo ritorno nell'antica patria. Senza il genocidio nazista, milioni di ebrei avrebbero ripopolato naturalmente Eretz Israel (la terra di Israele) poiché da venti secoli essi lo desideravano ardentemente. Vergine, la Palestina attendeva che il suo popolo originale ritornasse per farla rifiorire. Dato che apparteneva solo ad esso, non a questa minoranza araba, sprovvista di storia, arrivata là per caso. Giuste erano dunque le guerre condotte dal popolo errante per riprendere possesso della sua terra; e criminale l'opposizione violenta della popolazione locale.

Da dove viene quest'interpretazione della storia ebraica?

È l'opera, dalla seconda metà del xix° secolo, di ri-manipolatori, di talento, del passato, la cui fertile immaginazione ha ideato, sulla base di brandelli di memoria religiosa, ebraica e cristiana, una sequenza genealogica continua per il popolo ebreo. La storiografia abbondante del giudaismo comporta, certamente, una pluralità di approcci. Ma le polemiche nel suo ambito non hanno mai rimesso in discussione l'essenzialità delle concezioni elaborate soprattutto alla fine del XIX° secolo ed all'inizio del XX°.

Quando apparivano scoperte suscettibili di contraddire l'immagine di questo lineare passato, esse non beneficiavano quasi di alcun eco. L'imperativo nazionale, tale una mandibola fermamente chiusa, bloccava ogni tipo di contraddizione e deviazione rispetto alla versione dominante. Le specifiche istanze di produzione della conoscenza del passato ebreo - i dipartimenti esclusivamente dedicati “alla storia del popolo ebreo", separati dai dipartimenti di storia (chiamata in Israele “storia generale") - hanno in gran parte contribuito a questa curiosa "emiplegia". (deficit motorio)

Anche il dibattito, di carattere giuridico, su “chi è ebreo?" non ha preoccupato questi storici: per loro, è ebreo qualsiasi discendente del popolo costretto all'esilio duemila anni fa. Questi ricercatori “autorizzati" del passato non parteciparono neppure alla discussione “dei nuovi storici", iniziata alla fine degli anni '80. La maggior parte degli attori di questo dibattito pubblico, in numero limitato, veniva da altre discipline o da orizzonti extra-universitari: sociologi, orientalisti, linguisti, geografi, specialisti in scienza politica, ricercatori in letteratura, archeologi; essi formularono nuove questioni sul passato ebreo e sionista. Si contavano anche nelle loro file laureati venuti dall'estero.

Dai “dipartimenti di storia ebrea" giunsero, in compenso, soltanto degli echi apprensivi e conservatori, rivestiti di una retorica apologistica a base di idee ricevute.

IL GIUDAISMO, RELIGIONE PROSELITISTA

In breve, in sessanta anni, la storia nazionale è maturata pochissimo, e l'evoluzione è improbabile nel prossimo futuro. Eppure, i fatti messi a giorno dalle ricerche pongono ad ogni storico onesto domande sorprendenti a primo acchito, ma tuttavia fondamentali.

La bibbia può essere considerata come un libro di storia?

I primi storici ebrei moderni, come Isaak Markus Jost o Léopold Zunz, nella prima metà del XIX° secolo, non la pensavano così: ai loro occhi, l'Antico Testamento è un libro di teologia che ha costituito le comunità religiose ebree dopo la distruzione del primo tempio. È stato necessario attendere la seconda metà dello stesso secolo per trovare storici, in primo luogo Heinrich Graetz, titolare di una visione "nazionale" della bibbia: hanno trasformato la partenza di Abramo per Canaan, l'uscita dell'Egitto o anche il regno unificato di Davide e Salomone in resoconti di un passato nazionale autentico. Da allora gli storici sionisti non hanno cessato di ribadire queste “bibliche verità", diventate prodotti di consumo quotidiani dell'istruzione nazionale.

Ma ecco che nel corso degli anni '80 questi miti fondatori vacillano. Le scoperte “della nuova archeologia" contraddicono la possibilità di un grande esodo nel XIII° secolo prima della nostra era. Inoltre Mosè non ha potuto fare uscire gli ebrei dell'Egitto e condurli verso “la terra promessa" per la semplice ragione che all'epoca questa… era nelle mani degli Egiziani. Non si trova del resto alcuna traccia di una sommossa di schiavi nell'impero dei faraoni, né una conquista rapida del paese di Canaan perpetrata da elementi stranieri.

Non esiste neppure un segno dei sontuosi regni di Davide e di Salomone. Le scoperte del decennio passato mostrano l'esistenza, all'epoca, di due piccoli regni: Israele, più potente, e Juda, la futura Giudea. Gli abitanti di quest'ultimo regno non subirono nessun esilio nel VI° secolo prima della nostra era: solo l'élite politica ed intellettuale dovettero installarsi a Babilonia. Da questo decisivo incontro con i culti persiani sorgerà il monoteismo ebreo.

L'esilio dell'anno 70 della nostra era, ha effettivamente avuto luogo?

Paradossalmente, questo “evento fondatore" nella storia degli ebrei, da cui la diaspora trae la sua origine, non ha dato luogo al minima ricerca. Per una semplice ragione: i Romani non hanno mai esiliato nessun popolo su tutto il lato orientale del Mediterraneo. Ad eccezione dei prigionieri ridotti in schiavitù, gli abitanti della giudea continuarono a vivere sulle loro terre, anche dopo la distruzione del secondo tempio.

Una parte di loro si convertì al cristianesimo nel IV° secolo, mentre la grande maggioranza si congiunse all'Islam in occasione della conquista araba al VII° secolo. La maggior parte degli ideatori sionisti lo sapevano: come Yitzhak Ben Zvi e David Ben Gourion, rispettivamente il futuro presidente e il fondatore dello Stato di Israele; lo hanno scritto fin dal 1929, anno della grande sommossa palestinese. Tutti e due citano più volte il fatto che i contadini della Palestina sono i discendenti degli abitanti dell'antica Giudea (2).

Poiché non c'è mai stato un esilio dalla Palestina romanizzata, da dove vengono i numerosi ebrei che popolano il bacino del Mediterraneo fin dall'antichità?

Dietro la cortina della storiografia nazionale si nasconde una stupefacente realtà storica. Dalla sommossa dei Maccabei, nel II° secolo prima della nostra era, alla sommossa di Bar-Kokhba, al II° secolo dopo G.C., il giudaismo fu la prima religione proselitista. Gli Asmonei avevano già convertito di forza gli Idumenei del sud della Giudea e gli Itureeni di Galilea, e annessi al “popolo di Israele". Sulla base di questo regno giudeo-ellenico, il giudaismo si espanse in tutto il Medio-Oriente e il Mediterraneo.

Nel primo secolo della nostra era, apparve, nell'attuale Kurdistan, il regno ebreo di Adiabène, e non sarà l'ultimo regno a “giudea-dizzarsi": altri lo faranno successivamente.

Gli scritti di Flavio Giuseppe non costituiscono la sola testimonianza dell'ardore proselitista degli ebrei. Da Orazio a Seneca, da Giovenale a Tacito, molti autori latini ne esprimono il timore. Il Mishna e il Talmud (3) autorizzano questa pratica della conversione - anche se, di fronte alla pressione ascendente del cristianesimo, i saggi della tradizione talmudica esprimeranno riserve al suo riguardo.

La vittoria della religione di Gesù, all'inizio del IV° secolo, non mette fine all'espansione del giudaismo, ma rilega il proselitismo ebreo ai margini del mondo culturale cristiano. Nel V° secolo appare così, nei territori dell'attuale Yemen, un regno ebreo vigoroso dal nome di Himyar, i cui i discendenti conserveranno la loro fede dopo la vittoria dell'islam e fino ai tempi moderni. Inoltre i cronisti arabi ci danno la notizia dell'esistenza, nel VII° secolo, di tribù berbere giudaizzate: di fronte alla spinta araba, che raggiunse l'Africa del Nord alla fine di questo stesso secolo, appare la figura leggendaria della regina ebrea Dihya el-Kahina, che tentò di fermarla.

Alcuni Berberi giudaizzati prenderanno parte alla conquista della penisola iberica, che pose le basi della particolare simbiosi tra ebrei e musulmani, caratteristica della cultura ispano-araba. La conversione di massa più significativa si verifica tra il Mar Nero ed il Mar Caspio: riguarda l'immenso regno kazaro, nel VIII° secolo. L'espansione del giudaismo, dal Caucaso all'Ucraina attuale, genera comunità multiple, che le invasioni mongole del XIII°secolo respingono in gran numero verso l'est dell'Europa. Là, con gli ebrei venuti dalle regioni slave del Sud e degli attuali territori tedeschi, porranno le basi della grande cultura yiddish (4).

Questi resoconti delle origini plurali degli ebrei appaiono, in modo più o meno titubante, nella storiografia sionista verso gli anni '60; sono in seguito gradualmente rese marginali prima di scomparire dalla memoria pubblica in Israele. I conquistatori della città di Davide, nel 1967, dovevano essere i discendenti diretti del suo regno mitico e non - Dio non voglia! - gli eredi di guerrieri berberi o di cavalieri kazari.

Gli ebrei fanno allora figura di “ethnos" (razza) specifica che, dopo duemila anni d'esilio e d'erranza, ha finito per ritornare a Gerusalemme, la sua capitale. Ma i fautori del resoconto lineare ed indivisibile non mobilitano soltanto l'insegnamento della storia: fanno appello anche alla biologia.

Dagli anni '70, in Israele, una successione di ricerche “scientifiche" cerca di dimostrare, con tutti i mezzi, la prossimità genetica degli ebrei del mondo intero. “La ricerca sulle origini delle popolazioni" rappresenta ormai un campo legittimato e popolare della biologia molecolare, mentre il cromosoma Y maschile ha conquistato un posto d'onore al fianco di una Clio ebreaica (5) nella ricerca sfrenata dell'unicità dell'origine “del popolo eletto".

Questa concezione storica costituisce la base della politica identitaria dello Stato di Israele, ma è là che il dente duole! Essa dà infatti luogo ad una definizione esistenzialista ed etnocentrica del giudaismo, che alimenta una segregazione la quale mantiene divisi gli ebrei dai non ebrei - sia Arabi, che immigranti russi e lavoratori immigrati-.

Israele, sessanta anni dopo la sua fondazione, rifiuta di concepirsi come una repubblica che esiste per i suoi cittadini. Circa un quarto di loro non sono considerati come ebrei e, secondo lo spirito delle sue leggi, questo Stato non appartiene ai non ebrei. In compenso, Israele si presenta sempre come lo Stato dei Giudei del mondo intero, anche se gli ebrei non sono più dei profughi perseguitati, ma cittadini che di diritto vivono in piena uguaglianza nei paesi in cui risiedono. In altre parole, una etnocrazia senza frontiere giustifica la discriminazione rigorosa che pratica nei confronti di una parte dei suoi cittadini invocando il mito della nazione eterna, ricostituita per raccogliersi “sulla terra dei suoi antenati".

Scrivere una storia ebrea nuova, oltre il prisma della visione sionista, non è dunque cosa facile. La luce che vi viene divisa si trasforma in forti colori etnocentrici. Ora, gli ebrei hanno sempre formato comunità religiose costituite, generalmente da conversioni, in diverse regioni del mondo: non rappresentano dunque un “etnos" fautore di un'origine unica, e che si sarebbe spostato dopo un'erranza di venti secoli.

Lo sviluppo di qualsiasi storiografia come, più generalmente, il processo della modernità, si sa, passa ad un dato momento, all'invenzione della nazione. Questa fu il sogno di milioni di esseri umani nel XIX° secolo e durante una parte del XX°. La fine di quest'ultimo secolo ha visto iniziare a frantumarsi questi sogni. Gli studiosi, in numero sempre crescente, analizzano, dissecano e smantellano i grandi resoconti nazionali, ed in particolare i miti dell'origine comune care alle cronache del passato. Gli incubi d'identità di ieri faranno posto, domani, ad altri sogni d'identità. Allo stesso modo in cui ogni personalità è composta di identità fluide e varie, la storia è anch'essa un'identità in movimento.

Note:
(1) Testo fondatore del giudaismo, la Torah — la radice ebraica yara significa insegnare — è composta dai primi cinque libri della Bibbia, o Pentateuco : Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.

(2) Cf. David Ben Gourion e Yitzhak Ben Zvi, « Eretz Israël » nel passato e nel presente (1918, in yiddish), Gerusalemme, 1980 (in ebraico) e Ben Zvi, La Nostra popolazione nel paese (in ebraico), Varsavia, Comitato esecutivo dell’Unione della giovinezza e Fondo Nazionale ebreo, 1929.

(3) La Mishna, considerata come la prima opera della letteratura rabbinica, è stata completata nel secondo secolo DC. Il Talmud riassume tutte le diserzioni rabbiniche sulla legge, i costumi e la storia degli ebrei. Esistono due Talmud: quello della Palestina scritto tra il terzo e il quinto secolo, e quello babilonese, terminato alla fine del quinto secolo AC.

(4) Parlata dagli ebrei dell'Europa Orientale, lo yiddish è una lingua slavo-tedesca che comprende alcune parole derivate dall'ebreo.

(5) Nella mitologia greca, Clio era la musa della storia.

Gaza - I Cromosomi di Abramo sono nei Palestinesi (parte seconda)

$
0
0
UNA INVENZIONE CHIAMATA 'IL POPOLO EBRAICO'
di Tom Segev

La Dichiarazione di Indipendenza di Israele afferma che il popolo ebraico proviene dalla Terra di Israele e che fu esiliato dalla sua patria.

Ad ogni scolaro israeliano si insegna che ciò accadde durante il dominio romano, nell’anno 70 d.C.

La nazione rimase fedele alla sua terra, alla quale iniziò a tornare dopo 2 millenni di esilio.

Tutto sbagliato, dice lo storico Shlomo Sand, in uno dei libri più affascinanti e stimolanti pubblicati qui (in Israele) da molto tempo a questa parte.

Non c’è mai stato un popolo ebraico, solo una religione ebraica, e l’esilio non è mai avvenuto – per cui non si è trattato di un ritorno.

Sand rigetta la maggior parte dei racconti biblici riguardanti la formazione di una identità nazionale, incluso il racconto dell’esodo dall’Egitto e, in modo molto convincente, i racconti degli orrori della conquista da parte di Giosué.

È tutta invenzione e mito che è servita come scusa per la fondazione dello Stato di Israele, egli assicura.

Secondo Sand, i romani, che di solito non esiliavano intere nazioni, permisero alla maggior parte degli ebrei di restare nel paese.

Il numero degli esiliati ammontava al massimo a qualche decina di migliaia.

Quando il paese fu conquistato dagli arabi, molti ebrei si convertirono all’Islam e si assimilarono con i conquistatori.

Ne consegue che i progenitori degli arabi palestinesi erano ebrei.

Sand non ha inventato questa tesi; 30 anni prima della Dichiarazione di Indipendenza, essa fu sostenuta da David Ben-Gurion, Yitzhak Ben-Zvi ed altri.

Se la maggioranza degli ebrei non fu esiliata, come è successo allora che tanti di loro si insediarono in quasi ogni paese della terra?

Sand afferma che essi emigrarono di propria volontà o, se erano tra gli esiliati di Babilonia, rimasero colà per loro scelta. Nel Libro di Ester, per esempio, è scritto:

“Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il timore dei Giudei era piombato su di loro”.
Sand cita molti precedenti studi, alcuni dei quali scritti in Israele ma tenuti fuori dal dibattito pubblico dominante. Egli descrive anche, e a lungo, il regno ebraico di Himyar nella penisola arabica meridionale e gli ebrei berberi del Nord Africa.

La comunità degli ebrei di Spagna derivava da arabi convertiti al giudaismo che giunsero con le forze che tolsero la Spagna ai cristiani, e da individui di origine europea che si erano convertiti anch’essi al giudaismo.

I primi ebrei di Ashkenaz (Germania) non provenivano dalla Terra di Israele e non giunsero in Europa orientale dalla Germania, ma erano ebrei che si erano convertiti nel regno dei Kazari nel Caucaso.

kazaria

Sand spiega l’origine della cultura Yiddish: non si tratta di un’importazione ebraica dalla Germania, ma del risultato dell’incontro tra i discendenti dei Kazari e i tedeschi che si muovevano verso oriente, alcuni dei quali in veste di mercanti.

Scopriamo così che elementi di vari popoli e razze, dai capelli biondi o scuri, di pelle scura o gialla, divennero ebrei in gran numero.

Secondo Sand, i sionisti per la necessità che hanno di inventarsi una etnicità comune e una continuità storica, hanno prodotto una lunga serie di invenzioni e finzioni, ricorrendo anche a tesi razziste.

Alcune di queste furono elaborate espressamente dalle menti di coloro che promossero il movimento sionista, mentre altre furono presentate come i risultati di studi genetici svolti in Israele.

Il Prof. Sand insegna all’Università di Tel Aviv.

Il suo libro, ‘When and How Was the Jewish People Invented’, (Quando e come fu inventato il popolo ebraico), pubblicato in ebraico dalla casa editrice Resling, vuole promuovere l’idea di un Israele come “stato di tutti i suoi cittadini” – ebrei, arabi ed altri – in contrasto con l’attuale dichiarata identità di stato “ ebraico e democratico”.

Il racconto di avvenimenti personali, una prolungata discussione teoretica e abbondanti battute sarcastiche non rendono scorrevole il libro, ma i capitoli storici sono ben scritti e riportano numerosi fatti e idee perspicaci che molti israeliani resteranno sorpresi di leggere per la prima volta.

EBREI DI IERI E DI OGGI - I cromosomi di Abramo si trovano nei Palestinesi.
Rabbino Goldstein

Nel toccare il delicato tema delle origini del popolo ebraico, la prima difficoltà in cui si incorre è il tentativo di dare una definizione al termine “ebreo”. Mentre è facile stabilire chi sia cristiano o musulmano, l’ebraismo è qualcosa che va al di là del semplice essere seguaci di una religione.

Anche gli ebrei non credenti infatti rimangono ebrei, a differenza ad esempio dei cristiani che una volta abbandonata la fede non si considerano più tali.

Wikipedia, la fonte imparziale della rete, dà la seguente definizione di ebraismo:

l'ebraismo è considerato anche, se non soprattutto, un carattere culturale ereditario. Per cui ebreo è anche un termine usato per definire un popolo, non solo "popolo" in senso spirituale, come può essere considerato per persone di etnie diverse ma di un'unica religione, ma anche "popolo" come gruppo parentale, etnico.

Nell'accezione comune moderna, si parla di "ebrei" in caso di

* persone di origine ebraica (non necessariamente matrilineare) che praticano la religione ebraica
* persone di origine non ebraica convertite al giudaismo
* ebrei che non praticano il giudaismo come religione, pur considerandosi ebrei in virtù della discendenza ebraica della propria famiglia (etnica) e della loro identificazione col popolo ebraico dal punto di vista etnico, storico o culturale.

All’interno della comunità ebraica è generalmente considerato ebreo chi nasce da madre ebrea, è questo conferma il fatto che l’ebraismo è un carattere che si trasmette col sangue.

Non a caso, esistono anche istituti che si offrono di compiere delle analisi del DNA per scoprire se si possiedono le caratteristiche genetiche per essere considerati ebrei.

Ma proprio questo soffermarsi sulle caratteristiche genetiche porta a dei sottili paradossi.

Come ben spiega il rabbino Marcello Goldstein, presidente della Scuola talmudica dl Trieste, in questa intervista rilasciata nel 2002:

intervistatore: Tornando al rapporto tra arabi ed ebrei, sembra che siano state fatte delle analisi del Dna dalle quali risulta che tra israeliani e palestinesi ci sia poca differenza. E’ vero?

Rabbino Golstein: "Il cromosoma Y, che è tipico del maschio, dalle analisi risulta essere molto simile tra gli ebrei di varie provenienze: quelli biondi della Polonia, gli yemeniti dalla carnagione scura, quelli del Marocco, ecc. E i palestinesi risultano avere lo stesso cromosoma Y".

Intervistatore: Questo cosa significa?

Rabbino Golstein: "Potrebbe significare quello che da tanti è stato detto: il nucleo centrale della popolazione palestinese sarebbe la popolazione rurale che i romani non erano andati a cacciare dai singoli villaggi e che con l’avvento dell’Islam fu islamizzata".

Intervistatore: Quindi una popolazione . . .

Rabbino Goldstein: "Una popolazione dal punto di vista razziale di origine ebraica più pura degli stessi ebrei, di origine totalmente abramica. I cromosomi di Abramo si trovano nei palestinesi".

Osservando quindi l’attuale conflitto tra gli israeliani e i palestinesi, ci troveremo di fronte ad un curioso paradosso: avremmo da una parte un popolo che rivendica il possesso della Palestina in virtù della sua lontana parentela con le genti che abitarono quella terra 2000 anni fa, ma che probabilmente discende in gran parte da popolazioni caucasiche convertitesi all’ebraismo nel tempo di Carlo magno; dall’altra parte, nelle vesti del popolo che deve lasciare spazio a queste genti, abbiamo invece i diretti discendenti di quegli israeliti che, sempre secondo le Sacre Scritture, fecero il patto con Dio per possedere quella terra.

I veri discendenti del popolo ebraico, in altre parole.

Come lo stesso Rabbino Goldstein, e gli amanti dei test del DNA sulla purezza genetica ci confermano.

Nativi amercani in Scozia - Il Popolo dei Pitti

$
0
0
Prima che l’uomo bianco andasse verso Occidente, è possibile che l’uomo rosso abbia viaggiato verso Est? 

L’inverno del 1534 fu particolarmente crudele con i primi avventurieri francesi nel Nuovo Mondo, guidati da Jacques Cartier. Nel loro accampamento sulla costa del fiume San Lorenzo, nei pressi di quella che sarebbe diventata Montreal, scoppiò lo scorbuto. 

L’orribile malattia aveva preso le vite di 25 uomini, i cui corpi erano ammucchiati sotto cumuli di neve. Il terreno era troppo congelato per seppellire i morti correttamente. Tra i rimanenti 125, solo dieci uomini erano sani. Quei dieci tentarono di fare abbastanza rumore per evitare che la vicina tribù di Algonchini scoprisse quanto fossero deboli. 

Quando i loro vicini li trovarono, erano appena in tempo per salvare loro la vita. L’uomo di medicina fece bollire la corteccia di un certo albero per fare una birra che chiamavano "Annedda", e fece bere agli uomini quello strano infuso. Tutti furono salvati, sino all’ultimo uomo: lo scorbuto era stato curato da quell’intruglio. 
La marina britannica non "scoprì" la cura per lo scorbuto sino al 1795, ed essa si basava sullo stesso fondamento che i popoli nativi delle coste del Canada avevano capito secoli prima. 

La discussione sulla capacità dei popoli pre–colombiani dell’America del Nord non ha mai riguardato qualcosa di più di incidenti isolati, in parte a causa della necessità di dipingere un quadro dei popoli americani come selvaggi. Con navi di grandi dimensioni, superiori a quella di Colombo, città di certo più grandi di quelle europee, e più precisi nella matematica e della misurazione del tempo, gli Americani evidentemente trascendevano ogni nostra precedente comprensione. 

Che i nativi americani avessero una cura per il più grande dramma dei marinai che navigavano su lunghe distanze non era l’ultima sorpresa per i francesi. Quello che sarebbe cresciuto fino a diventare Montreal si chiamava Hochlaga, ed era un villaggio pianificato con strade che partivano da una piazza centrale. Anche gli spagnoli trovarono che la città azteca di Tenochtitlan era più grande della stessa Siviglia, gli europei avrebbero incontrato molte sorprese anche dai nativi americani del Nord. La risposta è semplice: gli americani non erano i selvaggi descritti nelle storie dei conquistatori del Nuovo Mondo. 

Una delle maggiori sorprese venne dal linguaggio d’un ramo della tribù algonchina chiamato Micmac. 

Entrando alla foce del San Lorenzo, i francesi incontrarono questa tribù che circondava la loro nave con due distinte flotte di canoe cinquanta ciascuno. La capacità della popolazione nativa di riunire un gran numero di persone sul fiume era abbastanza una sorpresa, e i francesi scoprirono ben presto che sapevano spostarsi su grandi distanze, nonché, eventualmente, fare numerosi viaggi in Scozia e alle isole settentrionali. 

Gli europei avrebbero scoperto che le popolazioni native del nord–est avevano effettivamente impegnarsi in un vasto commercio che portava loro sia i beni sia le conoscenze provenienti dagli angoli più remoti del continente. Dal Messico arrivava la capacità di coltivare fagioli e mais. Da sud–est venivano le conchiglie, da nord–est l’ossidiana, e dai Grandi Laghi veniva il rame. Gran parte del commercio era condotta per vie d’acqua. 

La capacità di navigare a grande distanza nel mare era nota pure a Colombo. Sappiamo che, presso il popolo dei Caribi, Colombo aveva trovato canoe, complete di alberi, che potevano contenere 25–70 persone. Colombo sequestrò una nave dei Maya Putun più grande della sua. Poteva contenere altrettanti o più marinai di una delle sue navi. I Maya avevano una flotta di un centinaio di navi e avevano costruito moli a Tulum e sull’isola di Cozumel per il commercio. Dall’altra parte del continente, i Kwakiutl nel nord–ovest avrebbero avuto canoe oceaniche, capaci di contenere 7–10 persone. Chiaramente il commercio era ben consolidato in America, prima che gli europei arrivassero. 

Potrebbero gli indiani americani avere attraversato l’Atlantico? 

In realtà, sappiamo che attraversarono l’oceano, molto tempo prima di Colombo. Dopo che Cesare aveva conquistato la Gallia, una canoa con tre sopravvissuti sbarcò in Germania. Un capo di una tribù germanica di frontiera consegnò gli uomini al governatore Quinto Metello, che riconobbe che non erano europei. L’incidente è stato registrato dallo storico romano Plinio. Altri esempi sono citati in altre opere dello stesso periodo. Gli Inuit erano conosciuti e si sapeva che attraversavano il gelido Nord Atlantico in kayak, e un kayak era posto a decorare la cattedrale di Nidaros in Norvegia. 

Quando Colombo era ancora un cartografo, navigò a Galway in Irlanda. Una potente corrente raggiunge le isole britanniche sin dal Golfo del Messico. Quando Colombo era lì, s’imbatté con due pellerossa, individui dalla fronte piatta che chiamò "indiani", cioè provenienti dall’India. L’incidente contribuì a convincerlo della sua missione per raggiungere l’Asia attraverso l’Atlantico. Cosa ancora più strana di queste visite accidentali, i nativi americani avevano attraversato l’Atlantico, centinaia di anni prima, e "scoperto" l’Europa, e potrebbero avere colonizzato la Scozia. Erano le tribù marittime che Cartier incontrò, i Micmac. Gli storici confinano queste persone ad una zona di Terranova e della Nuova Scozia, benché una parte della tribù non appartenesse al gruppo più alto degli Algonchini, ma ad un gruppo più basso, dalla pelle più scura, e si coloravano la pelle con tintura blu. 


Tatuaggi e visi tinti in blu valsero loro il nome di "nasi blu", un soprannome che ancora esiste in centinaia di barche da pesca da Terranova al Maine. E’ anche un soprannome per i residenti costieri del Nord–Est. 

I Micmac potevano indossare perizomi, ma potevano stare al caldo con un abbondante strato di grasso animale strofinato sulla pelle. Questa “giacca” teneva al di fuori il gelo e permetteva loro di navigare il gelido Atlantico. 

Quando sbarcarono in Scozia, i popoli celtici più alti li chiamarono "folletti" (pixies), un nome che esiste ancora nel folclore delle isole britanniche. I Romani li chiamavano Pitti. 

I Micmac / Pitti erano ben distinti dai Celti che vivevano nelle Highlands, i quali conservarono i loro costumi e la loro lingua. Nell’81 d.C. le ostilità tra vicini portarono alla guerra e i Pitti devastarono un terzo del britannico. Due storici romani, Nennio e Gildas, registrarono tali antiche ostilità. 

Gildas dice che erano venuti dall’altra parte del mare. Non aveva la comprensione di poco sopra il mare, dove intendeva. Perché lui avrebbe capito i luoghi più vicini come la Francia o la Scandinavia, l’implicazione è che è stato altrove. Nennio descritto la guerra che ne seguì. Roma non poteva sconfiggere i Micmac / Pitti. Nella migliore delle ipotesi potevano tenerli confinati alle Highlands, grazie alla muragli che avevano costruito, che attraversava tutta l’isola. Qui nel Nord essi regnarono sino all’844 d.C., quando si unirono con gli Scotti, una tribù che era migrata dall’Irlanda, su una pi§ breve una distanza di attraversamento del mare. 

Gli Algonchini parlando una lingua del gruppo degli Indiani d’America e chiamano l’oceano: "Katai" o "Katai – Ikan", che significa "grande oceano". Tale parola, avrebbero potuto convincere gli europei, compreso Colombo, a crederli superstiti d’una corrente atlantica proveniente dal "Cathay" o dalla Cina. 

Va detto che, nella migliore delle ipotesi, gli storici giudicherebbero per lo meno “remota” una relazione tra un popolo nordamericano e un popolo del Nord Europa, ma ci sono alcune "coincidenze" che non sono da sottovalutare o trascurare. 

Sia i Micmac sia i Pitti indossavano il perizoma. Diversamente dalla pratica d’altre tribù, il perizoma dei Micmac indicava il loro clan. Era facilmente riconoscibile per i colori della sua tela. Il perizoma dei Pitti, e naturalmente più tardi degli Highlanders, era il "kilt", un capo d’abbigliamento che ancora nel secolo XXI permette a chi lo indossa di distinguere se stesso come parte di un clan. I primi kilt portavano i nomi degli animali del clan, insieme al colore scelto: il Red Deer clan, il White Dog Clan, ecc. 

I Pitti si dipingevano i volti e la pelle con tatuaggi. Come i Micmac, che indossavano pochi abiti, perché non volevano coprire le loro opere d’arte. 

Copricapi piumati esistevano tra i Micmac, e il rango di chi l’indossava era determinato dalla quantità di piume. Questa usanza esisteva anche tra i Pitti, gli unici europei a indicare il proprio rango con questo metodo. 

Entrambi, Micmac e Pitti, avevano tradizioni matriarcali. Ciò significa che gli individui risalivano alle origini della loro famiglia attraverso la madre. I Celti vivevano in un’organizzazione di tipo patriarcale. Le famiglie di entrambi, Pitti e Micmac, erano organizzate in un sistema di clan. Mentre la famiglia era la prima la lealtà, il clan era molto importante. Il Clan Chattan, che significa il Clan del Gatto, è stato il più grande della Scozia. 

Nel prendere decisioni tra i clan, le donne sedevano nei consigli dei Pitti e dei Micmac così come presso i fieri Irochesi. Le donne avrebbero determinato quale uomo sarebbe stato il capo del popolo. 


Quando giungeva il momento di festeggiare, le danze degli indiani americani sono ben note. Tra le terre delle isole britanniche, gli scozzesi e gli irlandesi sono noti per le loro danze. Gli Highlanders sono noti per la riunione annuale dei Clan, che corrisponde al pow–how, la più ampia riunione tribale degli Indiani d’America. 

Certe caratteristiche razziali erano condivise tra i Pitti e i Micmac. Entrambi tali popoli erano più bassi rispetto ai loro vicini, ed entrambi avevano la carnagione più scura. È probabile che i Celti, in confronto, fossero più alti, con capelli rossi o biondi, occhi azzurri, come gli abitanti delle isole britanniche più tardi. 

L’espressione "irlandese scuro" o "irlandese nero" sopravvive oggi per distinguerli dai cugini celtici. Gli antropologi propendono ufficialmente per una fusione con sangue mediterraneo, o addirittura africano, anche se non ci sono prove. 

Altri collegamenti si trovano nel linguaggio. Il prefisso "maqq" si trova nella lingua dei Pitti. Significa "figlio di", ma non è seguito da un nome. Il dr. John Fraser, professore di Oxford di lingue celtiche, ha detto che i Pitti non attribuivano importanza ai un padre diretto, ma davano una grande importanza al loro clan. Erano figli di un gruppo di clan più ampio. Somiglia alla consuetudine dell’affidamento, trovata nelle isole. In molti casi, i figli lasciavano le loro famiglie e andavano a formarsi come guerrieri. Gli insegnanti potevano essere di sesso femminile o maschile. La proprietà apparteneva alla donna e spesso era ereditata dalla prima figlia. Una moglie Pitti non avrebbe lasciato la sua famiglia per vivere con suo marito fino a quando non le fosse nato un bambino. 

Infine, quando Pitti e Celti si unirono e si fusero, fu l’influenza celtica che rese il padre più importante. La particella "Mac" fu seguita da un nome proprio. 

Lo storico Charles Seaholm fu pioniere del concetto che i Pitti avessero una connessione con i nativi americani. Sviluppò la sua teoria confrontando i cognomi scozzesi con i nomi di luoghi situati nel New England. 

Pennycook era un insediamento dei Pitti che è diventato solo un cognome molto più tardi, quando i Normanni hanno introdotto nelle isole britanniche l’uso dei cognomi. Pennacook era un insediamento nel New England, che sarebbe poi diventata Concord quando gli europei vi si stabilirono. Era una parola dei nativi americani che significa "luogo digradante". Altri luoghi sono stati trovati, creati con lo stesso metodo usato per duplicare il luogo di Pennacook. In Scozia, il Clan Pennacook prese il nome da un luogo con una collocazione simile. 

Hossack, nelle terre rocciose intorno a Inverness, ha anche prestato il suo nome a un nome di famiglia. Nel New England, "Hoosac" significa "luogo di pietra", e ci sono diversi luoghi così designati, in questi Stati. 

Kinbuck, in Scozia, è una parola che unisce "kin" con la desinenza "uck", che è generalmente di origine pitta. "Kin" e "Ken" può spesso significare un rapporto con l’acqua. Nel New England, Kennebunkport, Kennebec e Kennebago sono tutti posti con significati relativi all’acqua nel nome. Anche il compianto professore di Harvard Barry Fell ha prodotto un ampio elenco di nomi Algonchini e scozzesi–irlandesi:. Merrimack, un fiume del New Hampshire, in lingua Algonchina significa la pesca in profondità. In gaelico "merrio – Mack" significa "di grande profondità". "Monad" in Algonchino è "montagna", in gaelico con "Monadh" si intende la stessa cosa. "Nock"è una parola Algonchina che significa "collina" e corrisponde al gaelico "Cnoc", che significa la stessa cosa. 

L’opera di Seaholm e di Fell sui nomi di luogo produce elenchi di parole che hanno lo stesso significato – o simili – su entrambi i lati dell’Atlantico, che per lo più descrivono le caratteristiche della geografia, dalle colline, ai fiumi, ai terreni coltivabili. Non sono d’accordo solo con chi ha “offerto” i termini a chi. Fell ha proposto che la condivisione di parole deriva dal viaggio dei Celti che li portò a ovest, mentre Seaholm pensa che furono i Pitti ad andare a est. 

Su entrambi i lati dell’Atlantico, ci sono luoghi in cui appare che gli abitanti erano persone molto piccole. In New Hampshire c’è la "Stonehenge delle Americhe", dove esistono stanze create dalla roccia che formano un villaggio in pietra, completo di pietre orientate astronomicamente. A Skara Brae, nelle isole Orcadi, ci sono stanze di pietra molto simili, nei pressi di monumenti astronomicamente orientati. Gli abitanti di entrambi i posti avrebbe dovuto essere molto piccoli. Allo stesso modo, le case scavate nel suolo con solo la parte superiore fuori terra, in Scozia, furono chiamate "wee gammes", piccole case. Le case degli Indiani d’America, in alcuni luoghi, erano anch’esse chiamate "Wigwams".

Quando Cartier, l’uomo che sarebbe stato salvato da un popolo “primitivo” più consapevole di lui, giunse al Nord America, incontrò un capo e registrò il suo nome come Donnacana. Disse che quel nome era un titolo, una sorta di correlazione al termine "re dei re". Lui credeva che tutti i capi di alto lignaggio dovessero assumere questo titolo. 

In Scozia, il Clan Duncan ricevette il suo nome originario dal termine Donnacaidh, che era il loro capo supremo. La parola stessa era anche questa volta un titolo che significa "guerriero bruno". Allo stesso modo, Verrazzano avrebbe incontrato un capo con il nome di Magnus. 

La realtà di traversate oceaniche precolombiane sarebbe stata negata un giorno dal nazionalismo degli europei, nel tentativo di legittimare le loro conquiste e lo spirito razzista. Le prove sempre più emergenti di precedenti viaggi di scoperta (e di migrazioni) fatti in entrambe le direzioni ci presenta però un quadro molto diverso da quello accademicamente riconosciuto e consolidato. 

I Druidi di Atlantide

$
0
0
Che cosa vuole dire la parola "Druido", e quale la sua provenienza? 

Nei testi classici la troviamo solo al plurale: druidai in greco e druidue o druides in latino. Nei testi in antico ir­landese, dnuid è il plurale di dnui..

Il druidismo da sempre è stato un sistema vivo e in costante evoluzione e mutamento, che con il trascorrere del tempo integra in sé influssi provenienti da ciò che gli sta intorno. Non è facile distinguere uno per uno i diversi influssi e non possiamo mai essere sicuri di averli identifi­cati con precisione. Se questo è vero per quanto riguarda il druidismo come complesso di pratiche o credenze, ciò vale anche per la stessa parola "druido". Non tutti gli stu­diosi sono concordi circa la sua etimologia, ma la maggior parte degli esperti contemporanei concordano con gli autori classici nel considerare più probabile un'origine della parola dal termine che significa "quercia" unito alla radice indoeuropea wid, "sapere", consentendo loro di tradurre la parola druido come "colui che ha il sapere del­la quercia", "saggio della quercia". Moltissimi sono gli elementi che corroborano questa etimologia, come pos­siamo notare dalla parola "quercia" nelle quattro lingue sotto indicate:

daur (irlandese, "quercia"- drui "druido"); dervo (gallico, "quercia"); derw (gallese, "quercia"-denvydd "druido"); drus (greco, "quercia")

Anche se a prima vista può sembrare strano che le conoscenze dei druidi fossero limitate a un unico albero, è facile capire che, se questa etimologia è giusta, la quercia sarà stata scelta simbolicamente perchè rappresentasse tutti gli alberi, dal momento che essa era uno dei membri più vecchi, imponenti e riveriti della foresta. Colui che possedeva il sapere della quercia possedeva il sapere di tutti gli alberi. Ulteriore sostegno all'idea che la parola "druido" unisca i concetti di conoscenza e di alberi lo possiamo trovare nel fatto che in irlandese gli alberi sono fid e la conoscenza è fis, mentre in gallese gli alberi sono gwidd e gwiddon è "il conoscitore"; da ciò si può avanzare l'ipotesi che il druido fosse una persona dotata della "cono­scenza degli alberi" o fosse un vero e proprio saggio dei boschi.

Dato che comunemente la parola per indicare questi personaggi è "Druido" spesso è frequente l'interrogativo sul se esistessero anche Druidesse

Un errore che si compie comunemente nel rappresentarsi il druidismo consiste nel pensa­re che esso sia patriarcale. È, sì, vero che quando comin­ciò la rinascita, nel XIX secolo, i gruppi di neo - druidi erano dominati dai maschi, un po' come nel caso della massoneria. Tuttavia, pur essendoci ancor oggi gruppi ancora influenzati dal carattere patriarcale del druidismo della rinascita, è importante rendersi conto che questo non appartiene alla autentica pratica druidica. Sia le narrazioni classiche sia le narrazioni celtiche ci mostrano che accanto ai druidi esistevano delle druidesse, e la leg­ge celtica concedeva la parità alle donne, permettendo lo­ro di scegliersi il marito, di divorziare, di possedere ed ereditare proprietà, di combattere e diventare capi militari, come ben sappiamo dalla storia di Boadicea.

Cercare di capire chi erano i druidi porta ad assistere a una battaglia tra due ideologie, due modi di concepire la vita: quello materialista e quello spirituale. L'in­terpretazione della storia dipenderà dall'ideologia o dalla filosofia cui daremo il primo posto, e finché non avremo ben chiaro come il modo di porsi influenzi l'interpretazio­ne del passato lo studio dei druidi sarà estrema­mente confuso.

La maggior parte dei libri sui druidi hanno messo insie­me materiale storico fattuale e materiale esoterico o speculativo in un modo che sovente è poco chiaro e tale da giustificare l'accusa rivolta ai loro autori dalle autorità ac­cademiche di mescolare fantasia e fatti. Un numero minore di libri si sono limitati al materiale fattuale disponibile e si sono presentati come studi storici oggettivi sui druidi. Ma commetteremmo un grosso errore se pensassimo che questi testi "oggettivi" presentino le cose in modo reale, dal momento che la presa di posizione ideologica dell'autore che a essi soggiace influenza intimamente il modo in cui egli presenterà e interpreterà i suoi dati. 

Per quel che riguarda il druidismo i dati sono particolarmen­te frammentari. Sono sufficienti per formarci un'immagine di chi fossero e di che cosa facessero e in che cosa credessero, ma si tratta di un quadro cosi scarno che siamo costretti a basarci in gran parte su deduzioni, e in questo processo di interpretazione dei dati saremo guidati dal nostro modo di porci filosoficamente nei confronti della vita: la nostra concezione di chi sia realmente l'uomo e perché egli sia al mondo.

Chi erano i druidi?

Da dove venivano i druidi? Alcuni dicono da Occidente, altri da Oriente. Alcuni vogliono che essi ab­biano avuto origine in Atlantide, a Occidente, altri ipotizzano che i druidi quali noi li cono­sciamo dai testi classici siano il prodotto della fusione di una cultura neolitica locale con i Celti sopraggiunti da Oriente.

La storia esoterica delle radici del druidismo è bella e affascinante. I maghi di Atlantide avevano svelato i miste­ri della natura ed agivano in armonia con la sua potenza. Ma vi furono alcuni che usarono questa stessa potenza per i propri fini, allo scopo di dominare e manipolare gli altri. "La Guerra di Atlantide fu la guerra della magia bianca contro quella nera, tra coloro che vedevano nella Natura la grande Madre Divina degli uomini e usavano i suoi doni per il benessere del genere umano, e quelli che vedevano nella Natura la Tentatrice Satanica, che faceva offerte di oscuro dominio e crude­le potenza" (Eleanor Merry). 

Quando la catastrofe si abbatté su Atlantide, i signori oscuri si inabissarono mentre cercavano di tenersi stretti al loro potere temporale. I saggi bianchi, invece, dotati di conoscenze superiori e di una più profonda fede nella supremazia della ricchezza spirituale su quella ma­teriale, si misero in viaggio sia verso Oriente sia verso Occidente. A Ovest, essi sbarcarono sulle coste americane, a Est sulle spiagge irlandesi e sulle coste occidentali della Gran Bretagna.

Se accettiamo questa teoria sulle origini dei primi druidi, saremo in grado di renderci conto più agevolmente del motivo per cui esistono così tante impressionanti somiglianze tra le dottrine e le pratiche degli Indiani d'America e quelle dei druidi.

Nelle fonti letterarie antiche non esistono testimonian­ze che accennino alla provenienza da Atlantide dei druidi. Tuttavia, nella tradizione celtica trovano posto inondazio­ni catastrofiche, e nel Libro Nero di Camarthe, per esempio, una fanciulla di nome Mererid porta allo scoperto "la fontana di Venere" dopo essere stata stuprata da Seithen­nin. Dopodiché l'acqua della fonte ricoprì la Terra.

In Gran Bretagna si narra la storia di Ys inghiottita dal­le acque. La malvagia figlia del re praticava la magia nera, e impossessatasi della chiave che il padre teneva al collo e che apriva la diga che proteggeva Ys dal mare, riuscì a far sprofondare il regno e se stessa allo stesso tempo.

Ambedue questi racconti, come pure alcune antiche storie del Graal, parlano degli stessi fatti accaduti ad Atlantide: una violenza fatta alla natura il cui esito è lo scaturire delle acque che inondano le terre. Lo stupro della vergine Mererid, per esempio, può essere visto come un'immagine mitica della violenza fatta alla natura dai maghi di Atlantide dediti alla magia nera. Il fatto che la violenza scateni al­lagamenti incontrollabili ben si adatta dal punto di vista simbolico, perché ciò che sfrutta le terre è la consapevolezza analitica maschile non addomesticata dall'unione con il femminile, ed è la potenza vendicatrice del femminile, simboleggiata dalle acque, che è costretta a sommergere l'insensibile maschile. Ed è strano osservare come oggi la storia sembri sul punto di ripetersi, con le acque prodotte dallo scioglimento delle calotte polari che innalzano il livello dei mari in risposta alla nostra violenza sulla biosfera.

Nel Lebor Gabala Érenn (Libro della conquista dell' lrlan­da) si parla del diluvio biblico, ma Caitlín Matthews ha avanzato l'ipotesi che per questa e per altre storie "sia forse a qualche vaga reminiscenza di Atlantide e della fan­ciulla a guardia della fonte che si ispirarono alcune delle storie nel loro aspetto primitivo" Quel che è certo è che la tradizione celtica parla di sei razze che sono giunte in Irlanda dall'"al di là della nona onda" (l'estremo confine delle terre al di là del quale si stendono i mari neutrali) La Compagnia di Cessair, la Compagnia di Partholon, il Popo­lo di Nemed, i Fir Bolg, i Tuatha de Danaan e i Milesii. Il Libro della conquista dell'lrlanda fa una cronaca delle in­vasioni di queste sei razze, cercando di integrare memorie dei bardi e tradizione biblica, facendo di Cessair la nipote di Noè. Ma sono i Tuatha de Danaan, i Figli di Danu o Dana, la razza divina che ha preso dimora nelle vuote colline del sidhe al sopraggiungere dei Milesii, quelli che alcuni esoteristi identificano negli stessi Atlantidi.

Coloro che sostengono l'origine del druidismo da Atlan­tide avanzano l'ipotesi che, mentre alcuni degli emigrati dalle Terre Lucentie si sarebbero stabiliti in Irlanda e Gran Bretagna, altri avrebbero proseguito alla volta del­l'Asia e dell'India, alcuni attraverso un percorso più set­tentrionale, altri attraverso un percorso più meridionale. In seguito, i discendenti di questi emigrati sarebbero rifluiti da est a ovest, ed è, secondo loro, questa seconda migrazione quella che venne scelta da alcuni storici essoterici per concentrarvi la loro attenzione riguardo alle origini del druidismo.

Lasciando da parte la teoria delle origini da Atlantide, la cui accettazione è a discrezione di ciascuno, possiamo ora rivolgerci alle teorie più convenzionali sull'origine dei druidi, che sono basate più su fonti di informazione storiche essoteriche che non su fonti esoteriche o chiaroveg­genti. Dell'esistenza dei druidi siamo a conoscenza me­diante le opere degli autori classici. La prima menzione dei druidi si ebbe in due opere distinte risalenti rispettiva­mente al 200 a.C. e al 400 a.C. circa, che sfortunatamente sono andate perdute. 

Nel III secolo d.C., Diogene Laerzio, nella prefazione delle sue Vite dei Filosofi, menziona il fat­to che i druidi erano stati descritti in un libro del greco Sozione di Alessandria e in un trattato sulla magia attri­buito ad Aristotele. Gli storici ritengono plausibile l'esistenza del libro di Sozione, scritto nel II secolo a.C., men­tre considerano apocrifa l'opera di Aristotele del IV secolo a.C. Se si ammette una concezione mitica o poetica delle origini dei druidi, non stona né il non poter essere sicuri se la più antica registrazione di questa tradizione sia realmente esistita né il fatto che la seconda attestazione in or­dine di tempo esista sì, ma non in una biblioteca bensì nell'intangibile mondo in cui viene registrato solo il ricor­do della sua esistenza, più di cinquecento anni dopo che essa era stata messa per iscritto. In questo modo, la no­stra conoscenza del druidismo emerge dal regno dell'i­gnoto facendosi strada un po' alla volta più che manife­starsi all'improvviso in noi in un flusso di consapevolezza.

Prime attestazioni

La più antica attestazione dei druidi che non sia andata perduta ci è fornita da Giulio Cesare nel sesto libro del De bello gallico, scritto intorno al 52 a.C. Successivamen­te troviamo che parlano dei druidi numerosi autori clas­sici tra cui, Cicerone, Strabone, Diodoro Siculo, Lucano, Plinio e Tacito , fino al 385 d.C., quando Ausonio scrisse per i professori di Bordeaux una raccolta di odi, tra le quali vi è la storia di un vecchio di nome Febicio, della stirpe bretone dei druidi, che riuscì a ottenere una cattedra a Bordeaux grazie all'intervento di suo fi­glio. L'opera degli autori classici getta un po' di luce anche se in modo incompleto su ciò che facevano e in cui credevano i druidi.

Ma le maggiori fonti di informazione scritte che si possiedono sui druidi vengono dall'Irlanda, dal Galles e dalla Scozia, anche se esse sono cronologicamente molto più tarde delle fon­ti classiche, e quindi presentano già di per sé problemi particolari al momento di interpretarle. I testi irlandesi partono dall' VIII secolo d.C., quelli gallesi vennero nel complesso messi per iscritto solo in epoca medievale, e i materiali scozzesi rimasero allo stadio di tradizioni orali fin verso la fine del XIX secolo, quando gli studiosi di tra­dizioni popolari cominciarono a registrare per iscritto i tesori che essi contenevano.

I testi irlandesi sono considerati "un frammento straordi­nariamente arcaico di letteratura europea", che rispec­chiano "un mondo più antico di quello di qualunque altra letteratura popolare dell'Europa occidentale". Essi com­prendono perlopiù racconti di eroi e compendi di codici di leggi, e ancorché trascritti da ecclesiastici cristiani, si può osservare come essi riproducano un quadro affidabi­le di quel mondo druidico precristiano d'Irlanda che esisteva prima dell'introduzione del cristianesimo nel V secolo d.C..

I testi gallesi, come quelli irlandesi, sono la versione scritta di materiali originariamente tramandati per via orale. Messo per iscritto molto più tardi dei componimen­ti irlandesi, il Corpas di testi gallesi comprende il Libro Bianco di Rhydderc1z (Gwvn Rhydderc), la cui stesura risale al XIV secolo circa e il Libro Rosso di Hergest (Llyfr Coch Hergest) del XV secolo circa. 

È dal Libro Rosso che sono tratte le ben note fiabe del Mabinogion, e una parte delle fiabe di questa raccolta si trovano anche nel Libro Bianco: il che prova che esse vennero messe per iscritto per la prima volta tra il 1100 e il 1250. Un altro importan­te manoscritto gallese, che racchiude molte delle nostre conoscenze attuali sulla sapienza druidica, è il Libro di Taliesin (Hanes Taliesin). Esso risale a un'epoca ancora più recente, essendo la copia, redatta nel XVII secolo, di un manoscritto del XVI. Un'ulteriore fonte di conoscenze sui druidi e sulla loro opera ci può venire dalle Trindi Cal­lesi, che sono il risultato dell'unione di molte fonti mano­scritte. Esse ci permettono di vedere da vicino qual era il complesso percorso dell'addestramento dei bardi, e dalla loro forma nitida possiamo intravedere la profondità del pensiero bardico e druidico.

Il materiale scozzese, si potrebbe pensare, non dovreb­be avere una grande affidabilità come fonte di informa­zione sui druidi, dal momento che è stato messo per iscritto solo nel XIX e nel XX secolo. Tuttavia, questo ma­teriale, che comprende la cospicua raccolta fatta da Alexander Carmichael e pubblicata in sei volumi tra il 1900 e il 1961 con il titolo Carmina Gadelica, non fa che convalidare la visione del nostro retaggio precristiano quale era stata ricavata dalle fonti precedenti, classiche, irlandesi e gallesi. Esso rappresenta anche la testimonian­za vivente della capacità straordinaria che le tradizioni culturali e spirituali hanno di sopravvivere per migliaia di anni venendo semplicemente trasmesse da bocca a orec­chio. È vero che tutte queste fonti di informazione di cui disponiamo sono state influenzate, con il passar del tem­po, dal cristianesimo e da influssi continentali, quando i bardi gallesi e cornovagliesi fuggirono in Bretagna al mo­mento delle invasioni sassoni, ritornando con canzoni e storie modificate. Ma nonostante questi influssi, la forma e la sostanza originarie precristiane di questi materiali è chiaramente individuabile, e si può affermare che il cor­pus di materiale di cui si dispone per comprendere il drui­dismo è veramente enorme. A tutt'oggi i tesori che esso racchiude non sono ancora stati pienamente indagati e valorizzati.

Dati archeologici

Le nostre conoscenze riguardo ai druidi possono essere incrementate, ancorché non di molto, attraverso lo studio di iscrizioni, incisioni e sculture. Il materiale epigrafico disponibile consiste in circa 360 iscrizioni ogamiche, ritrovate principalmente su pietre tombali nel Sudovest dell'Irlanda e in Galles, che risalgono al V e VI secolo d.C., e in circa 374 iscrizioni, ritrovate soprat­tutto in Gallia, con dediche a dei o dee, anche se esse ri­salgono quasi esclusivamente all'epoca in cui la Gran Bre­tagna e la Gallia appartenevano all'Impero romano. Il materiale iconografico è costituito da sculture e incisioni, sia in legno sia in pietra, raffiguranti persone e animali e risalenti al VI secolo a.C. Questi due tipi di testimonianze, quella epigrafica e quella iconografica, diventano illumi­nanti se poste nel contesto che ci è fornito dai dati testua­li corroborati dalle scoperte nel campo dell'archeologia,

degli studi linguistici e della mitologia comparata. Pas­sando a considerare queste testimonianze, ci addentria­mo in un campo di studio ricco ed entusiasmante, che nell'ultimo ventennio ci ha consentito di formarci un qua­dro del druidismo che fa pensare a una continuità di tra­dizione che dall'era neolitica si è protratta per tutto il pe­riodo celtico.

Comunità agricole neolitiche risalenti al 4500 a.C. sono state individuate nel Sud della Gran Bretagna e in Irlan­da, e a nord, fino alle Orcadi, al 3500 a.C. Furono queste comunità "dell'età della pietra" che costruirono i monu­menti megalitici ed eressero i loro numerosi monumenti di pietra nel corso di circa duemilacinquecento anni, tra il 3500 e il 1000 a.C.

Quanti tra noi si erano fatti l'idea che questi nostri an­tenati neolitici fossero dei "rozzi selvaggi" sono stati co­stretti a rivedere radicalmente il loro modo di pensare alla luce delle scoperte, di cui fu pioniere, Sir Norman Lockyer agli albori del XX secolo, ma che hanno avuto un pieno sviluppo solo negli ultimi vent'anni grazie alla mi­nuziosa opera di analisi computerizzata dei professori Thom, Hawkins e Atkinson. Quest'opera ha dimostrato che i circoli di pietre e altri monumenti della popolazione neolitica furono eretti servendosi di conoscenze matema­tiche sorprendentemente sofisticate, il che dimostra che i nostri antenati illuminati possedevano una conoscenza "pitagorica" della matematica più di mille anni prima della nascita di Pitagora.

Resti megalitici sotto forma di tumuli sepolcrali, pietre erette e circoli di pietre sono stati ritrovati in ogni parte del mondo: in Tibet, Cina, Corea e Giappone, nelle isole del Pacifico, Malesia e Borneo, in Madagascar, India, Pakistan ed Etiopia, nel Medio e nel Vicino Oriente, in Africa e nelle Americhe.

Quello che è certo, comunque, è che i monumenti megalitici dell'Europa occidentale sono tra i più antichi del mondo. La datazione con il carbonio 14 situa la maggior parte di essi tra il V e il II millennio a.C. E dal momento che essi sono più antichi dei monumenti trovati in Africa o in Asia, nel Vicino o nel Medio Oriente, non possono es­sersi "propagati" a partire dal Sud o dall'Est.

Chi erano i Celti?

Le origini dei Celti sono altrettanto difficili da determina­re e provocano tante discordie accademiche quanto le ori­gini dei druidi. La conclu­sione di molti storici è che termine "Celti" non sia il nome proprio di una popo­lazione ... ma sia stato attribuito dai geografi classici a una grande varietà di tribù barbare, anche se non si nega che sia esistito un gruppo linguistico che a partire dal XIX secolo è stato chiamato "celtico", né che sia possibile effettuare significative osservazioni archeo­logiche riguardo alla cultura materiale e al modo di vita nei singoli momenti e luoghi. Ma que­ste percezioni diverse e legittime non andrebbero confuse mescolandole tutte in uno stesso insieme etichettato co­me "celtico".

Consapevoli di queste premesse, probabilmente gli antenati dei Celti erano i popoli della cultura dei Vasi Campaniformi (Beaker-folk), originari dell'Europa centrale o dell'Iberia nel III millennio a.C., e quelli della cultura delle Asce da Combattimento che quasi certamente mi­grarono dalle steppe della Russia meridionale più o meno nello stesso periodo. La fusione di queste popolazioni nelI'Europa centrale intorno al II millennio a.C. diede origi­ne alle culture successive note come culture di Unjetice, dei Tumuli e dei Campi di Urne. Alcuni studiosi sostengo­no che sul finire del II millennio a.C. la cultura dei Campi di Urne può essere considerata "protoceltica". A partire dal 700 a.C. circa, la cultura di alcuni dei discendenti dei popoli dei Campi di Urne è stata denominata cultura di Hallstatt, che può essere considerata con una certa sicurezza celtica in opposizione a quella protoceltica. La cul­tura di Hallstatt può essere seguita solo per 200 anni, dopodiché essa lasciò il posto alla cultura di "La Tène" che si protrasse fino all'arrivo dei Romani.

Ma se consideriamo antenati dei Celti anche i popoli delle culture dei Vasi Campaniformi e delle Asce da Com­battimento, e li chiamiamo, come fanno alcuni studiosi, "proto-Celti", allora possiamo far risalire l'arrivo dei proto-Celti in Gran Bretagna già intorno al 2000 a.C., dal mo­mento che fin da tale epoca sono stati identificati siti di cultura dei Vasi Campaniformi nelle Isole Britanniche.

Il professor Renfrew si schiera contro questa teoria, so­stenendo che, anche se essa viene preferita dagli archeo­logi del continente, la maggior parte degli archeologi (britannici) oggi non pensa in termini di immigrazione, in qualsivoglia misura, di portatori di vasi campaniformi. Al contrario Renfrew, in un'opera recente che descrive gli studi di linguistica storica, preferisce una teoria sulle ori­gini indoeuropee che era già in voga nel XIX secolo ma che ora egli ripresenta con le opportune modifiche e mes­se a punto. Le sue argomentazioni sono complesse e raffi­nate, e andrebbero studiate sull'originale. Ma sono convincenti. Egli non si rifà a un modello migrazionista, pur avanzando l'ipotesi che, grosso modo prima del 6000 a.C., nella parte orientale dell'Anatolia si trovassero popolazio­ni parlanti lingue progenitrici di tutte le lingue indoeuro­pee, e che intorno al 4000 a.C. i più antichi parlanti lingue indoeuropee avrebbero raggiunto l'Europa e forse anche la Gran Bretagna.

I Celti vengono considerati discendenti da questi In­doeuropei. A partire dal 6000 a.C. essi si erano diffusi dalla loro sede originaria sia in direzione est sia in direzione ovest, raggiungendo a Occidente la Gran Bretagna e l'Ir­landa, e a Oriente l'India. Gli studi di mitologia comparata hanno evidenziato che la letteratura sanscrita ci tramanda antichi riti indiani assai simili a quelli che si ritrovano nell'Irlanda celtica, e che si possono istituire impressionanti paralleli tra alcune divinità indù e gli dei celtici.

Gli storici erano soliti sostenere che i Celti erano giunti nelle Isole Britanniche a ondate successive a partire dal 500 a.C. circa, e che quindi i druidi, essendo Celti, non po­tevano avere costruito i circoli di pietre. Gli appassionati di antichità della rinascita druidica del XVIII secolo e i moderni Ordini druidici che sostenevano che i druidi pra­ticavano il loro culto in località come Stonehenge veniva­no scherniti dagli accademici convinti che invece gli ulti­mi circoli di pietre costruiti fossero anteriori di oltre cinquecento anni all'arrivo dei Celti. Tuttavia, i dati che sono oggi in nostro possesso mostrano che i druidi della rinascita e quelli moderni avevano ragione riguardo ai lo­ro predecessori, sia che si pensi alla comparsa in Gran Bretagna dei proto-Celti intorno al 2000 a.C., con la cultu­ra dei Vasi Campaniformi, sia che si pensi a un loro arrivo in epoche ancora anteriori, con gli Indocuropci, come ipotizza Colin Renfrew.

Ma approfondire l'argomento oltre l'analisi storica delle origini del drui­dismo è impresa che va al di là di ogni limite, poichè ogni aspetto della sua storia più antica dà adito a controversie.

Quanto tempo occorreva per diventare Druido

Non possiamo essere certi del tempo esatto occorrente, ma Cesare accenna al fatto che occorrevano vent'anni per diventare Druidi, ma poteva anche trat­tarsi di una cifra convenzionale, per indicare semplice­mente un lungo periodo di tempo, e che in realtà doveva­no occorrere diciannove anni, dal momento che i druidi quasi sicuramente facevano riferimento al Ciclo di Me­ton, un sistema di computo del tempo basato sul ciclo lu­nare di diciannove anni. Sembra comunque che, qualun­que fosse la lunghezza complessiva dell'addestramento, essa dovesse comprendere anche il periodo impiegato per raggiungere i gradi anteriori di bardo e ovate.

Se il bardo era il poeta, il conservatore della tradizione e l'intrattenitore, mentre l'ovate era il medico, il detective, l'indovino e il veggente, che cos'era il druido? Per riassumere le sue fun­zioni, si può dire che fungeva da consigliere di re e gover­nanti, da giudice, da maestro e da autorità in fatto di cul­to e cerimonie. Il quadro che ne risulta è quello di una saggezza matura, di una posizione ufficiale privilegiata, e di un ruolo che comporta prendere decisioni, dirigere e impartire conoscenza. Tendiamo a pensare al druido co­me a una specie di sacerdote, ma questo non è provato dal materiale disponibile. I testi classici non li descrivono mai come sacerdoti, bensì come filosofi. A prima vista questo sembra originare qualche confusione, dal momen­to che sappiamo che essi presiedevano cerimonie, ma se ci rendiamo conto che il druidismo era una religione na­turale, terrestre o solare, in contrapposizione a una reli­gione rivelata, come il cristianesimo o l'islamismo, possiamo concludere che essi non fungevano da mediatori tra Dio e l'uomo, bensì da registi dei rituali, da sciamani che guida­no e controllano i riti.

I Druidi in quanto giudici
"I druidi sono considerati i più giusti tra gli uomini e per­tanto a loro viene affidato il compito di giudicare le contro­versie private e pubbliche. Un tempo dovevano anche funge­re da giudici arbitrali in caso di guerra e avevano la facoltà di fermare i combattenti nell'attimo in cui costoro si accinge­vano ad allinearsi per la battaglia, ma, soprattutto, si de­mandava loro il giudizio nei processi per omicidio". - Strabone, Geographia -
"Sono chiamati a decidere in quasi tutte le controversie pubbliche e private e se viene commesso qualche delitto, se awiene qualche uccisione, se sorge una lite per un'ere­dità o per la delimitazione di terreni, sono i druidi a deci­dere e a stabilire i risarcimenti e le pene. E se qualcuno, sia che si tratti di un cittadino privato o di un intero popolo, non si attiene al loro giudizio, lo bandiscono dalle funzioni del culto, il che è la pena più grave, presso i Galli".
- Cesare, De belto gallico -

È sempre stato tramandato all'interno dell'Ordine che i druidi non fossero responsabili dei sacrifici umani men­zionati dagli autori classici. Se prendiamo in considera­zione i racconti sui famosi uomini di vimini (gigantesche sagome di legno in forma umana al cui interno criminali e altri sarebbero stati dati alle fiamme) vedremo che uno studio accurato di quanto ci dicono gli autori classici per­metterà di stabilire se siano o meno affermazioni basate su fatti reali.

Nel brano di Cesare sopra citato, egli osserva che la pe­na più severa comminata dai druidi era l'ostracismo. In una società altamente strutturata, la posizione, l'immagi­ne, la condizione e la reputazione erano di vitale impor­tanza per l'individuo. In molte società perdere la faccia era, e ancor oggi è, la punizione più temibile. La ferita inferta dal­l' ostracismo era una ferita dell'anima, non del corpo. Pe­netrava nel cuore stesso di quello che ciascuno riteneva di essere al mondo. Cesare non afferma che la punizione più grave per i druidi fosse l'essere sacrificati o bruciati vivi, asserisce invece che la loro punizione più severa consiste­va nell'escludere la persona trovata colpevole dalla parte­cipazione ai sacrifici (in altre parole, le cerimonie religio­se, che probabilmente comportavano sacrifici di animali). Quando si era banditi dalla partecipazione all'attività spirituale e sociale centrale per la tribù, la punizione era vera­mente severa, si era dei reietti, e probabilmente si diventava anche capri espiatori, per non parlare dell'intima tortura del proprio io, della vergogna e della derisione della tribù. Un simile ostracismo era una punizione spa­ventosa, inconcepibile per il modo di pensare individuali­sta di oggigiorno.

Lo spiega Cesare: "Quelli che sono a questo modo banditi sono considerati empi e scellerati; tutti si allontanano da loro, evitano di incontrarli e di par­lare con essi, per non essere contaminati dal loro contat­to".

L'Irlanda non venne mai conquistata dai Romani ma anche in questo paese troviamo ulteriore materiale a sostegno dell'idea che la punizione più severa dei druidi fosse l'ostracismo, se studiamo le antiche leggi d' Irlanda, che risalgono direttamente alla legge druidica. La puni­zione più pesante era il bando: per esempio, coloro che avevano commesso incesto od omicidio venivano gettati in mare in una rudimentale imbarcazione di vimini con null'altro che un coltello per potere badare a se stessi. Se ne uscivano vivi, avevano salva la vita: avevano affrontato il giudizio degli elementi e il tormento di essere dei reietti e avevano rischiato la morte, in tal modo si consideravano sufficientemente purificati. Certo, essi dovevano conosce­re molto bene le maree, perché nessuno doveva augurarsi di vedere un assassino rigettato sulla spiaggia nel giro di un'ora e con un coltello in mano. I cinici direbbero che si trattava di un semplice scaricabarile, con ogni comunità che sospingeva i propri criminali verso quella più vicina in direzione della corrente. Chi conosce il mare e i suoi pericoli saprà che molti dovevano senz'altro perire se messi in acqua in determinati luoghi e in determinati momenti.

Se la punizione più severa comminata dai druidi era il bando o l'esilio, sia in senso letterale, con il colpevole gettato in mare, sia in senso sociale e psicologico come nel caso di chi era bandito dagli atti di culto, perché troviamo i druidi associati a sacrifici umani? Torniamo a leggere Cesare e il suo De bello gallico:
"I Galli sono molto dediti alle pratiche religiose, perciò quelli che sono gravemente ammalati o si trovano in guer­ra o in pericolo, fanno sacrifici umani o fanno voto di im­molarne e si servono dei druidi come ministri di questi sa­crifici ... certe popolazioni costruiscono statue enormi, fatte di vimini intrecciati, che riempiono di uomini vivi e incendiano, facendoli morire tra le fiamme."

In entrambi i casi sono i Galli, e non i druidi che immo­lano o fanno voto di immolare. Nella frase in cui si parla delle statue di vimini non si parla affatto dei druidi. Nella frase precedente si sostiene che i Galli impiegavano i druidi come ministri di questi sacrifici. Fino all'abolizio­ne della pena di morte, in Gran Bretagna si sono impiega­ti sacerdoti cristiani come ministri quando i condannati venivano impiccati. Ed ancor oggi vediamo le forze arma­te impiegare ministri del culto cristiani quando si ingag­gia una battaglia e a migliaia i soldati vengono sacrificati al Dio della Guerra. I druidi erano i saggi della società barbarica dei Celti, e la religione dei Celti era an­che la loro religione, con tutti i suoi lati crudeli.

I Druidi in quanto maestri
«Presso di loro si raccoglie per istruirsi un gran numero di giovani ed essi sono tenuti in grande onore... Attirati da cosi grandi privilegi (l'esenzione dal servizio militare e dal­la tassazione di guerra) molti giovani di loro volontà si re­cano da loro per esserne discepoli e molti sono mandati dai genitori e dai parenti. Da loro, a quanto pare, debbono imparare a memoria un gran numero di versi; per molti il tempo del noviziato dura vent'anni. Non ritengono lecito scrivere i loro sacri precetti; invece per gli altri affari, sia pubblici sia privati, usano l'alfabeto greco."
Cesare, De bello gallico

A giudicare tanto dalle fonti classiche che da quelle irlan­desi, appare chiaro che una delle principali funzioni del druido era quella di maestro. Ciò comprendeva l'insegna­mento sia a un livello esoterico sia a un livello essoterico. Per aiutarci a farci un'immagine di come doveva vivere e operare un druido, Caitlín Matthews propone l'immagine del rabbino ebreo. Egli, o essa, era «un uomo o una don­na sapiente il cui consiglio era ricercato per tutte le que­stioni della vita di ogni giorno, qualcuno che magari eser­citava un'arte, che era sposato e aveva una famiglia, che radunava la gente per le celebrazioni comunitarie e la cui parola era legge. 

Proprio come i rabbini hassidici che pra­ticavano la Kabbalah ed erano conosciuti come veggenti e operatori di miracoli, anche i druidi erano persone dalle capacità eccezionali. Dai vari resoconti celtici troviamo che un druido aveva di solito uno o più studenti addetti al suo seguito o alla sua casa. Allo stesso modo, per tornare al nostro parallelo ebraico, un rabbino gestiva spesso una scuola talmudica per un numero di allievi che poteva es­sere sia di poche unità sia piuttosto elevato. Analogamen­te gli allievi druidi imparavano dai loro maestri».

Mentre alcuni druidi potevano avere anche solo due o tre discepoli che vivevano con loro, in cambio, presumi­bilmente, di un aiuto nella gestione della casa, altri riuni­vano intorno a sé un numero di allievi sufficiente per co­stituire un vero e proprio collegio druidico. Nell'Ulster, per esempio, si tramanda che Cathbad, un druido del re Conchobar, era circondato da un centinaio di discepoli.

Che cosa dovevano imparare? Proprio come, in epoche successive, gli ordini monastici divennero centri di cultu­ra, si facevano carico di tutta la gamma dell'istruzione, dall'insegnamento della cultura generale a quello della filosofia, dall'insegna­mento del diritto a quello della magia, dall'insegnamento delle arti di guaritore all'insegnamento dell'ordine esatto delle cerimonie. Sappiamo anche che i druidi fungevano da tutori dei figli dei re e dei nobili, e che gli allievi veniva­no mandati da un maestro druido a un altro per apprende­re le diverse arti. 

Uno degli argomenti a sostegno dell'ipo­tesi che il druidismo abbia avuto origine in Gran Bretagna con la fusione della tradizione celtica e del clero preesi­stente della cultura megalitica sta nel fatto che gli allievi venivano mandati dalla Gallia in Gran Bretagna per essere addestrati nel druidismo. Essi venivano inviati all'autenti­ca sorgente della cultura druidica, per immergersi in tale fonte. Cesare fornisce un sostegno a questo modo di vedere quando afferma: "È opinione comune che l'organizzazio­ne dei druidi sia originaria della Britannia e di li sia passa­ta in Gallia e ora chi vuole approfondirne lo studio, si reca perlopiù in tale isola, allo scopo di apprendere".

È allettante pensare che il sistema educativo anglosas­sone, come pure il sistema inquirente e giudiziario, ab­biano le loro radici nel druidismo. Un giorno probabil­mente vedremo la statua di un druido eretta fuori dalla sede di Scotland Yard o dal tribunale sullo Strand, op­pure un murale nell'anticamera del ministero della Pub­blica istruzione con la raffigurazione di un druido che sta insegnando all'interno di un Bosco sacro.

I Druidi in quanto re e consiglieri dei Re.

È provato che alcuni re furono anche druidi. Il druido Ai­lill Aulomon fu re del Munster nel I secolo d.C., e si tra­manda che tre re druidi regnavano sull'"isola di Thule". Thule era il nome con cui spesso ci si riferiva all'Islanda, e abbiamo così la suggestiva possibilità che l'Islanda fosse un tempo un regno retto da druidi, molto prima della conquista vichinga. La storia ufficiale dell'Islanda afferma che i primi coloni normanni, quando vi posero piede nell'874 d.C., vi trovarono e portarono via con sé alcuni isolati eremiti irlandesi, che vi erano arrivati passando per le isole FaerOer. Ma una recente indagine sui gruppi sanguigni islandesi mostra che essi hanno una maggior somiglianza con quelli dell'Irlanda che con quelli della Scandinavia. 

Questo ci porta a concordare con quegli sto­rici che sostengono che l'Islanda fosse di fatto già stata colonizzata dai Celti assai prima che arrivassero i Vichin­ghi. Questa rivendicazione si rafforza quando osserviamo che l'unica fonte di informazione manoscritta in nostro possesso riguardo alla cosmologia pagana nordica, l' Ed­da, fu scritta in Islanda e non in Scandinavia. Il mano­scritto presenta notevoli somiglianze con gli antichi ma­noscritti irlandesi dello stesso periodo, ed è forte la tentazione di immaginarsi i Vichinghi d'Islanda assistiti nel registrare la loro cosmologia da druidi irlandesi o da loro discendenti..

Analogie tra Celti e Algonchini... Indizi di una Civiltà Madre

$
0
0
Howard Barraclough Fell (1917-1994), meglio conosciuto come Barry Fell, è stato enormemente influente negli Stati Uniti. Era un abile e rispettato biologo marino presso la Harvard University il cui interesse per l'epigrafia lo ha portato a essere descritto dai suoi seguaci come "il più grande linguista del XX secolo" anche se gli scettici lo ritenevano solo "uno pseudoscienziato che ha minacciato per annullare più di un secolo di un'attenta progressi nella ricerca archeologica e antropologica ".

Nulla di più ingiusto, in quanto Barry Fell era prima di tutto uno scienziato il che significa che egli fosse in grado di presentare ciò di cui era fermamente convinto secondo una certa misura di oggettività .

La prima incursione di Fell in epigrafia è stato uno studio di petroglifi polinesiane pubblicati nel 1940, ma è stato il suo libro “America BC” (1976) che in realtà lo ha spinto nell'ambito della ricerca archeologica 'borderline' a cui siamo avvezzi. 


In esso, ha sostenuto che ci sono numerosi esempi di incisioni proprie del Vecchio Mondo che possiamo ritrovare su superfici rocciose e oggetti in tutto il Nord e il Sud America. Questo fu seguito da Saga America (1980), in cui ha ampliato le identificazioni delle incisioni e dei linguaggi per includere l'arabo e altri linguaggi, nonché mappe ed uno zodiaco. Il terzo, “Bronze Age America” (1982), concentrata sul riconoscimento di testi scandinavi dell'età del bronzo, ovvero 2000 anni più vecchi di eventuali iscrizioni runiche conosciute in Europa, a Peterborough, Ontario (Canada). 

Secondo Barry Fell, c'erano stati numerosi contatti precolombiani tra Europa, Africa e Asia e il Nuovo Mondo che risale ad almeno 3000 anni prima della nascita di Cristo.

Nella prima metà degli anni Settanta un collaboratore del professor Barry Fell, di nome John William, scoprÏ nella Widener Library dello Harvard College una copia dí un curioso documento, stampato a New York nel 1866, incluso in un libro sugli indigeni wabanaki del Maine. Si trattava díunsolo foglio, scritto dal missionario francese Eugene Vetromile, un sacerdote che aveva predicato agli indigeni, ed era intitolato “La preghiera del Signore” in geroglifici Micmac.

Al primo sguardo, Barry Fell si rese conto che almeno la metà dei segni geroglifici di quel foglio erano simili ai geroglifici egizi, nella loro forma semplificata detta ‘ieratica’. Ciò che destava maggior sorpresa e il sospetto dí una mistificazione erano però le precise corrispondenze tra i significati dei segni egizi e la trascrizione in inglese del testo micmac riportato nel documento.

Sospetti decaduti dopo la scoperta della dichiarazione del sacerdote francese Pierre Maillard il quale aveva affermato di essere egli stesso l'inventore dei geroglifici micmac. 

Come avrebbe potuto però Maillard conoscere i geroglifici egizi, per inventare il sistema di scrittura micmac? L'esame delle date mostra immediatamente l'impossibilità di ciò, poichè Maillard morì nel 1762, ovvero sessant'anni prima che Champollion pubblicasse la prima decifrazione della stele di Rosetta. 

Qualsiasi somiglianza tra il sistema di Maillard e quello egizio doveva quindi essere puramente casuale come giustamente ci ricorda Alberto Arecchi nell'articolo “Il mistero dei Micmac” da cui abbiamo preso la seguente immagine e la storia sopraccitata. 

In alto: La versione del Salmo 116 (Non nobis Domine) in geroglifici micmac, trascritta nel 1738 ca. Dall’Abbate Maillard. In basso, lo stesso testo trascritto in geroglifici egizi.

Nel nostro precedente articolo “Antiche Rotte commerciali” avevamo già evidenziato quegli indizi che ci fanno ragionevolmente pensare a contatti tra le popolazioni residenti sulle due sponde dell'atlantico concentrandoci su quelli ipotetici tra le civiltà mesoamericane e le culture mesopotamiche facendo specifico riferimento tra le altre cose al cammino del Peabirù, alla Fuente Magna, al manoscritto 512 e al Monolite di Pokotia riprendendo il lavoro di ricerca di Yuri Leveratto.

Una ricerca che ci porta alla conclusione di come, secondo Bernardo Biados, i Sumeri circumnavigarono l’Africa già nel terzo millennio prima di Cristo, ma, arrivati presso le isole di Capo Verde, si trovarono sbarrato il passaggio dai venti contrari che soffiano incesantemente verso sud-ovest. Si trovarono pertanto obbligati a fare rotta verso ovest, cercando venti favorevoli. Fu così che giunsero occasionalmente in Brasile presso le coste dell’attuale Piauì o Maranhao. Da quei punti esplorarono il continente risalendo gli affluenti del Rio delle Amazzoni, in particolare il Madeira e il Beni o percorrendo il già citato "Cammino del Peabirú".

In questo modo arrivarono all’altopiano andino, che probabilmente nel 3000 a.C. non aveva un clima così freddo. Si mischiarono così alle genti Pukara che a loro volta provenivano dall’Amazzonia (espansione Arawak), e ai popoli Colla (i cui discendenti parlano oggi la lingua aymara). La cultura Sumera influenzò le genti dell’altopiano, non solo dal punto di vista religioso, ma anche lessicale. Molti linguisti infatti hanno trovato molte similitudini tra il proto-sumerico e l’aymara. 

La Fuente Magna e il Monolite di Pokotia – prove di presenza Sumera in Sudamerica 

Ma questa volta lasceremo da parte il mondo mesopotamico per concentrarci sulle regioni nord-atlantiche, altrettanto misteriose, anche se sappiamo come l'archeologia alternativa preferisca focalizzarsi maggiormente sull'area medioorientale.

Esiste una teoria, che riprendiamo dall'articolo di Steven Sora pubblicato su “Atlantis Rising” e, in lingua italiana, sul sito Liutprand, che vede l'antico e misterioso popolo dei Pitti in Scozia, discendere nientepopodimeno che da un'altrettanta misteriosa tribù algonchina del nordamerica. Proprio i Micmac di Fell.

Per affrontare correttamente il tema dobbiamo dimenticarci gli stereotipi cui siamo abituati a credere quando ci interfacciamo con la cultura dei nativi americani e che certa cinematografia ci ha indotto a pensare.

La discussione sulla capacità dei popoli pre–colombiani dell’America del Nord non ha mai riguardato qualcosa di più di incidenti isolati, in parte a causa della necessità di dipingere un quadro dei popoli americani come selvaggi. Con navi di grandi dimensioni, superiori a quella di Colombo, città di certo più grandi di quelle europee, e più precisi nella matematica e della misurazione del tempo, gli Americani evidentemente trascendevano ogni nostra precedente comprensione. 

Che i nativi americani avessero una cura per il più grande dramma dei marinai che navigavano su lunghe distanze non era l’ultima sorpresa per i francesi. Quello che sarebbe cresciuto fino a diventare Montreal si chiamava Hochlaga, ed era un villaggio pianificato con strade che partivano da una piazza centrale. Anche gli spagnoli trovarono che la città azteca di Tenochtitlan era più grande della stessa Siviglia, gli europei avrebbero incontrato molte sorprese anche dai nativi americani del Nord. La risposta è semplice: gli americani non erano i selvaggi descritti nelle storie dei conquistatori del Nuovo Mondo. 

Una delle maggiori sorprese venne dal linguaggio d’un ramo della tribù algonchina chiamato Micmac. Entrando alla foce del San Lorenzo, i francesi incontrarono questa tribù che circondava la loro nave con due distinte flotte di canoe cinquanta ciascuno. La capacità della popolazione nativa di riunire un gran numero di persone sul fiume era abbastanza una sorpresa, e i francesi scoprirono ben presto che sapevano spostarsi su grandi distanze, nonché, eventualmente, fare numerosi viaggi in Scozia e alle isole settentrionali.

Gli europei avrebbero scoperto che le popolazioni native del nord–est avevano effettivamente impegnarsi in un vasto commercio che portava loro sia i beni sia le conoscenze provenienti dagli angoli più remoti del continente. Dal Messico arrivava la capacità di coltivare fagioli e mais. Da sud–est venivano le conchiglie, da nord–est l’ossidiana, e dai Grandi Laghi veniva il rame. Gran parte del commercio era condotta per vie d’acqua. 

La capacità di navigare a grande distanza nel mare era nota pure a Colombo. Sappiamo che, presso il popolo dei Caribi, Colombo aveva trovato canoe, complete di alberi, che potevano contenere 25–70 persone. Colombo sequestrò una nave dei Maya Putun più grande della sua. Poteva contenere altrettanti o più marinai di una delle sue navi. I Maya avevano una flotta di un centinaio di navi e avevano costruito moli a Tulum e sull’isola di Cozumel per il commercio. Dall’altra parte del continente, i Kwakiutl nel nord–ovest avrebbero avuto canoe oceaniche, capaci di contenere 7–10 persone. Chiaramente il commercio era ben consolidato in America, prima che gli europei arrivassero. 

Un quadro completamente diverso dall'idea di “cacciatori di bisonti” con la quale forse in modo troppo riduttivo immaginiamo i popoli delle praterie e delle foreste del nordamerica. E' quindi ragionevole pensare che questi popoli con queste conoscenze nautiche siano stati in grado di realizzare viaggi transatlantici secoli prima di Cristoforo Colombo e secoli prima dei Vichinghi? 

In realtà esiste più di un indizio che consente di dimostrare la fondatezza di questa ipotesi. Ed è ancora l'articolo di Steven Sora riportato su Liutprand a dimostrarlo.

Dopo che Cesare aveva conquistato la Gallia, una canoa con tre sopravvissuti sbarcò in Germania. Un capo di una tribù germanica di frontiera consegnò gli uomini al governatore Quinto Metello, che riconobbe che non erano europei. L’incidente è stato registrato dallo storico romano Plinio. Altri esempi sono citati in altre opere dello stesso periodo. Gli Inuit erano conosciuti e si sapeva che attraversavano il gelido Nord Atlantico in kayak, e un kayak era posto a decorare la cattedrale di Nidaros in Norvegia. 

Quando Colombo era ancora un cartografo, navigò a Galway in Irlanda. Una potente corrente raggiunge le isole britanniche sin dal Golfo del Messico. Quando Colombo era lì, s’imbatté con due pellerossa, individui dalla fronte piatta che chiamò "indiani", cioè provenienti dall’India. L’incidente contribuì a convincerlo della sua missione per raggiungere l’Asia attraverso l’Atlantico. 

Cosa ancora più strana di queste visite accidentali, i nativi americani avevano attraversato l’Atlantico, centinaia di anni prima, e "scoperto" l’Europa, e potrebbero avere colonizzato la Scozia. Erano le tribù marittime che Cartier incontrò, i Micmac. Gli storici confinano queste persone ad una zona di Terranova e della Nuova Scozia, benché una parte della tribù non appartenesse al gruppo più alto degli Algonchini, ma ad un gruppo più basso, dalla pelle più scura, e si coloravano la pelle con tintura blu.


Pittura blu che non può non ricordare al lettore attento un nostro vecchio articolo intitolato “Quegli Uomini dalla Pelle Blu” nel quale, riprendendo la recente vicenda di Paul Karason si sosteneva l'ipotesi che la raffigurazione degli dei nella mitologia antica fosse legata all'utilizzo di oro o altri metalli allo stato molecolare per scopi medici.

Amon in Egitto fu spesso raffigurato con il viso blu e la carnagione blu, così come anche Shou, Thoth, venivano raffigurati di colore azzurro o blu. Vishna in India, celebrato come il Dio Supremo. 

In Guatemala, in Messico, Colombia, Perù, Bolivia, leggende tramandate per secoli, parlano di visitatori di colore blu. Il grande dio Sin, di Khafajah, antica città mesopotamica che conobbe il suo splendore con il popolo sumero sotto anche conosciuto come il Dio dalla pelle azzurra e dai capelli di lapislazzuli. 


Come sostiene Giorgio Pastore nel suo libro “Dei del Cielo, Dei della Terra” pubblicato da Eremon Edizioni nel 2007 a pagine 243 e 244, all’origine della credenza che i nobili e l’aristocrazia di tutti i secoli siano collegati agli atlanti dei c’è la conferma di Manetone e di Erodoto relativamente al fatto che gli Egizi, i quali facevano molta attenzione all’uso dei colori nei loro affreschi dipingevano Amon e Shu con la pelle azzurra e Osiride e Thot con la pelle verde. Questi sarebbero stati abitanti di Atlantide, scampati al disastro che interessò la loro terra così come il resto del mondo. La prima elìte. I primi sovrani del mondo.

E anche i Micmac erano soliti dipingersi la pelle di blu, esattamente come i popoli scozzesi con i quali i nativi americani condividono incredibilmente molte caratteristiche. I Pitti si dipingevano i volti e la pelle con tatuaggi. Come i Micmac, che indossavano pochi abiti, perché non volevano coprire le loro opere d’arte. 

Copricapi piumati esistevano tra i Micmac, e il rango di chi l’indossava era determinato dalla quantità di piume. Questa usanza esisteva anche tra i Pitti, gli unici europei a indicare il proprio rango con questo metodo. 

Entrambi, Micmac e Pitti, avevano tradizioni matriarcali. Ciò significa che gli individui risalivano alle origini della loro famiglia attraverso la madre. I Celti vivevano in un’organizzazione di tipo patriarcale. Le famiglie di entrambi, Pitti e Micmac, erano organizzate in un sistema di clan. Mentre la famiglia era la prima la lealtà, il clan era molto importante. Il Clan Chattan, che significa il Clan del Gatto, è stato il più grande della Scozia.  Nel prendere decisioni tra i clan, le donne sedevano nei consigli dei Pitti e dei Micmac così come presso i fieri Irochesi. Le donne avrebbero determinato quale uomo sarebbe stato il capo del popolo.

Quando giungeva il momento di festeggiare, le danze degli indiani americani sono ben note. Tra le terre delle isole britanniche, gli scozzesi e gli irlandesi sono noti per le loro danze. Gli Highlanders sono noti per la riunione annuale dei Clan, che corrisponde al pow–how, la più ampia riunione tribale degli Indiani d’America. 


Certe caratteristiche razziali erano condivise tra i Pitti e i Micmac. Entrambi tali popoli erano più bassi rispetto ai loro vicini, ed entrambi avevano la carnagione più scura. 

È probabile che i Celti, in confronto, fossero più alti, con capelli rossi o biondi, occhi azzurri, come gli abitanti delle isole britanniche più tardi. 

L’espressione "irlandese scuro" o "irlandese nero" sopravvive oggi per distinguerli dai cugini celtici. Gli antropologi propendono ufficialmente per una fusione con sangue mediterraneo, o addirittura africano, anche se non ci sono prove.

Tatuaggi e visi tinti in blu valsero loro il nome di "nasi blu", un soprannome che ancora esiste in centinaia di barche da pesca da Terranova al Maine. 

E’ anche un soprannome per i residenti costieri del Nord–Est. I Micmac potevano indossare perizomi, ma potevano stare al caldo con un abbondante strato di grasso animale strofinato sulla pelle. Questa “giacca” teneva al di fuori il gelo e permetteva loro di navigare il gelido Atlantico. 
Ma i misteri dei Micmac non si limitano a questo. 

Come ci ricorda Alberto Arecchi nel suo articolo “Il Mistero dei Micmac” è necessario segnalare ciò che gli stessi algonchini hanno raccontato ai primi ricercatori. Il primo resoconto pubblicato fu quello di John Johnston, un agente della trib˘ shawnee, il quale scrisse, in una lettera del 7 luglio 1819: “Questa gente conserva la tradizione che i suoi antenati abbiano attraversato il mare. La sola tribù da me conosciuta che ammetta una origine straniera. Sino ad epoca recente ossia al 1819 hanno compiuto sacrifici annuali per celebrare il loro arrivo sicuro in questo paese. Non sanno però da dove o in quale epoca siano arrivati in America. 

Indiani Micmac in abiti tradizionali

Forse è significativo anche il fatto che gli algonchini abbiano mantenuto la tradizione, ancora viva quando Johnston redasse il suo rapporto scritto, che esistessero altri popoli stranieri in America, in tempi antichi. Johnston dice, su tale punto, che gli algonchini li informarono come segue. “E' opinione prevalente tra di loro che la Florida sia stata abitata da una popolazione bianca, che usava attrezzi di ferro. Piede Nero (un celebre capo) afferma di avere spesso udito dire da parte dei vecchi che si trovavano spesso ceppi díalberi, sotto terra, che erano stati tagliati da strumenti affilati.” 

Gli algonchini sarebbero di discendenza mista, con una proporzione maggiore di sangue mongolico verso ovest ed una proporzione maggiore di sangue europeo verso la costa orientale. Tale supposizione si può confrontare con l'evidenza linguistica. 

Ricercatori russi hanno raccolto vocabolari per circa 25.000 parole dalle molte tribù nomadi che vivono allíestremità nord-orientale della Siberia e delle isole adiacenti.

Queste, con gli studi della struttura grammaticale delle lingue, mostrano una chiarissima affinità con le lingue parlate nellíestremità nord-occidentale dellíAmerica. » chiaro che una comunicazione ed anche una migrazione si è verificata tra l'Asia ed il Nord America in tempi relativamente recenti. » altamente probabile che una tale comunicazione e migrazione si sia prolungata per migliaia dí anni.  

Quando sbarcarono in Scozia, i popoli celtici più alti li chiamarono "folletti" (pixies), un nome che esiste ancora nel folclore delle isole britanniche. I Romani li chiamavano Pitti. 

Le regioni abitate dai Micmac tra Quebec e (guarda caso) Nova Scotia

I Pitti erano ben distinti dai Celti che vivevano nelle Highlands, i quali conservarono i loro costumi e la loro lingua. Nell’81 d.C. le ostilità tra vicini portarono alla guerra e i Pitti devastarono un terzo del britannico. Due storici romani, Nennio e Gildas, registrarono tali antiche ostilità e Gildas afferma che questi fossero venuti dall’altra parte del mare.

La realtà di traversate oceaniche precolombiane sarebbe stata negata un giorno dal nazionalismo degli europei, nel tentativo di legittimare le loro conquiste e lo spirito razzista. Le prove sempre più emergenti di precedenti viaggi di scoperta (e di migrazioni) fatti in entrambe le direzioni ci presenta però un quadro molto diverso da quello accademicamente riconosciuto e consolidato.

Un quadro che inevitabilmente incrocia il cammino con le popolazioni celtiche e la teoria dell'Out of Atlantis, teoria antropologica che Progetto Atlanticus ha presentato in precedenti articoli e che forse può aiutarci a comprendere meglio quel misterioso mondo rappresentato dall'esoterismo druidico.

Da dove venivano i druidi? Alcuni dicono da Occidente, altri da Oriente. Alcuni vogliono che essi ab biano avuto origine in Atlantide, a Occidente, altri ipotizzano che i druidi quali noi li cono sciamo dai testi classici siano il prodotto della fusione di una cultura neolitica locale con i Celti sopraggiunti da Oriente.


Come apprendiamo leggendo “La Realtà Druidica”, articolo pubblicato su Bibrax, Associazione Culturale Celtica la storia esoterica delle radici del druidismo è bella e affascinante. I maghi di Atlantide avevano svelato i miste ri della natura ed agivano in armonia con la sua potenza. 

Ma vi furono alcuni che usarono questa stessa potenza per i propri fini, allo scopo di dominare e manipolare gli altri. "La Guerra di Atlantide fu la guerra della magia bianca contro quella nera, tra coloro che vedevano nella Natura la grande Madre Divina degli uomini e usavano i suoi doni per il benessere del genere umano, e quelli che vedevano nella Natura la Tentatrice Satanica, che faceva offerte di oscuro dominio e crude le potenza" (Eleanor Merry). Quando la catastrofe si abbatté su Atlantide, i signori oscuri si inabissarono mentre cercavano di tenersi stretti al loro potere temporale. 

I saggi bianchi, invece, dotati di conoscenze superiori e di una più profonda fede nella supremazia della ricchezza spirituale su quella ma teriale, si misero in viaggio sia verso Oriente sia verso Occidente. A Ovest, essi sbarcarono sulle coste americane, a Est sulle spiagge irlandesi e sulle coste occidentali della Gran Bretagna.

Se accettiamo questa teoria sulle origini dei primi druidi, saremo in grado di renderci conto più agevolmente del motivo per cui esistono così tante impressionanti somiglianze tra le dottrine e le pratiche degli Indiani d'America e quelle dei druidi entrambi portatori di un sapere esoterico precedente il cosiddetto “Diluvio”.

Nelle fonti letterarie antiche non esistono testimonian ze che accennino alla provenienza da Atlantide dei druidi. 

Tuttavia, nella tradizione celtica trovano posto inondazio ni catastrofiche, e nel Libro Nero di Camarthe, per esempio, una fanciulla di nome Mererid porta allo scoperto "la fontana di Venere" dopo essere stata stuprata da Seithen nin. Dopodiché l'acqua della fonte ricoprì la Terra. In Gran Bretagna si narra la storia di Ys inghiottita dal le acque. 

La malvagia figlia del re praticava la magia nera, e impossessatasi della chiave che il padre teneva al collo e che apriva la diga che proteggeva Ys dal mare, riuscì a far sprofondare il regno e se stessa allo stesso tempo.

Ambedue questi racconti, come pure alcune antiche storie del Graal, parlano degli stessi fatti accaduti ad Atlantide: una violenza fatta alla natura il cui esito è lo scaturire delle acque che inondano le terre. 

Lo stupro della vergine Mererid, per esempio, può essere visto come un'immagine mitica della violenza fatta alla natura dai maghi di Atlantide dediti alla magia nera. Il fatto che la violenza scateni al lagamenti incontrollabili ben si adatta dal punto di vista simbolico, perché ciò che sfrutta le terre è la consapevolezza analitica maschile non addomesticata dall'unione con il femminile, ed è la potenza vendicatrice del femminile, simboleggiata dalle acque, che è costretta a sommergere l'insensibile maschile. Ed è strano osservare come oggi la storia sembri sul punto di ripetersi, con le acque prodotte dallo scioglimento delle calotte polari che innalzano il livello dei mari in risposta alla nostra violenza sulla biosfera.

Nel Lebor Gabala Érenn (Libro della conquista dell' lrlan da) si parla del diluvio biblico, ma Caitlín Matthews ha avanzato l'ipotesi che per questa e per altre storie "sia forse a qualche vaga reminiscenza di Atlantide e della fan ciulla a guardia della fonte che si ispirarono alcune delle storie nel loro aspetto primitivo" Quel che è certo è che la tradizione celtica parla di sei razze che sono giunte in Irlanda dall'"al di là della nona onda" (l'estremo confine delle terre al di là del quale si stendono i mari neutrali) La Compagnia di Cessair, la Compagnia di Partholon, il Popo lo di Nemed, i Fir Bolg, i Tuatha de Danaan e i Milesii. Il Libro della conquista dell'lrlanda fa una cronaca delle in vasioni di queste sei razze, cercando di integrare memorie dei bardi e tradizione biblica, facendo di Cessair la nipote di Noè. Ma sono i Tuatha de Danaan, i Figli di Danu o Dana, la razza divina che ha preso dimora nelle vuote colline del sidhe al sopraggiungere dei Milesii, quelli che alcuni esoteristi identificano negli stessi Atlantidi.

La società dei celti nell’Europa occidentale degli ultimi secoli a.C. era dominata dalla leggendaria casta sacerdotale dei druidi, benché gran parte delle informazioni in merito ci giungano da autori greci e romani. La relazione più consistente ci viene fornita da Giulio Cesare, conquistatore della Gallia (la moderna Francia) nonché condottiero d’una sfortunata invasione della Britannia nel 55 a.C. Pur occupandosi in primo luogo di questioni militari, Cesare s’interessò anche alle usanze dei galli, compresa la loro religione .

Il primo autore ad occuparsi dei druidi fu il geografo greco Poseidonio, vissuto intorno al 100 a.C., tuttavia la storia dei druidi scivola spesso nel regno delle illazioni come il presunto legame con Stonehenge. Anche se la loro origine risale a parecchi secoli prima di Poseidonio, rimane comunque una lacuna notevole di almeno mille anni tra la loro apparizione e l’ultima fase dell’edificazione del luogo megalitico più famoso del mondo. La mancanza di connessioni viene confermata dalla documentazione archeologica relativa all’epoca dei druidi sia a Stonehenge sia altrove in Gran Bretagna. 

Da Stonehenge emergono ben poche testimonianze di attività dopo la definitiva collocazione delle pietre sarsen e delle bluestones, solo alcuni frammenti sparsi di ceramica consentono di risalire all’epoca dei druidi. Di fatto i cerchi di pietra non svolgevano alcun ruolo nella religione dei druidi, incentrata sull’utilizzo di templi di pietra o di boschetti: difatti, il termine “druido” deriva probabilmente dalla parola dru, cioè “quercia“. 

E' possibile allora che i famosi “cerchi di pietra” e un certo tipo di megalitismo europeo non siano tanto una tradizione celtica quanto paradossalmente una fattura nordamericana algonchina? Di monoliti, o pietre erette che sono tra i più caratteristici elementi del paesaggio celtico europeo, se ne trovano esempi non meno impressionanti dei monoliti giganti della Bretagna anche in Nordamerica.

Gli anelli di pietre, talvolta doppi, con o senza una pietra centrale, sono pure caratteristici delle terre celtiche, ma li ritroviamo in Vermont e nel Connecticut, così come presso Burnt Mountain nel Massachusetts, e molte altre località del New England. In Irlanda essi hanno un diametro minimo di tre metri, e quelli dell'America hanno dimensioni simili.

I popoli del New England usavano un alfabeto ogam composto almeno di dodici segni, identici a quelli in uso in Portogallo ed in Spagna nella tarda Età del bronzo, verso l’800 a.C. I segni del New England hanno gli stessi valori di pronuncia di quelli della penisola iberica; quando si assegnano loro i suoni iberici, si possono leggere frasi appropriate al loro contesto. 

Le possibilità che due eventi tanto simili possano verificarsi indipendentemente possono essere calcolate con la teoria matematica delle probabilità. 

Esiste meno di una probabilità su 430 milioni che alfabeti identici di dodici lettere nascano in modo indipendente, presso due civiltà che non hanno alcun rapporto tra loro. Per l’alfabeto ogam di diciassette lettere di Monhegan, Maine, e dellíIrlanda, le probabilità di un’origine indipendente in due luoghi diversi sono inferiori ad una su 300 milioni di milioni. » un altro modo per dire che le probabilità di un tale doppio evento sono inesistenti. In altri termini, coloro che scrivevano iscriziioni ogam celtiche in Iberia ed in Irlanda dovevano appartenere allo stesso popolo che scriveva le iscrizioni corrispondenti nel New England.


Il megalitismo europeo, la storia del misticismo druidico così simile allo sciamanesimo dei nativi americani, le misteriose conoscenze e tradizioni delle tribù algonchine nordamericane dei micmac così simili a quelle dei Pitti dei quali potrebbero essere i progenitori supportano l'ipotesi della Out of Atlantis a integrazione delle origini dei popoli amerindi come frutto della sola migrazione di popoli mongoloidi attraverso lo stretto di Bering.

Qualche anno fa fu scoperto a Kennewick, una località dello stato americano di Washington uno scheletro vecchio di 9000 anni che presentava delle caratteristiche un po' strane: le fattezze del volto sono caucasoidi e non amerinde e il suo DNA mitocondriale contiene l'aploguppo X, tipicamente euroasiatico. Cominciamo a dire subito che “caucasoide” non significa molto: ordinariamente con questo termine si intende un europeo, un nordafricano o un mediorientale, in contrasto con altri “tipi” come il negroide o l'orientale (il tipico aspetto degli asiatici nordorientali). 

In realtà caucasoide significa tutto e nulla: probabilmente erano somaticamente caucasoidi i primi uomini anatomicamente moderni usciti dall'Africa e quindi, semmai, sono gli orientali che si sono successivamente differenziati a partire da antenati caucasoidi. La stessa cosa è successa nelle Americhe, dove i primi nativi assomigliavano davvero poco ai loro discendenti attuali.

Ammettendo che l'uomo di Kennewick fosse un Na-Dene, potrebbe essere valida l'ipotesi che i Na-dene (e a maggior ragione gli amerindi che li avevano preceduti lungo la via dello Stretto di Bering) siano migrati dalla Siberia prima che nei popoli rimasti là si fissasse quella importante caratteristica che sono gli occhi a mandorla. Iin effetti se si eccettuano gli Inuit, pur venendo tutti dall'Asia (con la eventuale eccezione – vedremo – degli europei solutreani) nessun nativo americano è caratterizzato dagli occhi a mandorla.

La presenza dell'aplogruppo X pone altri interrogativi. 

Fino ad allora era stato notato solo in Europa ed in Medio Oriente. La sua è comunque una distribuzione strana: gli aplogruppi hanno solitamente una elevata frequenza in una zona geograficamente ben delimitata. Invece X è debomente presente in molte aree: medio oriente (con particolare frequenza fra i drusi del Libano), nordafrica, Italia, Isole Orcadi, paesi nordici a lingue uraliche (ma solo Finlandia ed Estonia: è molto più raro nei popoli geneticamente e linguisticamente a loro connessi nelle steppe russe). Ed è sempre in percentuali inferiori al 5%, tranne che nei drusi, nelle Orcadi e in Georgia. Fra i nativi americani lo troviamo fra Na-dene e Algonchini (gli Amerindi del nordest, tra Canada e USA settentrionali),sia in popolazioni viventi che in sepolture. La percentule è tipicamente il 3 %, con alcuni picchi oltre il 10% in alcune tribù. In Sudamerica è presente negli Yanomami.

L'aploguppo X americano fu facilmente correlarlo a incroci con bianchi dopo la venuta degli europei (a cominciare dai Vichinghi nel IX secolo), ma la distanza genetica tra il tipo nordamericano e quello europeo è troppo alta per dare validità all'idea. Contemporaneamente era stata notata un'altra stranezza: le punte delle lance della cultura Clovis, la più antica documentata in Nordamerica, sono simili a quelle che venivano fabbricate in Francia dai Solutreani qualche migliaio di anni prima. Punte del genere si trovano soltanto in Francia, penisola iberica e Nordamerica. 

In quegli anni l'aplogruppo X non era documentato in Asia settentrionale e quindi nel 1999 due ricercatori dello Smithsonian Institute, Dennis Stanford e Bruce Bradley, unirono le due cose, ipotizzando che dei solutreani fossero arrivati in Nordamerica dall'Europa lungo la banchisa polare, cacciando foche e vivendo come gli attuali Inuit. All'epoca , cone si vede dalla carta edita dalla National Geographic Society, l'Atlantico settentrionale era coperto di ghiacci come adesso l'Artico: la calotta polare in Europa, oltre alla Scandinavia, copriva pure la Gran Bretagna, arrivando quasi alle attuali coste tedesche, mentre in America si estendeva almeno fino alla latitudine di New York. 

Quindi era teoricamente possibile attraversarlo. Contro questa ipotesi, detta “ipotesi solutreana” ci sono due obiezioni principali: la differenza di età fra la cultura solutreana, attiva tra 22000 e 16500 anni fa, mentre le tracce più antiche dei Clovis sono di appena 13.500 anni fa, e il fatto che i Solutreani (e i loro successori Magdaleniani) fossero degli abilissimi pittori (le testimonianze di arte rupestre e nelle grotte in Francia sono vastissime), mentre non ci sono tracce di arte nel periodo Clovis.

La prima obiezione ha in se una sua validità, la seconda chiaramente no: l'ambiente tipico della traversata atlantica sui ghiacci non consentiva certo questa attività, e ne potrebbe essere stato perso il ricordo. Se l'ipotesi di Stanford continua ad essere valida a proposito delle punte, potrebbe però cadere come spiegazione della presenza dell'Aplogruppo X, che è stato recentemente rinvenuto in popolazioni dell'Asia settentrionale. 

Se volessimo disegnare alcune mappe a supporto 


che ricordano in modo estremamente significativo la mappa di Donnelly relativamente all'antico regno di Atlantide.


Non è quindi così assurdo pensare che il sapere posseduto da druidi e micmac al di qua e al di là dell'Atlantico, anche a prescindere da tutti i successivi contatti che le precedenti ricerche di Yuri Leveratto, H.Fell, così come quella di molti altri archeologi e ricercatori 'borderline', ai quali va tutto il nostro plauso e la nostra ammirazione, dimostrano già di per sé una storia capace da sola di rivoluzionare il pensiero comune, non è escluso dicevamo che l'origine di tutto questo sia da ricercare in una civiltà madre, comune a entrambe le culture, antecedente alla storia tradizionalmente conosciuta.


Una civiltà che ricordiamo solo nel mito e che, a prescindere dal nome con la quale vogliamo identificarla, esisteva da molto tempo prima che il periodo glaciale di Wurm lasciasse spazio alla nostra era geologica.

Fonti:

Il racconto di Bob Lazar sui velivoli di origine aliena

$
0
0
Ai primi del 1989, il giomalista televisivo George Knapp, della KLAS di Las Vegas, stava conducendo una serie di trasmissioni sugli UFO. Nel mese di marzo, Knapp fu Robert Bob Lazaravvicinato da Robert Scott Lazar, un trentenne che dichiarò di essere un fisico, di aver lavorato nel complesso di Nellis e di avere una serie di rivelazioni da fare.Knapp controllò la sua storia e si convinse a renderla nota. Fu ciò che avvenne nel corso di due serate televisive, l' 11 e il 13 novembre. Area 51 esplodeva anche tra i mass-media.Lazar, senza mezzi termini, affermò che nell'Area 51 si lavorava a velivoli a propulsione gravitazionale di origine aliena, e che aveva subito accuse di spionaggio e minacce di morte.

Egli avrebbe svolto le sue attività tra il dicembre 1988 e l'aprile 1989 in una zona denominata S-4, circa 16 km più a sud dell'Area 51 propriamente detta, presso il laghetto di Papoose. Ora, è certo che Lazar, nel 1982, abbia lavorato presso i Laboratori Nazionali di Fisica di Los Alamos (una circostanza che questo ente cercò invano di negare). Successivamente, con il suo impiego presso S-4, gli sarebbe stato dato accesso ad informazioni altamente riservate. Delle attività di S-4 non sarebbe stato al corrente nemmeno il Presidente degli Stati Uniti.

Lì, dentro enormi hangar sotterranei fra loro collegati, in un'atmosfera di continui controlli ed intimidazioni, il primo giorno gli sarebbero stati fatti leggere circa 120 documenti sugli UFO: nove astronavi erano cadute in mano alle autorità - non era spiegato come - ed autopsie erano state eseguite su cadaveri di alieni provenienti dal quarto pianeta del sistema stellare binario Zeta Reticuli 2.

Poi, Lazar avrebbe potuto lavorare ad un velivolo del diametro di 9-12 m, al cui interno c'era una colonna centrale che correva tra il pavimento e il soffitto del disco. Una consolle appariva rimossa, e le sedie sembravano esser state costruite per «bambini».

Secondo Lazar il velivolo era propulso da un reattore ad antimateria, un apparato emisferico posto sul pavimento del velivolo, delle dimensioni di un pallone da basket. Gli sarebbe stato mostrato anche il reattore in funzione. Come «carburante» il disco avrebbe utilizzato poco più di due etti di un elemento con numero atomico 115, un minerale superpesante e secondo Lazar non sintetizzabile sulla terra. Questo sistema propulsivo permetterebbe di manipolare lo spazio-tempo e di rendere invisibili i velivoli.Il lavoro di Lazar sarebbe consistito in un tentativo di duplicare il reattore.

Lazar avrebbe potuto osservare da lontano anche i nove tipi diversi di dischi posteggiati negli hangar, ad ognuno dei quali assegnò un nomignolo, e durante un breve volo dell'astronave su cui aveva lavorato: questa divenne blu, luminosa nella parte inferiore e cominciò a sibilare come un apparato ad alto voltaggio elettrico. Sconvolto, la sera del 22 marzo dell'89, per cercare di corroborare le sue paure, Lazar avrebbe condotto sua moglie Tracy, il discusso appassionato di UFO John Lear ed un amico, Gene Huff, in una località desolata a 24 km dalla zona dei presunti test. Qui, avrebbero osservato (Lear attraverso il suo telescopio Celestron) e filmato strane luci ellittiche compiere ardite manovre sulle Groom Mountains. Sul video si sentono anche i commenti eccitati dei testimoni.

In un'altra occasione, però, la sorveglianza li avrebbe scoperti.In seguito, Lazar sarebbe stato minacciato dafI'FBI, e nell'aprile (o maggio) 1989 cancellato dalla lista degli addetti ad Area 51. Sarebbe stato anzi a causa di minacce analoghe che, nel febbraio successivo, Lazar ruppe repentinamente un contratto con la Nippon Television. Poi, nel novembre dell'89, nel corso di un'intervista rilasciata a Benny Goodman della stazione radiofonica KVBG, un uomo che affermava di essere un elettricista della «Reynolds Electronics and Engineering» impiegato nella località di Camp Mercury, nella parte più meridionale dell'Area 51, si fece avanti sostenendo di aver lavorato in un tunnel sotterraneo profondo 1000 m. Lì avrebbero luogo enormi operazioni «coperte». Un marine lo avrebbe pesantemente minacciato quando vide medici in camice bianco portare via su lettini quattro corpi di piccoli esseri sconosciuti.

Chiamando alcuni ufologi di Las Vegas, l'anonimo disse che lui e altri 50 lavoratori impiegati a Camp Mercury avevano deciso di appoggiare Lazar, ma pare che l'iniziativa non abbia avuto seguito.Sempre alla KVBG, in precedenza erano giunte le telefonate di un individuo che si nascondeva dietro lo pseudonimo di «Yellow Fruit». Egli avrebbe lavorato ad Area 51 come addetto alla sicurezza. Le sue affermazioni sono, se possibile, ancor più improbabili delle precedenti.Uno dei suoi compagni di lavoro sarebbe stato... un alieno «buono», mentre altri avrebbero fatto parte del gruppo degli EBE (termine usato per descrivere gli alieni nel famoso documento «Majestic 12», un falso quasi sicuro).

Uno scontro cruento avrebbe avuto luogo tra i «buoni» e gli EBE, e i primi avrebbero preso il sopravvento sulla base, dove oggi lavorerebbero 37 «buoni» e 3 EBE sarebbero tenuti prigionieri!.L'ufologo William Hamilton si è recato nell'ottobre '89 presso il «Little Ale 'Inn», la birreria di Rachel, sulla statale 375, la cui proprietaria, Pat Travis, gli disse di conoscere di vista «Yellow Fruit». Questo buffo termine non sarebbe altro che il nome del primo livello delle unità di sicurezza dell'Area 51, oltre che l'appellativo di una vecchia unità congiunta Esercito-CIA.Hamilton riuscì a parlare soltanto per telefono con «Yellow Fruit», e questi gli ripete che sotto l'Area 51 c'erano enormi tunnel sotterranei che celavano un'intensa attività governo-alieni.Su richiesta di Knapp, Lazar si è sottoposto più volte al test del poligrafo - la cosiddetta «macchina della verità» - con almeno quattro diversi esaminatori e con risultati incoraggianti ma non univoci.

Uno degli esaminatori, Terry Tavernetti, ricevette a sua volta minacce telefoniche. Un ipnotista clinico che lavora spesso con la Polizia, Layne Keck, nell'89 ha inoltre sottoposto Lazar a ipnosi regressiva, ed ha concluso che l'uomo è sincero ma che durante il suo periodo di lavoro per i servizi gli sarebbe stato somministrato un farmaco e gli sarebbero state date istruzioni ipnotiche per indurlo a non ricordare i dettagli di ciò che aveva visto.Il giornalista Geo Robert Bob Lazarrge Knapp, lo «scopritore» di Lazar, ha confermato che le storie su Area 51 erano ricorrenti da anni, e che anche lui aveva raccolto direttamente indizi in senso positivo.

Riuscì a contattare almeno quattro altri informatori fra i quali addetti alla sicurezza della base, che avrebbero fatto parziali ammissioni, anche sulla presenza di un velivolo discoidale ad Area 51. Un professionista di Las Vegas gli disse che, mentre lavorava li', vide atterrare un disco, e che perciò fu tenuto per parecchie ore sotto interrogatorio. Un controllore di volo addetto ai radar della base aerea di Nellis, invece, gli raccontò di oggetti che volavano sulle Groom Mountains a oltre i 1.000 km/h.

Un portavoce della base di Nellis, infine, ha confermato a Knapp l'esistenza di un'installazione interna denominata S-4, ma si è rifiutato di dare ulteriori dettagli in merito.Uno dei problemi con Bob Lazar è che é sempre stato stranamente difficile reperire tracce del suo background di specializzazioni universitarie e di impieghi qualificati.

Tuttavia, la dichiarazione dei redditi del 1989, che Lazar ha esibito, cita un lavoro retribuito, svolto quell'anno in Nevada per i servizi segreti della Marina. Il modello contiene anche il numero di identificazione di Lazar, comprensivo della sigla «MAJ», che il fisico sostiene di aver avuto quando lavorava ad S-4. L'ufologo Bill Moore, che avversa Lazar, ha avanzato però seri dubbi sull'autenticità di tale dichiarazione. D'altro canto, Lazar é una persona la cui credibilità si presta senz'altro ad essere discussa.

Nel 1990, infatti, é stato condannato ad una pena detentiva (sospesa) per aver partecipato alla gestione di una casa di tolleranza a Las Vegas. Lazar ha anche ammesso a mezza bocca di aver intravisto, dentro S-4, due uomini in camice bianco discutere con «qualcuno di piccolo, dalle lunghe braccia», ma si è rifiutato di sostenere che poteva trattarsi di un alieno.

Fra i 120 documenti che egli avrebbe potuto leggere, vi sarebbero stati quelli concernenti i progetti «Galileo» (attività di volo con i dischi volanti), «Looking Glass» (studi sulla possibilità di vedere il passato) «Siderick» (su potentissime armi a raggi) e uno riguardante l'origine dell'umanità, che sarebbe nata grazie ad esperimenti genetici degli alieni, che peraltro avrebbero «programmato» anche la venuta di Gesù sulla Terra! Nel 1979, alieni presenti nella base avrebbero avuto uno scontro a fuoco con il personale. Poi, nell'aprile 1987, in un incidente avvenuto ad Area 51, erano morti almeno due addetti. Lazar sarebbe stato chiamato a sostituire uno di costoro.

ALTRE TESTIMONIANZE

Lo scienziato Chuck Clark, sottolineò che l’Area 51 sarebbe una sorta di “groviera”, nel senso che una rete di tunnel sotterranei, con relativi hangar, si celerebbe al di sotto del lago disseccato e di tutta la base; il che è tutt’altro che improbabile. Inoltre il personale, una volta entrato nell’”area riservata”, vi sarebbe trasportato all’interno di mezzi privi di finestrini. Bill Uhouse, ingegnere all’interno dell’Area 51, disse che a “dreamland” si realizzano e si sperimentano “nuovi mezzi” desunti da tecnologia non terrestre. Gli aerei della generazione “Stealth”sono solo la punta dell’iceberg che si cela sotto le installazioni del lago dissecato.

Le strumentazioni al quarzo, è una tecnologia importata ovvero riflessa. Gli alieni sono già stati ospiti nell’Area 51 soprattutto come istruttori... Il fisico Paul Bennewitz e gli ex agenti dei servizi segreti americani William Cooper, John Lear e Virgil Armstrong, sostengono addirittura che il Governo americano accetterebbe da tempo sugli USA, un “protettorato” da parte degli extraterrestri; il tutto all’oscuro e alle spalle dei popoli della Terra, pur di mantenere il proprio ruolo di preminenza locale, a livello di una strategia planetaria.

L'Archivio Akashico - La CPU di DIO

$
0
0
Il testo seguente è un'estratto dalla versione originale del libro: "I resoconti akashici – il libro della vita", di Edgar Cayce, Kevin J. Todeschi, Edizioni Alaya

L'Archivio Akashico o “Il libro della vita” può essere considerato l'equivalente di un super-computer dell'universo. È questo computer che funge da memoria centrale di tutte le informazioni di ogni individuo che abbia mai vissuto sulla terra. Forse la più completa fonte di informazioni sull'Archivio Akashico viene dall'opera chiaroveggente di Edgar Cayce.

Non è esagerato affermare che il computer ha trasformato (e sta ancora trasformando) il pianeta intero. Che si tratti della tecnologia, dei trasporti, della comunicazione, dell'educazione o dell'intrattenimento, l'era del computer ha rivoluzionato il globo e i modi in cui comunichiamo e interagiamo tra noi. Nessun settore della società moderna è stato risparmiato.

La quantità di informazioni immagazzinata nella memoria dei computer e presente ogni giorno nella “strada maestra” di Internet è incalcolabile. Tuttavia, questo vasto complesso di sistemi computerizzati e database collettivi non è ancora in grado di avvicinarsi alla potenza, la memoria o l'onnisciente capacità di registrazione dell'Archivio Akashico.

Per semplificare le cose, l'Archivio Akashico o “Il libro della vita” può essere considerato l'equivalente di un super-computer dell'universo. È questo computer che funge da memoria centrale di tutte le informazioni di ogni individuo che abbia mai vissuto sulla Terra. Più che un semplice contenitore di eventi, l'Archivio Akashico contiene ogni azione, parola, sentimento, pensiero e intenzione che sia mai avvenuto in qualsiasi momento della storia mondiale. Al contrario di un semplice magazzino di memoria, questo Archivio Akashico è interattivo, poiché esercita una grandissima influenza sulla nostra vita di ogni giorno, le relazioni, i sentimenti, i sistemi di credenze e le realtà potenziali che attiriamo su di noi ...



L'Archivio Akashico contiene l'intera storia di ogni anima, sin dall'alba della Creazione. Questo archivio ci connette tutti gli uni agli altri, e contiene ogni simbolo archetipo o racconto mitologico che abbia mai influenzato profondamente il comportamento e le esperienze dell'uomo.

L'archivio Akashico ispira i sogni e le invenzioni, provoca l'attrazione o la repulsione tra gli esseri umani, modella e foggia i livelli della consapevolezza umana, costituisce una porzione della Mente Divina, è il giudice e la giuria imparziali che cercano di guidare, educare e trasformare ogni individuo per farlo evolvere al meglio delle sue possibilità, e infine incarna una matrice fluida e sempre mutevole di futuri possibili che diventano attuali quando noi esseri umani interagiamo e impariamo dai dati che si sono già accumulati.


Informazioni su questo Archivio Akashico – questo Libro della Vita – si possono trovare nel folklore, nei miti e in tutto l'Antico e Nuovo Testamento. Sono rintracciabili nelle popolazioni semitiche, negli Arabi, gli Assiri, i Fenici, i Babilonesi e gli Ebrei. In ognuna di queste popolazioni esisteva la credenza nell'esistenza di una sorta di tavole celesti contenenti la storia del genere umano e ogni tipo di nozione spirituale.

Nelle Scritture, il primo riferimento a un libro ultraterreno si trova in Esodo 32:33. Dopo che gli Israeliti avevano commesso un peccato gravissimo adorando il vitello d'oro, fu Mosè a intercedere per loro, giungendo a offrire la propria totale responsabilità e la cancellazione del proprio nome “dal tuo libro che hai scritto” a espiazione delle loro azioni. In seguito, nell'Antico Testamento, apprendiamo che non esiste nulla di un individuo che non sia riportato in questo stesso libro. Nel Salmo 139, Davide accenna al fatto che Dio ha scritto tutti i dettagli della sua vita, incluso ciò che è imperfetto e le azioni ancora da svolgere.

Per molte persone, questo Libro della Vita è semplicemente un'immagine simbolica di coloro che sono destinati al paradiso; le sue radici sono gli archivi genealogici o forse i primi censimenti. La religione tradizionale suggerisce che questo libro – in forma letterale o simbolica – contiene i nomi di tutti coloro che sono degni di salvezza. Il Libro va aperto in relazione al giudizio divino (Dan. 7:10, Rev. 20:12). Nel Nuovo Testamento, i redenti dal Cristo sono contenuti nel Libro (Filippesi 4), mentre coloro che non si trovano nel Libro della Vita non entreranno nel Regno dei Cieli.

Come interessante corollario, nel mondo antico il nome di una persona era un simbolo della sua esistenza. Secondo Sir James Thomas Frazer, autore di The Golden Bough – una delle opere più esaurienti sulla mitologia mondiale – tra il nome e l'esistenza di una persona esisteva un legame tale che “era possibile compiere riti magici su un uomo indifferentemente attraverso il suo nome, i suoi capelli, le sue unghie o qualsiasi altra parte materiale della sua persona”. Nell'antico Egitto, cancellare un nome da un registro equivaleva addirittura a eliminare il fatto che una persona fosse mai esistita.

Più vicino ai giorni nostri, molte informazioni sull'Archivio Akashico sono state fornite da stimati medium e mistici contemporanei, ovvero individui la cui percezione si estendeva in qualche modo oltre i limiti delle tre dimensioni. Secondo H. P. Blavatsky (1831-1891), un'immigrata russa mistica e fondatrice della Società Teosofica, l'Archivio Akashico è molto di più che un semplice elenco statico di dati che un sensitivo può raccogliere qui e là; piuttosto, l'Archivio esercita un'influenza continua e creativa sul presente:

Akasha è uno dei principi cosmici e un soggetto plastico, creativo nella sua natura fisica, immutabile nei suoi principi più elevati. È la quintessenza di tutte le possibili forme di energia, materiale, psichica o spirituale; inoltre, contiene in sé i germi della creazione universale, che fiorisce sotto l'impulso dello Spirito Divino.

Rudolf Steiner (1861-1925), il filosofo, pedagogista e fondatore della Società Antroposofica nato in Austria, possedeva la capacità di ricevere informazioni da oltre il mondo materiale: un “mondo spirituale” che per lui era tanto reale quanto per gli altri lo era il mondo fisico. Steiner affermava che la capacità di percepire questo altro mondo poteva essere sviluppata, rendendo un individuo capace di scorgere eventi e informazioni in tutto e per tutto concreti come quelli presenti:
“…l'uomo è in grado di penetrare alle origini eterne delle cose che svaniscono con il tempo. In questo modo, egli amplia la sua facoltà cognitiva se, per quel che riguarda la conoscenza del passato, non si limita alle evidenze esteriori. Poi egli può vedere negli eventi non percepibili ai sensi, quella parte che il tempo non è in grado di distruggere. Egli passa dalla storia transitoria a quella non-transitoria. È un fatto che questa storia sia scritta in caratteri diversi rispetto a quella ordinaria. Nella gnosi e nella teosofia viene chiamata la “Cronaca Akashica”… Al non iniziato, che non è ancora in grado di fare l'esperienza di un mondo spirituale separato, è facile che l'iniziato sembri un visionario, se non qualcosa di peggio. Chi ha acquisito la capacità di percepire il mondo spirituale arriva a conoscere gli eventi passati nel loro carattere eterno. Questi ultimi non stanno di fronte a lui come la morta testimonianza della storia, bensì appaiono pieni di vita. In un certo senso, ciò che è avvenuto ha luogo davanti a lui.”

Per quanto riguarda le intuizioni moderne, forse la più completa fonte di informazioni sull'Archivio Akashico viene dall'opera chiaroveggente di Edgar Cayce (1877-1945), mistico cristiano e fondatore della A.R.E. Per trentatré anni della sua vita adulta, Edgar Cayce possedette la capacità soprannaturale di sdraiarsi su un lettino, chiudere gli occhi, unire le mani sullo stomaco ed entrare in una sorta di stato alterato in cui aveva accesso praticamente a qualsiasi tipo di informazione. L'accuratezza dell'opera telepatica di Cayce è dimostrata da circa una dozzina di biografie e da centinaia di libri che analizzano vari aspetti delle informazioni e delle migliaia di argomenti da lui discussi.

Quando era interrogato sulle fonti delle sue informazioni, Cayce rispondeva che erano essenzialmente due. La prima era la mente subconscia dell'individuo cui stava dando la “lettura”, la seconda era l'Archivio Akashico.

Più spesso, quando dava una lettura sulla storia dell'anima di una persona o sulla sua dimora individuale nello spazio e nel tempo, Cayce cominciava con un'affermazione del tipo: “Sì, abbiamo di fronte a noi l'archivio dell'entità adesso conosciuta o chiamata…”. Discutendo il processo mediante il quale accedeva a questi archivi, Edgar Cayce descrisse la sua esperienza come segue:
“Vedo me stesso come un piccolo punto fuori dal corpo fisico, che giace inerte davanti a me. Mi sento oppresso dall'oscurità e provo una solitudine terribile. Sono consapevole di un fascio bianco di luce. Da piccolo punto che sono, mi dirigo verso l'alto seguendo la luce, sapendo che devo seguirla, altrimenti sarò perduto.
Man mano che percorro questo cammino di luce, divento gradualmente consapevole di vari livelli sopra i quali c'è movimento. Sopra il primo livello esistono forme indistinte e orribili, figure grottesche come quelle che si vedono negli incubi. Andando avanti, cominciano ad apparire da entrambi i lati figure deformi di esseri umani con alcune parti del corpo ingrandite. Di nuovo, avviene un cambiamento e divento consapevole di figure grigie incappucciate che si muovono verso il basso. Gradualmente, il loro colore si fa più chiaro. Poi, la direzione cambia e queste figure si muovono verso l'alto, mentre il colore delle loro tuniche si schiarisce rapidamente. In seguito, cominciano ad apparire da entrambi i lati profili indistinti di case, muri, alberi ecc., ma ogni cosa è priva di movimento. Andando avanti, appaiono quelle che sembrano normali città, con più luce e movimento. Quando quest'ultimo aumenta, divento consapevole dei suoni: inizialmente strepiti confusi, poi odo musiche, risate e canti di uccelli. C'è sempre più luce, i colori diventano bellissimi e si sente il suono di una musica meravigliosa. Le case restano indietro, davanti c'è solo un insieme di suoni e colori. Improvvisamente mi imbatto in un archivio. Si tratta di una sala senza muri né soffitto, ma sono consapevole di vedere un uomo anziano che mi porge un grande libro, una documentazione dell'individuo per il quale sto cercando informazioni”. Lettura 294-19 (Trascrizione).

Una volta presa in mano la documentazione, Cayce aveva la capacità di selezionare le informazioni più utili per l'individuo in quel momento della sua vita. Frequentemente, una lettura poteva lasciare capire che era stata fornita solo una selezione del materiale disponibile, ma che all'individuo venivano date le cose “più utili e promettenti”. Intuizioni aggiuntive erano spesso fornite in letture successive, dopo che l'individuo aveva cercato di lavorare e mettere in pratica le informazioni già ricevute.

Forse per alludere al fatto che l'Archivio Akashico non era semplicemente una trascrizione del passato, ma includeva il presente, il futuro e alcune possibilità, nella lettura 304-5 Cayce fece una curiosa dichiarazione introduttiva. Discutendo del Libro della Vita, egli affermò che era “L'archivio di Dio, di te, della tua anima interiore e della conoscenza di essa” (281-33). In un'altra occasione (2533-8), fu chiesto a Cayce di spiegare la differenza tra il Libro della Vita e l'Archivio Akashico:

“Domanda: [Cosa si intende con] il Libro della Vita?
Risposta: L'archivio che l'entità stessa scrive pazientemente sopra la matassa del tempo e dello spazio. Esso viene aperto quando il sé è sintonizzato con l'infinito, e può essere letto da coloro che si stanno armonizzando con tale consapevolezza…
D: Il libro dei Ricordi di Dio?
R: Questo è il Libro della Vita.
D: L'Archivio Akashico?
R: Quelli creati dall'individuo, come appena indicato.
Lettura 2533-8

Le letture di Edgar Cayce suggeriscono che tutti noi scriviamo la storia della nostra vita tramite i nostri pensieri, le nostre azioni e la nostra interazione con il resto della Creazione. Queste informazioni hanno un effetto su di noi nel qui e ora. Di fatto, l'Archivio Akashico ha un tale impatto sulle nostre vite e le potenzialità che attiriamo su di noi, che qualsiasi indagine su di esso non può fare a meno di darci intuizioni sulla natura di noi stessi e della nostra relazione con l'universo.


Ci sono molte più cose nella nostra vita, nella nostra storia e nella nostra influenza individuale sul domani di quante, forse, abbiamo mai avuto il coraggio di immaginare. Avendo accesso alle informazioni dell'Archivio Akashico, il database dell'universo, molte cose potrebbero esserci rivelate. Il mondo, così come lo abbiamo collettivamente percepito, non è che una pallida ombra della realtà.

Nel tempo e nello spazio sono scritti i pensieri, le azioni, le attività di un'entità: nella loro relazione all'ambiente, alla sua influenza ereditaria; e nel loro essere guidati, ovvero diretti dal giudizio o in accordo a ciò che l'entità ritiene ideale. Per questo, come spesso è stato definito, l'archivio è il libro dei ricordi di Dio; e ogni entità, ogni anima… Riguardo le sue attività quotidiane, ne compie alcune bene, altre male e altre ancora in modo neutro, a seconda dell'applicazione del sé dell'entità a quella che è la maniera ideale di utilizzare il tempo, l'opportunità e l'espressione di ciò per cui ogni anima entra in una manifestazione materiale.

L'interpretazione, come è stata formulata qui, viene data con il desiderio e la speranza che, nel rivelare questo all'entità, l'esperienza possa essere utile e promettente.- Edgar Cayce, lettura 1650-1

Sì, abbiamo il corpo qui, e la documentazione come è stata prodotta e come potrebbe essere prodotta con l'esercizio della volontà, e la condizione – così come è stata creata – che prescinde dall'influenza o gli effetti della volontà. Abbiamo condizioni che potrebbero essere state, che sono e che potrebbero essere. Non mischiate le tre, e non incrociate i loro intenti. - Lettura 340-5

Il Libro della Vita – o l'Archivio Akashico – è il magazzino di tutte le informazioni riguardanti ogni individuo mai vissuto sulla Terra: esso contiene ogni parola, azione, sentimento, pensiero e intenzione mai avvenuti. Apprendi in che modo hai il controllo del tuo destino e come puoi utilizzare il tuo archivio – le tue vite passate, le tue esperienze presenti e il tuo futuro non ancora dischiuso – per creare la vita che desideri.

“Akasha”, che in sanscrito significa etere o spazio, è il primo dei cinque elementi base dell’intero universo, il vuoto che permette agli altri di esistere e di manifestarsi.

Akasha è l'onnipresente esistenza che pervade tutto. L’akasha diviene il sole, la terra, la luna, le stelle, l’aria, i liquidi ed i solidi; forma il corpo umano e degli animali, le piante, ogni forma che vediamo, tutto ciò che cade sotto i nostri sensi, tutto ciò che esiste. 

L'akasha non può essere percepito perché va al di là d’ogni ordinaria percezione; si può vedere e toccare soltanto quando si condensa e prende una forma.

Grandi sensitivi e veggenti come Edgar Cayce, Madame Blavatsky, Alice Bailey e Rudolf Steiner, per menzionare alcuni nomi, hanno saputo accedere alle memorie almiche dell’Essere Umano, ed alla memoria dell’Anima Planetaria, apportando informazione attraverso i loro libri e scritti.


Trovate nuove Città Maya

$
0
0
Una porta a bocca di mostro, templi piramidali in rovina e resti di un palazzo sono emersi dalla giungla messicana, quando gli archeologi hanno portato alla luce due antiche città maya. Situate nella parte sud-orientale dello stato messicano di Campeche, nel cuore della penisola dello Yucatan, le città erano nascoste nella fitta vegetazione e difficilmente accessibili.


"Le fotografie aeree ci hanno aiutato a localizzare i siti," ha detto il capo della spedizione Ivan Sprajc, del Centro di Ricerca dell'Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti (ZRC Sazu). Sprajc e il suo team hanno scoperto gli imponenti resti esplorando ulteriormente la zona intorno a Chactun, una grande città Maya scoperta dall'archeologo sloveno nel 2013.

Nessun altro sito è stato finora localizzato in questa zona, che si estende su circa 3000 chilometri quadrati, tra le cosiddette regioni di Rio Bec e Chenes, entrambi noti per i loro caratteristici stili architettonici modellati durante i periodi Tardo Classico, tra il 600 e il 1000 d.C. Una delle città scoperte presenta una straordinaria facciata con un ingresso che rappresenta le fauci spalancate di un mostro della terra.

Il sito è stato effettivamente visitato nel 1970 dall'archeologo americano Eric Von Euw, che ha documentato la facciata e gli altri monumenti di pietra con disegni ancora inediti. Tuttavia, la posizione esatta della città, indicata come Lagunita da Von Euw, è andata perduta. Tutti i tentativi di ritrovamento non sono riusciti.

"Le informazioni su Lagunita erano vaghe e del tutto inutili," ha dichiarato Sprajc a Discovery News. "Nella giungla si può essere anche a soli 600 metri da un sito di grandi dimensioni e non avere nemmeno il sospetto che potrebbe essere lì; piccoli tumuli sono presenti in tutta la zona, ma ti danno la minima idea di dove possa trovarsi un centro urbano", ha aggiunto.


Lagunita è stata identificata solo dopo che gli archeologi hanno confrontato la facciata ritrovata e i monumenti con disegni di Von Euw. La facciata con bocca di mostro si è rivelata essere uno degli esempi meglio conservati di questo tipo di porte, che sono comuni nello stile architettonico Tardo Classico del Rio Bec, nella regione vicina al sud.

"Rappresenta una divinità Maya della terra in relazione con la fertilità. Questi portali simboleggiano l'ingresso di una grotta e, in generale, al mondo sotterraneo acquoso, luogo di origine mitologica del mais e dimora degli antenati", ha detto Sprajc.

Trovati anche resti di una serie di imponenti edifici simili a palazzi disposti intorno a quattro grandi piazze. Un campo per il gioco della palla e una piramide tempio alta quasi 20 metri, 10 stele scolpite e tre altari con rilievi ben conservati e iscrizioni geroglifiche.

Secondo la lettura preliminare di Octavio Esparza Olguin epigrafista presso l'Università Nazionale Autonoma del Messico, una delle stele è stata incisa il 29 novembre 711 d.C. da un "signore di 4 k'atuns (periodi di 20 anni)."

Purtroppo, il testo rimanente, che includeva il nome del sovrano e, forse, di sua moglie, è fortemente eroso.

"A giudicare dalle grandi opere architettoniche e dai monumenti con iscrizioni, Lagunita deve essere stata la sede di un relativamente potente sistema politico, anche se la natura del suo rapporto con il grande Chactun, situato a circa 10 chilometri a nord, rimane poco chiaro", ha detto Esparza Olguin.

Ugualmente imponente era l'altra città dissotterrata da Sprajc. In precedenza sconosciuta, la città è stata nominata Tamchen, che significa "pozzo profondo" in Maya Yucateco. Infatti, più di 30 chultuns sono stati trovati presso il sito. Si tratta di camere sotterranee a forma di bottiglia, in gran parte destinati alla raccolta delle acque piovane. "Molti chultuns erano insolitamente profondi, scendendo fino a 13 metri", ha detto Sprajc.


Come in Lagunita, le piazze erano circondate da edifici di grandi dimensioni. Questi includono i resti di un'acropoli con un cortile e tre templi sui lati. Sono stati portati alla luce anche un tempio piramide con un santuario piuttosto ben conservato sulla parte superiore, una stele e un altare alla sua base.

Tamchen sembra essere stata contemporanea a Lagunita, anche se ci sono prove per la storia del suo insediamento che risalgono al Tardo Preclassico, tra il 300 a.C. e il 250 d.C.


"Entrambe le città aprono nuove questioni circa la diversità della cultura Maya, il ruolo di quella zona in gran parte inesplorata nella storia della pianura Maya, e le sue relazioni con le altre comunità politiche", ha detto Sprajc.

L'Armata delle Tenebre

$
0
0
Lo scenario internazionale si sta incendiando. Si accendono sempre nuovi focolai. Non appena le fiamme di un conflitto cominciano a languire, ecco che divampano in un’altra regione. Il governo occulto fomenta odi e divisioni, con la solita strategia del divide et impera. Si pensi soprattutto alla temibile avanzata dell’I.S.I.S. in Medio Oriente, lo strano califfato, miscuglio di mercenari, di Sunniti wahabiti, di provocatori occidentali. Chi ha armato e finanziato l’I.S.I.S.? Soprattutto l’Arabia saudita (i Sauditi aderiscono al credo dei wahabiti) e l’Impero di U.S.A.tana che ora sembra li voglia combattere. 


Molti si chiedono se la situazione sia sfuggita al controllo degli Stati Uniti e dei loro alleati o se il caos, le innominabili violenze e le immani distruzioni non siano comunque il presupposto di una guerra su scala globale che veda, come auspicavano i mefistofelici Pike e Mazzini, un aspro scontro tra mondo musulmano (o sedicente tale) e sionismo. 

Propendiamo per la seconda interpretazione. Il pianeta non è multipolare, se non all’apparenza ma monopolare: il regista è unico, anche se il film si gira in differenti set. D’altronde come si potrebbero considerare gli Stati Uniti la nazione che vuole dominare il globo, mentre qualcuno infierisce contro la sua economia e la sua stessa popolazione? Si ricordi, a titolo di esempio, che la California è destinata nell’arco di un paio d’anni a restare senz’acqua, a causa della geoingegneria clandestina ed intestina. E’ un po’ come quando il sistema immunitario aggredisce sé stesso. 

Quello che interessa alla feccia mondialista è promuovere disordine e sovvertimento. Che momentaneamente sia una fazione o l’altra (Wahabiti o Israele) a prevalere poco importa.

In questo quadro si comprende pure che i governi nazionali diretti da poteri nascosti presumibilmente agiscono ed agiranno affinché il contagio dell’Ebola si propaghi sempre più, nonostante le dichiarazioni in senso contrario. L’immigrazione selvaggia di questi anni è lo stratagemma per diffondere epidemie e pericolosi vaccini, per innestare criminalità e tensioni sociali. E’ l’escamotage per disintegrare dall’esterno le società occidentali, mentre dall’interno i consorzi umani sono disgregati, favorendo un inesorabile declino produttivo e la degenerazione etica. Di conserva l’ambiente è depauperato e distrutto in ogni dove. 

Sbaglia chi vede nei “politici” solo degli incompetenti: essi sono dei diligentissimi esecutori, degli abili prestigiatori. Mentre, infatti, i ciarlatani fingono di adoperarsi per la risoluzione dei problemi, li creano e li inaspriscono, attuando un progetto, architettato da pazzi, di cui non comprendono quasi nulla. Fondamentali sono i privilegi e la notorietà che sono garantiti alle classi “dirigenti” da chi li manovra. Per svolgere il loro compito di sicari, i “politici” sono perfetti. Purtroppo quasi tutti scambiano i sicari per i mandanti, con il risultato di accanirsi contro gli sgherri, come un gatto che rincorre e tenta di acciuffare un topolino finto. 

Pare che nessuno sia in grado di ostacolare o di sventare i mortali piani della cricca, mentre si profilano all’orizzonte i cavalieri dell’Apocalisse. 

Un Universo "Cerebrale"

$
0
0
In uno studio pubblicato sulla rivista Nature’s Scientific Reports, alcuni scienziati hanno osservato che l’espansione dell’Universo ha alcune caratteristiche molto simili a quelle riscontrabili nella crescita e nello sviluppo del cervello.


Il nostro Universo cresce! O meglio, per dirla in linguaggio “cosmologico”, è un Universo che si “espande”.

Il primo a rendersi conto di questo fenomeno che interessa l’intero Cosmo è stato Edwin Hubble, il quale, grazie alle sue osservazioni, notò che le galassie tendevano ad allontanarsi le une dalle altre.

Le intuizioni di Hubble portarono una vera e propria rivoluzione copernicana nella cosmologia poiché fino a quel momento si credeva che il nostro fosse un “universo stazionario”.

In un articolo comparso sulla rivista Nature’s Scientific Reports, si apprende di alcuni scienziati hanno che programmato una simulazione al computer dell’Universo, dal quale emergerebbe che l’espansione dell’Universo ha alcune caratteristiche molto simili a quelle riscontrabili nella crescita e nello sviluppo del cervello.

Alcune leggi fondamentali, ancora sconosciute alla fisica teorica, governerebbero allo stesso modo la crescita di sistemi piccoli e grandi, come possono essere un cervello o un intero universo.

E non solo! Queste leggi sconosciute sembrano comparire anche nello sviluppo e crescita di reti reali come quelle sociali o la stessa Internet: “Le dinamiche che governano la crescita naturale sono le stesse per le reti sociali, il cervello e l’Universo”, spiega il co-autore Dmitri Krioukov, fisico presso la University of California di San Diego ... 


“Lo studio suggerisce che esisterebbe un’unica legge basilare della natura che governa lo sviluppo delle reti”, aggiunge il fisico Kevin Bassler dell’Università di Houston. “A prima vista, sembrano sistemi molto diversi tra loro. Allora la domanda a questo punto è: possiamo sviluppare la descrizione matematica di questa legge che governa lo sviluppo delle reti reali? Il contributo di questa ricerca è molto importante”, conclude Bassler.

In verità, già in alcuni studi precedenti è stato dimostrato che i circuiti cerebrali e Internet si sviluppano secondo una dinamica molto simile.

Nonostante questa somiglianza funzionale, però, nessuno era stato in grado di individuare un’equazione in grado di prevedere perfettamente come le reti neurali, le reti informatiche o i social network crescano nel tempo.

Utilizzando le equazioni della Relatività di Einstein, che descrivono come la materia deforma il tessuto dello spazio-tempo, i fisici possono ripercorrere a ritroso lo sviluppo dell’Universo, fino a circa 14 miliardi di anni fa, all’epoca del Big Bang, così da poter osservare come si sia espanso il cosmo da allora fino ad oggi.

Partendo da questa consapevolezza, la squadra di Krioukov si è chiesta se l’osservazione accelerata dello sviluppo dell’Universo potesse aiutare ad approfondire la comprensione delle dinamiche che guidano le reti sociali e i circuiti cerebrali.

Il team ha creato una simulazione al computer, frammentando l’Universo primordiale fin nelle sue più piccole componenti sub-atomiche. Nella simulazione, questi quanti-frammenti sono stati collegati tra loro in un una rete di relazioni causale. Una volta avviata la simulazione, il suo sviluppo ha aggiunto sempre più spazio-tempo alla storia dell’Universo, così come la “connessione di rete” tra la materia che componeva le galassie.

Quando il team ha confrontato la storia dell’Universo con il modello di crescita dei social network e dei circuiti cerebrali, si è reso conto che entrambi le reti si espandono in modo simile: le unità sviluppano collegamenti equilibrati sia con nodi simili, sia con quelli che già avevano molte connessioni.

er esempio, un amante dei gatti che naviga su internet, può connettersi a siti web che trattano specificamente di gatti, ma anche a mega-siti come Google o Yahoo. Allo stesso modo, le cellule del cervello si connettono sia con quelle a loro più vicine, cosi come a quelle che hanno sviluppato già numerosi collegamenti con altre cellule cerebrali.


“La somiglianza inquietante tra le micro-reti e le macro-reti è inquietante, ed è improbabile che si tratti di una semplice coincidenza”, continua Krioukov. “Per un fisico, questo è un segnale immediato che c’è ancora qualcosa che non riusciamo a comprendere sul funzionamento della natura. Dobbiamo prendere atto che esiste una legge che governa lo sviluppo sia dei più piccoli sistemi, come le cellule celebrali, sia dei più grandi sistemi come le galassie.

Questa nuova ricerca sembra confermare un altro dato che accosta il nostro Universo ad un cervello. Secondo la neuroscienza, il numero delle cellule nervose che compone il nostro cervello è circa lo stesso del numero delle stelle presenti nell’Universo (miliardi di miliardi).

Oggi scopriamo che l’Universo si sviluppa allo stesso modo di un cervello… sorge una suggestione intrigante: e se l’Universo fosse la grande mente dell’Architetto del quale, noi esseri umani, siamo il pensiero più complesso?

ISIS - Lo Spauracchio dell'Occidente

$
0
0
In questi giorni sono sotto gli occhi di tutti gli orrori e le barbarie causate dallo Stato Islamico contro le minoranze degli Yazidi e dei Curdi. Il presidente Obama ha autorizzato recentemente dei raid contro i guerriglieri islamici ma a quanto pare senza alcun risultato considerevole. Ora questi si apprestano ad assaltare Baghdad, la capitale dell’Iraq e si avvicinano sempre più ad Erbil, importante città del Kurdistan iracheno; in molti temono enormi massacri. 


Inoltre l’ISIS attualmente controlla la frontiera con Libano e Giordania e nei giorni scorsi sono già stati i primi scontri con l’esercito libanese e questo, assieme alla blanda azione occidentale, mi ha fatto venire alcuni dubbi. Ad esempio, come mai l’Occidente non ha esitato a bombardare pesantemente Gheddafi appena questo ha attaccato il suo popolo oppure non ha esitato ad attaccare Saddam Hussein solo sulla presunzione che questo avesse armi chimiche ed invece adesso, con delle milizie terroriste che stanno attaccando lo stato iracheno legittimo, causando massacri e dolore, nessuno muove seriamente un dito? 

Inoltre un altro dubbio mi è venuto quando ho letto che l’ISIS ha iniziato ad attaccare il Libano proprio quando Israele è in guerra con Gaza e rischia un attacco dal nord da parte dei Libanesi, quasi sembra che l’ISIS paradossalmente stia andando in soccorso a Israele in questo caso. Ma detto questo, senza fare dello sterile complottismo, è abbastanza chiaro che l’ISIS non possa essere nato dal nulla senza un forte appoggio politico e finanziario altrimenti sarebbe stato già spazzato via. Ora, noi non sappiamo chi c’è dietro l’ISIS e dire di saperlo senza alcuna prova sarebbe solo fare del complottismo, però possiamo riflettere su chi potrebbe trarne dei vantaggi e quindi ipotizzare la sua mano dietro lo Stato Islamico e il nuovo Califfo. Personalmente mi sono venuti in mente tre entità statali che potrebbero trarre vantaggio dalla barbara espansione del Califfato:

1) Qatar: recentemente gli Emirati Arabi, il Bahrain e l’Arabia Saudita hanno ritirato i propri ambasciatori dal Qatar perché questo ha infranto la clausola di non ingerenza negli affari interni dei paesi arabi, finanziando la Fratellanza Musulmana, Hamas, i jihadisti dell’ISIS e le milizie islamiche in Libia. Quindi abbiamo già il primo sospettato, un paese arabo ricchissimo direttamente finanziatore dell’estremismo islamico. Stando alle dichiarazioni dei jihadisti, i prossimi obiettivi dell’ISIS sono Giordania ed Arabia Saudita; possiamo quindi ipotizzare che il piccolo emirato si voglia sbarazzare degli ingombranti vicini per ricreare un vero e forte califfato, dove la guida potrebbe essere in seguito presa proprio dallo stesso Qatar. Quest’ultimo ha inoltre giocato un’ottima partita anche sul lato mediatico avendo costruito il più grosso network di informazione del mondo islamico, cioè Al-Jaazera.

2) Israele: i complottisti accusano Israele di ogni cosa, noi lo mettiamo tra i sospettati, non per partito preso ma cercando di analizzare gli obiettivi di Israele. Oggi al governo di Israele ci sono i partiti più estremisti e nazionalisti e il sogno di questi movimenti è ricostruire la Grande Israele biblica, uno stato che andrebbe dal Sinai Egiziano, passando per la Giordania, il nord dell’Arabia Saudita, il Libano, parte dell’Iraq e della Siria. Caso strano l’Egitto è nel caos, Iraq e Siria sono sotto la conquista dei jihadisti islamici, Giordania, Libano e Arabia Saudita sono nel loro mirino. 

Quindi, mettetevi nei panni di Israele, se il vostro sogno è rifare la Grande Israele, potreste rifarla direttamente attaccando questi paesi? Chiaro che no, verreste condannati e isolati dalla comunità internazionale e attaccati dagli altri paesi islamici, quindi perché non finanziare proprio una formazione estremista islamica e farla combattere al posto vostro? 

Una volta che questi barbari avranno conquistato tutti questi paesi e magari dopo averli fatti infiltrare tra le file di Hamas e in Egitto, basterà far lanciare su Israele qualche attacco e Israele avrebbe il sostegno e l’approvazione dell’opinione pubblica mondiale nel far la guerra ai sanguinosi macellai dello Stato Islamico e potrebbe tranquillamente spazzarli via e occupare il territorio della Grande Israele. Ovviamente questa è solo un’ipotesi e ci vorranno anni per capire se è vera oppure no, ma è necessario monitorarla.

3) Stati Uniti: tutte le persone che si informano su internet sicuramente sanno che ci sia l’accusa da parte di certi ambienti della controinformazione nei confronti degli Stati Uniti, che avrebbero in realtà favorito gli attentati dell’11 settembre per aver la scusa a iniziare nuove guerre. Noi non sappiamo se questo sia vero oppure no, ma non escludiamo a priori nessuna possibilità. 

Ma tornando ad oggi, perché l’espansione dell’ISIS servirebbe agli USA? A nostro avviso, il motivo principale potrebbe essere il petrolio ma non per possederlo ma proprio per bloccarne gran parte della produzione. L’Iraq è già un gran produttore di greggio e le recenti guerre hanno praticamente dimezzato la sua capacità estrattiva. Se Arabia Saudita, Iran ed Emirati verranno poi attaccati dall’ISIS, ci potrebbe essere proprio uno shock energetico, gli USA sono già autosufficienti e potrebbero vendere il proprio petrolio in Europa, azzoppando i principali avversari.

Chi veramente sia il principale sostenitore dell’ISIS noi non possiamo saperlo ma alla luce di queste considerazioni possiamo monitorare gli avvenimenti futuri per capire i veri scopi dei finanziatori di questi terroristi. 

Non è da escludere che questi tre stati siano tutti sostenitori dell’ISIS, dato che i loro scopi possono anche coincidere, una Grande Israele circondata da un grande Califfato che favorisce il greggio americano e ostacola se non proprio combatte Russia e Cina. 

Un ricchissimo e forte Califfato Islamico potrebbe far la guerra a Russia e Cina al posto degli Stati Uniti (ricordiamoci che i Russi hanno già in casa i Ceceni e i Cinesi hanno gli Uiguri) e perché no, anche l’Europa amica-nemica degli USA potrebbe essere un bersaglio.

Cees Hamelink e la sua "Lettera a Putin"

$
0
0
Riproponiamo di seguito il testo di una missiva che un intellettuale olandese ha pensato di redigere e inviare al Presidente della Federazione Russa a seguito degli sviluppi registrati dall'Occidente in merito alla gestione delle principali crisi geopolitiche in atto e controversie che coinvolgono la nazione russa.

Cees Hamelink, l'autore di questa lettera di scuse per le menzogne dell'Occidente, è professore emerito di Comunicazione Internazionale presso l'Università di Amsterdam. Ricopre anche incarichi di professore di gestione delle informazioni e della conoscenza presso l'Università di Aruba e professore di media, religione e cultura presso la Vrije Universiteit di Amsterdam. 

Nel 1975 si laurea presso la Facoltà di Teologia della Università con una tesi "Prospettive per la comunicazione pubblica." Nel 1983 fu nominato professore presso l'Università di Amsterdam, con un incarico speciale di "comunicazione internazionale". Nel 1995 è stato nominato professore ordinario di scienze della comunicazione, specializzata in comunicazione internazionale, presso la stessa università. In seguito nel 2002 è stato nominato professore di media, religione e cultura presso la Vrije Universiteit di Amsterdam. 

Hamelink si occupa del rapporto tra diritti umani, la comunicazione e la globalizzazione. Ha iniziato come ricercatore presso un'organizzazione internazionale a Ginevra e Città del Messico. Insegna e tiene conferenze in diverse università tra cui Stati Uniti, Messico, Cile, Australia, Tanzania, Brasile, Corea del Sud e in quasi tutti i paesi europei. Nel 2007 ha ricevuto il titolo di professore onorario presso l'Università di Queensland in Australia. E' consigliere presso vari governi e le Nazioni Unite. 

Hamelink ha scritto più di diciassette libri sulla comunicazione, cultura e tecnologia. Bestseller come "La tecnologia Gamble", "The Politics of Communication World" e "The Ethics of Cyberspace". Dopo una stagione come commentatore nel programma televisivo "La bugia regna", ha scritto il libro "Regole della menzogna?" 


Egregio Signor Presidente Putin,

a nome di moltissime persone qui in Olanda, La preghiamo di accogliere le nostre scuse per il nostro governo e i nostri media. I fatti relativi al MH17 sono stati deformati per diffamare Lei e il Suo Paese.

Siamo spettatori impotenti nel vedere come le Nazioni Occidentali, condotte dagli USA, accusano la Russia di crimini che loro stessi commettono piu’ che chiunque altro.

Respingiamo i doppi standard usati per la Russia e per l’Occidente. Nelle nostre società, viene richiesta sufficiente evidenza per una condanna. Il modo in cui Lei e il Suo Paese siete stati accusati per “crimini”, senza prove , è deprecabile e spietato.

Ci avete salvato da un conflitto con la Siria che sarebbe cresciuto fino a divenire una Guerra Mondiale. Per l’omicidio di massa di civili siriani innocenti, gasati dai terroristi di ‘Al-Qaeda’, addestrati ed armati dagli USA e pagati dalla Arabia Saudita, è stato imputato Assad. Nel fare questo, l’Occidente ha creduto che la opinione pubblica si sarebbe rivoltata contro Assad, preparando la strada per un attacco alla Siria.

Non molto tempo dopo questo fatto, le forze occidentali hanno fatto crescere, addestrato ed armato una ‘opposizione’ in Ucraina, per preparare un colpo di stato contro il governo legittimo di Kiev. Coloro che hanno operato il putsch sono stati immediatamente riconosciuti dai governi occidentali. Costoro hanno ricevuto stipendi dalle nostre tasse per sostenere il nuovo governo.

La gente della Crimea non si è dimostrata d’accordo con questo e lo ha mostrato in manifestazioni pacifiche. Cecchini anonimi e violenza operata dalle truppe ucraine hanno trasformato queste manifestazioni in richieste di indipendenza da Kiev. Se Lei o meno sostiene questi movimenti separatisti è insignificante, considerato il palese imperialismo dell’Occidente.

La Russia è erroneamente accusata, senza prove né investigazione, di aver fornito sistemi di armi che presumibilmente hanno abbattuto l’MH17. Per questa ragione i governi occidentali affermano di avere il diritto di fare pressione economica sulla Russia.

Noi, cittadini risvegliati d’Occidente, che vediamo le menzogne e le macchinazioni dei nostri Governi, desideriamo offrirle le nostre scuse per ciò che è stato fatto in suo nome.

È sfortunatamente vero che i nostri media hanno perso tutta la loro indipendenza e sono solo dei portavoce dei Poteri in Essere. A causa di questo, la gente d’Occidente tende ad avere una visione distorta della realtà e non è in grado di far render conto i propri politici.

Le nostre speranze sono rivolte alla sua saggezza. Vogliamo la Pace. Vediamo che i Governi d’Occidente non servono i loro popoli ma lavorano verso il Nuovo Ordine Mondiale. La distruzione delle nazioni sovrane e l’uccisione di milioni di innocenti, a costoro paiono un prezzo che vale la pena pagare, per raggiungere il loro obbiettivo.

Noi, popolo d’Olanda, vogliamo Pace e Giustizia e anche per e con la Russia. Speriamo di aver chiarito che il governo olandese parla solo per se stesso. Preghiamo che i nostri sforzi siano di aiuto a sfumare le tensioni crescenti tra le nostre Nazioni.

Cordialmente,

Professore Cees Hamelink

fonte in lingua inglese: macedoniaonline.eu

fonte in lingua originale: ommekeer-nederland.nl

fonte della traduzione italiana: thelivingspirits.net

Breve storia degli Elohìm e fazioni aliene

$
0
0
Voi esseri umani, così come siete ora, non siete il prodotto naturale del pianeta Terra. Voi terrestri siete il prodotto di un progetto che, nella fase iniziale, è stato concepito da un insieme di gruppi diversi di anime o entità aliene. Le anime sono ognuna diversa da un’altra ma, poiché gruppo, esprimono il paradigma di pensiero, di consapevolezza e la finalità propria di quel gruppo.

Gruppi diversi di anime, comporta inserire nella realtà umana e quindi anche nella genetica terrestre, il contributo di paradigmi e retaggi esistenziali diversi tra di loro. Nella fase iniziale quindi, era stabilito che i gruppi di anime, seppure diversi tra di loro, dovevano garantire una compatibilità finalizzata a generare una sintesi delle caratteristiche nell’essere umano. Non dovevano unirsi per procreare, anime dello stesso gruppo (che poco o nulla di nuovo avrebbero generato a livello di sintesi) ma anime compatibili di gruppi diversi che avrebbero generato nella discendenza, l’affermazione delle loro caratteristiche migliori. Purtroppo il progetto iniziale fu alterato da fazioni aliene contrarie (tra queste quella degli Elohìm Annunaki).


LA CRUDELTA’ DI YAHWEH: Quando si parla di Yahwèh, l’attenzione non può non volgersi alla particolare moralità o meglio, amoralità di questa divinità. Nel Pentateuco, troviamo scritto che Yahwèh era una divinità gelosa del suo popolo e, in seguito la religione generata, volle spiegare questa gelosia come forma di amore per il suo popolo. La realtà che emerge considerando la traduzione letterale dei codici ebraici, rende evidente invece che Yahwèh era particolarmente crudele, feroce, amorale e privo di sentimenti umani. Il numero dei morti che produsse mediante le sue armi e mediante il sacrificio del suo popolo ora definitosi ebraico, sono un marchio eterno e indelebile della sua disumanità. 

Occorre però precisare, che anche gli altri Elohìm erano pressoché uguali. Basta considerare come le popolazioni di allora (tutte sottoposte a loro), erano considerate merce sacrificabile per i loro satanici scopi. A conferma di quanto affermato circa la crudeltà degli Elohìm in generale e di Yahwèh in particolare, estrapolo dalla bibbia: Salmi-82/1: Dio si pose nell’assemblea dei divini. In mezzo agli dei giudica e dice: “Fino a quando continuerete a giudicare (gli esseri umani) con ingiustizia e a mostrare parzialità agli stessi malvagi?” Salmi 82/6: “Io stesso ho detto; voi siete dei e, voi tutti siete figli dell’Altissimo”. Riferito al Dio vero, in quanto neanche lui stesso (colui che parla) era il dio vero ma, superiore degli Elohìm e, non parte di quel gruppo sebbene lo giudica. Sicuramente non allineato per quanto riguarda il comportamento da tenersi nei confronti del genere umano e poi continua: “Sicuramente morrete proprio come muoiono gli uomini; e come loro cadrete ecc.." Se vi pare sconcertante ciò che affermo, controllate meglio in una bibbia non troppo edulcorata!.. 


INDIZI DA CONSIDERARE: Nell’immagine sovrastante, la rappresentazione di tre diversi Elohìm. Tutti e tre tengono in mano una sorta di borsa apparentemente uguale, oltre ad un oggetto a forma di pigna, presente anche nella prima immagine dell'articolo e presso il popolo egizio. Il serpente compare nella tradizione Maya, così come presso i Sumeri o il popolo ebraico. Tutto il mondo pare essere legato da un unico filo conduttore. Tutte le tradizioni affermano pressoché le stesse cose, come se esistesse una realtà globale. Le piramidi sono state individuate ovunque. I sacrifici umani e animali furono imposti su tutto il pianeta, fino a quando gli dei se ne vanno. Perché?.: 

LA CACCIATA DEGLI ELOHIìM ANNUNAKI: Prove storiche sostengono che gli dei generarono i semidei. Da costoro nacquero, gli eroi della mitologia e della storia. In seguito, la loro genetica andò perdendosi nel genere umano comune mediante generazioni miste. In base alla mitologia e alla storia di tutto il nostro mondo, si accenna spesso al così detto: Periodo d’oro. Il tempo in cui gli dei vivevano in mezzo agli uomini. In seguito, vi furono cruente guerre tra divinità di fazioni opposte e, ad un certo punto, tutti gli dei scompaiono dalla scena terrestre, siamo nel 67 d.C.. Consideriamo ora, ciò che sostenne lo storico Giuseppe Flavio. Nel capitolo VI del suo lavoro “ Guerra Giudaica”, riporta di due fatti verificatisi che generarono sconcerto presso le popolazioni interessate. 

Nei versetti 289-299 afferma: Su Gerusalemme apparve un astro a forma di spada e una cometa che durò un anno. Nel giorno ottavo del mese di Xanthico (corrispondente al mese della Pasqua ebraica), all’ora nona della notte l’altare e il Tempio sono avvolti da un alone di luce che li illumina come se fosse giorno, per circa trenta minuti. Il pesantissimo portone di bronzo, che veniva  normalmente manovrato da una ventina di uomini, si apre da solo all’ora sesta della notte. L’evento più straordinario però si verifica il giorno ventuno del mese di Artemisio (quello dopo la Pasqua). 

Lo storico Giuseppe Flavio dice che la visione fu talmente miracolosa da essere incredibile, se non fosse stata testimoniata da gran parte della popolazione. Prima del tramonto del Sole “si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole” e alla festa di Pentecoste i sacerdoti che erano entrati nel Tempio per le celebrazioni di rito, sentirono distintamente “una scossa e un colpo” e poi “un insieme di voci che dicevano: “Da questo luogo noi ce ne andiamo”. 

Teniamo presente che dentro il Tempio, stazionava allora l’Arca dell’Alleanza che era una apparecchiatura ricevente e trasmittente (emerge dalla traduzione letterale dei codici originali) che consentiva ai capi sacerdoti di comunicare direttamente con Yahwèh. Non è facile, accettare ciò che affermò Giuseppe Flavio; certo è, che dopo di allora non vi furono più tracce di presenze di divinità tangibili  e permanenti sulla Terra, riconosciuti come Elohìm.  Poco probabile è che Giuseppe Flavio si sia inventato tale cosa. Affermare che gli dei se ne sono andati se poi, ciò si rivelerà falso, toglierebbe unicamente affidabilità a lui in quanto storico. Anche in altre parti del mondo sono stati riportati riferimenti circa la partenza degli dei. 

Nel libro “Cronaca di Akakor” è affermato: La Cronaca di Akakor comincia nell'ora Zero, quando gli Dei ci abbandonarono. A quei tempi Ina, il primo principe degli Ugha Mongulala, decise di far mettere per iscritto tutti gli avvenimenti della vita della nostra gente, “con chiara scrittura e in buona lingua”. I Primi Maestri arrivarono nel 13.000 A.C. Secondo la cronologia dei bianchi, apparvero all'improvviso nel cielo brillanti navi d'oro, e ci rimasero fino al 10.481 A.C. anno della loro partenza. 

Ovviamente la partenza di questi dei, non è la partenza degli Elohìm Annunaki del 67d.c. Questi sono una delle fazioni aliene positive che hanno interagito sulla Terra; mentre quella degli Elohìm Annunaki è negativa. Le fazioni aliene positive hanno generato il “periodo d’oro (spirituale) ” mentre, gli Elohìm Annunaki hanno generato il rastrellamento all’oro in senso materiale. I primi hanno lasciato un buon ricordo e il desiderio nel popolo di rivederli. Andandosene i secondi, hanno alleviato la popolazione dalle loro angherie e dalle loro necessità di sacrifici.

Queste fazioni, facendo partorire donne terrestri unitesi a genetica non parte del progetto iniziale, portarono sulla Terra anime non opportune ovvero, anime le cui caratteristiche di compatibilità, generarono enormi problemi. Troppo grandi le differenze del loro modo d’essere, dei loro paradigmi e delle loro finalità. 

Troppo grande la loro mancanza di morale, di etica, di stati d’animo. Troppo grande il loro desiderio di affermazione individuale. Sono le anime che oggi nel mondo, danno luogo alla realizzazione dell’ideologia satanista.


Nella vostra realtà tangibile, ciò comporta difficoltà d’integrazione, di sintesi genetica, difficoltà pratica nel convivere tra di voi. Esistono poi anime di altri gruppi, diverse ma compatibili e anime quasi o totalmente impossibili. Comunque, neanche l’inconveniente del prematuro e inopportuno inserimento di anime non idonee, avrebbe impedito il realizzarsi del progetto iniziale. 

Sarebbe bastato che il numero delle anime non opportune (qualcuno le definisce nere) non avesse mai preso numericamente il sopravvento e, nel tempo la sintesi si sarebbe realizzata comunque. Purtroppo il ladro ora aveva la chiave di casa e, se tentavi di cacciarlo aprendo la porta, il risultato era ancora peggiore. Nella fase iniziale, il progetto prevedeva la creazione di una sintesi ovvero la creazione dell’essere umano espressione di sintesi di una comunità galattica. Modello da esportare altrove. 

Con l’alterazione del progetto iniziale e il sopravvento delle anime non opportune, la finalità delle culture aliene che l’anno generata, è diventata quella di raccogliere il massimo dei frutti dal frutteto per affermare il loro desiderio di potere. L’intento dell’interferenza aliena al quale assistiamo oggi, è la prosecuzione nel tempo, di quel loro piano di creazione mediante manipolazione e ibridazione, di un essere umano ideale al pieno asservimento dei loro creatori. 

Qui si deve considerare la presenza sulla Terra del dio della bibbia e degli Elohim in generale. Teniamo sempre presente che la partita non si svolge unicamente sul piano fisico ma, contemporaneamente anche in quello prossimo ad essa. Tutto ciò che viene a crearsi sul piano materiale come voi umani lo intendete, cioè il terzo livello; prima è generato in forme pensiero  sul quarto livello o livello astrale. Tutto quest'attuale problema terrestre, poteva essere impedito?.. Certamente sì. Nella fase iniziale non si doveva commettere il peccato (errore) d’origine. Nella fase seguente, ancora certamente sì ma, sarebbe equivalso a impedire a quelle anime inopportune di effettuare quelle esperienze che a gioco lungo comunque si riveleranno costruttive e positive anche per loro. A gioco breve sono e saranno per gli umani, causa di sofferenza e sconcerto.  

Altro stralcio canalizzato: Chi sono gli Elohìm biblici? ( Annunaki per i Sumeri) – Elohìm Annunaki sono entità aliene non parte del progetto iniziale. Sono abusivi piombati nel sistema solare dove hanno creato disastri. Sono giunti sulla Terra e hanno manipolato il genere umano creando i giganti (i giganti erano già esistiti anche prima, generati da alieni del piano originale. Loro hanno replicato una forma di gigantismo e generato i semidei. Hanno massacrato la popolazione imponendo le guerre fratricide in forma sacrificale. Hanno portato l’ideologia satanista e imposto la religiosità. Sono stati cacciati nel 67 dopo Cristo. Non torneranno in forma fisica. Da dove sono venuti e quanti erano? – Sono venuti da fuori  sistema solare, mediante Nibiru. 

Qui sulla Terra era presente solamente una delegazione con una missione da compiere. Inizialmente con lavoratori importati e in seguito prodotti da elaborazioni loro. Qual è lo scopo per cui sono venuti qui? - Oro. A cosa serviva? - Polverizzato nell’atmosfera del loro pianeta, genera rifrazione alle radiazioni solari e pertanto, produce luminosità e calore. Perché così crudeli?- Consideravano il genere umano, quasi come quello animale. Per loro quell’essere considerato umanoide, era da utilizzarsi a proprio tornaconto. La loro crudeltà era però generata dal fatto che i loro sentimenti, la loro sensibilità, i loro stati d’animo erano parte di un paradigma proprio che, poco aveva a che vedere con quello che oggi voi considerate la normalità. 

Che aspetto avevano questi Elohìm? - Aspetti diversi anche tra di loro. Padroneggiavano la forma e non conoscevano la morte. Quando erano fisicamente presenti sulla Terra, morivano anche loro; ma era unicamente un passaggio ad altra manifestazione fisica. Dove sono adesso gli Elohìm? - Domanda non corretta. Fisicamente tornati su Nibiru. Come entità aliene possono venire sulla Terra e spaziare ovunque sul quarto e terzo livello; ma non agire fisicamente sul terzo. Così è stato stabilito. Sono entità negative del piano Astrale o quarto livello. Enlil era colui che odiava il genere umano? -Sì. Si dice che Enki era meno negativo di Enlil. - Anche lui abusivo. Solamente più disponibile. 

Enlil, Yahwèh e Satana sono la stessa figura? - Satana significa oppositore. Pertanto è considerato Satana ogni essere che si oppone a una logica di bene e di umanità libera. In quanto oppositori dell’umanità, Enlil e Yahwèh sono Satana. Nel caso la domanda sia, se Enlil e Yahwèh erano lo stesso essere, rispondo di no. Entrambi però cercarono di imporre e, in parte ci sono riusciti, l’ideologia satanista sulla Terra. Che cosa intendi con ideologia satanista?- Il male è necessario per far emergere il bene e, in questo caso, è male a fin di bene. Nel caso il male sia estremizzato, dimenticandosi la sua vera funzione; diventa male fine a se stesso ovvero male a fin di male. Questo si oppone al piano Divino e si chiama Satanismo. Pertanto, gli Elohìm biblici erano satanisti. Pertanto tutta la speculazione religiosa che nasce dall’antico testamento è d'ispirazione satanista? - Sì. Da chi sono stati cacciati gli Elohìm? - Da coloro che hanno diritto sulla Terra (quelli del progetto iniziale).

Dove si trovano ora coloro che hanno cacciato gli Elohìm? – Ora hanno una base per il controllo della Terra, sulla Luna. Chi sono questi? - Fazione di federazione galattica. Sono da intendersi gli stessi che hanno dato il via al progetto iniziale? - Sì. Tu fai parte di questa federazione galattica? -Sì. Perché esiste una federazione galattica?- Normali rapporti di convivenza, ma anche organizzazione di difesa. Da chi è comandata questa federazione? - Gerarchia galattica, ma non devo dire oltre. Hai consigli da darci per il nostro risveglio spirituale? - Devi capire quanto sei importante tu per te stesso e per il prossimo tuo. Occorre possedere coscienza d’essere. Che cosa fare per raggiungere questo obiettivo? - Determinazione senza compromessi. Senza compromessi significa anche non abbassare mai la guardia. I parassiti agiscono quando la abbassi. Molti parassiti energetici sono momentanei. 

Il problema oggi per gli esseri umani è che vi è sproporzione tra il numero dei parassitati e quello dei parassitanti. Riusciremo a comunicare per via telepatica? - La telepatia è una facoltà che e’ stata manomessa negli esseri umani ma ancora possibile. E’ stata alterata la frequenza sulla quale viaggia il pensiero. Si può riattivare? - Non puoi impedire il disturbo su quella frequenza. Solamente la determinazione scavalca l’ostacolo. Qual è il vostro vantaggio nel migliorare la genetica umana e spingere l’umanità nella sua presa di coscienza? - Se lo strumento uomo ha caratteristiche migliori, esperienza è migliore. Perché migliorare proprio questi corpi terrestri e non altri nell’universo? - La Terra doveva essere la sintesi delle diversità. Perché proprio sulla Terra? - Perché altrimenti ora saresti da un’altra parte e faresti la stessa domanda. Rappresentazione di divinità sumere a terra e sopra, oggetto volante. 

CONCLUSIONE: Un aspetto constatabile, relativo a tutto il periodo nel quale sono stati presenti gli Elohìm/negativi e diffuso su tutto il pianeta, è il fatto che per questi dei, gli esseri umani erano carne da macello. Carne sacrificabile assieme agli animali. Oggi quel periodo è definito “l’età dell’oro” in quanto si dice: gli esseri umani vivevano a fianco degli dei. Certo che era il periodo dell’oro; ma dell’oro vero che questi raccoglievano mediante gli esseri umani, su tutto il pianeta e particolarmente in Africa (Vedere scritti di Z.Sitchin). Diversa è la valutazione nei confronti di quegli Elohìm/positivi che lasciarono un buon ricordo. Continuo poi ad affermare, che le canalizzazioni non vanno credute. Certo è, che forniscono spiegazioni alternative interessanti!. Nel caso che queste informazioni siano vere; agli Elohim non viene impedito di agire sulla Terra  in modo non fisico e/o visibile. Come la mettiamo ora con l'attuale, occulta, interferenza aliena?

Anunnaki, Nephilim e Sapiens

$
0
0
Riprendo un post pubblicato sul mio blog, ripreso a sua volta da 


per aprire un nuovo fronte di ricerca su quella che potrebbe essere la natura dei Nephilim.

Nephilim.. Questi Sconosciuti

Nefilim, Annunaki, Vigilanti, Jedi; quattro diversi nomi, per indicare la medesima razza a cui è attribuita l'origine della nostra e di cui perfino la bibbia parla. Nella bibbia il loro nome è figli di Dio, e dai rapporti con donne umane si sarebbe generata una nuova razza, quella dei giganti. Ma andando con ordine cerchiamo di capire un po' di più chi erano in realtà questi Nefilim, come i testi antichi ci hanno tramandato la loro civiltà e quale ruolo hanno avuto nello sviluppo della nostra.

Nella Bibbia (Gn 6,1-4) così si legge:
Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sopra la faccia della terra e nacquero loro delle figliole, avvenne che i figli di Dio videro che le figliole degli uomini erano piacevoli e se ne presero per mogli tra tutte quelle che più loro piacquero. Allora il Signore disse: "il mio spirito non durerà per sempre nell'uomo, perché egli non è che carne, e i suoi giorni saranno di centovent'anni". C'erano i giganti sulla terra a quei tempi, e anche dopo, quando i figli di Dio s'accostarono alle figliole dell'uomo e queste partorirono loro dei figli. Sono questi i famosi eroi dell'antichità.

Non nascondo che la prima volta che lessi questo passo non poche domande mi balenarono nella mente: chi erano i figli di Dio? Chi ha creato i giganti? Chi erano i famosi eroi dell'antichità? Che vuole dire che i giorni degli uomini saranno di 120 anni?


Partiamo rispondendo all'ultima domanda; è lecito sapere che prima di quella "sentenza divina", gli uomini erano molto longevi, infatti in Gn 5,5 si può leggere che Adamo prima di morire visse ben 930 anni! Dio quindi, per punire gli uomini decide di abbassare il tetto dell'età degli uomini. Tutti sanno che è davvero improbabile che un uomo sia vissuto tanto e forse, l'abbassamento dell'età imposta da Dio potrebbe trattarsi di una correzione da parte degli "scrittori" della bibbia, che avrebbero così sanato l'incompatibilità vita reale. Per ora teniamo buona questa ipotesi.

I Figli di Dio, o Nefilim, sono secondo la tradizione biblica degli angeli caduti sulla terra e non più puri. Giunti sulla terra si sarebbero uniti agli uomini e avrebbero così dato origine ad una nuova razza: la razza dei serpenti. 

I giganti e gli eroi erano i figli degli angeli caduti? 

Sì, basti pensare alla mitologia classica: il figlio di un dio e di un uomo è generalmente un essere straordinario dotato di una forza sovraumana (Eracle) o immortali (Achille) o con conoscenze superiori all'uomo (Prometeo era un titano); erano insomma dei giganti, ossia più grandi degli uomini, dove quindi il termine gigante non sta per uomini dalle dimensioni spropositate, ma per uomini con qualità superiori a quelle degli uomini. Come tutti sanno Achille, Eracle e Prometeo, oltre ad avere doti straordinarie che li rendevano giganti tra gli uomini, vennero poi ritenuti dei veri e propri eroi, dopo tutto che titolo attribuire ad  uno che contro il volere degli dèi insegna all'uomo il potere del fuoco, se non quello di eroe? 

Ecco quindi chi erano i giganti e gli eroi di cui si parla in quel passo della genesi: "ibridi" nati dall'unione di uomini e Nefilim, la razza dei serpenti. 

Mi si potrebbe obbiettare: "ma dal passo si intuisce che i giganti vivevano sulla terra già prima della venuta dei figli di Dio". 

Ad una tale obbiezione non potrei che rispondere che è vero, i giganti vivevano sulla terra prima della venuta dei figli di Dio. Il fatto è che quella non fu l'unica volta in cui i figli di Dio si unirono con le "figliole degli uomini".  Fin dalla sua creazione, l'uomo ha avuto a che fare con i Nefilim. Questa razza non è comparsa a sorpresa nella vita della nostra civiltà, ma da sempre sembra accompagnarci. Ma prima di addentrarci in questa, proviamo a dare una ipotetica descrizione di questi Nefilm.

L'antica letteratura giudaica attribuisce ai Vigilanti (Nefilim, Jedi, Annunaki, tutti sinonimi di una stessa civiltà) specifici tratti somatici: vengono descritti come esseri molto alti, di pelle bianca, con capelli bianchi lanosi, carnagione arrossata, occhi penetranti e volti di serpente; anche i testi mesopotamici ed altri racconti mediorientali sembrano confermare questa descrizione, arricchendola con altri particolari come "razze di giganti" e confermando che le divinità, antenate della civiltà, erano anch'essi di statura "gigante". 

Dalla descrizione che i popoli antichi ci danno di questi strani uomini, possiamo azzardare l'ipotesi che non si tratti di esseri disumani. 

La descrizione sembra combaciare con quella di un occidentale, che mediamente è più alto rispetto ad uno asiatico o ad un mediorientale (pensando al XI millennio a.C.). 

Si tratta quindi, di una civiltà differente da quelle che abitavano la mezzaluna fertile, una civiltà di cui non ci è rimasta traccia se non nei racconti di questi popoli, se non nei miti e nelle leggende che narrano di questi Nefilim. 

Le caratteristiche fisiche venivano poi accentuate per mettere in evidenza l'importanza che rivestivano questi uomini. Infatti nelle culture primitive, i re e gli uomini che ricoprivano incarichi di alto rango (aristocratici etc.), venivano raffigurati con dimensioni sproporzionate, rispetto agli altri uomini (comuni) quasi ad evidenziarne una sorta di divinazione. Tanto è vero che, ad esempio, l'unico documento per ora in nostro possesso sul mitico Re Scorpione, è una testa di mazza in cui il sovrano (il cui nome è scritto attraverso un pittogramma rappresentante uno scorpione) è riprodotto in dimensione eroica, proprio a testimoniarne l'importanza (a lui viene attribuita l'unificazione dei due Egitti).

Il libro di Enoch racconta che gli Angeli caduti rivelarono all'uomo i segreti proibiti del cielo. Azazel "insegnò agli uomini a fare spade, coltelli, scudi e corazze e fece conoscere all'uomo l'arte di lavorare i metalli". Altri Vigilanti sono accusati di aver addestrato i mortali in campi scientifici, quali l'astronomia e la geografia, l'arte di abbellire il corpo, addirittura insegnarono all'uomo come "abortire". Penemu, infine, istruì l'uomo sull'uso di "inchiostro e carta". Dunque, più che una razza proveniente dal cielo, gli Annunaki (così erano conosciuti tra i Sumeri) sembrano essere una civiltà evoluta (a sostegno della nostra tesi), che esporta la sua conoscenza verso popoli  meno evoluti, civilizzandoli e creando quindi un rapporto si subordinazione tra i due popoli. Prometeo è un esempio di questo rapporto, che esisteva tra le due diverse civiltà: mosso da compassione per la condizione primitiva delle popolazioni della mezzaluna, decide di rilevare ad alcuni popoli determinate conoscenze (rappresentate dal fuoco, che è stato indubbiamente una grande scoperta dell'uomo), che la sua civiltà (quella dei Nefilim) conosceva e che non voleva che le altre civiltà non conoscevano. Venne quindi punito dal suo popolo; come tutti sanno infatti la sua condanna fu quella di subire tutti i giorni l'attacco di un aquila che gli divorava il fegato per tutto il dì, fegato che durante la notte ricresceva pronto per essere divorato il dì seguente. Ma gli Jedi non punivano solo i loro simili, persino gli uomini subivano le loro punizioni. 

Alcuni studiosi, come Zecharia Sitchin, credono invece che la natura degli Annunaki non sia terrestre. Sitchin reputa infatti che gli Annunaki siano degli alieni provenienti da un decimo pianeta, che periodicamente si va a collocare tra Marte e Giove: Nibiru. Tale pianeta, secondo i testi sumeri studiati da Sitchin, ritornerebbe tra il pianeta rosso e il sole mancato ogni 3600 anni.

In ultima analisi, possiamo definire Nefilim, quella civiltà che civilizzò i popoli africani e della mezzaluna fertile (non solo questi popoli, gli Annunaki arrivarono a civilizzare le civiltà precolombiane e i popoli asiatici), insegnando loro l'arte della conoscenza. A mio parere , anche Osiride era un Nefilim, così come lo erano Iside, Thot e Set. Dunque gli Annunaki erano i colonizzatori che Atlantide mandava nel mondo per civilizzare quella parte di  umanità che era agli albori della civiltà.

Ecco, qui di seguito, una parte del Documento di Damasco (CD II,14-III,1) in cui viene trattato il tema della caduta degli angeli, dei loro figli (i giganti) e degli uomini:

"Ed ora, figli, ascoltatemi ed io scoprirò i vostri occhi affinché possiate vedere e comprendere le opere di Dio, scegliere quanto gli è gradito e respingere ciò che odia, camminare alla perfezione in tutte le sue vie senza sgarrare secondo i desideri dell'istinto colpevole (yeser 'ashmah) e degli occhi lussuriosi (be'ene zenut) [cfr. Ezechiele 6,9]. Poiché molti, a causa di essi si sono smarriti, e hanno vacillato, a causa di essi, valenti eroi, dai tempi antichi ad oggi; avendo camminato nell'ostinazione del loro cuore, caddero i vigilanti del cielo; furono presi, a causa di essi, perché non avevano osservato gli ordini di Dio, e (a causa di essi) caddero i loro figli la cui altezza uguagliava quella dei cedri e i cui corpi erano come le montagne; ogni carne che era sulla terra esistiti, essendosi comportati secondo la loro volontà e non avendo osservato gli ordini del loro fattore, fino a quando arse contro di essi la sua ira. A causa di essi si sono smarriti i figli di Noè e le loro famiglie, a causa di essi furono recisi. Ma a causa di essi si sono smarriti i figli di Giacobbe e furono puniti secondo il loro errore".

Per l'autore di questo testo, gli angeli caddero (nafal) e peccarono, per non avere osservato i comandamenti (gli ordini) di Dio, e per lo stesso motivo caddero (nafal) i loro figli (cioè i giganti, i nefilim di Gen. 6; pur non citandoli espressamente con questo nome ce n’offre evidentemente un'etimologia).

Il termine nefilim cui qui c'è una chiara allusione, viene invece citato esplicitamente nell'Apocrifo della Genesi II,1: 

"Ecco, pensai allora in cuor mio, che la concezione viene dai vigilanti e dal seme dei santi, e che questo bambino assomiglierà forse ai giganti (nefilim)". 

Lamec è preoccupato dal sospetto che Noè sia nato da una relazione di sua moglie Bit-Enosh con i vigilanti, angeli a cui è dedicato un libro del pentateuco "enochico". 

Dato il carattere lacunoso del testo, non è possibile decidere con sicurezza se "nefilim" vada considerato come il nome dei giganti, o semplicemente un participio passivo di nafal e quindi da tradursi «i caduti», cioè gli angeli caduti.

In alcuni testi paralleli la colpa dei vigilanti consiste nell'aver rivelato agli uomini i segreti cosmici.

Alla tematica dell'unione con le femmine ci riconducono anche il già citato Apocrifo della Genesi: L'interpretazione si riferisce ad Azazel e agli angeli che... entrarono dalle figlie degli uomini e generarono loro gli eroi (ghibborim).

Il frammento n. 2 di Qumran (n. 180) contiene un riferimento allo stesso episodio, ma il testo è ancora più lacunoso e non si possono trarre conclusioni certe. 

La linea 2 cita la generazione dei giganti. e nella linea 4 si legge coloro che amano l'ingiustizia e trasmettono in eredità la colpevolezza. 

Si può infine ricordare il frammento n. 4 che ricorda la punizione dei giganti nel diluvio, insieme al resto dell'umanità. - Azazel che viene qui menzionato, è l'angelo che in Enoc VIII, svela all'umanità le scienze che la corromperanno e viene punito - (sua è tutta la colpa della corruzione della terra e degli uomini). Per l'unione degli angeli con le femmine nasce la generazione dei giganti - Enoc IX,8 s. e X,11 s.

A causa sempre dello stato lacunoso del frammento non si può dire se si accentui lo svelamento delle scienze segrete, o l'unione con le femmine. Per entrambi questi aspetti, sembrano comunque valere la tesi secondo cui:

"Il vero disordine, nasce nell'universo, quando c'è un'unione indebita tra il divino e l'umano".

Ma questo disordine altro non è che una contaminazione: gli angeli che hanno trasgredito l'ordine di Dio, hanno anche infranto l'ordine della natura, si sono contaminati e hanno contaminato tutta la natura; l'hanno sciupata; per questo o è sorto il male o almeno il male è dilagato.

Ma come si può notare nel Documento di Damasco, esiste una certa riservatezza circa una caduta dell' essere umano. La caduta degli angeli sembra che interessi relativamente e sembra stare sullo stesso piano di quella degli uomini.

Un pensiero ebraico suppone che "è solo la dottrina dei due spiriti che sembra fornire una soluzione accettabile agli uomini della comunità. Bisogna fare risalire a Dio stesso la decisione di dare a questo mondo l'aspetto di un campo di battaglia tra le forze del bene e quelle del male, da lui stesso create, da lui stesso indirizzate a questo fine". 

In questo scontro Dio stesso interviene direttamente: "Ma il Dio di Israele e l'angelo della sua verità soccorrono tutti i figli della luce", come nella battaglia escatologica, quando: "La grande mano di Dio s'alzerà contro Belial e contro tutto l'esercito della sua dominazione con una disfatta eterna (Regola della guerra XVIII,1)", ma anche per liberare ogni individuo dalla sua contaminazione radicale è necessario l'intervento purificatore di Dio e dello Spirito Santo:

"Con la sua verità, Dio allora vaglierà tutte le azioni dell'uomo e si monderà alcuni figli dell'uomo eliminando ogni spirito di ingiustizia dalle viscere della loro carne e purificandoli nello spirito santo da tutte le opere empie, aspergerà su di essi lo spirito di verità".

In vero, cosa può essere la caduta degli angeli? 

Si tratta semplicemente della fuga dei coloni di Atlantide, che si staccarono dal cuore dell'impero Atlantideo, per formare nuove civiltà, per strappare le tribù indigene (quali, ad esempio, le popolazioni mesopotamiche, quelle precolombiane, etc.) dalla loro condizione barbara e non evoluta. 

Poco sopra, ho definito gli Annunaki i colonizzatori che Atlantide mandava nel mondo per civilizzare quella parte di  umanità che era agli albori della civiltà; ma questa affermazione è vera in parte. 

Mi spiego meglio: in principio il cuore dell'impero mando questi colonizzatori ai quattro angoli del nostro globo col preciso scopo di civilizzare e assoggettare le popolazioni indigene (sottolineo che secondo Sitchin i vigilanti erano e sono degli alieni che hanno creato l'uomo con l'unico scopo di assoggettarlo e sfruttarlo, questa è una chiara prova a mio avviso, che gli atlantidei non si spinsero nei territori barbari mossi solamente da uno spirito misericordioso nei confronti delle tribù indigene); ma quando queste colonie crebbero si ribellarono al controllo dell'impero, così da arrivare allo sdegno di Dio (l'impero) che non riconosce come suoi i propri figli (le colonie) e decide di distruggerli (prova di questa mia affermazione sono le 12 fatiche di Eracle, come affermato da Axel Famiglini in un suo articolo "le civiltà antidiluviane", o ancora di più il mito popolare che vuole Atene avversaria degli eserciti atlantidei che volevano conquistarla).


Spiego meglio cosa vorrei dimostrare. 

La mitologia ci descrive cosa succede se un "figlio di dio" si unisce con una bella "figlia degli uomini" ovvero 

Anunnaki + Sapiens = Nephilim

Nephilim antidiluviani che, se seguiamo i filoni di ricerca già affrontati dal Progetto Atlanticus dovrebbero avere avuto caratteristiche genetiche e fenotipiche ben specifiche rappresentate da:
- occhi azzurri o verdi
- capelli biondi (o rossicci)
- aplogruppi caucasici
- altezza media maggiore dello standard (come i cro-magnon)

Nephilim che sarebbero poi diventati gli "uomini famosi dell'antichità", quindi eroi, semi-dei, sovrani etc.etc. delle prime civiltà umane post-diluviane. 

Ma cosa sarebbe accaduto dall'ulteriore unione tra un Nephilim e un Sapiens?!?!

Nephilim + Sapiens = ?

Possiamo pensare che: 

- Nephilim + Sapiens = Nephilim di 2°livello
- Nephilim di 2° + Sapiens = Nephilim di 3°
- Nephilim di 3° + Sapiens = Nephilim di 4°
- .... = Nephilim di N°

Il che significa che l'umanità odierna è già ora in buona sostanza descrivibile come un mix di Nephilim di vario livello.

Gli Anunnaki ormai non esistono più... e ciò che consideriamo Sapiens Sapiens (noi) non è altro che una diversa gradazione di DNA Nephilim... come passare dal bianco al nero attraverso una scala di grigi.

Con l'unica particolarità che chi appartiene ai Nephilim di livello più alto, avendo preservato una 'certa' linea di sangue (o stirpe) non avendo "imbastardito" il loro sangue con continui incroci con i Sapiens oggi, così come decine di migliaia di anni fa, sono coloro preposti a controllare il mondo.

Quindi l'extraterrestre o il Nephilim è ormai indistinguibile dal Sapiens. Anzi, in buona sostanza ormai siamo diventati tutti un gruppo omogeneo.

A parte gli Anunnaki originari che possiamo pensare avere avuto fattezze come gli ingegneri del film di Prometheus...



Antroposofia

$
0
0
Esistono, nel mondo, dei libri maledetti che una sorta di “Santa Alleanza contro il sapere” ha combattuto aspramente dai tempi più remoti fino ai nostri giorni.


Il libro di Dzyan è uno dei più antichi libri dell’Umanità ,viene menzionato in antiche tradizioni,nessuno lo aveva mai visto, possediamo la sola testimonianza di Helena Blavatsky; la quale, a sua volta, sosteneva di essere stata nel Tibet, A Lhasa, dove avrebbe avuto la possibilità di prenderne visione e stenderne un compendio in versi.

La teosofa russa sosteneva che esso era scritto in una lingua pre-ariana ora completamente dimenticata, il “senzar”; e che esso sarebbe stato dettato dagli Atlantidi, ossia i membri della quarta razza “creata” sul nostro pianeta dagli dèi “costruttori” provenienti dallo spazio, e poi distrutta da una immensa catastrofe e sommersa dalle acque di un Diluvio (mentre la razza attuale, alla quale noi apparteniamo, sarebbe la quinta della serie).La fondatrice della Società Teosofica, Helena Petrovna Blavatsky, ebbe la possibilità di visionarlo nel 1868 in un monastero del Tibet.


L’unica versione nota in occidente del “Libro di Dzyan” è quella che Helena Petrovna Blavatsky ha tradotto in versi, intitolandola “Le Stanze dal Libro di Dzyan” (di fatto, sovente i non specialisti confondono i due titoli e le due opere) ed esponendola nel suo volume “La dottrina segreta” che, assieme ad “Iside svelata”, è generalmente considerata l’opera più importante della mistica russa e fondatrice della Società Teosofica.

Si pensa che la copia originale del “Libro di Dzyan”, di cui esistono forse anche dei codici posteriori, non consisterebbe in un libro vero e proprio, come noi lo intendiamo, fatto cioè di pagine riempite da caratteri destinati alla lettura; bensì sarebbe una sorta di oggetto “magico” il cui contenuto verrebbe compreso intuitivamente, per via telepatica, da coloro i quali vi poggiano sopra la mano sinistra, ma solo a determinate condizioni: in particolare, quella di possedere una mente ed un cuore sgombri da secondi fini o desideri impuri. Tale, infatti, è la descrizione che la teosofa russa fa di questo libro “maledetto”.

Secondo il “Libro di Dzyan”, i primi uomini della Terra erano discendenti dai Celesti o Pitris, venuti dalla Luna.

Il testo descrive l’evoluzione dell’uomo dalla prima razza fino alla quinta – la nostra – che si ferma alla morte di Krishna cinquemila anni fa. Scritto in una lingua assolutamente sconosciuta, il “senzar”, si dice che sia stato dettato agli Atlantidi da esseri divini. Il “Libro di Dzyan” parla delle dinastie atlantidi divine e ricorda i “re del Sole” che occupavano “troni celesti”.

Quest’epopea religiosa non potrebbe essere il ricordo distorto di extraterrestri, di Venusiani che si posarono sulla Luna e poi sulla Terra? I “re del sole” sono forse uomini dello spazio venuti a “colonizzare” la Terra su macchine spaziali?

Come è stato scoperto il “Libro di Dzyan”? Quali segreti nasconde? Presenta davvero dei pericoli per la nostra civiltà, come pretendono alcuni ricercatori? (…)

È alla fine del XVIII secolo che il mondo occidentale sente parlare per la prima volta del “Libro di Dzyan”. In quell’occasione, l’astronomo Bailly afferma che il manoscritto viene dalle Indie, ma che in effetti è stato scritto… sul pianeta Venere!

Nel XIX secolo, un altro Francese, Louis Jacolliot, si interessa del “Libro di Dzyan” che egli chiama “Le Stanze di Dzyan”. Ma la sventura sembra accanirsi contro tutti cloro che pretendono di possedere il manoscritto.

Per qualche anno i ricercatori – cedendo alla superstizione – rinunciano allo studio del manoscritto. Ma la questione torna alla ribalta con l’entrare in scena della famosa teosofa Elena Blavatsky.

La Blavatsky fin dalla tenera eta,manifesta dei notevoli poteri psichici e medianici,tanto che la famiglia stessa,spaventata da queste sue particolari doti,cerca di farla sposare pensando che il matrimonio potesse assopire quella sua condizione cosi imbarazante.Ma Elena fugge e raggiunge il porto di Odessa, dove si imbarca per Costantinopoli. Da lì passa in Egitto.

Al Cairo Elena vive con un mago di origine copta che le manifesta l’esistenza di un libro maledetto, dai poteri nefasti.» Si trattava, naturalmente, del “Libro di Dzyan”, del quale Helena Blavatskij si mise alla ricerca e che finì per trovare, forse con l’aiuto di quei “Maestri occulti” tibetani dei quali ella ha parlato frequentemente, e sulla cui realtà e natura si dividono, su fronti opposti, coloro che la considerano una ciarlatana, e sia pure dotata di facoltà insolite e di una certa genialità istrionesca, e coloro che la considerano una autentica iniziata.


Tra questi ultimi, Paola Giovetti ricorda la testimonianza del colonnello Henry Steel Olcott, secondo il quale la donna scriveva le sue opere in un evidente stato di “trance” ipnotica; e aggiunge che ella sembrava “copiare” da un manoscritto visibile a lei soltanto; tanto più che, spesso, i brani da lei citati a memoria figuravano su libri estremamente rari, ad esempio reperibili solo presso la Biblioteca Vaticana o il British Museum.

La descrizione del libro che ne viene fatta lo rappresenta con I suoi grandissimi fogli di colore nero e densi di simbolismi a caratteri d’oro zecchino; è un libro colossale, pesantissimo, chiuso alla maniera tibetana tra due spesse tavole, ma sono tavole di oro purissimo e magistralmente cesellate. Le “Stanze di Dzyan” è un Libro Sacro magnetico nel senso che, appoggiando il palmo della mano sinistra sui suoi simboli profondi e avendo l’animo e la mente completamente scevri da qualsiasi impurità, si vedono passare avvenimenti, si odono voci, si percepiscono segreti svelati.

Evoluzione cosmica e Antropogenesi

Il testo è diviso in due parti: la prima, Evoluzione cosmica, consta di 7 Stanze (capitoli) e 53 capoversi; la seconda, Antropogenesi, comprende 12 Stanze e 49 capoversi. La grande studiosa russa Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891),ha lasciato ottimi libri di commento sulle “Stanze di Dzyan” (La dottrina segreta), ma sono commenti e direttive prettamente esoterici; non è dato sapere del resto, se la Blavatsky, durante il suo ipotetico ingresso nel Tibet nascosto, abbia potuto prendere visione del Libro Sacro oppure ne abbia potuto assaporare il contenuto soltanto da una copia (non integrale) durante il suo soggiorno in India.

Analizziamo alcuni passi riguardanti l’Antropogenesi interpretandoli in modo concreto, senza i soliti misticismi; così operando otterremmo una visione davvero sorprendente su meravigliose e remote descrizioni concernenti la non più misteriosa comparsa dell’uomo sulla Terra.

La discesa di Esseri dallo spazio cosmico, la loro divinizzazione, i loro terrificanti combattimenti con Esseri mostruosi che popolavano questo pianeta e, cosa estremamente valida e importante, i loro vari tentativi di creare una Razza a loro immagine e somiglianza, abbastanza funzionante sul pianeta Terra: Una Razza scaturita da vari esperimenti basati sull’ingegneria genetica.

Questa è l’Antropologia spaziale o Antropologia cosmica; una scienza d’avanguardia che è un atto di coraggiosa rottura con gli studi e le teorie sino ad ora formulati sul mistero dell’origine dell’uomo. Antropologia cosmica significa immagazzinare, registrare ed elaborare un’infinità di elementi, un turbine di avvenimenti in un vortice di concrete possibilità; significa mettere ordine tra le righe di antichissimi testi e saper ben leggere tra le righe, cogliere significati occulti di fatti storici o religiosi per ottenere così una chiara visualizzazione mentale sul passato remoto dell’Uomo. (…)

Queste doverose, brevi premesse, prima di cominciare lo studio di alcune descrizioni contenute nell’Antropogenesi delle “Stanze di Dzyan”: diremo ancora che il termine “Dzyan” deriva certamente da “Dhyâni”, Dei planetari.

Formatori e costruttori che, assieme ai “Lhâ”, Dei celesti con poteri sovrumani e ai “Lhâmayn”, Dei risplendenti inferiori, misero ordine sul pianeta Terra e cominciarono a costruire le razze umane, alcune distrutte perché mal riuscite, fino a giungere alla Quinta Schiatta, che tuttora alberga sulla Terra.

La prima razza

“Allora i costruttori, indossate le loro prime vestimenta, discendono sulla terra radiosa e regnano sugli uomini che sono loro stessi” (Stanza VII-7).

Soffermandoci sul termine ‘allora’, viene spontaneo osservare che trattasi di un’azione consequenziale, cioè il succo, il riepilogo, seguito da una decisione, di una lunghissima preparazione al disegno programmato da una civiltà planetaria, di colonizzare il pianeta Terra. L’interpretazione di questa frase suona così:

“Dopo la suprema decisione, i cosmonauti, che avevano il compito di formare una Razza umana, atterrarono sul pianeta Terra in pieno giorno e da quel momento essi sono capi e re della futura Razza terrestre da loro formata e costruita.”

I “Costruttori” erano scesi sulla Terra dopo che il Pianeta aveva subito sconvolgimenti catastrofici e dopo la comparsa di Razze mostruose sulla sua superficie.

“La ruota girò per trenta crore ancora… dopo trenta crore si rivolse… essa creò dal proprio grembo. Sviluppò uomini acquatici terribili e malvagi… I Dhyâni vennero e guardarono. I Dhyâni vennero dal lucente padre-madre, dalle regioni bianco latte, dalle dimore dei mortali immortali… essi furono malcontenti… non Rûpa adatti per i nostri fratelli del quinto. Non dimore per le vite… e le fiamme vennero. I fuochi con le scintille… I Lhâ dall’alto ed i Lhâmayn dal basso vennero. Essi uccisero le forme che avevano due e quattro facce. Combatterono contro uomini-capra e contro uomini dal capo di cane e contro gli uomini dal corpo di pesce” (Stanza II-6).

I primi esseri che furono creati o che già abitavano la terra,qui il testo non è chiaro,erano quindi,delle creature acquatiche”definite terribili”, i Dyhâni capirono che l’anima non si poteva incarnare in quel corpo grezzo,e vedendo che erano dannosi decisero di distruggere la loro creazione.Poi notiamo che in quel tempo vi erano contemporaneamente più razze sulla terra,gli uomini-capra,gli uomini dalla testa di cane e gli uomini dal corpo di pesce (rettiliani?),questi altri esseri non si capisce se siano stati creati dagli stessi oppure da altre razze di creatori,e quali siano i fini di questi ultimi,non è dato saperlo.



la descrizione che la Terra si ribaltò è quanto mai veritiera. Il papiro Haris (1.300 a.C.) fa riferimento ad una “catastrofe di fuoco e di acqua che provocò il rivoltarsi della Terra”; il papiro Ipuwer (1.250 a.C.) precisa che “il mondo prese a girare a rovescio come se fosse una ruota del vasaio e la Terra si è capovolta”; il papiro Hermitage (1.700 a.C.) afferma che “il mondo si è capovolto” e per finire l’antichissimo testo indù “Visuddhi Magga” sostiene che la terra venne “scrollata”, si capovolse e un ciclo del mondo ne rimase distrutto.

Dopo la prima e la seconda Razza, rispettivamente Esseri formati da un connubio tra appartenenti a un pianeta giallo e altri di un pineta bianco nonché i prodotti “per germinazione ed espansione, il Sacro Testo passa a descrivere la formazione della Terza e Quarta Razza.

La Terza Razza

“Il bianco cigno della volta stellata adombrò la grande goccia. L’uovo della Razza futura, l’uomo-cigno della Terza che venne più tardi. Prima maschio-femmina, poi uomo e donna…” (Stanza VI-22).

La bianca costellazione del Cigno dunque, adombrava la Terra (Grande goccia), allorché fu costruita la Terza Razza che venne appunto chiamata Razza-Cigno; una Razza diretta discendente dall’Essere androgino. Infatti viene specificato che mentre prima esisteva l’Essere Maschio-Femmina (cioè bisessuale), dopo l’intervento si ebbe lo stesso Essere che era diventato due, cioè Uomo e Donna.

Ma ecco una descrizione più dettagliata:

“Gli animali si separarono per primi; essi cominciarono a far Razza. L’uomo duplice si separò pure. Egli disse: ‘Facciamo come loro, uniamoci e formiamo delle creature’. E così fecero… e generarono dei mostri. Una Razza di mostri deformi coperti di pelo rosso, che camminavano a quattro zampe. Una Razza muta perché l’onta non fosse narrata” (Stanza VIII, 31-32).

Questo secondo intervento dei “Formatori” e dei “Costruttori” fu quindi dapprima sperimentato sugli animali e poi sull’Essere androgino, che era sì intelligente ma, come vedremo, non poteva dirsi ‘ragionevole’. Anche questo Essere, divenuto due, cominciò ad accoppiarsi come del resto facevano da tempo gli animali e diede origine a una Razza di Mostri, che camminavano a quattro zampe ed erano coperti di pelo rosso. “Una razza muta, perché l’onta non fosse narrata”!

I creatori comincirono ad apporre ulteriori modifiche manipolando il DNA,e crearono la terza e quarta razza,chiamata l’uomo-cigno.

Quando si usa il termine “androgino”,non possiamo dire con certezza indicasse proprio la A-sessualità dell’essere stesso,o una questione puramente simbolica,per esprimere il concetto di un uomo non ancora immerso nella dualità.

Questi cominciarono ad accoppiarsi e a procreare.

Alcuni di loro si accopparono con animali o altri esseri presenti nel pianeta?,dando vita a esseri mostruosi e pelosi.

Secondo i nostri studi,questi esseri mostruosi dal pelo rosso,sono ancora esistenti nel nostro pianeta,o almeno dei discendenti di questa razza,sono conosciuti con il nome di bigfoot, che vivono all’interno della terra,ma in un altra dimensione, ogni tanto vengono avvistati in superficie, in quanto tramite tunnel sotterranei,riescono a risalire in superficie. Le migliaia di avvistamenti di questi esseri non possono essere frutto di fantasia,ma sicuramente sono dei superstiti di quei tempi lontani.

Sotto alcune foto,di presunti avvistamenti del bigfoot:



Questo antico reperto risale all’epoca antidiluviana,venne ritrovato da Padre Carlo Crespi,un prete salesiano nativo di Milano,nella regione amazzonica ecuadoriana chiamata Morona Santiago dove esiste una caverna molto profonda, detta in spagnolo Cueva de los Tayo.Il posto dove si trovavano quest antichi reperti, gli fu indicato dagli autoctoni Jibaro.

Nel corso di decenni,raccolse centinaia di favolosi pezzi archeologici risalenti ad un epoca sconosciuta, molti di essi d’oro o laminati d’oro, spesso intagliati magistralmente con arcaici geroglifici che, a tutt’oggi, nessuno ha saputo decifrare.



Tenendo presente il testo del libro di dzyan,questo antico reperto mostra chiaramente un uomo della terza-quarta razza,sicuramente un atlantideo,il quale porta la testa decapitata, di un essere dai tratti simili alla descrizione dei mostri pelosi.

Notiamo nel reperto,la testa della creatura essere più grande del guerriero,dimostrando le fatezze enormi di queste creature.

Sotto un reperto delle pietre di ica,ritrovate dal dottor Javier Cabrera Darquea,nelle zone circostanti le colline delle Haciendes, di Ocucaje e di Callago in Perù.La datazione delle pietre è stata fatta risalire ad un epoca antidiluviana.

Le pietre riportano delle particolari incisioni,dalle ricerche dello stesso Cabrera,risulta che raccontino alcuni episodi di cui chi ha inciso le pietre,voleva fare arrivare fino ai nostri tempi.

Su questa pietra nell’immagine sottostante,si possono notare alcuni uomini che cavalcono un dinosauro,in effetti si narra che gli atlantidei avessero delle grande capacità psichiche,con le quali riuscivano a dominare animali possenti come i dinosauri,che come è chiaro ai molti ricercatori,convivevano con questa razza di uomini,all’epoca di atlantide,poi dopo la grande catastrofe,si estinsero durante il conseguente periodo di glaciacizione della terra.Sicuramente alcuni di questi esemplari vivono ancora al centro della terra.

Nella pietra osserviamo che gli uomini indossano gli stessi indumenti simili al guerriero atlantideo,dell’immagine sopra,lo stesso copricapo,sono gli stessi uomini della quarta razza.


Noi pensiamo che anche altre creature siano sopravissute e arrivate sino ai giorni nostri,e che queste ogni tanto vengano avvistate in diverse zone del pianeta.

La quarta razza

Dopo l’esperimento della Terza razza, ecco che le “Stanze di Dzyan” passano alla descrizione della formazione della Quarta:

“Vedendo la qual cosa i Lhâ, che non avevano costruito uomini, piansero dicendo: ‘Gli Amanâsa hanno disonorato le nostre future dimore…insegniamo loro meglio perché di peggio non avvenga…'; Così fecero. Allora tutti gli uomini divennero dotati di manas… La quarta razza sviluppò la parola” (Stanza IX, 33-34-35-36).

Questa volta non i Dyhâni ma i Lhâ, Dei celesti con poteri sovrumani, restarono delusi dalla riuscita di questo terzo esperimento che aveva generato degli Esseri “Amanâsa”, cioè senza “Manas”, senza mente. E allora corsero ai ripari: aggiunsero qualcosa per cui la Terza Razza svliuppò la parola e divenne così la Quarta razza che, se pur non proprio gradevole dal punto di vista estetico, divenne intelligente.

Ma ecco che l’intelligenza sviluppò evidentemente anche la malignità e la cattiveria per cui ricominciarono i guai:

“La Terza e la Quarta divennero gonfie di orgoglio: ‘Noi siamo i re, noi siamo gli dei’. Essi presero mogli belle a vedere. Mogli dai senza-mente, da quelli dal capo schiacciato: essi generarono dei mostri, demoni malvagi maschi e femmine, anche Khado, con piccole menti…” (Stanza X, 40-41).

Si deve quindi dedurre che la Terza Razza, mal riuscita, non fu annientata ma fu rifinita e modificata; tuttavia molti esemplari dovettero rimanere, specialmente donne, per cui da questi accoppiamenti si generò una Razza cattiva con la comparsa di Khado, ovvero Esseri inferiori con piccole menti.

Ricapitolando: dalla Terza Razza modificata (cioè dotata di mente) si ebbero due specie: una originata da accoppiamenti di appartenenti dalla Terza modificata e una originata da accoppiamenti della Terza modificata con donne della Terza non rifinita.

Avvenne quindi che la Quarta Razza, invece di progredire, ottenne dei processi involutivi fisici e mentali rispetto alla dotazione del “Manas” difatti il senso della ragione, a poco a poco, fu adoperato sempre più per scopi anormali e malefici:

“Eressero templi al corpo umano. Essi adorarono il maschio e la femmina. Allora il terzo occhio cessò di funzionare…” (Stanza X, 42).

Il senso della ragione quindi, era servito esclusivamente ad erigere Templi al porto umano, ad abbrutirsi in una errata Religione e ad atrofizzarsi nel ‘culto di se stessi': fu una Razza forte ma tuttavia malvagia, che dimenticò ben presto i propri Costruttori.

Fu questa la famosa Razza dei Giganti:

“Essi fabbricarono immense città. Fabbricarono con terre e metalli rari dei fuochi vomitati, della pietra bianca delle montagne e della pietra nera. Essi scolpirono le proprie immagini, della propria grandezza e somiglianza e le adorarono. Essi fabbricarono grandi immagini, grandi nove yati, statura del loro corpo…” (Stanza XI, 43-44).

Questa è la razza che si riferisce agli atlantidi,essi erano stati generati dalla terza razza,che venne a sua volta modificata,con interventi genetici per raffinare il corpo.

Questa razza aveva intelletto e grandi qualità spirituali,gli atlantidi nella Grecia antica, venivano raffigurati con i ciclopi,esseri giganti che disponevano di un occhio solo al centro della fronte,questo rappresentava simbolicamente la ghiandola pineale aperta,quindi il terzo occhio o occhio divino.Si narra anche che avevano la possibilità di vedere la propria anima all’interno del loro corpo,e che questa veniva percepita all’esterno come un bagliore.

Dopo l’epoca d’oro, questa civiltà si corruppe,o venne infiltrata,e frange legate al potere materiale presero il sopravvento,creando guerre e non dando ascolto alla saggezza,che i divini creatori avevano impartito.

Avvenne la prima grande catastrofe,in cui venne usata un arma devastante,destinata prima ad un uso diverso,ora veniva usata per la morte.Questa arma sfuggi al controllo e distrusse quasi la terra.

La seconda catastrofe avvene per una caduta di un asteroide,o l’inversione dei poli magnetici,che distrusse atlantide inabissando poseidonia,la capitale,e provoco immense fratture terrestri,che poi diedero vita agli attuali continenti.

Ciclope,raffigurazione greco romana

la catastrofe che distrusse atlantide

“L’acqua minacciava la Quarta. Le prime grandi acque venero. Esse inghiottirono le sette grandi isole. Tutti i santi salvati, gli empi distrutti. Con questi, molti degli animali colossali prodotti dal sudore della terra…” (Stanza XI, 45-46).

Si fa quindi espresso riferimento ad una catastrofe avvenuta sul pianeta Terra nella notte dei Tempi, per cui potrebbe essere sia il ben noto Diluvio universale, sia la scomparsa del continente di Atlantide, sia la caduta di un immenso meteorite e sia l’esplosione e la disintegrazione di un intero pianeta del sistema solare (il pianeta mellon).

Qui ora vogliamo sottolineare un passo molto importante del libro:

Presero delle mogli piacevoli a vedersi. Donne prese tra coloro che erano sprovvisti di mente, dalle teste strette, e nacquero dei mostri, cattivi demoni, maschi e femmine, e anche dei Khado, con piccole menti.

dal libro della Genesi:

“Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. Il SIGNORE disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni». In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi. Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo. Il SIGNORE si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo. E il SIGNORE disse: «Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del SIGNORE.”

Genesi 6:1-8

dal libro di Enoc

“Dopo che i figli degli uomini si furono moltiplicati, nacquero loro in quei giorni belle e amabili figlie. Ma quando gli angeli, i figli del cielo,le videro furono presi dal desiderio per esse e parlarono fra loro: «Orsù scegliamoci delle mogli tra le figlie degli uomini e generiamoci dei figli»”

Enoc cap. 6

“ Costoro si presero moglie, ciascuno di loro se ne scelse una e cominciarono a frequentarle e a contaminarsi con esse, le ammaestrarono nelle arti magiche nelle formule di scongiuro, nel taglio di piante e radici e rivelarono le piante dotate di proprietà medicinali. Ma esse rimasero incinte e generarono giganti alti tremila cubiti che consumarono il prodotto degli uomini. Ma quando gli uomini non poterono più rifornirli di nulla, i giganti si rivoltarono contro di loro e li divorarono….”.
Enoc cap. 7: 1-4

dalla Terza Razza modificata (cioè dotata di mente) si ebbero due specie: una originata da accoppiamenti di appartenenti dalla Terza modificata e una originata da accoppiamenti della Terza modificata con donne della Terza non rifinita.

I testi sono simili,raccontano la stessa storia,è presumibilmente alcuni uomini della terza razza modificata (perfezzionata geneticamente affinché si incarnasse l’anima),si cominciarono ad accoppiare generando figli,questo erano i figli di Dio,altri invece si accoppiarono con delle donne non perfezzionate (in cui non si incarnava l’anima?),o un altra specie?da qui nacquero dei figli malvagi “cattivi demoni”,chiamati nella bibbia anche nephelim,questi i figli degli uomini.

Quindi questi figli di Dio non erano angeli caduti o alieni come molti asseriscono,ma erano i discendenti della terza razza,che per un motivo che non sappiamo,cominciarono ad accoppiarsi con delle donne che vengono descritte con la testa stretta,e prive di mente,che a sua volta generarono una nuova specie di mostri.
Dal ceppo della terza razza modificata,si generarono due specie diverse,chiamati i figli di Dio e i figli degli uomini,questo concetto è bene espresso nello gnosticismo,e in molte altre antiche tradizioni esoteriche e religiose,in cui il mondo è diviso in figli della luce,esseri spirituali,e i figli dell’oscurita,esseri puramente materiali.

Noi presumiamo che la diversità non consiste nella razza specifica,ma nell’avere o no l’anima. Restano ancora delle domande su chi fossero queste altre donne con la testa stretta,o se erano un altra specie?
Se erano un altra specie furono creati dagli stessi creatori,con gli stessi fini?

E questi figli degli uomini,o nephelim sono ancora tra noi?

La quinta razza

“Pochi furono i superstiti. Alcuni fra i gialli, alcuni fra i bruni e i neri, alcuni fra i rossi rimasero. Quelli del colore della Luna erano partiti per sempre”.

“La Quinta prodotta dal gregge santo, restò; essa fu governata dai primi Re Divini. I Serpenti che ridiscesero, che fecero pace con la Quinta, la istruirono e guidarono”.
(Stanza XII, 48-49).

La Quinta Razza, quella presente sulla Terra, sembra non abbia ricevuto alcun intervento di ingegneria genetica; è rimasta quella uscita malconcia , ma salva, da una catastrofe procurata. Una Razza che si avvaleva di alleanze e patti con gli Dei, visti i precedenti e fallimentari tentativi; una Razza presumibilmente mista ad incroci con le stesse Divinità per cui potrebbero essere sorte due Stirpi: una direttamente apparentata con gli Esseri superiori ed una prettamente terrestre. Dimostrare questa ipotesi è difficile o quanto meno richiederebbe fiumi d’inchiostro (…).

Conclusione

Sulla terra migliaia di anni fa,una razza di “costruttori” entità angeliche ultradimensionali,venne su questo pianeta per dare il via all’esperiemnto dell’uomo.

Serviva un pianeta dove dare vita a un corpo fisico di tipo umano,simile alle fattezze degli stessi costruttori,in cui si potesse incarnare l’anima.

Nel libro si fa riferimento a più razze di costruttori,e tra questi una superiore a tutte le altre.

Apportarono più volte perfezzionamenti al corpo fisico,e si denota chiaramente,che questi esseri controllano da lontano ma con costanza,l’evoluzione spirituale dell’umanità.

Dopo vari tentativi ed errori,riuscirono a creare un corpo fisico in cui la scintilla divina,l’anima,si potesse incarnare,per fare le esperienze nel mondo materiale fisico,come volontà della grande energia creatrice,da cui si diramano tutte le anime.

Questo uomo venne creato prendendo come base un mammifero acquatico,di cui non si capisce se creato dagli stessi in un tempo precedente,o gia esistente sul pianeta.

Su questo pianeta hanno convissuto contemporaneamente più razze e più specie,come del resto affermano anche le pietre di ica,e altri antichi reperti,in cui viene descritto che convivevano sulla terra più specie sia umane che di tipo rettiloide.

Non sappiamo però chi ha creato le une e chi le altre,o se sono gli stessi,e per quali fini,sappiamo però da molti resoconti storici, vi sono state delle guerre combattute,sia tra gli atlantidei stessi,divisi in fazioni,sia atlantidei con altre specie sulla terra,sia guerre tra entità dimensionali.

Noi sappiamo che molte di queste specie sono sopravissute fino ai giorni nostri,e vivono all’interno della terra in una dimensione diversa dalla nostra,(la terra cava),dove si sarebbero rifuggiati,prima della grande catastrofe, anche gli atlantidei rimasti fedeli alla luce,formando il regno di agartha,insieme al consiglio dei 10 saggi,ch egovernava atlantide,formato da esseri di altre dimensioni,sicuramente i costruttori,tra di essi vi è il re del mondo,melchisedec.

Essi sono i guardiani dell’evoluzione umana,e attendono la fine del ciclo previsto per risalire in superficie e ripristinare il regno della luce.

Secondo le nostre ricerche,ci sarà una sesta razza sulla terra,ma questa volta non sarà modificata geneticamente,ma i maestri delle stelle,ritornando riattiveranno alcune funzioni dell’uomo,funzioni psichiche e spirituali,che sono state bloccate o ridotte a suo tempo,perchè ancora non era pronto.

L’umanità quindi si appresta a finire un ciclo durato migliaia di anni,un grande cilco cosmico,e sarà ora pronta a definire un nuovo percorso,caratterizzato non più dalla dualità,ma di pace e di amore,in cui gli tuti gli esseri ritorneranno all’uno originario.

Naturalmente solo i destinati potranno accedere a questo nuovo orizzonte,chi non avrà una certa struttura spirituale,sarà annientato con lo stesso mondo disumano che ha alimentato e sostenuto.

Sono questi i figli degli uomini,i figli dell’oscurità,che periranno insieme ai loro padroni,coloro che credono di avere il potere su questo pianeta.

Abbiamo cercato con questo articolo,di riassumere il più possibile,le nostre ricerche e i nostri studi,non entrando nel dettaglio di argomenti che risulterebbero infiniti,affinche sia semplice capire argomenti di tale complessita,ma di grande valore storico per l’umanità. Cercando di fornire dei dati e basi,su cui partire per effettuare una propria ricerca personale.

I Curdi e la loro posizione nell'ambito della Out of Atlantis Theory

$
0
0
La Mesopotamia è una regione del Vicino Oriente, parte della cosiddetta Mezzaluna Fertile. Il nome stesso (en mésos potamós, in greco) la indica come "terra tra due fiumi": il Tigri e l'Eufrate. 

Con il tempo l'uso di questa definizione divenne di più ampio respiro, fino a comprendere anche le zone limitrofe. Oggi possiamo impropriamente definirne i confini indicandoli con la catena dei monti Zagros ad est, quella del Tauro a nord, steppe e deserti ad ovest e sud-ovest e, infine, il golfo Arabo-Persico a sud (la zona paludosa dello Shatt al-'Arab). 

Nel periodo che va dalla fine dell'ultima età glaciale (c. 10000 a.C.) e l'inizio della storia la mezzaluna fertile venne abitata da varie civiltà come quella Ubaid e quella Uruk. Uno dei siti neolitici più vecchi conosciuti in Mesopotamia è Jarmo, datato 7000 a.C. circa. Jarmo, come altri siti neolitici, si trovava nella Mesopotamia settentrionale. A partire dal 3500 a.C. la Mesopotamia venne abitata da fiorenti civiltà come i Sumeri, gli Accadi, i Babilonesi, gli Assiri, gli Ittiti, gli Hurriti e i Cassiti. 

Alcune di queste civiltà fecero importanti scoperte e invenzioni. Per esempio i sumeri furono tra i primi a inventare la scrittura mentre i babilonesi hanno inventato uno dei primi codici di leggi della storia, il Codice di Hammurabi. Alcune di queste civiltà, come gli Assiri, hanno fondato un vasto impero.

Nel 500 a.C. circa la Mesopotamia venne conquistata dall'Impero persiano. Col passare dei secoli la Mesopotamia fece parte di vasti imperi come quello seleucide, parto, sassanide, arabo e ottomano. 

Attualmente la Mesopotamia corrisponde all'odierno Iraq, a parte della Siria orientale, alla Turchia sudorientale e all'Iran sudoccidentale ed è abitata da numerose minoranze la principale delle quali è quella Kurda.


I Kurdi! Chi sono costoro?

Sono Indoeuropei, come testimonia, tra l'altro, la loro lingua, che appartiene al gruppo nord-occidentale delle lingue iraniche.

I curdi parlano numerosi dialetti (generalmente mutuamente comprensibili) della lingua curda, che fa parte del ramo iranico dei linguaggi Indo-europei, e che essi chiamano "Màda".

Si ritiene che i curdi moderni discendano dagli abitanti dell'antico Regno di Corduene, noti anche come Carduchi, a loro volta discendenti dagli antichi Medi, con apporti dei Galati, di stirpe Celtica. Essi sarebbero etnicamente vicini a diverse altre popolazioni che abitano gli altopiani dell'Iran. 

Agata Christie, dopo un soggiorno in Mesopotamia, racconta che le donne curde sono allegre ed attraenti. Vestono con colori brillanti: arancio vivo, verdi brillanti, porpora e gialli accesi.

Alte, la testa e le spalle erette, così da avere un'aria fiera. Hanno volti dai tratti regolari, gote rosee e gli occhi solitamente azzurri. I villaggi arabi e curdi si equivalgono come numero, i gruppi etnici vivono vicino e conducono la stessa vita, i gruppi etnici vivono vicino e conducono la stessa vita ma è impossibile confondere una donna curda da una araba. 

Le donne arabe sono riservate; quando rivolgi loro la parola girano il viso; se ti guardano lo fanno da una certa distanza e se sorridono è sempre con ritrosia e tenendo gli occhi bassi. Si vestono di nero o con colori scuri. E non esiste donna araba che oserebbe rivolgere la parola ad un uomo.

La donna curda non ha dubbi sul fatto che vale quanto e più di un uomo !

Una delle leggende più belle sull'origine di questo popolo narra che:
"… Kawa il Fabbro ebbe nove figli sacrificati (dal feroce tiranno Zahhak; NdA) ma, quando arrivò il turno dell'ultimogenito, attaccò il grembiule di cuoio a un bastone, e incitò la popolazione a ribellarsi contro il re. Il popolo lo seguì, corse al palazzo di Zahhak e distrusse la fortezza con l'aiuto del principe Fereidun…

Da allora Kawa è considerato il padre dei curdi e la tradizione colloca l'evento al 21 marzo 612 a.C. che viene festeggiato con fuochi sulle montagne.

La celebrazione del Nauruz, il capodanno persiano e curdo, e gli echi del mito di Kawa hanno un riferimento storico: il 612 corrisponde all'anno della caduta di Ninive, la capitale dell'Assiria, ad opera dei medi, gli antenati più autentici dei curdi, in alleanza con la rinascente potenza babilonese. La vittoria sull'impero assiro è il primo anno dell'era curda, secondo un computo tuttora in vigore: così l'anno 2004 corrisponde all'anno 2616". I Kurdi, quindi, sono, sul piano storico, i discendenti degli antichi Medi, il cui re più famoso fu Ciassare, che sconfisse gli Sciti ed i Cimmeri, annientò gli Assiri, distruggendo Assur (614) e Ninive (612 a.C.), ed ebbe i Persiani quali vassalli. (Tratto dal blog di di Valerio Bruschini)

Göbekli Tepe, nascita della civiltà e della religione

Area Göbekli Tepe

Il sito Gobekli Tepe risale a 11.600 anni fa, 7 milleni prima della grande piramide di Giza. È il più antico esempio di architettura monumentale, cioè la prima struttura più grande e complicata di una capanna che sia mai stata edificata da essere umani. Gobekli Tepe è situato, a nord del confine con la Siria, a sud del fiume Eufrate, e a circa 15 km a nord est della città di Sanliurfa (Kurdistan turco). Il sito è in cima ad una piccola collina (Göbekli Tepe significa "collina con un ombelico" o "collina con una pancia" in turco).

Si compone di una serie di edifici in pietra e pareti che risalgono al periodo tra il 9000 aC e 7500 aC, anche se l'inizio delle prime costruzioni sembra risalire al 11.000 aC. Questi edifici sono stati costruiti prima dell'inizio dell' agricoltura di tutto il mondo, prima dell'invenzione della ruota e prima della creazione delle ceramiche.


Gobekli Tepe è stato costruito da una società di cacciatori / raccoglitori 12.000 anni fa. All'epoca della costruzione la grande maggioranza degli esseri umani viveva in piccoli gruppi nomadi che si sostentavano raccogliendo piante commestibili e cacciando animali selvatici. Per erigere il tempio, probabilmente, fu necessaria la presenza nello stesso luogo di più persone di quante se ne fossero mai radunate insieme prima di allora. E la cosa straordinaria è che riuscirono a tagliare, scolpire e trasportare per centinaia di metri pietre da 16 tonnellate pur non avendo né ruote né bestie da soma. 

I pellegrini che arrivavano a Gobekli Tepe vivevano in un mondo che non conosceva la scrittura, né i metalli, né il vasellame; a chi saliva al tempio quei pilastri incombenti dovevano apparire come giganti irrigiditi, e gli animali scolpiti sulla pietra, tremolanti alla luce del falò, come emissari di un mondo spirituale che forse la mente umana cominciava a concepire. La regione è stata ecologicamente più ricca di quanto non lo sia oggi, e probabilmente ci furono un gran numero di animali. I gruppi o tribù di cacciatori / raccoglitori che si insediavano una parte dell'anno, hanno vissuto vicino al luogo in tende di pelle di animale, cacciando la selvaggina locale, costruendo così il complesso di diversi decenni. Un gran numero di frecce di selce sono state trovate nei pressi del sito, in supporto di questa ipotesi. 

Molti dei pilastri di pietra trovati nel sito hanno un peso compreso tra le 15-20 tonnellate (alcuni fino a 50 tonnellate), e gli archeologi hanno stimato che ci sia voluta la forza lavoro di almeno 500 persone a tagliarli dalle cave situate fino a mezzo chilometro di distanza, e portarli al sito.

Le strutture sono principalmente rotonde o ovali e sono costruzioni megalitiche. Finora 4 edifici sono stati trovati, che vanno dai 10 ai 30 metri circa di dimensione. Dati geofisici suggeriscono che almeno altri 16 edifici sono ancora sepolti nella collina. Le pareti sono fatte di pietra grezza non lavorata. Ci sono molti pilastri a forma di T sparsi all'interno degli edifici, la maggior parte dei quali hanno un altezza di circa 10 metri. I pilastri sono situati vicino alle mura, ed indicano che essi possono aver sostenuto un tetto piano. Una coppia di pilastri molto più grande si trova invece nel bel mezzo dei palazzi, e nelle vicine cave ci sono ancora alcuni pilastri che erano ancora in fase di taglio. Il più grande è di quasi 30 metri.

Molti rilievi sono stati scolpiti sui pilastri, come volpi, leoni, bovini, cinghiali, aironi, anatre, scorpioni, formiche e serpenti. Vi sono anche un certo numero di free-standing sculture, che probabilmente rappresentano anch' esse gli animali, anche se è difficile dire perché sono pesantemente incrostate di calce. Sono state trovate anche una serie di sculture scavate nella parete, che finora non sono state datate correttamente. I pavimenti sono realizzati in calce viva (terrazzo), simile ai pavimenti degli antichi edifici romani, risalenti ad un periodo molto più recente. Vi è una panca bassa attorno alla parte interna delle mura esterne. 

Nessuna evidenza di abitazione è stata trovata nel sito, quindi non c'è nulla che suggerisca che la gente sia realmente vissuta. Per questo motivo è stato suggerito che il sito sia stato usato per scopi religiosi o cerimoniali. Nessuna tomba è stata ritrovata, anche se è stato suggerito che il sito serviva come centro di un culto dei morti. Questo perché resti umani sono stati trovati al di fuori del perimetro del tempio, il che suggerisce che gli esseri umani potrebbero essere stati sepolti o lasciati in loculi aperti all'esterno, così da essere successivamente mangiati dagli animali. Questa era una pratica di sepoltura comune in molte società antiche.


Intorno al 7500 aC, Göbekli Tepe è stato volutamente coperto di circa 300-500 metri cubi di terreno, e abbandonato.

Nessun altro sito di antichità trovato finora è comparabile a Gobleki Tepe. Un sito simile è stato scoperto a Nevali Cori, a pochi chilometri di distanza, vicino a Sanliurfa. Nevali Cori è di circa 500 anni più giovane di Göbekli Tepe ed è molto più piccolo e più primitivo in termini di costruzione. Pilastri simili a quelli di Gobekli Tepe a forma di T sono stati trovati, oltre a sculture e statue di animali ed esseri umani. Diverse centinai di statuette d'argilla, per lo più di esseri umani, sono state trovate. Queste sono fatte di argilla cotta, e sono l'inizio allo sviluppo della ceramica, questo indica che la gente era a conoscenza che il fuoco indurisce l'argilla, inoltre precedentemente avevano iniziato a modellare la ceramica. Resti umani sotto forma di teschi e scheletri incompleti sono stati trovati. Sembra che a differenza di Göbelki Tepe, il sito a Nevali Cori è stato utilizzato per l'abitazione umana. Nevali Cori è ora inaccessibile, essendo stata sepolta sotto le acque della diga di Atatürk.


L'agricoltura ebbe origine sulle colline intorno a Gobekli Tepe circa 10.000 anni fa. Grana, farro, un precursore del grano moderno cresceva spontaneamente in questa regione. Molte evidenze archeologiche indicano che questa regione iniziò l'addomesticamento degli animali da allevamento e i cani. Per quanto riguarda le statue a grandezza umana la più antica è stata trovata in Balikli Gol vicino a Sanliurfa - una figura di un uomo scolpito nel calcare, con occhi di ossidiana, risalente a circa 12.000 anni fa. Ma l'agricoltura potrebbe aver segnato la fine per Göbelki Tepe. 

Agli inizi era primitiva e poco produttiva. La gente può non aver riconosciuto la necessità della fertilizzazione dei campi. L'agricoltura ha presto portato alla deforestazione di questa regione, con la perdita di selvaggina. Alla fine i campi potrebbero essere ritornati incolti, l'intera area trasformata in una distesa di sabbia. In assenza di selvaggina, non c'era modo di nutrire una vasta popolazione, e il sito potrebbe essere stato abbandonato per questo motivo. L'intero sito è stato volutamente coperto di terra prima che fosse abbandonato, ed è per questo motivo che oggi è così ben conservato. Vari studiosi della Bibbia hanno anche associato Göbelki Tepe con il mito dell'Eden. 

Secondo questa interpretazione, il mito si riferisce al passaggio di un cacciatore / raccoglitore ad una società basata sull'agricoltura. Il pensiero è che la caccia / raccolta fu uno stile di vita facile e piacevole, almeno nelle zone che erano ricche di risorse. L'agricoltura, invece, ha introdotto di lavoro e probabilmente non fu molto produttivo per cominciare. La perdita di Eden era la transizione verso l'agricoltura, e può essere un ricordo di quello che è successo di Gobekli Tepe. 

Dio dice ad Adamo: "Maledetto sia il suolo per causa tua! Dolore ne trarrai nel cibo, per tutti i giorni della tua vita." La posizione di Göbelki Tepe nella mezzaluna fertile fece venire in mente ad alcune persone che era il luogo dove era situato l'Eden secondo la Bibbia.


Turco Van

Il Turco Van è un felino dalle origini molto antiche, originario dalla regione turca dalla quale prende il nome. Egli si differenzia dalle altre specie di gatti per la particolare colorazione del suo mantello. 

Molto spesso viene confuso con l'Angora turco, originario anch'egli di quella zona. La corporatura lunga, robusta e l'abbondante muscolatura di questa specie lo rendono un felino di grande stazza arrivando a pesare fino a 9 chili, il completo sviluppo di questa razza viene raggiunto non prima dei tre anni di età. 

Il corpo robusto poggia su zampe di media lunghezza che finiscono in piedi tondi, ben definiti e forniti di pelo. La testa poggia su un collo forte, a forma di ampio cuneo, con un naso medio lungo e un avvallamento quasi impercettibile nel profilo. Il naso si presenta sempre di colore rosa. Gli occhi sono grandi e ovali, molto espressivi e disposti leggermente obliqui sul muso. Il colore degli occhi può essere azzurro, ambra chiaro o impari (uno azzurro e uno ambra chiaro), mentre la palpebra è sempre rosa. 

I Turco Van sono dotati di grande intelligenza e di buone doti di comunicazione, risultando così facili da addestrare, molto spesso imparano ad aprire porte osservando solamente i movimenti dei loro padroni. Sono assai vivaci, per questo bisogna fornire loro ampi mezzi di sfogo, tuttavia sono anche molto territoriali ed egocentrici, non amano intrusioni nel loro territorio da parte di altri animali o nuove persone. 

Questa specie, insieme al Vankedisi, è una delle razze più robuste dotate di una salute eccezionale, bisogna considerare però che, al pari delle altre specie, sono vulnerabili alle malattie infettive come la Felv e la Fiv. 

Bisogna inoltre porre attenzione agli eventuali problemi genetici, ai gruppi sanguigni e al rischio di isoeritrolisi neonatale, è consigliabile quindi effettuare adeguati test sull'animale. 

All'ingresso della Città di Van, in Turchia, è possibile osservare un monumento a questa razza.

Monumento all'ingresso della città di Van. Esemplare di Turco Van

La scuola di Nusaybin e la chiesa di San Giacomo

Nibis è il nome antico della moderna città di Nusaybin, nella Turchia sud-orientale. Nibis era una antica città della Mesopotamia. I successori di Alessandro il Grande la rifondarono col nome di Antiochia Mygdonia; venne menzionata per la prima volta da Polibio, nella descrizione della marcia di Antioco I contro il Molone. Plutarco suggerì che la città fosse popolata da coloni di discendenza spartana.

Uno dei patrimoni culturali della città, sin dall'antichità, è stata l'attuale Chiesa di San Giacomo costruita nel 150 D.C., Nusaybin era situata in punto in cui la cultura mesopotamica e quella anatolica si incontravano mescolandosi tra loro, col passare degli anni i cristiani anno costruito numerose chiese e monasteri nella città. 

In questa regione nacque San Giacomo il quale, nel 309 D.C., divenne il secondo vescovo di Nusaybin procedendo all'ampliamento della chiesa nel 313.

Dopo essere stato al Concilio di Nicanea, oggi Iznik, nel 325, egli decide di tornare a Nusaybin e fondare una scuola che è parte integrante della chiesa (326); diventerà la prima scuola teologica cristiana ad essere costruita. La lingue principali erano il Siriano e il Greco, le materie erano molto varie, si insegnava filosofia, logica, letteratura, astronomia, medicina, geometria e legge. Inoltre numerosi testi vennero tradotti dal Greco al Siriano.




Si consiglia la lettura dei seguenti articoli:



Conoscerete la Verità... E la Verità vi renderà Liberi (forse...)

$
0
0
Correva l’anno 869 d.C. Tutto ebbe inizio dalla cancellazione dell’esistenza dello Spirituale da parte della Chiesa cattolica.

La Chiesa cattolica è una istituzione creata per difendere e diffondere il messaggio del cristianesimo ma che poi, in breve tempo, si è sempre più burocratizzata sostituendo al messaggio evangelico di Cristo, che invita a mettersi al servizio di tutti gli uomini, quello dell’esercizio del proprio potere ecumenico e cattolico.


Quando perciò si parla del messaggio del Cristo bisogna distinguere nettamente il termine cristianesimo da cattolicesimo.   

Nel Concilio di Costantinopoli tenutosi nell’869 la Chiesa cattolica decretò che doveva essere cancellata l’esistenza dello Spirito come parte costitutiva dell’essere umano e che da quel momento, solo l’anima umana poteva avere qualche qualità spirituale ma nulla più di questo.

In tal modo fu cancellata non solo la parte spirituale dell’uomo, quella parte cioè che può avere possibilità di evoluzione, ma fu di fatto negata anche l’esistenza del Mondo Spirituale con tutte le sue leggi evolutive, compresa la legge del karma e della reincarnazione e conseguentemente la possibilità di autodeterminazione dell’essere umano.

Tale decreto era stato preparato già con il secondo Concilio di Costantinopoli del 552 d.C. - In seguito il tutto fu ribadito con il Concilio di Lione del 1274 e quello di Firenze dell'1439. La Chiesa cattolica condannava l'idea di reincarnazione come “… una antica idea pagana”. Per tale motivo essa fu considerata alla stregua di un’eresia.

Questi Concili hanno condannato la reincarnazione anche perché, come parametro di giudizio, prendevano in considerazione l'idea di reincarnazione che viveva nel mondo orientale.


La reincarnazione invece si basa su ben altre leggi spirituali come, in modo sintetico, si cercherà di dimostrare.

Nelle antiche civiltà orientali si pensava che l'uomo fosse stato cacciato dal Cielo e, per punizione, confinato a vivere eternamente sulla Terra, considerata perciò luogo d’esilio.

Nacque in tal modo nell’uomo orientale l’idea delle ripetute vite terrene o reincarnazione.

Oggi l’orientale, ha ancora il sentimento istintivo della reincarnazione, ma, non riuscendo più a coglierne il vero significato, cerca soltanto di liberarsi dallo spietato circolo delle ripetute vite terrene che lo costringe a ritornare in un corpo fisico sulla terra, luogo di dolore.

Con il tempo inoltre è sorta una visione distorta: quella della possibilità di reincarnazione di un essere umano in un corpo di animale quale ulteriore punizione  per gravi mancanze o peccati commessi. Sarebbe opportuno a questo punto, per maggior chiarezza, correggere il termine reincarnazione, o ripetuta incarnazione di un’anima in un corpo umano, con metempsicosi, o trasmigrazione dell’anima in un corpo d’animale.

L’idea orientale considerata dalla Chiesa cattolica, ha comportato un’errata interpretazione del concetto di reincarnazione basata su due punti essenziali:

1° - l’idea dell'eterno ritorno quale punizione e, per conseguenza, la non possibilità di evoluzione.
2° - l’idea della reincarnazione come possibile caduta nel regno animale o metempsicosi.

Un tale modo di pensare deriva dal fatto che gli antichi orientali non avevano ancora né conoscenza, né tanto meno coscienza di possedere un Io individuale avente la possibilità di compiere una evoluzione personale.

L'evoluzione invece consiste in un graduale, lento perfezionamento che si attua portando l’Io umano, la prima e più elevata parte spirituale costitutiva, a vivere alternativamente nel mondo terrestre e in quello Spirituale, per raggiungere il grande compito di conquistare la Libertà individuale e l’Amore per tutto il Creato.
Tale lungo cammino viene regolato e caratterizzato dalle leggi del karma e della reincarnazione.

Moderne conoscenze

La Chiesa cattolica per tutto il periodo che andava dal 500 al 1800, si rapportava, riguardo alle conoscenze sulla reincarnazione, sulle idee errate dei popoli orientali.

Nel 1915 il Sant’Uffizio ancora una volta ha condannato duramente l’idea della reincarnazione presentata dalla Società Teosofica perché, com’è affermato, “ … l’idea deve essere rifiutata, anche se è presentata dalla Teosofia sotto una falsa veste scientifica ”.

In seguito, con la venuta dell'Antroposofia di Rudolf Steiner, la Chiesa cattolica ha continuato a mantenere il suo parere negativo sulla reincarnazione, basandosi questa volta su un insegnamento ritenuto fondamentale dalla religione cattolica.

Tale insegnamento risulta incompatibile con l’idea della reincarnazione, poiché afferma che la redenzione dell'umanità deve avvenire solo tramite la morte sacrificale del Cristo sul Golgota

Questo concetto, fissato in dogma, è sorto nel V secolo d. C. ed è la conseguenza di una disputa fra Pelagio e S. Agostino.

Pelagio, un asceta inglese, operò in Italia, a Roma, all'inizio delle 400 d. C.

Egli negava il peccato originale quale trasmissione ereditaria di un peccato morale. Considerava questo concetto non compatibile con la giustizia di Dio, perciò affermava che l'uomo, nascendo senza peccato, per conseguenza aveva la capacità di scelta fra il bene e il male e quindi era libero di scegliere o meno la propria redenzione. 

S. Agostino affermava al contrario che il peccato originale commesso da Adamo era ricaduto moralmente anche sui suoi discendenti impedendo loro di vincere il male basandosi soltanto su forze puramente umane.

La Chiesa del V secolo d. C. per risolvere una simile controversia, scelse una via di mezzo: adottò un po' le idee di Pelagio, un po' quelle di S. Agostino.

Essa accolse la tesi di S. Agostino e in altre parole che l'uomo da solo non può superare il male ma deve rimettersi alla grazia originata dal sacrificio del Cristo, collegandosi però anche alla tesi di Pelagio secondo il quale la grazia da sola non basta, poiché l'uomo le deve andare incontro sforzandosi di scegliere il bene, adeguandosi per conseguenza a quello che la Chiesa cattolica stabiliva fosse il bene.

In tal modo da una parte la Grazia divina agisce tramite il perdono dei peccati per l'azione redentrice del Cristo. e dall'altra per lo sforzo individuale dell'uomo il quale - sempre secondo la Chiesa cattolica - dopo la morte verrà premiato  con un premio o con un castigo, con il Paradiso o con l’Inferno.

Riassumendo perciò, e sintetizzando, a tutt’oggi la Chiesa cattolica riguardo la vita umana sulla terra e oltre la morte riconosce soltanto due situazioni possibili:

1° - la remissione dei peccati
2° - il premio o il castigo.

Conoscenza antroposofica della reincarnazione.

Con la conoscenza e l’ammissione della legge della reincarnazione e del karma, nell’Antroposofia di Rudolf Steiner è introdotto qualcosa di totalmente nuovo.

Secondo tali leggi è possibile ammettere la possibilità di riparazione o compensazione di falli morali commessi dall'uomo a mezzo di ripetute vite terrene, le quali si svolgono in modo giusto ed equilibrato secondo la legge del karma.

Le dottrine esposte dall’Antroposofia, in realtà corrispondono non a idee personali e arbitrarie di Rudolf Steiner ma, come lui stesso dimostrò nelle sue oltre seimila conferenze, furono reali verità spirituali da lui colte grazie alle sue particolari capacità spirituali.  Tali dottrine sono osservabili e dimostrabili in modo scientifico, secondo una scienza che sa aprirsi ed accoglie anche la conoscenza di leggi scientifiche di natura spirituale.  

Su ciò la Chiesa cattolica e le altre istituzioni religiose di ispirazione cristiana, accusarono Rudolf Steiner di sostenere l’auto-redenzione dell'uomo in contrapposizione alla redenzione dei peccati possibile solo grazie al sacrificio di Cristo sul Golgota.

Questa però è solo un’interpretazione non esatta della Chiesa cattolica del pensiero di Rudolf Steiner. Egli in una sua raccolta di conferenze dal titolo “ Cristo e l’anima umana“ tratta l’argomento in modo ampio ed articolato.

Lo rileva con molta esattezza e lo riassume in due punti essenziali.

1° - Quando l’uomo commette una mancanza ( in termini religiosi fa un peccato ) ed arreca un torto ad esempio ad un’altro essere umano o comunque ad altri esseri viventi, infrange l’armonia di leggi cosmiche e compie un atto che ha una conseguenza duplice.

Il male compiuto potrà - e dovrà - essere pareggiato in una successiva vita dall’essere umano stesso che addirittura aspirerà a voler riparare, secondo le leggi del karma, l’atto negativo compiuto.

2° - Il fallo morale però non concerne esclusivamente il singolo uomo che l’ha commesso e che perciò deve ripararlo ma, come già accennato, va a squilibrare e addirittura a lacerare la stessa “ trama spirituale del Cosmo “.

L’essere umano non è in grado di compiere tale riparazione a causa della sua attuale insufficiente forza spirituale.

Soltanto un Essere spirituale superiore all’uomo può intervenire e riparare la lacerazione compiuta nella trama spirituale, nell’ordine equilibrato del Cosmo.

Questo essere spirituale è il Cristo.

In altri termini l’essere umano, quando compensa il “ male“ da lui compiuto, fa un processo di autoredenzione. Questa riparazione riguarda però il ristretto, personale ambito di ciascun uomo.

La ripercussione dello squilibrio causato, che sempre avviene nella realtà cosmica spirituale, viene compensato dal Cristo che compie, in tal modo, un atto di redenzione posto a servizio di qualunque essere umano.

Quanto esposto è il reale e completo pensiero di Rudolf Steiner che perciò riassume in due aspetti, secondo veridicità, le leggi di reincarnazione e karma:

1° - l’aspetto microcosmico, quale auto-redenzione da parte dell’essere umano ( sempre secondo le leggi di reincarnazione e karma )

2° - l’aspetto macrocosmico quale redenzione da parte del Cristo grazie al Suo intervento riparatore nel Cosmo spirituale.

L’insegnamento che si può trarre dal susseguirsi di questi eventi, e in altre parole l’interpretazione erronea data dalla Chiesa cattolica lungo i secoli riguardo alla realtà della reincarnazione, del karma e dell’autodeterminazione dell’essere umano, non può essere che uno solo.

Quando vi sono grandi responsabilità occorre molta più cautela e approfondimento nelle analisi.

I giudizi non devono e non possono essere superficiali, poiché le scelte compiute da pochi investono il destino di milioni di esseri umani.

I giudizi inoltre non possono essere avventati specie se compiuti su chi, come nel caso di Rudolf Steiner, ha messo al servizio di tutti gli uomini le proprie conoscenze, le proprie profonde, esatte, documentate ricerche scientifico spirituali.  

Tutto questo però parte da un presupposto fondamentale senza il quale non può esservi che l’errore: occorre un sincero anelito, una vera ricerca della verità e non un’ottusa volontà di potere sugli esseri umani.

Quanto è stato esposto, anche se succintamente, è il reale pensiero di Rudolf Steiner su reincarnazione, karma e autodeterminazione dell’essere umano per approfondire, completare, correggere nuove conoscenze rivolte naturalmente a coloro che le cercano per una propria esigenza interiore “ …come una necessità vitale, come si sente fame e sete.”. 

False Flag di ieri e di oggi

$
0
0
Se queste cose sono accadute nel passato, perché mai non considerare l'idea che stiano accadendo anche oggi sotto i nostri occhi?!

False flag (in italiano operatività sotto falsa bandiera) è una tattica segreta condotta nell'ambito di operazioni militari o attività di spionaggio, condotte in genere da governi, servizi segreti, e agenzie d'intelligence, progettata per apparire come perseguita da altri enti e organizzazioni, anche attraverso l'infiltrazione o lo spionaggio di questi ultimi.

Essa deriva dalla combinazione di due termini della lingua inglese, false e flag, ossia "bandiera falsa". L'idea è quella di "firmare" una certa operazione per così dire "issando" la bandiera di un altro stato o la sigla di un'altra organizzazione.

Questa tattica è stata variamente utilizzata nella storia; ad esempio nel combattimento navale, questa pratica era considerata accettabile a patto che si abbassasse la falsa bandiera e si issasse la bandiera nazionale appena prima di entrare in battaglia. Molti incrociatori ausiliari avevano operato in tal modo in entrambe le guerre mondiali.

Ad esempio, durante la seconda guerra mondiale, le navi inglesi di classe Q e R erano famose per questo comportamento, che la Germania usò come pretesto per la sua guerra sottomarina senza limiti.

Terrorismo e operazioni sotto falsa bandiera

Gli attacchi terroristici possono essere di fatto operazioni sotto falsa bandiera. In Operazione Susannah (altrimenti nota come Affaire Lavon) nel 1954, 13 ebrei egiziani che lavoravano per l'intelligence militare israeliana fecero saltare possedimenti americani e britannici ad Alessandria d'Egitto e al Cairo. L'obiettivo era quello di impedire ogni avvicinamento fra Nasser e le potenze occidentali spingendole a credere che i nazionalisti egiziani fossero responsabili di questi attacchi terroristici. Durante la strategia della tensione italiana, diversi attentati bomba negli anni '70, attribuiti a organizzazioni di estrema sinistra, erano di fatto stati condotti da organizzazioni di estrema destra che cooperavano con i servizi segreti italiani (bombe di Piazza Fontana nel 1969, ma si considerino anche varie indagini, come per esempio quella condotta da Guido Salvini). In Francia, il movimento di azione e difesa Masada, presunto gruppo sionista, in realtà era un gruppo terroristico neofascista che sperava di accrescere la tensione fra gli arabi e gli ebrei in Francia.


Le tattiche sotto falsa bandiera erano state impiegate anche nella guerra civile algerina, a partire dalla metà del 1994. Gli squadroni della morte si travestivano da terroristi islamisti e commettevano attacchi sotto falsa bandiera. Tali gruppi includevano la OJAL o la OSSRA (organizzazione segreta per la salvaguardia della Repubblica algerina)

Il terrorismo sotto falsa bandiera è una pratica il cui uso è stato proposto da alti ufficiali statunitensi nel famoso piano Operazione Northwoods in cui si propone di creare falsi gruppi terroristici cubani per far commettere loro crimini in USA contro immigrati cubani, da imputare poi ai castristi e a Cuba in generale. Lo scopo del piano era quello di trovare un casus belli per invadere Cuba.

Le pseudo-operazioni sono quelle in cui le forze di una potenza si travestono da forze nemiche e, più in particolare, quando la potenza è uno stato e l'altra potenza è un gruppo rivoluzionario, si traveste da gruppo rivoluzionario, spesso con l'aiuto di transfughi, per operare come squadre in grado di infiltrare le sfere insurrezionaliste. Lo scopo di tali pseudo-operazioni può essere sia quello di raccogliere informazioni di intelligence sul breve o sul lungo termine, sia quello di impegnarsi in operazioni attive, in particolare assassinii di importanti nemici. Tuttavia, essi di solito implicano entrambi i tipi di azione, in quanto i rischi di smascheramento aumentano col passare del tempo, e conducono quindi a scontri violenti.

Le pseudo-operazioni potrebbero essere dirette da forze di polizia, militari o entrambi. Le forze di polizia sono di solito le più adatte a svolgere compiti di intelligence; tuttavia l'esercito fornisce la struttura necessaria ad appoggiare tali pseudo-operazioni con forze militari.

Nel 1969 Frank Kitson, (che in seguito fu coinvolto nel conflitto nordirlandese ed è ora un Generale britannico in pensione), ha pubblicato Gangs and Counter-gangs, su come contrastare le gang e i gruppi terroristici e sulle misure di inganno strategico, incluso l'utilizzo di transfughi, che ha introdotto il tema a un più vasto pubblico. Questi studi sono da collegare agli stessi di Kitson sulle operazioni a bassa intensità, che sembrano predire l'utilizzo di gruppi terroristici fasulli per condurre guerre per procura e per assolvere funzioni di controllo sociale, in un'epoca di trionfo degli ideali pacifisti quale era quella, appunto, in cui scriveva Kitson.

Il Field Manual 30-31

Il Manuale da Campo 30-31 dell'Esercito degli Stati Uniti, che fu redatto il 18 marzo 1970 dal generale William Westmoreland e sviluppa i concetti delle operazioni "false flag", così come le appendici FM 30-31 A e FM 30-31 B:

« "Possono esserci momenti in cui i governi ospiti mostrano passività o indecisione di fronte alla sovversione comunista e, secondo l’interpretazione dei servizi segreti americani, non reagiscono con sufficiente efficacia (…) I servizi segreti dell’esercito degli Stati Uniti devono avere i mezzi per lanciare operazioni speciali che convincano i governi ospiti e l’opinione pubblica della realtà del pericolo insurrezionale. Allo scopo di raggiungere questo obiettivo, i servizi americani devono cercare di infiltrare gli insorti per mezzo di agenti in missione speciale che devono formare gruppi d’azione speciale tra gli elementi più radicali. Nel caso in cui non sia possibile infiltrare con successo tali agenti al vertice dei ribelli, può essere utile strumentalizzare per i propri fini organizzazioni di estrema sinistra per raggiungere gli scopi descritti sopra. (…) 


Queste operazioni speciali devono rimanere rigorosamente segrete. Solamente le persone che agiscono contro l’insurrezione rivoluzionaria conosceranno il coinvolgimento dell’esercito americano negli affari interni di un paese alleato". La più importante di queste operazioni prende il nome di "Operazione CHAOS". »

Guerra sporca

In una intervista del 1981 i cui contenuti sono stati declassificati dalla CIA nel 2000, uno dei primi agenti CIA e DINA, Michael Townley ha rivelato che Ignacio Novo Sampol, membro dell'organizzazione CORU, un movimento anti-castrista, era giunto ad un accordo per coinvolgere il Movimento nazionalista cubano nel rapimento, a Buenos Aires, del presidente di una banca olandese. Il rapimento, organizzato da agenti in borghese del SIDE, l'intelligence argentina, aveva lo scopo di ottenere un lauto riscatto.

Townley ha affermato che Novo Sampol aveva raccolto circa 6.000 dollari dal suo movimento che vennero consegnati agli agenti del SIDE per sostenere tutte le spese necessarie all'organizzazione e alla messa in atto dell'azione. Al suo ritorno negli Stati Uniti, Novo Sampol inviò a Townley un mucchio di volantini intestati a un fantomatico "Grupo Rojo" (Gruppo Rosso), una sedicente organizzazione marxista terroristica argentina che sarebbe stata poi indicata come responsabile del rapimento all'opinione pubblica. Townley ha rivelato che i volantini vennero distribuiti nelle città argentine di Mendoza e Córdoba nell'occasione di falsi attentati dinamitardi perpetrati da agenti del SIDE, che avrebbero avuto lo scopo di testimoniare l'esistenza del gruppo terroristico Grupo Rojo.

Tuttavia il SIDE ritardò in maniera eccessiva l'attuazione del piano e fu così che il progetto del rapimento venne poi accantonato. Spesso inoltre i militari argentini del regime di Videla, attribuivano i rapimenti e gli omicidi dei desaparecidos, da loro perpretrati, ad azioni del movimento dei montoneros.

Caratteristiche

Un'operazione 'false flag' può vedersi come la versione in grande, strategico-politica, di un falso d'autore, ma non solo: la tattica falsa bandiera non si limita esclusivamente a missioni belliche e di contro-insorgenza, bensì viene utilizzata anche in tempi di pace, come ad esempio nel periodo italiano della strategia della tensione, e copre anche operazioni nelle quali il nemico viene guidato a sua insaputa verso il raggiungimento di un obiettivo che lo stesso nemico può persino ritenere essere connaturale al completamento della propria missione e/o all'attuazione della propria strategia.

Le operazioni sotto falsa bandiera sono utilizzate nello spionaggio, nel business e nel marketing (come in alcune campagne di relazioni pubbliche) nelle campagne politiche.

Operazioni famose

Nell'episodio di Mukden, del 1931, funzionari giapponesi costruirono un pretesto per annettere la Manciuria facendo esplodere una sezione di ferrovia. In seguito, produssero la falsa affermazione per cui sarebbe stato rapito uno dei loro soldati nell'episodio del ponte Marco Polo, come scusa per invadere la Cina.

Nell'Incidente di Gleiwitz nel 1939, Reinhard Heydrich della Germania Nazista costruì ad arte un "attacco polacco" per mobilitare l'opinione pubblica tedesca, e per fabbricare una giustificazione falsa per l'invasione della Polonia (1939). Questo avrebbe dato inizio alla Seconda guerra mondiale.

Bombardamento da parte dell'URSS del villaggio di Mainila nel 1939 alla frontiera con la Finlandia, diffondendo poi la notizia di molte vittime. L'episodio fu utilizzato come giustificazione per attaccare la Finlandia.

L'Operazione Northwoods del 1962, progettata ma mai eseguita, era finalizzata a fornire un pretesto per dichiarare guerra a Cuba. Il documento includeva varie possibili operazioni, una di esse consisteva nel simulare il dirottamento di un aereo civile americano e attribuire l'azione ai cubani. Un'altra consisteva nel mettere in atto azioni di terrorismo a danno di immigrati cubani negli USA e attribuirle a ipotetici gruppi terroristici castristi. Fu concepita da funzionari del Joint Chiefs of Staff e bocciato dal Segretario alla Difesa Robert McNamara, venne alla luce grazie alla legge per la libertà di informazione, il Freedom of Information Act e fu reso pubblico da James Bamford.

L'operazione manifesti cinesi del 1966, in cui estremisti di destra controllati dalla CIA affissero finti manifesti inneggianti allo stalinismo nelle città italiane.

La morte della studentessa Giorgiana Masi il 12 maggio 1977, avvenuta per mano di agenti di Polizia infiltrati fra le file di Autonomia Operaia e con licenza di usare armi da fuoco, come spiegò l'allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga in una tempestosa seduta del Parlamento e come testimoniato da alcuni inequivocabili scatti del fotografo Tano D'Amico.

Il finanziamento, da parte del Mossad durante il periodo 2007-2008, dello Jundallah, movimento sunnita indipendentista del Baluchistan coinvolto in numerosi attentati in Iran. Il servizio segreto d'Israele aveva arruolato membri del movimento separatista a Londra fingendosi la CIA di modo tale che lo Jundallah credesse di avere l'appoggio degli USA. Il gruppo indipendentista usò i kamikaze per colpire pasdaran, moschee e obiettivi governativi iraniani.

http://it.wikipedia.org/wiki/False_flag

(le foto non fanno parte del wiki originale, ma sono state inserite dall'autore per presentare il paragone tra i false flag storicamente accertati e i presunti false flag che certe teorie identificano come tali...)

Il Sesso ai tempi degli Anunnaki

$
0
0
Quando ci si fa un'idea più ampia dei racconti mesopotamici sugli dèi, allora si mettono a fuoco le diverse personalità dei due fratellastri Enki ed Enlil sotto ogni aspetto, comportamento sessuale incluso.

Abbiamo già accennato tra queste pagine al fatto che Anu avesse un discreto harem di concubine oltre la sua sposa ufficiale Antu. La madre di Ea/Enki, il figlio primogenito di Anu, era infatti una di queste concubine.


Quando Anu e Antu vennero un visita di stato sulla Terra (nel 4000 a.C. circa), per ospitarli venne costruita appositamente la città di Uruk (la Erec biblica). Nel corso della visita, Anu sviluppò una particolare predilezione per la nipote di Enlil, che da quel momento in poi fu chiamata In.Anna ("l'amata di Anu") e i testi lasciano intendere che "l'affetto" di Anu non fosse quello di un nonno.

Sotto questo aspetto era Enki, e non Enlil, ad avere gli stessi geni del padre. Dei suoi sei figlio solo Marduk risulta chiaramente nato dalla sposa ufficiale di Enki, Dam.ki.na ("sposa che venne sulla Terra") ; le madri degli altri cinque figli non vengono perlopiù nominate e potrebbero essere state delle concubine o degli incontri occasionali.

Invece Enlil, che ebbe un figlio da Ninmah di ritorno su Nibiru quando entrambi non erano sposati, ebbe (due) figli solo dalla moglie Ninlil. Un lungo testo sumero intitolato Enki e Ninhaursag, o il paradiso terrestre dal suo primo traduttore, Samuel N. Kramer, descrive nei dettagli i ripetuti rapporti sessuali di Enki con la sorellastra Ninharsag/Ninmah, nel (vano) tentativo di avere un figlio maschio da lei, e quelle con le figlie femmine nate da quei rapporti.

Ninharsag, ufficiale medico, dovette infliggere a Enki dolorose malattie per farlo fermare. La maggior parte delle volte questi racconti su Enki esaltavano il potente pene del dio. Enki non era contrario a mantenere il sesso all'interno della famiglia: un lungo testo che parla della visita di Inanna a Eridu (per ottenere da Enki il Mé vitale) descrive come il suo ospite abbia cercato senza successo di farla ubriacare e sedurla.

Un altro testo, che documenta un viaggio da Eridu all'Abzu, riferisce come Enki sia riuscito a fare sesso con Ereshkigal (sorella maggiore di Inanna e futura moglie del figlio di Enki Nergal) sulla loro barca.

Quando queste scappatelle davano luogo a una gravidanza, nascevano giovani dèi o dee; perché venissero al mondo semidei il rapporto sessuale doveva avvenire con donne terrestri, e anche di quelle non c'era carenza... Possiamo cominciare con i racconti cananiti sugli dèi, in cui El (il "Sublime", il "Crono" delle tradizioni del Mediterraneo orientale) era a capo del pantheon.

Fra i racconti c'era un testo noto come la nascita degli déi graziosi che descrive come El, passeggiando sulla riva del mare, incontrò due femmine terrestri che stavano facendo il bagno. Le due donne furono affascinate dalle dimensioni del suo pene ed ebbero rapporti sessuali con lui, da cui nacquero Shahar ("Alba") e Shalem (Completamento" o "Crepuscolo").

Pur essendo chiamati déi nel testo cananita, i due erano per definizione semidei. Un importante epiteto di El era Ab Adam, che viene tradotto "padre dell'uomo" ma significa anche "Padre di Adamo" che, preso alla lettera, potrebbe voler dire progenitore e padre effettivo dell'individuo che la Bibbia chiama Adamo, per distinguerlo dai precedenti riferimenti alle specie degli "Adami".

E questo ci porta direttamente ad Adapa, il leggendario uomo modello dei testi mesopotamici. Semidio antidiluviano noto come "uomo di Eridu", il nome Adapa lo identificava come "il più saggio fra gli uomini". Alto e grosso era chiaramente riconosciuto come figlio di Enki, un figlio di cui il dio era apertamente orgoglioso, che aveva nominato custode capo della casa di Eridu e al quale aveva concesso "vasta comprensione": ogni genere di conoscenza compresa la matematica, la scrittura, la maestria artigianale.

Adapa, il primo "uomo saggio" documentato, potrebbe essere stato l'elusivo Homo sapiens sapiens che fece la sua comparsa sulla scena umana circa 35.000 anni fa come "uomo di Cro-Magnon", in antitesi con il più rozzo uomo di Neanderthal.

Si sono fatte ipotesi (senza peraltro giungere a convinzioni convincenti) sul fatto che "Adapa" potesse essere l'individuo che la Bibbia chiama "Adamo" (a differenza della specie degli "Adami").

Per quanto mi riguarda, mi chiedo se potesse essere l'En.me.lu.anna delle liste sumere dei re antidiluviani (un nome traducibile come "l'uomo del cielo di Enki"), perché l'evento più memorabile e straordinario relativo ad Adapa fu il suo viaggio celeste in visita ad Anu su Nibiru.

Il racconto di Adapa comincia dando al lettore la sensazione di un tempo molto remoto, agli inizi degli eventi, quando Ea/Enki era coinvolto nella creazione.

In quei giorni, in quegli anni,
il saggio di Eridu 
fu creato da Enki 
come modello di uomo.

Il racconto di Adapa riecheggiò per secoli nella vita e nelle letterature mesopotamiche. Perfino in seguito, a Babilonia e in Assiria, l'espressione "saggio come Adapa" veniva usata per descrivere un individuo molto intelligente.

Ma c'era un altro aspetto nel racconto di Adapa secondo il quale Ea/Enki aveva deliberatamente concesso il modello di uomo un attributo e negato un altro, nonostante si trattasse di suo figlio.

Perfezionò in lui una vasta comprensione;
gli aveva dato la saggezza,
gli aveva dato la conoscenza,
ma non gli aveva dato la vita eterna. 



Viewing all 1146 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>