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Il nostro amico Bafometto

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Il Bafometto è un'enigmatica figura dalla testa caprina che si è riscontrata in diversi momenti della storia dell'occultismo. Dai Cavalieri Templari del Medio-Evo, ai massoni del 19° secolo, alle correnti dell'occultismo moderno, il Bafometto ha sempre suscitato polemiche. Ma qual'è la sua origine? E soprattutto qual è il reale significato di tale simbolo?

bafometto

Il nome del misterioso Bafometto è stato invocato lungo l'intera storia dell'occultismo occidentale. Sebbene il suo nome si sia diffuso nel 20° secolo, riferimenti al Bafometto possono riscontrarsi in documenti risalenti all'11° secolo. Al giorno d'oggi il simbolo è associato all'occultismo, la magia rituale, la stregoneria, il satanismo e l'esoterismo. Il Bafometto è spesso utilizzato nella cultura popolare per identificare qualcosa di occulto.

La più nota rappresentazione del Bafometto si riscontra nel libro del 1897 di Eliphas Levi: Dogma et Rituel de la Haute Magie, punto di riferimento indiscusso dell'occultismo moderno. Cosa rappresenta tale creatura? Cosa significano i simboli che la circondano? Perché riveste tanta importanza per l'occultismo? Per rispondere ad alcune di queste domande, dobbiamo innanzitutto risalire alle sue origini.

Origini del nome.

Coesistono diverse teorie riguardanti le origini del nome Bafometto. La spiegazione più comune afferma che si tratti di una vecchia corruzione francese del nome di Maometto (che fu latinizzato in Mahomet) - il Profeta dell'Islam. Durante le Crociate i Cavalieri Templari soggiornarono per lunghi periodi nei paesi del Medio Oriente, dove entrarono in contatto con gli insegnamenti del misticismo arabo. Questo contatto con le civiltà orientali permise loro di riportare in Europa le basi di quello che sarebbe diventato l'occultismo occidentale, tra cui gnosticismo, alchimia, Cabala, Ermetismo. Le affinità tra musulmani e templari indussero la Chiesa ad accusare questi ultimi del culto di un idolo di nome Bafometto, quindi non è difficile intravedere alcuni collegamenti plausibili tra il Bafometto e il nome Maometto.

Tuttavia esistono altre teorie circa le origini del nome.

Eliphas Levi, occultista francese che disegnò la più celebre raffigurazione del Bafometto sosteneva che il nome derivasse dalla codifica cabalistica:

"Il nome del Bafometto dei Templari, il quale cabalisticamente dovrebbe essere scritto al contrario, è formato da 3 abbreviazioni: TEM. OHP. AB., cioè Templi Omnium Hominum Patti Abbas, ovverosia "il padre del tempio della pace di tutti gli uomini." 

Arkon Daraul - autore e docente di tradizione e magia sufi - sosteneva che il nome provenisse dalla parola araba Abu fihama (t) , che significa "Il Padre dell'intesa." 

Hugh Schonfield - studioso dei Rotoli del Mar Morto - sviluppò sul una delle teorie più interessanti al riguardo. Avendo studiato un cifrario ebraico chiamato Atbash, utilizzato nel tradurre alcuni dei Rotoli del Mar Morto, affermò che applicando il cifrario alla parola Bafometto, emergesse la parola greca sophia che significa "conoscenza" ed è anche sinonimo di "dea."

Possibili origini della figura.

La rappresentazione moderna del Bafometto sembra avere avuto origine da diverse fonti antiche, e in particolare dai culti pagani. Il Bafometto presenta delle analogie con divinità appartenenti alle culture di tutto il mondo, tra cui Egitto, Nord Europa ed India. Infatti, nei miti di diverse antiche civiltà si riscontra una divinità cornuta. Secondo l'interpretazione junghiana il Bafometto sarebbe un'incarnazione dell'archetipo del dio cornuto, in quanto il concetto di divinità cornuta sarebbe universalmente presente nella psiche umana, E' possibile che Cernunnos, Pan, Hathor, il Diavolo e Bafometto abbiano origini comuni? Alcuni dei loro attributi sono sorprendentemente simili.

cernunnos
Cernunnos

L'antico dio celtico Cernunnos era raffigurato con le corna e seduto in una posizione (detta 'del loto') in modo simile alla raffigurazione di Eliphas Levi. La storia di Cernunnos è avvolta nel mistero, tuttavia si ritiene che fosse il dio della fertilità e della natura.

herne
Herne

In Gran Bretagna l'equivalente di Cerennunos era Herne, dio cornuto con l'aspetto tipico del satiro ed enfasi nel rappresentare il fallo.

Pan

Pan era una divinità di primo piano nell'antica Grecia.  Il dio della natura era raffigurato con le corna sulla testa e la parte inferiore del corpo di una capra. Non diversamente da Cerenunnos, Pan era una divinità fallica. I suoi attributi animaleschi rappresentano gli impulsi carnali degli uomini.

Papa Silvestro II e il Diavolo (1460)

Nel Cristianesimo il diavolo ha caratteristiche simili agli dei pagani appena descritti, in quanto la loro effigie fu la principale ispirazione degli iconografi cattolici. Gli attributi di tali divinità divennero la rappresentazione di ciò che è considerato il male dalla Chiesa.

Tarocchi di Marsiglia - La Carta del Diavolo (15° sec.)

La rappresentazione del diavolo nei tarocchi di Marsiglia, con le sue ali, le corna, i seni e il segno della mano ebbe senza dubbio influenza nella raffigurazione del Bafometto di Eliphas Levi.

Libro del 1626

Robin Good-Fellow (o Puck) è una fata mitologica delle culture nordiche che incarna gli spiriti della terra. Gli attributi analoghi a quelli del Bafometto e altre simili divinità risaltano nell'immagine di copertina di un libro di 1629, in cui è circondato da streghe.

Goya - Witches Sabbath

Il dipinto di Goya 'Great He-Goat' o Witches Sabbath raffigura una congrega di streghe riunita attorno a Satana, raffigurato come mezzo uomo e mezzo capro.

Una figura simile al Bafometto nella cattedrale di Notre Dame, costruita dai Templari


Il Bafometto del mondo di Levi.

Nel 1861 l'occultista francese Eliphas Levi incluse nel libro Dogmes et Rituels de la Haute Magie (dogmi e rituali di alta magia), un disegno che sarebbe diventato la più diffusa effigie del Bafometto: un capro umanoide alato, dotato di seni e con una torcia tra le corna. La figura ha molte analogie con le divinità sopra descritte. Comprende anche diversi altri simboli esoterici relativi ai concetti incarnati dal Bafometto.

Scrive Levi nella prefazione del libro:

"La capra sul frontespizio reca sulla fronte il segno del pentagramma con la punta rivolta verso l'alto, simbolo di luce. Le mani formano il segno dell'ermetismo, una tesa verso l'alto, cioè verso la luna bianca di Chesed, l'altra tesa verso il basso, verso la luna nera di Geburah. Questo segno esprime la perfetta armonia tra misericordia e giustizia. Un braccio è femminile e l'altro maschile come le braccia dell'Androgino di Khunrath. La fiamma in mezzo alle corna simboleggia la luce magica dell'equilibrio universale, l'immagine dell'anima elevata sopra la materia proprio come la fiamma - pur essendo legata alla materia - brilla sopra di essa. La brutta testa di bestia esprime l'orrore del peccatore che agisce nella materia, il quale deve sopportare la punizione; perché l'anima per sua stessa natura è insensibile e può soffrire solo se incarnata. L'asta eretta sui genitali è il simbolo della vita eterna, il corpo squamoso, l'acqua, il semicerchio sopra l'atmosfera, le piume del volatile. L'umanità è rappresentata dai due seni e le braccia androgine di tale sfinge delle scienze occulte." 3
Nell'effigie di Levi il Bafometto simboleggia il culmine del processo alchemico - l'unione di forze opposte che genererebbe la luce astrale - la base della magia e - in ultima analisi - l'illuminazione.

Uno sguardo ai dettagli rivela che ogni simbolo rappresentato nell'immagine è sempre equilibrato con il simbolo opposto. E' un personaggio androgino in quanto sintesi delle caratteristiche di entrambi i sessi: seni femminili e un'asta che rappresenta il fallo eretto. Il concetto di androginia riveste una grande importanza nella filosofia occulta in quanto è rappresentativo del più alto livello di iniziazione nella ricerca del divenire 'uno con Dio.'

Il fallo del Bafometto è in realtà il Caduceo di Hermes: asta con due serpenti intrecciati. Tale antico simbolo ha rappresentato per secoli l'Ermetismo. Il Caduceo rappresenta esotericamente l'attivazione dei chakra, dalla base della spina dorsale alla ghiandola pineale, usando il potere serpentino (da cui i serpenti) o Luce Astrale.

"La scienza è reale solo per coloro i quali riconoscano e comprendano la filosofia e la religione; e il suo processo avrà successo solo per l'Adepto che abbia conseguito la sovranità della volontà, diventando sovrano del mondo elementare: per il grande agente del Sole, è la forza descritta nel Simbolo di Hermes, della tavola di smeraldo; il potere magico universale; la forza motrice ardente spirituale; Od per gli Ebrei; Luce Astrale, secondo altre culture.

In ciò risiede il fuoco segreto, vivo e filosofico, di cui tutti i filosofi ermetici parlano con la riserva più misteriosa: il Seme Universale di cui serbano il segreto e che effigiano solo sotto forma del Caduceo di Hermes." 

Il Bafometto sarebbe quindi simbolo della Grande Opera alchemica dove forze distinte e opposte sono riunite in perfetto equilibrio per generare la Luce Astrale. Tale processo alchemico è rappresentato dall'espressione Solve et Coagula leggibile sulle braccia del Bafometto. Mentre compiono risultati opposti, lo scioglimento (da solido in liquido) e la coagulazione (da liquido in solido) sono due passaggi necessari del processo alchemico che mira a trasformare la pietra in oro oppure - in termini esoterici - un profano in uomo illuminato.

Le mani del Bafometto formano il gesto dell'ermetismo - rappresentazione dell'assioma Come sopra, Così Sotto. Questo motto riassume l'insieme degli insegnamenti e gli scopi dell'ermetismo, in cui il microcosmo (uomo) è come il macrocosmo (universo). Pertanto, comprendere il primo equivarrebbe a comprendere l'altro (v. correlati). Tale Legge di Corrispondenza nasce dalle Tavole di Smeraldo ad opera di Ermete Trismegisto in cui si affermava:

"Ciò che è sotto corrisponde a ciò che è sopra, e ciò che è sopra a ciò che è sotto, per compiere i miracoli dell'Unità". 

La padronanza di tale forza vitale è definita dagli occultisti moderni: Magia.

La carta dei tarocchi Il Mago esprime l'assioma ermetico "Come sopra, così sotto"

Le mani del Bafometto puntano verso due opposte lune, che Levi chiama il Chesed e il Geburah - i due concetti opposti della Cabala ebraica. Nel cabalistico Sefirot, Albero della Vita, il Chesed è associato con la 'gentilezza verso gli altri' mentre il Geburah si riferisce alla 'moderazione del desiderio di donare bontà agli altri, se il destinatario di quella bontà è indegno e passibile di abusarne.' Tali due concetti sono opposti e - come in ogni altra cosa nella vita - è necessario trovare un equilibrio tra i due poli.

La caratteristica più riconoscibile del Bafometto è - naturalmente - la sua testa di capra. Questa testa mostruosa rappresenta la natura bestiale e peccaminosa dell'uomo, le sue tendenze egoistiche e i suoi istinti più bassi. Opposto alla natura spirituale dell'uomo (simboleggiata dalla luce divina sulla sua testa), il lato animale è comunque considerato componente necessaria della dualità dell'uomo, in cui natura animale e natura spirituale dovrebbero fondersi in armonia.

Si può anche sostenere che l'aspetto complessivamente grottesco del Bafometto serva a respingere il profano che giudica l'apparenza senza approfondire il significato esoterico del simbolo.

Nelle società segrete.

Sebbene quella di Levi sia la rappresentazione più famosa del Bafometto, tale nome è noto da oltre un millennio nelle società segrete ed i circoli occulti. La prima menzione registrata del Bafometto come parte di un rito occulto apparve durante l'era dei Cavalieri Templari.

Cavalieri Templari.

Bafometto presiede un rito templare

E' ampiamente provato da numerosi studi di occultismo che la figura del Bafometto ricoprisse grande importanza nei riti dei Cavalieri Templari. Il nome Bafometto apparve in una lettera del 1098 a firma del crociato Anselmo di Ribemont, che scrisse:

"Al nascere del nuovo giorno hanno invocato a gran voce Bafometto, mentre nei nostri cuori abbiamo pregato Dio; poi abbiamo attaccato e costretto tutti loro ad uscire dalle mura della città." 

Anche durante le persecuzioni, torture ed interrogatori che i Templari subirono nel 1307 su mandato del re Filippo IV di Francia, il nome Bafometto fu menzionato più volte. Mentre alcuni Templari ne negarono l'esistenza, altri lo descrissero come una testa mozzata, oppure un gatto, o una testa con tre facce.

Mentre i libri finalizzati al consumo di massa spesso negano ogni legame tra i Cavalieri Templari e il Bafometto, sostenendo che si trattasse di un'invenzione della Chiesa per demonizzare i Templari, quasi tutti i più accreditati autori di occultismo (che scrivono libri destinati agli iniziati) riconoscono la connessione. Infatti, l'idolo è spesso definito come "il Bafometto dei Templari."

"E' vero che i Templari adorassero Bafometto? Che offrissero un saluto vergognoso alle natiche della capra di Mendes? Ma cos'era in realtà tale potente associazione segreta giudicata pericolosa per la Chiesa e lo Stato, e dunque distrutta in maniera inaudita? Non bisogna giudicare alla leggera; essi si resero colpevoli di un grande crimine: esposero a occhi profani il santuario dell'antica iniziazione. Condivisero i frutti dell'albero della conoscenza per dominare il mondo. La sentenza pronunciata contro di loro è più elevata e molto più antica del tribunale papale o regio: "Nel giorno in cui tu te ne ciberai, tu morirai", disse Dio stesso, come leggiamo nel libro della Genesi.

(...)

Sì, siamo del tutto convinti che i Gran Maestri dell'Ordine dei Templari adorassero il Bafometto e che inducessero i loro iniziati ad adorarlo; sì, vi furono e possono tuttora esserci assemblee presiedute da tale figura seduta su un trono e con una torcia fiammeggiante tra le corna. Ma gli adoratori di questo simbolo non considerano, come facciamo noi, che si tratta di una rappresentazione del diavolo: al contrario, per loro è quella del dio Pan, il dio delle nostre scuole moderne di filosofia, il dio della scuola teurgica alessandrina e dei mistici neoplatonici, il dio di Lamartine e Victor Cousin, il Dio di Spinoza e Platone, il dio delle scuole gnostiche primitive; il Cristo del sacerdozio dissidente. Questa ultima qualifica, attribuita alla capra della Magia Nera, non stupirà gli studenti di religioni antiche che conoscono le fasi del simbolismo e della dottrina nelle loro varie trasformazioni, siano essi in India, in Egitto o Giudea." 

Massoneria.

Poco dopo l'uscita dell'illustrazione ad opera di Levi, lo scrittore e giornalista francese Léo Taxil (v. correlati) si rese autore di una serie di opuscoli e libri che denunciavano la massoneria, accusandola di adorare il diavolo. Punto centrale delle sue accuse era proprio il Bafometto, descritto come oggetto di culto del libero muratore.

Copertina di un opuscolo di Leo Taxil

Disegno anti-massonico di Abel Clarin de la Rive, 1894.

Nel 1897, dopo aver causato scalpore con le sue rivelazioni sulla Massoneria francese, Taxil convocò una conferenza stampa dove annunciò che molte delle sue rivelazioni fossero invenzioni. 9 Da allora la vicenda fu soprannominata: la bufala di Leo Taxil. Tuttavia non è da escludere che il ripensamento di Taxil possa essere stato ottenuto con la costrizione, al fine di sedare la polemica che coinvolse la Massoneria.

Comunque sia andata, il più probabile collegamento tra Massoneria e Bafometto è di tipo simbolico, in cui l'idolo è solo un'allegoria di concetti esoterici. L'autore massonico Albert Pike sostenne che per la Massoneria il Bafometto non sia un oggetto di culto bensì un simbolo, il cui autentico significato è rivelato solo agli iniziati di alto livello.

"E' assurdo supporre che uomini di intelletto potessero adorare un idolo mostruoso chiamato Bafometto ispirato dal profeta Maometto. Si trattava di un simbolo creato secoli prima per occultare ciò che era pericoloso confessare, e che ovviamente fu frainteso da coloro che non erano adepti, in una divinità panteistica. I simboli dei saggi diventano sempre gli idoli della moltitudine ignorante. Ciò che i capi dell'Ordine realmente credono e insegnano è presente nei suggerimenti contenuti nei gradi elevati della Massoneria, e nei simboli che solo gli Adepti possono comprendere." 
Aleister Crowley.

L'occultista inglese Aleister Crowley (v. correlati) essendo nato sei mesi dopo la morte di Levi, era convinto di esserne la reincarnazione. Anche per questo motivo Crowley era noto nell'OTO, società segreta di sua fondazione, come 'Bafometto.'

Una foto autografata da Crowley con il soprannome di Bafometto

Ecco la spiegazione fornita da Crowley in merito all'etimologia del nome Bafometto. Il brano è tratto dal suo libro del 1929 Le Confessioni di Aleister Crowley:

"Avevo assunto il nome di Bafometto nell'OTO. Per sei anni e più avevo cercato di scoprire il modo corretto di scrivere questo nome. Sapevo che debba avere 8 lettere, che le corrispondenze numeriche e letterali devono essere tali da esprimere il significato del nome in modo da confermare ciò che avevo scoperto nei miei studi, e risolvere i problemi che gli archeologi finora non erano riusciti a risolvere .... Una teoria è che esso rappresenti le parole ???? ??????: il battesimo di saggezza; un altra afferma che sia una corruzione di un titolo che significa Padre Mitra. Inutile aggiungere che il suffisso R supporti quest'ultima teoria. Ho aggiunto la parola, come precisato dalla procedura guidata. Essa ammonta a 729. Tale numero non era mai apparso nei miei lavori cabalistici, quindi significava nulla per me. Esso tuttavia si giustificata in quanto cubo di nove. La parola ?????, il titolo mistico dato da Cristo a Pietro in qualità di pietra angolare della Chiesa, ha il medesimo valore. Finora, il Mago aveva dimostrato grandi qualità! Aveva chiarito il problema etimologico e spiegato il motivo per cui i Templari abbiano dato il nome di Bafometto al loro cosiddetto idolo. Bafometto era Padre Mitra, la pietra cubica che era l'angolo del Tempio."

Bafometto è una figura importante nel Thelema, il sistema mistico che Crowley fondò agli inizi del 20° secolo. In una delle sue opere più importanti: Magick, Liber ABA, Libro 4, Crowley descrive Bafometto come un androgino divino:

"Il diavolo non esiste. Si tratta di un falso nome inventato dai Fratelli Neri per implicare un'Unità nella loro ignorante confusione di dispersioni. Un diavolo che possieda l'unità sarebbe un Dio ... 'Il Diavolo'è storicamente il Dio di tutte le persone che soffrano di antipatie personali ... 

Tale serpente, Satana, non è il nemico dell'uomo ma Colui che ha fatto dei della nostra razza tramite la conoscenza del Bene e il Male; Egli ordinò 'Conosci te stesso!' e insegnò l'iniziazione. E''Il Diavolo' del Libro di Thot, e il Suo emblema è il Bafometto, l'Androgino che è il geroglifico della perfezione arcana ... 

Egli è dunque Vita e Amore. Ma del resto la sua lettera è ayin, l'occhio, in modo che egli sia luce; e la sua immagine zodiacale è il Capricorno, quella capra che salta, il cui attributo è la Libertà." 12

L'Ecclesia Gnostica Catholica, braccio ecclesiastico dell'Ordo Templi Orientis (OTO), recita durante la sua messa gnostica "E io credo nel Serpente ed il Leone, Mistero del Mistero, nel Suo nome Bafometto." 13 Bafometto è dunque considerato l'unione tra Caos e Babalon, energia maschile e femminile, fallo ed utero.

La Chiesa di Satana.

Sebbene non sia tecnicamente una società segreta, la Chiesa di Satana di Anton Lavey rimane un ordine occulto influente. Fondata nel 1966, l'organizzazione ha adottato il Sigillo di Bafometto come emblema ufficiale.

Il Sigillo di Bafometto, simbolo ufficiale della Chiesa di Satana effigia la Capra di Mendes in un pentacolo rovesciato.

Il Sigillo di Bafometto fu probabilmente ispirato da questa illustrazione di Stanislas de Guaita nella Clef de la Magie Noire (La Chiave della Magia Nera).

Illustrazione tratta da Clef de la Magie Noire (1897)

Secondo Anton Lavey i Templari adoravano Bafometto in quanto simbolo di Satana. Il Bafometto è presente sull'altare durante tutti i maggiori rituali della Chiesa di Satana.

Ne La Bibbia di Satana Lavey descrive il simbolo di Bafometto:

"Il simbolo del Bafometto fu usato dai Templari per rappresentare Satana. Attraverso i secoli tale simbolo è stato chiamato con molti nomi diversi, tra cui: La Capra di Mendes, La Capra di mille giovani, La Capra nera, La Capra di Giuda e - forse il più appropriato di tutti - Il Capro Espiatorio. 

"Il Bafometto rappresenta le Potenze delle Tenebre combinate alla fertilità generativa della capra. Nella sua "pura" forma il pentagramma comprende la figura di un uomo all'interno della stella a cinque punte, con tre punte verso l'alto e due verso il basso - a simboleggiare la natura spirituale dell'uomo. Nel satanismo è utilizzato anche il pentagramma, ma dato che il satanismo rappresenta gli istinti carnali dell'uomo, o l'opposto della natura spirituale, il pentagramma è invertito per ospitare perfettamente la testa del capro - le corna, che rappresentano la dualità, la sfida alla spinta verso l'alto; gli altri tre punti invertiti o la trinità negata. Le figure ebraiche attorno al cerchio esterno del simbolo derivano dagli insegnamenti magici della Cabala e sono la definizione del Leviatano, serpente dell'abisso acquoso identificato con Satana. Tali cifre corrispondono alle cinque punte della stella rovesciata." 

Insomma.

Il Bafometto è una creazione che simboleggia la realizzazione alchemica tramite l'unione di forze opposte. Gli occultisti credono che attraverso la padronanza della forza vitale si sarebbe in grado di produrre la magia e l'illuminazione spirituale. La rappresentazione del Bafometto di Eliphas Levi comprende diversi simboli che alludono all'innalzamento della kundalini - potenza serpentina - che alla fine conduce all'attivazione della ghiandola pineale, o terzo occhio. Quindi da un punto di vista esoterico il Bafometto rappresenta tale processo occulto.

Tuttavia nel corso del tempo il simbolo ha assunto significati diversi da quello esoterico. Attraverso le polemiche il Bafometto è diventato - a seconda del punto di vista - una rappresentazione di tutto ciò che vi sia di buono nell'occultismo o anche di tutto ciò che vi sia di male. E' infatti l'ultimo 'capro espiatorio', il volto visibile della stregoneria, della magia nera e del satanismo. Il fatto che il simbolo sia piuttosto mostruoso e grottesco ha probabilmente contribuito a collocarlo nel suo attuale livello di infamia, così esso non manca mai di scioccare le religioni organizzate ed attirare alcuni di coloro che si ribellino ad esse.

Da quando è entrata a far parte della cultura main-stream l'immagine di Bafometto viene utilizzata come un simbolo che nulla ha a che fare con l'occultismo e il ritualismo. Nei mass media, che hanno legami con le società segrete, la figura del Bafometto appare nei contesti più strani, spesso mostrata ad un pubblico troppo giovane per comprenderne il riferimento occulto. E' possibile che sia usato nella cultura pop come simbolo del potere delle élite occulte sulle masse ignoranti?

Dopo secoli di miti, bufale, propaganda e disinformazione su entrambi i lati dello spettro, possiamo veramente rispondere alla domanda iniziale posta da questo articolo: Cos'è il Bafometto? È un simbolo di Satana o di illuminazione spirituale? È un simbolo del bene o del male? La risposta si trova all'interno del simbolo stesso: è entrambe le cose. Nella mitologia egizia, Toth Hermes era un potere di mediazione tra il bene e il male, il quale si assicurava che nessuna delle due forze ottenesse una vittoria decisiva sull'altra. 

Il Bafometto rappresenta la realizzazione di questo compito cosmico su una scala molto ridotta, all'interno di se stessi. Raggiunto il perfetto equilibrio a livello personale, l'iniziato può puntare una mano verso il cielo e l'altra mano verso la terra e pronunciare l'assioma ermetico che riecheggia attraverso i millenni: Come Sopra, Così Sotto.


Il Player A ieri... Il Player A oggi

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Vi è una scena, verso la fine del celebre film di fantascienza di Schnaffer “Il pianeta delle Scimmie” del 1968 nella quale viene data lettura della XXIX pergamena.

Una pergamena tenuta volutamente segreta dall’elite scimmiesca al fine di evitare la dissoluzione delle credenze sulle quali si fondava l’intera società del popolo delle scimmie, le quali non conoscevano e non dovevano conoscere la vera storia del passato del loro pianeta.

Essa recitava:
“... Guardati dalla bestia-uomo, poiché egli è l'artiglio del demonio. Egli è il solo fra i primati di Dio che uccida per passatempo, o lussuria, o avidità. Sì, egli uccide il suo fratello per possedere la terra del suo fratello. Non permettere che egli si moltiplichi, perché egli farà il deserto della sua casa e della tua. Sfuggilo, ricaccialo nella sua tana nella foresta, perché egli è il messaggero della morte..”

Un duro giudizio nei confronti del genere umano, ma che a mio avviso, ben rispecchia i possibili timori manifestati dal Player A all’epoca del dibattito intercorso tra i due Player, A e B appunto, in merito alla eventualità di offrire all’uomo, al Sapiens in modo particolare, determinati saperi e tecnologie. Preferiamo usare il termine Sapiens piuttosto che il generico Uomo perché, come abbiamo visto nel corso delle nostre ricerche e delle puntate del podcast “Atlanticast”, tale terminologia rischia di risultare fuorviante.

Vale la pena ricordare che il Player A è, secondo la chiave di lettura suggerita dal Progetto Atlanticus, colui che, tra i tre attori protagonisti della storia dell’Uomo, agisce per mantenere l’umanità a uno stato di ‘beata ignoranza’ in attesa di tempi migliori, consapevoli del fatto che un’umanità dotata di conoscenze tecnologico-scientifiche, ma al tempo stesso assente di equilibrio e armonia spirituale, rappresenterebbe un grande pericolo per il pianeta, 

Tutto questo in netta contrapposizione con il pensiero e l’atteggiamento del Player B, ovvero con coloro che agiscono al fine di consentire invece all’umanità di raggiungere quell’equilibrio spirituale e quel tasso di consapevolezza idoneo al raggiungimento di un nuovo livello evolutivo;

Quella stessa contrapposizione che caratterizza la mitologia sumera nella descrizione socio-psicologica delle due divinità principali: i due fratelli Enki ed Enlil, rispettivamente appartenenti al Player B il primo e al Player A il secondo.

Mi immagino infatti Enlil ammonire proprio con le parole utilizzate nella sopraccitata scena de “Il pianeta delle Scimmie” il proprio fratello Enki nel tentativo di convincerlo a recedere dal suo intento di rendere partecipe il Sapiens, creato esclusivamente per essere servo degli dei come ci racconta l’Inuma Ilu Awilum, della tecnologia e della alchemica scienza anunnaka, simbolicamente rappresentata dal frutto della conoscenza di biblica memoria.

Un sentimento peraltro confermato dal racconto sitchiniano della XIV tavoletta presentato nel “Libro perduto del Dio Enki” dove i due fratelli interagiscono fra di loro in modo del tutto... potremmo dire in modo del tutto umano.

“... Babili (Babilonia), dove Marduk aveva proclamato la propria sovranità, fu risparmiata dal Vento del Male.Il Vento del Male divorò tutte le terre a sud di Babili, colpì anche il cuore della Seconda Regione.Quando, subito dopo la Grande Calamità, Enlil ed Enki si incontrarono per controllare i danni della devastazione, Enki considerò presagio divino il fatto che Babili fosse stata risparmiata!

‘Che Marduk fosse destinato alla supremazia, è confermato dal fatto che Babili è stata risparmiata!’ 

Così disse Enki a Enlil.

‘Deve essere stato il volere del Creatore di Tutte le Cose!’ Così Enlil replicò. Fu allora che gli rivelò della visione avuta in sogno e della profezia di Galzu.

‘Se sapevi tutto ciò, perché mai non hai evitato l’uso delle Armi del Terrore?’ Così gli chiese Enki.

‘Fratello mio, il motivo era che già abbastanza era successo!’ Così Enlil disse a Enki con voce rotta dal dolore.

‘Dopo la tua venuta sulla Terra, ogni volta che la missione è stata ostacolata da un impedimento, abbiamo sempre escogitato un modo per aggirare l’ostacolo.La creazione dei Terrestri, è stata la soluzione più ingegnosa. Ma è stata anche la causa di una serie di cambiamenti del tutto indesiderati. 

Quando hai ben compreso i cicli celesti e hai assegnato le costellazioni, chi in essi avrebbe mai potuto presagire le mani del Destino? Chi poteva distinguere fra i Fati scelti e il Destino immutabile? 

Chi ha proclamato presagi falsi, chi ha pronunciato vere profezie?Decisi perciò di tenere per me le parole di Galzu. 

Era davvero l’emissario del Creatore di Tutte le Cose, era forse una mia allucinazione? Accada quel che accada! Così mi son detto.’

Enki ascoltava le parole del fratello muovendo il capo in segno di assenso.

‘La Prima Regione è desolata, la Seconda Regione è in confusione, la Terza Regione è ferita.Il Luogo dei Carri Celesti non esiste più; ecco ciò che è accaduto!’ Così disse Enki a Enlil.

‘Se questo era il volere del Creatore di Tutte le Cose, questo è quanto è rimasto della nostra Missione sulla Terra!Il seme è stato gettato dall’ambizioso Marduk, tocca ora a lui raccoglierne i frutti!’

Questo disse Enlil a Enki, suo fratello; accettò poi il trionfo di Marduk.

‘Che il numero di rango di Cinquanta, che intendevo concedere a Ninurta, sia invece dato a Marduk. Che Marduk dichiari la sua supremazia sulla desolazione delle Regioni! In quanto a me e a Ninurta, non intralceremo più il suo cammino. Partiremo alla volta delle Terre al di là degli Oceani, completeremo ciò per cui eravamo venuti. Porteremo a termine la missione di procurare oro per Nibiru!’

Questo Enlil disse a Enki; scoramento permeava le sue parole.

‘Sarebbero andate diversamente le cose se non fossero state usate le Armi del Terrore?’ Così chiese Enki in tono di sfida al fratello...”

Nella suddetta tavoletta troviamo un riferimento a delle fantomatiche ‘armi del terrore’, forse le stesse usate durante le “guerre degli dei” descritte nei testi veda e nella mitologia biblica quali causa di distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, oltre che in altri miti causa della scomparsa della civiltà della valle dell’Indo e delle città di Moehnjo Daro e Harappa.

Speculazione letteraria del Sitchin quella della XIV tavoletta? Molto probabilmente sì, così come d’altronde quella del Pianeta delle Scimmie è probabilmente solo una semplice speculazione cinematografica. 

Eppure non possiamo negare come in tutto questo sia riscontrabile un messaggio comune e correlato a molti indizi ritrovati nell’ambito della mitologia mesopotamica e classica e anche alla filosofia contemporanea, Hobbes e Locke in primis.

Stiamo parlando dell’"Homo homini lupus" come affermava Plauto e che ritroviamo anche in Erasmo da Rotterdam e in Francis Bacon, ma soprattutto in Hobbes? Quindi un “homo” preferibilmente da mantenere in una 'gabbia' seppur apparentemente 'dorata'?


O invece aveva ragione Locke nella sua esposizione poi ripresa da Kant con le seguenti parole nel suo saggio "Cos'è l'Illuminismo?"
“... L'illuminismo è dunque l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro, Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro...”

Ergo, che quelle del Sitchin e molte altre siano libere speculazioni letterarie frutto della fantasia o effettivamente come posso pensare io dei messaggi introdotti in opere letterarie o cinematografiche, esse rappresentano un significativo contenuto che ci permette di indagare a fondo nella psicologia del Player A, ovvero di Enlil e di tutti i suoi seguaci successivi. 

D’altronde questo meccanismo, quello di inserire messaggi più o meno criptici all’interno di ambiti diversi, è lo stesso che veniva seguto secoli fa dall’ermetismo e dal mondo esoterico in generale il qualo lo faceva con le opere architettoniche e pittoriche, ma in generale con tutta l’arte del periodo: Divina Commedia compresa. 


Forse abbiamo già detto in passato di come il dolce stilnovo non sia altro che un linguaggio esoterico usato da Dante e dagli altri appartenenti alla medesima scuola.

“O Voi che avete gl'intelletti sani
mirate la dottrina che s' asconde
sotto il velame delli versi strani”

Così si rivolge Dante al suo uditorio privilegiato capace di comprendere un insegnamento che si nasconde sotto il velo dei suoi versi, una dottrina che non è per tutti, ma solo per gli iniziati, per coloro che, appunto, hanno “gli intelletti sani”.

Una medaglia conservata a Vienna recante l'immagine di Dante e la scritta F.S.K.I.P.F.T. è stata interpretata come “Fidei Sanctae Kadosh Imperialis Principatus Frater Templarius” e vista come la verifica storica dell'appartenenza del poeta all'ordine dei Fedeli d'Amore, o Fede Santa, associato a quello dei Templari, ma la sua opera parla da sola e indica il cammino della trasmutazione dell’essere umano che la Divina Commedia illustra. 


Molti non capiscono perchè in quella frase, in mezzo a termini latini ce ne sia uno ebraico (kadosh), il fatto è che kadosh in ebraico significa "puro", ma in mezzo a quella frase identifica il 30° grado della massoneria, Cavaliere Kadosh.

Dante compie il suo viaggio durante la settimana santa, all'equinozio di primavera, quando gli antichi misteri celebravano una morte e una rinascita, nella natura che esce dal gelo e nell'uomo-Dio vincente sulla cristallizzazione della materia: il candidato ai misteri, colui che ha acquisito consapevolezza di trovarsi in una dimensione pesante e innaturale per il figlio della luce, in una selva oscura e di aver smarrito la retta via, viene spinto a volgere gli occhi in alto, verso la montagna, simbolo del percorso iniziatico, dalla quale verrà l'aiuto. 

Come accadeva in passato perché non potrebbe accadere anche oggi? Perché non dovrebbe accadere anche oggi con i film, i cartoni animati, la musica? Un argomento questo peraltro affrontato nell’articolo del Progetto Atlanticus intitolato “Veicoli di Messaggi”. 

Relativamente all’aspetto cinematografico vorrei citare il film “Ultimatum alla Terra” con Keanu Reeves, remake di un film del 1951, nel quale appunto vediamo dipanarsi nella trama le logiche che sottendono la psicologia del Player A, ovvero il timore, non infondato, che l’uomo non sia in grado di gestire le potenti tecnologie che la scienza anunnaka detiene, quantomeno non nel modo corretto.

Ci sono due scene in modo particolare, come quella nel quale il protagonista parla con un suo ‘collega’, dove possiamo osservare molto bene le due posizioni ideologiche del Player B (Enki) e del Player A (Enlil), così come ancora durante il colloquio sempre del protagonista con un professore, dove si evidenzia l’auspicio la speranza, del Player B.

Credo possa essere simpatico e utile vedere questo film a corollario della lettura di questo articolo perché ritengo che spesso un film o una canzone siano in grado di veicolare un messaggio, un contenuto, in modo molto più efficace ed efficiente di mille libri, mille ricerche e/o studi.

Ecco perché gli ermetici e gli esoterici utilizzano ancora oggi, esattamente come facevano in passato, con efficacia questo tipo di canali legati al mondo della rappresentazione artistica in una forma più ampia attraverso il ricorso a figure simboliche come quelle usate per identificare Enki e la sua fiducia ed Enlil e la sua paura.

Una paura, come abbiamo detto, quella del Player A, non del tutto infondata, se guardiamo al nostro mondo: guerre, fame, povertà, inquinamento, violenze, distribuzione di risorse a dir poco vergognosa in cui il 10% del mondo consuma e usufruisce del 90% delle risorse e molte altre cose negative.

Ci comportiamo come i padroni del mondo, quando dovremmo ricordarci che siamo ospiti, tanto quanto le altre specie vegetali e animali presenti sul pianeta, e dovremmo pensare sempre a tutelare la “casa” che abbiamo avuto in ‘concessione’. Immagino e spero infatti che voi lettori non distruggiate o sporchiate di proposito la casa in cui abitate, sia essa di proprietà che in affitto. Perché allora l’uomo si comporta così nei confronti del pianeta?! 

Ma dove e quando si è consolidata la paura del Player A così tanto da essere presente anche in alcuni protagonisti della nostra storia presente?

La storia antica ci parla di antiche guerre, combattute tra gli dei, nelle quali sono state usate armi di indicibile potenza, alcuni parlano addirittura di guerre atomiche. Probabilmente guerre nelle quali sono stati utilizzati ordigni di potenza simile se non superiore, ma sfruttando tecnologie a noi sconosciute.

Abbiamo diverse descrizioni di queste armi nei testi Veda: vimana, battaglie aeree, armi laser e soprattutto nefaste e potentissime esplosioni simil-nucleari. Ne abbiamo visto menzione anche nel passo della cosiddetta XIV tavoletta.

Ne abbiamo indizi presso Mohenjo Daro, presso il Lunar Crater nel subcontinente indiano, nel racconto di Sodoma e Gomorra…


La storia recente ci ha insegnato la follia umana dell’arma atomica. Hiroshima, Nagasaki. Centinaia di migliaia di persone morte in un solo istante. E quelle due bombe non erano niente se paragonate alla potenza distruttiva degli arsenali atomici durante la guerra fredda. Noi possiamo solo immaginare gli scenari apocalittici del mondo post olocausto nucleare. Mi viene in mente il film “The Day After” oppure il manga giapponese Ken Shiro.

Eppure il mondo potrebbe avere già assistito a uno scenario simile. Potremmo già avere vissuto nel lontano passato l’apocalittico scenario da olocausto nucleare. 

La distruzione del pianeta e l'autodistruzione dell'Uomo. Ecco in cosa consiste la paura del Player A e, forse, il motivo del perché certi segreti non devono essere rivelati e certe tecnologie ancora non possono essere di dominio pubblico.

Ciò spiegherebbe perché il Player A, da non confondere con il Player C, abbia da sempre cercato di evitare che l'Umanità post-diluviana tornasse ad avere certe capacità/potenzialità prima che fosse davvero pronta a gestire queste incredibili forze. Ai loro occhi non siamo ancora pronti e pertanto rischieremmo di provocare quegli stessi disastri già accaduti decine di migliaia di anni fa.

Vi invito a riflettere in merito al fatto che realmente il concetto dell’atomo ha origine in un’antichità sconosciuta. Lo studioso romano Lucrezio, nel sec. I a.C., scrisse di particelle di materia “che si muovono in ogni direzione attraverso tutto lo spazio”. 

Epicuro (sec. IV a.C.) e Leucippo (sec. V a.C.) accettarono entrambi la teoria atomica, che attribuirono al greco Democrito. Egli parlò di un’organizzazione della materia che solo nel corso dell’ultimo secolo è stata accettata veramente dai fisici moderni.

Democrito riprese la propria concezione dal fenicio Mosco, che a sua volta riportò una tradizione ancor più antica, nella quale si affermava in modo più preciso che gli atomi, base della materia, erano a loro volta divisibili, il che è stato provato solo nell’ultima metà dello scorso secolo, con la scoperta d’una miriade di particelle subatomiche.

La tradizione di Mosco può essere derivata dall’India, ove si trova il più profondo studio della teoria atomica, ricordato da fonti antiche. Il saggio indù Uluka, oltre 2500 anni fa, affermava che ogni cosa è composta di paramanu ossia “semi di materia”. La Tavola Varahamira, datata al 550 a.C., cercò di misurare i singoli atomi e la figura che propose è simile a quella che oggi conosciamo per l’atomo d’idrogeno.

Alcuni testi sanscriti contengono riferimenti a unità di misura temporali che coprono uno spettro molto ampio. Ad un’estremità, secondo i testi cosmologici indù, c’è il kalpa o “giorno di Brahma”, che equivale a 4,32 miliardi di anni. All’altro estremo, come si dice nel Brihath Sathaka, troviamo il kashta, e quando operiamo sui vari rapporti di multipli e sottomultipli ci rendiamo conto che corrisponde a 300 milionesimi di un secondo.

Gli studiosi moderni del Sanscrito non hanno idea del perché nell’antichità si ricorresse a tali suddivisioni del tempo, tanto grandi e tanto minuscole. Tutti loro però sanno che quelle suddivisioni erano in uso e sono obbligati a conservarne la tradizione.

Ogni tipo di divisione del tempo presuppone però che la durata di un’unità potesse essere misurata. La sola cosa che esista in Natura, che possa essere misurata in tempi di miliardi di anni ad un estremo o di qualche centinaio di milionesimi di secondo all’altro estremo, è il dimezzamento di disintegrazione dei radio–isotopi atomici. 

Questi intervalli spaziano dall’uranio 238, che ha un dimezzamento di 4,51 miliardi di anni, alle particelle sub–atomiche, come i mesoni K e gli iperioni, il cui dimezzamento si misura in centinaia di milionesimi di secondo.

Lo spettro della divisione del tempo presso gli antichi Indù coincide con i periodi di disintegrazione degli isotopi radioattivi. Se gli antichi Indù, o una civiltà ancor più antica della loro, dalla quale essi poterono ereditare la misura del tempo, possedevano una tecnologia che poteva scoprire e misurare la materia nucleare e sub–atomica, ciò potrebbe significare che avevano accesso all’energia nucleare.

Lo scienziato nucleare Professor Luis Bulgani era convinto che gli Egizi utilizzassero i materiali radioattivi come una forma di protezione. Egli scrisse nel 1949:
“Credo che gli antichi Egizi afferrassero le leggi del decadimento atomico. I loro sacerdoti e i loro saggi erano familiarizzati con l’uranio. Infine, è possibile che usassero le radiazioni per proteggere i loro luoghi sacri. I pavimenti delle tombe potevano essere stati rifiniti con roccia radioattiva, capace di uccidere un uomo o almeno di danneggiarne la salute”.

Molti famosi egittologi e archeologi, che esplorarono per primi le antiche tombe lungo la valle del Nilo, morirono di mali misteriosi. Essi furono colti da improvvisi collassi circolatori, con sintomi di affaticamento estremo, difficoltà respiratorie o danni cerebrali e sintomi di follia, tutti sintomi di possibili avvelenamenti da radiazioni.

Spesso, leggende criptiche o antichi testi nascondevano possibili allusioni ad armi nucleari e ai loro effetti. In Cina, l’opera letteraria Feng–Shen–I conteneva il racconto d’una guerra dei Quattro Giganti Celesti di Ching–chang con Chiang–Tzu–ya e il Generale Huang–fei–hu di Hsich’I. E. T. C. Werner riferisce come, durante la guerra, uno dei Giganti, Mo–li ch’ing, usasse una lancia magica chiamata “Nuvola Blu”, e quali fossero le conseguenze.
“Generò un vento nero che produsse decine di migliaia di lance che perforarono i corpi degli uomini e li trasformarono in polvere. Il vento fu seguito dalla ruota di fuoco, che riempì l’aria di feroci serpenti. Il denso fumo si chiuse sugli uomini bruciati e nessuno poté sfuggire”

Non sembra essere, in un racconto mitizzato, la descrizione di un’esplosione nucleare?

Persino i Pangive, una tribù bantu dell’Africa, raccontano di una strana storia:

“Il fulmine della vita è avvolto in un uovo speciale. La prima madre ne ricevette il fuoco. Quando l’uovo si ruppe e si aprì, ne uscirono tutte le cose visibili. La metà superiore si aprì in una grande albero a forma di fungo, che salì alto nel cielo”

E ancora O.E. Gurney riferì un’antica iscrizione degli Hittiti, che diceva:

“Nubi di polvere salgono alla finestra celeste, le case s’incollano come ceneri ardenti d’un cuore. Gli dèi sono soffocati nei loro templi. Le pecore muoiono negli ovili, i buoi nelle stalle. La pecora abortisce l’agnello, la vacca il vitello. L’orzo e il grano non crescono più. Buoi, pecore, uomini cessano di concepire, e le femmine pregnanti abortiscono”

Si trova una delle testimonianze letterarie più sorprendenti della distruzione compiuta dall’uomo, presso le antiche culture tibetane, nelle Stanze di Dzyan, tradotte alla fine del sec. XIX. Le Stanze raffigurano un olocausto che coinvolge due nazioni in guerra, con l’uso di veicoli volanti e di terribili armi.

“Il Gran Re delle Facce Risplendenti, il capo di tutte le Facce Gialle, si adirò nel comprendere le malvagie intenzioni delle Facce Scure. 

Mandò i suoi mezzi volanti con persone animate da buone intenzioni a tutti i capi, suoi fratelli, per dire loro: preparatevi e muovetevi, uomini di legge, e scappate prima che la terra non sia travolta dal crescere delle acque.

I Signori della Tempesta stavano pure arrivando. I loro veicoli di guerra si avvicinavano alla terra. Entro una notte e due giorni, il Signore delle Facce Scure sarebbe arrivato, ma la terra era stata protetta prima che le acque scendessero a coprirla. 

I Signori dagli Occhi Oscuri avevano predisposto le loro armi magiche. Erano esperti nell’alta magia Ashtar, e volevano usarla ... Che ciascun Signore delle Facce Risplendenti investa l’aereo di ciascun Signore delle Facce Scure e alla fine tutti loro fuggiranno ... Il Gran Re cadde sopra la sua Faccia Risplendente e pianse. Quando i re erano riuniti, le acque della terra erano già state disturbate. 

Le nazioni attraversarono le terre asciutte. Si mossero davanti al fronte d’acqua. I re allora raggiunsero le terre sicure con i loro aerei e arrivarono nella terra del Fuoco e dei Metalli ... Missili stellari esplosero sulle terre delle Facce Scure mentre essi dormivano.

Le bestie parlanti rimasero silenziose. I Signori aspettavano ordini, che non vennero, perché i loro comandanti dormivano. Le acque crebbero a coprire le vallate. Nelle terre alte si rifugiarono i sopravvissuti, gli uomini dalle facce gialle e dall’occhio diritto”

Anche se la traduzione di questi testi risale a più d’un secolo fa, essi descrivono forme di distruzione nucleare che ci sono divenute familiari solo negli ultimi cinquant’anni. 

È significativo anche la distruzione attuata da mani umane qui descritta sia accoppiata a movimenti cataclismici delle acque oceaniche. 

Le inondazioni massicce possono essere state casualmente coincidenti con l’olocausto, ma appare più probabile che l’inondazione sia stata il risultato di un improvviso cambiamento del livello del mare, causato dall’improvviso sciogliersi dei ghiacciai dell’Età Glaciale. 

Se i Signori delle Facce Gialle” fossero stati Mongoli preistorici, abitanti della regione del Gobi, il diluvio descritto potrebbe essere stato una grande onda di marea che spazzò l’Asia orientale e la Siberia alla fine del Pleistocene. Se ciò è vero, tuttavia, significa che la dimenticata guerra nucleare e la distruzione causata dall’acqua avvennero oltre dodicimila anni fa.

Leggende di grandi battaglie con armi terribili, avvenute in una remota antichità, si trovano attraverso tutto il mondo. 

I mitologi dell’antica Grecia raccontavano la storia di una guerra durata dieci anni tra i Titani e gli Dèi dell’Olimpo, conclusasi con una gran violenza. Allora Zeus “non trattenne più la propria anima, la sua mente divenne furiosa ed egli mostrò tutta la propria forza”. Egli fece uso delle sue “armi divine”, prese ai Ciclopi e agli Hekatoncheires. 

Innanzitutto il Re degli Dèi “avvolse nelle proprie mani la sacra fiamma”, e infine “i fulmini scaturirono dalle sue mani”. La terra che dava la vita “si ruppe e si bruciò, e tutte le foreste bruciarono nel fuoco”. Gli oceani bollirono e i vulcani urlarono, eruttando migliaia di massi. 

I Titani furono presto sconfitti, fatti prigionieri per sempre e confinati nel Tartaro.

L’etnologo R. Baker, in uno studio sul folklore dell’antico popolo canadese dei Piute, raccolse una leggenda dal capo Mezzaluma, che parla d’un tempo “prima che il freddo scendesse dal Nord”, quando la tundra canadese era ricca di vegetazione.

“Nei giorni in cui qui c’erano grandi foreste e verdeggianti paludi, vennero i demoni e resero schiava la nostra gente e mandarono i giovani a morire tra le rocce sotto terra (nelle miniere?). 

Ma allora arrivò il tuono e la nostra gente fu liberata. Imparammo che esistevano città meravigliose del tuono, sotto i grandi laghi e i fiumi del sud. Molti della nostra gente partirono per andare in quelle scintillanti città e testimoniarono delle grandi case e del mistero degli uomini che stavano lassù nei cieli. 

Poi però i demoni ritornarono e ci fu una terribile distruzione. 

Coloro dei nostri che erano andati a sud, ritornarono a dichiarere che tutta la vita nelle città era morta, e non rimaneva altro che silenzio”

Questo è ciò che sapevano i Piute. Non conoscevano altri dettagli riguardo a tali eventi, sapevano solo questa storia, ripetuta per generazioni. In modo significativo, la citazione di “foreste e paludi” che crescevano sugli attuali territori di tundra del Canada, al tempo in cui questi eventi accaddero, punta ad un’epoca precedente l’ultima Era Glaciale, oltre 50.000 anni fa.

Gli Hopi del sud–ovest degli attuali USA hanno una tradizione molto simile, che offre un altro scorcio di storia non documentata. La storia si chiama Kuskurza, la Terza Era del Mondo degli Anziani Perduti, ed è stata raccolta da Frank Waters:

“Alcuni, nel Terzo Mondo, fecero un potuwvotas, o scudo volante, e con i loro poteri magici lo fecero volare attraverso il cielo. Molti di loro volarono su di esso verso la grande città, l’attaccarono e poi ritornarono con una tale velocità che non si ricordavano neppure dove fossero stati. 

Presto altri, di altre nazioni, si misero a fare altri potuwvotas, e volarono e si attaccarono gli uni contro gli altri. Così la corruzione e la distruzione colpirono la gente del Terzo Mondo, come era accaduto agli stranieri. 

Nell’antica India, il testo del Karna Parva raccontava la storia della “Guerra degli Dèi e degli Asura” con il gran condottiero Sankara Mahadeva che combatté contro i suoi nemici, i Daitya e i Danava. Il condottiero si spostava nel suo “raggiante veicolo celestiale” e attaccò la tripla città di Tripura, distruggendola completamente con la sua “arma divina” e mandando “tutte le razze ribelli a bruciare, in fondo all’Oceano d’Occidente”.

Il testo del cap. XXXIV del Karna Parva dice:

“L’illustre divinità partì veloce, e il suo mezzo, che rappresentava il centro dell’intero universo, penetrò nella tripla città. Grandi urla di dolore furono lanciate da tutti quelli colpiti, che cominciavano a cadere. Allora la tripla città fu bruciara e gli Asura furono bruciati, e i Danava sterminati dagli Dèi”.

Altri due antichi testi indiani, il Drona Bhisheka (cap. XI) e lo Harivamsa (cap. LVI), offrono descrizioni di altre terribili distruzioni avvenute durante la stessa guerra, in cui città intere furono “consumate in un inferno che tutto abbracciava“ e “mandate giù nelle acque profonde”.

Nei poemi epici indù del Mahabharata e del Ramayana vi sono descrizioni ancor più dettagliate, di migliaia d’anni fa, quando grandi re–dèi si spostavano nei loro Vimana (macchine volanti) e guerreggiavano lanciando armi micidiali contro i loro nemici. Le descrizioni di quelle armi negli antichi versi — la loro forza, le loro caratteristiche distruttive e gli effetti — suonano incredibilmente moderni.

Ci sono troppi dettagli simili, in modo impressionante, al racconto d’un testimone oculare di un’esplosione nucleare: la brillantezza dell’esplosione, la colonna di fumo e di fuoco che sale, il fallout, calore intenso e onde d’urto, l’aspetto delle vittime e gli effetti velenosi della radiazione. Sino a settant’anni fa queste antiche descrizioni erano considerate mera fantasia, ma con l’avvento dell’era nucleare, nel 1945, improvvisamente i testi dell’antica India poterono essere compresi nel loro pieno significato.


Alcuni studiosi sono dell’opinione che questa orribile guerra sia scoppiata nel periodo subito precedente alla caduta dell’impero preistorico Rama, in India, e fosse dapprima combattuta nella regione dell’attuale Kashmir. Stiamo considerando pertanto la possibile conseguenza di un ancor più antico conflitto nucleare, che risale a 40 millenni prima di tutte le precedenti tracce.

In modo molto significativo, nella storia esoterica–occulta, il 50000 a.C. corrisponde alla fine della perduta civiltà di Mu nel Pacifico e alla fine della Prima Fase della civiltà di Atlantide nella regione dell’Atlantico il che potrebbe significare che questi due antichi popoli progrediti aver combattuto una primitiva guerra mondiale, nella quale entrambi soccombettero alla catastrofe, e tale guerra potrebbe aver coinvolto l’attuale India nel fuoco incrociato nucleare?


È degno di nota il fatto che gli Hopi ed altri Popoli Nativi degli USA e del Canada abbiano conservato leggende sull’esistenza di un’antica Età del mondo, in cui gli antenati costruirono grandi città attraverso l’emisfero occidentale e conoscevano come volare per superare grandi distanze.

Le divisioni e la guerra, però, spinsero quei popoli preistorici ad attaccarsi l’un l’altro nei cieli, distruggendo tutto il loro ambiente e costringendo i sopravvissuti alla schiaviù e all’esilio, senza che mai più potessero ricostruire le loro civiltà.

È notevole il fatto che queste vecchie leggende concordino sul periodo in cui si verificarono gli eventi. Ovvero “prima che ci fossero le montagne di ghiaccio, quando invece le terre dell’estremo Nord erano coperte da grandi foreste”.

Ora sappiamo, su basi geologiche, che ci furono tre distinti periodi in cui si ebbero tali condizioni di libertà dal ghiaccio alle latitudini boreali, quando le vaste foreste crescevano al di sopra del circolo polare artico: durante il periodo interglaciale Sangamoniano, tra 110000 e 138000 anni fa, nel periodo interglaciale Yarmouth tra 200000 e 380000 anni fa, e nel periodo interglaciale Aftoniano tra 455000 e 620000 anni fa.

E’ possibile che i Nativi Americani abbiano un ricordo di tempi in cui una civiltà scomparsa si distrusse da sola, centinaia di migliaia d’anni fa, in un’epoca incredibilmente remota?

L’archeologo Francis Taylor trovò nel Rajasthan muri storici scolpiti, recanti testi iscritti i quali mostravano la gente del luogo che pregava d’essere risparmiata dalla “gran luce” che veniva a distruggere la città. Sembra che le iscrizioni siano state ricopiate da fonti più antiche, che risalgono a parecchie migliaia d’anni fa. È stata citata questa espressione di Taylor:
“E’ molto sconvolgente immaginare che qualche civiltà possedesse una tecnologia nucleare, tanto prima di noi. La cenere radioattiva aggiunge credibilità agli antichi racconti indiani che descrivono una guerra atomica”

Può non essere soltanto una coincidenza il fatto che, al tempo in cui la misteriosa città del Rajasthan fu distrutta, circa 12mila anni fa, ci sia stata anche un incremento delle tracce di rame, stagno e piombo nei ghiacciai che circondavano il mondo, indici di una gran massa di prodotti inquinanti liberata di colpo nell’atmosfera e circolati con le alte correnti d’aria intorno al globo, così come un incremento drammatico delle concentrazioni d’uranio nel corallo che cresceva, da 1,5 parti per milione sino ad oltre 4 parti per milione. I paleo–climatologi non sono mai stati capaci di spiegare questi eventi con eventi di origine naturale.

Ogni scienza ha i suoi aspetti oscuri, e Soddy ha aggiunto queste parole:
“Non possiamo leggere in quelle leggende una certa giustificazione per la credenza che qualche antica dimenticata razza di uomini abbia raggiunto non solo le conoscenze che per noi sono recenti, ma anche la potenza che non è ancora stata raggiunta? Credo che possano esserci state civiltà nel passato che avevano familiarità con l’energia atomica, e che usandola malamente si possano essere totalmente distrutte”

Un primo esempio può essere ricondotto a quella civiltà che si autodistrusse intorno all’undicesimo millennio a.C. attraverso un conflitto globale nucleare che pose fine a un certo numero di antiche civiltà progredite, e sconosciute, in un terribile olocausto.

Un secondo caso, verso la fine del quarto e l’inizio del terzo millennio a.C., fu invece quando qualcuno cercò di attivare un accumulatore di energia, il che causò un grave incidente elettrico tra la ionosfera e la superficie terrestre, bruciando letteralmente e fondendo parte della griglia energetica del pianeta, in punti geometricamente ben identificabili.

Il che non può non riportare alla memoria gli esperimenti di Tesla  gettando nuova luce sui motivi che ne decretarono la fine.

Le scoperte di Tesla furono realmente rivoluzionarie per l’epoca e incredibilmente moderne. Alcune di esse avrebbero, se realizzate, cambiato completamente il volto del mondo garantendo energia pulita e gratuitamente a tutta l’umanità già oltre un secolo fa, risolvendo molti dei problemi ambientali e di accesso alle risorse a cui assistiamo oggi. In che modo? Sfruttando l’etere come fonte e veicolo di energia.


Ma cos'è l'etere di Tesla?

Non era né etere "solido" di Maxwell e Hertz, né quello gassoso di Lorentz. L'etere di Tesla consiste in "cariche immerse in un fluido isolante" che riempie ogni spazio. 

Le sue proprietà variarono a seconda del suo movimento relativo e dalla presenza di massa e di un ambiente elettrico o magnetico: l'etere di Tesla veniva irrigidito variando rapidamente forze elettrostatiche, e viene coinvolto così in effetti gravitazionali. 

"La terra è - come ha spiegato Tesla, una palla di metallo caricata che si muove attraverso spazio" e che crea un'enorme quantità di energia variando rapidamente forze elettrostatiche, che diminuiscono di intensità". Lui illustra come i moti meccanici sono prodotti da una forza elettrostatica diversa che agisce attraverso un mezzo gassoso, che è eccitata dai cambi rapidi di potenziale elettrostatico. Se si presume che enormi stress elettrostatici agiscano, attraverso questo mezzo, variando rapidamente di intensità, si potrebbe muovere un corpo attraverso di lui.

L'etere è normalmente neutrale elettricamente, e penetra ogni materia solida. "L'energia" non esiste in forma fisica, ma è "il potenziale di lavoro"è "tempo" che è una misurazione arbitraria della percentuale di moto della materia che attraversa lo spazio pieno di etere. Tutti gli eventi accadono nel presente, ed il "passato" e "futuro" sono soltanto metafore.

Questa energia gratis che è illimitata è universalmente lavoro potenziale, creato dal moto perpetuo della materia e dal cambio perpetuo di forze più forti e più deboli attraverso le quale viene mantenuto l'equilibrio dell'universo. 

Quando la materia solida viaggia attraverso lo spazio, subisce il "vento dell'etere" e le differenze in potenziali elettrici provocano dei cambiamenti nel dislocamento elettromagnetico all'interno della massa ed del vento dell'etere. 

Il campo elettrico della terra crea il dislocamento magnetico all'interno dell'etere e lo accumula all'interno del campo elettrico di terra. La differenza tra il dislocamento magnetico all'interno di una massa ed il dislocamento magnetico fuori della massa dell'etere è la "gravità".

Ed è per lo stesso motivo che non verrà mai rivelato al mondo il segreto contenuto nella grande piramide, ovvero la torre djed (o zed) che altro non è se non una antichissima “Torre di Tesla”, ovvero quello strumento in grado di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti propagando in tutto il pianeta l’energia così ricavata. Sostanzialmente la centrale energetica di tutto l’impero di Atlantide.

Da sinistra a destra: posizione dello zed all’interno della grande piramide, rappresentazione pittorica della torre zed (torre di Tesla), torre/bobina di Tesla che fornisce energia alla “Lampada di Dendera”

Anche Tesla cercò di costruire un simile apparecchio: la Wardenclyffe Tower (1901-1917), anche conosciuta come la Torre di Tesla, era una delle prime torri aeree senza fili intesa a dimostrare l’abilità di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti. L’apparato del nucleo non fu mai completamente operativo e non fu completato a causa di problemi economici.


La torre fu chiamata così dopo che fu acquistata da James S. Warden, un avvocato e banchiere dell’ovest che comprò possedimenti in Shoreham, Long Island, circa 60 miglia da Manhattan. 

Qui costruì una comunità di ritrovo conosciuta come Wardenclyffe-On-Sound. Warden credeva che con la messa in funzione del sistema mondiale di Tesla sarebbe nata nell’area una “città della radio”, e offrì a Tesla 200 acri (81 ettari) di terra vicino alla ferrovia su cui costruire la torre per telecomunicazioni senza fili e le attrezzature del laboratorio.

Le principali teorie cospirazioniste prevedono che Tesla fu boicottato e tutti i suoi progetti sequestrati da parte delle forze occulte in seno ai governi delle superpotenze e delle multinazionali al fine di bloccare ogni tipo di sperimentazione sulla free energy di modo da non perdere il controllo sull’energia da parte dell’elite.

Ma, alla luce di quanto presentato nel corpo di questo articolo, ciò potrebbe essere fatto per evitare che i buoni principi di Tesla potessero provocare involontariamente il ripetersi di quell’incidente elettrico tra la ionosfera e la superficie terrestre che distrusse gran parte della griglia energetica del pianeta con conseguenti cataclismi, morte e distruzione.

Qualcosa che forse Tesla rischiava davvero di realizzare se prendiamo in considerazione l’idea che l’evento di Tunguska sia stato provocato proprio dall’attivazione della Wardenclyff Tower. Tre anni dopo il completamento della torre, Tesla annunciò un’altra delle sue scoperte: sarebbe bastato dare una potente energia ai suoi trasmettitori per trasformare la litosfera terrestre in un gigantesco portalampade. Bastava in pratica infilare un bastone metallico nel terreno, collegarlo ad un trasformatore, per avere elettricità a volontà. 

Tesla era dell’opinione che per generare l’energia iniziale fosse sufficiente usare impianti idroelettrici. Il punto debole di tanta invenzione stava nel fatto che se il trasmettitore avesse inviato, anziché su tutto il globo in maniera uniforme, una forte quantità d’energia in un solo punto, allora si sarebbe verificata una distruzione totale. 

Secondo i calcoli, con questo sistema si poteva inviare tranquillamente un’energia pari ad una bomba nucleare da 10 megatoni. La storia ci ricorda che Tesla non ebbe mai la possibilità di sperimentare la sua rivoluzionaria invenzione. Nel 1903 il sostenitore Morgan ritirò il finanziamento. 
Perché Morgan ritirò il finanziamento? Per evitare che l’umanità godesse della free energy? O per l’intervento del Player A al fine di impedire che l’umanità entrasse in possesso di un’arma così distruttiva?

Ad ogni modo a quel punto Tesla fu abbandonato da tutti. Sommerso dai debiti, dovette svendere il laboratorio di Colorado Springs per pochi dollari, tanto che nel 1906 non ebbe più soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti della Wardenclyffe, che rimase vuota. Fu proprio in quel periodo che la vita di Tesla iniziò a rivestirsi di mistero.

Quando il mondo cominciò la corsa agli armamenti, che poi sfocerà nella prima guerra mondiale, Tesla cercò di portare acqua al suo "mulino" proponendo un sistema di distruzione più potente. Si crede però che siano state solo dicerie, appoggiate da un fatto insolito come la sparizione della nave francese Jena che saltò in aria in circostanze misteriose. È noto che Tesla rimase neutrale dinanzi a quest’esecrabile gesto. Egli aveva dichiarato, in precedenza, che il suo trasmettitore avrebbe potuto mandare "onde d’urto" d’intensità tale da causare un’esplosione nella santabarbara di una nave da guerra e farla saltare in aria. Il fatto poi che la Wardenclyffe, anche senza operatori, potesse funzionare senza problemi ha fatto sì che ci fossero state, in seguito, delle supposizioni su un suo impiego nel caso della Tunguska.

In pratica nel 1908 Tesla sembra che abbia detto: 
" Il mio non è un sogno. Si possono realizzare impianti senza fili in grado di rendere inabitabile qualsiasi zona della Terra, senza esporre la popolazione d’altre parti a seri danni o avere inconvenienti collaterali."


Quante volte i conflitti totali possono avere imperversato e distrutto l’umanità nel remoto passato? Possiamo noi, oggi, commettere nuovamente lo stesso terribile errore?

Parlare di guerre atomiche nell'antichità secondo gli standard della scienza accademica equivarrebbe a parlare di supereroi che sollevano gli enormi blocchi di pietra e costruiscono la piramide di Giza.

Ci siamo talmente abituati all'idea che la nostra civiltà sia l'unica tecnologicamente avanzata nella storia del nostro pianeta,da non poter minimamente prendere in considerazione il fatto che invece potrebbe essere stata l'ultima di una lunga serie che in passato sono state annientate da guerre o da cataclismi naturali.

Osservando con attenzione numerosi oggetti all'apparenza inspiegabili e fuori dalla apparente collocazione archeologica,si può invece scoprire una realtà estremamente lontana da quella di numerosi cavernicoli che inseguivano gli animali con tanto di clava meglio noti come "cacciatori-raccoglitori". Se confrontiamo quello che ci dicono i testi Indu con le descrizioni degli effetti delle espolosioni nucleari ci accorgiamo che tali analogie non possono essere frutto della semplice fantasia di persone ma bensì dati reali e testimonianze dirette di eventi talmente sconvolgenti da spingere molte persone a nascondere tale analogia con scuse o eleborazioni mentali affermando che sono frutto della fantasia della gente del posto.

Ma oltre all'uso della bomba atomica o qualunque nome essa si chiamasse, sembra che in quegli stessi testi sia descritto un vero e proprio arsenale militare altamente avanzato che probabilmente la civiltà umana di allora sfruttava per annientare nemici altrettanto potenti.

Le civiltà tecnologicamente avanzate dell'antichità ci sono state più volte,e più volte sono state annientate da cataclismi e a giudicare da quanto narrano i testi indu anche da guerre non convenzionali facendo ricorso ad armi dalla potenza così devastante da far apparire delle normalissime bombe le nostre attuali bombe atomiche.

Un trauma nella coscienza collettiva che deve essere dimenticato ed evitato e che per il quale determinati soggetti, seguendo le logiche e i timori già di Enlil, seguono la strada del Player A.

Persone che sanno bene cosa si nasconda nei reconditi angoli segreti della misteriosa storia passata dell’umanità e del corpus letterario alchemico-esoterico, ma che nonostante questo negano, negano con tutte le loro forze ogni tipo di ricerca che in qualche modo possa riportare alla luce quell’antico e terribile segreto reclutando indirettamente i cosiddetti ‘scientisti’, ignari di questo segreto, di modo da poter continuare a sostenere nelle accademie, e quindi nell’opinione pubblica, quella tranquilla storia dogmatica che ci vede come una evoluzione delle scimmie in un progresso tecnologico lineare che ci ha portato dall’età della pietra in modo del tutto lineare appunto. 

Tutto questo per dormire sonni tranquilli ed evitare che l’Uomo possa entrare in possesso di una conoscenza esoterica e tecnologie così incredibilmente distruttive da rappresentare un pericolo per sè e per gli altri. 

Pur non condividendo l’atteggiamento e la filosofia del Player A e dei suoi ‘affiliati’ più o meno consapevoli credo vada riconosciuto loro la validità delle loro motivazioni. 

A differenza del Player C costoro non sfruttano l’ignoranza del genere umano al fine di dominarlo o controllarlo. 

Il loro comportamento si avvicina di più a quello di un buon padre di famiglia che impedisce al proprio bambino di maneggiare una pistola carica riponendo la stessa al sicuro, in un armadio chiuso a chiave, protetta dalla curiosità del proprio figlio, in attesa che questi sia sufficientemente maturo per poter ‘svelare’ il segreto contenuto nell’armadio.

In buona sostanza il Player A tenderebbe ad evitare che certe tecnologie e certi saperi vengano alla luce e resi di dominio pubblico, prima che i sapiens siano in grado di utilizzarli, per evitare che questi li possano usare nel modo sbagliato distruggendosi e distruggendo il mondo.

Accanto e contrapposto al ruolo del ‘padre’ rappresentato dal Player A troviamo quello della ‘madre’, rappresentata dal Player B, il quale invece si propone di educare e istruire il genere umano per prepararlo a poter aprire quell’armadio chiuso a chiave di cui si parlava prima, il cosiddetto velo di maya, richiamando la terminologia induista già utilizzata dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer.


Padre e madre, censore il primo, istruttrice il secondo, in perfetto e alchemico equilibrio, anche se al nostro livello di ricerca tutto questo si traduce in un duro scontro tra le posizioni dell’accademia tradizionale e quelle della ricerca alternativa.

Entrambi i mondi, sia quello accademico tradizionale che quello alternativo borderline sono alla ricerca della verità, o quantomeno entrambi i mondi hanno il loro ‘ruolo’ e a volte mi sembra di vederli proprio come quegli Enki ed Enlil così ben raccontati nella traduzione della XIV tavoletta che abbiamo visto prima.  

Fonti:

Ricordiamo il podcast collegato al Progetto dove parliamo anche di queste cose

Eugenetica Ashkenazi

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Ebrei Ashkenazi che sperimentano su altri ebrei (i sefarditi) esattamente come facevano i nazisti nei campi di concentramento.

Eugenetica in Israele: gli esperimenti su 100000 bambini ebrei sefarditi negli anni 50 da parte del governo

Nel 1951 il dottor Chaim Sheba, direttore generale del ministero della Sanità, fece un viaggio in America. Ne tornò con sette macchine a raggi X fornite dall’esercito USA. Queste macchine furono usate per irradiare un enorme numero di bambini ebrei sefarditi – si dice fino a centomila – quasi tutti provenienti dal Marocco, le cui famiglie erano state convinte a fare «il ritorno» in Israele. A ciascuno di questi bambini fu somministrata 35 mila volte la dose massima consentita di radiazioni, concentrate sulla testa.


Per questo test di massa, il governo americano – che aveva bandito dal ’51 gli esperimenti atomici su esseri umani e aveva bisogno di cavie – pagò al governo israeliano 300 mila lire israeliane l’anno, non si sa per quanti anni. Si pensi che l’intero bilancio del Ministero della Sanità israeliano ammontava allora a 60 mila di quelle lire.

Israele ottenne anche elementi tecnici del know-how necessario per avviare il proprio programma militare nucleare. L’iniziatore di tale programma era stato Shimon Peres,laburista e uomo di pace per tutti i media. Allora, Peres era direttore generale del ministero israeliano della Difesa.

Per ingannare i genitori, fu detto loro che le irradiazioni servivano per curare un parassita cutaneo, la tricofizia dello scalpo. I bambini furono caricati su pullman per «gite scolastiche». Almeno 6 mila di quei bambini morirono subito dopo le somministrazioni; molti altri sono morti nel corso degli anni per tumori. Alcuni sono ancora vivi, ormai anziani, e sofferenti di gravi disturbi, dall’Alzheimer alla cefalea cronica, dall’epilessia alla psicosi.


L’episodio non è la fantasia di un «antisemita». E’ stato l’oggetto di un documentario, «100000 Radiations», prodotto nel 2003 dalla Dimona Productions Ltd. (Dimona è il luogo delle installazioni atomiche giudaiche), registi Asher Khamias e David Balrosen, produttore Dudi Bergman. Il 14 agosto 2006 l’ha persino trasmesso la tv israeliana Canale 10.

Il documentario intervistava diversi superstiti. Una vecchietta marocchina che ricorda di quel che sofferse da piccola: «Urlavo: mal di testa vai via, mal di testa vai via, vai via… Non andava mai via». Un sessantenne che ne dimostra venti in più, piegato in due mentre cammina esitante per la strada: «Devo zoppicare per non cadere in avanti. Mi hanno tolto la giovinezza, con quei raggi». Una donna con la faccia tutta storta: «Tutti e tre i miei figli hanno la mia stessa forma di cancro. E’ una coincidenza?». Ovviamente le radiazioni hanno alterato il codice genetico delle vittime, portando a malformazioni dei figli.

Le ebree marocchine di oggi, in età avanzata, soffrono di una forma orribile di alopecia, con cicatrici sul cuoio capelluto, che cercano di nascondere con l’hennè e con copricapi. Il pubblico israeliano ritiene si tratti di un carattere «razziale» della comunità marocchina.

Nel documentario, un’anziana con pochi pietosi ciuffi di capelli sparsi sul capo mostra una sua foto giovanile: è una tredicenne con una folta chioma nerissima. «Ero io prima della cura», dice.

Una infermiera che aveva partecipato all’operazione: «Ce li portavano (i bambini) in file e file. Anzitutto, gli rasavano la testa e la ungevano con un gel che bruciava. Poi gli mettevano una palla fra le gambe e gli dicevano di non lasciarla cadere, così non si potevano muovere. Io indossavo il grembiule al piombo, ma per loro non c’erano indumenti protettivi. Mi era stato detto che era un trattamento per la tricofizia. Avessi saputo il pericolo che quei bambini affrontavano, mai avrei cooperato, mai!».

Parla anche un ebreo di nome Davi Deri, che si ricorda di quando era bambino: «Ero in classe e vennero delle persone per portarci in un giro scolastico. Fecero l’appello, ci chiesero i nostri nomi. Ai bambini askhenazi dissero di tornare al loro banco. Solo i bambini di pelle scura furono portati nel bus».


I sefarditi sono praticamente indistinguibili dagli arabi nordafricani; in Israele costituiscono una sottoclasse oppressa, ridotta a vivere di espedienti e reati. I dominatori askhenazi (non una goccia di sangue di Abramo nelle loro vene) hanno diffuso l’idea che i sefarditi sono sotto-sviluppati mentali. Ma i sefarditi marocchini che hanno avuto la fortuna di emigrare in Francia anzichè in Israele, costituiscono una comunità rispettata e di successo. Certo, aver ricevuto in testa 35 mila volte più radiazioni di quelle ammesse, non deve aver aiutato il fiorire delle intelligenze.

Nel documentario, si chiarisce oltre ogni dubbio che l’esperimento genocida fu cosciente e deliberato. Vi si mostra il documento medico che indicava, nel 1952, le precauzioni da prendere per i raggi X. La dose massima da somministrare a un bambino vi era indicata in 0,5 rad. Il pericolo delle radiazioni era noto da 40 anni. Si fanno anche i nomi dei due responsabili, che avevano espresso idee razziste contro i sefarditi.

Sono due personaggi mitici del sionismo: Nahum Goldmann e Levi Eshkol.

Goldman passò il periodo bellico prima in Svizzera, poi a New York, dove fu nominato capo del Congresso Ebraico Mondiale, diretto da Samuel Bronfman, della famiglia ebreo-canadese proprietaria della Seagram Wiskhy e del colosso chimico DuPont.

Secondo lo storico ebreo-canadese Mordechai Richler, in quegli anni Brunfman si era adoperato per impedire che gli ebrei europei, fuggendo dal Reich, ricevessero asilo in Canada. Bronfman strinse un accordo su questo con l’allora premier canadese Mackenzie King. Decenni dopo, un suo erede, Edgard Bronfman, strinse un simile accordo con Gorbaciov: se lasciava emigrare i due-tre milioni di ebrei russi, l’URSS avrebbe ottenuto lo status di «nazione più favorita» con gli USA. Ma ad una condizione: gli ebrei russi dovevano essere fatti emigrare solo in Israele, non altrove.

Nahum Goldman, negli anni della guerra, cooperò a quell’esodo selezionato, e sorvegliò che gli ebrei salvati andassero «solo» in Israele.

Quanto a Levi Eshkol, il suo ruolo nell’Olocausto fu anche più ambiguo. Come si legge nella biografia ufficiale sul sito web del governo israeliano, «nel 1937 Levi Eskol ebbe una parte essenziale nel creare la compagnia idrica (israeliana) Mekorot.

Come dirigente di tale ditta, ebbe modo di convincere il regime germanico a lasciar emigrare gli ebrei tedeschi in Palestina con i loro beni, per lo più in forma di attrezzature e macchinari Made in Germany». Insomma un bell’accordo commerciale con i nazisti, con cui a quell’epoca Eskol era in ottimi rapporti.

Seguace aperto di Sabbatai Zevi lo pseudo-messia, Levi Eshkol divenne nel 1951 ministro dell’agricoltura, poi dal 1952 al 1963 ministro delle finanze.

«Un decennio», si legge nella sua biografia ufficiale, «caratterizzato da eccezionale crescita economica, nonostante il peso del finanziamento dell’immigrazione e del suo assorbimento e la guerra del Sinai del 1956. Tra il 1949 e il 1963, Eshkol fu anche il capo della divisione insediamenti dell’agenzia Ebraica, responsabile di ottenere i fondi per l’assorbimento delle massicce ondate di emigranti, nonché per le forniture militari all’esercito».

Tra le massicce ondate di immigranti, ce n’erano evidentemente alcune di troppo, sgradite per il colore della pelle e perché non parlavano yiddish come gli askhenazi; ma del porco non si butta via niente. Come cavie sperimentali, le bocche inutili diventavano una fonte di profitto.

Tuttavia, sul genocidio dei bambini sefarditi compiuto dal santo regno di Sion mancano tutti i documenti per risalire con precisione ai responsabili. A Canale Dieci, nel dibattito che è seguito al documentario, il portavoce del ministero della Sanità Boaz Lev ha ammesso: «Quasi tutti i documenti (sulla vicenda) sono stati bruciati».

La cosa fu ripetuta, a quanto pare, su 4500 bambini, per lo più figli di immigrati ebrei dallo Yemen.

Anni dopo fu perfino creato un movimento per quei bambini yemeniti, fondato dal rabbino Uzi Meshulam. Costui asseriva che i 4500 bambini, rapiti alle famiglie, erano stati mandati in America dove erano morti in esperimenti. Rabbi Meshulam fu messo in prigione; ne è uscito in stato vegetativo, da cui non si è più ripreso.

Anni dopo, un altro rabbi David Sevilla confermò la versione, apparentemente pazzesca. Esisterebbero persino foto delle orribili cicatrici da radiazioni sui corpi di quei bambini, e delle gabbie con cui furono trasportati in USA.

Effettivamente, gli USA avevano segretamente adoperato detenuti e deboli mentali come cavie umane per constatare gli effetti delle esplosioni atomiche; negli anni ’40 la cosa trapelò, e il Pentagono dovette smettere tali esperimenti. Aveva però bisogno di altre cavie umane.

E’ possibile che gli askhenazi israeliani le abbiano fornite, liberandosi così di ebrei purissimi ma culturalmente «orientali», dunque «inferiori» e indesiderati?

Il governo di allora aveva come primo ministro David Ben Gurion, mitico padre della patria sionista. Ministro degli esteri era Levi Eskol, Golda Meir ministra del lavoro, Eliezer Kaplan ministro degli insediamenti, Moshe Sharrett ministro della Sanità; Shimon Peres, come detto, direttore generale della Difesa. 

Il Gotha luminoso del sionismo, avvolto nella eroica leggenda di Sion.

Costoro erano sicuramente al corrente dell’esperimento delle centomila radiazioni.

Eliezer Kaplan, come ministro delle finanze, deve aver gestito i notevoli profitti dell’operazione: oggi un famoso ospedale israeliano è dedicato al suo nome immortale.

Come anche Chaim Sheba, il sionista che diresse in quegli anni la «Ringoworm Incorporated», la ditta creata ufficialmente per combattere la tricofizia del cuoio capelluto (una piaga dell’epoca, dovuta alla scarsa igiene degli ebrei sefarditi).

Yosef Burg, ministro della Sanità, ebbe certamente un ruolo in questa operazione di «igiene preventiva»; del resto, rabbi Meshulam, prima di perdere la ragione nelle galere ebraiche, accusava Burg di essere il mandante del rapimento e della scomparsa dei 4500 bambini yemeniti.

Curiosamente suo figlio, Avraham Burg, già presidente della Knesset, ha preso pubblicamente le distanze dal razzismo talmudico sionista.

Levi Eshkol, con le sue varie cariche e la responsabilità di far soldi per il bene di Sion, potrebbe essere stato l’ideatore e l’esecutore del grosso affare con gli americani.

A Canale 10, come s’è detto, il documentario è stato seguito da un dibattito. L’anchorman della tv, Dan Margalit, ha spiegato l’olocausto segreto è da ricordare così: Lo Stato era povero. Era una questione di sopravvivenza quotidiana. Come dire: l’esistenza stessa di Israele è in pericolo, Israele ha diritto di difendersi.

Prigioniero volontario

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Questo documentario di Jean-françois Brient e Victor León Fuentes, intitolato “Sulla servitù moderna” dal quale sono tratti alcuni passaggi di questo post è dedicato a tutti coloro che hanno scelto di vivere in prigionia volontaria. 


Il lavaggio del cervello è arrivato a livelli talmente alti che non ti rendi nemmeno conto di essere la causa dei problemi che ti affliggono. Con il tuo stile di vita stai alimentando un sistema perverso che ti mantiene in uno stato di schiavitù silenziosa. Indirizzato da una politica economica ben precisa ed ingannato dalle menzogne propinate quotidianamente dai mass-media hai deciso volontariamente di vivere in prigionia

Per possedere una trappola per topi di 50 mt2 al centro, hai acceso un mutuo che ti costringerá per tutta la vita ad essere prigioniero del sistema che tanto critichi nelle manifestazioni di protesta nelle piazze. Dentro queste abitazioni anguste e lugubri accumuli le tue merci che dovrebbero, secondo i messaggi pubblicitari onnipresenti, portarti la felicità perfetta. Ma più accumuli merci e più si allontana la possibilità di essere felice.

Per avere la comodità di compare al supermercato sotto casa hai ceduto la tua sovranità alimentare alle multinazionali che decidono per te cosa devi mangiare e ti vendono prodotti tossici che ti ostini a chiamare “Cibo”. 

Guardati attorno… Per riempirti la casa di oggetti inutili, hai scelto di essere servo di un padrone per 8/10 ore al giorno 6 giorni alla settimana. 

Contrariamente agli schiavi dell’antichità, ai servi del Medioevo o agli operai delle prime rivoluzioni industriali, oggi appartieni ad una classe totalmente asservita ma che non sa di esserlo, anzi, che non vuole saperlo. 



Ignori quindi la ribellione, che dovrebbe essere l’unica reazione legittima degli oppressi. 

Accetti senza fiatare la vita pietosa che è stata decisa per te. La rinuncia e la rassegnazione sono le cause della tua disgrazia e a differenza degli antichi schiavi che venivano catturati, oggi sei tu stesso che hai scelto il tuo padrone. 

Per guadagnare più Soldi, hai scelto di vivere prigioniero del tuo business, costantemente sotto stress tra tasse, fatture e scadenze. Soldi, che probabilmente dovrai usare per recuperare la salute persa per guadagnarli! 

Per poter pagare le rate dell’auto nuova hai accettato di lavorare senza diritti, con un salario bassissimo, pagando tasse altissime e ricevendo servizi pessimi. In compenso ti sono stati concessi 20 giorni all’anno di misera e meritata vacanza. 

L’invenzione della disoccupazione moderna è lì per spaventarti e farti ringraziare la generosità del potere. Che cosa faresti senza la tortura del lavoro? Quando è proprio questa attività alienante che ti viene presentata come una liberazione. 

Che decadenza e che miseria! Conosci tutti i nomi dei giocatori della tua squadra di calcio preferita e a quanto ammontano le loro buste paga, sei aggiornatissimo sul gossip e trovi noiosi argomenti che ti riguardano da vicino come l’agronomia o la biologia. 

Possiedi tutti gli ultimi giochetti tecnologici e sei convinto che la contaminazione dell’ambiente, lo sfruttamento dei lavoratori, la negazione dei diritti umani nelle fabbriche che li hanno prodotti, sia il prezzo da pagare per il Tuo progresso… che ti usa e ti tiene prigioniero senza che nemmeno te ne renda conto.

Avresti potuto accontentarti della tua servitù solo al lavoro, ma nella misura in cui il sistema di produzione colonizza tutti i settori della vita, perdi il tuo tempo nelle distrazioni nei divertimenti e nelle vacanze organizzate. 


Nessun momento del tuo quotidiano sfugge alla morsa del sistema. Ogni attimo della tua vita è stato sequestrato. Sei uno schiavo a tempo pieno. Hai scelto di essere prigioniero dell’immagine e quindi ti spalmi addosso unguenti e cremine per avere un’apparenza giovane e impeccabile. Indossi sempre vestiti alla moda e cerchi di imitare quelle celebrità che tanto invidi e applaudi quando guardi la televisione o vai allo stadio. 

Non importa se le creme e i saponi sono cancerogeni, non importa se sono stati testati su altri esseri viventi che ci hanno rimesso le penne. Non importa se le tue scarpe nuove sono state prodotte da schiavi minorenni. 

Quello che conta è la Tua immagine nelle Tue scalate sociali… mi diverte ascoltarti quando mi dici che in fondo si tratta solo di avere cura del proprio corpo. Ma davvero credi di prenderti cura del tuo corpo spalmandoci sopra sostanze cancerogene? Credi davvero che valga la pena di lavorare sfruttato, schiavizzato e sottopagato per poterti permettere di rinnovare il guardaroba ogni stagione? 

Non sai di essere prigioniero volontario dei tuoi falsi bisogni. Sogni la vita delle ricche celebrità dello spettacolo lasciandoti sfuggire la tua, senza nemmeno renderti conto che stai dormendo.

La vita è unica e breve….. ma te li sei fatti bene i conti?


http://ilquieora.blogspot.it/2014/10/prigionieri-volontari-la-schiavitu-moderna-video.html

L'amor che move il sole e l'altre stelle...

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Il famoso ‘coup de foudre’ o colpo di fulmine, o, meglio ancora ‘l’amore a prima vista‘ (a chi non è capitato almeno una volta nella vita), è, secondo Jung, il risultato di una proiezione.

Le persone infatti, in questi casi, vedono nell’altro la propria componente inconscia dell’altro sesso, ovvero l’Animus (componente maschile delle donne) oppure l’Anima (componente femminile negli uomini) e l’attrazione che provano altro non è che per quella parte inconscia (insomma, ci si innamora di se stessi) e quindi velata di sé stessi. 

Ne consegue che, solo conoscendo bene questo archetipo o meglio questo lato della propria psiche è possibile interagire in modo armonico e diviene più facile avere una sana relazione e un rapporto di coppia ricco e gratificante.


Questi due archetipi (Animus e Anima) ci danno forse meglio di altri (puer/senex ad esempio) una visione di quanto la psiche possa essere duale. Ogni archetipo, contiene un aspetto della vita e il suo opposto, lasciando intendere che entrambi hanno un loro valore; esattamente al contrario di Freud, che nelle sue ricerche sull’ambivalenza (affettiva: odio/amore) era focalizzato sulla conflittualità, tendendo cioè ad eliminare uno dei due poli ...

Nel pensiero junghiano, la psiche è duale (o doppia) venendo a significare che ogni atteggiamento o sentimento contiene il suo opposto; ecco quindi che la sottomissione convive con la prevaricazione, l’odio con l’amore, il conscio con l’inconscio… Da ciò si evince che tale dualità vale anche in ordine ai due generi biologici e Jung ci dice che anche la psiche ha in sé, sia una energia maschile che una femminile e quindi ogni uomo ha in sé un lato femminile e ogni donna ha in sé un lato maschile.

Ogni essere umano esprime un’energia dominante, ma contiene, in secondo piano, anche quella opposta. Ecco perché la psiche, quindi andrebbe vista come una combinazione di principi maschili e femminili. Nella Genesi dapprima c’è solo Adamo, Eva esce da una sua costola. Similmente Atena esce dalla testa di Zeus e nell’Olimpo abbiamo un Cielo e una Terra.

Nei bassorilievi dei templi indiani, i due principi (maschile e femminile) sono rappresentati come un uomo e una donna abbracciati (Kamasutra); idealmente essi sono due entità metafisiche, due essenze universali. Nel Cantico dei Cantici (ma anche nella Bibbia) c’è un inno all’amore del maschile e del femminile come valenze universali. Mentre Freud costringeva ad una identità fissa (uomo-donna) nel pensiero Junghiano ognuno di noi è più di una cosa e nella persona bene integrata, le polarità della psiche sono complementari.

Jung chiama questa dualità: ANIMA e ANIMUS. L’ANIMA è la componente femminile presente nell’apparato psichico di ogni uomo e l’ANIMUS quello maschile per le donne. La vita è l’unione di energie complementari, ognuna delle quali tende verso l’altra, compensandola. “L’Animus è la figura che compensa l’energia femminile. L’Anima quella che compensa l’energia maschile”. 

I due archetipi, Anima (femminile) e Animus (maschile), sono da sempre presenti nell’inconscio collettivo. Li troviamo nei sogni e nelle rappresentazioni artistiche, spesso sotto forma di metafora.

Per la coscienza, ANIMA significa: unione, protezione, affettività, cura, mantenimento, insieme… mentre per ANIMUS: riflessività, controllo, analisi, ponderazione, razionalità, calcolo, decisione, programmazione, distinzione.

Un esempio per tutti: è innegabile che l’accoglienza sia una virtù del femminile e da sempre viene affidata alle donne. quando si entra in una casa è la donna che prepara il caffè, i dolcetti, etc. Questo era ed è ancora sacro in alcune culture, un po' meno (anche se non del tutto scomparso) nella nostra.


L’Ombra (il nostro aspetto peggiore)) evidenzia ciò che ignoriamo e che ribaltiamo all’esterno sotto forma di paura, rifiuto, desiderio, etc. Se nei sogni di un uomo compare una donna scocciante e noiosa oppure una principessa dolce e accogliente la possibile interpretazione è che l’inconscio ha trovato un modo ingegnoso per vedere i due aspetti (il lato in e out) dell’Anima di un uomo. La stessa cosa può accadere nei sogni di una donna (un uomo forte e valoroso oppure un uomo odioso e detestabile).

Cosa fare? lavorare e risolvere le negatività insite nell’Ombra.

Spesso uomini e donne non si capiscono e questo accade perché i due archetipi (Anima e Animus) coesistono e non sempre li riconosciamo, li accettiamo, li integriamo; questa mancanza di sintesi sta alla base delle difficoltà di comunicazione tra due partner.

Quindi, se noi non riusciamo a comprendere noi stessi come possiamo sperare di riuscire nell’interazione di coppia? Diciamo che l’amore potrebbe essere in grado di reindirizzare l’energia che fluisce tra i partner promuovendo una possibile integrazione. 

Non è facile amare perché anche ove esistano dei sentimenti forti, rimane la fatica di quella lotta che avviene dentro di noi. Gli opposti si attraggono, diceva spesso Jung, ma è anche innegabile che la loro convivenza è, spesso, ardua. Ecco perché ogni rapporto raramente è tranquillo e ha potenzialmente in sé il massimo della gioia e il massimo del turbamento. Il nostro scopo è quindi realizzare l’armonia sia dentro di noi che nel rapporto con l’altro; il messaggio è che quanto più riusciremo ad armonizzare la nostra psiche tanto più riusciremo a realizzare una relazione soddisfacente con l’altro migliorando, tra l’altro, anche la convivenza sociale.


Quando si ha la fortuna (?) di incontrare (uomo e donna) la persona ‘giusta’, accade una cosa straordinaria … si accende qualcosa: l’archetipo si attiva; improvvisamente si accendono mille luci e tutti i nostri desideri collaborano a questo sfavillio di colori che qualcuno chiama energia psichica, ed ecco che qualcosa dentro di noi ci fa dire: “...ecco, è arrivata!” Se siamo pronti, quando siamo pronti, semplicemente arriva. 

L’inconscio collettivo attiva l’archetipo che ci propone cose che sono in sintonia con il momento che del soggetto sta vivendo in quel momento che però non deve essere interpretato come assoluto ma soltanto ‘giusta’ in quel momento. Infatti, pur ringraziando l’archetipo, dobbiamo sempre avere bene in mente che non è detto che quel partner sia realmente quello da cui avremmo la felicità (a cui tutti dovremmo tendere).

Perché? Perché potremmo non essere ‘puliti', ma ancora sotto scacco dal complesso sistema di proiezioni. 

Ovvero la donna proietta il suo animus sul malcapitato mentre l’uomo la sua anima sulla sventurata.

Le proiezioni partono dall’Ombra (il lato peggiore di noi stessi), quindi se non comprese e integrate, quell’incontro che inizialmente sembra magico (perché frutto della proiezione) in seguito risulterà la peggiore scelta della nostra vita (proprio perché abbiamo scelto …. noi stessi nel lato peggiore).

Oramai è comunemente noto che gran parte dei nostri contenuti sono, ahimè, inconsci e che ogni uomo porta dentro di sé un lato femminile di cui non è consapevole e ogni donna un lato maschile. Entrambi proiettano nell’altro il proprio archetipo (Anima, Animus) e la relative energia. La proiezione potrebbe provenire dall’Ombra (il nostro lato peggiore). La mancata elaborazione dell’Ombra, ci porta a proiettare lati negative e quindi, ecco perchè spesso le relazioni sono disastrose. Questo perchè, com’è facilmente intuibile, nella proiezione, ciò che è inconscio diventa visibile perchè lo vediamo rispecchiato nell’altro.

Quante volte ci sentiamo dire: ‘sei tutto/a uguale a tua madre/padre’ e noi pronti subito a dire: ‘… chi io? Ma no, non hai capito nulla…’. Quante volte vediamo i difetti degli altri e raramente i nostri? Ecco, questa è l’Ombra. Vi ricordate cosa dice Cristo? ‘… è più facile vedere la pagliuzza negli occhi degli altri che la trave nei nostri? Trattando dell’anima (ma lo si potrebbe declinare anche con l’animus) dovremmo considerare che non è solo la controparte psichica dell’uomo ma anche la sua idea di donna ideale, cioè l’immagine idealizzata (quindi ottimale) che l’uomo ha del femminile. Ma, questa idea, potrebbe avere una derivazione legata alle donne della propria vita (madre, nonna, sorelle, zia, etc).

Quando l’archetipo si attiva e l’altro diventa o meglio incarna il nostro partner ideale, dovremmo chiederci se in realtà, non è altro che un riflesso del proprio passato affettivo. Nell’amore scattano giochi che coinvolgono l’Anima e l’Animus. In questo caso, che ha una connotazione nevrotica, dovremmo sempre considerare l’ipotesi che l’Anima/Animus spinge l’innamoramento verso un partner che corrisponde alla sua parte ombra, come se la cercasse in lui/lei. In questo caso, l’amore è solo ….. virtuale.


Non si ama quel soggetto ma la sua proiezione. In questo caso l’evoluzione del rapporto evidenzia in modo spesso drammatico lo scarto tra l’ideale e il reale, mettendo in crisi il rapporto, perché la sua immagine è lontana dal vero anche se, all’inizio sembrava altro.

Qual’è il misterioso legame che unisce Sirio alla storia umana?

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Sin dai tempi antichi e tra diverse civiltà, Sirio, la stella del cane, è circondata da una misteriosa tradizione . Gli insegnamenti esoterici di tutte le età hanno sempre attribuito a Sirio un ruolo di primo piano e la sua importanza nel simbolismo occulto è una riprova di questo fatto. Cosa rende così speciale Sirio? E’ semplicemente dovuto al fatto che è la stella più luminosa in cielo? Oppure perchè l’umanità ha un legame tanto antico quanto misterioso con essa?

Sirio si trova nella costellazione del Cane Maggiore, conosciuta anche come il Grande Cane, per questo è nota come la “stella cane”. E’ 20 volte più luminosa del nostro sole ed ha una massa doppia. 

Di notte, Sirio è la stella più luminosa nel cielo ed il suo riflesso bianco-blu ha sempre stupito gli osservatori del cielo, fin dai tempi più antichi. Non c’è da meravigliarsi se il culto di Sirio è rimasto in vita praticamente in tutte le civiltà.


Gli artefatti delle antiche civiltà hanno rivelato come Sirio fosse di grande importanza nell’astronomia, nella mitologia e nell’Occultismo. Le scuole misteriche lo considerano il “sole dietro il sole” e, quindi, la vera fonte della potenza del nostro sole. Se il calore della nostra stella mantiene vivo il mondo fisico, Sirio mantiene vivo quello spirituale. E’ la “vera luce” che brilla a est, la luce spirituale, contrapposta alla luce del sole che illumina il mondo fisico, la quale viene considerata una grande illusione.

“Associare Sirio al divino e considerarlo addirittura la casa dei “grandi maestri” dell’Umanità non fa parte della mitologia di poche civiltà primitive: Si tratta di una convinzione diffusa che è sopravvissuta (e pure intensificata) fino ai giorni nostri. Prenderemo in esame l’importanza di Sirio nei tempi antichi, ne analizzeremo l’importanza tra le società segrete e vedremo come questi concetti vengono tradotti nella cultura popolare.”

In Egitto, Sirio era considerata la più importante stella del firmamento. Infatti, fu astronomicamente il fondamento dell’intera religione egiziana. Venne venerato come Sothis e fu associato ad Iside, la dea madre della mitologia egizia. Iside è il principio femminile della trinità formata con Osiride e Horus il loro figlio. Gli antichi Egizi consideravano così importante Sirio che quasi tutte le divinità, in un modo o nell’altro, erano associate alla stella. Anubis, il dio della morte con la testa di cane, ha un evidente connessione con la stella e anche Thoth-Hermes, il grande maestro dell’umanità, è legato esotericamente alla stella.

Il calendario egiziano era basato sul sorgere elicoidale di Sirio che si verifica poco prima dell’inondazione annuale del Nilo durante l’estate. I moti dei corpi celesti venivano osservati e venerari anche dagli antichi Greci, Sumeri, Babilonesi e da innumerevoli altre civiltà. La stella veniva dunque considerata sacra e la sua apparizione nel cielo era accompagnata da feste e celebrazioni. La stella del cane annuncia l’arrivo delle giornate calde e secche di luglio e agosto, da qui il detto popolare “la canicola estiva”.

Diversi ricercatori occulti sostengono che la Grande Piramide di Giza venne costruita in perfetto allineamento con le stelle, soprattutto con Sirio. La luce proveniente da queste stelle si diceva venisse utilizzata nelle cerimonie misteriche egiziane.

“Questo antico popolo (gli egiziani) sapeva che una volta l’anno il Sole si allineava con la Stella del Cane. La Grande Piramide, venne costruita in modo che, in questo sacro momento, la luce della Stella del Cane lambisse l’uscita superiore della Grande Galleria, la quale scendendo sulla testa del sacerdote, lo investiva della Super Forza Solare e cercava attraverso il suo corpo solare perfetto di trasmettere agli altri Iniziati questa ulteriore stimolazione per aiutarli nel loro processo di evoluzione divina. Questo era dunque lo scopo della “Pietra di Dio`, nel rituale dove Osiride si siede per concedere (all’illuminato) la corona Atef o luce celeste. “Seguendo gli insegnamenti dell’antico Egitto la luce non è altro che l’ombra della luce invisibile.” 

Recenti scoperte scientifiche relative alla Grande Piramide e ai suoi misteriosi “condotti d’areazione” hanno portato i ricercatori a confermare ulteriormente l’importanza di Sirio

Star-alignment-Great-Pyramid

L’allineamento della stella con la Grande Piramide di Giza. Orione (associato al dio Osiride) è allineato con la Camera del Re, mentre Sirio (associato alla dea Iside) è allineato con la Camera della Regina.

Un aspetto affascinante di Sirio è la coerenza del simbolismo e dei significati ad esso collegati. Diverse grandi civiltà hanno infatti associato Sirio ad una figura canina vedendo la stella, come origine o fine di una forza misteriosa. Nell’astronomia cinese e giapponese, Sirio è conosciuta come la “stella del lupo celeste”. Diverse tribù aborigene del Nord America si riferiscono alla stella in termini canini: le tribù dei Seri e dei Tohono O’odham del sud-ovest descrivono Sirio come un “cane che segue le pecore di montagna”, mentre i Blackfoot la chiamano “Faccia di cane”. I Cherokee unirono Antares con Sirio attribuendole il significato di stella del “cane costude” a guardia del “Sentiero delle Anime”. La tribù degli Skidi del Nebraska la conosceva come la “Stella del Lupo”, altre come la “Stella Coyote”. Più a nord, gli Inuit dell’Alaska dello Stretto di Bering la chiamano “Luna cane”.

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Nel 1971, lo scrittore americano Robert Temple pubblicò un controverso libro intitolato “Il mistero di Sirio” dove sostenne che i Dogon (un’antica tribù africana del Mali) conoscevano dettagli su Sirio impossibili da scoprire senza un telescopio. Secondo lui, i Dogon compresero la natura binaria di Sirio, che è, infatti, composta da due stelle di nome Sirio A e Sirio B. Questo portò Robert Temple a credere che i Dogon avessero dei collegamenti “diretti” con gli esseri provenienti da Sirio. Mentre alcuni potrebbero dire (you can’t be Sirius);), un gran numero di società segrete (le quali, compresero tra le loro fila, alcune delle persone più influenti del mondo) e sistemi di credenze insegnano che esiste una connessione mistica tra l’umanità e Sirio .

Nella mitologia Dogon, l’umanità si dice fosse nata dai Nommo, una razza di anfibi che abitava un pianeta in orbita attorno a Sirio. La leggenda continua dicendo che “discesero dal cielo in un vascello che produceva fuoco e tuoni” e insegnarono all’uomo profonde conoscenze. Questo portò Robert Temple a teorizzare che i Nommo fossero extraterrestri abitanti di Sirio che, ad un certo punto, in un lontano passato, arrivarono sulla Terra per insegnare alle antiche civiltà (come gli Egiziani e i Dogon) nozioni riguardo il nostro sistema solare e quello di Sirio. Queste civiltà avrebbero poi riportato gli insegnamenti dei Nommo nelle loro religioni rendendoli punti focali degli insegnamenti misterici.

Il sistema mitologico Dogon è sorprendentemente simile a quello di altre civiltà come i Sumeri, gliEgizi, i Babilonesi e gli israeliti in quanto include il mito archetipico di un “grande maestro che proviene dall’alto”. A seconda della civiltà, questo grande maestro è noto come Enoch, Thoth o Ermete Trismegisto e si dice abbia insegnato all’umanità le scienze teurgiche. Nelle tradizioni occulte, si ritiene che Thoth-Hermes fosse il maestro del popolo di Atlantide, che, secondo la leggenda, divenne la civilità più avanzata del pianeta prima del Diluvio Universale (resoconti di un diluvio possono essere trovati nel mitologie di innumerevoli civiltà). I sopravvissuti di Atlantide navigarono verso vari paesi, tra cui l’Egitto, dove diffusero le loro avanzate conoscenze. Gli occultisti ritengono che le inspiegabili somiglianze tra civiltà lontane (come i Maya e gli Egizi), possano essere spiegate da un comune contatto con Atlantide.

“Fu messa al sicuro la conoscenza religiosa, filosofica e scientifica posseduta dai chierici di Atlantide, dopo che la catastrofe cancellò ogni traccia dell’isola? Il culto solare atlantideo è stato perpetuato nel ritualismo e cerimonialismo cristiano e pagano. Sia la croce che il serpente erano emblemi Atlantidei della sapienza divina. I progenitori (Atlantidei) divini dei Maya e dei Quichés dell’America centrale coesistevano all’interno della luminosità verde/azzurra di Gucumatz, il serpente “piumato”. I sei saggi “nati nei cieli” si manifestarono come centri di luce uniti o sintetizzati dal settimo  e capo del loro ordine, il serpente “piumato”. Il titolo di serpente “alato” o “piumato” fu applicato a Quetzalcoatl o Kukulcan, l’iniziato dell’America centrale.

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Il centro della saggezza/religione Atlantidea era presumibilmente un grande tempio piramidale che si ergeva sul bordo di un altopiano nel bel mezzo della Città dalle Porte d’Oro. Da qui i sacerdoti iniziati alla sacra piuma uscivano, portando le chiavi della Saggezza Universale fino agli estremi confini della terra. Dagli Atlantidei il mondo non ha solo ricevuto un patrimonio inestimabile di arti, misteri, filosofie, scienze, etica e religioni, ma anche un’eredità di odio, conflitti e perversione. Gli Atlantidei fomentarono e scatenarono la prima guerra e si disse che tutte le guerre successive vennero combattute in uno sforzo inutile per giustificare la prima e poter eventualmente correggere l’errore che la causò. Prima che Atlantide sprofondasse, i suoi iniziati spiritualmente illuminati, i quali si resero conto che la loro terra era stata condannata in quanto si era allontanata dalla Via della Luce, scapparono dallo sfortunato continente. Portando con se le dottrine sacre e segrete, questi Atlantidei si stabilirono tra gli egiziani, dove divennero i loro primi governanti “divini”. Quasi tutti i grandi miti cosmologici che formano la base dei vari libri sacri del mondo si basano sui rituali dei Misteri Atlantidei.”

Thoth-Ermete Trismegisto, è l’equivalente dei Nommo Dogon, i quali si ritiene provenissero da Sirio? I testi antichi riguardanti Hermes lo descrivono come un maestro dei misteri “proveniente dalle stelle”. Inoltre, Thoth-Hermes era direttamente collegato con Sirio nella mitologia egizia.

Le linee sacre - Gli allineamenti di "Alesia"

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Il pastore evangelico tedesco Wilhelm Tendt, contemporaneo di Alfred Watkins (studioso di antichità che nel 1920 rese pubbliche le sue teorie circa un sistema di linee che un tempo aveva contrassegnato tutta la superficie dell’Inghilterra, formando una rete capillare costruita come un’immensa ragnatela geometrica), nella sua opera del 1929, Germanische Heiligtümer, ragguagliava sui collegamenti tra gli antichi luoghi sacri, che chiamava heilige Linien (linee sacre). E le heilige Linien sono pressoché identiche al sistema di linee inglesi. Come Watkins, anche lo studioso tedesco trovò subito un seguito e molti, studiando le carte topografiche, scoprirono parecchie altre linee.


Sostenuta da Heinrich Himmler, questa teoria fu ufficialmente accettata per lungo tempo. Il filosofo francese Xavier Guichard nella sua opera intitolata Eleusis-Alesia scoprì che nell’antica toponomastica europea c’erano tre nomi fondamentali: Burgus, Antium e Alesia, l’ultimo dei quali era però un caso unico perché apparteneva solo alla città della Francia orientale espugnata da Cesare nel I secolo a.C.

La sua forma greca, Eleusi, risaliva, sempre secondo l’autore, a tempi leggendari anteriori ad Omero, inoltre la radice indoeuropea Ales, Alis o Alles significherebbe ‘punto di contatto tra i popoli’. In realtà la radice è limitata all’ambiente greco, ed è elJ-, eluJ-, eleuJ-, donde, col suffisso -siV, 'EleuJsiV, da cui Eleusis con caduta del J, pertanto non vi è probabilmente alcun nesso logico fra Eleusi e Alesia. Guichard si mise a cercare nella toponomastica i termini che si potevano riferire a quella radice, e trovò che, sebbene fossero diffusi per lo più in Francia, anche in Egitto c’era un’Eleusi presso il delta del Nilo: un’antica colonia greca. Guichard continuò a fare ricerche sul vero significato del termine e sulle origini del popolo che lo usò per la prima volta, dedicandovi venticinque anni della sua vita. Se si prendeva come centro un’antica località chiamata Alaise, vicino a Besançon nella Francia meridionale (cartina 1), l’intera Europa veniva divisa in due ‘rose dei venti’ (simili a quelle usate dai geografi greci), la prima, di ventiquattro linee, che divideva l’orizzonte in segmenti uguali; la seconda, di quattro linee, che indicava la linea equinoziale e i solstizi d’estate e d’inverno.


Quando compilarono la mappa complementare (cartine 2 e 3) i cartografi trovarono che alcune città derivate dal nome ‘Alesia’ (notiamo che è inclusa Vercelli e non Alessandria che presenta un’assonanza più completa) che Guichard portava come prova si trovavano in località un po' discoste dai punti che egli indicava accuratamente nelle mappe del suo libro.

  
  

Dobbiamo riconoscere che ci sono evidenti somiglianze tra le sue teorie e quelle di Alfred Watkins. Senza che l’uno sapesse dell’opera dell’altro entrambi giunsero alla conclusione che il traffico del sale alV doveva essere di vitale importanza nelle antiche rotte commerciali e che esistevano (e questo è sancito dall’archeologia ufficiale) delle ‘strade del sale’ che permettevano l’approvvigionamento del prezioso alimento. Fondamentalmente entrambi accettavano la teoria che le antiche sedi dell’uomo primitivo non erano state scelte a caso, ma si inserivano in una complessa figura geometrica. Sul come e il perché fosse concepito un piano strutturale così vasto, né l’uno né l’altro studioso hanno potuto dare risposte precise. Tuttavia hanno messo in luce una delle tensioni che dovettero albergare più tenacemente nello spirito dei primi abitatori dell’Europa, e cioè la ricerca di ciò che, almeno metaforicamente, sta oltre l’orizzonte. Si sono raccolte prove in Europa, in Egitto e in Sudamerica, e, come disse Tohn Micheil, « tutto questo non potrebbe avere come unica motivazione l’esigenza di calcolare il tempo o la data, o un astratto desiderio di raccogliere informazioni astronomiche ».

E allora qual era la motivazione? Qualsiasi supposizione deve tenere conto della scala gigantesca di queste pianificazioni, che sicuramente avevano una finalità pratica. I matematici anteriori a Pitagora hanno lasciato solo pochi, vaghi cenni del loro sapere, ma da quel poco possiamo dedurre che in qualche modo fra l’armonia dei numeri, il movimento dei corpi celesti e i momenti fondamentali dei ciclo annuale di rotazione della Terra gli antichi trovavano dei punti di corrispondenza, dai quali scaturiva un’energia che oggi sentiamo solo indistintamente; la loro era una scienza fondata sull’istinto, ma non per questo meno importante della nostra per lo sviluppo dell’umanità.

Brano (adattato) tratto da "Atlante dei misteri" di Francis Hitching 

Paris Jackson e gli Illuminati

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Ecco perché non penso che tutti nell'ambito dell'industria discografica, siano "Illuminati puppets" come invece molte correnti esageratamente 'complottiste' riportano.

Quello che segue è il caso di Paris Jackson la quale tra l'altro possiede caratteristiche fenotipiche proprie dei nephilim così come suggerito nella nostra 'out of atlantis theory'...

Paris Jackson, la figlia di Micheal Jackson, recentemente è arrivata alla ribalta dei media meinstream dopo un apparente tentato suicidio. Questo era un genuino tentativo di togliersi la vita o c’è qualcosa di molto più sinistro in gioco?


La teenager per qualche ragione è un possibile obbiettivo da parte di quelle persone che effettivamente hanno ucciso il padre?

La polizia ha ufficialmente classificato l’incidente di Paris come un “tentato suicidio”, ma loro non credono effettivamente che lei volesse togliersi la vita.

Paris che fa il simbolo del diavolo
Paris che fa il simbolo del diavolo

Interessante è il fatto che prima del suo apparente tentato suicidio, Paris ha scritto qualche curioso tweet ai suoi tweetter-followers che sono più di 1.300.000 persone, che riguardavano le società segrete e di come loro realmente esistono.

PJ primo tweet
PJ primo tweet

“se tu solo conoscessi la verità”

PJ secondo tweet
PJ secondo tweet

“una società segreta non è davvero segreta se tu sai cosa stai guardando. Non aspettare che le informazioni ti cadano in testa, prenditi il tempo di cercarle per te stesso”

PJ terzo tweet
PJ terzo tweet


“mi ci è voluto un pò per capire chi “ESSI” sono e che ad “ESSI” non importa nulla di noi. ma ho scoperto come 3 anni fa … RT se sai cosa vuol dire” riferendosi all’omocidio del padre Micheal
Ascoltate il ritornello della canzone di Micheal intitolata: “They Don’t Care About Us”.

A parte la canzone che è una vera bomba e mi mette sempre tanta carica quando la sento…ecco la traduzione del ritornello:
Tutto ciò che voglio dire è che
A loro non importa di noi
Tutto ciò che voglio dire è che
A loro non importa di noi
Alcune cose nella vita non vogliono proprio vederle (riferendosi alle masse addormentate)
Ma se Martin Lutero fosse vivo
Non lascerebbe che questo succedesse

Ma torniamo alla 15enne Paris che insieme ai tweet ha condiviso una collezione di disturbanti disegni di immagini occulte nel suo profilo Instagram, accompagnate da un tweet che diceva ai suoi followers di non preoccuparsi e che i disegni non stavano a significare che lei era di “LORO” proprietà, ma che lei stava provando ad aprire gli occhi del mondo e ad aiutare le persone a realizzare ciò che stava accadendo.

PJ primo disegno
PJ primo disegno

“Esagramma Massonico con occhi (occhio che tutto vede) e spada massonica usata per entrare nel ruolo di frà-massone”

PJ secondo disegno
PJ secondo disegno

“Pentagramma dell”Ordine della Stella d’Oriente’”

PJ terzo disegno 
PJ terzo disegno

“Simbolo della società segreta ‘Skull N Bones’ – Arpocrate è il dio del silenzio”

PJ quarto disegno
PJ quarto disegno

“‘Squadra e Compasso’ simbolo della massoneria”

In seguito a questi annunci, abbiamo poi avuto un tentativo di suicidio da parte di Paris, precipitata dallo stesso ospedale dove suo padre è morto.

Lei ha detto alla sua famiglia che non voleva morire. E’ questo che qualcuno direbbe appena dopo aver tentato un suicidio, o è quello che direbbe qualcuno che teme per la propria vita?

Non possiamo ignorare che suo padre è morto dopo che lui aveva speso molto tempo della sua vita provando a risvegliare le persone attraverso la sua musica. Come è successo a Paris d’altronde.

Il dottore di MJ
Il dottore di MJ

“Dottor Conrad Murray, il dottore del re del pop, mentre indossa i suoi abiti massonici”

E’ naturale che Paris cerchi risposte per quello che è successo a suo padre, ma nel trovare quelle risposte e, successivamente, cercando di mettere in guardia la gente circa la mano nascosta del controllo, lei si stia mettendo in una posizione pericolosa per quanto riguarda gli Illuminati?

MJ occhio


La Svastica e l'Isola di Thule

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Isola di Thule. Terra immaginaria, posto incredibile, isola misteriosa e fantastica. Raccontata da Pitea, Diogene, Virgilio, Tolomeo, Olao Magno e altri scrittori antichi, è stata  da sempre destinata ad accendere la fantasia...sino a diventare un simbolo terribile del nazismo nei primi decenni del secolo scorso. L’isola leggendaria fu raccontata da Pitea, viaggiatore e scrittore greco che intorno al 330 a.C. era partito da Marsiglia, aveva costeggiato Spagna, Portogallo, Gran Bretagna ed era approdato in una terra “di fuoco e ghiaccio” nella quale aria, terra e acqua si fondevano tra loro e il Sole non tramontava mai, era l’Isola di Thule. Anche il greco  Diogene nel II sec. a.C.  scrisse un libro dal titolo “Le incredibili meraviglie  al di là di Thule”. Ne parlò anche Virgilio nelle sue “Georgiche“; Olao Magno nel 1539 descrisse geograficamente Thule  e la collocò nel Mare del Nord, vicino alle Orcadi.

Ma veniamo ad un’epoca storica molto più recente e arriviamo al 1920 quando l’Ultima Thule divenne simbolo di un gruppo occulto tedesco grazie alla tristemente famosa passione per l’esoterismo di Hadolf Hitler. Secondo la leggenda infatti nell’Isola di Thule  si sviluppò una razza superiore, la cui fine fu determinata da una calamità naturale; l’impatto della stessa fu terribile e i superstiti, lasciata l’isola, trovarono un’altra localizzazione geografica (la più quotata sarebbe stata a sud del Tibet) e diedero origine alla “razza ariana”.

Iniziò così il folle miraggio di Adolf Hitler e il suo delirio veniva confermato e rafforzato da teorie di ipotetiche collisioni di gigantesche palle di fuoco e di ghiaccio che avrebbero dato origine all’Universo e anche alla razza superiore progenitrice della razza ariana. Hitler era un appassionato di mitologia ed essoterismo, di magia, di astrologia e di antiche civiltà e religioni, prendendo da essi il lato peggiore ed esasperandolo, interessi che   miscelati con la sua folle idea  razzista e antisemita crearono nella sua mente il miraggio di una società perfetta, degna di dominare il Pianeta; il sogno di controllare il mondo da cui poi nacque la fredda follia e i crimini che tutti conosciamo.

La Società di Thule, vista  da Hitler come faro al quale guardare per la realizzazione del suo folle schema, nacque a Monaco nel 1918: il simbolo della Società era costituita dalla punta di una lancia (la Lancia di Longino) a livello della  cui elsa compariva il segno della svastica (simbolo solare e di ciclica rinascita che si trova anche in rilievi indù).

La Lancia di Longino e il Castello dei Cavalieri Neri. Il centurione Gaio Cassio Longino trafisse il costato di Gesù  con una lancia che divenne una delle reliquie più importanti delle cristianità. Oggetto di desiderio di potenti di tutto il mondo appartenne nel tempo a Costantino, Teodorico, Carlo Magno, Napoleone. Dal 1912  fu custodita nella Stanza del Tesoro del Palazzo Hofburg di Vienna; nel 1938 Hitler  ne venne in possesso dopo la conquista della città austriaca, e la  portò a Norimberga volendo che venisse custodita con cura solo dalle SS. Fu recuperata dai soldati americani subito prima del suicidio di Hitler.

Hitler  e il suo fedelissimo Heinrich Himmler (fondatore e organizzatore del famigerato corpo delle SS), costruirono in Westfalia un castello di forma particolare: il Castello di Wewelsburg  ha forma di punta, come la lancia di  Longino, rivolta verso l’Ultima Thule;  il castello era permeato di simboli esoterici, coma la stanza circolare nella quale si riunivano i prescelti delle SS, i pochi eletti che facevano parte di un ordine: ”Ordine Nero delle SS”. La stanza era completamente costruita in pietra e nel soffitto incombeva l’immagine enorme di una svastica. In questa stanza gli appartenenti all’ordine  cercavano di mettersi in contatto con la civiltà di eletti superiori, che secondo la leggenda dovevano trovarsi presso il Tibet, attraverso riti esoterici particolari e inquietanti o tramite la telepatia. Hitler assistito da un gruppo di pseudo-studiosi tedeschi guidati da Otto Rahn inviò i suoi fedeli  appartenenti alle SS in giro per il mondo alla ricerca della “progenie delle razza ariana” la razza pura dalla quale sarebbero discesi i tedeschi, cercavano l’Isola di Thule o i suoi abitanti, cercavano le reliquie cristiane che a loro detta li avrebbero messi anche in contatto con Gesù e avrebbero dato al popolo tedesco e agli eletti enormi poteri. Hitler era convinto  che la localizzazione degli esseri superiori fosse nel Tibet  e fece confluire nell’Ultima  Thule delle influenze della cultura tibetana (naturalmente stravolte dalle sua idee nazionaliste, antisemite e dalla sua lucida follia del terrore e dell’olocausto); accolse dei tibetani tra le sue fedeli truppe e al momento della sua morte, assieme al loro Furer morirono anch’essi suicidi.

La svastica. Il termine deriva dal sanscrito ‘svastika’ che significa apportatore di salute. Da studi sull’origine e la simbologia  della svastica condotti da storici e archeologi, la svastica sarebbe un simbolo portafortuna; la sua aura di magia affonda radici nelle antichissime civiltà che popolarono la Mesopotamia, in relazione soprattutto ai Babilonesi, e in quella antica iraniana. In India era usata nelle cerimonie Indù  come motivo simbolico, astronomico e religioso.

Simbolo di fertilità e vita la svastica è stata ritrovata in scavi condotti presso il territorio dell’odierna Romania, nelle tombe micenee e in alcuni riscontri nella cultura dell’antica Grecia.

Quando Hitler scelse come suoi simboli la svastica e la Lancia di Londino, scelse tra i simboli più antichi del potere magico: purtroppo però tutti noi a distanza di appena poco meno di un secolo abbiamo ancora vivi e indelebili gli effetti che la mente folle di un uomo e del suo stretto enturage di persone provocò a livello di danni umani, enormemente sconvolgenti, forse i più allucinanti, nella loro pazza illusione di tutta la storia recente. La  stessa Società di Thule fu esempio della follia che pervase quel periodo storico dove cultura, storia antica e mito divennero metodiche di esaltazione e di morte.

Il mistero dell’Isola di Thule, la lancia di Longino, la svastica: componenti mitologiche, storiche, religiose che Hitler e la sua follia legarono in modo indelebile con uno dei periodi  più bui e terribili della nostra Storia.

L'eresia Carpocraziana e la Censura di Papa Clemente sul Vangelo di Marco

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Nel 1958 il prof. Morton Smith della Columbia University rinvenne una lettera contenente un frammento del Vangelo di Marco presso un monastero in Gerusalemme.

Tale frammento non era stato perso ma volutamente celato dal vescovo Clemente di Alessandria, uno tra i più venerati Padri della Chiesa delle origini, che sembra avesse ricevuto notizia da un tal Teodoro, suo discepolo, circa il diffondersi dell'eresia promossa dalla setta dei Carpocraziani.

Tale setta sembra interpretasse il Vangelo di Marco, secondo propri principi non in linea con l'ortodossia del tempo.

Di ciò Teodoro si lamentò con Clemente che, nella lettera rinvenuta, così rispose:
"Bene hai fatto a ridurre al silenzio gli innominabili insegnamenti dei carpocraziani. Perchè essi sono le stelle vagabonde di cui parla la profezia, che si allontanano dalla stretta via dei comandamenti e sprofondano nell'abisso sconfinato dei peccati della carne e del corpo. Perchè gloriandosi della conoscenza, come essi dicono, delle cose profonde di Satana, essi non sanno che così si gettano nel mondo infero delle tenebre della falsità e, vantandosi di essere liberi, sono divenuti schiavi di desideri servili. A costoro ci si deve opporre in ogni modo e interamente. Perchè se dicessero qualcosa di vero, chi ama la verità non deve, neppure in tal caso, essere d'accordo con loro. Perchè non tutte le cose vere sono la verità, e la verità che non sembra vera, secondo le opinioni umane, non deve essere preferita alla verità vera, quella in armonia con la fede."

In poche parole Clemente afferma che, nonostante gli avversari dicano la verità, essa deve essere smentita in nome della stabilità dell'impianto teologico faticosamente costruito!

Tale apologia della falsificazione (perfettamente coerente con i “santi principi” sostenuti dal già menzionato Eusebio di Cesarea) ben si concilia con l’implicito sostegno dato dallo stesso all’Evangelista Marco, del quale, come detto in precedenza, riferì che aveva trascritto nel suo Vangelo soltanto ciò che avrebbe potuto favorire lo sviluppo della fede aggiungendo altre cose.

La lettera continua trattando il Vangelo di Marco e l'abuso che di esso ne avrebbero fatto i carpocraziani.
"In quanto a Marco, dunque, durante il soggiorno di Pietro a Roma, scrisse una cronaca dei fatti del Signore, non già, tuttavia, narrandoli tutti, e neppure accennando a quelli segreti, bensì scegliendo quelli che giudicava più utili per accrescere la fede di coloro che venivano istruiti. 
Ma quando Pietro morì martire, Marco venne ad Alessandria portando i suoi scritti e quelli di Pietro, e da essi trasferì nel suo libro preesistente le cose adatte a favorire il progresso verso la conoscenza. Egli, perciò, compose un Vangelo più spirituale a uso di coloro che venivano perfezionati. Tuttavia non divulgò ancora le cose che non dovevano essere dette, nè mise per iscritto gli insegnamenti gerofantici del Signore; ma alle storie già scritte altre ne aggiunse e inoltre introdusse certi detti dei quali, come mistagogo, sapeva che l'interpretazione avrebbe guidato gli ascoltatori nell'intimo santuario della verità celata dai sette (veli). Così, insomma, egli preordinò le cose, nè malvolentieri nè incautamente, secondo il mio giudizio, e morendo lasciò la sua composizione alla chiesa di Alessandria, dove è tutt'ora scrupolosamente custodita, e viene letta soltanto a coloro che vengono iniziati ai grandi misteri.
Ma poichè i demoni immondi tramano sempre la distruzione della razza degli uomini, Carpocrate, da loro istruito e usando arti ingannevoli, a tal punto asservì un diacono della Chiesa di Alessandria che ottenne da lui una copia del Vangelo segreto e lo interpretò secondo la sua dottrina blasfema e carnale e inoltre lo inquinò, mescolando alle parole immacolate e sante menzogne spudorate."

Clemente, dunque, ammette che esiste un Vangelo segreto ed autentico di Marco ma, nella parte della lettera che segue, ordina a Teodoro di negarlo!
"Perciò, come ho detto più sopra, non si deve cedere a loro, e quando propugnano le loro falsificazioni non si deve ammettere che il Vangelo segreto è di Marco, bensì lo si deve negare per giuramento. Perchè non tutto il vero deve essere detto a tutti gli uomini"

A questo punto Clemente, sempre nella lettera, riferisce parola per parola un passo del Vangelo segreto che Teodoro aveva il compito di negare per screditare i carpocraziani che ne stavano facendo un uso improprio con i principi imposti.
"A te, quindi, non esiterò a rispondere a ciò che mi hai chiesto, confutando le falsificazioni mediante le stesse parole del Vangelo, ad esempio, dopo "ed essi erano per via diretti a Gerusalemme" e ciò che segue, fino a "dopo tre giorni egli risorgerà", (il Vangelo segreto) contiene quanto segue parola per parola: "Ed essi giunsero a Betania dove era una certa donna, il cui fratello era morto. Ed ella venne, si prosternò davanti a Gesù e gli disse" figlio di Davide, abbi pietà di me". Ma i discepoli la rimproverarono. E Gesù, incollerito, andò con lei nel giardino dove era la tomba, e subito dalla tomba si udì giungere una grande grido. E avvicinandosi Gesù rimosse la pietra che chiudeva la porta del sepolcro. E subito, andando dove giaceva il giovane, tese la mano e lo fece levare, prendendolo per mano. Ma il giovane, vedendolo, subito lo amò e gli chiese di poter rimanere con lui. E uscendo dalla tomba entrarono nella casa del giovane, poichè egli era ricco. E dopo sei giorni, Gesù gli disse ciò che doveva fare, e la sera il giovane venne a lui portando un drappo di lino sulle sue nudità. E quella notte rimase con lui, perchè Gesù gli insegnò il mistero del regno di Dio. E lasciato quel luogo, ritornò sull'altra sponda del Giordano."

L'episodio è, senza dubbio, quello della Resurrezione di Lazzaro, altrove narrata soltanto nel quarto Vangelo!

In questa versione, tuttavia, ci sono alcune significative variazioni:

- il "grande grido" che proviene dalla tomba prima che Gesù rimuova la pietra: il giovane, dunque, non era morto e, di conseguenza, non è stato resuscitato, a meno di non riconoscere alla morte ed alla resurrezione un valore meramente simbolico e rituale;

- l'episodio evidenzia uno speciale rapporto tra Gesù e Lazzaro. Ciò può aver indotto i carpocraziani, inclini, come asserito da Clemente, alla soddisfazione dei sensi, a leggere tale rapporto in una chiave omosessuale.

In realtà come afferma lo stesso prof. Smith, è probabile che l'episodio si riferisca ad una vera e propria iniziazione misterica: morte e rinascita ritualizzate e simboliche secondo principi piuttosto comuni a quel tempo in Medio Oriente e, più in particolare, pienamente presenti nella fede e nelle liturgie degli esseni, mentre lo stretto legame di Gesù con Lazzaro deve essere visto in un probabile rapporto di stretta parentela.

Ma quale senso potrebbe avere la simulazione di una morte e di una resurrezione?

Del significato spirituale nascosto dietro le apparenze dei racconti degli Evangelisti non è possibile capire molto, e, se vogliamo prescindere dalla interpretazione storica di comodo dell’ortodossia cristiana, dobbiamo fare leva sulla conoscenza di linguaggi simbolici e, talvolta, di espressioni iniziatiche.

Abbiamo visto che il raggiungimento di quella che in oriente è chiamata illuminazione spirituale diventa spesso, nel linguaggio dei Vangeli, una rinascita o il passaggio dalla condizione di morte a quella di vita, cioè una resurrezione.

Sono da rammentare, a tale proposito, le molte frasi come "Non è un Dio dei morti ma dei viventi", "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti", e le esplicite dichiarazioni che troviamo nei Vangeli gnostici sul significato della resurrezione: "Coloro che dicono che il Signore prima è morto e poi è risuscitato, si sbagliano, perché egli prima è risuscitato e poi è morto. Se uno non consegue prima la resurrezione non morirà, perché, come è vero che Dio vive, egli sarà già morto", oppure "Mentre siamo in questo mondo, è necessario per noi acquistare la resurrezione, cosicché, quando ci spogliamo della carne, possiamo essere trovati nella Quiete".

Assai spesso, nelle confraternite spirituali, il discepolo riceveva dal maestro un tipo di iniziazione che simulava una sorta di resurrezione.

Veniva realizzata in tutto e per tutto una scenografia funebre: l'adepto poteva essere avvolto in un panno funebre, poteva essere posto all'interno di una cripta, poteva trascorrervi tre giorni nel buio e nel silenzio, senza bere e senza mangiare (ma si trattava in realtà di non più di 36 ore, perché veniva seppellito la sera del primo giorno e riesumato all'alba… del terzo giorno).

Ciò era comune in Egitto, come in Palestina, in Caldea, in Persia, in India.

In alcuni circoli iniziatici orientali, ancora oggi la morte e la resurrezione non sono semplici esteriorità liturgiche, ma complesse e pericolose acrobazie associate ad uno stato di profonda catalessi e ad uno straordinario abbassamento del metabolismo basale, documentato anche dagli scienziati.

Tutto questo ci illumina sulla morte di Lazzaro: si trattò di qualcosa che, almeno in gran parte, ebbe a che fare con una simile cerimonia di iniziazione, comune all'interno della confraternita essena e riservata agli adepti avanzati.

Alla luce di questa interpretazione, trova spiegazione la noncuranza di Gesù quando, venendo a sapere della malattia di Lazzaro, invece di precipitarsi a Betania, si trattiene per due giorni sulle rive del Giordano. Trovano altresì spiegazione le parole dei discepoli (altrimenti oscure) "andiamo anche noi a morire con lui".

Il consiglio (anzi l'ordine) di Clemente fu accolto non solo da Teodoro ma da tutti coloro che vennero dopo. L'intero episodio di Lazzaro, inizialmente occultato e in seguito pericolosamente riapparso, è definitivamente sparito dal Vangelo di Marco e resta testimoniato soltanto nel quarto Vangelo, nel contesto del quale viene interpretato in chiave letterale.

Tale fatto è un significativo esempio di come, a fronte di esigenze teologiche e dogmatiche, anticamente si sacrificasse la verità a vantaggio della falsificazione opportunistica per motivi mistici.


La Macchina della Resurrezione

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La Grande Piramide e lo Zed: spina dorsale di Osiride o albero della vita?

Lo Zed è, per definizione, l’elemento più misterioso della Grande Piramide di Giza. Perfettamente integrato nelle simmetrie del monumento, esso è situato nel cuore della piramide che gli egittologi attribuiscono artificiosamente al faraone Cheope. Quale funzione abbia mai potuto avere non è stato definitivamente chiarito. 

Eppure, le teorie sono numerose e ciascuna di esse sembra possedere una buona dose di attendibilità. Tuttavia, come spesso accade in queste occasioni, l’ipotesi “ufficiale” appare la meno accreditata. 

Gli egittologi, infatti, considerando la particolarità dell’architettura, hanno destinato lo Zed ad una finalità meramente ingegneristica: le sue “camere”, infatti, avrebbero dovuto avere una funzione di “scarico” per smaltire il peso dei blocchi superiori alla cosiddetta Camera del Re, così da evitarne il collasso strutturale. 

Un’analisi che è stata smontata pezzo per pezzo, con argomenti significativamente esaustivi, dagli studiosi indipendenti, soprattutto considerando che non vi è ‘contatto’ tra la struttura in granito dello Zed e il resto della piramide come vedremo in seguito e come ha dimostrato l’Ing.Pincherle nel corso dei suoi approfonditi studi in merito.


Lo Zed è una torre di granito interrotta da 5 livelli che spesso viene raffigurata in molti dipinti egizi, composta da quattro ampie camere, una delle quali era la camera dei Re, con in mezzo una vasca di granito definita erroneamente “sarcofago”, ricavata da un un unico blocco di granito intagliato in modo assolutamente perfetto,  talmente tale che alcuni antichi testi egizi raccontano che questa vasca, "fu tagliata da una luce divina", il che ci ricorda le applicazioni di quello Shamir di cui abbiamo tante volte parlato nel corso delle nostre ricerche.

Gli antichi egizi hanno descritto questa torre ricorrendo alla simbologia geroglifica della loro religione; spesso abbinato al simbolo dell’Ankh, lo Zed (o Djed) veniva associato alla figura di Osiride quale rappresentazione della sua spina dorsale. La comprensione della simbologia dello Zed e dell’Ankh all’interno del misticismo e dell’esoterismo egizio ci tornerà molto utile alla fine dell’articolo, specificatamente per i loro significati legati al ciclo vita-morte-resurrezione che permeava la religione egizia principalmente in riferimento al viaggio ultraterreno del faraone, appunto reincarnazione di Osiride.


Osiride era un antico dio del grano. I suoi seguaci lo identificarono con una divinità pastorale di nome Anzti o Anedjti e si insediarono in tempi predinastici nella sua città nel Delta. Il loro simbolo di culto era appunto il pilastro djed, il cui significato non è ancora del tutto chiarito. Forse rappresentava un albero a cui furono tolti i rami, forse un cedro della Siria o del Libano che i seguaci di Osiride portarono dalla loro patria e per il quale chiamarono la loro città Djedu. Più tardi questo nome fu cambiato in Pa-Uzir, da User, il nome egizio di Osiride, e per i greci diventò Busiris.


Il culto di Osiride si diffuse presto in molte regioni dell'Egitto. Egli diventò un dio della terra, della vegetazione e dell'agricoltura. Anche il legame del dio con i riti funebri provenne dai tempi antichi, visto che già durante la V dinastia egli aveva assorbito i dei funerari di Abydos (come Khenti-Amentiu) ed i faraoni defunti vennero identificati con lui. Questo aspetto funerario raggiunse una tale importanza, da elevare Osiride a dio supremo dell'Egitto. Nel concetto religioso dei primi tempi, la mitologia inseriva Osiride fra le divinità dell'enneade ermopolitana. Non fu difficile, vedere in questo dio della vegetazione un figlio di Geb, dio della terra e divinità dell'enneade che prima dei faraoni aveva regnato sull'Egitto. La dea Nut venne considerata sua madre e come fratelli ebbe Iside, Seth e Neftis.

Secondo il mito gli uomini in quei tempi remoti erano ancora dei barbari. Osiride gli insegnò il giusto modo di comportarsi, come coltivare la terra, la costruzione delle case e come venerare le divinità. Inoltre stabiliva per loro delle leggi. Nell’insegnamento Osiride ebbe l'aiuto del suo scriba Thot che creò l'arte e la scienza e diede un nome alle cose. Il governo di Osiride si basava sulla forza di persuasione e non sulla violenza. 

Dopo la civilizzazione dell'Egitto, Osiride decise di portare i suoi insegnamenti anche al mondo circostante, usando gli stessi metodi.

Un comportamento, quello di Osiride, che noi del Progetto Atlanticus identifichiamo come equivalente a quello del Player B, spesso associato a Enki, Viracocha e anche a quegli Angeli Caduti, definiti come Vigilanti nel libro di Enoch, citato non a caso, in quanto strettamente correlato come vedremo con il tema dello Zed.

L'antico Libro di Enoch, un libro sacro che fu ritrovato nelle Grotte di Qumram, in Israele, racconta che il pilastro "Zed” è in realtà molto più antico della Grande Piramide, che oggi lo ospita, e che fu trasportato inizialmente da un luogo non meglio definito della Mesopotamia con un carro trainato da 600 buoi ed in seguito posto sulla cima della piramide di Saqqara prima di essere definitivamente smontato e nascosto all’interno della Grande Piramide di Giza. 

La Piramide di Saqqara (o di Zoser) come forse quasi tutti sanno è una piramide a gradoni, la più antica delle piramidi egizie, sulla cui superficie dell’ultimo gradone è stata riscontrata dall’ingegnere e grande studioso Mario Pincherle una importante presenza di diorite. La diorite è un materiale molto duro il cui uso sul tetto della piramide avrebbe avuto poco senso in realtà, se non quello di sostenere un enorme peso. Sempre Pincherle evidenzia poi che la base in diorite della cima dell'antica piramide di Saqqara è proprio compatibile con le misure della base ed il peso del pilastro "Zed". 

Ciò confermerebbe quanto descritto nel Libro di Enoch relativamente al trasporto dello Zed dalla mesopotamia, forse da Babilonia, fino a Saqqara. E’ possibile allora pensare che la storia dello Zed sia correlata anche alla costruzione della mitica torre di Babele, una torre, costruita per ergersi verso il cielo fino a “raggiungere” metaforicamente dio e sfidarlo. 

Forse l’obiettivo poteva addirittura essere quello di muovere guerra contro gli dei tentando di uscire dalla tradizionale interpretazione monoteistica del testo aderendo maggiormente a una idea evemerista della figura del ‘divino’.
   
Un racconto biblico quello della torre di Babele che, come molti altri, presenta un importante parallelo in un poema sumerico più antico, “Enmerkar e il signore di Aratta” in cui si narra del conflitto, probabilmente reale, che aveva contrapposto le città di Uruk e appunto di Aratta, intorno al 3000 a.C.


L’utilizzo della diorite nella costruzione della piramide di Saqqara e la titanica edificazione della torre di Babele di cui purtroppo poco sappiamo, non può che farci tornare alla memoria un altro luogo dove sono stati trovati incredibili blocchi di diorite e andesite sapientemente lavorati da mani che ragionevolmente erano in possesso di tecnologie a noi sconosciute.

Stiamo parlando di Puma Punku e dei suoi incredibili blocchi intagliati di cui abbiamo già fatto menzione in nostri precedenti articoli. Puma Punku è in grado di suscitare nel visitatore profondi interrogativi su chi abbia popolato questa regione e su chi e come abbia edificato le incredibili opere presenti sull’altipiano a pochi chilometri dal lago Titicaca, anch’esso carico di misteri. Chiunque abbia avuto la fortuna di visitare questo luogo è rimasto imbarazzato dinanzi alla peculiare lavorazione e forma dei blocchi di pietra disseminati nell’area. Le leggende locali ci indicano essere Tiwanaku un tempio, costruito in un antico passato dagli uomini del posto per commemorare l’arrivo degli dei del cielo nella vicina Puma Punku. 

Il tempio principale del Puma Punku, affacciato su di una vasca cerimoniale o piazza sprofondata, perfettamente levigata, è una delle costruzioni in pietra più grandi del nuovo mondo, in cui a blocchi di pietra di 440 tonnellate ne seguono altri più piccoli, di 200, 100, e via via fino a quelli di 80 e 40 tonnellate.

Il Puma Punku colpisce per la dimensione dei blocchi, ma colpisce anche per la raffinatezza della decorazione scultorea. Ovunque giacciono sparsi al suolo parti di quelli che furono portali, finestre, nicchie o semplici blocchi di pietra. In nessun luogo del nuovo mondo, e probabilmente neppure del vecchio, si trova traccia di una lavorazione della pietra tanto precisa e raffinata. Come in un gigantesco gioco a incastri, ogni blocco era progettato per incastrarsi perfettamente con quelli adiacenti tramite un complesso sistema di indentature, incavi e morsetti metallici. Dai pochi frammenti rimasti, sembra che anche il tetto di questi straordinari edifici fosse costituito di enormi lastre di pietra.

Il rebus di Puma Punku sta tutto nella precisione millimetrica dei suoi blocchi di pietra, specialmente quelli a forma di H. Sono tutti della stessa grandezza come fossero stati prodotti in serie con una sorta di stampo, hanno linee perfette, scanalature levigate, fori di estrema precisione e, come gli altri blocchi, sembrano fatti per essere assemblati a incastro, al fine di creare megalitiche muraglie e insolite costruzioni. 


Molti ingegneri sono rimasti stupiti e ammirati da cotanta perfezione millimetrica, che sarebbe difficile da ottenere anche al giorno d’oggi con i moderni mezzi in nostro possesso. Questi enormi blocchi sono infatti composti di diorite, una pietra vulcanica dura quasi come il diamante, la stessa ritrovata sopra la piramide di Saqqara.

A questo punto possiamo quasi immaginare Puma Punku come il cantiere ‘edile’ in cui venivano prodotti i blocchi necessari all’edificazione delle opere antidiluviane come appunto potevano essere lo Zed o la Torre di Babele, sempre che i due non siano in realtà la medesima cosa.

Se questo fosse vero potremmo allora identificare due momenti diversi nella edificazione dello Zed e in quello della Grande Piramide ed effettivamente è interessante osservare come il pilastro in granito non sia congiunto con alcun punto della piramide, ma altresì separato da una intercapedine vuota che separa nettamente i blocchi di granito facenti capo alla misteriosa torre Zed dai blocchi di calcare che invece caratterizzano la struttura della Grande Piramide. Proprio come se la Piramide gli fosse stata costruita intorno!


All'interno della Camera del Re, che viene a trovarsi sotto cinque enormi blocchi di granito, equivalenti ai piani alti dello Zed, è stato rinvenuto quello che viene ritenuto dall’archeologia tradizionale il sarcofago di Cheope, in granito rosso, un materiale ancora oggi dificilissimo da lavorare che, per le sue dimensioni e caratteristiche, ha fatto sorgere il dubbio in diversi ricercatori alternativi che potesse essere in realtà il contentore dell'Arca dell'Alleanza, visto che nessun corpo vi è mai stato ritrovato all’interno e neppure quello sfarzoso corredo funerario che le sepolture egizie ci hanno abituato a vedere.

Esattamente come viene descritto nella Bibbia nel libro dell’Esodo dove leggiamo: 
"Faranno un'Arca in legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza e un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d'oro puro: dentro e fuori la rivestirai. Farai sopra di essa un bordo d'oro tutto attorno. Fonderai per essa quattro anelli d'oro e li fisserai ai suoi piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull'altro lato. Farai delle stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro. Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell'Arca per trasportare l'Arca su di esse. Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell'Arca: non verranno ritirate di lì. Nell'Arca collocherai la Testimonianza che io ti darò."

  
In questo contesto appare logico riflettere sulla figura del protagonista dell’Esodo ebraico dall’Egitto. Intorno al 1300 a.C. Akhenaton, passato alla storia come “il faraone ribelle”, contrappone un culto monoteista a quello politeista in vigore in tutto l’Egitto, forse continuando l’opera intrapresa da suo padre Amenophis III; fonda una nuova capitale ad Amarna, a circa 200 km a sud del Cairo; il popolo resta però in maggioranza fedele agli antichi dei. Seguaci di Akhenaton e del nuovo ed unico dio Aton saranno una esigua minoranza della popolazione egizia, alcune razze tipicamente africane e la quasi totalità degli hyksos, i discendenti delle tribù semite che intorno al XVII secolo a.C. avevano invaso il nord dell’Egitto dominandolo per due dinastie, prima di essere definitivamente sottomessi.

Dopo circa diciassette anni di governo Akhenaton scompare nel nulla e la restaurazione politeista si accanisce contro di lui con una accurata damnatio memoriae: quasi tutti i segni visibili del suo passaggio – iscrizioni, sculture, documenti – vengono distrutti; la stessa città di Amarna è rasa al suolo.

Secondo recenti ipotesi un’insurrezione della popolazione, guidata dal clero tebano, costrinse il faraone eretico ad abbandonare l’Egitto per stabilirsi in Palestina con tutti i suoi seguaci; a conferma di ciò esiste una lettera nella quale il governatore di Gerusalemme fa esplicito riferimento al divieto di abbandonare le terre dell’esilio. Inoltre va ricordata la forte somiglianza del Sal104, che canta la gloria di Dio nel creato, con l’Inno al Sole di Akhenaton, il faraone che nel XIV secolo a.C. introdusse il culto monoteistico del dio Aton.


La presunta relazione tra il culto di Aton e Mosè potrebbe spiegarsi in due modi, mentre il caso che gli ebrei in Egitto seguissero tale culto è da escludere essendo all’epoca ancora fortemente politeisti: la cattività babilonese che avrebbe sancito la superiorità del culto di Yahweh sugli altri avviene soltanto nel VI sec. a.C.

Il periodo dell'Esilio fu di importanza fondamentale per la religione ebraica e di conseguenza per le religioni che ad essa si ispirano, come il cristianesimo e l'Islam. Privati del culto del Tempio, ormai distrutto, i sacerdoti giudei e gli intellettuali deportati assieme ad essi elaborarono una versione della loro religione (meno legata al rituale del culto e maggiormente legata ai valori interiori e spirituali) molto innovativa, tale da permetterle di sopravvivere alla catastrofe ed anzi da uscirne rafforzata. Al punto da riuscire ad imporsi come "vera" interpretazione del culto di YHWH non solo agli "am ha'aretz" di Giuda, ma addirittura ai fedeli di YHWH di Samaria, che arrivarono ad adottare come canonica la redazione del Pentateuco elaborata durante e dopo l'Esilio.

Nella realtà storica e archeologica, invece, s'individua una serie di innovazioni importantissime, che caratterizzarono da quel momento in poi il giudaismo.

Il definitivo trionfo del monoteismo più intransigente e l'eliminazione definitiva di tutte le altre divinità del pantheon cananeo. Se la religione pre-esilica era stata fondamentalmente enoteista (riconosceva l'esistenza di altri dèi, ma riteneva lecito per Israele esclusivamente il culto di YHWH) quella post-esilica è intransigentemente monoteistica: YHWH è l'unica divinità esistente, è lui a muovere la Storia, al punto che anche un sovrano persiano può essere emissario della sua volontà, al punto da essere definito "Messia".

Concordanze storiche non meglio precisate fanno ritenere che dietro la figlia di faraone che adottò Mosè si celasse una nobildonna iniziata al culto di Aton, forse la regina Ankhesenamon, figlia di Akhenaton finita dopo varie vicissitudini in sposa ad Haremhab. L’ipotesi più certa diventa a questo punto che Mosè sia stato un cortigiano di Akhenaton, e dunque fu certamente seguace del culto di Aton; questa ipotesi è suffragata dalla data di nascita di Mosè secondo la tradizione il 7 Adar 2368 (corrispondente agli anni tra il 1391-1386 a.C.) che lo fa un contemporaneo del faraone Akhetaton vissuto nel XIV sec a.C.

Il collegamento tra il faraone ribelle ed esiliato col suo probabile sacerdote, il Mosè biblico dell’esodo ebraico, appare estremamente logica; sono infatti facilmente rintracciabili le numerose analogie storiche, circostanziali e cronologiche tra i due personaggi. Lo stesso nome di Mosè sembra di origine egiziana ed il mito della sua infanzia – salvato dalle acque ed educato alla corte dei faraoni, in perfetta analogia col precedente mito del sumero Sargon – appare come il tentativo di mascherare una realtà che non deve essere divulgata. 


Le motivazioni del perché tale storia non doveva essere divulgata tra le altre cose potrebbero avere motivazioni socio-politiche dirompenti.
Ma per capirlo dobbiamo arrivare al 1923, anno dell’apertura della tomba di Tutankhamon da parte di Lord Carnarvon e Howard Carter i quali avevano in realtà, già violato in segreto la tomba circa tre mesi prima dell’apertura ufficiale, trafugando una moltitudine di oggetti preziosi e suppellettili. Ad un primo rapido inventario tra gli oggetti “ufficialmente” ritrovati nella tomba sono presenti anche alcuni papiri dei quali si fa cenno nella corrispondenza privata dei due, in lettere inviate ad amici e colleghi. 

Peccato che poco tempo dopo i suddetti papiri risultano inesistenti e cancellati dai successivi inventari. Interrogato in proposito, Carter dichiarerà trattarsi di un clamoroso errore: alcuni rotoli di lino presenti nella tomba erano stati sprovvedutamente scambiati per papiri. 

Tale versione appare poco credibile, trattandosi di egittologi esperti. Carter, in particolare, ha alle spalle una lunghissima carriera, ma nessuno solleva obiezioni. Accade però che in un secondo momento le autorità egiziane prospettano la possibilità di togliere a Carter la concessione per continuare gli scavi. Questi allora si reca al consolato britannico e minaccia, nel caso in cui non gli fosse stata rinnovata la concessione, di svelare al mondo intero il contenuto dei famosi papiri¸”…fornendo il vero resoconto…dell’esodo degli ebrei dall’Egitto”

E’ pertanto perfettamente lecito, date tali premesse, supporre che la divulgazione del contenuto dei papiri avrebbe ottenuto effetti indesiderati a livello politico; ed è altrettanto lecito ipotizzare che i papiri narrassero la storia di Akhenaton e dell’esodo suo e dei suoi seguaci verso la Palestina. 

Ricordando che era solo di pochi anni prima la famigerata Dichiarazione Balfour (il primo riconoscimento ufficiale delle aspirazioni sioniste in merito alla spartizione dell’Impero Ottomano, costituito da una lettera, scritta dall’allora ministro degli esteri inglese Arthur Balfour a Lord Rotschild – principale rappresentante della comunità ebraica inglese e referente del movimento sionista – con la quale il governo britannico affermava di guardare con favore alla creazione di un focolare ebraico in Palestina), si comprende come un documento che nella sostanza minava alla base i miti fondatori del movimento sionista – in particolare relativamente ad una presunta omogeneità razziale ed alla volontà di far ritorno alle terre dei propri presunti avi – avrebbe avuto nell’opinione pubblica mondiale un impatto dirompente, delegittimando definitivamente il movimento sionista stesso, che aveva già intrapreso a tappe forzate e con tutti i mezzi disponibili – non escluso il terrorismo – la colonizzazione della Palestina.


Indirettamente questa vicenda rappresenta a mio avviso una conferma del fatto che il cosiddetto sarcofago di Cheope contenesse in realtà quell’incredibile manufatto rappresentato dall’Arca dell’Alleanza di biblica memoria trafugata da Mosè, sacerdote egiziano legato al culto di Aton, e pertanto in possesso di incredibili conoscenze esoteriche e tecnologiche. Quelle stesse conoscenze che gli consentirono quei prodigi per i quali ancora oggi è ricordato.

Arca dell’Alleanza il cui scopo e funzionamento doveva pertanto essere correlato alla torre Zed, oggetto del presente studio di ricerca, per motivi che ancora oggi ignoriamo, ma che, rifacendoci a quanto si diceva qualche pagina addietro, potrebbero essere legati al desiderio dell’Uomo di ‘raggiungere’ Dio, qualsiasi cosa significhi questo, descritto nel mito della Torre di Babele.

Come sostenuto da Robert Bauval in un suo recente convegno quando osserviamo la Grande Piramide è come se osservassimo una grande “macchina” che non sappiamo utilizzare e a cui forse manca l’energia per poter funzionare. Esattamente come un computer che diventa un pezzo di plastica se gli viene sottratta la corrente e la CPU, così lo Zed, contenuto in essa, potrebbe essere oggi soltanto un incredibile manufatto, retaggio di un tempo antidiluviano, di cui non sapremo mai nè il suo utilizzo, nè il suo funzionamento.

Nè il perché, aggiungo io, a un certo punto venne deciso da qualcuno, qualcuno che rimane ignoto, di provvedere al suo smantellamento da Saqqara per nasconderlo, o proteggerlo, all’interno della Grande Piramide.

Ancora una volta è il Libro di Enoch, e più specificatamente il decimo capitolo del secondo libro, ad aiutarci.

In esso leggiamo infatti che vi è scritto: 
"... Allora il Signore, Altissimo santo e Immenso, mandò Uriele a Noè e gli disse: <<Parlagli a nome Mio, digli che si tenga nascosto, rivelagli che un terribile cataclisma si sta avvicinando. Tutta la Terra verrà spazzata da un diluvio che distruggerà tutto ciò che vive in essa. Avvertilo in che modo egli potrà scampare e come il suo seme potrà essere preservato per tutte le generazioni future del mondo>>. Poi il Signore disse a Raffaele: <<Prendi Azazel, il caprone nero, colui che procede alla rovescia nel tempo e legalo mani e piedi. Nascondilo nell'oscurità. Nascondilo nel vuoto e oscuro antro. Imprigionalo là dentro, così le immense pietre di granito, (ognuna delle quale avrà un lato ruvido e scabro), lo chiuderanno in uno spazio oscuro, entro il quale dovrà stare per lunghissimo tempo, lontano dalla luce, che non illuminerà il suo volto e il suo segreto>>, ..."

Azazel, ricordiamolo, è uno degli angeli caduti che hanno insegnato agli uomini prediluviani le arti e i mestieri, ovvero tecnologie e saperi esoterici proprie della più alta gerarchia anunnaka e che per questo motivo sono equiparabili ai nostri Player B secondo la chiave di lettura presentata dal Progetto Atlanticus. Il caprone nero inoltre sembra un riferimento alla figura del Bafometto, adorato dai Templari proprio come simbolo di conoscenza.


E’ possibile pertanto che lo Zed sia stato smantellato proprio poco prima dell’arrivo del Diluvio e ricostruito all’interno della Grande Piramide al fine di imprigionare “Azazel”, il caprone nero, o meglio il suo sapere, al fine di evitare che l’Umanità devastata dal grande cataclisma e quindi presumibilmente tornata allo stato di barbarie, non potesse usufruire del grande potere rappresentato da questi. 

Il sapere posseduto dagli “Antichi Dei” e che i Player B (Osiride, Enki, i Vigilanti o Angeli Caduti di cui Azazel faceva parte) volevano condividere con i Sapiens. Un potere di cui invece il Player A, e forse non a torto, temeva lo sconsiderato utilizzo da parte dell’Uomo post-diluviano. Un potere, un sapere, un dono che forse possiamo provare a intuire se proviamo a collegare tutti i tasselli del mosaico che questa vicenda ci offre. 

Perché è mia convinzione che ciò di cui stiamo parlando quando parliamo dello Zed sia quello stesso dono che ci fu negato all’alba dei tempi, quando fummo cacciati dal giardino dell’Eden: il frutto dell’albero della vita. Ovvero la vita eterna attraverso la trasfigurazione! Un dono che Azazel voleva condividere con la razza del Sapiens, assumendosi il rischio più grande: quello di essere scacciato anch’egli dalla schiera ‘celeste’.

Potremmo avere pertanto identificato i componenti necessari per il funzionamento della più strabiliante macchina che l’umanità possa mai conoscere: la macchina della trasfigurazione! Quella trasfigurazione raggiungibile anche attraverso un percorso più spirituale, così come manifestato dagli insegnamenti alchemico-gnostici che permisero al Cristo la trasfigurazione in corpo di luce sul monte Tabor.

Una macchina che per funzionare necessità di:

-Lo Zed (hardware)
-L’Arca dell’Alleanza (energia)
-L’Ankh (CPU)

seguendo la metafora suggerita da Bauval.

Il primo elemento l’abbiamo trovato all’interno della grande piramide. Il secondo componente è stato ritrovato, ma è andato smarrito, oppure gelosamente custodito ancora una volta dal Player A. Il terzo, per quel che ne sappiamo non è ancora stato trovato.

Come possiamo affermare questo? Partendo proprio dal significato simbolico che gli antichi egizi attribuivano allo Zed e all’Ankh.

Nella religione degli antichi Egizi, lo Zed (o Djed = "stabilità", "presenza") è la rappresentazione della spina dorsale del dio Osiride, re dell'Oltretomba. Per gli Egizi, la spina dorsale era sede del fluido vitale e inoltre Osiride è il Dio della resurrezione, e il Faraone, che durante la vita terrena rappresenta l'incarnazione di Horus, il divino falco, dopo l’esperienza materiale torna a trasformarsi in Osiride.

Osiride si identifica anche con la Costellazione di Orione, e le tre stelle della "Cintura di Orione" rispecchiano perpendicolarmente sulle tre piramidi di Giza la posizione che avevano nel cielo al tempo della loro costruzione, e rilevabile conoscendo il fenomeno della "Precessione degli Equinozi". 

Ricordiamo inoltre che l'Egitto era "lo specchio del cielo": la via Lattea al posto del Nilo e le stelle al posto delle piramidi! Quasi che dal basso si potesse scrutare il cielo per riproporre la stessa cosa sulla terra. L’ermetico concetto del “Come in cielo, così in terra” e dell’infinitamente grande nell’infinitamente piccolo nella ricerca del ritorno all’Uno.

   
Osiride è lo sposo di Iside, identificata con Sirio, la stella della vita stessa. Visto che il faraone è Osiride /Orione, e che la sua sposa è Iside/Sirio, e che dopo la morte il re si prepara a diventare come Osiride possiamo osservare un continuo balletto tra Faraone=Osiride, Uomo=Dio, e come questo sia di fatto l’allegoria di un continuo ciclo di reincarnazioni “vita->morte->nuova vita” del faraone in una continuità coscienziale che consente lui di fatto quella stessa immortalità propria degli dei.

I Faraoni in questo processo sono pertanto diverse rappresentazioni corporali del medesimo soggetto che compie un continuo viaggio tra aldiquà e aldilà, tra piano materiale e piano metafisico. Sapere e potere gestire questo processo, anche attraverso un meccanismo artificiale come potrebbe essere lo Zed, garantiva l’immortalità per colui che ne poteva usufruire, e di conseguenza, un enorme potere sul resto degli uomini.


Ecco perché possiamo intendere la Grande Piramide come una macchina per la resurrezione, uno stargate verso il mondo metafisico: una macchina in grado di fornire all’Uomo quel dono che gli fu negato in Eden. Ovvero il segreto per diventare immortali a livello di coscienza, ovvero nell’anima e non nel corpo, e ‘raggiungere’ così il rango di divinità. Esattamente come poteva essere, probabilmente, l’obiettivo degli autori della Torre di Babele, di ieri e di oggi.
Un rischio che gli “Antichi Dei” non potevano e non possono permettersi. 

Fonti:

Ricordiamo il podcast collegato al Progetto Atlanticus

Parla Pincherle

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Al nome di Mario Pincherle sono legate scoperte come lo Zed (la torre di Osiride), il sistema di "legni corti" con cui fu eretta la Grande Piramide e traduzioni di testi antichi come il 5° Vangelo, il Sfr Isiré di Abramo e i libri di Enoch. Da più di venti anni Mario Pincherle, ingegnere, archeologo e paleotecnologo, scrive libri in cui illustra le scoperte da lui fatte sulla realtà storica dell'uomo e sulla figura di Cristo.

Lasciamo parlare direttamente il ricercatore, incontrato nel suo appartamento nei pressi di Pisa.

Perché ha iniziato ad interessarsi del passato dell'uomo?

È stato dopo il mio primo viaggio in Egitto. In quell'occasione entrai nella Grande Piramide e improvvisamente piansi; provai una nostalgia simile a quella che si prova quando si torna nella casa in cui si è vissuto da bambini. Al mio rientro mi posi delle domande su come fosse stato possibile edificare un monumento tanto particolare. Da lì ho cominciato a studiare le antiche tecniche costruttive e gli archetipi fondamentali. Quest'ultimo compito mi è stato facilitato dal lavoro di Jung, che già ne aveva scoperti sette. il contributo di Jung era però incompleto ed io l'ho potuto concludere soltanto grazie al libro di Abramo: il Sfr Isiré.

Cosa sono gli archetipi fondamentali?

Lo spazio è diviso in sei dimensioni, che unite diventano tre.

Il tempo è diviso in due dimensioni (futuro e passato), che unite diventano una.

Allo stesso modo l'uomo e l'Universo sono fatti di 22 archetipi, ma soltanto tre sono quelli morali attorno a cui ruotano lo spazio ed il tempo; questi tre sono misurati sul piatto del merito e sul piatto della colpa. Gli archetipi corrispondono alle lettere dell'alfabeto ebraico e ai comuni Tarocchi, ma possiedono dei significati superiori a quanto si crede comunemente. Ad ogni archetipo corrisponde un suono, un odore, un sapore, una funzione, ecc. In certi giorni influisce un archetipo e in altri giorni un altro. Gli archetipi sono i pennelli con cui Dio ha disegnato l'Universo. La nostra mente non è solo energia, è una forza pensiero che si manifesta attraverso l'uso degli archetipi. Se volessi fare un solco userei l'archetipo del pungere e così via per ogni altra azione. Si è arrivati a capire che gli archetipi fondamentali sono 22. Se ne si contano 23 si trova un doppione, se ne si trovano 21 si scopre che ne manca uno. I tre archetipi fondamentali sono:

A (Alef, che indica l'unione dei complementari),
M (Mem, che indica il riempirsi dell'energia e della gioia della vita),
Sc (Scin, che determina la perfezione dello spirito nella materia).

Unendo insieme questi tre archetipi otteniamo la parola "MeScA", cioè Messia. In passato ci fu qualcuno che volle spacciarsi per Messia; fu Mosè, il quale si fece chiamare "MeScE", che significa "finto Messia".

In un'intervista radiofonica, ha dichiarato di aver sperimentato le capacità degli archetipi su delle persone. Che risultati ha ottenuto?

Mentre ero ospite di una trasmissione, in una radio di Ancona, mi chiamò un ventenne che dichiarava di avere assolutamente bisogno del mio aiuto.

Allora sospesi la trasmissione e mi recai da questo ragazzo, che mi stava aspettando seduto su di un muretto. Il giovane mi raccontò di avere un dolore intenso al petto e di riuscire a non sentirlo soltanto durante il sonno. Mi spiegò anche di essere andato da medici e maghi, ma di non essere riuscito a risolvere il suo problema. Allora lo resi edotto di come guarirsi da solo. Gli feci notare il motivo per cui i militari che portano la baionetta alla cintura non si tagliano. Dipende dall'utilizzo del fodero. Il pugnale è il pieno, mentre il fodero è il suo vuoto: se si mette il vuoto sopra il pieno il coltello non ferisce più. In quel momento ricevetti i ringraziamenti del ragazzo che, per la prima volta dopo un anno, non sentiva dolore al petto. La guarigione era avvenuta soltanto grazie all'aver compreso il concetto legato al funzionamento di due archetipi.

Quale delle sue scoperte giudica più importante?

Sicuramente la torre Zed (Djed) collocata nella Grande Piramide, di cui non ho solo effettuato la scoperta materiale, ma ne ho anche compreso la funzione.

Qual è la storia dello Zed?

Lo Zed e la piramide sono due cose distinte. All'inizio lo Zed era una struttura a sé stante, poi fu piazzato in cima alla piramide di Saqqara ed infine è stato nascosto nella Grande Piramide. Lo Zed ha due canali propri che non corrispondono ai canali di aerazione della camera del re: uno punta verso la stella polare (nord) e l'altro verso l'Alfa del Dragone, che a quel tempo corrispondeva a Sirio (sud). Lo Zed è molto più antico della Grande Piramide e rappresenta la spina dorsale di Osiride, ovvero il contatto dell'uomo con Dio.

Nel libro "Lo Zed", lei afferma di aver passato la notte nella camera del re. Come è andata?

Stetti per un po' di tempo nella camera del re, mentre altre persone mi aspettavano fuori dalla piramide. Ad un certo punto uscii, convinto che fossero passate alcune ore, ma in realtà erano trascorsi solo alcuni minuti. Da lì capii che all'interno della piramide il tempo scorre diversamente.

Non ebbe visioni, come altri che l'avevano preceduta?

Nonostante a quel tempo mi interessassi di spiritismo, non ebbi alcuna esperienza di quel tipo. Sotto questo punto di vista è stato deludente.

So che a cavallo degli anni '70 e '80 una signora, che la conosceva solo di fama, le fece recapitare dei messaggi, ricevuti in telescrittura, firmati da Enoch. Cosa pensa ora di quegli scritti?

Chi mi fece avere quei messaggi fu colei che io chiamo la mia "segretaria telepatica". A quel tempo credevo a ciò che mi scriveva, però a distanza di anni mi sono accorto che alcuni messaggi sono inattendibili e che i messaggi realistici sarebbero validi per chiunque li leggesse.

Dopo le lettere telepatiche da parte di Enoch, hanno cominciato a giungerle anche quelle di due entità particolari, una si faceva chiamare il Maestro. Come spiega queste due figure?

Probabilmente la mia "segretaria telepatica" aveva mangiato troppo o si era montata la testa leggendo chissà cosa. Frasi come "noi siamo sulla Terra per aiutarvi" sono molto stereotipate. lo credo si possa dire tutto, ma bisogna anche avere delle prove.

Come considera gli angeli?

La parola "angelo" deriva dal greco "anghelo", cioè "annuncio" e questi annunci sono delle regole. Ad esempio, c'è un angelo che si chiama "Volume del triangolo = base per altezza diviso due" e più in là non va. Un altro angelo dice "questa sostanza mescolata a quest'altra dà origine all'acido solforico". Gli angeli sono tutte le regole, gli annunci e le verità dell'uomo.

Lei si è anche sottoposto a delle regressioni ipnotiche per scoprire di più sulle sue vite passate. Vuole raccontarci qualcosa?

Una volta odiavo gli uomini di chiesa, poi ho scoperto che fui il migliore amico e braccio destro di un grande inquisitore. Me lo rivelarono le accuse di una donna, la quale affermava che in una vita passata l'avevo fatta bruciare sul rogo. Comunque non credo sia tanto importante ciò che si è fatto, conta molto di più ciò che si sta facendo ora.

I suoi studi hanno fornito interpretazioni anche al fenomeno UFO?

Una volta mi recai con degli assistenti sul monte Venere, nei pressi del lago di Vico. Stavamo aspettando un ritardatario e, nell'attesa, io e i miei compagni ci proponemmo di essere sul lago di Vico alle 15,15. Non riuscimmo ad essere puntuali ma, tempo dopo, lessi sul Giornale dei Misteri che lo stesso giorno dell'incontro, proprio sul monte Venere alle 15,15, era stato visto discendere un disco volante, il quale aveva pure lasciato delle tracce nel terreno. In quel momento capii che gli UFO sono qualcosa di molto diverso da ciò che credevo allora. Per verificare la mia teoria ho mandato alcuni miei aiutanti sui monti Sibillini, zona particolarmente ricca di avvistamenti, per filmare e fotografare eventuali UFO. L'operazione riuscì e dopo aver visionato le riprese e le foto mi sono reso conto che le manifestazioni ufologiche non sono altro che fenomeni dell'antitempo. Infatti nei filmati si vede chiaramente che gli oggetti volanti mangiano la propria scia. il fenomento ufologico non è altro che una manifestazione sul piano dell'antitempo, di qualcosa creato da persone che esistono sul piano del tempo. L'antitempo è quella forza che trasforma un pianoforte in organo, quando si ascolta il nastro magnetico al contrario. È dunque possibile creare questi appuntamenti.

Le testimonianze che ha raccolto parlano di luci volanti. Anche lei ha visto luci oppure anche qualche navicella metallica?

Mi trovavo con mia moglie in macchina, nei pressi di Ancona. Fu lei a notare una stella cadente che, invece di scendere, andava verso l'alto. Alcuni giorni dopo il mio elettricista mi riferì di aver dovuto fare delle misurazioni su un'impronta da UFO, proprio nella zona sottostante a dove avevo visto l'anomala stella. L'impronta dell'elettricista era identica a quella descrittami dai miei assistenti. 

Ciò significa che non dobbiamo più chiamarli oggetti volanti non identificati, perché sappiamo cosa sono: manifestazioni energetiche di forza pensiero che va verso il passato e che agisce allo stesso modo di come agiamo tutti noi, che andiamo verso il futuro. Il pensiero può fare qualunque cosa, può creare o eliminare organi e può anche lasciare tracce nel terreno.

In uno dei suoi ultimi libri, "Il Gesù Proibito", scrive cose per certi versi sconvolgenti.

Racconto di come l'apostolo Paolo parli di Gesù senza conoscerlo affatto. Sfortunatamente l'immagine di Gesù che abbiamo ora si basa molto su ciò che scrisse Paolo, però la realtà su Cristo non corrisponde al fenomeno Gesù.

Sempre nello stesso libro menziona anche una nascita divina andata male.

Sì. Mi è capitato di trovare una notizia stampata un secolo e mezzo fa dal giornale "Il bonitore piceno". L'articolo parlava di una certa Guidelma Picciafuochi, una ragazza metà zingara, che si era sposata con un soldato, il quale, a causa di una bomba, non era più in grado di generare figli. 

Dopo alcuni mesi di matrimonio la Picciafuochi rimase incinta, ma quando tentò di spiegare al marito di non essere stata con nessun altro, questi non le credette e in un impeto di rabbia la scaraventò a terra. Nella caduta batté la testa e morì. Il marito si dileguò.

Il cadavere di Guidelma Picciafuochi venne rinvenuto ma, al momento della sepoltura, i becchini trovarono vicino alla donna un neonato dai capelli biondi. Quel bimbo era nato da solo e sul petto recava un simbolo simile ad una mano con tre dita; questo simbolo corrisponde alla lettera ebraica Scin, cioè all'archetipo che corrisponde alla discesa del divino sulla Terra. Sfortunatamente il piccolo morì poco dopo essere nato.

La Scin equivarrebbe alla discesa di Dio in un corpo mortale?

In ebraico "Dio" si scrive "IEUE". Per modificare questa parola ed ottenere il nome di Gesù, basta aggiungerci una S (Scin) a metà parola. Dalla modifica risulta la parola IESUÈ, da cui poi sono derivati Geova, Giove, eccetera. Per poter concepire un Messia non serve l'intervento di un uomo, basta che la donna sia pura e aperta per essere fecondata dall'Universo; basta cioè che la purezza sia tale affinché il Divino faccia scendere un'anima elevata dentro di lei.

Come sono relazionate a Dio le figure dei patriarchi?

Innanzi tutto bisogna dire che è stata fatta molta confusione nel distinguere tra Dio, i profeti e i patriarchi. Dio esiste pienamente solo in uomini come Cristo, i profeti sono persone che hanno determinate capacità, mentre i patriarchi sono i padri dell'Arca. I patriarchi viaggiavano sulla nave di Osiride, costituita da una doppia nave, cioè un'imbarcazione normale ed una rovesciata, legata sotto la prima. La nave capovolta era sott'acqua, creava una campana d'aria ed ospitava i sommozzatori che, attraverso il Nilo, riuscivano a giungere, in apnea, fino ad un corridoio subacqueo che usciva dall'acqua e portava in una tomba presso le zampe della Sfinge.

Ultimamente il numero di ricercatori nel campo dell'ignoto è aumentato. Che caratteristiche bisogna possedere per percorrere questo difficile sentiero?

Per poter indagare sul passato e sul divino si deve partire da alcuni punti fermi, attraverso i quali capire la realtà. La maggior parte delle persone crede che il contrario del bene sia il male. Invece il contrario del bene è il bene stesso. 

Nell'Universo ci sono due forze fondamentali: lo ying e lo yang. Una stringe e l'altra allarga, sono dunque in continua lotta tra loro, però sono buone entrambe. Questo fenomeno si vede anche nel cuore: yang è la diastole che lo dilata, ying è la sistole che lo contrae. A questo punto viene da chiedersi: se è buona la luce quanto le tenebre, allora il male non esiste? 

Purtroppo il male esiste e si chiama sfunzionamento. Mio fratello, che lavorava come fisico a Londra assieme ad Enrico Fermi, non credeva in Dio, però dopo la sua morte ho ricevuto dei messaggi medianici in cui affermava di essersi "svegliato" e di aver compreso che avevo ragione a proposito dell'esistenza di Dio. 

Però per capire questo bisogna comprendere bene la differenza tra anima e spirito. La nostra società è basata su tali errori da far credere alla gente che la morte esiste. Le persone non sono più funzioniste. 

Bisogna conoscere gli archetipi per capire che anche Dio ha il naso e la bocca. Come si è arrivati a questo sfunzionamento? Uno degli individui che hanno portato la civiltà al degrado è stato Mosè. Egli ha imposto alle donne di partorire sdraiate, quando la posizione giusta è stando in piedi, per sfruttare il peso stesso del neonato. Questa è solo una delle regole non naturali che Mosè ha diffuso spacciandole per "parola di Dio". 

Ciò sembra incredibile, ma è tutto scritto nel Pentateuco. È stato lui a creare la colpa del peccato originale, similmente a come fanno le banche moderne quando dichiarano che ogni bambino italiano nasce con un debito pubblico di oltre due milioni e mezzo. 

Le banche ci derubano dei soldi in un modo pazzesco e se ora si volesse inquadrare la figura del "padrone del mondo", costui sarebbe un dirigente di banca.

Un Appello

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Tratto da un articolo di Antonio Maria Rinaldi

L’attuale periodo può essere così sintetizzato: “la casa brucia e non sto a vedere chi porta i secchi d’acqua, ma che l’incendio venga spento!” Questa metafora, che calza perfettamente con la tragica situazione in cui è precipitato il nostro Paese, fa anche emergere che non c’è coesione fra le forze che attualmente professano il ritorno alla completa Sovranità come l’unica via percorribile per la salvezza dell’Italia. 

Sarebbe invece in questo momento quanto mai opportuno e producente stringere alleanze funzionali, mettendo da parte per una volta per tutte le divisioni e i contrasti propri della dialettica politica in nome dell’interesse supremo nazionale per la salvaguardia del bene comune.


Che senso ha che partiti o movimenti come la Lega, FdI-Alleanza Nazionale, M5S, frange di Forza Italia, tanto per citare quelli con rappresentanza parlamentare, conducano separatamente la loro battaglia per poi confrontarsi singolarmente contro lo squadrone compatto e fedelmente supino agli ordini della Troika?

Il successo di qualsiasi iniziativa, tesa a spezzare il cappio che ci siamo calati noi stessi intorno al collo, passa dalla capacità d’informare correttamente i cittadini ormai plagiati e storditi dal pensiero unico dominante. 

Solo in questo modo sarà possibile conquistare e ottenere quel consenso, necessario in qualsiasi ordinamento democratico, per liberarci dalla dittatura economica, ad iniziare dal mezzo tecnico con cui viene esercitato questo sopruso: l’euro.

Ci siamo infilati in questo vicolo cieco grazie alle improvvide scelte di una classe politica che ha preferito fingere di rincorrere sogni per celare tornaconti esclusivamente di bottega invece di verificare se fossero state rispettate le reali esigenze del Paese. 

L’unico modo per riuscire nell’intento è fornire agli italiani quegli strumenti di conoscenza per valutare che il ritorno a una politica economica autonoma tarata per le proprie esigenze, e pertanto non più forgiata per gli interessi esclusivi di un mondo finanziario distante anni luce dall’economia reale, in questo momento è il male minore rispetto al disastro certo.

Perciò il mio accorato appello è che le forze contrarie a questa unione monetaria, che sta infliggendo più danni di una guerra mondiale, si coalizzino per condurre insieme l’Italia fuori dal guado. 

Uniscano insieme tutte le risorse intellettuali, tecniche e politiche a disposizione per concertare un’azione comune e mettano in secondo piano le differenze e i contrasti; salvare il Paese è un obiettivo superiore e l’opinione pubblica premierà questa visione di collaborazione nell’interesse di tutti, nessuno escluso.

La Francia, anche lei attanagliata dalla crisi, figlia di questa follia liberista, ha già fatto enormi passi in questa direzione, e i preconcetti propri di divisione ideologica fra destra, sinistra e centro sono stati annullati. Quando scendono in piazza lo fanno sottobraccio e coesi perché hanno da tempo capito che uniti si vince! L’alternativa è disperdere le forze e fare in questo modo il miglior gioco del “nemico”.

Quando i nostri Padri si trovarono nelle drammatiche condizioni di affrontare un fortissimo e agguerrito nemico comune che ci aveva usurpato, non guardarono il colore della propria camicia, ma combatterono insieme fino alla vittoria. Allora comunisti, democristiani, socialisti, liberali, repubblicani e tante altre forze politiche e sociali, imbracciarono le armi dalla stessa parte della barricata e lottarono fianco a fianco fino all’annientamento di chi ci aveva ridotto allo status di protettorato riuscendo a riprendere il destino della Nazione nelle proprie mani. Cosa diranno le nostre generazioni future se non saremo riusciti a preservare la casa comune solo perché nel momento del bisogno eravamo divisi?

Questo è ciò che vorrei che avvenisse per il bene del mio, del nostro, Paese; tanto il tempo dopo per tornare a litigare non mancherà di certo, ma almeno con la soddisfazione di poterlo ancora fare da italiani fieri di esserlo ancora!

La natura olografica della realtà

Ghiandola Pineale e Stargate

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Ritengo che questo argomento sia, specialmente in questi tempi finali, di importanza fondamentale. 

Cercherò di trattarlo nel modo più semplice possibile, anche se purtroppo non esaustivo, affinché possa raggiungere tutti e far luce sull’incredibile potere dell’essere umano. 

L’universo manifesto è basato su polarità opposte, sulla dualità. Se c’è il bene c’è anche il male, se c’è la luce c’è anche l’oscurità, se c’è la nascita c’è anche la morte, e via dicendo. Non esiste un elemento che non abbia il suo antagonista. 

Parimenti, l’universo porta sempre con se la soluzione per neutralizzare eventuali squilibri. Possiamo affermare che l’economia dell’universo sia pari a zero per effetto di queste polarità contrastanti. Il contrasto presuppone una parte manifesta e una non manifesta reciprocamente contrapposte. 

Ghiandola pineale e Stargate

Se il “male” è la parte manifesta (attaccamento alla forma e aumento dell’ego), il “bene” non manifesto (riduzione dell’ego, del desiderio e di ciò che è formale) affiorerà naturalmente con impeto proporzionale allo squilibrio. L’elemento positivo è indispensabile quanto quello negativo per garantire l’armonia, tutti e due appartengono alla stessa totalità. 

Lo yin e lo yang per dirla secondo la tradizione orientale. L’organismo possiede in se stesso tutti gli elementi adatti a compensare gli squilibri che in esso si verificano, dagli anticorpi, agli ormoni, alle sostanze psicotrope. Così anche la creazione della ghiandola pineale è una conseguenza di questo spirito. Nel misticismo il concetto di Dio è diverso da quello sostenuto dalle religioni occidentali. Per il mistico Dio è uno stato di coscienza, per il religioso è un’entità esterna con degli attributi. Nel primo caso l’uomo che ne fa esperienza può identificarsi con Dio, nel secondo non lo raggiungerà né conoscerà mai, in compenso, però, imparerà a sentirsi una vittima, un indegno. 

Il misticismo, in tutte le sue espressioni, afferma che Dio alloggia nel sé interiore di ogni uomo ed è possibile realizzarlo riconoscendolo con il giusto atteggiamento mentale, ovvero distaccandosi dai condizionamenti prodotti dall’ego ipertrofico. Ora, se Dio è uno status, una consapevolezza, cosa che può offuscarsi, va da se che uno “strumento” in grado di elevare lo stato di coscienza può essere utile per ristabilire la situazione primordiale. 

Ci sono buone ragioni per credere che questo strumento sia la ghiandola pineale. La scoperta degli ormoni pineali e l’analisi approfondita del lobo temporale del cervello documentano l’origine divina dell’uomo e la possibilità di tornare ad essere ciò che è sempre stato (ma che ha dimenticato di essere). Non mi dilungherò in digressioni scientifiche o storico-religiose ma mi occuperò soprattutto degli aspetti meno noti e dei miti sopravvissuti al tempo “riscoperti” di recente dalla scienza ufficiale e non. Infine, delle pratiche conosciute con cui può essere evitata la progressiva atrofia della ghiandola fino alla ripresa della piena attività, se non addirittura oltre. 

Possiamo considerare la ghiandola pineale (o epifisi) il “congegno” più sofisticato che si trova nel nostro corpo. Si tratta di una ghiandola endocrina dalla forma simile ad una pigna ma poco più grande di un chicco di mais e la sua attività è prevalentemente notturna poiché influenzata dalla luce. 

Cartesio la definì la “sede dell’anima” nel XVII secolo e da allora gli studi proseguirono nella convinzione che fosse implicata negli equilibri della psiche. Situata al centro del nostro cervello, è collegata allo stesso da sofisticate reti neuronali ed è conosciuta soprattutto perché sovrintende e sostiene una moltitudine di funzioni vitali, tra le quali la regolazione del ritmo circadiano sonno-veglia e dell’orologio biologico (crescita, sviluppo, maturazione sessuale). Infatti l’ormone che secerne primariamente è la melatonina, sostanza nota perché associata appunto alla qualità del sonno e, in buona misura, anche al processo di invecchiamento. 

Della melatonina e dei suoi effetti parlerò specificamente più avanti. gland In genere la produzione ormonale è massima, sia pur ridotta rispetto al suo potenziale, nei primi anni di vita per poi scemare gradualmente dopo i 12 anni fino a dimezzarsi verso i 45, limitandosi quasi esclusivamente alle funzioni sopra menzionate. Dopo il settimo anno di età vi si depositano spesso dei minerali (calcificazione) che la rendono visibile ai raggi X. Riceve informazioni sul mondo esterno dagli occhi, percependo luminosità e oscurità grazie agli impulsi trasmessi dalla retina ed elaborati dall’ipotalamo. 

Viene chiamata anche il “terzo occhio” poiché, secondo antiche credenze, una volta attivata diviene l’interfaccia con la nostra coscienza conferendo la “vista interiore”, cioè il dono di ripercorrere le precedenti esistenze e riepilogare il rapporto karmico che conduce alla reincarnazione, oltre alla capacità di identificarsi con il Principio vitale cosmico e di accedere ad una moltitudine di poteri psichici. 

Per il suo fascino è da sempre oggetto di studi ma, anche per la sua complessità, le informazioni messe a disposizione dalla scienza ufficiale, trattano ancora superficialmente questo organo straordinario i cui poteri, nei millenni passati, venivano sapientemente utilizzati dalle civiltà più avanzate. Benefici oggi perduti assieme alla conoscenza di quei popoli. 

Tuttavia sono stati rinvenuti numerosi manufatti che narrano dei poteri del terzo occhio in tutte le culture antiche conosciute come, ad esempio, nella cultura egizia, nel buddismo e anche nel cristianesimo, dove esistono citazioni di filosofi e nei vangeli (apocrifi e non) sullo stato di illuminazione derivante dalla sua apertura. Non tutte le religioni e le filosofie hanno saputo cogliere il vero simbolismo legato alla ghiandola pineale e ispirarsi a questa antica conoscenza, così come la medicina ortodossa non si è mai preoccupata troppo di effettuare ricerche approfondite. Anticamente si credeva che queste speciali facoltà fossero riservate esclusivamente ad esseri superiori, illuminati, in contatto con Dio. Ma non è così. 

La melatonina è un trasduttore neurochimico e fu scoperta e isolata nel 1956 da Aaron Lerner. La sintesi della melatonina avviene nella ghiandola pineale, funzionalmente alla quantità di luce rilevata (anche in caso di cecità) attraverso gli occhi, partendo da una sostanza che introduciamo con l’alimentazione: il triptofano. Grazie a enzimi specifici, questo viene convertito prima in serotonina poi in melatonina. 

La produzione di melatonina viene influenzata da un neurotrasmettitore, la noradrenalina, normalmente presente nel corpo in condizioni di luce e stress. Il noto effetto sedativo non è l’unico da prendere in considerazione, infatti, la melatonina, regola la produzione di altri ormoni, l’attività cellulare e la termoregolazione, stimola la produzione di anticorpi, combatte gli eccessi di colesterolo dannoso ed è un potente antiossidante. 

Oggi si trova facilmente in commercio sotto forma di integratore (con effetti collaterali praticamente assenti) indicato soprattutto per contrastare l’invecchiamento oltre che a normalizzare gli effetti del jet lag. Ma i prodigi della melatonina non si fermano qui. Oltre ad essere impiegata nelle terapie di alcuni tumori, recenti studi scientifici sembrano dimostrare che determinate concentrazioni di questo ormone possono portare nel tempo ad uno stato di coscienza più elevato. Gli studi non sono ancora conclusi e potrebbe emergere molto altro ancora in futuro. Si può dire che, per il marketing e la medicina ufficiale, la melatonina sia l’ormone della giovinezza e del buon sonno, mentre, per il ricercatore spirituale, quello della consapevolezza. 

Ovviamente è sempre stata vista come un ostacolo dalle aziende farmaceutiche produttrici di psicofarmaci che, trovandosi di fronte ad una sostanza priva di effetti nocivi e impossibile da brevettare perché di origine naturale, hanno assistito, negli ultimi tempi, ad un notevole calo delle vendite. Per salvaguardare i propri interessi economici e mantenere il dominio su un’insieme di “automi malaticci”, non hanno quindi esitato a promuovere l’applicazione del Codex Alimentarius, uno strumento coercitivo che entrerà in vigore dal 31 dicembre di quest’anno e che, tra le altre cose, metterà progressivamente fuori legge gli odiati integratori. 

Esistono altre sostanze prodotte della ghiandola pineale a cui si attribuiscono proprietà illuminanti. Il DMT (dimetiltriptamina) e la pinolina (o pinealina), sono tra questi i più potenti. Il DMT è una sostanza psicotropa esistente in natura che si può estrarre da diverse piante e gli effetti psichedelici di chi lo sperimenta hanno breve durata ma intensità elevata. Questo neurormone permette il distacco dall’ego, l’espansione della coscienza e l’interazione con altre dimensioni. 

Studi condotti negli anni ’50 sullo sciamanesimo rivelano che nel corpo di presunti mistici sono state osservate concentrazioni pressoché costanti di questo neurotrasmettitore mentre nelle persone comuni il suo rilascio è occasionale ed esclusivamente notturno. Attualmente è un composto classificato nella categoria 1 negli Stati Uniti. 

Questa è la classificazione riservata alle sostanze prive di applicazioni mediche note, alla quale è scampata anche la cocaina. Il DMT è stato inserito in questa categoria senza che venisse presentata alcuna prova scientifica pro o contro il suo utilizzo. La pinolina è un ormone prodotto dalla trasformazione della melatonina, concorre all’induzione della fase REM del sonno, al processo che da luogo ai sogni lucidi e alle esperienze extracorporee. In sostanza, libera l’accesso alla coscienza mentre sogniamo superando i filtri della mente. La nostra necessità di “ricaricarci” in dimensioni più elevate durante il sonno profondo è quindi gestita da specifici ormoni pineali. È dunque possibile giungere a questo stato in modo autonomo e cosciente per interagire non-localmente con la materia e la percezione di altri individui (si ricorda l’esperimento di Aspect del 1982)? 

L’utilizzo di droghe, reperite casualmente in natura, che favoriscono un’iperattività pinealinica, ha da sempre interessato l’uomo e influenzato tutte le religioni, non solo per la mera necessità di evasione, ma soprattutto per l’alterazione di coscienza che procuravano, una sorta di scorciatoia per congiungersi con il piano divino onnisciente e trarne vigore e saggezza. Gli antichi testi vedici, a cui si ispira il buddismo, sono stati scritti da saggi che utilizzavano il soma (parente della ayahuasca e ricco di DMT) per mantenere il contatto con la spiritualità e i propri poteri. 

Va compreso che la scienza, intesa come istituzione che ha il compito di capire, dimostrare e applicare le scoperte, non ha sempre scopi filantropici anche perché molto del vero sapere scientifico è nelle mani di “persone” prive di scrupoli. Molti progetti sono stati condotti in segreto da scienziati al soldo dei controllori del pianeta: corporations industriali, lobbies e società segrete che costituiscono un Elite tentacolare che opera con il solo fine di esercitare e incrementare il proprio potere sul genere umano e sulla natura. In un simile scenario, gestito a monte da una potente sinarchia che si è impadronita di tutti i settori strategici, è difficile capire quale sia il reale livello scientifico raggiunto e cosa, fino ad ora, ci sia stato concesso utilizzare. 

La CIA, in quanto apparato paragovernativo (e paramilitare), è da sempre coinvolta nel progetto finalizzato al “controllo mentale” e in quest’ambito ha sviluppato già diverse tecnologie, ne è un esempio il famigerato MK Ultra impiegato durante la guarra fredda. Lo studio della mente e delle potenzialità extrasensoriali umane sono oggetto di numerose sperimentazioni fin dai primi anni ’40, esperimenti da cui derivano anche le Psy-ops (operazioni psicologiche) tanto care agli strateghi militari e ormai abbondantemente applicate dai governi per influenzare l’opinione pubblica. Con l’intenzione di investigare il potenziale militare di fenomeni psichici, 

Il Governo degli Stati Uniti, proseguì le sue ricerche e diede il via nel 1970 al Progetto Stargate riferendosi, in particolare, alla possibilità di osservare a distanza (remote viewing) le mosse del nemico senza spostarsi dal proprio territorio. Tale progetto durò oltre 25 anni e finanziò ricerche alla Stanford e all’American Society for Psychical Research per sviluppare potenziali tecniche di spionaggio a “distanza”. 

Dopo il celeberrimo caso Roswell del 1947 e il presunto ritrovamento di un misterioso congegno (detto Orion Cube), si assiste invece alla nascita di un altro tipo di operazioni segrete, le Black-ops (operazioni occulte), in cui rientrano l’appropriazione e lo studio di tecnologia aliena per scopi militari e governativi. 

Argomenti che la maggioranza delle persone ignora o associa a storie di “fantascienza” grazie soprattutto alla sofisticata propaganda mediatica a cui sono costantemente sottoposte. Infatti, se da una parte numerosi film e serie televisive contenenti brandelli di verità vengono programmati con lo scopo di testare e pilotare culturalmente gli spettatori proiettandoli in realtà futuribili, dall’altra, forniscono gli elementi per poter screditare facilmente eventuali fughe di notizie e proteggere le operazioni in corso. 

Ovviamente, in quanto strumenti fondamentali per la manipolazione, la “macchina” di Hollywood e tutti i media mainstream che diffondono informazioni sono sempre stati al servizio dell’Elite. Elite dall’antica discendenza che, grazie alla conoscenza della cultura esoterica e al genio di numerosi scienziati (non sempre consenzienti), ha distrutto, cancellato, rimodellato, corrotto, ucciso, perseguitato, inquinato, ingannato, sfruttato e perpetrato ogni sorta di abominio. Questa politica di accentramento del potere basata sulla distorsione della verità e sulla violenza (fisica e psicologica), continua imperterrita ed è oggi alle sue battute finali. 

Uno dei più sconcertanti esperimenti segreti dopo il Philadelphia Experiment (avvenuto nel 1943) è sicuramente il progetto Looking Glass, un programma appartenente alle Black-ops, che ha permesso di creare un’immenso stargate (apertura nel tessuto spazio-temporale) retroingegnerizzando il funzionamento della ghiandola pineale. Effettivamente la scienza ha scoperto che la retina presenta gli stessi fotorecettori presenti anche nella pineale.

Quest’ultima è di fatto una ghiandola sensibile ai campi elettromagnetici ed ha ancora adesso, per certi versi, un retaggio chimico e funzionale similare agli occhi. La ghiandola, in buone condizioni di salute, conterrebbe al suo interno uno speciale fluido e, una volta avvenuto il rilascio di DMT e Pinolina, sarebbe in grado di isolarsi da qualsiasi stimolo elettromagnetico esterno proiettando la consapevolezza dell’individuo nei reami superiori della coscienza.

Il liquido schermato all’interno della ghiandola agirebbe come una sorta di monitor permettendo di “osservare” il piano dimensionale su cui ci si focalizza. Certe percezioni extrasensoriali (ESP) come precognizione, chiaroveggenza e telepatia, sono sempre state prerogative di individui che hanno imparato ad utilizzare le potenzialità della pineale. Visioni nitide di altre dimensioni e spostamenti extracorporei lungo la linea temporale possono quindi essere indotti dal nostro personale “stargate” naturale. Ma, se tutto questo fosse artificialmente replicabile, un simile potere necessiterebbe di un adeguato senso di responsabilità: viaggiare nel tempo così come prevedere e modificare il futuro, sono doni che nelle mani sbagliate potrebbero diventare pericolosi. 

Per quanto rischiose possano essere, i “corpi speciali” che si occupano di queste sperimentazioni non sono nuovi a questo genere di sfide e pare che, allettati dalle potenzialità operative del progetto, vi abbiano speso particolari risorse. David Wilcock, ricercatore sensitivo, autore di The Divine Cosmos ed esperto di geometria sacra, ha recentemente parlato del fenomeno e di come sia già stata utilizzata la tecnologia Looking Glass in una non precisata base sotteranea. 

Per il genere di informazioni che rilascia al pubblico molti considerano Wilcock un visionario ma le sue affascinanti indagini, che spesso coinvolgono personalità di elevato calibro scientifico, offrono ugualmente numerosi spunti di riflessione. Propongo uno stralcio di una sua recente conferenza dove si esprime sull’importanza della ghiandola pineale e sul controverso progetto: Il risveglio Migliaia di anni fa, probabilmente all’epoca dell’evoluta civiltà di Atlantide, i poteri supremi dell’uomo subirono un forte ridimensionamento. 

Responsabili di questo declassamento intellettivo potrebbero essere stati più fattori, molti dei quali ancora poco chiari. Alcune delle ipotesi avanzate sono decisamente ardite e spaziano dagli interventi di ingegneria genetica da parte di razze aliene ostili, all’ibridazione dei superstiti atlantidei con specie contigue ma geneticamente meno evolute. 

Grazie al contributo di scienze d’avanguardia come l’epigenetica, che dimostra ampiamente come sia l’interpretazione dell’ambiente a stimolare le caratteristiche del DNA invece che un ferreo e competitivo determinismo genetico, oggi sappiamo che è possibile modificare persino ciò che biologicamente si credeva immutabile o congenito. Questo vale anche per l’invecchiamento e le gravi patologie. Un’altra teoria afferma infatti che potrebbe essere stato un remoto cataclisma a cambiare in modo significativo le condizioni ambientali del pianeta e di riflesso la funzionalità della ghiandola pineale nelle generazioni successive. 

Oggi sappiamo che la ghiandola pineale viene fortemente influenzata dalla quantità di luce e dai campi elettromagnetici e possiamo facilmente dedurre come la vita moderna (telefonini, elettrodomestici, luce artificiale, ecc.) abbia determinato grandi cambiamenti nell’organismo. La fisiologia della pineale potrebbe essersi modificata ulteriormente in rapporto a questi mutamenti ambientali e questa alterazione potrebbe aver contribuito ad un più rapido deperimento fisico, così come all’insorgenza di nuove patologie. 

Dal punto di vista alimentare, una dieta povera di ferro, calcio, fosforo e triptofano inibiscono il buon funzionamento della pineale così come l’assunzione di farmaci betabloccanti, benzodiazepine, calcio-antagonisti, clonidina, alchool, caffeina, soprattutto nelle ore che precedono il sonno. Uno stile di vita sano, basato sull’attività fisica mattutina, una buona alimentazione, l’assenza di inquinamento e molto sonno, incide positivamente sulle secrezioni di serotonina e melatonina ma ciò non basta a produrre l’illuminazione. 

Come abbiamo visto, la chimica del cervello, solo in determinate condizioni, ha la capacità innata di facilitare l’incontro con la divinità e questa ricerca è l’obiettivo che l’umanità continuerà a seguire fino alla fine dei tempi. Questa comunione e la conseguente illuminazione avviene in modo naturale e graduale con un’intensa e continua pratica meditativa, cioè quando l’attenzione per le percezioni sensoriali viene meno per consentire la focalizzazione interiore, o rapido e non sempre consapevole per effetto di stimoli esterni (droghe, shock emotivi, campi energetici). L’esperienza dei mistici induce a ritenere che qualunque strada porti alla verità suprema è la benvenuta, sia essa chimica come il soma o naturale come la meditazione, e in effetti entrambe agiscono attraverso gli stessi mediatori chimici cerebrali. Comunque sia, la realizzazione spirituale, non è qualcosa che compare senza seguire un preciso processo fisiologico. 

Se le sostanze catalizzatrici dello stato di illuminazione non sono reperibili in natura o non si ha la consapevolezza per farne un uso appropriato, meditare è senza dubbio il modo migliore per favorire l’apertura del terzo occhio. Questo non significa che con un po’ di meditazione tutti possano raggiungere il nirvana. Potrebbero volerci anni di lavoro su se stessi e una buona dose di autodisciplina per ottenere risultati apprezzabili. Con l’intento di attivarne velocemente i poteri, alcuni popoli antichi seguivano speciali rituali che includevano l’incisione del cranio dell’iniziato e il buio forzato.

Non dimentichiamo che, a prescindere dagli accorgimenti materiali che decidiamo di prendere, l’illuminazione è principalmente un fatto spirituale e quindi legato all’espressione di energie sottili. Inoltre, se un organismo biologico nasce in un determinato universo è obbligatoriamente soggetto alle sue influenze astrali. Tali modificazioni si ripercuotono sull’individuo attraverso la ghiandola pineale che fa da tramite tra l’esterno e l’interno, tra il mondo fisico e quello sottile. Possiamo dire, come suggerisce la teoria dell’ universo olografico di Bohm, che la materia che ci costituisce è la stessa di cui è fatto il nostro universo e che, nell’infinitamente piccolo come nell’infinitamente grande, tutto è interconnesso. Per Bohm il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un’illusione. Egli era convinto che, ad un livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso “organismo” fondamentale.

Chi è già sufficientemente preparato all’evento o è sulla buona strada per diventarlo, a prescindere dalla posizione sociale raggiunta, non teme alcuna catastrofe ed è ormai conscio dell’importanza del proprio contributo alla manifestazione di questo grande cambiamento. Cogliere questa occasione per elevarsi vibrazionalmente significherà vivere in uno stato di lucida presenza, trasmutare il dolore passato in saggezza per costruire un mondo nuovo con la consapevolezza del proprio sé divino, finalmente padroni e responsabili di quei poteri che ritorneranno così a far parte di noi per il bene di tutti, poiché tutti siamo inevitabilmente UNO.


Porta la tua Croce

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Uno dei temi centrali nel cristianesimo è il concetto della Croce. 

Potremmo dire senza perdere di generalità, che tutto il cattolicesimo si riduce nella venerazione della croce e nell'accettazione di questo simbolo a livello inconscio. 


Cosa significa questa ultima affermazione? bé, qui si nasconde una della maggiori trappole che i padri della Chiesa hanno tessuto per l’Umanità: farci credere che ognuno di noi è costretto per tutta vita a portare la propria Croce, detto fuori dai denti significa accettare la propria condizione, accettare la nostra sofferenza! Questo inganno è stato abilmente orchestrato da un’interpretazione quanto meno superficiale dei vangeli canonici ( attenzione!! non sto parlando dei vangeli apocrifi o di altri scritti non accettati dal potere di Roma, bensì parlo proprio di quei 4 vangeli sui quali il messaggio cristiano-cattolico è stato organizzato e strutturato).

Il "portare la propria Croce" nasce da uno degli ultimi passaggi della passione di Cristo quando sulla via del Calvario, Gesù fu costretto a caricarsi la croce sulla quale verrà compiuto l’estremo sacrificio. 

Ma questa immagine comunemente accettata è vera? Cioè, per quanto riportano i quattro evangelisti è stato proprio il Cristo a portare la croce fino al Golgota? 

Bé, se avete sempre accettato quello che vi hanno passato potreste rimanere sconvolti nel constatare che 3 evangelisti su 4 narrano qualcosa di diverso ...


Prima di passare a quanto è scritto vorrei ricordarvi che il Vangelo di Giovanni per molti aspetti differisce dagli altri tre. Non a caso infatti, i vangeli di Marco, Matteo e Luca vengono detti Sinottici, perché in uno sguardo di insieme raccontano le cose nello stesso modo (quasi come se si fossero copiati l'un l'altro). Solo quello di Giovanni esce dal coro, questo perché racconta di più che la mera vita del Cristo e delle sue predicazioni. In questo Vangelo infatti sono nascosti i segreti del nostro Sistema solare; Ma questo è un discorso diverso che non vorrei affrontare in questo post, per cui torniamo ai nostri vangeli e confrontiamo questi passaggi:

Luca: “Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù”

Matteo “Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui”

Marco “Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce”

Vediamo invece che Giovanni riporta:

“Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota”

Ecco qualcuno allora può pensare (semplificando), che i primi tre sono sbagliati mentre Giovanni ha riportato le cose come andarono davvero.

La questione è un po' diversa, nessuno sbaglia nel racconto, solo che gli evangelisti non erano tutti allo stesso livello evolutivo; ai primi tre importava di più raccontare la storia di Gesù per filo e per segno, riportando davvero come andarono le cose, credendo che una narrazione quanto più dettagliata possibile fosse davvero il modo corretto per raccontare le vicende di questo Grande Maestro. 

Giovanni invece si distacca da questa visione, a lui interessa andare al di là della parole, non è importante chi porta la croce è un dettaglio “non interessante” per questo vangelo. Ma Ahimè, qui sulla Terra noi facciamo attenzione a questi dettagli, anzi a volte su queste piccolezze ci costruiamo sopra una religione intera ( il cattolicesimo).

Sintetizzando per lo scopo del nostro post dobbiamo far riferimento a quanto detto dai primi 3: sono loro che vogliono raccontare davvero i fatti e nei fatti Cristo non porta la sua Croce! Questo stravolge completamente tutti i 2000 anni che vengono dopo e che arrivano fino a noi. 


Ogni domenica siamo costretti ad ascoltare Sermoni di sedicenti sacerdoti, che non hanno capito, (semplicemente perché non hanno mai letto da soli) questi passaggi, ma hanno accettato sempre quello che qualche altro aveva capito per loro.

Il cattolicesimo è stato costruito su una erronea interpretazione di questo passaggio fondamentale dei Vangeli, tanto che il concetto della croce e della sofferenza è diventato centrale e per noi oggi: “portare la nostra croce” significa accettare le nostre sofferenze. Ma questo non rispecchia neanche la Prima Nobile Verità che insegnava il Buddha: La Verità del Dolore! 

Si perché il clero sostanzialmente vuole che noi accettiamo la nostra sofferenza così come è: un fatto.

Non vogliono insegnare ad utilizzare questa sofferenza per ascendere comprendendo davvero il motivo del dolore (quello che Buddha chiamava la Seconda Nobile Verità: La Verità dell'origine del dolore!).

La Chiesa ci vuole ignoranti, bassi, senza coscienza, in modo tale che “loro” possano mantenere il segreto sulla Verità.

L’umanità deve essere bloccata, livellata, standardizzata e la sofferenza è il cardine: ci vogliono poveri nel senso incapaci di investigare da soli, dipendenti e quale strada migliore è quella di essere bloccati nel nostro dolore?



Non vogliono insegnarci come imparare davvero da questo stato, vogliono solo che accettiamo il nostro stato (in questo modo loro conservano il loro). 

Per cui tutta la nostra religione è pensata per mantenere i giochi di forza immobili: c’è chi nasce Patrizio e chi Plebeo; tu caro plebeo accetta la tua Croce!

Il mistero della civiltà Ainu e sulla sua origine sconosciuta.

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Anche se la parola Ainu significa "umano", e' stato accertato che questa gente parla una lingua che non assomiglia a nessun altro linguaggio parlato sulla Terra.

La grande maggioranza degli Ainu vivono sulla seconda isola più grande del Giappone, ma abitano anche l'isola settentrionale di Hokkaido e le isole Curili e Sakhalin. Il popolo Ainu sono unici per alcuni particolari che li fa differenziare dalle altre popolazioni asiatiche. 

In contrasto con le tribù mongoloidi dell'estremo oriente, gli Ainu sono riconoscibili per via della loro carnagione chiara, capelli biondi, occhi che non sono inclinati e dalla folta e lunga barba .Gli scienziati non sono stati in grado di determinare da dove queste persone provengono.

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Alcuni ipotizzano che gli Ainu sono discendenti della stessa razza a cui appartengono i nativi del Nord America.Altri studiosi sono del parere che sono i discendenti dei primordiali abitanti dell'Asia orientale dai quali discendono i giapponesi stessi. Una terza e piuttosto semplice soluzione offerta dagli studiosi è che gli Ainu provengono da qualche parte del'Asia o qualche lontana isola dell'estremo oriente. Le ipotesi sono tante, nonostante la mancanza di quelle prove in grado di sostenere una qualsiasi di queste affermazioni.

popolo Ainu .

Il popolo Ainu non aveva un sistema di scrittura, ma tramandavano a voce la loro storia senza fine e le leggende attraverso un canto epico conosciuto come il Yukara. Questo tipo di poesia è stata praticata da alcuni anziani Ainu attraverso degli elaborati rituali di visualizzazione.

La cultura Ainu ha una ricca tradizione orale, un complicato sistema religioso, un arte raffinata e rituali strettamente legati alla natura e alle risorse naturali che li sostenevano in un lontano passato. 

Per gli Ainu, tutto cio' che si trova nel mondo naturale rappresenta un dio o spirito che lascia la terra degli dei e assume una forma fisica per visitare la terra degli Ainu. Fuoco, montagne, valli, il mare, gli animali, le piante, anche gli strumenti e l'abbigliamento degli Ainu hanno tutti un particolare legame con la divinita' kamuy .

Si credeva che ogni giorno di vita pacifica trascorsa nell'armonia era reso possibile solo attaraverso la protezione degli dei che all'uomo provvedevano a fornire il cibo necessario per la sussistenza. Periodicamente, gli Ainu dedicano agli Dei delle danze rituali in occasione dei vari festival che consentano alle famiglie dei "Kotan" (villaggi) di vivere in pace. 

Secondo gli Ainu stessi, i loro antenati sono venuti dal cielo.Il loro dio Okiki Rumi Kumi è venuto sulla Terra in un Shinta luminoso, che nella lingua degli Ainu significa, "culla" . Essi raccontano che il loro dio era una persona molto buona e saggia che ha insegnato loro la differenza tra la cosa giusta e quella sbagliata istruendoli nel "modo corretto". Durante la sua permanenza sulla Terra, il dio ha aiutato gli abitanti a sbarazzarsi di un demone malvagio.Ancora oggi, nell'epoca moderna, quando viene costruita una culla gli Ainu disegnano un Sole sulla sua superficie perché secondo le loro credenze, i loro creatori provenivano dal cielo. In altre parole, gli Ainu si ritengono essere di origine extraterrestre.

Visoko 2014

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Il progetto archeologico più attivo al mondo si prepara a chiudere la stagione 2014 il 21 settembre. 

Un totale di 375 persone hanno partecipato da 29 paesi in una stagione di quattro mesi d’indagine. 

L’indagine quest’anno si è concentrata in tre aree principali: l’accumulo di materiali culturali a sostegno di attività umane nel lontano passato; caratterizzazione e analisi dei materiali; conservazione di elementi archeologici.

Piramidi di Visoko, ecco i nuovi risultati

La Valle bosniaca delle Piramidi copre circa 40km^2, comprende 6 strutture principali e il complesso del tunnel sotterraneo. Si trova 30 km a nord della capitale Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, nella città di Visoko. La ricerca nel complesso del tunnel di Ravne si è concentrata sull’individuazione di attività culturali a sostegno della costruzione umana e della teoria dell’occupazione. “Abbiamo chiara evidenza di materiali da costruzione concentrati intorno ad una zona conosciuta come Monolite k5, sepolto a 200m nella terra”, ha commentato il Direttore Timothy Moon. 

Il megalite K5 è di un materiale ceramico all’esterno, è posizionato nel piano del complesso del tunnel a pochi metri del centro al di sopra della falda. Il Monolite è in realtà una mega ceramica, è sepolto sotto centinaia di migliaia di tonnellate di conglomerato depositato a un certo punto nel lontano passato. Si stima che abbia una massa superiore a 100 tonnellate. “Pietre di fondazione e grandi blocchi sono stati localizzati sulla parte superiore della struttura archeologica, cosa che stabilisce il suo utilizzo da parte dell’uomo primitivo come sito professionale o cerimoniale. Nelle immediate vicinanze abbiamo trovato 8 blocchi di pietra modificati e oggetti d’arte “- dice Moon. La datazione al carbonio 14 nel 2013 ha fornito un riferimento temporale di 20,100BP (before present). 

Queste scoperte confermano l’attività umana nel sito prima della deposizione di milioni di tonnellate di conglomerato. Ulteriori indagini sono in corso all’interno del labirinto. Una sezione di 70m di gallerie antiche è in fase di scavo seguendo 3 punti, 1 conservazione dell’architettura originaria, design e ingegneria, 2 profili di datazione al sistema di tunnel, 3 esplorazione del collegamento alle gallerie di accesso alle piramidi.

Nel mese di luglio una squadra di sommozzatori guidata dal dottor Semir Osmanagich, scopritore e ricercatore principale e Timothy Moon, direttore archeologico, è entrata in una sezione di 200 m di acqua in profondità all’interno del labirinto sotterraneo per indagare sui suoi parametri. Del materiale da stalattiti è stato recuperato nel processo e presentato per la datazione negli Stati Uniti. Il materiale è importante in quanto stabilisce una firma temporale minima prima della quale il sistema di tunnel esisteva, cioè le stalattiti si possono formare solo dopo la costruzione del tunnel. 

I risultati delle analisi al carbonio 14 certificano una data calibrata di 7,400BP. Per espandere su questa data devono essere fornite considerazioni sul tasso di crescita e la massa della stalattite. Un campione di 30 millimetri è stato recuperato dalla estremità esposta e distale di un cristallo nel soffitto di 125 mm di lunghezza. Ciò fornisce un ulteriore indizio per l’antichità del sistema di tunnel ora stimata oltrei 22,000BP.

La Fondazione Piramide Bosniaca ha stabilito per le fasi costruttive per le caratteristiche piramidali una datazione di circa 30,000BP e una complementare serie di date per il labirinto di tunnel che risale ai 20,100BP. Le piramidi bosniache rappresentano una antica civiltà da un periodo precedente l’ultima era glaciale, un periodo in cui gli homo sapiens sapiens si suppone fossero nomadi cacciatori-raccoglitori che vivevano in bande sciolte carenti nell’organizzazione e non in possesso conoscenze necessarie per costruire l’architettura megalitica.

“Ancora una volta, questo progetto archeologico presenta prove scientifiche a sostegno di una grande civiltà esistente nel tempo pre-diluviano. L’accumulo di dati scientifici, beni culturali e caratteristiche archeologiche semplicemente non può essere ignorato più dall’accademia, farlo significa negare al popolo del Mondo una verità. Siamo impegnati a perseguire la valutazione scientifica a sostegno delle strutture antiche e annunciamo questi risultati come prova di una civiltà veramente antica, avanzata e dimenticata”, dichiara Moon.

UFO e Nucleare

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Perché sembra che gli UFO si interessino al nucelare? A questa importante domanda è stata data risposta dal noto ricercatore americano Robert Hastings (in foto) che ha partecipato la scorsa settimana ad una conferenza ufologica patrocinata dalla Student Organization for Activity Planning ed organizzata presso l’Università di Salisbury (Regno Unito). Secondo l’ufologo, gli Oggetti Volanti non Identificati sono ormai un tema attuale destinato a far crescere il livello di attenzione in tutto il mondo. 


Hastings è convinto di avere in mano prove concrete sulla loro esistenza:
“Direi senza ombra di dubbio che tali prove siano costituite dai dati radar che, da soli, dimostrano come nei nostri cieli operino velivoli di gran lunga superiori a qualsiasi mezzo posseduto dall'uomo. Tali dati sono i migliori che abbiamo e costituiscono un mezzo empirico ed oggettivo.
La particolarità di questo fenomeno sta nel fatto che questi straordinari mezzi si interessino in modo particolare al nostro arsenale nucleare. Dal 1973 ad oggi, ho intervistato oltre 150 persone tra ufficiali di lancio, addetti alla manutenzione dei missili, tecnici e addetti alla sorveglianza: tutti confermano che ci sono state “incursioni” di oggetti non identificati su siti missilistici nucleari dove loro prestavano servizio attivo. E i dati radar, oltre a confermare tali “intrusioni” corroborano l’idea che “essi” siano particolarmente interessati a ciò che viene custodito in tali basi.
I militari hanno spesso minimizzato o ridicolizzato tali eventi, screditandoli agli occhi dell’opinione pubblica o spiegandoli razionalmente come illusioni ottiche create dall’inversione termica. Ma i dati meteo disponibili durante tali eventi, hanno spesso smentito tali ipotesi indicando un probabile cover up militare, giustificato da motivi di sicurezza nazionale. E’ chiaro ormai, che questi incredibili oggetti sorvolino i nostri siti nucleari a scopo di monitoraggio con l’intento di impedire che gli Stati Uniti o la Russia (tanto per citare le maggiori superpotenze) possano giocare con il fuoco, dando il via ad un conflitto che distruggerebbe sicuramente il pianeta ed i suoi abitanti.
 
Per quanto concerne la percezione pubblica, dei media e della comunità scientifica riguardo a questo problema, possiamo sicuramente rilevare una netta differenza tra l’avere un parere ed essere effettivamente informati. Se non si conoscono approfonditamente i dati empirici e non si studia seriamente l’argomento il rischio è quello di creare e diffondere soltanto caos e disinformazione”.

http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/10/perche-gli-ufo-si-interessano-al-nostro-nucleare.html

Buonanotte Europa

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Se ne parla da un po’ e ora ne ha parlato anche Nicolai Lilin su L’Espresso. Stiamo parlando dei campi di concentramento “democratici” che il governo di Kiev vorrebbe utilizzare in Ucraina per rinchiudere i cittadini dell’Est identificati come “terroristi”: chiunque non appoggia il governo dei golpisti insediatosi grazie ad un colpo di stato coordinato dalla CIA).

Inizialmente abbiamo pensato che fosse una di quelle notizie forzate, prive di fonti reali, magari messe in circolo per alzare la tensione in modo artificioso. Eppure con il passare delle settimane sono arrivate sempre nuove conferme, come sottolineato dallo scrittore russo Nicolai Lilin su L’Espresso. 

Lilin è sempre stato in prima fila nel denunciare le violenze della giunta di Kiev nel Sud-Est ucraino, a cominciare con la vergognosa strage di Odessa “dimenticata” dai media europei, al punto da aver ricevuto anche minacce di morte da parte dei neonazisti ucraini. 

Lilin però è stato chiaro e ha descritto in modo nitido come il governo di Kiev stia preparando dei veri e propri campi di concentramento all’interno dei quali vorrebbe rinchiudere tutti i presunti “terroristi”, e ovviamente a deciderlo saranno proprio le autorità di Kiev che, per le operazioni nell’Est, si affida da mesi allaGuardia Nazionale e ad altri gruppi estremisti.

Come ha scritto Lilin: “Spaventa la modalità di selezione di tali criminali, poiché secondo le affermazioni rilasciate alla stampa dal ministro della difesa ucraino Michail Koval, gli abitanti del Donbass saranno “raccolti” in questi “campi di filtraggio” dove, dopo aver separato le donne, gli uomini e i bambini, alcuni “specialisti” dell’esercito ucraino decideranno chi di loro è un terrorista e chi no. Non si parla però di processo“. 

Insomma se lo scrittore russo ha ragione si parla di veri e propri lager utilizzati per estipare persone sgradite, il tutto con l’Europa fintamente democratica che preferisce guardare dall’altra parte, magari accusando Putin di nazismo! 

Al momento secondo quanto dichiarato da Lilin sarebbero due i campi di concentramento in fase di costruzione, fatto questo confermato da alcuni giornalisti che sono riusciuti a entrare in quello della cittadina di Zhdanovka.

Qui, citando sempre Lilin : “Il capo cantiere, intervistato dai giornalisti, ha rivelato che il campo viene costruito per conto del ministero degli interni ucraino, con i soldi dell’Unione Europea. I valori europei, probabilmente mal interpretati ed esaltati alla follia, sono espressi attraverso cartelli che riportano le bandiere dell’Europa Unita e che decorano i muri esterni del campo. Il capo cantiere ha inoltre affermato che la sua ditta sta facendo un ottimo lavoro e che le persone rinchiuse in questo lager avranno un livello di vita molto alto, visti i comfort di cui lo stanno dotando i suoi operai. I lavori ad oggi dovrebbero essere già finiti“.

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