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Rivoluzioni e Rivolte

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Da un articolo di Sergio Di Cori Modigliani...

Le rivoluzioni sono tutte uguali; eppure sono tutte diverse tra di loro.

In compenso, le rivolte sono tutte uguali, e sono anche tutte uguali tra di loro.

Ciò che le contraddistingue -e non è roba da poco- consiste nel fatto che le rivolte finiscono tutte male.

Le rivoluzioni, invece, finiscono tutte bene; altrimenti non sarebbero tali.

Le rivolte nascono e si manifestano in maniera imprevista, inattesa, soprattutto spontanea. La maggior parte di esse scaturiscono da eventi minimi, vere e proprie cause occasionali, che esplodono con sorpresa generale. Si affermano e trovano immediata adesione perchè contengono l’esplosiva miscela di rabbia, indignazione, disperazione e impossibilità di farsi ascoltare; veicolano quindi il forte bisogno di un gruppo sociale, di un movimento, di un popolo, di far sentire finalmente la propria voce e presentare pubblicamente le proprie esigenze, istanze.

Le rivolte sono prive di strategia, proprio perchè spontanee. Il potere costituito non teme le rivolte, mai. Lo lasciano indifferente. Le considera delle semplici scocciature, un incidente di percorso; tant’è vero che raggiunto il limite massimo di sopportazione per il sistema, le fa abortire in un attimo; il più delle volte con esiti tragici e una incredibile scia di morte, dove a cadere sono persone innocenti. Si intende, tra i rivoltosi.

La sola idea della rivoluzione, invece, terrorizza il potere costituito. Tant’è vero che in ogni continente, in ogni nazione, in ogni cultura, in ogni secolo, chi gestisce il potere attua dei personali meccanismi di controllo sociale per impedire che possano verificarsi movimenti rivoluzionari.

In una storica lettera scritta al suo fedele amico Friedrich Engeles, il filosofo tedesco Karl Marx condivideva il suo sconcerto e raccapriccio, raccontandogli la sua esperienza a Parigi, nel 1871, quando era stato testimone oculare dell’esperienza passata alla Storia con il termine “la Comune di Parigi”, quando la plebe insorse riversandosi per strada, andando a occupare, per alcuni giorni, i centri istituzionali del potere costituito. Per qualche giorno li lasciarono fare. Infine, quando il potere capì che non avevano nessuna strategia, nessun programma, nessuna struttura, decise di concludere la vicenda. Chiamò la truppa, chiuse le vie d’accesso alle strade del centro e finì l’esperienza rivoltosa prendendo a cannonate la popolazione inerme. Quell’episodio fu decisivo per convincere Marx della necessità di coniugare teoria a prassi, definendo la differenza tra spontaneismo e rivoluzionari.

Le rivoluzioni possono essere di natura molto diversa: di destra o di sinistra, militari o civili, cruente o indolori, violente o pacifiche, ma hanno tutte un aspetto in comune, che è fondamentale: rovesciano il sistema vigente -qualunque esso sia- e ne costituiscono un altro fondando uno Stato diverso. La rivoluzione americana abolì il concetto di colonia dando vita a una repubblica massonica, la rivoluzione francese abolì la monarchia assoluta creando una repubblica di eguali; quella russa cancellò per sempre l’imperialismo zarista creando la gestione nazionale da parte dei soviet; quella fascista cancellò la democrazia parlamentare sostituendola con una dittatura oligarchica monocratica; quella cubana cancellò la oligarchia gestita da un gruppo di affaristi dando vita a una “dictadura bonita”; quella iraniana estinse l’impero persiano, durato più di duemila anni, creando una repubblica islamista. E così via dicendo per tutte le altre. La rivoluzione si manifesta quando un sistema si inceppa, non funziona più, e la classe politica dirigente di quella specifica nazione non è in grado di leggere la realtà apportando, per tempo, le riforme necessarie affinchè lo stesso sistema possa sopravvivere. Il sistema langue, poco a poco si decompone, e quella società si autodistrugge e scompare nel nulla (come avvenne per l’impero romano) oppure risorge dalle ceneri grazie, per l’appunto, a una rivoluzione, che consente di far resuscitare quel popolo, quella nazione, con delle forme istituzionali, e quindi delle Leggi, degli usi, delle abitudini, delle consuetudini e delle norme, che sono completamente diverse da quelle che esistevano un tempo.

La rivoluzione è una “rottura” dello status quo che non è più ricomponibile. Può avvenire anche in campi delimitati, come ad esempio una “rivoluzione istituzionale”, ovverossia il varo di alcune Leggi specifiche che capovolgono un sistema sociale, abolendone uno ormai stantio che viene sostituito da uno nuovo e diverso.

Tra tutte le grandi rivoluzioni, quella che si distingue per la sua originalità, è stata quella guidata dal Mahatma Gandhi, durata quasi 30 anni, avvenuta 70 anni fa, che nel 1945 portò al successo lo “Swaraj”, ovvero la totale, reale e assoluta indipendenza dal punto di vista economico, spirituale, politico, religioso, finanziario, dalla corona inglese. E’ stata una rivoluzione perchè ha vinto, creando un sistema diverso, finendo in un luogo dal quale non si ritorna più indietro. La sua particolarità consiste nel fatto di aver introdotto il concetto di rivoluzione pacifica, quindi indolore per la popolazione, che ne beneficia soltanto. Il 2 ottobre, il giorno in cui Gandhi è nato, in India è festa nazionale, poichè il Mahatma è considerato il padre della nazione indiana.

L’ultima rivoluzione fatta in Italia risale al 1951.

Dal punto di vista storico, l’ultimo rivoluzionario italiano può essere considerato il democristiano Alcide De Gasperi, il quale, con la complicità di Togliatti, Nenni, La Malfa, Pertini, De Nicola, Baslini, Einaudi, attuò la riforma agraria che spinse l’Italia nella modernità, abolendo per sempre l’oligarchia dinastica dei grandi proprietari terrieri e che consentì la nascita del modello industriale italiano, passando dal concetto di rendita parassitaria a quello produttivo legato all’imprenditoria. Da allora, in Italia, non è mai stata fatta nessuna riforma che abbia cambiato così radicalmente la società.

Possono esistere delle “riforme rivoluzionarie” ma sono rare, anche se molto efficaci.

Si manifestano in momenti particolari di una nazione e, pur comportando un rivolgimento davvero epocale, mantengono la struttura della società cambiandone le regole interne. La legge sul divorzio e quella sulla regolamentazione dell’aborto sono state incisive per la società italiana ma non rivoluzionarie, perchè non sono nate da una radicale trasformazione culturale e, infatti, in ogni momento potrebbero essere messe in discussione, come già sta accadendo, a fasi alterne, con la Legge 194, per l’appunto.

Tutto ciò per dire come, visto il precedente storico e lo spessore individuale di De Gasperi, Togliatti e Nenni, tanto per dirne qualcuno ma ce n’erano almeno altri 20, appartenenti a ogni settore dello schieramento politico, non sia pensabile, tanto meno realistico, immaginare che questo governo sia in grado di portare fino in fondo le riforme rivoluzionarie di cui l’Italia ha bisogno, essendo il sistema inceppato, avvitato su se stesso e quindi impossibilitato ad evolversi.

E’ tardi per piccole riforme e aggiustamenti. La Storia bussa alla porta.

Questa era una necessaria premessa, doverosa, per introdurre l’argomentazione del giorno che qui pongo come domanda, che vorrei rivolgere a tutti gli elettori: “E’ i il M5s un movimento rivoluzionario? E’ in grado di portare avanti la rivoluzione? E quale? E’ questo il suo obiettivo?’”.

In proposito, la mia idea personale è che il M5s è il primo e unico movimento rivoluzionario comparso in Italia dal 1975. Allora esisteva un movimento molto radicato nel territorio, che aveva un rapporto reale, sostanziale, diretto, con contadini, operai, studenti, lavoratori, professionisti, intellettuali. Si chiamava Lotta Continua e, da bravi rivoluzionari, non credevano alle elezioni nè intendevano partecipare a nessuna tornata elettorale. Ma in quel momento, date le circostanze di allora, una rivoluzione poteva essere presa in considerazione soltanto in maniera violenta, il che avrebbe comportato un altissimo numero di morti. E così nel 1976, decise di abdicare alla propria idea rivoluzionaria e decise di diventare riformista. Scelse di appoggiare il PCI alle elezioni. Aveva due affascinanti slogan, uno “e ora e ora potere a chi lavora” e l’altro “lavorare meno lavorare tutti”. Pensò di poter andare a rappresentare l’ala riformista radicale all’interno del PCI che avrebbe prodotto le riforme rivoluzionarie necessarie per cambiare il paese. Non accadde. Da allora in poi, in Italia non è mai più esistito un movimento rivoluzionario e non c’è mai stata nessuna formazione politica, nè di destra nè di sinistra, che abbia avuto il coraggio e la fantasia di varare riforme rivoluzionarie.

I rivoluzionari hanno una strategia a lungo e lunghissimo termine, essendo l’obiettivo quello di capovolgere le istituzioni e cambiare la struttura portante di una nazione, per questo possono deludere chi vuole risultati immediati. A questo è necessario aggiungere quell’elemento particolare geo-politico -e direi decisivo- che rende tutte le rivoluzioni del mondo e della Storia diverse tra di loro: l’unicità locale di quel potere specifico. Ciò che è rivoluzionario nella nazione X non è detto che lo sia da noi, e viceversa. Quindi, il rivoluzionario deve essere un ottimo conoscitore della struttura del potere nella nazione dove opera, visto che lo vuole abbattere per modificarlo. Per questo vince: sa dove andare a colpire. In Italia, il potere ha una sua fisionomia impensabile e davvero inconcepibile a Berlino o a Washington. Da noi, è occulto. Questa è la sua vera natura. E’ consociativo. E’ feudale, in quanto non basato sulla promozione dell’efficienza, affidando la gestione ai migliori, ai più bravi per far funzionare lo Stato, bensì sulla soddisfazione delle esigenze di “chi conta”, ovvero un gruppo elitario molto ristretto che rappresenta le dinastie, cui si fa adeguare la macchina dello Stato. Ed è trasversale. La maggior parte di esse sono occulte. I governi sono composti da individui che, in maggior parte, sono intercambiabili e gli individui che esercitano il potere devono essere mediamente diafani, ragionieristici, poco dotati di senso dello Stato, del tutto indifferenti alle esigenze della collettività.

Da questo punto di vista il M5s è rivoluzionario. Pretende “la trasparenza”; va quindi ad attaccare il potere italiano in uno dei suoi gangli formativi: l’essere occulto. E’ meritocratico, e quindi va ad aggredire la spina dorsale della politica italiana: la promozione di caste dinastiche interne ai partiti dove la personalità umana e il valore degli individui non conta affatto. Pretende “l’efficienza e l’efficacia” ed è quindi pericoloso.

In Italia, i governi non è vero che siano sempre stati incapaci: funzionano benissimo invece. Tant’è vero che le grandi dinastie oligarchiche, nei decenni, si sono arricchite sempre di più e la statistica ci informa che le 5000 più ricche famiglie italiane, nell’ultimo triennio, hanno aumentato il loro patrimonio, in alcuni casi, del 400-500%. In questo periodo, in Italia, esistono nostri concittadini per i quali il miglior governo possibile è quello attuale se, come sembra, sarà un governo che non fa nulla, non combinerà nulla, non cambierà nulla e lascerà tutto come sta. Per questo motivo lo appoggiano, lo sostengono, lo supportano, e fanno in modo che alcuna (molta) stampa gestisca la situazione per far credere che l’attuale esecutivo sia il migliore possibile.

Ecco la vera ragione, a mio avviso, per cui il potere, in Italia, se la prende in maniera così virulenta con il M5s e i suoi militanti, perchè lo teme, lo paventa. Hanno annusato il pericolo che è per loro reale. Si trovano un movimento “anti-colonialista” che vuole diffondere una modalità gandhiana dell’interpretazione civica del far politica, abbattendo i canoni consueti e introducendo “un sistema altro” molto simile a quello proposto in tutto l’occidente nel 1968, che allora fece traballare il potere il quale si sentì dovunque giustamente minacciato. Ma allora prevalse la meravigliosa truffa della guerra fredda, usata, manipolata e applicata da Washington a Mosca, da Praga a Parigi, da Budapest a Roma per impedire il cambiamento epocale. Per questi movimentisti, ciò che conta è “la trasparenza”, l’abbattimento del gioco occulto.

In Italia significa avviare una rivoluzione pacifica e cultural-esistenziale: si va a intaccare la natura psico-sociale della nazione. Le segreterie politiche dei partiti esistenti non sono in grado di fornire risposte di fronte alla progettualità del movimento, perchè le proposte del movimento sono irrealizzabili in Italia: automaticamente comporterebbero l’estinzione dei partiti politici così come sono oggi, composti per lo più come una azienda che gestisce clientele, dedita alla gestione di affari personali e personalistici.

Considero il M5s il primo movimento gandhiano mai esistito in Europa, e forse mai esistito al mondo al di fuori dell’India.

Il fine del movimento consiste nella rivoluzione pacifica, proprio sulla scia di Gandhi.

Perchè il potere costituito ha dimostrato di non volere, di non sapere, di non essere in grado di venire incontro alle esigenze della collettività, perchè l’esecutivo rappresenta solo e soltanto gli interessi corporativi dei propri funzionari; è diventato chiaro a tutti che non verrà mai fatta nessuna riforma rivoluzionaria, il che spinge la popolazione verso la depressione sociale e individuale.

L’idea della rivoluzione gandhiana è un’idea basata su un progetto a lunga scadenza, come ogni rivoluzione che si rispetti. Il Mahatma Gamdhi si è speso per 32 anni. Mao ne ha impiegati 24.

L’obiettivo, secondo me, non consiste soltanto nello stare in parlamento e votare ogni tanto qualche legge migliorativa, solo questo è inutile; l’obiettivo è cambiare questo sistema andando ad attaccare l’immaginario collettivo della nazione, base propulsiva di qualsiasi movimento rivoluzionario. Una rivoluzione culturale. E’ un lavoro lento, complesso, non facile, anche se entusiasmante.

Cambiare una situazione di Stato di fatto inefficiente, inefficace, inconcludente, autodistruttivo, se non per l’1,8% della popolazione.

Eliminare l’incorporazione del concetto collettivo che identifica nello Stato e nel potere esecutivo i corrispondenti italiani dei colonialisti inglesi, un gruppo di individui che si è impossessato delle risorse del paese, del territorio, e vessa la popolazione indigena locale, ovverosia noi tutti, cioè coloro che pagano le tasse, che lavorano, che producono, e che non perseguono le scorciatoie facili dei “furbi furbetti furboni”.

Poichè penso e ragiono in questa prospettiva rivoluzionaria, ritengo che ciò che è veramente importante adesso,è aumentare la competenza strategica nell’approfondire sempre di più l’obiettivo finale: cambiare.

Il leader del movimento l’ha detto in maniera molto chiara e precisa, se ho capito bene.

E’ avvenuto all’indomani della elezione di Napolitano, quando Grillo ha indetto la sua prima (e unica) conferenza stampa, a Roma, nella sede della città dell’altra economia nel quartiere Testaccio. In verità non si trattò affatto di una conferenza stampa, bensì di una lunghissima presentazione del movimento e della strategia di lungo termine, che si concluse con la seguente frase: “…tenete bene in mente quindi che noi siamo gandhiani….ma non coglioni”.

Personalmente ritengo che la chiave di comprensione del M5s risieda in questa frase.

Si può scegliere di essere un furbo, o aspirare a diventarlo.

Si può essere consapevoli di essere dei coglioni, se ciascuno di noi paragona la propria situazione a quella dei furbi. E’ la strada spianata verso la rabbia livorosa e perdente: al massimo ci porterà a una rivolta (e quindi perdente) o verso la depressione sociale e individuale, perchè colpisce e intacca l’autostima.

C’è una certa strada: la rivoluzione gandhiana.

E’ a lungo termine e non è legata a successi elettorali numerici.

E’ un modello che è addirittura esportabile nel resto d’Europa, a condizione che venga applicato in ogni singola nazione seguendo “la specificità della natura del potere locale”. E’ quindi glocal: il trend post-moderno vincente.

Il fine non è piazzare degli elementi per dar vita a dinastie o, ancora peggio, infilare nei gangli del potere funzionari burocrati per difendere privilegi di antiche dinastie esistenti da secoli. Anzi: è esattamente l’opposto.

Il fine consiste nel dichiarare estinta questa forma di idea dello Stato, della vita politica, della socialità, e di conseguenza dell’esistenza dei cittadini. Esattamente nello stesso modo in cui nel 1930, quando il Mahatma Gandhi iniziò la sua lunga, lunghissima traversata, cominciò a diffondersi nei villaggi indiani l’idea che il dominio inglese non era eterno e che non era scontato e non era per volontà divina che la corona britannica fosse proprietaria delle piantagioni di thè, delle coltivazioni di grano, delle industrie tessili, delle navi da carico, ecc. Fino a Gandhi, i cittadini indiani neppure si interrogavano sul fatto se fosse giusto o meno che gli inglesi gestissero le loro vite. In questi ultimi anni, la grande maggioranza degli italiani (che fossero di destra o di sinistra è irrilevante) hanno pensato davvero che tra Bersani e Cicchitto, D’Alema o Berlusconi ci fossero delle modalità di esecuzione e gestione del potere improntate in maniera diversa se non addirittura opposte o antagoniste. La sola presenza ed esistenza della pattuglia di parlamentari del M5s, molti dei quali erano impreparati e senza esperienza alcuna di dibattito parlamentare, hanno “obbligato de factu” i gestori del potere a comportarsi in modo tale da smascherarsi, evidenziando l’autenticità della propria natura: il totale accordo consociativista, al quale si sono associate spesso finte zuffe, finte liti, finti disaccordi, in verità truffe mediatiche per rabbonire i propri elettori.

Nell’immagine che vedete in bacheca c’è una frase di Gandhi divenuta famosa perchè è il mantra della sua vincente rivoluzione: “siate voi il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”.

Si tratta, quindi, di cominciare a cambiare ciascuno di noi.

Si comincia interrogandosi allo specchio per chiedersi: “io, nella mia vita di cittadino italiano, voglio vivere come un furbo, come un coglione, o come un gandhiano?”

E a seconda della risposta che vi darete, capirete subito come leggere un risultato numerico elettorale.

E’ automatico. E garantito.

Sergio Di Cori Modigliani


Le Prove della NASA

Eucarestia Egiziana

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Il 24 /25 Dicembre era festa grande nell’Egitto dell’epoca: in tale data si festeggiava la nascita del Dio Sole Bambino Horus; il culto di Horus e della madre Iside ebbe molta diffusione in Roma nei primi due secoli d.C. con templi ed Imperatori devoti.

Ad Heliopolis si celebrava il 24-25 dicembre già nel 1400 A.C. la festa del Dio Sole che aveva il nome di Ra, considerato anche lui Figlio del Sole e Sole egli stesso.

Horus, il Dio Sole, era frequentemente rappresentato come un bambino con la corona solare in testa. Il Dio Sole in Egitto assunse nel corso dei millenni svariati nomi: Ra, Aton, Osiride, Serapide (nome e culto introdotto da Tolomeo nel III secolo A.C.) e Horus. Il nome “Serapide” comparve come attributo addirittura a fianco di nomi di Imperatore romani.

Horus allattato dalla madre  Iside

Interessante il culto del Dio Sole Aton, introdotto circa nel 1350 A.C., dal Faraone Amenophi IV, marito di Nefertiti, (il cui successore fu il più a noi famoso Tutankamen): fu il primo culto monoteista e universalista della storia umana  ma  fu spazzato via dalla rivolta dei sacerdoti politeisti. In Egitto vi era addirittura una citta dedicata al Dio Sole, la famosa Heliopolis, con una vasta classe sacerdotale dedicata al suo culto ed alla sua diffusione. Il Colosso di Rodi (300°.C.), una delle sette meraviglie dell’antichità, rappresentava il Dio Sole Helios e richiese 12 anni di lavoro. I culti egiziani del Dio Sole hanno forse più di tutti influenzato il cristianesimo e lo stesso ebraismo (gli ebrei vissero per secoli in Egitto) essendo precedenti ad entrambe queste ultime religioni.

Horus è partorito da una vergine, ha avuto 12 discepoli, è stato sepolto e poi resuscitato, ha ridato vita ad un morto (El Azar us= Lazzaro), era soprannominato la verità, la luce, il messia, il buon pastore, il KRST (l’Unto). Era denominato anche fanciullo divino e Iusa, figlio prediletto.

Il  padre divino di Horus era Osiride, con cui si confondeva (“Io e mio Padre siamo Uno”), mentre il padre terreno era Seb (Giuseppe); l’angelo Thot annuncia ad Iside che concepirà un figlio verginalmente. Nasce in una grotta, annunciato da una stella d’oriente, viene adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrono doni. A 12 anni insegna nel tempio e poi scompare fino ai 30 anni. Horus viene poi battezzato sulle rive di un fiume da Anup (Giovanni) il battista, il quale in seguito verrà decapitato. Combattè 40 giorni nel deserto contro Set (Satana), ha compiuto numerosi miracoli e camminato sulle acque..

Con Iside ed Osiride, Horus costituiva la trinità egizia. A Luxor, su edifici risalenti al 1500 A.C. si possono vedere immagini relative all’ Annunciazione e all’ Immacolata Concezione di Iside.

Osiride, il padre di Horus, risale a tempi ancora più arcaici dell’antico Egitto, anch’esso rappresentava il Dio Sole : aveva oltre 200 definizioni avendo assorbito nel tempo altre divinità egiziane. Il suo culto prevedeva l’ingestione di focacce di frumento in comunione, considerate la sua “carne”, e l’elevazione al cielo dell’ostensorio. Osiride fu dall’inizio alla fine considerato il Dio che soffrì e morì; al momento della sua morte il cielo si oscurò.

Vi era in suo onore un inno che assomiglia al Padre Nostro: “O Amen, che sei nei cieli…”. Il salmo 23 della Bibbia è considerato la copia di un testo egiziano che nomina Osiride come “Buon Pastore”. Spesso Osiride era rappresentato da un occhio racchiuso in un triangolo equilatero, immagine che si può rivedere all’interno delle Chiese cristiane.

A proposito dell’Ostensorio, la cui elevazione rientrava nei rituali di Osiride, contrariamente a quanto si pensa per la liturgia cristiana, non prende il nome dall’ ostia ma accade il contrario. Si chiamava ostensorio almeno un millennio prima di Cristo; ostiare corrispondeva ad un etimo egizio (e si traslò anche nel latino) e significava mostrare, far vedere, cioè mostrare il disco solare ai fedeli.


La liturgia cristiana conservò anche l’abbassamento del capo, perché nei primi riti di Osiride-Aton all’aperto, vi era l’accorgimento di abbassare la testa per non guardare il Sole evitando così il rischio di perdere la vista. Quando i riti di Osiride-Aton furono trasferiti all’interno dei templi, i sacerdoti ricorsero ad un disco d’oro con i raggi intorno; appunto l’ostensorio, elevato in alto, ma rimase l’abitudine di abbassare il capo.

Nel culto cristiano l’ostia consacrata risale alla fine del 1400 d.C., mentre la forma dell’ostia fu stabilita dal Concilio di Trento; per spezzare i legami con il Sole pagano raffigurato nell’ostensorio. All’inizio del 1400 san Bernardino da Siena sostituì il disco d’oro luccicante con una teca con dentro il simbolo dell’eucarestia, il pane.

Studiosi sostengono che molte storie presenti nei Vangeli si possono ritrovare molto tempo prima nel Libro di Enoch e nei testi dei monaci egiziani chiamati i “Terapeuti”, successivamente associati agli Esseni i cui segreti potrebbero essere giunti fino ai giorni nostri attraverso l'attività dei Templari.

Nei sotterranei di Roma vi è una rappresentazione di Horus allattato dalla madre  vergine Iside risalente al II secolo D.C.


Shift Pole

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In questa mappa sono segnalati gli spostamenti del polo nord magnetico. La mappatura ricopre un periodo di 400 anni suddivisi in spezzoni da 50. Notare la crescita esponenziale della velocità di spostamento negli ultimi 200 anni.

Il National Geophysical Data Center del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) raccoglie, dal 1590, le coordinate annuali del polo nord magnetico, derivanti dalle prime misurazioni ottenute dalle navi fino ad arrivare alle più moderne tecniche di rilevamento.

Prendendo atto che ultimamente stanno spuntando molti rapporti i quali confermano lo spostamento del polo magnetico e che questo fenomeno sta effettivamente causando problemi nel mondo reale, come le temporanee chiusure degli aeroporti, un’indagine più approfondita è d’obbligo.

Dopo aver trasferito 420 anni di dati sulla posizione del Polo Nord dal NOAA Geo Data Center, averli configurati perchè si adattino ad un foglio Excel, aggiungendo una formula complicata per determinare la distanza esatta tra 2 coordinate di latitudine-longitudine, applicando la formula ad ogni punto di dati nella serie, e poi finalmente tracciando un grafico visivo, è allarmante scoprire in che misura il polo magnetico si sia spostato negli ultimi 10 – 20 anni.

Qui c’è un fatto molto interessante … Dal 1860, lo spostamento dei poli magnetici è più che raddoppiato ogni 50 anni. Questo è abbastanza significativo. In termini geologici, sembra abbastanza “rapido”! Ecco un altro fatto molto interessante … Nel corso degli ultimi 150 anni, lo spostamento dei poli è stato nella stessa direzione.

Il fatto che segue è ancora più sorprendente … Nel corso degli ultimi 10 anni, il polo nord magnetico si è spostato quasi la metà della distanza totale degli ultimi 50 anni! In altre parole, lo spostamento del polo magnetico ha evidentemente subito una accelerazione notevole.


Il grafico mostra lo spostamento del nord magnetico dal 1860 al 2010 evidenziandone l’aumento di velocità, soprattutto in questi ultimi 50 anni


L’attuale velocità di spostamento del polo nord magnetico è di circa 55 chilometri all’anno. Secondo i dati, nel corso del 2000 il polo nord magnetico si è effettivamente spostato di più di 70 chilometri.

Il problema è: dato che negli ultimi 10 – 20 anni il tasso di spostamento è stato da record (rispetto ai 400 anni analizzati), l’effetto cumulativo sta ora iniziando a causare problemi nel mondo reale.

Gli effetti riguarderanno anche gli esseri umani, magari anche in maniera negativa? Ancora non si sà, il tempo probabilmente ci darà una risposta, ma al ritmo attuale, senza dubbio vi saranno effetti visibili in diversi sistemi (naturali ed artificiali), molti, saranno semplici fastidi: la modifica di documentazioni o coordinate, mentre altri saranno probabilmente problemi più seri.

Non è noto se il processo accelererà o rallenterà nei prossimi anni. Alcuni dicono che l’inversione del polo magnetico è imminente, e che questo fenomeno è l’ indicatore delle origini di tale processo.

Si noti che il campo magnetico della terra è ciò che ci protegge dalle radiazioni. Senza di esso, non ci sarebbero sopravvissuti. Potrebbe, l’inversione dei poli, dare origine ad un periodo di sconvolgimenti in cui non saremo protetti dalle radiazioni solari?

Grafico dello spostamento del polo magnetico

Con la direzione attuale, il polo nord magnetico si sta dirigendo direttamente verso la  Russia. L’immagine seguente mostra la drammatica accelerazione mettendo a confronto il movimento in 50 anni e il movimento negli ultimi 10 anni.

Scream and Shout

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Ribadisco il fatto che, se le "logge" che comunque ritengo esistere dietro all'industria cinematografica e discografica, fossero legate effettivamente all'MK-Ultra, alla manipolazione mentale, al NWO e alla possessione diabolica, non riempirebbero i videoclip delle loro star delle prove della loro esistenza e del loro 'sporco' lavoro.



Solo pubblicità? Probabile... ma se così non fosse allora si tratterebbe di una denuncia e non della prova della collusione con un certo tipo di "Sistema".

Il Ciclo di Frenkel

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E’ incredibile come nel dibattito politico vengano regolarmente evitate certe analisi economiche. Sto parlando del ciclo di Frenkel, che spiega esattamente quello che sta succedendo all’interno dell’Eurozona.

Frenkel ha infatti individuato dei tratti comuni nelle crisi in cui vi è stata una precedente fissazione del tasso di cambio e una liberalizzazione dei mercati finanziari. La sua analisi prende in considerazione due paesi: uno detto periferico  e uno centrale (ogni riferimento tra Italia e Germania non è puramente casuale). Ma andiamo per gradi.

Inizialmente il paese periferico implementa una serie di riforme strutturali che di solito comprendono: la fissazione del tasso di cambio, per renderlo credibile, la liberalizzazione dei mercati finanziari e la deregolamentazione per la libera movimentazione dei capitali fra i due paesi.

Nel nostro caso il cambio fisso è ovviamente rappresentato dall’Euro (prima di lui dallo SME), la liberalizzazione dei capitali e dei mercati sono invece conseguenza dei meccanismi di integrazione economica europea (come ad esempio l’abolizione della distinzione tra banca tradizionale e d’investimento).

Subito dopo queste riforme l’entusiasmo sale alle stelle galvanizzato dal fatto che si è eliminato il rischio di cambio. Iniziano così ad esserci sempre più casi di arbitraggio per beneficiare della differenza dei tassi di interesse. Di conseguenza il paese periferico è più incentivato ad indebitarsi con l’estero proprio perché offre soluzioni meno dispendiose.

Il grande afflusso di capitali verso il paese periferico comporta un aumento considerevole nell’erogazione dei crediti seguito da un abbassamento dei tassi d’interesse. La facilità di accesso al credito favorisce l’aumento dell’occupazione e del prodotto. Tutto questo fa poi registrare un aumento del tasso d’inflazione rispetto al paese centrale.

La differenza dei tassi d’inflazione in un sistema di cambi fissi porta ad un apprezzamento dei beni periferici e quindi ad un corrispondente deprezzamento di quelli centrali. Questa variazione comporta il peggioramento del deficit commerciale della bilancia dei pagamenti e quindi ulteriori afflussi di capitali.

Ad un certo punto ci si rende conto che il tasso di cambio fisso non è più credibile. Per questo motivo gli investitori iniziano a ridurre la propria esposizione agli asset a rischio svalutazione causando il cosiddetto sudden-stop (uno stop improvviso, un crash).

Avvertito il pericolo la Banca Centrale (d’ora in poi BC) inizia a “difendere” il cambio cercando di attirare capitali alzando i tassi di interesse. Spesso però queste politiche lanciano segnali negativi ai mercati che ritengono sempre meno sicuri gli asset di quel paese. Qualcuno la chiama semplicemente crisi degli spread, ma si tratta sempre della stessa cosa.

Queste politiche della BC però non possono durare per molto in quanto le riserve prima o poi finiscono a causa anche della difesa del cambio che cerca di attuare sui mercati valutari vendendo valuta estera e comprando quella nazionale. Siamo quindi alla fine del ciclo dove vi è una “rottura” del cambio ormai insostenibile.

Le conseguenze di questa rottura non sono però prevedibili poiché dipende ovviamente delle politiche implementate dal Governo del momento.

Quanto appena detto è la descrizione di quello che sta accadendo in Europa e purtroppo/per fortuna ci troviamo all’ultimo stadio del ciclo. 

Sfortunatamente però la nostra classe politica (intendendo anche quella europea) non sembra aver intuito quale dinamiche ci abbiano portato a questa crisi, o meglio da quello che fanno non sembra proprio.  Eh già, è molto più facile e remunerativo in termini elettorali parlare delle auto blu, della mensa del Parlamento piuttosto che delle dichiarazioni di un cantante.


L’economista argentino Roberto Frenkel (conosciuto in Italia anche grazie ai lavori di Alberto Bagnai e Sergio Cesaratto)partendo dal modello d’instabilità finanziaria di Hyman Minsky, ha studiato i comportamenti dei mercati finanziari nelle economie emergenti che hanno subito crisi valutarie dopo la deregolamentazione del periodo Reagan-Thatcher.

L’economista, riflettendo sulla crisi argentina, ha evidenziato un comportamento simile in tutti i casi precedenti e spiega che a causa dell’agganciamento nominale del cambio e alla contemporanea deregolamentazione della circolazione dei capitali, i paesi con i fondamentali più forti inondano di liquidità i paesi più deboli. In questo modo i paesi più forti lucrano sui tassi d’interesse e allo stesso tempo le economie periferiche accedono al credito relativamente a buon mercato. In questo modo però l’economia della periferia viene drogata dall’accesso facile al credito, provocando l’innalzamento del debito estero.

Il PIL all’inizio aumenta e questo crea euforia nei consumi, facendo alzare i prezzi.A questo punto i beni d’importazione diventano più convenienti anche sulle fasce basse. Ora accade che per uno schock esterno qualunque (poniamo ad esempio il caso Lehman Brothers) il centro comincia a dubitare del rimborso dei debiti della periferia. Si verifica così un “sudden stop” ovvero un deflusso dei capitali dalla periferia verso il centro; così gli spread aumentano (i paesi del centro lucreranno anche sui tassi d’interesse dei titoli di Stato) e lo Stato periferico è obbligato a ripianare le perdite delle banche e a sostenere i redditi delle imprese e delle famiglie indebitandosi sul versante pubblico. Si entra in crisi sistemica, il paese periferico non può più pagare il debito non riuscendo a piazzare i titoli governativi per la perdita di credibilità ed è costretto a sganciarsi dalla valuta di riferimento.


Non è mai stato un Sogno

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C'è chi ancora pensa che la moneta sia uno strumento neutrale e non invece un mezzo fondamentale di politica economica. E c'è chi ancora pensa che l'euro, nelle intenzioni di chi l'ha imposto, era un'idea "nobile". Niente di più sbagliato.


Le radici antidemocratiche dell’euro nelle parole dei suoi stessi padri fondatori

L’Euro è diventato oggi l’incarnazione di un vero e proprio strumento di governo ("means of structural transformation”, un mezzo di trasformazione strutturale lo definì Mario Monti nel 2011) con cui si stanno imponendo a interi popoli — sotto l’egida dell’emergenza, dello stato di necessità e con la mannaia dello spread pronta ad abbattere i governi poco graditi ai mercati — decisioni altrimenti improponibili e inaccettabili da parte dei cittadini.

Questo fatto, lungi dall’essere una mia idea o una mia opinione, è stato placidamente ammesso dai padri nobili della moneta unica a più riprese. Pertanto, faccio qui una breve rassegna per gli smemorati, utile a mostrare a quelli che parlano di “Unione politica europea”, di “Stati Uniti d’Europa”, di “Sogno europeo” e in generale di uno sforzo politico per un’Europa più democratica, che la natura politica di fondo dei tecnocrati europei è incompatibile con qualsiasi disegno di matrice veramente democratica.

Ecco le prove (con tutte le fonti liberamente consultabili al link in coda all'articolo), nelle parole dei padri fondatori dell’Euro e dell’Eurozona:

1) Mario Monti, 1998, dal libro Intervista sull’Italia in Europa di Federico Rampini (p. 40 e 50-51):

Federico Rampini: «Perché la Commissione europea ha accettato di diventare il capro espiatorio su cui scaricare l’impopolarità dei sacrifici?».

Risposta di Monti: «Perché, tutto sommato, alle istituzioni europee interessava che i Paesi facessero politiche di risanamento. E hanno accettato l’onere dell’impopolarità ESSENDO PIU’ LONTANE, PIU’ AL RIPARO, DAL PROCESSO ELETTORALE. Solo che questo un po’ per volta ha reso grigia e poi nera l’immagine dell’Europa presso i cittadini».

Federico Rampini: «Con uno sguardo storico all’integrazione dal 1957 in poi, si è spesso sostenuto che la Comunità europea ha fatto progressi prodigiosi perché era cementata dalla paura di un aggressore esterno, cioè l’impero sovietico. Si può andare avanti verso l’Europa unita […] senza una minaccia esterna?»

Risposta di Monti: «Ma secondo me il peso delle minacce esterne è ancora uno dei motori dell’integrazione europea. Anche se la minaccia cambia natura: la minaccia esterna di oggi si chiama concorrenza. Questo è un fattore potente di spinta per l’integrazione, anche se l’Europa reagisce troppo lentamente a questa minaccia. […] Un altro fenomeno che viene percepito come minaccia esterna, e che sta spingendo l’Europa verso una maggiore integrazione, è la “minaccia immigrazione”. […] QUINDI LE PAURE SONO STATE ALL’ORIGINE DELL’INTEGRAZIONE, LE PAURE HANNO CAMBIATO NATURA, PERÒ RIMANGONO TRA I MOTORI DELL’INTEGRAZIONE».

2) Jean Claude Juncker (ex presidente dell’Eurogruppo), 21 dicembre 1999, Der Spiegel, sul modus operandi della Commissione Europea:

«Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché LA MAGGIOR PARTE DELLA GENTE NON CAPISCE NIENTE DI COSA E’ STATO DECISO, andiamo avanti passo dopo passo fino al PUNTO DI NON RITORNO».

Nota: si tratta dello stesso Juncker che ha detto questa cosa qui lo scorso gennaio. Proseguiamo:

3) Tommaso Padoa Schioppa, autunno 1999, Commenataire n. 27, sulla nascita dell’Unione Europea:

«La costruzione europea è una rivoluzione, anche se i rivoluzionari non sono dei cospiratori pallidi e magri, ma degli impiegati, dei funzionari, dei banchieri e dei professori. […] L’EUROPA NON NASCE DA UN MOVIMENTO DEMOCRATICO. […] Tra il polo del consenso popolare e quello della leadership di alcuni governanti, l’Europa è nata seguendo un metodo che potremmo definire con il termine di DISPOTISMO ILLUMINATO».

4) Romano Prodi, 4 dicembre 2001, Financial Times, sui futuri problemi che l’Euro avrebbe causato:

«Sono sicuro che l’Euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile. MA UN BEL GIORNO CI SARÀ UNA CRISI e si creeranno i nuovi strumenti».

5) Giuliano Amato, 12 luglio 2007, EuObserver, sulle modalità con cui fu scritto il Trattato Lisbona:

«Essi [i leader Europei] hanno deciso che il documento avrebbe dovuto essere illeggibile. Essendo illeggibile allora non sarebbe stato costituzionale […] Se fosse stato comprensibile, ci sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo [il riferimento qui è alla Costituzione Europea bocciata nel 2005, nda]. I primi ministri non produrranno niente direttamente perché si sentono più al sicuro con la cosa illeggibile. Essi possono presentarla meglio, in modo da EVITARE PERICOLOSI REFERENDUM».

6) Jacques Attali (uno dei padri fondatori dell’Unione europea e dei Trattati europei), 24 gennaio 2011, all’Università partecipativa:

«Abbiamo minuziosamente “dimenticato” di includere l’articolo per uscire da Maastricht.. In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del Trattato di Maastricht, hanno…o meglio ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne … sia impossibile. Abbiamo attentamente “dimenticato” di scrivere l’articolo che permetta di uscirne. NON È STATO MOLTO DEMOCRATICO, naturalmente, ma è stata un’ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti».

7) Mario Monti, 22 febbraio 2011, convegno Finanza: comportamenti, regole istituzioni, Università Luiss Guido Carli, sul bisogno di crisi come strumento di governo:

«Non dobbiamo sorprenderci che L’EUROPA ABBIA BISOGNO DI CRISI E DI GRAVI CRISI PER FARE PASSI AVANTI. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile, conclamata».

8) Helmuth Kohl, 9 aprile 2013, Telegraph sull’ingresso nell’Euro da parte della Germania:

«Sapevo che non avrei mai potuto vincere un referendum in Germania. Avremmo perso il referendum sull’introduzione dell’euro. Questo è abbastanza chiaro. Avrei perso sette a tre. […] NEL CASO DELL’EURO, SONO STATO COME UN DITTATORE».

E adesso, chi vuole continuare a sognare continui pure a farlo. Io ho deciso di svegliarmi!

La Protolingua di Babilonia

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La lingua più antica del mondo risale a 15 mila anni fa e, nella preistoria, contava almeno 23 parole ancora esistenti.

Dall'Europa all'Asia gli scienziati dell'University di Reading, in Inghilterra, hanno viaggiato nel tempo e nello spazio, fino a raggiungere il cuore di un ceppo linguistico comune che si perde nella notte dei millenni.

Inclusa quella indoeuropea, la lunga ricerca ha scandagliato sette famiglie linguistiche del Continente euroasiatico, risalendo a un nucleo di 23 radici comuni: a tutti gli effetti, l'Abc della proto-lingua che, in pieno paleolitico, regolava la comunicazione di base.

Nel vocabolario degli antenati c'era innanzitutto la parola «madre». Ma anche «maschio», «io», «tu», «noi», «vecchio», «mano» e «non».

Verbi di azioni frequenti come «dare», «sentire», «tirare» e anche «sputare».

Infine i nomi di piante, animali, persino colori e rituali che scandivano lo scorrere della vita quotidiana. «Fuoco», per esempio, è un concetto ricorrente in tutte le famiglie linguistiche. Al pari di «frassino» (stessa radice di «cenere»), «corteccia», «buio» e «verme».

La proto-lingua scoperta dall'informatica

La mappa delle famiglie linguistiche del mondo.

Le radici della proto-lingua sono state ottenute rintracciando le corrispondenze tra i 200 vocaboli più usati nelle sette famiglie linguistiche studiate. Un campione di migliaia di parole, incrociate nel grande database del programma Torre di Babele.

La scoperta di Mark Pagel - biologo evoluzionista a capo del laboratorio di processing informatico che ha generato la nuova superfamiglia linguistica, è significativa non solo perché ha accomunato gli idiomi indoeuropei (tra i quali le lingue romanze e germaniche) a quelli altaici (turco e mongolo), uralici (finlandese e ungherese) e di altre famiglie asiatiche prese in esame.

Prima del team di Pagel, nessuna ricerca linguistica era mai riuscita a datare una lingua prima dei 10 mila anni di età.

Le prime tracce di scrittura dell'uomo risalgono invece a circa 5 mila anni fa. «Il latino viene indicato una lingua morta, invece è quasi l'ultimo nato», ha ironizzato lo scienziato inglese.

Per ricostruire l'evoluzione del linguaggio nei millenni, il gruppo di Reading non ha usato il metodo comparativo tipico dei glottologi, che prende fonti e documenti storici come cartina di tornasole per verificare le caratteristiche lessicali e grammaticali delle lingue estinte.

Ma, come per altre indagini passate, il laboratorio informatico ha adottato modelli statistici di estrazione dati, privilegiando i sistemi astratti alla ricerca sul campo.

La parole più usate appartengono a più famiglie

La protolingua comune a sette famiglie risale a 15 mila anni fa.

La convinzione che le leggi matematiche possano individuare - come anche in campo medico e biologico - la genesi e i percorsi delle lingue umane si basano sulla scoperta, nel 2007, che alcune leggi biologiche sull'evoluzione valgono anche nella linguistica.

Quanto più, per esempio, una parola è usata nel linguaggio comune, tanto più raramente è destinata a cambiare nel corso degli anni. Lo stesso avviene per i geni più forti, portatori di informazioni ereditarie più caratterizzanti. Non è un caso che i verbi di base, necessari per comunicare, siano anche quelli conservano le declinazioni più irregolari, di struttura simile alle lingue antiche.

Prima di selezionare il campione da incrociare al computer, Pagel e colleghi erano arrivati a concludere che le parole pronunciate più di una volta ogni 1.000 parole (in media, circa 16 volte al giorno) mutano così lentamente, da poter essere rintracciate in almeno due famiglie linguistiche diverse.

Come i corpi vivi, le lingue cambiano e si adattano all'ambiente. Ma la loro radice resiste e, come una matrice primordiale, custodisce i concetti essenziali del pensiero. Questa semplice legge della vita è la chiave, sembra, per la Babele delle lingue e della storia.


Dritti all'Obiettivo

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Negli Stati Uniti il presidente Obama, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato l’11 marzo scorso, ha annunciato ufficialmente l’inizio delle trattative per la formazione di un grande mercato transatlantico. Il commissario europeo per il commercio, Karel De Gucht, ha dichiarato che il beneficio previsto per l’Unione Europea è valutato in 100 miliardi di euro ogni anno.

L’accordo prevede l’eliminazione delle barriere al commercio: le barriere doganali, le cosiddette “barriere tecniche” e le barriere non tariffarie che riguardano beni, servizi, guadagni e investimenti, oltre che la liberalizzazione dei mercati pubblici e della materia dei diritti di proprietà intellettuale.

Presentato come piano di rilancio dell’economia che permetterebbe di uscire dalla crisi attuale, il progetto, in fase di preparazione da 15 anni è piuttosto il risultato di una scelta strategica degli Stati Uniti: il passaggio da un mercato mondiale non più vantaggioso – basato su un sistema di scambi multilaterali – ad un’organizzazione bilaterale USA-UE.

A testimonianza di ciò basti pensare al blocco dei negoziati dell’OMC nel round di Doha da parte dei rappresentanti americani, e alla scelta degli USA a favore di negoziazioni bilaterali; l’accelerazione data dagli Stati Uniti alla chiusura delle negoziazioni ha permesso di concludere accordi regionali al di fuori dell’osservatorio dell’OMC.

Nel mercato unico al quale l’UE vuole dare il via, il 60% degli scambi commerciali potrà avvenire sulla base di negoziazioni bilaterali, al posto degli attuali accordi multilaterali. In questa zona “franca” lasciata libera dall’UE, i prodotti statunitensi avrebbero, di fatto, un vantaggio competitivo sul mercato mondiale,

La liberalizzazione totale degli scambi avrà effetti diversi sui due mercati: se negli stati Uniti si registrano i segni di una, se pur debole, ripresa della crescita industriale, l’Europa è appena agli inizi di una fase di calo della produzione che ci si ostina a chiamare “crisi della moneta unica”

L’apertura del mercato statunitense potrà giovare solo alla Germania, e da qui il ruolo centrale di Berlino per il raggiungimento dell’accordo.

La contrazione della domanda dei paesi dell’UE verrebbe controbilanciata dai nuovi sbocchi che si aprirebbero nel mercato USA: lo spazio europeo, costruito dagli Usa attorno alla Germania, viene consegnato da Berlino nelle mani degli USA, e si può ben comprendere il ruolo di perno della Germania nella trasformazione della zona Euro da Unione Monetaria a libero mercato degli Stati Uniti.

Il rifiuto di ristrutturare il debito della Grecia e le posizioni di punta contro la “frode fiscale” hanno favorito lo spostamento di grandi capitali nella zona del dollaro americano e rafforzato la posizione centrale del biglietto verde.

Il processo che conduce all’apertura del grande mercato transatlantico va oltre la liberalizzazione degli scambi: il perno di questa costruzione politica è il nuovo ruolo di egemonia degli Stati Uniti nei confronti dei paesi della zona dell’euro: le parti si sono, infatti, impegnate a creare, entro il 2014, una “zona di cooperazione” in materia di libertà, sicurezza e giustizia”. La zona di libero scambio è in realtà una zona di libero controllo degli U.S.A. sul continente Europeo, già dall’inizio delle negoziazioni.

Il processo che conduce all’instaurazione di questo grande mercato unificato è l’opposto del metodo comunitario. Se il mercato comune europeo è nato, come struttura economica basata sulla liberalizzazione degli scambi, il grande mercato transatlantico realizza un’unione politica; una risoluzione del Parlamento europeo del 25 aprile 2007 anticipa già la creazione di un’assemblea transatlantica.

Nelle profonde divergenze tra Europa e gli Usa, in materia di protezione dei dati personali sarà, di fatto, il diritto americano ad imporsi e le procedure europee dovranno adeguarsi. L’affare Swift è emblematico: nonostante la flagrante violazione del diritto comunitario sulla tutela dei dati finanziari, la condivisione di questi non è mai stata messa in discussione. Al contrario, l’UE e gli USA hanno firmato accordi per legittimarla.

Il Parlamento europeo ha infine approvato, nel luglio del 2010, un sistema permanente che permette alle autorità americane di accedere ai dati finanziari dei cittadini dell’Unione. Tuttavia, l’accordo non prevede l’accesso delle autorità europee alle transazioni bancarie e traduce in questo modo l’asimmetria esistente tra i due “partner”.

Nodo centrale del grande mercato transatlantico è il trasferimento del trattamento dei dati personali al settore privato. Si tratta di eliminare ogni ostacolo legale alla diffusione delle informazioni per garantire costi più bassi possibili: soprattutto è necessario garantire la redditività in un mercato dominato dagli Stati Uniti: basti pensare a Google, Facebook, Apple ed Amazon.

La ridefinizione della normativa europea sulla tutela della privacy è un passo verso la trasformazione della disciplina del trattamento dei dati personali in un’ottica puramente aziendale.

Allo stesso modo, la sovranità esercitata dalle autorità statunitensi sugli stati membri dell’UE gettale basi di nuovi rapporti di proprietà e di scambio e sancisce la fine del diritto sulla propria persona. La materia viene smembrata : l’usufrutto appartiene all’individuo, gli attributi della personalità, i dati personali, appartengono al potere pubblico, e alle aziende multinazionali.

Semiramide Americana

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Cosa rappresenta realmente la Statua della Libertà?

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La Statua della Libertà fu un regalo che i massoni francesi fecero all’America. Lo scultore della statua infatti fu un massone di nome Frederic A. Bartholdi (1834-1904), con cui collaborò Gustave Alexander Eiffel (1832-1923), ingegnere e imprenditore francese divenuto famoso per la costruzione della Torre Eiffel a Parigi, che era anche lui massone.

Le origini massoniche di questa famosa statua sono confermate sul sito della Gran Loggia Autonoma delle Calabrie, dove si legge a proposito della statua della libertà: ‘L’origine massonica della Statua della Libertà è fuor di dubbio: fu, specificamente, un regalo della massonica Francia alla massonica America, copia dell’icona che campeggia sulla Senna [...]. Secondo la mitologia massonica, le Statue della Libertà simboleggiano la Regina Semiramide e Iside.

Il Sole che circonda il capo della Statua è anch’esso un simbolo di origine ermetica: il quale, peraltro, è stato a lungo sotto gli occhi degli italiani, sui vessilli dei massonicissimi Partito Socialista e Partito Social Democratico – insieme al Libro della Legge, che peraltro entrambe le Statue della Libertà reggono in mano. La torcia simboleggia l’illuminazione, la Luce, la Conoscenza: è un segno della Tradizione Primordiale e Unica’ (http://www.gladc.it/letturecur.htm).

Nel video di cui al link sottostante (che fa parte di un documentario) viene detto da più parti che in realtà questa statua rappresenta Lucifero, il portatore di luce secondo i massoni e gli Illuminati, e difatti la statua rappresenta una donna che porta una torcia che rappresenta la luce o l’illuminazione che porta appunto Lucifero, il dio dei massoni e degli Illuminati, protagonista dell'interpretazione gnostica del cristianesimo delle origini e dei Templari.

Il Dollaro

DNA Gilanico

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Uno studio dimostra che i primi agricoltori dell'Europa centrale provengono da un'area circoscritta tra la Turchia e il vicino oriente per poi fermarsi in Germania intorno a 7500 anni fa.

Il fatto notevole è che i marcatori genetici sono stati sostituiti improvvisamente 4500 anni fa


Il che ci riporta dritti dritti ai tempi delle società gilaniche e al successivo arrivo dei Kurgan... 

Oltre la soglia... Tra Luce e Oscurità

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Le esperienze di pre-morte (in Inglese “Near Death Experiences”) sono quelle che risultano dal coma sotto anestesia. Molti di coloro che si sono trovati in queste condizioni e sono tornati indietro hanno dato una spiegazione uniforme: un tunnel, una luce abbagliante, cari defunti che cercano di “far ambientare” il “nuovo arrivato”, sonno rigeneratore che serve a ridare le energie per una possibile ulteriore incarnazione.

Siamo troppo abituati all’Inferno e al Paradiso ecclesiastici per non rimanere stupiti da questo racconto identico espresso da tutti coloro che hanno vissuto momenti di pre-morte; inoltre le stesse persone che avevano valicato la soglia dell’aldilà, hanno sempre sostenuto di essere tornate indietro a malincuore.

Tutti ritengono che sia meraviglioso[1] e quando si dice loro che sono costretti a ritornare perché “non è ancora la loro ora”, essi rimangono fortemente delusi. Tra l’altro non si dimentichi che all’atto del distacco, per quanto temporaneo, l’anima fluttua disorientata e riesce a vedere il suo corpo ma poco dopo accade quanto precedentemente detto: si supera la soglia e tutto va per il meglio (salvo poi non essere costretti a tornare indietro). Tra l’altro tutti i dolori vengono meno, a livello fisico come psicologico.

L’unico problema che sorge è quello del “sonno rigeneratore”.

In questa fase ha inizio il momento più difficile perché viene mostrata la propria vita come in un film: pellicole di “buono” e “cattivo” compiuto durante la propria esistenza.

Quando l’anima si è abituata a questa “oasi”, tempi molto ristretti in verità, però è costretta a riprendere la vita ordinaria.

Ma non sempre l’aldilà è rose e fiori. Ci sono esperienze di pre-morte che sono solo scontro con le tenebre; inoltre va detto che pur sembrando migliore il mondo “di là” in realtà non è così ed approfondiremo il perché. Per intanto occupiamoci delle esperienze – poche – di NDE che incontrano le tenebre e non la luce. Generalmente si tratta di suicidi ma non solo.

Le persone, si sa, possono tentare anche il suicidio. Si tratta di soggetti deboli, fragili, che per un nonnulla provano a togliersi la vita. Essi sono trasportati in un vortice dove l’angoscia ed il turbamento sono l’elemento principale.

Infatti, si ritrovano in compagnia di persone tristi, malinconiche, anche malevole. Alcune indicano ai suicidi quale sarebbe stata la loro vita se essi avessero proseguito senza tentare di uccidersi.

Si tratta di un luogo spettrale dove domina l’infelicità ed il martirio psicologico è di casa.

Al dolore psicologico si aggiunge ancora una volta quello materiale; spesso costoro sentono un caldo insopprimibile e la necessità di bere molto. Sono facili alle lacrime perché nella stragrande maggioranza dei casi si pentono di aver tentato di morire autonomamente quindi senza che la morte li chiamasse nel tempo stabilito.

Le esperienze di pre-morte in questo senso non sono molte; questo non toglie che l’ “aspirante suicida” può essere salvato ma gli resta lo scontro con le tenebre e la paura della morte o di quel che potrebbe incontrare nell’aldilà.

Le NDE sono quasi tutte impostate su incontri con la luce, salvo i casi di tentativi di suicidio oppure i casi anomali che tratteremo adesso.


Evelyn Elsäßer-Valarino ha approfondito gli studi sulle NDE negative: mentre Raymond Moody ha fatto il contrario, ella si è occupata di questi “casi strani” che sono basati soprattutto sulla paura di “perdere l’Ego” ed hanno connotazioni religiose, caratterizzate per esempio dalla visione dell’inferno. Ecco come un soggetto ha descritto la sua NDE negativa:

“Sono sceso là in fondo! Tutto era nero e c’era gente che urlava, c’era del fuoco e loro volevano bere…D’improvviso siamo scesi ed era tutto scuro…Non era un tunnel, era qualcosa di più grande: era un tunnel enorme. Io scendevo fluttuando…Vedevo molte persone laggiù che piangevano e urlavano…Potevano essere circa un milione di persone…Domandavano da bere…Non avevano assolutamente più acqua…E Lui era là, con le sue piccole corna…L’ho subito riconosciuto…il diavolo in persona!”.

Il primo che ha parlato delle esperienze di pre-morte negative è stato un cardiologo statunitense, Maurice Rawlings[4] descrivendo scene assurde, con persone che supplicavano i medici di assisterli durante la loro crisi pre-mortale e di non lasciarli cadere in quell’ambiente “terrificante” che chiamano inferno. Egli asseriva che tutti i tentativi di suicidio creassero NDE negative, ma le testimonianze e gli studi successivi hanno mostrato il contrario; ciononostante dopo tanti “batti e ribatti” si è giunti ad affermare che “la possibilità di incontri negativi, sebbene sia poco frequente, è comunque incontestabile”

Ci sono tipi di interpretazioni diverse. Per Elsäßer-Valarino l’esperienza termina troppo velocemente ed in maniera inopportuna lasciando la persona in uno stato di disagio e paura.

Ring invece parla di NDE “rovesciata” ossia la paura di perdere il loro Ego nel processo della morte.

Quando però si lasciano andare, la sensazione diventa di assoluta armonia. Paura e rifiuto di lasciare la presa, dunque.

Altro fattore è la paura di morire. Questo caso dà la sensazione dei demoni che strappano la carne.

Ma torniamo alla visione più comune, quella dell’incontro con la luce.

La vita materiale è un continuo rapporto di “scontro” con il nostro corpo fisico: stress, malanni, continue attenzioni per non farci del male. Sembra quasi – ed è – una battaglia quotidiana con un involucro che sappiamo avere un atteggiamento usurante che lo porterà a corrosione finale.

Al di là della “visione beatifica” che ci libera da dolori, malattie, rapporti stressanti con il quotidiano, stanchezza di ogni genere e grado, come dicevamo precedentemente (e qui mi attengo agli studi psichiatrici effettuati in materia), al di là di semplice NDE da cui non ci si vorrebbe staccare mai, il punto dolente è e rimane quello del “sonno rigeneratore”.

Esso serve per recuperare le energie di una vita trascorsa a combattere contro tutto e tutti, ma poi se si è rimasti sul piano ultraterreno, una volta “riposati” da tutto quanto suddetto, si vaga in attesa di ritornare sul piano materiale se il Samsãra non è ancora chiuso, cominciando tutto daccapo.

Fermandoci ad un semplice stato pre-mortale invece, questo assaggio di “beatitudine” termina troppo presto quando i medici per salvare la vita operano per risvegliare la persona sotto anestesia e questa viene meno.

A parte le “storiche” trattazioni delle NDE di Emmanuel Swedenborg, Carl Gustav Jung, Raymond Moody ed Elisabeth Kübler-Ross ultimo e più approfondito contributo è stato quello del medico olandese Pim van Lommel, cardiologo che nel 2001 sulla rivista “The Lancet” pubblicò i risultati di uno studio condotto per 10 anni su 344 pazienti. Lo studio aveva come obiettivo la verifica dell’esistenza delle NDE e si concluse accettando che i fenomeni riscontrati potevano essere spiegati solo assumendo che la coscienza non fosse solo una semplice manifestazione cerebrale. In questo senso, van Lommel fu attaccato perché non era d’accordo con la tesi meramente materialistica.

Cosa dedurre da qui? Dopo tanto parlare, bisognerebbe pensare dunque che al di là di “epifenomeni” attualizzati attraverso l’apparizione di “fosfeni”, questo mondo di luce dovuto allo stato di pre-morte esiste davvero.


Il Sacro Romano ImpEuro

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Esistono diversi modi per raccontare la Storia. Uno è quello cronologico-analitico, che mette in fila le date e i fatti cercando di creare delle precise connessioni di causa ed effetto e dei collegamenti sempre più ampi e intrecciati degli eventi. L’altro è quello idealistico-romanzato, che pur non trascurando l’attinenza ai fatti accaduti cerca di rileggerli in una chiave più intimistica, soggettiva e coinvolgente. Nel primo metodo prevale l’oggettività, il distacco freddo e scientifico dai fatti che si stanno narrando, nel secondo la soggettività, la partecipazione emotiva e febbrile agli eventi nei quali ci si sente intimamente coinvolti. Entrambe queste metodologie di narrazione sono speculari e complementari: non si può essere sufficientemente lucidi, distaccati ed obiettivi se prima non si è vissuto emotivamente e appassionatamente ciò di cui si sta parlando, e d’altra parte non si può raccontare con passione e intensità ciò di cui non si conosce l’esatta evoluzione cronologica dei fatti. Nel testo che vi propongo oggi, scritto con brillantezza ed efficacia da Francesco Mazzuoli che mi ha gentilmente concesso la possibilità di pubblicarlo sul blog, prevale sicuramente il secondo aspetto della narrazione della Storia: quello romanzato, passionale, emotivamente coinvolto.


Eppure ad una lettura più attenta del testo noterete che non manca nulla della rispondenza ai fatti, ai dati e agli eventi di cui abbiamo tanto discusso in questi mesi. Il racconto, che oltre a ripercorrere i più importanti fatti degli ultimi trenta anni tenta di prevedere un possibile epilogo dell’attuale vicenda italiana ed europea, è lucido e obiettivo come pochi altri. Il processo storico che dalla lenta ma inesorabile distruzione delle istituzioni democratiche nazionali sta portando in Europa alla nascita di un Impero Oligarchico e Totalitario, viene minuziosamente analizzato fin nei minimi dettagli. Un Impero si costruisce o con la brutalità della guerra o con la costante guerriglia tecnica della burocrazia e della diplomazia, ma alla fine queste due forme di violenza che spesso coesistono insieme conducono allo stesso risultato: la sudditanza, la schiavitù, la paralisi di ogni capacità di reazione, ribellione, rinascita. Siamo italiani, siamo europei, conosciamo bene quanto fallaci, stantie e dolorose siano tutte le forme di imperio antidemocratiche che mortificano la partecipazione popolare e la difesa del bene comune. Ribelliamoci adesso, prima che sia troppo tardi. Quantomeno per rispetto dei nostri antenati che hanno sacrificato le loro vite e sono morti per lasciarci in dote la forma di governo, che per quanto delicata e infinitamente migliorabile, è quella che meglio si concilia con la nostra ancestrale idea di Bene e Solidarietà Universale: la Democrazia. Buona lettura... 


LA NASCITA DEL SACRO ROMANO IMPEURO
di Francesco Mazzuoli   


...Il 1978 fu  un anno fondamentale per la storia italiana.

Con l'omicidio Moro, abilmente orchestrato dai poteri forti, si chiuse una stagione di politiche di espansione della democrazia e del benessere nel nostro Paese. Una politica di concessioni democratiche dettate – sotto l' egida americana – dalla pressione del blocco sovietico e dal terrore che i partiti che si ispiravano all'ideologia comunista riuscissero a prendere il potere. Eliminata la scomoda figura di Moro e boicottato il compromesso storico, le classi dominanti nostrane, alleate al grande capitale industriale e finanziario internazionale, partirono alla riscossa, scagliando – esse per davvero – l'attacco al cuore dello Stato.

L'indirizzo economico della società fu orientato in senso liberistico, in modo da sottrarre ricchezza allo Stato e al lavoro (la quota salari nel 1976 toccò il suo apice), per trasferirla al capitale  e alle rendite private italiane e straniere, in un momento in cui il grande capitale si stava sempre più finanziarizzando e reclamava nuovi mercati internazionali per fare profitto.Ma c'era troppo pubblico, troppa presenza dello Stato, troppi diritti, troppe tutele: i grandi capitali pretendevano una deregolamentazione completa. Sui giornali compariva spesso questa parola: Deregulation. In inglese suonava bene, specie se a pronunciarla erano Ronald Reagan, che era stato anche attore, o Margareht Thatcher, che pareva la protagonista di un romanzo di Agatha Christie: un'inappuntabile signora con, nell'armadio, gli scheletri di diverse famiglie di operai.




Occorreva tempo, ma l'oligarchia finanziaria voleva mano libera per poter privatizzare tutto. Voleva arrivare all'eliminazione delle prestazioni erogate dagli Stati per poterle privatizzare: voleva l'istruzione, la sanità, il welfare. Nessuno, naturalmente, parlò mai di oligarchia industriale e finanziaria. Nessuno disse mai di chi realmente si trattasse. Si chiamavano mercati. Era l'apertura ai mercati, e si diceva liberalizzare. Sapeva di libertà, mentre le cose finivano sotto un padrone. Per sostituirsi agli Stati, però, questi nuovi padroni avevano bisogno che gli stessi non potessero più finanziarsi a tassi agevolati e in modo indipendente. Ottennero, allora, che gli Stati rinunciassero alla sovranità monetaria, per devolverla a istituti privati, non democratici e non elettivi, controllati, direttamente o indirettamente, non da legittimi governi, ma dagli stessi oligarchi della finanza.


Fu chiamata, vergognosamente, dottrina delle banche centrali indipendenti. Ci fu il fatidico divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia, causa remota e celata dell'esplosione del debito pubblico. Ma la colpa fu attribuita alla classe politica corrotta e sprecona, che finanziava le proprie clientele. Volevano, poi, la libera circolazione dei capitali e l'eliminazione del rischio di cambio, propalato come un moltiplicatore non dei pani e dei pesci, ma degli scambi commerciali. Così, dopo la liberalizzazione del settore bancario e la successiva creazione di gigantesche banche private – liberate anche da vincoli prudenziali a tutela dei risparmiatori e lanciate nella speculazione sfrenata - vennero lo SME, il Trattato di Maastricht, l'Euro, il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact.

Era stata, finalmente, creata una zona cosiddetta di “libero” scambio, con una unica moneta, entrambe completamente assoggettate ai dettami dell'oligarchia finanziaria. Una zona dove le Costituzioni Democratiche erano state di fatto sovvertite e sostituite dal diritto dei Trattati; dove i diritti dei cittadini non erano più tutelati e le prestazioni fondamentali dello Stato non più garantite; dove tutto era in via di privatizzazione e dove i cittadini, costretti ad aprire un conto in banca, non potevano nemmeno più disporre liberamente dei contanti. Una zona in cui Stati, una volta tra i più progrediti al mondo, erano stati colonizzati e costretti a finanziarsi con moneta straniera, controllata dagli stessi oligarchi. E dove ormai svolgevano esclusivamente il ruolo di esattori per il Potere Centrale.

Si era sotto una terribile dittatura, anche se formalmente la propaganda impiegava il termine democrazia ad ogni piè sospinto. Giornali, che nel nome e nei contenuti dichiaravano di ispirarsi alle virtù della Res-Publica, e considerati dai più difensori degli interessi del popolo, erano i più strenui apologeti dell'Impero. Questa moneta unica, invocata dai burocrati-sacerdoti della finanza come una divinità monoteistica, irreversibile come il Giudizio Universale, stava, assieme ai vincoli dei Trattati, svolgendo  egregiamente il ruolo per cui era stata progettata. Non potendo essere riequilibrate dalla flessibilità del cambio, infatti, le asimmetrie delle bilance dei pagamenti tra le diverse province imperiali, imponevano il contenimento dei salari, rendendo soddisfatti i capitalisti e i rentiers, che non vedevano i propri guadagni erosi dal mostro medioevale dell'inflazione. E un'altra virtù santa, la continenza, entrava di forza nel bagaglio dei comportamenti dei cittadini-sudditi, accusati fino a quel momento, di aver vissuto al di sopra dei propri mezzi.



Inoltre, l'oligarchia centrale stava completando il suo progetto di annessione, impadronendosi delle industrie migliori dei Paesi periferici, che impossibilitate dal cambio rigido e sopravvalutato ad esportare secondo le proprie potenzialità, entravano in una spirale debitoria e vedevano precipitare i propri corsi azionari. Le industrie ancora in mano pubblica, invece -  alcune veri e propri gioielli, anche se dipinte come sentine del vizio e dell'inefficienza - ci avrebbero pensato le classi politiche locali, corrotte e colluse, a liquidarle al Potere Centrale, in ottemperanza a vincoli di bilancio, che, addirittura, erano stati trasformati in vincolo costituzionale.

Frattanto, la crisi dei mutui subprime, (cioè la concessione di prestiti a chi non sarebbe stato in grado di rimborsarli, sui quali erano stati costruiti prodotti finanziari derivati truffaldini, ammanniti come sicuri e lucrosi), era esplosa al di là dell'Atlantico. Tale crisi, importata in Europa grazie alle grandi banche degli oligarchi imperiali, che speculavano sugli stessi prodotti finanziari, aveva acuito i problemi strutturali della cosiddetta Eurozona. I paesi membri, non potendo agire sulla leva del cambio, avevano visto peggiorare tutti gli indicatori economici. Le banche, che avevano avuto grandi perdite con i derivati e avevano prestato denaro alla periferia, facevano fatica a riavere indietro i prestiti. Molte entrarono in crisi di liquidità. Le perdite furono riparate dagli Stati, che ricapitalizzarono le banche degli oligarchi con denaro pubblico. Ovviamente, il debito pubblico esplose ovunque. Ma proprio a quel debito gli oligarchi imputarono l'origine della crisi e dissero che era causato dagli sprechi delle caste statali.

La propaganda tuonava: si disse che la corruzione e gli sprechi fossero caratteristiche congenite del pubblico. Bisognava privatizzare ancora. Gli Stati tassarono ulteriormente i cittadini per rientrare delle spese sostenute per i salvataggi bancari. Ma la disoccupazione e il crollo dei salari stavano uccidendo la domanda interna. La maggior parte delle piccole e medie imprese, entrarono in una grave crisi e ci fu una moria che de-industrializzò in modo importante il Paese. Ogni due ore chiudeva un esercizio commerciale. Il gettito fiscale crollò e ciò favorì ulteriormente il disegno degli oligarchi: le dinamiche di svendita del patrimonio pubblico e di definitiva colonizzazione degli Stati venivano accelerate, anche grazie a politiche pro-cicliche che - in dispregio a qualunque buonsenso - acceleravano la crisi, ma furono chiamate, con un ossimoro, austerità espansiva.


I cittadini, privati di tutto, erano davvero divenuti austeri. Continenza e austerità venivano predicate alla gente che si suicidava. Togliersi la vita era, infatti, all'ordine del giorno. Sètte di millenaristi percorrevano il Paese. Professori eretici; giudici che perseguivano ordini cavallereschi deviati; alti magistrati che agitavano la Costituzione come vessillo. Predicatori di piazza furoreggiavano e riuscirono perfino ad entrare in Parlamento, dove, però, qualcuno cominciò a dubitare della loro buona fede. Altri, vox clamantis in deserto, richiamava tutte le voci protestatarie all'unità di intenti. Ma i bassi personalismi e l'insipienza del volgo facevano sì che la maggioranza della popolazione vagasse nelle tenebre senza sapere a quale partito rivolgersi...



E sopra a tutto, al vertice della piramide imperiale, un progetto buio di dominio si delineava: i ribelli lo chiamarono mondialismo e stendeva le sue ali oscure su tutta la Terra. Una casta usurocratica, che sfidava il potere divino, sognava per sé di accentrare e controllare tutte le ricchezze e le risorse del pianeta. E il possesso completo dell'Europa era il banco di prova. La crisi si avvitava e i quartieri generali dell'Impero temevano per l'ordine pubblico. Poi, una mattina di domenica 28 Aprile 2013, a Roma, davanti a Palazzo Chigi, qualcuno sparò...



Prosegue l'autore...


….Ma il pilota automatico guidava il popolo come la Grazia. Ad alcuni blasfemi sovvenne anche un dubbio: non sarà quella del Presidente Napolitano? Proprio nel giorno dell'attentato, dopo mesi di conciliaboli, fu eletto il Nuovo Governo della provincia, che ancora portava il nome di Italia. L'Esecutivo fu presentato come Nuovo, ma era solo un'operazione di facciata: all'interno nessuno dei membri osava mettere in discussione i vecchi Articoli di Fede e i sacri vincoli di obbedienza al Potere Centrale, primo fra tutti il vincolo di bilancio. I nuovi luogotenenti, secondo un piano scaltro quanto prevedibile, finsero di allentare la pressione fiscale: un espediente per ottenere la tregua sociale necessaria a lavorare in pace alla missione per la quale erano stati prescelti.




Così il popolo assaggiò, tapino, che cosa fosse la cornucopia delle mitiche riforme strutturali, che da decenni erano state prospettate come gli orizzonti di una sfolgorante terra promessa. La Riforma della Costituzione le avrebbe sancite, immolando sull'altare del profitto privato il benessere collettivo. Si aprì una fase costituente. La vecchia Carta del '48, infarcita di tutele obsolete, venne riscritta, in modo che i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali non fossero più garantiti. Il welfare fu largamente privatizzato, per non gravare in modo insostenibile sul bilancio statale. Ci furono conseguenze funeste, che abbassarono ulteriormente il tenore di vita degli abitanti della provincia.







Il lavoro non fu più un diritto, ma una dura conquista. La disoccupazione, si diceva, nelle economie di mercato è un fatto fisiologico, che ha un livello naturale. Anche il suicidio per disoccupazione divenne, così, un fatto naturale. La sanità non fu più un buco nero dello Stato, che tante ruberie e malversazioni aveva originato, perché la sua tutela fu affidata ai privati. I costi, però, lievitarono enormemente, e ammalarsi divenne una calamità per i meno abbienti, che diventavano sempre più numerosi. L'età della pensione fu rimandata nel tempo, come un sogno irrealizzabile. Per alcuni, infatti, l'età pensionabile non arrivò mai, sopraggiungendo prima la morte. Per altri, più fortunati, essa arrivò, ma non i frutti delle contribuzioni di una vita, che i fondi pensione avevano bruciato in speculazioni avventate.





Le ultime industrie pubbliche e i beni demaniali furono svenduti alle oligarchie centrali. In obbedienza al pareggio di bilancio e alle altre “regole d'oro” del Fiscal Compact, la riduzione del debito pubblico doveva procedere a tappe forzate. Inoltre, la crisi aveva ridotto il gettito fiscale. E, se non bastasse, attraverso le agenzie di rating, nelle mani degli stessi oligarchi, in ogni momento poteva essere agitato il potere divino e ricattatorio dello Spread, capace di scatenare emergenze fittizie, alle quali, però, si doveva rispondere in modo insindacabile. Come già era avvenuto nel 1992, le industrie dello Stato furono vendute a prezzo di saldo; ma si  scrisse che quelle industrie erano inefficienti e improduttive, e, quando si era potuto, le si era  coinvolte in scandali montati ad arte.








L'Euro fu abbandonato dal Potere Centrale. Sostituito da nuove divise dai cambi liberamente fluttuanti nell'etere dei mercati. Aveva esaurito il suo potere alchemico di trasformare i debiti dell'unificazione germanica in crediti, e le province rivali in popoli conquistati, annessi e saccheggiati. La svalutazione del cambio favorì, finalmente, le industrie della provincia, ma ormai esse erano tutte in mano agli oligarchi centrali. Le popolazioni locali non ottennero alcun sostanziale beneficio: si resero sì disponibili posizioni lavorative, ma esse erano di basso livello e di bassissima retribuzione. E il Leviatano della Tassazione riprese, più crudele e vessatorio che mai. Vanificate le residue speranze in una vita migliore - promessa rinviata, come in ogni religione o stato totalitario, a data  inverificabile - il popolo cominciò a comprendere di essere stato ingannato. La rabbia montava.


Il Potere non vedeva l'ora che ciò accadesse e soffiava di nascosto sul fuoco, come già nel secolo precedente aveva imparato a fare in quella che si chiamò strategia della tensione. Anche gli ingenui cominciavano a capire quale ruolo avessero sempre giocato i servizi segreti, abili a mimetizzarsi tra gli oppositori e a fomentare incidenti e scontri. Ma i sistemi di controllo dell'Impero oggi erano più raffinati: internet consentiva di tenere sotto stretta  sorveglianza – e alla bisogna ricattare -  praticamente tutta la popolazione e di identificare gli attivisti e i dissidenti, uno ad uno. Lo Stato di polizia, non solo tributaria, divenne palese e una Forza di Gendarmeria Europea, chiamata Eurogendfor, con potere illimitato e totale immunità, nacque dalle ceneri di quelli che una volta erano corpi militari fedeli alle costituzioni nazionali.


La repressione delle sommosse fu spietata e la sicurezza divenne il pretesto per un regime ancora più opprimente, che non lasciava più spazio ad alcuna privacy o libertà personale. I contanti furono definitivamente aboliti e tutte le transazioni monetarie rese elettroniche. Ciò consentiva alle banche di lucrare sulle transazioni e al Potere Centrale di tenere sotto osservazione e aggredire qualunque movimento finanziario della popolazione. I ribelli, furono dotati di carte prepagate al limite della sussistenza. La dittatura aveva mostrato il suo vero volto e ormai tutti lo potevano riconoscere. Ma era tardi.


Scriveva un Italiano:

“La situazione è gravissima e compromessa al punto che occorrerebbe un fronte comune di tutti gli Italiani. Purtroppo, nel nostro Paese esiste un limite culturale enorme: l'assenza del concetto di bene comune. "Extra ecclesia nulla salus", diceva S. Agostino. E l'Italiano vive all'interno della sua ecclesia, famiglia o conventicola, dove entra o per diritto di nascita o per cooptazione, e poco gli cale che il suo orticello, il suo "particulare", si trovi nel Lazio, in Italia, in Europa, o nel mondo. Ecco perché la colonizzazione ha sempre avuto buon gioco nel nostro sventurato Paese, ecco perché l'Italiano non ha mai fatto una rivoluzione, ed ecco perché l'Italia non offre - ne offrirà mai - alcuna resistenza al progetto del mondialismo, che vedrà presto la creazione di un'area di libero scambio tra Ue e Usa. L'impossibilità di salvare l'Italia è una impossibilità antropologica. Sulla bandiera dell'Italia, come chiosava Longanesi, dovrebbe esserci scritto: "Tengo famiglia"”.


E, in effetti, secoli di dominazione, uniti a una certa mollezza infusa dallo stesso cristianesimo e la sua dottrina della predestinazione, avevano prodotto un cinismo rassegnato, un fatalismo atavico, per cui si attendeva  sempre l'arrivo di qualcun altro, di un salvatore o liberatore, vuoi nei panni di un americano in camicia a fiori, vuoi in quelli di un extraterrestre, proveniente o dagli spazi siderali, o dalle viscere della Terra, che qualcuno, su internet, sosteneva essere cava...


Il libro interrompe qui la narrazione dei fatti.

Ma c'era qualcos'altro: una lettera spiegazzata, nascosta nel sommario, vergata di suo pugno dall'autore, che somigliava più a un disperato appello che a una missiva. O forse era semplicemente un monito a futura memoria a non compiere gli stessi errori. L'autore era un Italiano. Vi leggo cosa ci ha scritto, perché è indubbio che noi siamo i destinatari.

“Cari Italiani,
questo voglio dirvi: nessuno verrà a salvarci.
Mi rendo conto che quando un popolo è nato schiavo, sa solo immaginarsi un nuovo padrone; ma è ora di assumerci le nostre responsabilità e governare il nostro Paese da soli, per la prima volta da Italiani.

In caso contrario, comincerà il Nuovo Medio Evo. Lo chiameranno Sacro Romano Impeuro. Il Papa che fa professione di pauperismo lo abbiamo già. Ci insegnerà, dopo la continenza e l'austerità, la via della decrescita.

Porteremo la nostra croce, vestiti solo di un saio e scarpe di cartone, biodegradabili. Non perché saremo diventati più spirituali, ma perché non potremo permetterci altro. Poi, all'improvviso, qualcuno griderà: “Ecce IMU!”. E andremo tutti a confessarci all'Agenzia delle Entrate.

É ora di ribellarci. Le virtù teologali, che ci incatenavano, sono svanite: la fede nell'Euro l'abbiamo persa. La speranza nella Ripresa non l'abbiamo mai avuta. E la carità... siamo finiti a chiederla.”

http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2013/05/storia-di-un-romanzo-criminale-la.html?spref=fb 

UFO nella notte

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Il signor M. è un sottufficiale in pensione dell’Aeronautica Militare Francese che abita a Perpignanais. Racconta al sito internet di “OVNI66” una esperienza che lo coinvolse agli inizi degli anni 60 del secolo scorso (1964 o 1965), mentre era meccanico all’equipaggiamento a terra. Di base a Istres, in quel periodo aveva circa trent’anni d’età e il suo compito era quello di controllare “voli, motori ed equipaggiamenti” dei velivoli C135F, versione francese del quadrimotore americano KC135. Questo aereo ha la particolarità di essere equipaggiato di un tubo di rifornimento in volo, tra gli altri, per i Mirage IV.

Quel giorno, quando avvenne l’episodio, ebbe il compito di risolvere un problema all’amplificatore del pilota automatico che presentava un difetto provocato dal cosiddetto “delfinamento” (oscillazioni longitudinali, regolari e di bassa frequenza di un aeronave in volo). La regolazione dei comandi è destinata a compensare questo effetto di “delfinamento” indesiderato. Ciò richiede un volo orizzontale.

IL TESTIMONE RACCONTA:

“Siamo nel mese di luglio 1964 (o 1965) e, quel giorno, la nostra missione era piuttosto “calma“. Si trattava, tra l’altro, di addestrare due membri dell’unità al “volo ASTRO“, ossia navigare utilizzando le mappe del cielo, a partire dalle stelle e dai pianeti visibili (vista ASTRO). A quell’epoca, era parte integrante della formazione dei piloti dell’Aeronautica Militare. L’equipaggio era dunque composto da un comandante di bordo, il suo secondo, un addetto radio, un meccanico di volo, un meccanico radio a terra, i due allievi piloti in stage di formazione e io stesso: meccanico equipaggiamento a terra. Il cielo era chiaro e perfetto per una navigazione “ASTRO“. Si potevano facilmente identificare i pianeti e le stelle visibili e la nostra direzione era pieno Nord verso la stella Polare. Ad ovest, si potevano ancora distinguere le coste dell’Inghilterra. Dopo un ora e 45 minuti di volo, verso le ore 23:45, mentre stavamo ad una velocità di crociera di 800 km/h circa, ad una altitudine di 33.000 piedi (10.000 metri), uno dei navigatori ci comunica che ha un “animale domestico” sul suo radar a ore 9 (direzione ovest), a circa la stessa altitudine della nostra. Tutto l’equipaggio scruta il cielo visivamente davanti l’aeromobile e osserva a ore 11 (nord-nord ovest) un oggetto luminoso di forma lenticolare, color crema, che non brillava, con dei bordi distinti. L’oggetto sembrava statico, ma in realtà volava in formazione, esattamente alla stessa velocità del nostro aeromobile (circa 800 km/h) e davanti a noi! Osservammo l’oggetto per più di 15 minuti e poi sparì all’improvviso…

Contattammo per radio la stazione più vicina, ad est, in Norvegia o in Danimarca (ndr il testimone non ricorda di preciso) e il corrispondente ci rispose che non aveva nulla sul suo schermo radar. 

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Eppure il il pilota aveva registrato con successo un blip sul suo radar di volo, escludendo di fatto una illusione ottica, un miraggio o allucinazione. Inoltre, l’equipaggio, scelto per questa missione di addestramento, era composto da membri competenti e con esperienza per il volo ASTRO. Non potevano dunque, e in nessun caso, essersi confusi con un corpo celeste (pianeta, stella) e il radar non poteva rivelare che gli oggetti situati ad una distanza (relativamente) vicina al C135F.

Il volo durò circa 5 ore. Ritornati alla base di Istres, questo evento non ebbe alcuna risposta o un rapporto. Il signor M. cercò di discutere con il comandante di bordo, ma evitò ostinatamente di parlare di questo incidente“.


Il Segnale WOW di Tesla - Il Satellite di Atlantide

Il Dopo...

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Quella che segue non è proprio una lettura semplice ed immediata, lo ammetto, magari dovrete ritornare su certi concetti, rileggerli più volte per "digerirli", ma vi assicuro che è un efficace compendio delle nuove acquisizioni a cui ci sta conducendo la cosiddetta "nuova fisica", figlia di una scienza senza condizionamenti o paraocchi ideologici, nè stupidi e sorpassati pregiudizi materialistici, ormai stantio retaggio ottocentesco.

Essa ci conduce ad implicazioni davvero fondamentali per la nostra esistenza ed il nostro modo di guardare alla vita, e che in futuro certamente modificheranno radicalmente culture, costumi, mentalità e modi di vivere.

Pertanto vi consiglio di leggere con cura questa "gemma" che contiene la sintesi scientifica fatta dal fisico teorico Frederik Van Der Veken che io ho semplicemente tradotto dall'inglese.

Nel corso degli ultimi 100 anni abbiamo assistito a grandi cambiamenti nei paradigmi scientifici, e grandi e numerose scoperte hanno scosso le fondamenta del nostro modo di vedere la realtà al punto che, alcune di esse, possono sembrarci addirittura fantascientifiche: noi sappiamo oggi che la materia è costituita per il 99% da spazio vuoto e che le particelle quantistiche sono punti zero-dimensionali.

E’ verificabile sperimentalmente che il viaggio nel futuro è possibile viaggiando ad altissime velocità ed esistono particelle quantistiche in grado di teletrasportarsi attraverso muri impenetrabili e di essere in due posti contemporaneamente e, inoltre, di cambiare il proprio comportamento in presenza di un osservatore cosciente.

La meccanica quantistica è molto di più di un insieme di teorie ed interpretazioni, essa ci fornisce l’innegabile prova che tutto ciò che conosciamo, le opere e l’esperienza, si strutturano in modi che possiamo definire “surreali”, e non è l’unico campo della scienza che ci fa riflettere a fondo circa il vero senso e la vera natura della realtà. Anche le neuroscienze, che studiano il nostro sistema nervoso, ci inducono a riflessioni profonde sul mistero più grande e tuttora irrisolto della scienza: la coscienza. Il concetto di coscienza proposto nel corso del 2012 è che essa sia il risultato delle scariche elettriche che si verificano nel sistema nervoso e lo fanno funzionare; quando questa attività diventa irregolare o insolita a causa, per esempio, di lesioni cerebrali, sperimentiamo le cose in maniera diversa dal solito.

Ad esempio, esiste una malattia rara che può verificarsi come conseguenza di emicrania e diabete e che si chiama “sindrome di Capgras” (detta anche sindrome del sosia); detta malattia fa si che chi ne è colpito si convinca profondamente che tutti i propri cari, familiari ed amici, siano degli impostori, dei sosia che fingono di essere suoi familiari.

Per il resto essi si comportano in modo del tutto normale, ma anche di fronte a ragionamenti logici e ferrei che vengono ad essi fatti per dimostrargli che i loro parenti non sono affatto degli impostori, essi continuano ad articolare altrettanti complessi ragionamenti per spiegare in che modo quegli “impostori” si siano sostituiti ai propri familiari. Anche altri disturbi possono, per esempio, causare nei pazienti la perdita della capacità di descrivere o percepire la metà destra del volto delle persone, ma essi non saranno mai consapevoli di questa loro condizione e non accetteranno mai il fatto di soffrire effettivamente di questa malattia.

Noi siamo convinti che le nostre capacità matematiche e razionali ci permettano di fare distinzioni oggettive, e che il nostro intelletto sia il “motore” delle nostre incredibili conquiste scientifiche e del nostro progresso tecnologico: ciò è certamente vero, ma le stesse capacità intellettuali che possediamo in vario grado, possono portarci anche a convincerci della realtà di pure illusioni e a restare bloccati in esse (la profezia Maya vi ricorda forse qualcosa a livello planetario? ndr).

Come accade ai malati della sindrome di Capgras. In poche parole possiamo dire che sono i modelli alla base della nostra coscienza a definire la nostra percezione dell’intera realtà. Sembra, inoltre, che la nostra coscienza funzioni più come un orologio digitale che come uno analogico: invece di un flusso costante di esperienza, le nostre esperienze possono essere suddivise in intervalli di “quanti” di tempo equivalenti a 0,042 secondi, ciascuno dei quali corrisponde a un momento di coscienza. Questo si chiama “quantizzazione” e significa che qualcosa può essere suddiviso fino a giungere ai più piccoli blocchi che compongono un “edificio”.

Ogni stato di coscienza consiste di un certo numero di informazioni che potrebbero, teoricamente, essere registrate in un “disco rigido” che, non è ancora alla portata delle odierne conoscenze; nonostante ciò, si sta assistendo nei laboratori di tutto il mondo ad enormi progressi nel campo della ricerca che ha lo scopo di creare un simulatore del cervello umano il più perfetto possibile.

Ad oggi non sono state ancora assorbite completamente dall’opinione pubblica alcune delle più grandi e sconvolgenti scoperte della ricerca scientifica del secolo scorso, e quello che la scienza ha scoperto nel campo della conoscenza della coscienza umana negli ultimi decenni sta appena iniziando a farsi strada faticosamente tra le tante informazioni senza importanza che ogni giorno ci bombardano.

Ciò che la scienza sta scoprendo sulla coscienza umana cambierà di sicuro in futuro il nostro modo di guardare la vita….Nel 2007 il pioniere della ricerca sulle cellule staminali Robert Lanza, ha elaborato una teoria che postula che il tempo, lo spazio ed anche la nostra intera realtà, non sono affatto ciò che noi da sempre crediamo che siano seguendo la semplice evidenza che i nostri sensi ci rimandano ogni giorno. Sebbene ancora incompleta, questa teoria è stata accettata come promettente e foriera di futuri rivoluzionari sviluppi da molti fisici premi Nobel e dagli astrofisici della NASA.

Questa teoria, detta del “biocentrismo”, descrive la realtà come un processo che coinvolge profondamente la nostra coscienza e spiega che, senza l’intervento, appunto, della nostra coscienza, tutta la materia si trova in uno stato indeterminato di probabilità, il tempo non ha esistenza reale e lo spazio è solo un concetto che usiamo per dare un senso alle cose. Se guardiamo alla meccanica quantistica e alle neuroscienze per riempire i vuoti di questa teoria, tutto ciò che ci rimane altro non sono che stati quantizzati di coscienza; la realtà, come la conosciamo non esiste, e se avesse un qualsiasi tipo di esistenza che si potesse “visualizzare”, essa si presenterebbe ai nostri ipotetici occhi come un mare infinito di informazioni statiche nelle quali tutte le probabilità esistono contemporaneamente.

Immaginare tutte queste probabilità in uno spazio zero-dimensionale e senza tempo non è facile per noi e la nostra mente che è, per l’appunto, spazio-temporale, e forse mai riusciremo a capire cos’è la realtà in realtà (scusate il gioco di parole). Ogni più piccola parte di informazione esiste, compresi i “blocchi” di informazioni che descrivono perfettamente i momenti di coscienza che noi sperimentiamo da un momento all’altro. Nella meccanica quantistica è stata elaborata la teoria dell’universo olografico nella quale l’intero universo può essere visto come una struttura bidimensionale contenente tutte le informazioni che ci sembra di percepire in maniera tridimensionale. In un nuovo modello tutta l’esistenza è codificata nei momenti quantizzati di coscienza che contengono tutte le nostre esperienze.

Ogni momento di coscienza è una realtà in sé, e abbiamo esperienza del tempo come ovvia e semplice, ma ogni momento di coscienza contiene un diverso insieme di memorie ed esperienza, indipendentemente dalla nostra sensazione di “linea temporale”.

Domani potrebbe accadere prima di ieri….dai nostri ricordi dipendono le informazioni codificate in ogni istante di coscienza ed essi possono dirci solo qualcosa circa la realtà che viviamo in questo momento; ogni percezione del tempo come una “continuità” è, in realtà, un’illusione. Per questo l’astrofisico della NASA David Thompson ha definito la teoria di Lanza una “sveglia” data all’umanità che soggiace dormiente all’illusione della realtà come connaturata dallo spazio e dal tempo.

Quando guardiamo al Big Bang o quando osserviamo le particelle quantistiche saltare avanti e indietro nel tempo, abbiamo l’arroganza di presumere che il tempo si muova solo in avanti ed in linea retta, e quella di considerare queste anomalie temporali come insolite e intuitive. In realtà non vi è alcuna indicazione del fatto che la nostra percezione e la memoria definiscano la direzione del tempo.

Tutto ciò sembra suggerire che la nostra realtà sia sempre sul punto di disintegrarsi completamente o che, almeno, essa sia altamente incoerente e casuale in qualsiasi momento. Ma il motivo per cui noi sperimentiamo un mondo rigido, con leggi naturali profondamente strutturate è perché modelli coerenti evolvono secondo principi matematici. Dal momento che ogni modello possibile può esistere all’interno di un infinito, l’unico collegamento tra due momenti indipendenti quantizzati di coscienza è l’informazione nuova che si sovrappone ad essi. Le leggi secondo le quali noi realizziamo la nostra realtà sono semplicemente quelle più probabili a realizzarsi fra le infinite altre.

Del resto modelli strutturati e coerenti si possono trovare anche nel caos, essi sono necessari all’esistenza della coscienza e la realtà che viviamo si evolve lungo i rami più probabili del proprio modello specifico. Se i disturbi neurali come la sindrome di Capgras ci hanno insegnato qualcosa è che abbiamo una capacità incredibile di razionalizzare le stranezze nella nostra realtà. C’è una evidenza, però, che diventa difficile confutare: che il modello di momenti quantizzati di esperienza è intrinsecamente infinito e, statisticamente, dunque, una vita dopo la morte è semplicemente inevitabile.

PERCHE 'gli scettici di mentalità chiusa' rifiutano di accettare la PROVE a favore del paranormale e dell'Aldilà secondo alcuni diversi punti di vista:

1. Difesa psicologica: 'razionalizzazione attraverso la dissonanza cognitiva': si tratta di una difesa che la mente scettica innalza contro informazioni che sono fondamentalmente in contrasto con le convinzioni care e che lo condizionano da sempre. La mente dello scettico razionalizza le informazioni incoerenti con ciò che egli ritiene essere giusto, e ciò perchè se egli dovesse accettare quelle nuove informazioni che contrastano i suoi principi, ciò causerebbe una 'dissonanza', un conflitto interiore, e una grande ansia per lo scettico costretto a lasciare quella che gli psicologi chiamano 'comfort zone', uno spazio interiore fatto di opinioni e certezze costruite nel tempo e che danno sicurezza. Quando ciò accade, nello scettico che si trova a dover rivedere le sue credenze il cuore batte più velocemente, la pressione arteriosa aumenta, e la sudorazione si intensifica'. Così la mente scettico dice NO e subito adotta la tecnica della negazione totale dicendosi che quell'informazione non può essere giusta, e respinge le informazioni, anche se si è dimostrato che le prove sull' esistenza dell'aldilà sono scientificamente corrette.

2. La "catessi" : con questo termine si indica l'inestimento "emotivo" che una persona ha fatto nei confronti di un'idea, una persona, un'azione. Più alto è stato questo investimento e più forte sarà l'attaccamento che quella persona avrà nei confronti del suo "totem ideologico". Nella mente dello scettico irrazionale e fortemente irrigidito, si crea un atteggiamento tale da costituire come una "super-colla" che lo tiene legato alla chiusura mentale dello scetticismo e che costituisce una parte fondamentale della sua identità. Rinnegare il proprio "autoindottrinamento" culturale o religioso crea ansia nel soggetto duro a cambiare idea, lo destabilizza e lo mette di fronte a troppi nuovi interrogativi.

3. Programmazione neurolinguistica (PNL) parla di 'eliminazione' quando le informazioni nuove sono fondamentalmente incompatibili con la visione del mondo dello scettico. Tutto ciò allora viene automaticamente cancellato senza sottoporlo ad alcun esame. Secondo la PNL nello scettico prevale sopra ogni altra esigenza (anche di conoscenza ed evoluzione) la volontà di 'cancellare' le informazioni che contrastano le proprie idee e visione del mondo per mantenere la mente e il corpo nello stato dil 'omeostasi', ovvero una pacifica condizione che evita ansia, stress e assicura allo scettico stesso calma, tranquillità, e lo lascia indisturbato nella sua "comfort zone".

4. Credenze di un determinato ambiente : se lo scettico dalla mentalità chiusa nasce da una devota famiglia indù in India, è garantito che lo scettico avrà fede nella religione indù. Se nasce in Iraq o in Iran o in qualsiasi paese islamico, questo stesso scettico avrà fede islamica. Se nato in Israele da una famiglia ebraica ortodossa, lo scettico avrà credenze ebraiche ecc .... Così la sfida per lo scettico è quella di superare il suo condizionamento che nasce nell'infanzia, di rimuovere i blocchi mentali e imparare a percepire tutte le informazioni in modo scientificamente bilanciato.


La Ciudad Blanca. Una delle Capitali di "Atlantide"?

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Ritrovata dagli archeologi la mitica Ciudad Blanca (la Città Bianca). Secondo la leggenda tramandata dalle popolazione honduregne, la perduta Città Bianca era splendente e piena di ricche statue in oro massiccio. 

Inoltre, la tradizione vuole che fosse il luogo di nascita del dio Quetzalcoatl, il 'serpente piumato' azteco conosciuto come inventore dei libri e del calendario, come colui che donò il mais al genere umano, civilizzatore, secondo il Progetto Atlanticus, dei popoli sudamericani post-diluviani.

Ma se la città in oggetto vide i natali del dio Quetzalcoatl, viene naturale chiedersi chi l'abbia costruita... Progetto Atlanticus ha una teoria: qualcosa che ha a che fare con Atlantide, gli Anunnaki e l'età dell'oro e le nazioni atlantidee pre-diluviane della regione, vedi Akakor, o delle pendici andine, vedi Titicaca e Machu Picchu.

Steven Elkins e Bill Benenson, due ricercatori dell'Università di Houston e del Centro Nazionale Airborne Laser per la Mappatura (NCALM), l'anno scorso annunciarono la scoperta di possibili rovine di un'antica città perduta nella regione di Mosquitia, in Honduras.

Ora , grazie a nuove immagini ottenute dalla scansione radar dell'area, i ricercatori pensano di aver ottenuto la conferma della scoperta fatta un anno fa nella fitta giungla del Centro America.

Ma ciò che entusiasma i ricercatori è che la conferma ottenute dalle immagini radar potrebbe riguardare le rovine della leggendaria 'Ciudad Blanca' o 'Città Bianca', una metropoli leggendaria di cui si ha notizia fin dai tempi dei conquistadores spagnoli, ma che non ha mai trovato conferma archeologica.

Secondo la leggenda tramandata dalle popolazione honduregne, la perduta Città Bianca era splendente e piena di ricche statue in oro massiccio. Inoltre, la tradizione vuole che fosse il luogo di nascita del dio Quetzalcoatl, il 'serpente piumato' azteco conosciuto come inventore dei libri e del calendario, come colui che donò il mais al genere umano e, a volte, è stato anche considerato il simbolo della morte e della resurrezione.

La scoperta dei due archeologi sta per svelare importanti informazioni sulla storia passata del genere umano?

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Secondo la leggenda, la Ciudad Blanca era una vera e propria miniera d'oro, e proprio per questo è stata il sogno e il tormento dei conquistadores, a partire da Hernando Cortes che ne fa menzione in una lettera del 1526 indirizzata al re Carlo V di Spagna, e di numerosi avventurieri in cerca di tesori perduti.

L'origine della leggenda non è chiara; alcuni sostengono che essa sia nata in seno al tempo della Conquista Spagnola, mentre altri sostengono che essa provenga dalle tradizioni orali degli indigeni Pech e del popolo Tawahka.

Nel corso degli anni, una serie di spedizioni, un mix tra caccia al tesoro e ricerca scientifica, hanno offerto risultati che hanno alimentato la leggenda della città perduta. Tuttavia, ad oggi vi è una forte polemica nella comunità scientifica per quanto riguarda la veridicità della leggenda.

Una delle prime esplorazioni documentate è stata quella organizzata nel 1933 dall'archeologo William Ducan Strong per lo Smithsonian Institution. Nel suo diario, l'esploratore registrò la presenza di molti tumuli sulle rive del Rio Patuca e su quelle del Rio Conquirre.

Nello stesso anno della spedizione di Strong, il professore honduregno Jesus Aguilar Paz completava e pubblicava la prima mappatura completa dell'Honduras, sulla quale riportava la presenza di numerosi resti archeologici nella regione di Mosquitia.

Per una nuova spedizione rilevante bisogna aspettare il 1975, quando il dottor David Zink e il dottor Edquin Shook si recarono nella foresta pluviale con un troupe televisiva al seguito. La spedizione rilevò la presenza di tumuli nella regione di Mosquitia, portando alla luce diversi monoliti di pietra.

Dal 1980 in poi, diversi archeologi come George Hasemann, Gloria Lara Pinto e Chris Begley hanno esplorato la zona documentando centinaia di siti, tra cui 'Crucitas del Rio Aner', uno dei siti archeologici più grandi documentati nella giungla di Mosquitia.

Come riporta Discovery News, ispirato dalle leggende e dalle scoperte, l'archeologo e regista Steven Elkins si è messo di buona lena alla ricerca di fondi privati per finanziare l'utilizzo delle apparecchiature del NCALM, in particolare del LiDAR, così da effettuare una mappatura laser del suolo della foresta pluviale della Mosquitia.

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Nel corso di un'intera settimana, i ricercatori hanno scandagliato più di 60 chilometri quadrati di foresta, sorvolando l'area a bordo di un Cessna a doppio motore. Le immagini realizzate con il LiDAR hanno permesso ai ricercatori di 'vedere' il suolo delle giungla, rilevando i segni di quelli che sembrano antichi insediamenti umani.

Le scansioni mostrano la presenza di una pendenza artificiale che potrebbe essere la piazza di un'antica città circondata da piramidi divorate dalla vegetazione. I ricercatori pensano di aver individuato anche quelle che sembrano essere canali, strade, edifici e terreni agricoli terrazzati. Le immagini sono state presentate il 15 maggio 2013 nel corso del meeting annuale dell'American Geophysical Union.

Qesta è la prima volta che il LiDAR è stato utilizzato nell'ambito della ricerca archeologica. Se confermata, la scoperta della 'Ciudad Blanca' potrebbe essere paragonata a quella del sito di Machu Picchu, l'antica città peruviana rimasta nascosta per centinaia di anni e scoperta accidentalmente solo nel 1911.

'Ciudad Blanca' ha un ruolo centrale nella mitologia mesoamericana. Secondo la tradizione azteca, è il luogo di nascita del dio Quetzalcoatl. I racconti parlano di meravigliosi idoli d'oro e di straordinarie sculture realizzate in pietra bianca finemente scolpita.

Sebbene la notizia dei risultati incoraggianti abbia entusiasmato il presidente dell'Honduras Porfirio Lobo, ora è necessaria una spedizione sui luoghi della scoperta, che secondo gli archeologi potrebbe partire già quest'anno.

Le Spirali del Kalahari

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L'erosione del vento e una minuziosa osservazione del territorio hanno permesso l'incredibile scoperta, grazie all'ausilio di Google Maps, di una vasta regione del deserto del Kalahari su cui sono presenti decine di spirali e altre forme geometriche incise sul suolo.

Paragonabili in dimensioni alle famose Linee di Nazca, ma molto più complesse del punto di vista geometrico, le Linee del Kalahari potrebbero potenzialmente indicare la presenza di un'antichissima città che esisteva sulla vasta distesa sabbiosa del Sud Africa.

Attualmente, l'area scoperta si trova in quella zona che viene definita 'verneukpan', un'area inospitale dove sono presenti alcune saline africane.

Per oltre un anno, il giovane ricercatore olandese Jaimy Visser ha scandagliato numerosi siti archeologici del mondo utilizzando Google Maps, nell'ambito del progetto 'Esthar'.

Finora, sono stati individuati più di 900 siti potenzialmente interessanti dal punto di vista archeologico, ma la scoperta delle spirali del deserto del Kalahari è quella che ha suscitato più interesse tra gli appassionati.

Visser, nel corso delle sue ricerche, ha individuato numerose strutture circolari inspiegabili, notando che quasi tutte si trovano in aree desertiche e che presentano caratteristiche simili.

In particolare, le Linee del Kalahari presentano notevoli somiglianze con le incisioni di Knowth, Newgrange, Malta e altri vari siti preistorici dove la presenza del simbolo della spirale è predominante.

L'area sulla quale insistono i geoglifi è ampia quasi 10 chilometri quadrati, con altri modelli geometrici che si sviluppano su un'ulteriore area di 30 chilometri quadrati. Questo è il commento che Jaimy Visser ha rilasciato a proposito della sua scoperta.

“Ho individuato centinaia di rovine circolari in tutto il mondo durante le mie ricerche, ma queste spirali sono decisamente le più grandi che abbia mai visto, e siccome si tratta di un simbolo importante per tante culture antiche del nostro pianeta, non credo che si possa escludere che siano antiche, molto antiche”.
Per osservare direttamente le spirali su Google Maps basta inserire le seguenti coordinate:

-30° 0′ 21.64″, +21° 6′ 21.69″ 

oppure consultare direttamente le mappe di Atlanticus:

"Il mondo degli Anunnaki"

"L'età dell'Oro"


Poche ore dopo la pubblicazione delle immagini, è intervenuto Micheal Tellinger, il celebre ricercatore indipendente di archeologia antica, il quale a malapena riusciva a contenere la sua emozione:

“Ben fatto ragazzi, questo è un passo enorme e una pagina emozionante per la comprensione delle civiltà scomparse in Sud Africa. E' una scoperta importante quanto quella delle Linee di Nazca. Potreste aver trovato le prove della città perduta del Kalahari”.


Ora bisogna solo aspettare la conferma definitiva da terra, anche per capire con cosa abbiamo a che fare. 



Akasha

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Akashico è un termine derivato dalla parola sanscrita “Akasa” che si riferisce a un’essenza indeterminata quale lo spazio o l’etere.

È un luogo spirituale che funge da memoria centrale di tutte le informazioni di ogni individuo che abbia mai vissuto su Gaia e nel cosmo. Più che un semplice contenitore di eventi, l’Archivio Akashico contiene ogni azione, parola, sentimento, pensiero e intenzione che sia mai avvenuto in qualsiasi momento della storia mondiale. Al contrario di un semplice magazzino di memoria, questo Archivio Akashico è interattivo, poiché esercita una grandissima influenza sulla nostra vita di ogni giorno, le relazioni, i sentimenti, i sistemi di credenze e le realtà potenziali che attiriamo su di noi.

L’Archivio Akashico o “Il libro della vita” può essere considerato l’equivalente di un super-computer dell’universo. È questo computer che funge da memoria centrale di tutte le informazioni di ogni individuo che abbia mai vissuto sulla terra. Forse la più completa fonte di informazioni sull’Archivio Akashico viene dall’opera chiaroveggente di Edgar Cayce.

Non è esagerato affermare che il computer ha trasformato (e sta ancora trasformando) il pianeta intero. Che si tratti della tecnologia, dei trasporti, della comunicazione, dell’educazione o dell’intrattenimento, l’era del computer ha rivoluzionato il globo e i modi in cui comunichiamo e interagiamo tra noi. Nessun settore della società moderna è stato risparmiato.

La quantità di informazioni immagazzinata nella memoria dei computer e presente ogni giorno nella “strada maestra” di Internet è incalcolabile. Tuttavia, questo vasto complesso di sistemi computerizzati e database collettivi non è ancora in grado di avvicinarsi alla potenza, la memoria o l’onnisciente capacità di registrazione dell’Archivio Akashico.

Per semplificare le cose, l’Archivio Akashico o Il libro della vita può essere considerato l’equivalente di un super-computer dell’universo. È questo computer che funge da memoria centrale di tutte le informazioni di ogni individuo che abbia mai vissuto sulla Terra. Più che un semplice contenitore di eventi, l’Archivio Akashico contiene ogni azione, parola, sentimento, pensiero e intenzione che sia mai avvenuto in qualsiasi momento della storia mondiale. Al contrario di un semplice magazzino di memoria, questo Archivio Akashico è interattivo, poiché esercita una grandissima influenza sulla nostra vita di ogni giorno, le relazioni, i sentimenti, i sistemi di credenze e le realtà potenziali che attiriamo su di noi.

L’Archivio Akashico contiene l’intera storia di ogni anima, sin dall’alba della Creazione. Questo archivio ci connette tutti gli uni agli altri, e contiene ogni simbolo archetipo o racconto mitologico che abbia mai influenzato profondamente il comportamento e le esperienze dell’uomo.

L’archivio Akashico ispira i sogni e le invenzioni, provoca l’attrazione o la repulsione tra gli esseri umani, modella e foggia i livelli della consapevolezza umana, costituisce una porzione della Mente Divina, è il giudice e la giuria imparziali che cercano di guidare, educare e trasformare ogni individuo per farlo evolvere al meglio delle sue possibilità, e infine incarna una matrice fluida e sempre mutevole di futuri possibili che diventano attuali quando noi esseri umani interagiamo e impariamo dai dati che si sono già accumulati.

Informazioni su questo Archivio Akashico – questo Libro della Vita – si possono trovare nel folklore, nei miti e in tutto l’Antico e Nuovo Testamento. Sono rintracciabili nelle popolazioni semitiche, negli Arabi, gli Assiri, i Fenici, i Babilonesi e gli Ebrei. In ognuna di queste popolazioni esisteva la credenza nell’esistenza di una sorta di tavole celesti contenenti la storia del genere umano e ogni tipo di nozione spirituale.

Nelle Scritture, il primo riferimento a un libro ultraterreno si trova in Esodo 32:33. Dopo che gli Israeliti avevano commesso un peccato gravissimo adorando il vitello d’oro, fu Mosè a intercedere per loro, giungendo a offrire la propria totale responsabilità e la cancellazione del proprio nome “dal tuo libro che hai scritto” a espiazione delle loro azioni. In seguito, nell’Antico Testamento, apprendiamo che non esiste nulla di un individuo che non sia riportato in questo stesso libro. Nel Salmo 139, Davide accenna al fatto che Dio ha scritto tutti i dettagli della sua vita, incluso ciò che è imperfetto e le azioni ancora da svolgere.

Per molte persone, questo Libro della Vita è semplicemente un’immagine simbolica di coloro che sono destinati al paradiso; le sue radici sono gli archivi genealogici o forse i primi censimenti. La religione tradizionale suggerisce che questo libro – in forma letterale o simbolica – contiene i nomi di tutti coloro che sono degni di salvezza. Il Libro va aperto in relazione al giudizio divino (Dan. 7:10, Rev. 20:12). Nel Nuovo Testamento, i redenti dal Cristo sono contenuti nel Libro (Filippesi 4), mentre coloro che non si trovano nel Libro della Vita non entreranno nel Regno dei Cieli.

Come interessante corollario, nel mondo antico il nome di una persona era un simbolo della sua esistenza. Secondo Sir James Thomas Frazer, autore di The Golden Bough – una delle opere più esaurienti sulla mitologia mondiale – tra il nome e l’esistenza di una persona esisteva un legame tale che “era possibile compiere riti magici su un uomo indifferentemente attraverso il suo nome, i suoi capelli, le sue unghie o qualsiasi altra parte materiale della sua persona”. Nell’antico Egitto, cancellare un nome da un registro equivaleva addirittura a eliminare il fatto che una persona fosse mai esistita.

Più vicino ai giorni nostri, molte informazioni sull’Archivio Akashico sono state fornite da stimati medium e mistici contemporanei, ovvero individui la cui percezione si estendeva in qualche modo oltre i limiti delle tre dimensioni. Secondo H. P. Blavatsky (1831-1891), un’immigrata russa mistica e fondatrice della Società Teosofica, l’Archivio Akashico è molto di più che un semplice elenco statico di dati che un sensitivo può raccogliere qui e là; piuttosto, l’Archivio esercita un’influenza continua e creativa sul presente:
Akasha è uno dei principi cosmici e un soggetto plastico, creativo nella sua natura fisica, immutabile nei suoi principi più elevati. È la quintessenza di tutte le possibili forme di energia, materiale, psichica o spirituale; inoltre, contiene in sé i germi della creazione universale, che fiorisce sotto l’impulso dello Spirito Divino.

Alchemy and the Secret Doctrine

Rudolf Steiner (1861-1925), il filosofo, pedagogista e fondatore della Società Antroposofica nato in Austria, possedeva la capacità di ricevere informazioni da oltre il mondo materiale: un “mondo spirituale” che per lui era tanto reale quanto per gli altri lo era il mondo fisico. Steiner affermava che la capacità di percepire questo altro mondo poteva essere sviluppata, rendendo un individuo capace di scorgere eventi e informazioni in tutto e per tutto concreti come quelli presenti:
…l’uomo è in grado di penetrare alle origini eterne delle cose che svaniscono con il tempo. In questo modo, egli amplia la sua facoltà cognitiva se, per quel che riguarda la conoscenza del passato, non si limita alle evidenze esteriori. Poi egli può vedere negli eventi non percepibili ai sensi, quella parte che il tempo non è in grado di distruggere. Egli passa dalla storia transitoria a quella non-transitoria. È un fatto che questa storia sia scritta in caratteri diversi rispetto a quella ordinaria. Nella gnosi e nella teosofia viene chiamata la “Cronaca Akashica”… Al non iniziato, che non è ancora in grado di fare l’esperienza di un mondo spirituale separato, è facile che l’iniziato sembri un visionario, se non qualcosa di peggio. Chi ha acquisito la capacità di percepire il mondo spirituale arriva a conoscere gli eventi passati nel loro carattere eterno. Questi ultimi non stanno di fronte a lui come la morta testimonianza della storia, bensì appaiono pieni di vita. In un certo senso, ciò che è avvenuto ha luogo davanti a lui.

Per quanto riguarda le intuizioni moderne, forse la più completa fonte di informazioni sull’Archivio Akashico viene dall’opera chiaroveggente di Edgar Cayce (1877-1945), mistico cristiano e fondatore della A.R.E. Per trentatré anni della sua vita adulta, Edgar Cayce possedette la capacità soprannaturale di sdraiarsi su un lettino, chiudere gli occhi, unire le mani sullo stomaco ed entrare in una sorta di stato alterato in cui aveva accesso praticamente a qualsiasi tipo di informazione. L’accuratezza dell’opera telepatica di Cayce è dimostrata da circa una dozzina di biografie e da centinaia di libri che analizzano vari aspetti delle informazioni e delle migliaia di argomenti da lui discussi.

Quando era interrogato sulle fonti delle sue informazioni, Cayce rispondeva che erano essenzialmente due. La prima era la mente subconscia dell’individuo cui stava dando la “lettura”, la seconda era l’Archivio Akashico.

Più spesso, quando dava una lettura sulla storia dell’anima di una persona o sulla sua dimora individuale nello spazio e il tempo, Cayce cominciava con un’affermazione del tipo: “Sì, abbiamo di fronte a noi l’archivio dell’entità adesso conosciuta o chiamata…”. Discutendo il processo mediante il quale accedeva a questi archivi, Edgar Cayce descrisse la sua esperienza come segue:
Vedo me stesso come un piccolo punto fuori dal corpo fisico, che giace inerte davanti a me. Mi sento oppresso dall’oscurità e provo una solitudine terribile. Sono consapevole di un fascio bianco di luce. Da piccolo punto che sono, mi dirigo verso l’alto seguendo la luce, sapendo che devo seguirla, altrimenti sarò perduto.

Man mano che percorro questo cammino di luce, divento gradualmente consapevole di vari livelli sopra i quali c’è movimento. Sopra il primo livello esistono forme indistinte e orribili, figure grottesche come quelle che si vedono negli incubi. Andando avanti, cominciano ad apparire da entrambi i lati figure deformi di esseri umani con alcune parti del corpo ingrandite. Di nuovo, avviene un cambiamento e divento consapevole di figure grigie incappucciate che si muovono verso il basso.
Gradualmente, il loro colore si fa più chiaro. Poi, la direzione cambia e queste figure si muovono verso l’alto, mentre il colore delle loro tuniche si schiarisce rapidamente. In seguito, cominciano ad apparire da entrambi i lati profili indistinti di case, muri, alberi ecc., ma ogni cosa è priva di movimento. Andando avanti, appaiono quelle che sembrano normali città, con più luce e movimento.
Quando quest’ultimo aumenta, divento consapevole dei suoni: inizialmente strepiti confusi, poi odo musiche, risate e canti di uccelli. C’è sempre più luce, i colori diventano bellissimi e si sente il suono di una musica meravigliosa. Le case restano indietro, davanti c’è solo un insieme di suoni e colori. Improvvisamente mi imbatto in un archivio. Si tratta di una sala senza muri né soffitto, ma sono consapevole di vedere un uomo anziano che mi porge un grande libro, una documentazione dell’individuo per il quale sto cercando informazioni.

Lettura 294-19 (Trascrizione).

Una volta presa in mano la documentazione, Cayce aveva la capacità di selezionare le informazioni più utili per l’individuo in quel momento della sua vita. Frequentemente, una lettura poteva lasciare capire che era stata fornita solo una selezione del materiale disponibile, ma che all’individuo venivano date le cose “più utili e promettenti”. Intuizioni aggiuntive erano spesso fornite in letture successive, dopo che l’individuo aveva cercato di lavorare e mettere in pratica le informazioni già ricevute.

Forse per alludere al fatto che l’Archivio Akashico non era semplicemente una trascrizione del passato, ma includeva il presente, il futuro e alcune possibilità, nella lettura 304-5 Cayce fece una curiosa dichiarazione introduttiva. Discutendo del Libro della Vita, egli affermò che era “L’archivio di Dio, di te, della tua anima interiore e della conoscenza di essa” (281-33). In un’altra occasione (2533-8), fu chiesto a Cayce di spiegare la differenza tra il Libro della Vita e l’Archivio Akashico:

Le letture di Edgar Cayce suggeriscono che tutti noi scriviamo la storia della nostra vita tramite i nostri pensieri, le nostre azioni e la nostra interazione con il resto della Creazione. Queste informazioni hanno un effetto su di noi nel qui e ora. Di fatto, l’Archivio Akashico ha un tale impatto sulle nostre vite e le potenzialità che attiriamo su di noi, che qualsiasi indagine su di esso non può fare a meno di darci intuizioni sulla natura di noi stessi e della nostra relazione con l’universo.

Ci sono molte più cose nella nostra vita, nella nostra storia e nella nostra influenza individuale sul domani di quante, forse, abbiamo mai avuto il coraggio di immaginare. Avendo accesso alle informazioni dell’Archivio Akashico, il database dell’universo, molte cose potrebbero esserci rivelate. Il mondo, così come lo abbiamo collettivamente percepito, non è che una pallida ombra della realtà.

Nel tempo e nello spazio sono scritti i pensieri, le azioni, le attività di un’entità: nella loro relazione all’ambiente, alla sua influenza ereditaria; e nel loro essere guidati, ovvero diretti dal giudizio o in accordo a ciò che l’entità ritiene ideale. Per questo, come spesso è stato definito, l’archivio è il libro dei ricordi di Dio; e ogni entità, ogni anima… Riguardo le sue attività quotidiane, ne compie alcune bene, altre male e altre ancora in modo neutro, a seconda dell’applicazione del sé dell’entità a quella che è la maniera ideale di utilizzare il tempo, l’opportunità e l’espressione di ciò per cui ogni anima entra in una manifestazione materiale.

L’interpretazione, come è stata formulata qui, viene data con il desiderio e la speranza che, nel rivelare questo all’entità, l’esperienza possa essere utile e promettente.

Sì, abbiamo il corpo qui, e la documentazione come è stata prodotta e come potrebbe essere prodotta con l’esercizio della volontà, e la condizione – così come è stata creata – che prescinde dall’influenza o gli effetti della volontà. Abbiamo condizioni che potrebbero essere state, che sono e che potrebbero essere. Non mischiate le tre, e non incrociate i loro intenti.

Il Libro della Vita – o l’Archivio Akashico – è il magazzino di tutte le informazioni riguardanti ogni individuo mai vissuto sulla Terra: esso contiene ogni parola, azione, sentimento, pensiero e intenzione mai avvenuti. Apprendi in che modo hai il controllo del tuo destino e come puoi utilizzare il tuo archivio – le tue vite passate, le tue esperienze presenti e il tuo futuro non ancora dischiuso – per creare la vita che desideri.

Dall’akasha si è generato il suono primo e da esso tutto è scaturito.

E’ quindi onnipresente e ci siamo dentro come lo sono i pesci nell’acqua dell’oceano.

Ecco spiegato come ogni cosa vi lasci una traccia. Tracce sono indelebili. Memorie, ricordi. Di tutto ciò che esiste, per tutti gli esseri, di tutti i mondi, da tutti i tempi.

E questi registri sono consultabili da tutti. E di fatto, in modo spontaneo vengono consultati sporadicamente da ognuno. Ma ci sono anche metodi per consultarli volontariamente…

I registri Akashici sono quindi di natura energetica-vibrazionale e contengono ogni evento, pensiero, sensazione, gesto, parola, credenza, intenzione che che ogni essere ha esperito nella sua storia multidimensionale. L’Archivio Akashico contiene l’intera storia di ogni anima fin dagli albori della creazione.

I registri Akashici contengono anche tutte le possibilità: una una forma fluida di possibile futuro, il potenziale sempre modificabile, il divenire che sarà determinato dalle nostre scelte.

Proprio per la loro natura energetica, i registri Akashici, sono indipendenti dalla lingua e dalla cultura di chi vi accede. Consultandoli, si acquisisce una maggiore responsabilità di se stessi, del proprio destino.

Attraverso l’amore, senza giudicarsi, e come “alleati di se stessi” si trasformano le vite passate, la esperienze presenti e le possibilità future per poter creare la vita che si desidera.

Il Registro Akashico ci mostra che siamo padroni di noi stessi che abbiamo un ruolo importantissimo sulla nostra vita quotidiana, le nostre relazioni, i nostri sentimenti e i nostri sistemi di credenze, e sulla realtà potenziale che si avvicina a noi (il futuro).

Non c’è modo per noi di immaginare appieno l’amore, la sapienza, la forza, la potenza, la memoria o la capacita’ di registrazione del Registro Akashico onnisciente. L’unica cosa da fare è sperimentarlo!

Questi record ci uniscono, ci interconnettono, ci legano. Ognuno di noi col Tutto, l’Unità, la Sorgente, Dio, l’Uno. Essi contengono il significato di ogni simbolo archetipo, racconto mitico, modello del comportamento umano cosi’ come anche tute le esperienze per individuare questi archetipi.

Essi sono stati l’ispirazione per sogni e invenzioni. Ci mostrano il perché di ogni nostra attrazione o di rifiuto di qualcosa o qualcuno. Essi racchiudono tutti i livelli conoscenza umana. Fanno parte della mente divina.

Sono il giudice e la giuria imparziale, la Via che dirige, educa e trasforma ogni individuo per consentirgli di ottenere il meglio. Ognuno di noi scrive la storia della sua vita attraverso pensieri, fatti, e interazioni con il resto della creazione e questa informazione ha un effetto su di noi nel qui ed ora.

Accedervi, interrogando i Registri Akashici ha quindi un tale impatto su le nostre vite e sulle potenzialita’ e sulle probabilita’ che qualsiasi esplorazione del registro ci fornisce idee sulla nostra natura e sul nostro rapporto con l’universo.

C’e’ molto di piu’ nelle nostre vite, nelle nostre storie, e nella nostra influenza individuale sul nostro domani di quanto forse abbiamo osato immaginare.

Per le scuole filosofiche Hindu Nyaya e Vaisheshika l’Akasha e’ la quintessenza, il substrato della qualita’ del suono, un elemento eterno, impercettibile e che tutto pervade. Registri Akashici e’ il termine usato nella Teosofia (e nella Antroposofia) per descrivere il compendio della conoscenza mistica impresso nel piano non fisico dell’esistenza.

Questi registri sono descritti come contenenti tutta la conoscenza dell’umana esperienza e della storia del cosmo. Sono a volte, metaforicamente descritti come: “una libreria”, il supercomputer universale”, “la mente di Dio”.

Le persone che hanno descritto i registri, affermano che essi sono aggiornati costantemene e automaticamente.

Vi si puo’ accedere in vari modi: con le proiezioni astrali, in meditazione... Nella Bibbia sono chiamati “Il libro della Vita” o “Il Libro” (alcuni riferimenti: Esodo 32:32, Salmi 56:8-9, 40:7-8, 139:16, Rivelazioni 20:12, etc).

Ma molte altre culture ne hanno parlato, e le Informazioni sui registri Akashici si possono trovare nel folklore, nel mito, e in tutti i testi sacri, dei popoli Germanici, Celti, Arabi, Sumeri, Assiri, Fenici, Babilonesi, gli Ebrei, i Maya, solo per citarne alcuni.

In tutti questi popoli esisteva la conoscenza dell’esistenza di una’piano celeste’ contenente la storia di tutto il genere umano e di tutte le informazioni spirituali. Recentemente anche la scienza se ne sta occupando, postulando l’esistenza di un campo energetico che connette ogni cosa nell’universo (rif. Ervin Laszlo, “Science and the Akashic Field”, 2004).

Alcuni dei maestri che hanno avuto accesso ed hanno parlato dei Rgistri Akashici

Nostradamus - Michel de Notre-Dame (1503-1566), dichiarò di aver avuto accesso ai registri grazie ad un metodo derivato dali oracoli Greci.

BH.P. Blavatsky (1831-1891), fondatrice della Societa’ Theosofica, per cui i registri Akashici sono molto di piu’ che una semplice raccolta di dati statici che possono essere raggiunti da un essere sensibile, i registri hanno una interazione creativa sul presente, sulla nostra esistenza, e lavorare con loro ci permette di trasformare il nostro presente, il nostro passato e il nostro futuro. L’Akasha e’ uno dei principi cosmici e’ la sostanza, il materiale plastico, creativo, nella natura di formazione fisica, immutabile nei suoi principi piu’ alti. E’ la quintessenza di tutte le possibili forme di energia, materiale, psichica, o spirituale, e contiene in in essa i germi della creazione universale, che scorrono sotto l’impulso dello Spirito Divino.

Rudolf Steiner (1861-1925), insegnava che la capacita’ di percepire questo “altro” mondo, accedendo a quello che, nella gnosi e nella teosofia viene chiamato “Registro Akashico”, poteva essere sviluppata, consentendo all’individuo che vi presta attenzione di: “… entrare nelle origini eterne delle cose… Un uomo allarga il suo potere di cognizione in questo modo… Cosi’ si puo’ vedere negli eventi cio’ che non e’ percepibile ai sensi, quella parte che il tempo non puo’ distruggere…Egli penetra, temporaneamente, nella storia non transitoria…”

Edgar Cayce (1877-1945), possedeva la straordinaria capacita’ di sedere su una sedia, chiudere gli occhi, piegare le mani sullo stomaco, e porsi in uno stato di trance in cui praticamente qualsiasi tipo di informazione gli era accessibile. Quando gli e’ stato chiesto circa la fonte delle sue informazioni, Cayce rispose che ne aveva essenzialmente due: “Il primo e’ la mente inconscia della persona a cui ho letto, e la seconda e’ il Registro Akashico”. Parlando del Registro Akashico/Libro della Vita, ha detto e’ il registro di Dio, di Te, della Tua anima e la conoscenza di Te stessa. “

Altri "geni" che avrebbero avuto contatti con questa realtà metafisica (si veda a tal proposito la puntata della serie "Enigmi Alieni" intitolata 'Fattore Einstein') sembrano essere stati Socrate, Einstein, Tesla ma anche artisti come Leonardo da Vinci e, più recentemente, Puccini e chissà quanti altri ancora oggi, magari attraverso la musica rock o gli 'insegnamenti' di Aleister Crowley 



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