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La Torre di Babele e il Sistema del Debito

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Quindi avete sempre pensato che il mito della Torre di Babele fosse il resoconto della costruzione di un antico grattacielo. Chi abbia letto il capitolo XI della Genesi, avrà imparato che la Torre di Babele fosse un ambizioso tentativo di costruire una sorta di ponte fino al cielo.
Si parla di mattoni e malta, di progettazione, di marketing, e di un'entità residente nei cieli molto arrabbiata, che accoglie il tutto come uno sgradito tentativo di intrusione.
torre di babele

Dal punto di vista degli abusi edilizi oggigiorno le cose non sono nemmeno molto cambiate. Ma è evidente che se ci si affidi all'interpretazione letterale, l'idea di costruire una torre fino al cielo usando mattoni d terracotta e fango non fosse poi una pensata così geniale.

Un'altra nozione convenzionale in merito a questa storia è che ad un certo punto i lavori si arrestarono a causa della criptazione con cui il linguaggio del genere umano sarebbe stato frazionato in numerosi linguaggi diversi. Si trattò, ci viene detto, di una misura precauzionale assunta dal residente (residenti?) dei cieli che evidentemente teneva molto alla privacy. La mescolanza delle lingue avrebbe messo fine all'unità d'intenti che stava producendo quella costruzione così intrusiva.

Ma l'interpretazione superficiale non sempre è la più corretta. E' necessaria una lettura più attenta del mito per poterlo collocare nell'ambito delle depravazioni del secolare Culto di Saturno. Operazione importante perché elemento centrale nella comprensione del modus operandi del Culto. L'approccio migliore per interpretare il mito della Torre di Babele e la sua attinenza con l'elite occulta è quello adottato nelle investigazioni reali, cioè seguire la pista del denaro.

Babylon's Banksters di Joseph P. Farrell è forse la migliore fonte di informazioni sulle antiche origini del sistema finanziario odierno.

Interpretazioni del Mito di Babele.

Naturalmente si trovano diverse teorie popolari su ciò che accadde realmente a Babele. Si va dalla interpretazione cristiana, metafora della presunzione umana di elevarsi fino a Dio, in un momento in cui l'umanità stava iniziando a sperimentare nuove tecnologie rivoluzionarie. Vi è di certo qualcosa di corretto in queste interpretazioni, tuttavia a modesto avviso di chi scrive tendono tutte a mancare il punto della questione.

Chiunque abbia letto qualcosa sul Culto di Saturno saprà che il nome Babilonia in molti ambiti sia inteso come sinonimo di sistema finanziario corrotto che persegue la schiavitù basata sul debito, a beneficio di una ristretta élite. I lettori di questo sito sapranno anche che tale sistema finanziario è stato fatto risalire agli eventi della cosiddetta Torre di Babele, i quali non sono che la narrazione simbolica del primo tentativo di dominio attraverso il debito.
Quanto segue è la spiegazione logica di tali affermazioni.

Babele, Babele, Fatica e Difficoltà.

La maggior parte dei biblisti concordano che il nome Babele sia una versione precedente del nome Babilonia, impero che governò la Mesopotamia nel 6° e 7° secolo a.C. Entrambe i nomi derivano dal termine ebraico: BAW-bel, che significa essenzialmente 'confusione' e si presta all'idea di un dio che si dà a confondere tutte le lingue del genere umano. Sia Babele che Babilonia sono situate nella pianura di Scinear, possibile corruzione linguistica del nome dell'antica terra mesopotamica di Sumer.

La principale fonte documentale del mito della Torre di Babele è il libro biblico della Genesi, tuttavia esiste anche una fonte extra-biblica, cioè il Libro dei Giubilei. Per il bene di questa discussione vado a riportare il testo della Genesi dedicato alla Torre. E' tratto dalla versione inquinata di King James, fonte di tante idee sbagliate riguardo questa strana storia. Il lettore è invitato a prestare particolare attenzione ai versetti 4, 5 e 8:

1- E tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole.

2- E avvenne che mentre viaggiavano da est trovarono una pianura nel paese di Sennaar; e vi si stanziarono.

3- Ed essi si dissero l'un l'altro, andiamo, costruiamo mattoni di terra e cuociamoli. I mattoni faranno da pietra, ed il fango farà da malta.

4- E dissero: Andiamo, costruiamo una città e una torre la cui cima tocchi il cielo; e diamoci un nome per non disperderci sulla faccia di tutta la terra.

5- E il SIGNORE scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.

6- E il SIGNORE disse: Ecco, il popolo è uno, e hanno tutti una lingua sola; e cominciano a fare ciò: e adesso nulla li tratterrà da ciò che hanno immaginato di fare.

7- Andiamo, scendiamo e confondiamo la loro lingua, così che non comprendano più l'uno la lingua dell'altro.

8- Il SIGNORE li disperse sulla faccia di tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.

9- Per questo la chiamò Babele; perché il SIGNORE confuse la lingua di tutta quella terra e da quel giorno il SIGNORE li disperse sulla faccia di tutta la terra.

Genesi, capitolo 11: 1 - 9
King James Version (KJV, Diodati)

Analizzando il racconto ci accorgiamo che il primo errore in cui incorre la maggior parte della gente è pensare che la storia narri solo di una torre. Dai passi appena citati si evince chiaramente che il progetto fosse quello di costruire una città, di cui la torre sarebbe stata un elemento.

Il Signore li disperse di là sulla faccia di tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.

Quindi la celebre Torre di Babele era un singolo elemento del più vasto progetto di una città. Il che è storicamente coerente, dal momento che all'epoca la città-stato era la più alta forma di organizzazione governativa degli affari umani. Nel contesto del mondo antico la torre, ovvero il punto più alto di qualsiasi città-stato, era il tempio, ed i sacerdoti del tempio erano anche gli amministratori della città-stato. In altre parole, la Torre di Babele sarebbe dovuta essere la sede del governo della grande città di Babele.

Ora, la domanda è: perché la gente progettò la costruzione di una città?

La risposta superficiale a tale domanda è che le città siano un posto dove vivere. Di certo nessuno si metterebbe a costruire una città fatta di strutture inutilizzabili. La risposta corretta è che le città sono luoghi finalizzati all'esercizio di un'attività. Le persone si riuniscono nelle città per lavorare e guadagnare mediante il rapporto diretto con altre persone. Ed infatti, il motivo per cui fu progettata Babele era proprio questo: imbastire un'economia.

Le economie funzionano solo quando le persone possono fidarsi del sistema di commercio esistente alla loro base. Ciò richiede un sistema condiviso di pesi e misure per determinare il valore delle merci scambiate. Si richiede anche la capacità degli amministratori della città di far rispettare l'equità del proprio sistema di pesi e misure. Ed è qui che entra in gioco il riferimento alla Torre di Babele. La 'torre' sarebbe stata responsabile della creazione e regolazione del sistema commerciale di Babele. La Torre di Babele simboleggiava, in effetti, la legge di Babele.

I Maestri Massoni di Babele.

Quando le persone decidono di formare un'economia hanno bisogno di luoghi di incontro in cui possa aver luogo il commercio. Il progresso di una civiltà è la diretta conseguenza della crescita degli scambi tra le persone di cui è formata, che a propria volta è indissolubilmente legata alla crescita delle infrastrutture e delle tecniche di costruzione.

Per sostenere un'economia di mercato è fondamentale la costruzione di strutture le quali siano in grado di ospitare eccedenze di merci, e persone. Mentre l'agricoltura fornisce l'eccedenza che si trasforma in beni da commerciare, gli edifici forniscono le sedi 'neutrali' in cui fare il commercio. Il che significa che i servizi offerti da chi possedesse le cognizioni per costruire edifici erano di grande importanza in qualsiasi economia emergente. Nel mondo antico i costruttori erano una componente vitale per il progresso di una civiltà.

Ciò che il racconto biblico ci fa notare in modo succinto nella terza strofa è che la civiltà moderna ebbe inizio proprio a Babele, allorquando la gente scoprì la tecnica di costruzione dei mattoni e della malta in luogo dei blocchi di pietra difficilmente scavati e sagomati.

Appresa tale tecnica di costruzione i cittadini furono in grado di espandere le loro economie. Per cui decisero di costruire una città e una torre la cui cima tocchi il cielo. E' a questo punto che l'elemento cospirativo si incrocia con il mito.

Racconto di Molte Città.

Nella Bibbia si fa riferimento a molte città dai nomi fortemente simbolici. La prima di esse è proprio Gerusalemme, il cui nome è stato tradotto come 'città della pace'. Il fatto che la città di Gerusalemme fosse diventata corrotta e quindi dovesse essere sostituita con una nuova Gerusalemme è un tema centrale nella Bibbia. Gerusalemme, o Sion, è costantemente utilizzata dalla Bibbia per indicare le intenzioni di Dio nei confronti dell'intero mondo.

La stessa logica si applica a Babilonia, successiva incarnazione di Babele e nemesi di Gerusalemme. Babilonia è ritratta come lo strumento dell'ira di Dio contro il disobbediente regno di Giuda, che aveva la sua sede in Gerusalemme. Eppure, nella cattività di Babilonia, la giustizia e la saggezza divina espresse dal popolo di Giuda si contrappongono alla cultura babilonese. Babilonia diventa il simbolo di tutto ciò che non è la cultura di Gerusalemme e di Dio. Addirittura, dopo la sua caduta, il sistema babilonese diventa una parte molto sinistra delle profezie bibliche con il nome della Meretrice di Babilonia.

Dietro l'allegoria dualistica di Gerusalemme e Babilonia e della Nuova Gerusalemme e la Meretrice di Babilonia si celano simboli letterari che esprimono il contrasto tra due distinti sistemi di governo. Il fatto che il nome Babele sia un chiaro precursore linguistico del nome Babilonia implica che Babele sia legata al bagaglio simbolico di Babilonia, ossia un sistema di governo in contrasto con il sistema di Gerusalemme ispirato da Dio.

Il punto chiave della contesa tra i due sistemi si evince nel modo in cui Gerusalemme crolli sotto il 'marchio di Babilonia', segnando la fine del regno di Giuda. Giuda non riuscì a celebrare il giubileo che avrebbe annullato ogni forma di debito e schiavitù, tipica ricorrenza del sistema economico biblico. Schiavitù e debito sono condizioni che la Bibbia ascrive al peccato, e uno dei principali peccati vietati dalla Bibbia è il prestito di denaro a interesse. In una famosa citazione dei principi biblici le conseguenze del prestito a interesse sono riassunte nei termini seguenti: "il debitore resta per sempre schiavo del creditore." Babilonia promuoveva un sistema in cui il denaro fosse prestato a interesse.

Ciò che risalta è che i due sistemi fossero in disaccordo circa la questione della creazione del denaro. Gerusalemme propugnava un sistema privo di debiti che gravassero sulla capacità produttiva della popolazione, mentre Babilonia sosteneva il sistema del denaro in cambio di titoli di debito pubblico. (Per approfondire leggere questa discussione)

Diverse altre città sono citate nella Bibbia come esempi di questo sistema inviso a Dio. Ad esempio Ninive, Gerico, Tiro e l'intera nazione d'Egitto incarnano tutte i sistemi in contrasto con Gerusalemme. Il punto qui è che la città di Babele non fa eccezione e il suo chiaro legame con Babilonia la pone nella schiera dei sistemi illegali secondo la legge biblica.

La Confusione del 'Linguaggio.'

Molto è stato scritto in riferimento alla storia secondo cui il linguaggio degli uomini fu confuso per impedire il loro tentativo di costruire questa torre verso il cielo. In questo caso, tuttavia, la confusione delle lingue non va confusa con la diversificazione degli usi. La chiave per comprendere il fallimento del progetto di Babele sta tutta nella comprensione della parola ebraica che viene utilizzata per 'linguaggio' come si trova nel 7° verso.

7- Andiamo, scendiamo e confondiamo la loro lingua, così che non comprendano più l'uno la lingua dell'altro.

In quasi tutti i casi in cui nella Bibbia ci si riferisca ad una lingua parlata o una lingua nativa, viene utilizzata la parola ebraica 'lashon.' Tuttavia non è questa la parola usata nel racconto su Babele nella Genesi. Qui la parola è 'caphah', che ha una connotazione molto diversa da 'lashon.'

Ci sono solo altri tre altri passi della Bibbia in cui 'caphah' viene tradotta come 'linguaggio' e offrono una più precisa panoramica sul concetto che viene espresso con la parola 'caphah.'

Da Sofonia 3: 9

9- Per allora rivolgerò alla gente un 'linguaggio' puro, così che tutti potranno invocare il nome del Signore, per servirlo con un unico consenso.

Da Isaiah 19: 18:

18- In quel giorno, cinque città del paese d'Egitto parlavano il 'linguaggio' di Canaan, e adoravano il Signore degli eserciti; una di esse si chiamava La città della Distruzione.

Dai Salmi 81: 5:

5- Questo ordinò a Giuseppe per una testimonianza, quando viaggiò nel paese d'Egitto, dove ho udito un 'linguaggio' che non comprendo.

In tutti i casi in cui il termine 'caphah' viene tradotto come 'linguaggio', il contesto è sempre quello in cui qualcuno faccia le cose in modo diverso. Ciò spiega l'uso del termine 'caphah' nei versetti dedicati a Babele.

Le persone che avevano aderito al progetto di Babele avevano un modo di fare le cose, un sistema che minacciava gli occupanti del cielo (coloro che avevano l'autorità). Il concetto di lingua parlata viene espresso nello stesso 7° verso con la parola ebraica 'debar' e si riferisce ai mezzi verbali con cui quel 'caphah', o 'modo di fare le cose', era coordinato. Altrimenti perché nello stesso verso lo scrittore avrebbe usato sia il termine 'caphah' che il termine 'debar' se in entrambe i casi intendeva riferirsi alla lingua parlata?

Babele, dunque, simboleggiava degli 'usi' diversi da quelli tradizionale dell'autorità. Poiché Babele è linguisticamente assimilabile a Babilonia, e dato che il nome Babilonia indica un sistema finanziario inviso alle leggi del Dio biblico, possiamo tranquillamente assumere che Babele fosse soprattutto un sistema finanziario creato per restare sotto il controllo di chi risiedeva nella 'Torre.' La torre, come abbiamo visto, era il tempio centrale ed equivaleva a ciò che al giorno d'oggi sono le banche centrali.

Una migliore lettura del mito della Torre di Babele.

La seguente è una parafrasi dei versi della Genesi 11: 1-9, che include le osservazioni di cui sopra:

(1) C'era un unico sistema economico e un solo modo per commerciare all'interno di tale sistema.

(2) Durante un viaggio da est trovarono una pianura nel paese di Sennaar e si stabilirono lì.

(3) E si dissero: fabbrichiamo solidi mattoni ben cotti invece di tagliare blocchi di pietra, e usiamo  fango come malta per tenere uniti i mattoni e costruire i nostri edifici.

(4) Poi decisero di fondare la loro economia e creare una nuova autorità centrale per il controllo del sistema finanziario e dell'economia. Fu deciso che tale nuova autorità centrale sostituisse l'autorità esistente, comprese le leggi con cui essa aveva governato. La nuova autorità avrebbe imposto il nuovo modo di fare le cose, ovunque fossero andati a fare affari.

(5) Ma l'autorità originale non vide di buon occhio questo nuovo sistema economico e il crescente potere che la sua autorità centrale stava sottraendo ai discendenti di Adamo.

(6) Perciò disse: "Queste persone hanno aderito al nuovo sistema economico e pensano di poter fare ciò che vogliono secondo le loro nuove idee e regole.

(7) "Sarà meglio stroncare questa assurdità usando il nostro potere per incasinare il nuovo sistema finanziario."

(8) L'autorità disperse la gente così che non avesse potuto continuare a coltivare il nuovo sistema economico.

(9) Quel sistema fu chiamato Babele perché è lì che l'autorità si assicurò che il sistema finanziario rivale crollasse, dopo essere stato gettato in confusione.

Speriamo che quanto sopra possa rendere il mito della torre di Babele un pò più logico.

Con più timore pronunciate la sentenza contro di me di quanto ne provi io nell’accoglierla - G.Bruno

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Un rogo che arde da oltre 410 anni, quello di Campo dei Fiori in Roma dove nella fredda mattinata del 17 Febbraio 1600 fu arso vivo Giordano Bruno. Una fiamma che da allora continua a commuovere ma anche a riscaldare i cuori e le menti di generazioni di uomini che, sull’esempio di Giordano Bruno, si battono perché le ceneri dell’oscurantismo dogmatico non soffochino la libertà di pensiero e di ricerca.
AVEVA ISPIRATO ANCHE SHAKESPEARE

Bruno fu portato al supplizio dopo un processo per eresia durato ben otto anni. Otto anni in cui la Santa Inquisizione costrinse in catene (e forse sottopose anche alla tortura fisica, ma non è del tutto certo) un uomo che aveva aperto nuove frontiere del pensiero in tutta Europa, soprattutto in Inghilterra dove aveva dato un impulso determinante alla “Nova Filosofia”, nutrendo ed ispirando con le proprie idee personaggi come Bacon, Fludd, Newton ed Ashmol. Taluni studi attribuiscono a Giordano Bruno un ascendente diretto anche nell’opera di William Shakespeare.

AL SUPLIZIO CON LA “MORDACCHIA”

Una mente libera che metteva a repentaglio il controllo delle coscienze che la Chiesa pretendeva allora (ed ancora un po’ oggi) di monopolizzare. Una mente così temuta da sottoporre il povero Giordano Bruno anche all’estremo supplizio della “mordacchia”, uno strumento applicato alla bocca del condannato, che gli impediva di proferire qualsiasi parola, né urla né lamento, mentre veniva bruciato sul rogo.
Giordano Bruno morì proprio per questo: la sua libertà faceva paura, mostrava la fallacità della Chiesa (che ancora negava Copernico e la sfericità della Terra), facevano paura gli orizzonti che il suo pensiero apriva alla scienza al di là degli angusti vincoli dogmatici che la religione pretendeva di imporre. Una paura che lo stesso Bruno rinfacciò ai suoi giudici nel momento stesso in cui gli fu letta la sentenza di morte: “Forse con più timore pronunciate questa sentenza contro di me – disse – di quanto ne provi io nell’accoglierla”.

Una paura che impedisce ancora oggi alla Chiesa Cattolica di chiedere perdono per quel rogo e per quella condanna (ritenendo che per quei tempi si trattò comunque di un “giusto processo”)

NELLE MANI DEL SANT’UFFIZIO

Giordano Bruno, frate domenicano, era accusato di eresia e di aver espresso opinioni non conformi a quelle della Chiesa, su argomenti di carattere non solo dottrinale, ma anche speculativo, filosofico e scientifico, argomenti ritenuti comunque attinenti alla Chiesa.

Processato dal Sant’Uffizio (congregazione a difesa della fede fondata da papa Paolo III nel 1542), inteso come strumento repressivo di una religione che aveva scelto la via totalitaria dell’assolutismo confessionale, improntando la propria cultura giuridica ad un drastico dualismo fra ammissione di colpa o punizione, dopo otto lunghi anni di detenzione, viene condannato ad essere arso vivo.

Bruno affrontò il processo con spirito di dialettica, lo stesso spirito che aveva caratterizzato le sue lunghe battaglie in tutte le più importanti università d’Europa.

SPERAVA DI POTER “CONVERTIRE” I SUOI ACCUSATORI

Il processo a Bruno aveva come obiettivo un verdetto – qualunque fosse stato: di innocenza o di colpevolezza, comunque un verdetto – ma non sarebbe ma potuto approdare, come sognava Bruno, ad una qualsiasi riconoscimento della libertà di professare un proprio pensiero nell’ambito dell’ortodossia cattolica. Sul piano storico la Chiesa romana di allora, in fondo, non era molto dissimile nella gestione e preservazione del proprio potere dalla teocrazia iraniana di oggi.

IDEE CONTRARIE ALLA FEDE

Giordano Bruno venne processato per avere “idee contrarie alla fede”, principalmente per aver dubitato dell’ortodossia del pensiero religioso ufficiale. L’obiettivo dell’ortodossia del tempo era di recuperare socialmente gli eretici dimostrando alla collettività che essi erano caduti in errore riuscendo tuttavia a ravvedersi.


Erano processi che dovevano cercare di concludersi nel segno del riconoscimento dell’errore da parte dell’imputato, il quale rappresentava così la prova vivente che ci si può sbagliare ma che l’Ufficialità è magnanima e disposta ad accogliere la “pecora smarrita”, una volta che questa ha riconosciuto il proprio errare.

LA CHIESA NON VOLEVA UCCIDERLO, PUNTAVA ALL’ABIURA

L’obiettivo di ogni struttura antidemocratica e collettivista (i processi ai dissidenti svolti nelle dittatura comuniste ne rappresentano un altro evidente esempio) è permeata di falso paternalismo e subdolo compatimento “giacchè chi non capisce non va punito ma perdonato”, tendendo ad eliminare ogni autonomia del pensiero, prima attraverso il pentimento e perdono purchè “sinceri”, e, solo come estrema ratio, attraverso l’eliminazione fisica dell’imputato.
Tanto più la stessa ortodossia riconosce la forza del pensiero con il quale si scontra, quanto minore viene considerata socialmente impattante la sola eliminazione fisica dell’imputato, di fronte ad un ben più significativo ripudio del libero pensiero attraverso l’abiura.

VITTIMA DEL SUO ANTICONFORMISMO

La condanna di Giordano Bruno origina dal suo essere animato da interessi non settari che lo portarono a non sottoporsi alle rigide proibizioni delle norme ecclesiastiche; origina dalla sua tensione ad accostarsi senza preclusioni dogmatiche ad ogni sorta di conoscenza, anche occulta, e di collocarla in una coerente ed aperta architettura di pensiero, oltre che scaturire dalla sua natura squisitamente polemica e venata di una sorta di necessità di contestare il dogma in ogni sua forma ed espressione.

TRADITO DAL SUO OSPITE, MOCENIGO

Il processo a Giordano Bruno, sostenuto dall’inquisitore Bellarmino (lo stesso che processò Galileo Galilei), prende le mosse da due denunce di Giovanni Mocenigo, patrizio veneziano, dall’assunzione di diverse altre testimonianze a cui, per la verità, l’Inquisizione dette poco rilievo, ma soprattutto dalle pubblicazioni, innumerevoli, che il frate nolano aveva redatto nei lunghi anni della sua pellegrina esistenza.


Il processo si svolse a Venezia per una prima fase, e – vista l’importanza dell’imputato, la vastità del suo pensiero, il pericolo per il dogma da esso rappresentato – per una seconda fase a Roma, sotto il diretto controllo dell’Inquisizione Centrale e con la partecipazione personale e diretta del papa Clemente VIII (che lo stesso Bruno fece l’errore di considerare illuminato, più aperto alle nuove idee di quanto era in realtà, proponendosi perfino di incontrarlo per poterlo… convertire; ma l’incontro su cui Bruno tanto contava non ebbe mai luogo, non fu mai concesso).

DUE SOLE VIE DI USCITA

Un processo per reati d’opinione (si direbbe oggi; ieri si diceva semplicemente “per eresia”), in un ambito di assolutismo confessionale e ideologico, permette all’imputato due sole vie di salvezza: o dimostrare di non aver mai professato le opinioni imputate, o abiurarle.
Giordano Bruno mai negò d’aver professato le opinioni imputate, manifestando sempre una dissimulata volontà di abiurare, intesa tuttavia come una forma di confronto, razionale e ragionato, improntato a criteri di disquisizione filosofica: il terreno su cui sperava di salvarsi. L’Inquisizione, però, non accolse questa richiesta di confronto, risolvendo il problema in una semplice alternativa: abiura totale o condanna. Giordano Bruno, dopo 22 udienze e otto memoriali difensivi, scelse la condanna.

IL PROCESSO

Traendo spunti dai verbali del processo, dai memoriali e dalle opere di Bruno, nonché da altri scritti storici, abbiamo voluto riprodurre alcuni momenti fondamentali del “confronto” fra l’Inquisizione e Giordano Bruno. Riproducendo le varie imputazioni che gli furono mosse, e le sue parole di difesa (pur con qualche licenza “giornalistica”) cercando di essere il più possibili aderenti alla realtà storica di ciò che avvenne prima del fatidico rogo del 17 Febbraio 1600 a Campo dei Fiori (dove oggi sorge l’enigmatico monumento a Giordano Bruno, fatto ereggere nell’Ottocento dal movimento del libero pensiero, in gran parte coincidente con la massoneria italiana del tempo).

LE OTTO PROPOSIZIONI (I CAPI DI ACCUSA)

Desunte dalle denunce di Mocenigo e le rispettive difese dell’imputato.

Inquisitore: “Dite dunque chi siete, come vi chiamate”
Bruno: “Io ho nome Giordano della famiglia dei Bruni, della città di Nola vicina a Napoli dodici miglia. Nato ed allevato in quella città e la professione mia è stata di lettere e d’ogni scienza; e mio padre aveva nome Gioanni, e mia madre Fraulissa Savolina; e la professione di mia padre era di soldato, il quale è morto insieme anco a mia madre. Io son de anni quarantaquattro e nacqui, per quanto ho inteso dalli miei, nell’anno ‘48”.

1 – CONTRO LA FEDE CATTOLICA

Mocenigo: “Ho sentito dire di Bruno che alcuna religione gli piace; che il procedere della Chiesa oggi non è quello che usavano gli apostoli poiché loro, con esempi di buona vita, convertivano davvero la gente, mentre oggi si usa la forza e non l’amore; e chi non vuol essere cattolico bisogna che provi castigo e pena”.

Bruno: “Ho detto che gli apostoli facevano più con la loro predicazione, buona vita, esempi e miracoli, che con la forza che si possa fare oggi, non negando però alcun rimedio che la Chiesa possa usare contro gli eretici ed i mali cristiani”.

2 – SULLA TRINITA’, LA DIVINITA’ E L’INCARNAZIONE

Mocenigo: “Ho sentito dire da Bruno che in Dio non vi è distinzione di persone e che questo sarebbe una sua imperfezione. Ho sentito dire che era grande ignoranza e bestemmia pensare che Dio fosse trino e uno”.

Bruno: “Nella divinità intendo tutti li attributi della medesima cosa. Capisco tre attributi: potenza, sapienza e bontà, ovvero mente, intelletto e amore. Nego di aver negato che i tre attributi confluissero in un essere in carne umana. Sulla incarnazione ho avuto il dubbio che non tenesse teologicamente senza inferire contro Cristo o la divinità che si chiama Cristo. Sull’incarnazione ho detto che essendo la divinità natura infinita e l’umanità finita, quella eterna e questa temporale, non mi pareva proporzione tale da fare”.

3 – SU CRISTO

Mocenico: “Ho sentito dire da Bruno che Cristo fu un tristo che faceva cose tristi nel sedurre i popoli; che faceva miracoli solo apparenti; che era un mago e che mostrò a tutti di morire malvolentieri”.
Bruno: “Ho detto che sono testimonio della divinità, ma maggiore testimonio di essi è la legge evangelica appresso di me. Ho tenuto che i miracoli fussero veri, reali e non apparenti né mai ho pensato neanche detto cosa in contrario di questa”.

4 – SULLA TRANSUSTAZIONE

Mocenigo: “Ho sentito dire dal Bruno che è una bestemmia grande quella dei cattolici di dire che il pane si transubstanzi in carne; e che Bruno stesso sia inimico della Santa Messa”.
Bruno: “Se anche per molti anni sono stato con calvinisti, luterani ed altri eretici, non ho mai dubitato del sacramento della messa né di altri sacramenti. Ho avuto la stima di essi perché ho trattato di materia di filosofia né mai ho permesso che si trattasse d’altro”.

5 – SULL’ESISTENZA DI MONDI INFINITI

Mocenigo: “Ho sentito dire dal Bruno che sono infiniti i mundi e che Iddio ne ha infiniti perché ne vuole quanti ne può”.

Bruno: “Io tengo ad un infinito universo, cioè effetto della divina infinita potenza perché stimavo cosa indegna della divina bontà e potenza che, possendo produrre molti altri mondi, producesse un solo mondo finito. In questo universo metto una provvidenza universale, per la quale ogni cosa vive, vegeta e si muove e sta nella sua perfezione, nel modo con cui è presente l’anima nel corpo; e intendo ancora che Dio, per essenza, presenza e potenza è in tutto e sopra tutto, non come una parte ma come anima, in modo inesplicabile”.

6 – SULLE BESTEMMIE, L’ANIMA DELL’UOMO, GLI ANIMALI

Mocenigo: “Gli ho sentito dire Potta di Cristo, e una volta essendosi corrucciato con un servitore gli ho sentito dire nientemeno che Cristo Becco, Cane Becco. Gli ho sentito dire che le anime passano da un animale in un altro e che, come nascono animali bruti di corruzione, così anco gli uomini. Egli afferma di essere già stato molte volte in questo mondo e molte altre volte vi tornerà anche dopo la sua morte”.

Bruno: “Ho nominato a volte il nome di Dio invano soggiungendo ingiurie contra chi avea collera ma non per ingiurie dirette contro il Santo. Ho tenuto che le anime siano immortali e che siano sostanze sussistenti e che, cattolicamente parlando, non passino da un corpo all’altro, ma vadino o in paradiso o in purgatorio o all’inferno”.

7 – SULL’ARTE DIVINATORIA

Mocenigo: “Giordano Bruno dice di voler attendere all’arte divinatoria, perché si vuole far correre dietro da tutto il mondo… “.
Bruno: “Ho ben detto di voler studiare l’astrologia per vedere se avea verità o conformità alcuna. Ho posseduto illecitamente senza licenza alcuni libri ma stimo che la scienza è di genere buono e presso gli uomini santi e giusti; la scienza è come una spada, che sta male in mano ad uno scellerato ma potrebbe star bene in mano di un uomo timorato di Dio”.

8 – SULLA NON PUNIBILITA’ DEI PECCATI E SUL PECCATO CARNALE

Mocenigo: “Ho sentito dire dal Bruno che non vi è punizione dei peccati e che il non fare agli altri ciò che non vorresti essere fatto a te, basta per ben vivere. Mi disse inoltre che gli piacevano tanto le donne, e che si meravigliasse perché la Chiesa ne proibisse, diciamo, il loro uso naturale”.
Bruno: “Dico che siano necessarie per la salvezza delle anime e ho detto qualche volta che il peccato della carne in genere era il minore dei peccati e che la fornicazione sia tanto leggiero che fosse vicino al peccato veniale”.

IL RIFIUTO DELL’ABIURA

Giordano Bruno: “Dico che non devo né voglio ritrattare e che non ho da ritrattare e che non ho materia di ritrattazione e che non so su cosa debbo ritrattare”.

LA SENTENZA DI CONDANNA
“Giordano Bruno, eretico impertinente, ostinato, impenitente e perciò essere incorso in tutte le censure ecclesiastiche e pene dalli sacri canoni, leggi e costituzioni, di qui condanniamo ad essere scacciato dal nostro foro ecclesiastico e dalla nostra santa ed immacolata chiesa della cui misericordia ti sei reso indegno. Ti rilasciamo alla Corte secolare del Governatore di Roma perché ti punisca, pregandolo però di mitigare il rigore della pena che non sia pericolo di morte o di mutilazione.
Ordiniamo che tutti i libri scritti dal frate siano guasti e abbrugiati, posti all’indice” (i membri della Chiesa non potevano uccidere o far direttamente uccidere. La formula di mitigazione della pena era quindi un ipocrita artifizio legale, proprio di ogni sentenza di morte, e produceva infatti l’automatica esecuzione dell’imputato, dipendendo l’Autorità civile direttamente da quella religiosa).

LE ULTIME PAROLE DI GIORDANO BRUNO

“Forse con più timore pronunciate la sentenza contro di me di quanto ne provi io nell’accoglierla”

Quei Nephilim dei Neanderthal. I "Figli" degli Anunnaki

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Da una stessa specie di ominide, L’Homo heidelbergensis (un’evoluzione dell’Homo erectus africano), si dipartirono circa 600.000 anni fa due differenti processi evolutivi: uno portò allo sviluppo dell’Homo sapiens che abbandonò l’Africa 100.000 anni a. C. prendendo dapprima la via del Medio Oriente, dell’India e dell’Australia e soltanto molto più tardi (ca. 45.000 a. C.) quella dell’Europa; l’altro allo sviluppo dell’uomo di Neanderthal, le cui tracce più antiche nel Continente europeo risalgono già al 130.000 a. C. (Uomo di Neanderthal classico).
Ovviamente sono tutti dati approssimativi e di molto semplificati, sia perché parliamo di epoche estremamente remote e temi più che complessi, sia perché la ricerca scientifica apporta di frequente nuove teorie che cambiano di punto in bianco il quadro generale. Ma questi dati possono essere ugualmente interessanti a titolo informativo, tanto per farsi un’idea degli ampi spazi temporali e dei lunghissimi processi evolutivi a cui si fa riferimento nell’articolo.
Diffusione dell'uomo di Neanderthal in Europa.
Diffusione dell’uomo di Neanderthal in Europa. “Carte Neandertaliens” di 120 – my own work 120. CC BY-SA 3.0

Reperti archeologici dell’uomo di Neanderthal sono venuti alla luce in numerose aree dell’Europa occidentale, centrale, meridionale e orientale, nel Medio Oriente e anche nell’Asia occidentale e centrale. Il suo nome deriva dal sito di ritrovamento parziale di uno scheletro, nella valle tedesca di Neanderthal, regione Nordrheinwestfalen. Nel 1856. In realtà non si trattava della prima scoperta di fossili dell’uomo di Neanderthal, ma in quell’epoca l’archeologia muoveva i primi passi incerti. I mezzi di analisi e la classificazione dei reperti nel giusto contesto lasciavano a desiderare, il metodo di studio interdisciplinare, così come lo conosciamo oggi, non era ancora nato.
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Museo Regionale della Renania a Bonn, resti di scheletro di Neanderthal. Originale del 1856 che risale a 42.000 anni fa. Sito di ritrovamento: Grotta Feldhofer piccola. Erkrath, presso Mettmann. foto – sabina marineo

Già nel 1833 un medico olandese aveva descritto il cranio di un bambino e delle ossa umane appartenenti a questa specie che erano stati scoperti in una grotta belga. Un altro cranio di Neanderthal era venuto alla luce nel 1848, in una caverna situata presso Gibilterra. Ma nemmeno questi reperti erano stati classificati nel modo appropriato, non si andò a fondo della questione. Soltanto nel 1886, con il ritrovamento dei resti di due scheletri di Neanderthal in una grotta della località belga Jemel-sur-Sambre, si cominciò a valutare la possibilità di essere di fronte a una specie umana differente da quella dell’Homo sapiens. Un centinaio di anni dopo, nel 1999, i ritrovamenti erano divenuti ormai così numerosi, che gli studiosi avevano raccolto scheletri e frammenti ossei di ben 300 individui della specie di Neanderthal. Oggi sono più di 400.
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Uomo di neanderthal. Museo Regionale della Renania a Bonn. Grazie a questa ricostruzione, è possibile guardare dritto negli occhi l’uomo i cui frammenti furono scoperti nel 1856 nella valle di Neanderthal presso Mettmann. Colui che ha dato il nome a tutta la specie. Per effettuare una ricostruzione fedele all’originale, la calotta cranica del 1856 è stata completata virtualmente al computer sulla base dei frammenti dello zigomo sinistro, della base cranica, così come della metà destra del cranio. Dopodiché la metà quasi completata è stata proiettata per rispecchiamento su quella opposta ancora incompleta, permettendone la ricostruzione. È seguita l’aggiunta di un frammento di mandibola portato alla luce negli ultimi scavi del 2000. Questo cranio virtuale presentava una notevole somiglianza con un altro (sempre di Neanderthal) trovato nel riparo La Ferrassie, in Francia. Perciò le parti mancanti sono state completate secondo il modello francese. foto – sabina marineo
Osservando la distribuzione dei siti archeologici su una carta geografica, noteremo una particolare concentrazione in Francia, Italia, Spagna, Germania, Belgio e Portogallo. Si potrebbe dire: nell’Europa sud-occidentale. Infatti fu proprio partendo dai territori europei che l’uomo di Neanderthal si spostò, in un secondo tempo, in alcune aree del vicino Oriente e dell’Asia.

L’uomo di Neanderthal era di statura più bassa dell’Homo sapiens, ma più robusto di lui, con articolazioni sorprendentemente forti e resistenti e con un cranio di maggiori dimensioni del Sapiens. Forse la robusta struttura corporea del Neanderthal era dovuta al più freddo clima europeo in cui visse per almeno 130.000 anni. Una curiosità a margine: recentemente il genetista Svante Pääbo dell’Università di Lipsia ha affermato che l’1% dei Neanderthal europei aveva i capelli rossi e gli occhi chiari.

Si trattava di un adattamento all’habitat. Molto più tardi, in un periodo che si estende dal 10.000 al 6000 a. C., questo sviluppo evolutivo porterà alla mutazione genetica responsabile per gli occhi azzurri. Un difetto del gene OCA2, l’addetto alla produzione di melanina la cui carenza può portare alla pelle chiara e ai capelli rossi,  sbiadì il colore dell’iride di certi individui, causando…gli occhi azzurri. Secondo il genetista Hans Eiberg, la prima persona con gli occhi azzurri potrebbe essere vissuta nel nord dell’Afghanistan.

L’uomo di Neanderthal era un cacciatore esperto di renne, mammut e bisonti ma la sua dieta prevedeva anche datteri, noci, legumi e vegetali che talvolta consumava dopo aver cucinato, pesce e molluschi. Era quindi molto diversificata. Come quella dell’Homo Sapiens.
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Museo Neanderthal di Mettmann. Osso ioide di Neanderthal scoperto nella Grotta di Kebara, Israele. Risale a 60.000 anni fa. Questo reperto eccezionale è la prova che l’uomo di Neanderthal poteva esprimersi a parole. foto – Sabina Marineo

Ma la scoperta forse più rivoluzionaria è che poteva esprimersi a parole. Nella grotta di Kebara, in Israele, è stato fatto di recente un ritrovamento sensazionale: i resti di un osso ioide di Neanderthal che corrisponde a quello di un Homo Sapiens. L’osso ioide dimostra che il Neanderthal aveva sicuramente una conformazione fisica adatta a parlare. Il suo patrimonio genetico conteneva il gene FOXP2, quello che permette lo sviluppo della parola.

I numerosi ritrovamenti archeologici ci raccontano, inoltre, che era un ottimo artigiano. Produceva armi per la caccia di grande efficacia, utensili di uso quotidiano, talismani da appendere al collo e abiti fatti di pelli d’animali. Anzi, lavorava le pelli facendo uso di una raffinata tecnologia che l’Homo sapiens… potrebbe aver appreso proprio da lui.

E non solo questo. L’uomo di Neanderthal aveva un suo senso dell’estetica, amava dipingersi il corpo, usare penne d’uccello colorate per valorizzare la propria chioma (un po’ come gli Indiani d’America), ornarsi con rudimentali gioielli d’avorio e di osso. Gli spazi abitabili delle caverne venivano da lui suddivise in diverse zone che corrispondevano agli usi differenti e seppelliva i suoi morti. Le salme venivano adagiate sia in posizione supina che fetale in una fossa dipinta di color ocra oppure rosso. Era, insomma, molto meno primitivo di quanto si pensi. A tal punto che gli incontri fra lui e l’Homo sapiens di sovente sfociarono in unioni sessuali.

Diversi indizi provano che nel periodo dal 45.000 al 39.000 a. C. le due specie Neanderthal e Sapiens hanno coesistito nel medesimo, vastissimo territorio europeo. E ancor prima di giungere in Europa, durante la loro permanenza in Medio Oriente, l’uomo di Neanderthal e l’Homo Sapiens si sono accoppiati, lasciando nel nostro DNA di discendenti dell’Homo sapiens la traccia genetica dell’uomo di Neanderthal. Secondo il genetista Svante Pääbo, dall’1% al 4% del nostro genoma ci giunge dall’uomo di Neanderthal, al contrario delle popolazioni africane che invece ne sono prive. Il che significa, considerando la scarsissima densità di popolazione in territorio europeo, che le unioni sessuali fra le due specie non sono state rare, ma piuttosto frequenti. E questo è un dato importante, perché vuol dire che Neanderthal e Sapiens non dovevano considerarsi poi così differenti al punto di non provare nessuna attrazione fisica l’uno nei confronti dell’altro. La scoperta di Pääbo conferma, quindi, il sospetto di ibridazione fra le due specie che era sorto già più di un anno fa, in seguito a uno studio italo-francese sul ritrovamento di un frammento di mandibola di Neanderthal nel sito archeologico italiano di Riparo Mezzena (1957). Una mandibola che mostrava caratteristiche della specie Sapiens. Proprio qui inizia il mistero perché, a un certo punto, l’uomo di Neanderthal si estinse senza un motivo apparente.

Un fatto che provoca da anni infinite discussioni fra gli studiosi e favorisce lo sviluppo di sempre nuove teorie. Sappiamo che il Neanderthal sopravvisse almeno fino a 40.000-39.000 anni fa, il che significa che per circa 5.000 anni uomo di Neanderthal e Homo sapiens vissero entrambi in Europa, di certo anche negli stessi spazi. 5000 anni. Stiamo parlando di un arco di tempo lunghissimo. Poi ci fu la sparizione di una specie, mentre l’altra sopravvisse e continuò il suo sviluppo evolutivo sino ad oggi.

Come mai dei due sopravvisse solamente l’Homo sapiens? Che fine fece l’uomo di Neanderthal? È possibile che sia stato proprio il suo cugino Sapiens ad eliminarlo? Per molto tempo questa sembrò essere l’ipotesi più attendibile. Si ipotizzò che il Sapiens, forte della sua intelligenza superiore e forse anche spinto da una buona dose di aggressività, fosse riuscito a sopraffare il primitivo, ingombrante e sprovveduto cugino, fino a provocarne l’estinzione.

Ma ora si sa che il Neanderthal era sicuramente altrettanto intelligente, si è scoperta anche la prova di un’attività sessuale frequente fra le due specie. La teoria dell’eliminazione voluta del Neanderthal da parte del Sapiens non tiene. Anche l’ipotesi di una rivalità fra i due diversi modus vivendi è poco credibile.

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Ricostruzione del Neanderthal al Museo Neanderthal di Mettmann. Il businessman della valle di Neanderthal veste Armani. foto – sabina marineo

Le due specie vivevano nello stesso habitat, è vero, ma raramente porta a porta. Entrambe avevano lo spazio più che necessario ad esercitare un modo di vita autonomo, in libertà. Forse la lotta per la conquista di nuovi territori portò a lotte fra le due specie? Difficile da immaginarsi, se pensiamo che il Continente europeo era in quell’epoca scarsamente abitato. Spazi e selvaggina abbondavano dovunque, per tutti.

Il sito archeologico francese di La Ferrassie, situato non lontano dalla città di Le Bugue, sembrò poter fornire una risposta all’interrogativo. Circa 50.000 anni fa erano stati seppelliti in quella caverna otto individui della specie di Neanderthal, cinque dei quali erano bambini. Cinque su otto. Dalle analisi svolte, gli studiosi dedussero che i gruppi di Neanderthal fossero soggetti a un alto tasso di mortalità infantile e che la durata della vita adulta fosse in media molto breve. A malapena i Neanderthal raggiungevano i 30 anni di età.

In uno scenario del genere, il clima rigido della glaciazione del periodo Würm (110.000-12.000 anni fa) potrebbe aver ridotto di molto le possibilità di sopravvivenza dei bambini Neanderthal e, al contempo, le possibilità di accoppiamento fra gli adulti dei vari clan portando a una drastica diminuzione di nascite. A lungo andare, questo avrebbe causato l’estinzione della razza. Ma come mai proprio l’uomo di Neanderthal, perfettamente adattato al clima freddo (si trovava da ben 130.000 anni in Europa!), non sopravvisse e si salvò invece l’Homo sapiens arrivato molto più di recente (da 45.000 anni in Europa)? Qualcosa non quadra.

Si chiamò in causa la dieta dell’uomo di Neanderthal. In un clima particolarmente freddo la sua struttura corporea robusta necessitava di una grande quantità di calorie. Secondo l’antropologo Steven Churchill, consumava dalle 4000 alle 5000 calorie al giorno, il che significa – a titolo esemplificativo – due chili di carne di renna quotidianamente. Questo dato corrisponde ad un fabbisogno calorico di un terzo maggiore di quello di un Inuit al giorno d’oggi. Se però l’offerta di selvaggina diminuiva drasticamente, l’uomo di Neanderthal doveva risparmiare le sue energie e di conseguenza anche in questa situazione le possibilità di accoppiamento venivano a mancare.

Cranio di Sapiens e
Cranio di uomo anatomicamente moderno (Homo sapiens sapiens) e uomo di Neanderthal (Homo sapiens neanderthalensis) a confronto. I disegni e le repliche dei crani sono stati fotografati al Museo Neanderthal di Mettmann. grafica e testi: sabina marineo

L’Homo sapiens sarebbe invece riuscito a sopravvivere grazie alla sua struttura corporea più gracile (consumo inferiore di calorie) e, forse, anche a una dieta più flessibile. Mentre il robusto cugino fu sopraffatto dal troppo freddo e dall’impossibilità di riprodursi. È possibile? Questa spiegazione non soddisfa del tutto.  Si potrebbe sollevare la stessa obiezione di prima: il freddo non era riuscito a vincere l’uomo di Neanderthal per decine di migliaia di anni. È difficile credere che i suoi gruppi non fossero abbastanza organizzati da poter tener testa a questa difficoltà.

Più credibile appare l’ipotesi dei paleoantropologi Michael Bolus e Chris Stringer: forse i gruppi di Homo sapiens collaboravano fra di loro in modo più intenso ed erano più numerosi, forse i contatti fra un gruppo e l’altro erano meglio organizzati. I Neanderthal, al contrario, tendevano a vivere isolati e i loro clan erano costituiti da pochi individui. In caso di necessità, avevano difficoltà a trovare aiuto. Come poteva una popolazione di scarsa densità, sparsa in giro per il Continente e priva di una rete sociale organizzata, sopravvivere in un clima inclemente e sviluppare una cultura complessa?

Non è da escludersi, ma forse hanno ragione Michael Barton e Julien Riel-Salvatore, rispettivamente delle università di Arizona e Denver. Secondo un modello virtuale realizzato al computer da Barton e Riel-Salvatore sulla base di dati archeologici e genetici, i Neanderthal si sarebbero estinti proprio nel corso di questo processo di ibridazione con i Sapiens, perché la loro popolazione era numericamente di  gran lunga inferiore a quella dell’Homo sapiens. Attività sessuale con esito mortale a lunga scadenza? Un’ipotesi plausibile.

Altro grande quesito irrisolto riguarda la creatività dell’uomo di Neanderthal e quella del suo cugino Homo sapiens. I più antichi artefatti complessi di valore puramente estetico (che non rientrano nella categoria degli utensili di uso quotidiano) risalenti a più di 40.000 anni fa, sono stati scoperti tutti in Europa. Più precisamente in Germania, nella regione Baden-Württemberg. Sono oggetti incredibili: la statuetta della Venere di Hohle Fels, la scultura dell’Uomo-leone, dei flauti e molte altre figurine di animali ed esseri umani di espressiva bellezza che non hanno nulla da invidiare alle opere d’arte moderne. Queste sono, al momento, le sculture più antiche del mondo. Forse anche più antiche dell’arte rupestre di Cueva de los Castillos e sicuramente più antiche dei dipinti parietali nelle grotte preistoriche di Francia e Spagna (35.000-20.000 a. C.).

Tali meraviglie vengono attribuite alla fantasia dell’Homo sapiens. Ebbene, nel corso del suo lunghissimo viaggio fuori dall’Africa e prima di giungere in Europa, l’Homo sapiens si stabilì in Medio Oriente, in Asia, in molti altri territori, e tuttavia in nessuno di questi luoghi è stato trovato un solo manufatto paragonabile alle sculture scoperte nelle caverne europee. Non si trova nemmeno un dipinto parietale che regga il confronto con quelli delle caverne francesi e iberiche. Come si spiega questa discrepanza?

Eppure l’intelligenza del Sapiens giapponese non era di certo inferiore a quella del suo parente tedesco. A cosa è dovuta questa differenza? Alcuni studiosi ipotizzano alle origini dei capolavori preistorici uno scambio culturale fra Homo sapiens e uomo di Neanderthal che è sicuramente avvenuto in Europa. Il nostro continente fu teatro di un transfer unico al mondo che plasmò l’idea di arte nel Paleolitico? E l’uomo di Neanderthal rivestì in questo transfer un ruolo di primo piano?

Un’ipotesi di certo accattivante. Fu l’uomo di Neanderthal l’ispiratore all’arte sacra? Partì da lui l’idea di creare i primi oggetti dal valore artistico che, probabilmente, erano collegati a culti o riti sciamanistici? In questo caso ci si chiede come mai non siano stati ritrovati altri artefatti nei siti occupati esclusivamente da individui della specie Neanderthal. E qui entra in campo un’altra possibilità: forse alcuni oggetti scoperti nelle grotte tedesche furono realizzati proprio dall’uomo di Neanderthal e sono stati erroneamente attribuiti all’Homo sapiens?

Le datazioni dei reperti in quelle epoche del Paleolitico si rivelano talmente complicate, che non di rado devono essere revisionate. Al momento ancora si discute sulla data di sparizione dell’uomo di Neanderthal. E poi, diciamo la verità. Siamo talmente abituati a considerare l’Homo sapiens come la creatura umana più evoluta e perfetta, da attribuirgli automaticamente anche meriti non suoi. Invece non potrebbe essere stato il misterioso – e oltretutto più voluminoso – cervello del grezzo cugino, del cugino troppo a lungo sottovalutato, a creare quei piccoli capolavori del Paleolitico? Domande più che spinose. E, per ora, il mistero rimane.

La Trinità e altre Eresie della Chiesa Romana

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Abbiamo già discusso del fatto che all'inizio Gesù era considerato come un profeta  che piano piano fu divinizzato. La cosa non è però così semplice ed infatti sorsero vari problemi teologici non da poco. Che rapporto c'è tra Gesù e Dio? Sono due dei? sono cioè distinti? sono coesistenti? e se sono distinti, vi è una gerarchia tra loro? 

Occorreva risolvere la cosa altrimenti il prezzo sarebbe stata una totale frantumazione delle comunità cristiane che già avevano problemi grossi con l'introduzione del culto dei santi (ad imitazione del culto pagano degli eroi e del politeismo) e del culto della verginità di Maria (preso di sana pianta da miti pagani).

Anche nella soluzione dei problemi posti vi era la presenza delle tradizioni pagane che avevano tutte una trinità da venerare (Iside, Osiride e Horus; Zagreo, Fane e Dioniso; Giove, Giunone, Minerva; ...).

Sulla divinizzazione di Gesù molto contribuì Paolo anche se non lo considerava identico al padre, iniziando la teoria subordinazionista (il padre è più importante del figlio). Per Paolo solo il padre è Dio (JeoV), mentre il figlio è Signore (kurioV). La cosa si ritrova nel Vangelo di Giovanni, dove Gesù dice: Il Padre è più grande di me (Giovanni 14, 28). E la cosa venne  accettata da tutte le comunità cristiane e da tutti i pensatori (Ireneo, Tertulliano, Origene, ...) almeno fino al IV secolo. Fu allora che Ario sostenne le stesse cose di precedenti Padri della Chiesa e venne trattato da idolatra ed eretico. Ciò che era accaduto era solo che il processo di divinizzazione di Gesù era avanzato grandemente.

Fu Teofilo di Alessandria il primo a condannare la posizione subordinazionista e con essa Origene (che verrà condannato definitivamente dal V Concilio della Chiesa nel 553) ed Ario.

Ma vi erano altre complicazioni. Certamente Dio era puro spirito (come si legge in Giovanni) ma la Chiesa operò una divisione ulteriore, introdusse lo Spirito Santo ad imitazione dello Spirito Santo dell'Iran (spenta manju) che dovette aspettare per un adeguato riconoscimento.

Gesù non conosceva la Trinità: l'ordine che in Matteo viene posto sulla bocca del «risorto» di battezzare «in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» è unanimemente considerato un falso dalla ricerca critica. Se Gesù pensò a uno Spirito di Dio, lo fece forse nel senso della concezione veterotestamentaria dello «Spirito di Jahve» (ruach Jahve), menzionato nel Vecchio Testamento ben 378 volte .

Neppure Paolo conosce una dottrina trinitaria o contiene allusioni trinitarie; lo «Spirito» di cui scrive è completamente collegato a Cristo, il che Paolo esprime persino con l'equivalenza: «Ma il Signore è lo Spirito» (2 Cor. 3, 17); anche quando parla dello Spirito di Gesù Cristo, dello Spirito del Figlio e simili, parla insieme dello «Spirito del Signore» e del «Signore dello Spirito» .

Nel N.T. esiste anche la formula trinitaria o piuttosto la giustapposizione di Dio, Cristo e gli Angeli e in verità assai spesso, dato che nel Giudaismo essa si era già costituita.

Nell'Apocalisse incontriamo la trinità Dio padre, i Sette Spiriti e Gesù Cristo (Apocalisse 1,4 sg.); in seguito si manifestano persino accenni a una quaternità: intorno al 150 Giustino parla della quaternità formata da Dio Padre, il Figlio, le schiere degli Angeli e lo Spirito Santo (Just.Apol. 1,6).

Gli antichi cristiani trovarono il dogma della trinità attestato tanto esiguamente nella Bibbia, che nel IV secolo si pervenne a una delle più celebri interpolazioni neotestamentarie, al Comma Johanneum, un falso insinuato in parecchi Codici. Per l'esattezza il passo della Prima Lettera di Giovanni

«Sono tre che generano: lo spirito, l'acqua e il sangue, e i tre sono uno», venne modificato in : «Sono tre che generano nel ciclo: il Padre e il Verbo e lo Spirito Santo; e i tre sono uno» .

La dottrina della fede nello Spirito Santo sorse gradualmente nel II secolo nella Confessione di fede apostolica. Ma anche in seguito le concezioni intorno allo Spirito Santo tradirono una confusione terribile: spesso lo si equiparò a Cristo o si vide in lui un Angelo o addirittura la madre di Gesù, la quale lo afferrò «a uno dei capelli» e lo portò sul monte Tabor, oppure lo si identificò semplicemente con l'interiorità dell'uomo .

Alla fine del II secolo e nei primi anni del III teologi come Ireneo e Tertulliano ritennero lo Spirito Santo un'entità interna alla divinità; invero Tertulliano lo subordinò al Figlio, come già il Figlio al Padre. Del pari Origene dichiarò lo Spirito Santo come una creatura subordinata al Figlio e proibì, come mima di lui il Padre della Chiesa Clemente, la preghiera alla terza persona divina. 

Generalmente nelle loro speculazioni sulla trinità divina i Padri della Chiesa di questo periodo spesso si dimenticarono dello Spirito e parlarono solo di due Persone . Lo Spirito Santo ottenne la divinità piena solo nel 381 in occasione del Secondo Sinodo ecumenico di Costantinopoli. 

In un Sinodo, quello di Antiochia, convocato e guidato da Osio di Cordoba nel 324-325, si condannò Ario per sostenere la subordinazione del figlio al padre. A tale Sinodo parteciparono 56 persone e le decisioni furono prese da ben pochi fratelli esperti in faccende di fede ecclesiastica. 

Il sinodo d'Antiochia fu solo una sorta di preludio all'assemblea chiesastica prevista da Costantino in un primo tempo in Ancira (l'odierna Ankara), poi tenuta nel 325 nella sua residenza estiva di Nicea (oggi Iznik, a 130 Km da Istanbul), nell'Asia Minore nordoccidentale, il primo Concilio ecumenico, vale a dire universale, cui presero parte circa trecento vescovi provenienti da ogni parte del mondo.

In verità la massima parte dei delegati proveniva dall'oriente; l'occidente fu rappresentato solo da un vescovo gallico, uno calabrese e uno pannonico, inoltre erano presenti il vescovo spagnolo Osio di Cordoba, Ceciliano di Cartagine e due preti romani delegati in rappresentanza del vescovo di Roma Silvestro, che era ammalato.

Il livello intellettuale di molti padri sinodali era oltremodo basso; un contemporaneo, sicuramente a torto, parla maliziosamente di un «sinodo di veri e propri cretini». 

La grandissima parte dei chierici cattolici nemmeno oggi ha grande dimestichezza con la teologia storico-critica, ma per altre ragioni. A Nicea, in ogni caso, come già in Antiochia, solo pochi padri sinodali si mostrarono capaci di autonomia di giudizio, ma neppur essi riuscirono a concludere nulla. 

Da maggio o giugno fino all'agosto ospiti dell'imperatore, restarono impressionati dalla pompa, dalle adulazioni del monarca, da come egli baciava le cicatrici dei martiri e dall'appellativo di «amici» e «amati fratelli», col quale si rivolgeva ai presenti; così il credo niceno fu esattamente la formulazione che l'imperatore voleva: nulla accadde contro la sua volontà.

Costantino aprì il concilio, intervenne nel dibattito e ne determinò l'andamento. Non furono approntati protocolli oppure essi furono fatti sparire ad opera della Chiesa. Quando gli Ariani lesserò il loro credo, al portavoce fu strappato di mano il foglio e ridotto in mille pezzi, prima ancora che avesse finito.

Oltre la questione ariana, si tentò di regolamentare anche altre questioni che in definitiva riguardavano il portare la concordia nella Chiesa perché una chiesa divisa non gli serviva.

Assecondando i desiderata imperiali, alla fine ai vescovi venne proposta una formula che non era stata sostenuta da nessuno dei due gruppi contendenti, che affermava l'uguaglianza di sostanza del Figlio col Padre, l'identità di una sostanza divina in entrambe le persone (la cosa era stata già rigettata da un altro Sinodo - Antiochia 268 - e anche nella Bibbia non era prevista). 

In tal modo furono poste fuori gioco tutte le concezioni subordinazionistiche in relazione al rapporto Padre-Figlio. Da dove proveniva questa idea ? La Chiesa non ce lo ha fatto mai sapere esplicitamente fino agli inizi del Novecento. 

Da allora sappiamo che l'idea è di derivazione gnostica. Anche il concetto numerico di «triade», che si trova alla base del dogma trinitario, come concetto dogmatico è di derivazione gnostica. 

Il Valentiniano Teodoto fu il primo cristiano a definire Trias Padre, Figlio e Spirito Santo, mentre la Chiesa non aveva assolutamente inventato nulla di simile nella sua tradizione più antica. E così un imperatore, per giunta neppure battezzato detta dogmi alla chiesa. 

E questo è solo l'inizio del vero miracolo non di Gesù o Dio ma della Chiesa: la completa distruzione del messaggio del Cristo delle origini. E la Chiesa continuò per secoli ad essere governata da imperatori e, come accennato, nel 381, nel sinodo ecumenico di Costantinopoli, nacque la Trinità come legge dello Stato. 

Una invenzione che l'antica comunità cristiana non si sarebbe mai sognata, che non compare nei Vangeli dove semmai il dogma viene contraddetto.

L'ombra di Dio

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In 5.500 anni di storia sono scoppiate più di 14.000 guerre. Molte guerre hanno avuto uno sfondo religioso in particolare in Medio Oriente dove gli interessi politi ed economici si legano a quelli religiosi in uno sconto che dura da millenni. Le tre religioni monoteistiche principali: Cristianesimo, Ebraismo e Islam, si assomigliano moltissimo eppure non esisto al mondo altre religioni così in conflitto tra loro. I testi antichi ci forniscono le descrizioni di un Dio belligerante ed incline alla violenza e difronte alle immagini del Medio Oriente insanguinato viene da chiedersi se è Dio che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza o piuttosto sono gli uomini che hanno creato un Dio che riflettesse la loro vera natura.
 
 

Charlie Hebdo e il rinnovato consenso a Hollande

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Ringrazio l'amico Aztlan per aver prodotto il testo che riportiamo integralmente di seguito relativamente all'attentato occorso a Parigi a inizio 2015 e che ha aperto un anno in cui prevediamo assisteremo a molte mosse sulla cosiddetta "Scacchiera degli Illuminati"

Una riflessione alternativa sulle possibili conseguenze politiche nazionali dei fatti di Parigi.

Questo post non è sicuramente indirizzato al pubblico medio dei media mainstream, che è solito affidarsi esclusivamente alle fonti ufficiali e credere a qualunque cosa dicano.

Se siete qui a leggere queste pagine significa che siete affamati di verità e che non vi fermate a quanto vi raccontano la televisione e la stampa oligarchica quindi vado al dunque.

In questo modestissimo contributo si partirà dalla ipotesi controcorrente che i tristi avvenimenti di Parigi c' entrino poco con una azione jihadista, perlomeno una completamente genuina ed autonoma, e siano invece il risultato di un' operazione false flag con direzione e probabilmente anche mano atlantica con due capri espiatori preconfezionati che, guardacaso, non possono più essere interrogati, ad uso e consumo del pubblico per creare il consenso per una guerra da tempo meditata e pubblicamente tentata contro la Siria in funzione di rimuovere Assad, cosa impedita inizialmente dall' opposizione russa, ma che può ora essere cammuffata e giustificata come un' operazione antiterrorismo con obiettivo l' ISIS (che Assad invece combatte).

Non è intenzione dell' autore tentare di dimostrare in questa sede la suddetta tesi, cosa che richiederebbe un lavoro ben più esteso e da svolgersi a parte. Sicuramente, se seguite questo blog, ne avrete già sentito parlare e non avrete difficoltà a trovare materiale in merito che entri nel dettaglio dei numerosi elementi sospetti che hanno portato alcuni, anche illustri, a interrogarsi in merito.

In questo assai più modesto post ci limiteremo a partire da questa ipotesi come un assunto per approfondire ulteriori risvolti che a mio avviso si possono ricavare dal seguire questa pista. A voi sta informarvi in merito a detta ipotesi se non l' avete già fatto e scegliere cosa credere.

Fine della premessa, bando alle ciance.

Si è molto parlato, negli ambienti di informazione e discussione alternativa, delle possibili motivazioni occulte dietro gli attacchi di Parigi.

Sono state finora esaminate le possibili intenzioni geopolitiche dietro a questi eventi. Non è mio intento screditarle, essendo il primo a ritenerle pientamente fondate. E' mio intento esaminare la possibilità di ulteriori moventi, nell' ottica plausibile dei responsabili dei fatti di poter perseguire più scopi con un solo mezzo, o come si direbbe più volgarmente, prendere più piccioni con una fava.

Io credo che in questo caso si sia buttato giù un intero stormo con pochissime munizioni.

Le cause geopolitiche, dicevamo.

E' innanzittutto palese che il responsabile ufficialmente dichiarato, l' ISIS, già in cima alla lista dei nemici dichiarati, sia passato con questi attacchi da problema locale del Medioriente con grandi possibilità di espansione nella regione a minaccia di livello globale, capace di colpire nel cuore dell' Occidente in Europa.

Un salto di livello non da poco, che pone come emergenza assoluta l' azione di contrasto in loco. 

Ossia anche o per meglio dire a quanto pare esclusivamente in Siria, uno stato sovrano assediato da milizie jihadiste fino a poco anzi sostenute politicamente e finanziate ed armate dall' Occidente come "opposizione moderata" all' inviso Assad, regolarmente eletto Presidente nel 2012, nelle prime elezioni democratiche del Paese che si è dotato di una nuova Costituzione, elezioni contestate dalla "opposizione", che, vale la pena ricordare, sono gli stessi gentlemen che tagliano teste e mangiano gli organi dei soldati del governo (vedi link Fox News).

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Proprio quel Paese in cui gli americani avevano tentato di intervenire per rimuoverne il leader, prima di essere fermati dalla Russia. (Da qui in poi, facciamo ovviamente per comodità affidamento sulla buona memoria dei lettori circa quelli che sono i più recenti fatti di politica estera, non essendo questi soggetto di dubbio).

Che splendida coincidenza.

E' significativa anche la coincidenza temporale che vede gli attacchi seguire immediatamente i tentativi di riavvicinamento tra la Francia e la Germania da un lato e la Russia dall' altro, mentre fervono le trattative per la firma del trattato commerciale transatlantico tra USA e UE noto, se così si può dire per un trattato segreto, come TTIP, verso cui la Francia aveva già dimostrato delle perplessità.

Attacchi a seguito dei quali la vicinanza degli USA con la Francia ha ovviamente mandato in frantumi tutto ciò.


I più attenti avranno notato anche come ho fatto io come fin dall' immediatezza degli avvenimenti che ancora accadevano in tempo reale seguiti 24 ore dalle televisioni, si parlava della necessità di un maggiore coordinamento tra le intelligence dei Paesi europei, per bocca di un generale intervistato su Rain News 24 ad esempio. Questione ripresa e mantenuta in massima considerazione dal capo del governo italiano e dall' altra principale figura politica attualmente influente (nonostante tutto), ossia l' ex capo del governo Berlusconi. Sono dichiarazioni che avrete facilmente sentito più volte, per quanto distrattamente, dai telegiornali.

Quindi dopo i fatti di Parigi alla forza militare e di polizia europea EUROGENDFOR si aggiungerà probabilmente a breve anche una agenzia di intelligence europea.

Si parla già di maggiore controllo della Rete, tanto per cambiare.

Insomma i risvolti geopolitici e di sicurezza sono stati sviscerati a fondo. Quelle che volevo ora, senza escludere affatto i primi, porre all' attenzione dei pazienti lettori dopo questo sunto sono le implicazioni politiche interne alla Francia, e di conseguenza, quelle europee.

Andando finalmente al dunque, non saranno certo sfuggite a nessuno due cose, che però nessuno finora aveva collegato: l' irresistibile ascesa del consenso popolare della leader del Front National Marie Le Pen a scapito degli avversari politici quali l' attuale Presidente Hollande, che precedentemente alla strage aveva perso molto consenso e aveva toccato il risultato negativo più basso mai registrato per un Presidente francese, a causa della disastrosa situazione economica del Paese, e la parziale rimonta dello stesso a seguito dei fatti di Parigi, dopo i quali il popolo si è stretto al suo leader e a tutti gli altri leader globali che avevano posato insieme nel celebre scatto per una via di Parigi, ripreso frontalmente e spacciato dai media come la testa del corteo, che in realtà come si vede da uno scatto ripreso da un' altra angolazione erano da soli in un mini corteo per conto proprio per un' altra via. Uno show globale di un genere nuovo cui temo dovremo abituarci.



Eh sì, nessuno ci ha fatto caso, ma la strage di Parigi oltre che per i piani USA è stata una manna dal cielo anche per il Presidente Hollande, che si è subito prodigato a spedire la portaerei Charles De Gaulle in Siria e ha ripreso una non indifferente percentuale di gradimento presso il popolo francese, accorciando grandemente la distanza che lo separava dalla Le Pen.


Non ci vuole un esperto per cogliere la differenza tra i due leader, il Presidente in carica finora in picchiata di consensi, un europeista convinto che ha finora eseguito tutti i dettami dell' Unione Europea, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, e la leader anti-euro che godeva fino ad allora della prima posizione dei sondaggi con un netto vantaggio.

E non ci vuole un esperto neanche per cogliere le conseguenze geopolitiche di un eventuale ribaltamento politico, dove alla leader finora favorita per le elezioni presidenziali, che se vincente avrebbe potuto far uscire la Francia dall' euro decretando la fine definitiva di questo mostro economico, si avvicina nei sondaggi e recupera terreno l' attuale Presidente.


La fine dell' euro porterebbe con sè la fine dell' Unione Europea così come la conosciamo, tutto verrebbe rimesso in discussione, compreso eventualmente la posizione nei confronti della Russia, finora prona agli interessi strategici USA a tutto discapito di quelli stessi economici dei Paesi europei che soffrono per il calo delle esportazioni verso l' importante Paese eurasiatico causate dalla sanzioni volute da Washington.

Impossibile non chiedersi se anche questo quindi non facesse parte del piano di chi avrebbe realmente realizzato la strage di Parigi... nella nostra piccola ipotesi che abbiamo assunto all' inizio del teorema di cui questo è il mio modesto postulato.

Lascio naturalmente a voi trarre le conclusioni.

Per appurare quanto dichiarato, vi lascio gli articoli e i dati, rigorosamente da fonti ufficiali, riguardanti quanto detto sopra. 

Un breve riepilogo dell' excursus della Le Pen nel recente periodo, offerto dagli articoli di cui trovate i link a fondo pagina tra le fonti, farà da premessa agli ultimi dati sul consenso recuperato da Hollande unicamente nei sondaggi effettuati dopo la strage:

Il Front National è in ascesa da quando la Le Pen ha preso la guida del partito da suo padre Jean-Marie nel 2011: alle elezioni del 2012 arrivò terza dopo Hollande e Sarkozy con il 18%.

Nel frattempo la crisi si è fatta sentire sempre più anche nella Francia guidata dall' allora vincitore, e il FN ha continuato a crescere.

Newsweek in data 11 aprile 2014 ci fa sapere che la Le Pen col 29% ha raggiunto un consenso più che doppio dell' attuale presidente in carica, che con il 14% ha raggiunto il risultato più basso da quando l' istituto Ifop ha cominciato a raccogliere i dati sui gradimenti presidenziali nel 1958, così come è senza precedenti per un presidente in carica essere in minoranza nel suo stesso partito: meno di metà degli elettori socialisti voterebbero per lui alle prossime presidenziali.

A maggio il FN ha vinto per la prima volta le elezioni parlamentari europee in Francia battendo facilmente sia i socialisti che l' UMP di Sarkozy con il 25%.

Il 31 luglio dello stesso anno, FT.com ci informa che la stessa Le Pen è per la prima volta in testa alla corsa superando il possibile candidato di centrodestra preferito dagli elettori, l' ex Presidente Nicolas Sarkozy, colpito da un' accusa di corruzione, con il 26% e il 25% rispettivamente, mentre Hollande diventa terzo, capovolgendo i risultati delle elezioni del 2012. Nessuno degli altri due candidati socialisti papabili, il Primo Ministro e il ministro dell' Economia, rappresentano un pericolo.

Il Telegraph riporta che anche i due possibili candidati di centrodestra verrebbero facilmente battuti, rendendola vittoriosa contro tutti gli avversari al primo turno: con Hollande la vittoria sarebbe assicurata con intenzioni di voto di 30 a 16, mentre di 28 a 25 contro Sarkozy. Ad un eventuale secondo turno il consenso verrebbe meno, ma la Le Pen ha già il vantaggio dal primo.

Un sondaggio sempre di Ifop pubblicato da Le Figaro e ripreso dal Guardian l' 8 settembre conferma i dati.

Anche dopo i fatti di Parigi, comunque, Le Pen rimane in testa come riporta l' Huffington Post il 29 gennaio di quest' anno.


Tuttavia, a seguito di questi eventi, come dicevamo Hollande ha recuperato una considerevole percentuale di consenso, anche se per ora rimane terzo.
Ecco i risultati dei sondaggi sulle intenzioni di voto in Francia per le prossime presidenziali, che si svolegeranno nel 2017, registrati nel periodo dal 22 aprile 2012 al 23 gennaio 2015:


La pagina wikipedia è in lingua inglese, ma la tabella, che riporta nomi, date e cifre percentuali è di facile lettura.

Da questa tabella, oltre a tutte le date precedenti fino al suddetto aprile 2012, possiamo osservare come mentre il consenso della Le Pen sia stabile tra il 29 e il 31% sia prima che dopo i fatti di Parigi, come si evince in sondaggi effettuati rispettivamente il 28-30 ottobre 2014 e il 21-23 gennaio 2015, e nello stesso periodo Sarkozy scenda dal 27 al 23%, solamente il presidente in carica durante i tristi avvenimenti, Hollande, abbia guadagnato ben 7 punti, passando dai livelli del minimo storico del 14% al considerabile 21%. 

Un risultato, mi sento di dire, che potrebbe solo migliorare dal sostegno popolare che naturalmente arriverà con la "lotta al terrorismo".

Come dicevo, lascio a voi trarre le considerazioni finali.

Fonti:











Parigi - Il Vascello di Isis, culla dell'iniziazione alchemica

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Parigi ha una tradizione che risale all'XI secolo secondo la quale il suo nome deriva da Iside, cioè par-Isis che in greco significa "vicino a Iside" o "vicino al Tempio di Iside" che era situato non lontano dall'Ile de la Citè. Questo tempio era stato eretto probabilmente dai Romani nel IV secolo quando Giuliano l'Apostata era governatore di Parigi e devoto di Iside Pharia, ed è possibile che abbia chiamato questa regione col nome della Dea Egizia. 


La Dea Iside/Isis è stata anche immortalata nella Statua della Libertà, opera a lei ispirata fin dal primo progetto del suo plasmatore, il massone francese Auguste Bartholdi. Quest'artista aveva concepito di scolpire una colossale statua di Iside con la torcia in mano da collocare all'ingresso del canale di Suez, che all'epoca l'ingegnere Ferdinand de Lasseps, suo ottimo amico, stava progettando di scavare per unire Mar Rosso e Mar Mediterraneo. Per mancanza di fondi la scultura, che avrebbe dovuto rappresentare l'idea dell'Egitto che illumina l'Oriente, non fu fatta, però Bartholdi non rinunciò al proprio sogno e cercò di realizzarlo altrove: a New York, dove su suo progetto la statua fu costruita da Alexandre Gustave Eiffel, l'ingegnere che avrebbe poi creato la celeberrima torre parigina.


Bartholdi convertì il progetto originale per l'Egitto proponendolo per New York come Statua della Libertà che illumina il mondo. A tal fine nel 1875 venne fondata l'Unione franco-americana, che si occupò di raccogliere i fondi necessari. Come c'era da aspettarsi, numerosi membri dell'Unione franco-americana appartenevano alla Massoneria, fra cui lo stesso Bartholdi; la statua era legata al culto della Libertà o culto della Ragione della Rivoluzione francese, entrambi connessi, nella mentalità dei repubblicani, agli ideali della Massoneria e le figure che rappresentavano la Libertà e la Ragione erano spesso modellate sulla Dea egizia Iside. 

Prima che la Statua della Libertà venisse collocata nel porto di New York, Bartholdi si riferiva ad essa con il termine Pharos e aveva addirittura progettato una base uguale a quella che si riteneva avesse sorretto l'antico Pharos di Alessandria. Bartholdi, che aveva trascorso un lungo periodo in Egitto e aveva studiato le origini di quest'antica "meraviglia del mondo", era di sicuro al corrente del legame tra il Pharos e la Dea Iside e per estensione la sua stella, Sirio. Sotto questo punto di vista è molto probabile che la sua statua gigantesca di donna avvolta in un drappo che teneva alta una torcia, potesse essere stata immaginata come l'Iside Pharia del Faro di Alessandria.


Lo scopo delle società iniziatiche francesi doveva essere quello di restituire a Parigi il suo primato spirituale, che nel 1884 era minacciato dalla presenza di troppe "società straniere", perché Parigi era, onomanticamente, "Bar-Isis", il Vascello di Iside, ovvero la culla dell'iniziazione. La parola egiziana bar ha il senso di recinto, ricettacolo, qualsiasi oggetto capace di contenere nel suo seno, vascello ecc. Bar-Isis è dunque la traduzione in druido dotto della parola volgare Lutezia che aveva esattamente lo stesso significato. La radice Lo o Lu designa in celtico le acque, i fiumi, e Tec, in celtico, come in latino e in greco, significa riparo, nascondiglio, arca, vascello (nel senso di ciò che contiene). Lutetia o Lutezia è l'antico nome romano della capitale francese. Nello stemma araldico della città di Parigi compare, oltre al Fleur-de-Lys, la figura di un vascello a forma di falce di Luna, un ben noto simbolo di Iside.


La tragedia della nave Costa Concordia è avvenuta guarda caso sull'isola del Giglio, il simbolo per eccellenza delle casate toscane e che rappresenta anche la squadra di calcio della Fiorentina, provate a immaginare le origini simboliche da cui risalgono...

Iside Pharia o Signora del Mare era anche considerata genio della navigazione a cui venne attribuita l'invenzione della vela, ecco spiegata l'evidente connessione nello stemma della città di Parigi che rappresenta appunto un vascello: Il Vascello di Iside!

La simbologia cristiana vede nei suoi tre petali stilizzati un'allusione alla Trinità divina e nella base orizzontale la figura di Maria (o Iside?), di fondamentale importanza per comprendere il mistero trinitario in quanto fu da lei che, attraverso l'intervento divino del Padre, s'incarnerà il Figlio, e dai due emana lo Spirito Santo. Questo concetto si trasformerà successivamente con il diffondersi delle teorie pseudo-storiche associate al Santo Graal ed alla discendenza di Cristo. Il "Fleur-de-Lys" viene così associato alla "Stirpe Reale": la base del simbolo rappresenterebbe, secondo questa nuova concezione, Maria Maddalena mentre i tre petali non sono altro che i figli che essa ebbe da Gesù: Tamar, Joshua e Josephes. 


Il tema della "Linea di Sangue Reale" venne per la prima volta presentato ad un pubblico più vasto nel 1982, con l'uscita del saggio "Il Santo Graal" di Baigent, Leigh e Lincoln. Nelle loro teorie, la linea di sangue passerebbe per i sovrani Merovingi, e questa "origine divina"è alla base della leggenda che vedeva il re Meroveo, dal cui nome derivò quello della dinastia, generato da un mostro marino uscito dal mare.

A causa del simbolismo sparso ovunque, nelle strade, nei palazzi e nei vicoli, e per l'atmosfera magica che circonda e caratterizza Parigi, la capitale francese può ben definirsi una delle città più esoteriche d'Europa, in grado di rivaleggiare con Torino, Lione, Praga, Barcellona o Londra.

- Il sottosuolo della città vanta una fitta rete di gallerie sotterranee, divise tra linee del metrò, antiche Catacombe visitabili anche dai turisti e una vasta rete di cunicoli meno noti, che formano una città nella città, in larga parte inesplorata o conosciuta da pochi, popolata di figure sfuggenti, abitatori della notte e delle profondità della terra che si fanno chiamare “Cataphiles”. 

- Le connessioni con le importanti dinastie dei Merovingi (molti dei quali sono sepolti nella Chiesa di St-Denis), i Cavalieri Templari (che avevano in Parigi il Quartier Generale principale fino ad arrivare alla Cattedrale di Rennes le Chateu), il Meridiano Zero di Francia (che attraversa la Chiesa di Saint-Sulpice, al centro di numerosi misteri), famosi alchimisti come Nicolas Flamel, o occultisti come Papus, ma anche Martines de Pasquallyed Eliphas Levi. 

- La città è attraversata da est ad ovest dal famoso Axe Historique, un asse ideale lungo il quale sono allineati i maggiori monumenti di tutta Parigi e che ha un'importanza simbolica senza pari.


I sotterranei di Parigi

I parigini la chiamano "Les Catacombs", le Catacombe, ma la sterminata serie di gallerie che trafora come un gruviera il sottosuolo di Parigi è stata originata, sin dai secoli più antichi, dalle necessità più varie. Con i suoi circa 300 km complessivi, sviluppati fino a tre livelli ad una profondità che va dai 5 ai 30 metri sotto il livello stradale, il sistema delle Catacombe fa retrocedere persino la fitta rete della metropolitana, che con le sue 16 linee dall'estensione complessiva di circa 215 km è considerata la terza rete per estensione nell'Europa occidentale, dopo quelle di Londra e di Madrid.

I primi scavi risalgono addirittura ai tempi dei Romani, quando il sottosuolo venne usato come cava di materiali ai tempi della costruzione dell'antica Lutetia, ampliamento dell'insediamento originario instaurato su un'isola al centro della Senna, l'odierna Île-de-la-Cité. Nel corso dei secoli vennero scavate fognature, depositi di materiali, cripte, ossari e bunker, e questo labirinto di cunicoli ha favorito nel tempo traffici illeciti, incontri clandestini per società segrete, rifugio per criminali e ricercati e luogo ideale per cospirazioni, come quella ordita dalla Cagoule, falange armata di estrema destra che nel 1937 progettò un golpe nel quale i sotterranei ebbero parte importante.


Di questa rete attualmente solo una piccola parte è visitabile (circa 3 km), e l'accesso avviene da Place Denfert-Rochereau. Il pezzo forte di questo tour è, senz'altro, l'Ossario di Parigi, nel quale furono accumulate, tra il 1786 e il 1859, le ossa di migliaia e migliaia di morti prelevate dai cimiteri parigini, in seguito ad un'ordinanza emanata per rimediare al sovraffollamento dei cimiteri e limitare i rischi di epidemie. Le ossa vennero accumulate in questo luogo ed accatastate in macabre composizioni che ricordano, in una certa parte, la famosa Cripta dei Cappuccini in Via Veneto, a Roma.


Tutto il resto dei sotterranei è chiuso al pubblico, e inoltrarsi al suo interno è considerato illegale dal 1955. Incuranti del divieto, un nutrito gruppo di persone frequenta clandestinamente i sotterranei di Parigi da allora. Si fanno chiamare "les Cataphiles", i "Catafili": questo gruppo comprende semplici appassionati del sottosuolo, senzatetto, studiosi del mistero, artisti, musicisti e hippie di ogni genere. Sono persone ben organizzate, con torce e mappe dettagliate, frutto delle loro esplorazioni e, cosa più importante, sono dei ricercati. A causa del loro numero sempre crescente, infatti, la Polizia francese ha addirittura istituito uno speciale corpo di agenti, i cosiddetti "cataflics" (da noi si potrebbe chiamarli "catapoliziotti" o "catasbirri"…), addestrati nella speleologia urbana e incaricati di perlustrare i condotti e di multare o arrestare i trasgressori.



Parigi e i Templari

Il Quartiere del Tempio di Parigi, dove aveva sede il Quartier Generale dell'Ordine più ricco e potente di tutto il Medioevo, è localizzato nella zona centrale di Parigi (III Arrondissement) ed è segnalato da una fermata della metropolitana che i Parigini, in imitazione di quanto era già avvenuto per Londra, chiamarono "Temple" e che ancora oggi è una delle pochissime a conservare ancora l'insegna dell'epoca della costruzione (inizio 1900). 


Poco oggi rimane di quei tempi gloriosi, se non il nome di alcune vie nella topografia stradale. Questo luogo fu teatro, in quel famigerato Venerdì 13 Ottobre 1307, del primo grande arresto di massa, ordito in segreto dal re Filippo il Bello di Francia che intendeva sbarazzarsi dell'Ordine ed appropriarsi dei suoi beni. Esistono alcuni luoghi ancora legati all'Ordine del Tempio, se non altro dal punto di vista simbolico, come la Chiesa di Santa Elisabetta, traboccante di simbolismo, oppure quella di St. Merri, sul cui portale è incastonata una figura demoniaca comunemente additata come "Bafometto".


Templari a Parigi significa anche, notoriamente, parlare di Pont-Neuf: questo ponte sovrasta l'isolotto sul quale, il 18 Marzo del 1314, venne arso al rogo Jacques De Molay, l'ultimo Gran Maestro dell'Ordine, insieme a Geoffrey de Charnay, Gran Precettore di Normandia nonché Tesoriere del Tempio. Il sito esatto è ancora oggi ricordato da una lapide commemorativa sotto il ponte ed è meta (quasi di "pellegrinaggio") dei tanti appassionati di Templari).



Parigi e la Via Turonense

Da Parigi partiva la Via Turonense, uno dei quattro cammini principali di pellegrinaggio in territorio francese. Questi percorsi raccoglievano i viaggiatori da ogni parte di Europa e li immettevano verso il Cammino di Santiago, raccordandosi tutti a Saint-Jean-Pied-de-Port (Cammino Francese), oppure al Passo del Somport (Cammino Aragonese), prima di addentrarsi in territorio spagnolo. La Via Turonense era così chiamata perché aveva una delle sue tappe principali a Tours, la città legata al culto di San Martino, ed era in particolare usata dai viaggiatori provenienti dal nord della Francia, nonché dall'Inghilterra, dal Belgio e dal nord della Germania.


Oltre ai Cavalieri Templari, dunque, troviamo in città le mansioni o commanderie di numerosi altri ordini monastici e assistenziali dell'epoca. In particolare, l'ordine ospitaliere per eccellenza, quello dei Cavalieri di San Giovanni (in seguito diventato, attraverso successive trasformazioni, Ordine dei Cavalieri di Malta) aveva in Parigi una imponente commanderia che nei documenti più antichi è menzionata semplicemente come "maison de l'Hôpital". Il suo territorio era delimitato da Place de Cambrai, Rue Saint-Jacques, Rue des Noyers e Rue de Saint-Jean-de-Beauvais. Dopo la soppressione dell'Ordine Templare (XIV sec.), gli Ospitalieri ne ereditarono i beni, e fecero dell'ex Quartiere del Tempio la loro nuova sede principale. L'antica commanderia rimase in utilizzo con il nome di Ancien Hôpital, per distinguerla da quella nuova. Talvolta la si trova indicata anche come Saint-Jean-de-Latran (ossia, "San Giovanni in Laterano", come l'omonima basilica romana), ma non se ne conosce il motivo...


In Rue Saint-Jacques si era stabilito anche un altro importante ordine, quello dei Cavalieri di Altopascio, detti anche Cavalieri del Tau per il simbolo distintivo che portavano cucito sopra il mantello: la Croce del Tau. Nato in Italia all'inizio dell'XI secolo, nel piccolo borgo di Altopascio, vicino Lucca, l'ordine raggiunse presto un notevole prestigio che mantenne per tutto l'arco dei due secoli successivi. Dopo aver instaurato numerose mansioni in Italia, soprattutto in località posizionate lungo la Via Francigena, l'Ordine cominciò ad espandersi anche all'estero. La mansione parigina venne fondata dopo il 1180, nella zona situata all'incrocio tra Rue Saint-Jacques e Rue de l'Abbé de l'Épée. Oggi vi troviamo la splendida Chiesa di Saint-Jean-de-Haut-Pas. La chiesa a ppartenne ai Cavalieri fino al XV sec., quando l'Ordine venne sciolto. Caterina de' Medici, nel 1572, ne decise l'assegnazione ai Benedettini espulsi dall'Abbazia di Saint-Magloire, che ivi traslarono le sue reliquie.


Può un gruppo sedicente integralista islamico chiamarsi Isis/Iside? Evidentemente: no! E’ l’ennesimo tributo in codice che il potere occulto offre alla sua dea di riferimento.


Il simbolo rappresenta la stella di Israele ed il gruppo dell'Isis è una creazione sionista

Nel 1890, gli occultisti dell'Ordine cabalistico della Rosa-Croce, Papus e Chamuel lanciano la rivista "Le Voile d'Isis". Nel 1892 Chamuel diventa "vescovo" della chiesa gnostica, incaricato della diocesi di Saintes e La Rochelle, e adotta a questo scopo il patronimico Tau Bardesane.


Parigi e il Priorato di Sion

Strettamente connessi alla capitale francese sono anche molti luoghi legati al Priorato di Sion, la fantomatica Società Segreta nata ai tempi di Goffredo il Buglione, secondo un mito ben orchestrato dove la finzione e la mistificazione ha spesso preso il sopravvento sulla realtà. Tutto ebbe inizio, alla fine del XIX sec., dalle vicende legate al piccolo paese francese di Rennes-le-Château ed alle scoperte del parroco Berengér Saunière. In questo mito, Saunière dopo aver trovato le pergamene cifrate nascoste nel pilastro che sorreggeva l'altare nella Chiesa della Maddalena, si è recato a Parigi, presso Saint-Sulpice, per far tradurre le pergamene, e poi alMuseo del Louvre, per acquistare le copie di alcuni quadri di Nicolas Poussin e David Teniers. Nel famoso libretto esoterico denominato "Le Serpent Rouge", il "Serpente Rosso", ci sono indizi che coinvolgono il Meridiano di Parigi e due chiese del centro: l'Abbazia di Saint-German-des-Près e quella di Saint-Sulpice. Anche se tutta questa mitologia creata attorno al Priorato è frutto di una mistificazione, i luoghi che abbiamo citato esistono davvero e sono molto interessanti dal punto di vista simbolico.


L'alchimista Nicolas Flamel, che viene indicato come 8° Gran Maestro del Priorato tra il 1398 e il 1418, realmente visse ed operò a Parigi durante quegli anni, e la sua abitazione, ancora oggi visibile in Rue de Montmorency, 51, sebbene trasformata in una taverna, presenta numerosi bassorilievi di carattere simbolico i quali, secondo la leggenda, se si riuscisse a decifrali descriverebbero il processo di trasformazione dei metalli vili in oro puro. Victor Hugo, altro presunto Gran Maestro (il 24° nell'elenco, in carica dal 1844 al 1885) descrisse nei suoi romanzi alcuni luoghi chiave del simbolismo parigino, come le già citate Catacombe e la gotica Cattedrale di Nôtre-Dame, che descriveremo approfonditamente in articoli separati. Da non dimenticare, infine, la superba Basilica di Saint-Denis, che conserva le tombe di alcuni re Merovingi, che sono considerati i discendenti per linea di Sangue da Gesù stesso.


Parigi e la Massoneria – L'Axe Historique

Il famoso Axe Historique, l'asse viario che attraversa la capitale da est ad ovest ed è costellato dai più famosi monumenti della città, come la Torre Eiffel, l'Arco di Trionfo, l'Obelisco e il Museo del Louvre, è un compendio di simbolismo senza pari. Entreremo nei dettagli simbolici dell'Asse in un articolo approfondito, dove ci occuperemo, tra l'altro, dell'importanza della Torre nelle teorie dellaRadionica, di cosa c'è di vero sulle leggende sorte attorno alla "Piramide" di Pei nel cortile del Louvre, dell'allineamento con la levata eliaca della stella Sirio e dei rapporti di quest'asse con quello omologo che si trovava nell'antica città di Tebe. È interessante osservare quanto attorno a questi argomenti ruoti, in un modo o nell'altro, la Massoneria. 


Massone era l'ingegnere Gustaive Eiffel che progettò la Torre, così come Massone era uno dei progettisti che collaborò alla realizzazione dell'Asse. Troviamo simbologia massonica sparsa ovunque in tutta Parigi, come quella attorno al Ponte dell'Alma, dove trovò (per caso...) tragica morte in un presunto incidente d'auto la Principessa Diana d'Inghilterra ed il suo compagno Dodi Al-Fayed. Al centro del ponte è stata costruita una statua (la fiamma di Nimrod), in omaggio a Lady D, ma in realtà è l'ennesimo omaggio alla Dea Iside che è anche chiamata Diana. L'opera artistica del Ponte dell'Alma rappresenta inoltre la stessa fiamma che tiene in mano la Statua di Iside, soprannominata dai massoni la Statua della (Loro) Libertà!



Il "WOW" di Varoufakis è il "WOW" dei Popoli d'Europa - Gli Appuntamenti del 2015

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Ad Atene il primo messaggio che il nuovo governo non sarà un altro vassallo servile....

Nella conferenza stampa di ieri congiunta con il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in visita ad Atene, il neo ministro dell'economia greco Yanis Varoufakis ha lanciato letteralmente una bomba comunicativa: “e...…con questa – secondo quanto espresso anche dal Parlamento europeo – fittizia commissione non abbiamo alcuna intenzione di cooperare. Grazie”. In altre parole Varoufakis ha ammesso di non avere intenzione di lavorare con un comitato che non ha ragione di esistere, anche nella prospettiva del Parlamento europeo.  Il nuovo ministro dell'economia di Atene si stava riferendo chiaramente alla famigerata Sacrilega alleanza della Troika, il punto di riferimento ufficiale dei creditori internazionali della Grecia, vale a dire l'Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale. 

Dopo il “grazie”, Varoufakis ha dato la parola al povero Jeroen Dijsselbloem, che ha voluto prima ascoltare la traduzione per essere sicuro di quello che era accaduto. Poi si è tolto le cuffiette, si è alzato e se n'è andato con un forzato scambio di strette di mano. Dijsselbloem ha bisbigliato qualcosa nell'orecchio di Varoufakis, che gli ha risposto e il presidente dell'Europgruppo ha lasciato a passo spedito la conferenza stampa. Immediata la replica poi ai giornalisti: “ignorare gli accordi non è la giusta strada da prendere” e “con azioni unilaterali non potrà esserci sviluppo”.

Per molto tempo poi i media greci hanno cercato di comprendere quanto detto all'orecchio. Mega TV ha riportato dopo le nove di sera che il presidente dell'Eurogruppo avrebbe bisbigliato al ministro dell'economia: “Hai appeno ucciso la Troika” e che Varoufakis ha replicato con un semplice “WOW”. 




e poi via senza voltarsi indietro:


Strano vedere la reazione di Dijsselbloem. E' quasi certo che Varoufakis gli abbia dichiarato le stesse cose nelle due ore di faccia a faccia precedenti. A meno che non stessero parlando di tempo o di feta, ironizza il blog KTG, il neo ministro gli ha fatto presente che non avrebbe negoziato con la Troika anche prima. E poi, come presidente dell'Europgruppo, perché una reazione così offesa per una decisione che riguarda Bce, FMI e Commissione europea?

Ci si attendeva un servile nuovo vassallo. Ma, anche se è ancora presto per pronunciarci in modo definitivo sul nuovo governo Syriza, sembra lontano il tempo in cui  il suo predecessore Jean-Claude Juncker poteva trattare in questo modo l'ex ministro dell'economia Venizelos:


o il ministro spagnolo:


Dopo 5 anni di soprusi, abusi e violazioni delle dignità più profonde del popolo greco, ad Atene è stato lanciato un segnale di un cambiamento. Non sappiamo se la linea del nuovo governo di Syriza proseguirà, ma, chiaramente, Varoufakis ha saputo mandare un messaggio anche mediatico molto chiaro a Bruxelles, Berlino e Francoforte: in Grecia al potere non ci sono più gli esecutori passivi della macelleria sociale e delle privatizzazioni selvagge imposte dalla Troika...

Dopo la Grecia un altro paese potrebbe entrare presto nell'area antagonista alla Troijka... e poi un altro... e altri ancora seguiranno. Peccato per l'Italia che poteva essere avanguardista in questa fase di cambiamento, ma non ne è stata capace per via di un elettorato pigro, imbelle, ideologico e fondamentalmente incapace di ragionare e di una opposizione politica incapace di fare fronte comune come invece Tsipras ha dimostrato essere possibile.

Spagna - Elezioni Amministrative di Maggio e Politiche di Novembre 2015

Se si votasse oggi la sinistra radicale sarebbe il primo partito in Spagna, finirebbe così il bipolarismo di popolari e socialisti.

Il 2015 potrebbe essere un anno di svolta per la vita politica spagnola. Sono tante le tornate elettorali in programma. Si parte con le elezioni comunali e regionali del prossimo 24 maggio (si vota tutte le comunità ad eccezione di Catalogna, Andalusia, Paesi Baschi e Galizia), si concluderà con l'evento più atteso: le politiche di novembre. Lo scenario che sembra delinearsi all'orizzonte è assolutamente inedito, questo perché ad un anno dalla sua fondazione il partito della sinistra radicale Podemos sta vedendo aumentare i suoi consensi con grandissima velocità. Nato dal movimento degli Indignados e tenuto unito dal carisamtico leader Pablo Iglesias, Podemos ha ottenuto il suo primo grande successo alle ultime Europee, quando con un sorprendente 8% è riuscito a conquistare cinque seggi.

Quella percentuale nel frattempo è cresciuta, tanto che oggi Podemos potrebbe essere il primo partito. Lo svela un sondaggio commissionato da Cadena Ser, l'emittente radiofonica di El Pais, il primo quotidiano del paese per diffusione. I risultati sono inaspettati, soprattutto per le proporzioni. Il 27,5% degli spagnoli ha infatti dichiarato che voterebbe per Podemos se le elezioni si tenessero oggi, crolla il partito di Mariano Rajoy che otterrebbe soltanto il 24,6% delle preferenze. Per strada ha lasciato quasi il 50% dei voti visto che nel 2011 era riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta con il 44,6%. E pesante è anche il tonfo dei socialisti, la cura di Pedro Sanchez non sembra funzionare se è vero che oggi il PSOE si fermerebbe al 19%, quattro anni fa aveva ottenuto un già deludente 28,7%. Quasi scompare la sinistra di Izquierda Unida che passerebbe dal 6,9% al 3,7%.

Podemos raccoglie i suoi voti soprattutto nell'elettorato di sinistra, ma è evidente che molti nuovi sostenitori vengano anche dal fronte popolare. La notizia è ancora più clamorosa se si pensa che la Spagna sta raccogliendo oggi i frutti della politica fatta di tagli e sacrifici imposta da Rajoy. Se i numeri del sondaggio dovessero confermarsi, anche in parte, assisteremmo ad un cambiamento storico: per la prima volta infatti nel paese non esisterebbe il bipolarismo perfetto fatto dell'alternanza tra popolari e socialisti. Questo porterebbe ad un periodo di maggiore instabilità politica, a meno che non vengano fatte alleanze di governo, ipotesi che per il momento Iglesias esclude nel modo più assoluto.


La sinistra radicale spagnola in qualche modo potrebbe guadagnare ancora voti nel momento in cui le elezioni in Grecia dovessero concludersi con un successo di Syriza di Tsipras. I due partiti sono molto simili, non a caso fanno parte dello stesso eurogruppo, quello della Sinistra Unitaria Europea, e Iglesias parteciperà ad un comizio di Tsipras in Grecia nei prossimi giorni. Mancano ancora dieci mesi alle elezioni, ma il 2015 spagnolo si preannuncia caldo, i due grandi partiti hanno il tempo per provare ad arginare l'emorragia di voti, ma l'ascesa di Podemos è qualcosa con cui sarà necessario fare i conti.


Portogallo - Elezioni Politiche di Settembre-Ottobre 2015

Podemos fa scuola e sbarca in Portogallo. Lo scorso 14 dicembre a Lisbona si è tenuta la prima assemblea generale (Assembleia Cidadã) di un movimento che intende seguire le orme del partito di Pablo Iglesias. A guidarlo è una giovane psicologa, Joana Amaral Freitas, classe 1975, ex esponente della formazione di sinistra Bloco de Esquerda, con la quale, peraltro, è stata eletta in parlamento nel 2003.


Dicono di non essere un franchising del più noto movimento spagnolo, ma dal nome che hanno scelto — Juntos Podemos — e dal simbolo che riecheggia quasi alla lettera il cerchio di Podemos, si evince chiaramente che è quello il modello cui vogliono fare riferimento. Sul piano politico, però, il neonato movimento portoghese ci tiene a sottolineare la sua “equidistanza dalla destra e dalla sinistra”, e in ciò, evidentemente, sta la principale differenza con i cugini spagnoli, che invece hanno deciso di collocarsi nella stessa famiglia della greca Syriza e degli altri partiti della Sinistra Europea. 

Un’esigenza elettorale? Necessità di distinguersi dalla sinistra tradizionale portoghese che non mostra al momento grande appeal? Può darsi, anche perché i temi che Juntos Podemos agita nel Paese sono assolutamente sovrapponibili a quelli che in Europa agitano quasi tutte le forze della sinistra di alternativa, più o meno radicale, a cominciare dalla critica severa ai programmi di austerità imposti dalla Troika. 

Sarà anche per questo che in una recente intervista il suo leader, di fronte ad un’allusione ironica del giornalista sul rapporto di Juntos Podemos con il più noto movimento spagnolo, abbia risposto che «è meglio essere chiamati alunni di Podemos che essere i migliori alunni dell’Europa».

A parte l’approccio antiliberista alle questioni economiche e sociali, alla condanna dell’austerità assurta in Europa a metodo permanente di governo, l’altro elemento che caratterizza il movimento di Amaral Freitas è l’accento che viene messo sul tema della lotta alla corruzione ed ai privilegi dell’ establishment politico. In questo le affinità con alcune forze populiste, anti-casta, europee sono più marcate, decisamente evidenti. Il segno che la crisi ha travolto non soltanto diritti e conquiste sociali, ma anche vecchi modelli di contrapposizione politica allo status quo.


L’assunto è questo: i cittadini hanno perso fiducia nella politica e nei governanti perché i loro privilegi stridono con le condizioni materiali di vita della gente comune, a maggior ragione dall’inizio della crisi. È necessario perciò, secondo la giovane psicologa, "conquistare il consenso politico sulle questioni dove maggiormente c’è consenso e sensibilità sociale, come è il caso, per esempio, della lotta contro la corruzione ". Quando si dice realismo politico!

Le elezioni politiche sono previste in Portogallo fra settembre e ottobre 2015, e per questo appuntamento Juntos Podemos sta lavorando alacremente. Il primo passo, in ogni caso, sarà quello di raccogliere le 7500 adesioni che la legge impone per poter ricevere l’accreditamento da parte del Tribunale Costituzionale. Un obiettivo che sembra a portata di mano, visto l’interesse che l’iniziativa sta suscitando soprattutto tra i giovani. Più difficile sarà centrare i temi di maggiore impatto sull’opinione pubblica, per competere efficacemente nel mercato del voto, ma su questo terreno potranno giocare a favore della nuova forza politica sia le condizioni generali del paese, su cui gravano rabbia e disincanto, che l’eco del probabile successo di Podemos in Spagna. Nel frattempo cresce la loro presenza sui social network e si amplia la partecipazione alle loro discussioni mediante la piattaforma digitale "Airesis" che hanno da poco creato.

Il Paese sta vivendo una stagione molto difficile, segnata dagli effetti del combinato disposto di crisi ed austerità. Si ricorderà che nel 2011 il governo di Lisbona aveva sottoscritto un “memorandum” con la Troika – aiuti finanziari in cambio di riforme “strutturali” di segno neoliberista – che ha comportato sacrifici enormi per il popolo, senza effetti di ristoro significativi per i conti pubblici e l’economia reale. Due dati su tutti: il debito pubblico lambisce il 130% del Pil dal 107% che era nel 2011, la disoccupazione ha sfondato il tetto del 13%.

Il programma di “salvataggio” si è chiuso alla vigilia delle elezioni europee del maggio scorso, le quali hanno restituito un quadro politico non corrispondente più agli attuali rapporti di forza in parlamento. Il partito del premier in carica di centrodestra Coelho (Psd – Partito Socialdemocratico) ha registrato una sonora sconfitta, di cui si sono avvantaggiati soprattutto i socialisti, che hanno saputo ben cavalcare la rabbia dei ceti popolari dopo tre anni di austerità. E’ stata bocciata la politica economica di questi anni e la sottomissione del governo ai diktat della tecnocrazia europea. Un assaggio di quello che potrebbero riservare le elezioni politiche del prossimo autunno.

Juntos Podemos è consapevole del vantaggio che tale situazione comporta per una forza che si proclama estranea al sistema e alternativa all’Europa della Troika. “Siamo figli delle grandi manifestazioni del settembre 2012”, hanno dichiarato in questi giorni, legando, anche simbolicamente, la loro iniziativa politica alle piazze anti-austerità degli anni scorsi. Come Podemos, d’altronde, che ha nel suo dna l’acampada di Puerta del Sol del maggio 2011.

Una cosa è certa comunque: nell’Europa che cambia il Portogallo è pronto a fare la sua parte.


Francia - Elezioni Presidenziali 2017

Fino ai fatti di Parigi e il sanguinoso attentato ai danni di Charlie Hebdo Hollande precipitava continuamente nei sondaggi, e la sua vera avversaria Marine Le Pen si preparava al rimpasto. 

La leader del Front National in un’intervista a “Le Monde” si dice pronta a fare il ministro per il presidente francese. A sostenerla sono ancora i numeri. Se si svolgessero adesso, le presidenziali francesi in programma per il 2017 vedrebbero la Le Pen emergere in testa al primo turno. 

Con un ampio vantaggio, chiunque fosse il suo avversario a destra. E – per la prima volta – la presidente del Front National batterebbe Francois Hollande in un eventuale ballottaggio. Questo quanto emerge da un sondaggio Ifop realizzato per conto di ‘Le Figaro’ il 3 e 4 settembre. 

Al primo turno, se il candidato dell’Ump fosse Nicolas Sarkozy, otterrebbe il 25% contro il 28 di Le Pen. Se si candidasse Alain Juppé, la forbice sarebbe più ampia con il 24% contro il 30 della leader Front National. Con Francois Fillon candidato dell’Ump i punti percentuali di scarto sarebbero di più (17% contro 32%). 

A sinistra, Francois Hollande otterrebbe tra il 16 ed il 17% delle preferenze. Se al ballottaggio l’attuale presidente dovesse trovarsi confrontato a Marine Le Pen, ne uscirebbe sconfitto (46 a 54%) ma Le Pen verrebbe invece battuta in caso di ballottaggio dal candidato dell’Ump se questo fosse Alain Juppé (64 contro 36%). Vincerebbero un duello con Marine Le Pen al secondo turno anche Francois Sarkozy (60 a 40) e Francois Fillon (57 contro 43%). 

Marine Le Pen

“Marine Le Pen pronta a diventare primo ministro di Francois Hollande“. E’ questo il titolo di un’intervista che ha concesso a Le Monde mentre secondo gli ultimi sondaggi soltanto il 13% dei francesi dice di aver fiducia nel presidente Hollande e il 30% nel governo del primo ministro Manuel Valls. Secondo Marine Le Pen, il recente rimpasto in seno al governo Valls è stato “l’ultima cartuccia di Hollande prima della dissoluzione”. A metà mandato, afferma la politica francese, l’unica opzione di Hollande sarebbe lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale. “Sono rispettosa delle istituzioni – dichiara – Non contesto la legittimità del presidente. Ma non ha più la fiducia del popolo e deve trarne le conseguenze”.

In questo caso la leader del Front National appare fiduciosa di poter vincere eventuali prossime elezioni e prevede di prendere la guida del governo in coabitazione con il presidente della repubblica. “Hollande inaugurerà le fioriere e farà delle commemorazioni – dichiara a Le Monde- D’altronde, adora farlo. E poi non ci sarà altro perchè, costituzionalmente, è il governo che determina e conduce la politica della nazione. 

Il presidente della Repubblica dovrà sottomersi o dimettersi. E penso che sceglierà la seconda soluzione perchè non sopporterà che la politica condotta sia radicalmente diversa dalla sua”. Se dovesse diventare primo ministro, Marine le Pen promette prima di tutto di frenare l’immigrazione, tema già portato avanti con successo alle elezioni europee del 25 maggio dove il Front National è risultato primo partito con il 24,85%. “Bisogna modificare il codice della nazionalità, fermare l’immigrazione facendo in modo che venire in Francia non sia più attraente come fa David Cameron in Gran Bretagna”, dichiara. 

Durante l’intervista, scrive Le Monde, Le Pen si mostra “deliberatamente grave e posata”. La linea di condotta che si è prefissa, nota il quotidiano, è “dare ogni garanzia di rispettabilità, apparire non come quella che fa tremare il sistema, ma installare nello spirito dei francesi l’idea che è nella capacità di governare”. La presidente del partito di estrema destra del Front National si pone dunque come “l’uomo, anzi la donna, della provvidenza”.

L’eventuale coabitazione dovrebbe tuttavia dipendere da uno scioglimento dell’Assemblea nazionale che spetta soltanto al presidente della Repubblica, una eventualità poco probabile dato il rischio di un insuccesso elettorale del partito socialista di Hollande.


Italia - ???











La Fisica di Marco Todeschini e l'Energia Vril

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Non è facile riassumere in poche pagine a carattere divulgativo tutto il lavoro di Marco Todeschini: si tratta del lavoro enorme di un uomo dalle capacità intellettuali eccezionali, come avremo modo di constatare, che dedicò tutta la propria vita alla scienza, alla conoscenza e alla spiritualità, dando un contributo di valore assoluto sia per suoi contemporanei che per tutti gli uomini del futuro che avranno a cuore la vera conoscenza e il sapere.

Certamente accostarsi oggigiorno (come del resto lo fu anche in passato) al pensiero e  alla Scienza di Marco Todeschini richiede da parte nostra umiltà, grande apertura mentale nonché uno spirito anticonformista e coraggioso. Anticipo che chi possiede dette qualità, non mancherà però di essere gratificato dallo studio della sua importantissima opera!


Infatti Marco Todeschini con le sue importanti e innovative teorie (spesso supportate anche da analisi matematiche e da esperimenti scientifici), ma controcorrente e invise all’establishment “scientifico”, (sia nel passato che nel presente), ci farà dono di una chiara e nuova visione del Mondo, inteso come Materia e Spirito, nel quale anche noi esseri umani abbiamo il privilegio di esistere.

Marco Todeschini nasce a Val Secca di Bergamo il 25 Aprile 1899, e muore a Bergamo il 13 Ottobre 1988. Si laurea in Ingegneria a Torino nel 1921, specializzandosi poi in diverse branche della Fisica. Fu docente sia in scuole superiori che come Prof. Ordinario di Meccanica Razionale ed Elettronica al biennio superiore “STEM” di Roma.

LA PSICOBIOFISICA

Marco Todeschini inventa una “Nuova Scienza”, la “PsicoBioFisica”, che si configura come una sorta di “Teoria del Tutto”. La Fisica, la Biologia e la Psicologia, in questo ambito, trovano una correlazione evidente. Alla base di questa Sua nuova Scienza, la “PsicoBioFisica”, vi è la coscienza a cui Marco Todeschini è pervenuto, che “tutti i moti dell’Universo, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, nascono da un’etere universale, in perenne moto vorticoso, capace di influenzare sia la materia che gli esseri viventi e il loro Spirito”. 

Quindi per Marco Todeschini “l’Uomo è materia e Spirito, un essere correlato e comunicante, attraverso l’etere, sia con il microcosmo che con il macrocosmo,  sia con le particelle infinitesimali che con le galassie”… Per Marco Todeschini “l’Universo non è un’ oggetto meccanico indipendente da Noi osservatori, ma bensì un atto creativo, la cui origine sono i movimenti vorticosi dell’etere da Lui postulato, etere che si può considerare l’ energia fondamentale che permea tutto l’ Universo, capace attraverso le vibrazioni da esso prodotte di dare origine anche alle Nostre sensazioni, e queste poi, a loro volta, sarebbero in grado di influenzare la materia stessa”.

A fronte di questa importante premessa sulla “PsicoBioFisica”, mi preme constatare come il suo lavoro fu considerato quasi “insignificante”, se non totalmente ignorato, dalla comunità accademica del suo tempo, e come anche ai giorni nostri non si trovino suoi libri nelle facoltà universitarie, né venga neppure menzionato nei libri di testo… Lascio a Voi i commenti in merito a questo stato di cose. Ma malgrado questo ostracismo, Marco Todeschini fu proposto nel 1974 per il premio Nobel per la Fisica!

La “PsicoBioFisica” come abbiamo detto postula che tutti i fenomeni fisici siano dovuti a movimenti dello spazio fluido (etere); questi movimenti (vortici, vibrazioni), sollecitando i nostri organi di senso, producono delle correnti elettriche che attraverso i nervi arrivano al cervello e, una volta decodificate, producono le diverse sensazioni dei nostri sensi. Tutti gli organi del nostro sistema nervoso quindi funzionerebbero come una raffinata tecnologia elettronica.

Questa visione fece di Marco Todeschini un uomo anticonformista e coraggioso; affermando l’ esistenza dell’etere (bandito dalla Scienza Accademica), egli si pose in urto con  un  paradigma fisico consolidato, e si contrappose  alla fisica Newtoniana e anche alla relatività di Einstein che faceva il suo esordio in concomitanza temporale proprio con la sua “PsicoBioFisica”. Ciò non disarmò comunque lo Scienziato che seppe essere attivo promotore in campo scientifico, pubblicando centinaia di scritti e anche partecipando a congressi internazionali. Intrattenne poi relazioni dirette con importanti colleghi fisici del tempo, coi quali seppe sempre confrontarsi con spirito aperto e dialogante.

Insomma, Marco Todeschini si può a ragione considerare uno scienziato “dissidente”, uno spirito libero! Nelle Americhe sono sorte anche cattedre di “PsicoBioFisica” a dimostrazione dell’interesse, in quei paesi, per la sua Scienza, che afferma con logica ferrea, con dimostrazioni matematiche e anche sperimentali, che lo spazio non è vuoto! Ma bensì costituito da una sostanza fluida denominata “etere” la quale presiederebbe e renderebbe possibili i fenomeni che esistono in tutto l’Universo; la stessa vita dei suoi abitanti, e finanche i fenomeni spirituali esperiti da noi esseri umani.

Comincia a delinearsi a questo punto  l’ importanza unificante, il carattere rivoluzionario e anche l’ attualità della Scienza di Marco Todeschini. Egli con le sue scoperte sulla natura dell’etere si pone anche come l’artefice di una scienza libera e non dogmatica, in grado di mettere in risalto e di spiegare in parte anche la natura fisica e spirituale dell’esistenza Umana. Ai giorni nostri questa Scienza Unificante trova riscontro anche, per esempio, nella fisica del “campo di punto zero”, nelle ricerche sulla “levitazione magnetica”, e anche nelle ricerche su nuove fonti energetiche come la “fusione fredda”, LENR, ecc.

Marco Todeschini raccolse il pensiero di Cartesio, il quale postulò egli stesso l’esistenza di un etere che riempiva lo spazio. Più tardi anche la stessa teoria della natura ondulatoria della luce del Fisico Fresnel presupponeva la vibrazione dell’etere. Anche il Fisico Hertz dimostrò che la stessa teoria classica dell’elettromagnetismo confermava l’ipotesi che lo spazio fosse pieno di un etere fluido e in vibrazione, che consente alle onde di propagarsi oscillando attraverso di esso. Gli stessi Platone e Aristotele poi, ancora prima, immaginavano lo spazio come “pieno” di etere. Nella filosofia Vedica, ancora, lo spazio è considerato non vuoto, ma pervaso da un’energia fondamentale e vitale chiamata Prana”…

Marco Todeschini si contrappone alla teoria della gravitazione universale di Isaac Newton (vi pare poco?), la quale contempla l’ esistenza di misteriose forze collegate a corpi dotati di massa, corpi che si muoverebbero in uno spazio vuoto, ovvero privo di attrito.  “Ma nel vuoto, secondo Marco Todeschini, la forza sarebbe nulla, ovvero nel vuoto assoluto non sarebbe possibile produrre né forze, né accelerazioni, né velocità! 

Quelle che appaiono come forze per Marco Marco Todeschini sarebbero possibili solo in presenza di masse soggette ad un moto generato da un vortice di etere con una densità precisa. Il movimento delle masse sarebbe il risultato dell’urto delle masse stesse con l’etere. Inoltre Marco Todeschini riteneva che lo spazio fosse ben separato dal tempo, a differenza di quanto assunto dalla relatività di Einstein. Il peso stesso dei corpi non sarebbe indipendente dallo spazio fluido che li circonda. 

L’inerzia quindi, secondo Marco Todeschini, sarebbe solo una “apparenza di forza” dovuta alla resistenza opposta dall’etere all’accelerazione dei corpi in esso immersi. I fenomeni naturali sarebbero il risultato di azioni fluidodinamiche dello spazio eterico sulla materia, all’interno dello spazio eterico fluido stesso. Sarebbero i vortici di etere la causa di formazione sia dei sistemi atomici che di quelli astronomici. Pertanto una sola legge governerebbe sia l’infinitamente piccolo che l’infinitamente grande! Inoltre la varie forme di energia radiante, le frequenze e le onde elettromagnetiche, come noi le conosciamo, sarebbero questi stessi fenomeni fisici prodotti dalla vibrazione dell’etere”!

Rappresentazione dell’atomo: le orbite degli elettroni E, sono vortici!

Quella di Marco Todeschini quindi è una scienza unitaria che si oppone a quella frammentazione della scienza attuale che ha allontanato l’uomo dalla verità. “Marco Todeschini, nella sua critica e confutazione della relatività di Albert Einstein, giunse anche a ritenere che la velocità della luce non sia una quantità assoluta e insuperabile (300.000 Km sec.), ma vari a seconda della velocità del sistema di riferimento. Del resto si era già visto sperimentalmente, negli anni ‘30, in riferimento a collisioni di particelle, come questo limite assoluto (e dogmatico) della velocità della luce einsteiniano fosse stato superato!”

Marco Todeschini si è spinto anche oltre, criticando la stessa meccanica quantistica di Heisenberg e di Schrodinger, da lui ritenuta riduttiva della realtà fisica, in quanto essa considerava i fenomeni che si verificano nell’infinitesimamente piccolo solo una “funzione di probabilità”, quindi privi di finalità e di determinismo. Per contro, la Scienza di Marco Todeschini (PsicoBioFisica) consente di mettere in relazione il mondo della materia col mondo dello Spirito, essa ci rivela la connessione intima della materia con lo Spirito, configurandosi quindi come una “teoria del tutto”, supportata sia da calcoli matematici che sperimentali.

La “Spaziodinamica” è la base della PsicoBioFisica di Marco Todeschini: alla base dell’etere vi sarebbe un fluido che determinerebbe i movimenti in tutti i corpi esistenti, ovvero tutti questi movimenti sono causati da un fluido in perenne movimento. Non ci sono misteriose forze in atto come ritenevano Newton e i suoi seguaci. Ma la causa prima di tutti questi vortici presenti all’interno dell’etere è Dio stesso. Quindi all’origine abbiamo l’etere sottoposto ad un moto vorticoso, e da questa rotazione di etere fluido si originarono i nuclei atomici, e da questi, per successivi trascinamenti e rotazioni dell’etere, gli atomi, gli elettroni delle orbite esterne, e così via fino a tutta la materia, sia vivente che non vivente, e l’Universo tutto. “Le tre forze fondamentali che per Marco Todeschini sono alla base della materia sono la Forza Elettromotrice, la Forza Gravitazionale e la Forza Magnetica, e tutte agiscono all’interno della Forza Fluidodinamica, ovvero sono le tre componenti di un’unica forza, la Forza Fluidodinamica”.

Motore a “Forza Propulsiva Centrifuga”

Ecco spiegata la misteriosa forza di gravità e la forza elettrostatica. Esse sarebbero dovute alla forza centripeta esercitata dal fluido del vortice sui corpi in esso contenuti. Le Forze sono solo delle apparenze generate dall’urto di masse contro l’etere. Per dimostrare questa teoria, Marco Todeschini inventò anche un motore a “Forza Propulsiva Centrifuga”.

Nel sistema solare il moto dei pianeti viene spiegato come conseguenza del vortice di etere creato dalla rotazione del Sole attorno al proprio asse, il quale a sua volta trascina il  fluido circostante determinando un “campo sferico centro mosso” che determina la rivoluzione dei pianeti attorno al sole stesso. Marco Todeschini costruì appositi modellini (idroplanetario) per verificare sperimentalmente questa sua teoria, consistenti in pianeti in miniatura immersi e mossi nell’acqua contenuta in una vasca semisferica.

Idroplanetario

Da questi esperimenti risultò che la Terra sarebbe immersa in un campo fluido “centro mosso” che comprende la Luna, e che questo campo ruoterebbe poi attorno al Sole. Verificò anche che la forza di gravità coincide con la forza centripeta dovuta al fluido e inoltre che le traiettorie di una sfera immersa in un campo rotante sono delle spirali.

Sistema solare “centro mosso”

Ecco spiegato come tutta la materia, dagli atomi alle galassie, ha origine dal movimento dei vortici sferici di un’etere fluido, che equivale allo spazio stesso nel quale l’Universo esiste. Questi vortici roteando generano attrito, che a sua volta pone in rotazione altri strati di etere fluido, ecc.

Anche le galassie si muovono in un campo rotante a spirale

LA TEORIA DELLE APPARENZE

Marco Todeschini si chiese come mai le scienze nel suo tempo, (e anche nel nostro), fossero così frammentate? La sua risposta fu che l’uomo ha inventato tante scienze quanti sono gli organi di senso di cui è provvisto il suo corpo. Marco Todeschini nella “Teoria delle Apparenze” sostiene che noi uomini avremmo scambiato le sensazioni di luce, di calore, di suono, di gusto, di olfatto, di tatto, di elettricità, provenienti dagli organi di senso, per realtà oggettive. 

Per Marco Todeschini le sensazioni invece non esisterebbero come realtà fisiche assolute, ma bensì come entità psichiche, e queste avrebbero origine dai segnali elettrici causati dall’interazione della materia con lo spazio fluido (etere) e i nervi collegati al nostro sistema nervoso e al nostro cervello. 

Per Marco Todeschini la psiche coincide con l’anima, ed è questa che ci consente di percepire tutti i meccanismi della vita in tutte le sue manifestazioni sensoriali. L’anima ha sede nella psiche, il cervello è una raffinata centrale elettronica che decodifica le informazioni provenienti dai cinque sensi (vibrazioni e movimenti dell’etere). 

Ma in ultima analisi non è il cervello che riceve le informazioni,  ma è l’anima a percepire.

Marco Todeschini è artefice anche di una nuova medicina “PsicoSomatica”; egli afferma: “l’ anima può anche regolare l’azione chimica secretiva delle ghiandole endocrine, concorrendo a ripristinare la salute (Psicoterapia). Da qui le prove neurofisiologiche che il corpo umano è un complesso di strumenti elettronici posti a disposizione dell’anima di natura spirituale.”

Le nostre sensazioni avrebbero origine dalle dalle vibrazioni dell’etere che, tramite gli organi di senso e  il cervello, noi percepiamo come tali quando esse raggiungono la psiche. Questo fenomeno fondamentale è riconducibile ad una sola legge dinamica descritta dalla legge d’ inerzia:

F=m.a

Si tratta della legge fondamentale della dinamica di Newton, che però Marco Todeschini, a differenza di Newton, non considera realtà oggettiva ma “mera apparenza”, dovuta al movimento dell’etere a diverse frequenze e percepito dagli organi di senso. Nella realtà oggettiva queste vibrazioni, se non ci fossero gli organi di senso e la psiche atti a decodificarle, sarebbero solo onde di etere silenziose, buie, insapori, inodori, atermiche, e diverse solo nella loro frequenza. La realtà soggettiva che noi viviamo sarebbe illusione se rapportata alle sensazioni da noi percepite (velo di Maya?). Per questa ragione per Marco Todeschini l’Universo avrebbe senso solo se inteso come dimensione Spirituale e creato per la vita!

METAPSICHE

Marco Todeschini non ebbe timore ad esplorare qui fenomeni psichici detti “paranormali” che la Scienza Ufficiale sostanzialmente nega, poiché non riesce a spiegarli. Egli in questo contesto considerava l’anima come una sorta di ricetrasmittente, e in certi casi essa può innescare energie radiative mettendo in moto l’etere, e anche la mente potrebbe interagire con altre menti attraverso la presenza di risonatori organici e psichici (telepatia)… Sarebbero proprio le leggi dell’elettromagnetismo di Maxwell a spiegare questi fenomeni, che avverrebbero attraverso la generazione e propagazione (o ricezione) di campi elettromagnetici generati dal corpo umano (risonanza), che metterebbero in movimento anche lo spazio fluido. Ecco ancora una volta individuato il meccanismo di relazione tra mente e materia.

CONCLUSIONI

Mi piace pensare che una nuova medicina olistica, anche grazie a Marco Todeschini, sia quindi possibile. Una medicina fisica non invasiva e basata principalmente sulla “vibrazione/risonanza”. 

Una Medicina che faccia uso delle onde sonore (onde binaurali, musicoterapia, onde d’urto, ecc.), dei campi magnetici pulsanti (magnetoterapia) e delle onde elettromagnetiche, di frequenza, lunghezza d’onda e ampiezza variabili, a seconda dei casi e delle necessità terapeutiche (per esempio onde Delta, Theta, Alfa, Beta). 

Una Medicina basata anche sul tocco (pranoterapia), o sulla conoscenza dei centri energetici: i Chakra (oscillatori elettronici dell’organismo?). Una Medicina basata sulla recitazione di una preghiera o di un mantra (vibrazioni). Una Medicina d’amore (Mente-Psiche-Anima), atta a sollecitare e rivitalizzare i tessuti, gli organi e i sistemi fisiologici, neurologici e mentali delle persone malate o semplicemente in disequilibrio, per ristabilirne quindi  l’equilibrio perduto, la vitalità e la salute in maniera dolce, coerentemente con i principi fisici enunciati da Marco Todeschini e senza controindicazioni e pericoli per l’uomo.

Tutto questo potrà avvenire soltanto nell’ambito di una Scienza libera e non dogmatica, dove lo Scienziato sia libero di spirito, coraggioso e anticonformista, come lo è stato Marco Todeschini.

Messia e Arconti

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Rense: Molte persone hanno sentito il termine “Arconte”, ma si fa molta fatica a definirlo. Quindi, che cos’è un Arconte?

Weidner: Tenete a mente che la regina d’Inghilterra possiede un sesto della superficie del mondo. Nei testi dopo l’incendio della biblioteca di Alessandria c’è qualche accenno riguardo esseri misteriosi chiamati Arconti. Nel 1947, sono stati trovati dei testi contenuti in vasi di creta presso Nag Hammadi, in Egitto ed in questi testi, sono presenti le storie riguardanti ciò che il popolo di Nag Hammadi, 2000 anni fa, pensava del mondo e come fosse.



La ragione per cui i testi di Nag Hammadi, che risalgono a 2100 anni fa (100 aC), sono così importanti è che nessuno è stato in grado di manometterli [i testi non sono stati alterati, distrutti o omessi, come nella Bibbia]. Nessuno è stato in grado di distorcerli o distruggerli che è quello che avrebbero voluto fare per mantenere le informazioni e la conoscenza lontana dalle masse. Per fortuna sono sopravvissuti. Sono stati tradotti con successo ed in loro è contenuta la spiegazione chiara e definita di ciò che questi Arconti sono. I testi erano stati sepolti in una profonda grotta in Egitto, con il fine di proteggere le importanti informazioni contenute in essi.

Rense: Ci sono 13 codici contenenti oltre 50 testi … una notevole quantità di scrittura.

Weidner: Un documento estremamente descrittivo di un mondo completamente diverso da quello che conosciamo. Le persone non si rendono conto che, 2000 anni fa, era presente una religione su questo pianeta chiamata gnosticismo, che era la più diffusa religione sulla terra e a quei tempi era in competizione con l’induismo. Per assurdo, si potrebbe andare a fare un corso universitario sulla storia delle religioni e non si troverebbe nemmeno una menzione riguardo lo gnosticismo. I testi di Nag Hammadi forniscono una descrizione di ciò che gli gnostici credevano.

Gnostico è una parola greca che significa conoscenza, gnosi. Gli gnostici credono che la liberazione può essere raggiunta solo dalla conoscenza, dal consumo e dalla valutazione della realtà attraverso la conoscenza. La biblioteca di Alessandria è stata gestita dagli gnostici che furono i primi a raccogliere pergamene e libri per assemblare tali informazioni. La loro cultura si diffuse in tutta Europa e nel Medio Oriente. Questo è successo molto tempo prima dell’avvento delle religioni occidentali al di fuori del giudaismo che era per lo più concentrato in Israele.

Gli Gnostici dicevano che c’era stata un’invasione verificatasi nel 3.600 a.C. circa, 1.600 anni prima che i testi di Nag Hammadi sono stati sepolti. Hanno scritto che quest’invasione era come un virus ed hanno fatto fatica a descriverla. Gli esseri che stavano invadendo sono stati chiamati Arconti. Questi Arconti avevano la capacità di duplicare la realtà, di ingannarci. Erano gelosi di noi perché abbiamo un’essenza di qualche tipo [l'anima] che loro non possiedono.

I testi di Nag Hammadi descrivono gli Arconti come dei rettili, in parte vivi e in parte non viventi con la pelle grigia e gli occhi scuri e immobili. Gli Arconti sanno duplicare la realtà ed in questo modo creano un duplicato di falsa realtà.

Rense: In che modo duplicano la realtà? Tramite la coscienza?

Weidner: Sì. Secondo i testi, possono entrare nelle persone ed in questo modo manipolarle. Loro, in realtà, sono i responsabili del degrado della cultura e dell’espansione e della bruttezza che è ovunque.

La televisione è un esempio di imitazione Arcontica.

Gli esseri umani sono imitati in televisione, ma l’imitazione è alterata ed è quasi sempre oscena e blasfema, perché gli Arconti odiano il sacro. Sono gelosi del mondo naturale e del rapporto che gli esseri umani hanno con il mondo naturale.

Sono gelosi anche dei rapporti sessuali, infatti quando vedono una coppia d’innamorati, si arrabbiano. Amano la violenza e sono sessualmente attirati dalla rabbia, dalla guerra e dalla morte. Creano le guerre per consumare l’energia del morente.

Rense: Sembra che in questo momento, gli Arconti, stiano per fare la loro più grande mossa. Nei testi di Nag Hammadi, è descritto come gli Arconti siano giunti sulla Terra? C’è qualche riferimento alla loro modalità di viaggio?

Weidner: Presumibilmente, vivono e si nascondono agli occhi degli Umani, stando al di la dei pianeti interni del nostro sistema solare e più precisamente vicino Saturno. Gli gnostici pensavano che Geova fosse un alieno, un demone, un falso dio, un Arconte mascherato ancora una volta tramite la duplicazione della realtà.

Essi credevano in Dio, quello che chiamavano e consideravano essere l’unico vero Dio. È interessante notare che Gesù definisce la sua fede come quella dell’unico e vero Dio. Credo che molte delle storie di Gesù sono in realtà miti gnostici riguardanti una possibile ribellione contro gli Arconti che sono tornati sulla Terra per punire severamente il ribelle.

Così gli Arconti sono stati liberati in qualche modo da una prigione – questo è probabilmente ciò che espone “Il Libro di Enoch” – dove ha detto che ha preso i demoni e li chiuso in una scatola, ma che sarebbero tornati alla fine dei tempi. Gesù era molto interessato a relazionarsi con l’idea che qualcosa fosse accaduto alla fine dei tempi.

Inoltre, anche nelle traduzioni delle tavolette Sumere da parte di Sitchin, molto probabilmente gli Annunaki non fossero nient’altro che gli Arconti degli gnostici. Leggendo le traduzioni delle tavolette cuneiformi possiamo saperne molto di più sulle origini degli Arconti, che sono venuti qui e hanno alterato geneticamente il nostro DNA, in modo da farci schiavi.

Furono in qualche modo repressi con successo, ma poi cominciò la loro ri-nascita. Il loro piano di dominazione del mondo è così preciso, ma hanno avuto bisogno di tempo per ottenere il potere, perché il popolo della Terra era essenzialmente gnostico e non credeva nella “religione” che veniva rifilata loro, dove devono essere timorosi di un dio arrabbiato, un dio della guerra chiamato Geova.

Ma alla fine, le forze di Geova hanno conquistato l’ultimo degli gnostici e ora sono più o meno in controllo del sistema e si stanno preparando per il passo finale, l’allegra [sarcastico] orgia di disperazione e orrore [imposta agli esseri umani], che è quello che a loro piace.

Quando feci uno spettacolo per History Channel lo scorso anno, girai il documentario in modo da non spaventare le persone ma al momento del montaggio fu inserito materiale a mia insaputa e hanno riempito questo speciale, di cui ero uno dei produttori, con il risultato di due ore di puro terrore. Questa è la testa di una grande rete.

Penso che gli Arconti siano coinvolti nel settore della pornografia e in questo modo ci stanno snaturando e godono nel farlo e noi stiamo lasciando che accada e non so se c’è qualche via di fuga da esso, perché hanno reso quasi desiderabile l’essere violento, perverso e malato.

Rense: Chiedete a qualsiasi giovane ciò che Jay Weidner sta descrivendo. Ho letto una notizia sui 14enni, che spendono la media di un’ora e mezza al giorno sui siti di porno hard. Usiamo dei termini che potrebbero essere attribuiti all’attività Arcontica: sionisti, megalomani, ma questo male di cui stiamo parlando di certo ci governa da un lungo, lunghissimo tempo.

Weidner: Esatto. Sono altamente organizzati, al di là dell’immaginazione Umana ed uno dei motivi per cui scavo sempre più a fondo in questo argomento, è che ho capito che l’organizzazione è troppo efficace e troppo trans-generazionale.

Dobbiamo renderci conto che gli gnostici sono stati completamente spazzati via. Un gruppo di persone che, nel momento in cui stavano rivelando l’invasione di questi duplicatori, questi Arconti, sono stati spazzati via dalla storia. Sono stati spazzati via completamente. Li chiamavano pagani, ma non è quello che erano. Sapevano che al centro della galassia ci sono milioni di stelle, sapevano quanto il sole era distante dalla terra. Erano persone incredibilmente avanzate.

La risacca di questa religione del dio della guerra, diffusasi in tutto il mondo, ora si sta avviando all’auto distruzione attraverso la guerra tra tutte le religioni (cattolicesimo, islam, giudaismo) che hanno come base l’adorazione di Geova, che è sempre stato l’obbiettivo finale.

Odio davvero dire questo, ma siamo stati tutti ingannati. L’idea che un qualche tipo di messia stia per venire a salvarci è un trucco Arcontico per farci pensare che non dobbiamo fare nulla circa la nostra situazione attuale, che non abbiamo nessuna responsabilità.

Forse qualche forza soprannaturale arriverà, ma io penso che si debba guardare a come si è verificata l’oppressione e perché è stato scritto dalla storia. Quando si inizia a guardare indietro, ci si rende conto che i primi cristiani, dai tempi di Gesù al tempo di Costantino nel 310 d.C., predicavano l’adorazione dell’unico vero Dio. Possiamo sostenere che i primi cristiani erano in realtà i seguaci Gnostici di Gesù. L’intero Nuovo Testamento è stato completamente riscritto da Costantino e tutte le informazioni sugli Arconti sono state rimosse e l’idea che Geova fosse un dio crudele, diminuita. Questo è un fatto. I testi di Nag Hammadi sono più vecchi del Nuovo Testamento, di 400 anni. Il Nuovo Testamento che abbiamo oggi è stato inventato intorno al 350 d.C. .

Rense: Il problema di qualcuno che viene qui per salvarci è il pensiero più dannoso per tutti gli esseri umani. Più grave dell’inesistente presa di responsabilità.

Weidner: Sono d’accordo. Si tratta di un rapporto paradossale tra abusato e abusante. Queste religioni sono come una persona che ci picchia con un bastone e mentre ci sta picchiando ci dice che ci ama e che lo sta facendo perché ci ama. E’ un trucco, un ribaltamento della realtà che gli Arconti hanno sempre fatto. Hanno sempre cercato di convincerci che la guerra è pace e che l’amore è odio.

Tutto è sempre una duplicazione. Una volta che si può vedere, si è in grado di capire che tutto è stato trasformato, tutto è stato invertito. Io non so come ci si difende da tutto questo se non parlandone, ma le persone hanno molta paura.

Anche gli studiosi che conoscono gli Arconti hanno molta paura di parlarne in pubblico, perché si produce energia per gli Arconti anche solo menzionandoli, ma, in questa fase, alla fine del gioco, dobbiamo cominciare a pensare che ci stanno prendendo in giro e capire il perché lo stanno facendo passa attraverso lo studio di ciò che gli antichi avevano da dire su tutto questo.

Rense: Allora, chi sono questi Arconti adesso? Sono talmudici sionisti, in larga misura. Forse sono una buona parte del nucleo centrale. Guardando le origini dei loro nomi e del loro DNA, possiamo affermare che provengono dall’Impero CAZARO. Hanno adottato l’ebraismo e lo hanno usato come bastone per picchiare la gente e nascondersi dietro al tempo stesso, che è una grande tragedia per i veri, onesti ebrei di buon cuore e ce ne sono milioni di loro. Così vengono utilizzati forse più crudelmente e spietatamente di qualsiasi altro gruppo.

Questo è un riepilogo, una tesi valida e convincente del perché c’è così tanto male sul pianeta e del perché ci sono state così tante morti nel secolo scorso. Oltre 100 milioni di persone sono state uccise e qualcosa si sta alimentando psichicamente con l’energia scaturita da questi eventi.

C’è una sete di sangue, una satanica sete di sangue molto profonda e noi siamo, a quanto pare, nelle mani di questi esseri al momento. Hanno fatto i loro piani molto tempo fa e intensificati negli ultimi 200 anni. Li stanno portando avanti senza nasconderli. Li stanno spingendo nelle facce dei sempre più stupidi e impotenti popoli della Terra.

Gli gnostici ci hanno lasciato eventuali strategie nei testi di Nag Hammadi o altrove o qualche idea per attaccare o sovvertire questo male?

Weidner: Gli gnostici credevano che ci fossero esseri avanzati che effettivamente si prendono cura di noi e che ci fosse una scommessa o una previsione sul fatto che la creazione degli “esseri avanzati”, cioè gli esseri umani, sarebbe una fermata obbligatoria che serve a farci svegliare ed a farci prendere coscienza dei trucchi degli Arconti e loro stessi avrebbero fornito i mezzi perché questo accada.

Una cosa è certa: gli Arconti ci odiano più di ogni altra cosa, dopo l’amore è il coraggio. Essi non possono resistere al coraggio o ad un chiaro e articolato dibattito, perché i propri impianti sono costruiti interamente sulla falsità. E’ tutto falso e così possiamo iniziare la decostruzione della storia e vedere attraverso le bugie.

Osservando fuori dagli schemi, fuori dalla norma, si possono vedere i trucchi degli Arconti. Tutto quello che fanno è falso, non è vero e non ha storia, non ha veridicità. E’ sempre un parassita che vive sulle spalle degli altri. Chiunque sta seguendo questo pazzo, folle dio Geova, sarà condotto alla morte certa. Se pensate che ci sia una ricompensa per voi nel servire gli Arconti, vi sbagliate di grosso, vi assicuro che non c’è.

Come ho detto odiano il coraggio. Niente li fa rabbrividire di paura più di qualcuno in piedi davanti a loro e hanno sempre reagito in modo eccessivo ogni volta che è successo perché sono vigliacchi.

Essi non credono in una vita ultraterrena e non ci può essere una vita ultraterrena per gli Arconti, ma c’è per gli esseri umani in quanto, gli esseri umani, sono un principio divino. Questo è anche ciò che gli gnostici dicono. Siamo dotati di intelligenza e ragionamento e questo è ciò che rende gli Arconti così arrabbiati e gelosi di noi, perché abbiamo questa innata, intelligenza creativa, che può risolvere qualsiasi problema.

Risolvere il problema degli Arconti, può benissimo essere una prova. La prova finale dell’umanità potrebbe essere definire il problema degli Arconti e risolverlo? La cosa che risolverà il dilemma Arcontico più di ogni altra cosa, è amarsi incondizionatamente. Questo li spinge fuori di testa.

Gli Arconti non possono sopportare l’amore familiare o l’amore tra uomini e donne ed è per questo che fanno tutte queste cose per distruggerne la purezza.

Se si guarda al percorso della modernità, è un tentativo dopo l’altro per rimuovere ogni senso di purezza, anche dai bambini. E’ davvero difficile per loro, perché i bambini di 6 o 7 anni che guardano la televisione, vedono delle cose che, probabilmente, nessun essere umano dovrebbe mai vedere. La stessa cosa vale per i film dell’orrore, questi sono tutti i trucchi Arcontici per desensibilizzare le persone, in modo da creare livelli ancora più elevati di violenza quando diventa necessario per loro, in modo che possano diventare sazi. Perché questo è ciò che stanno facendo, attingono energia da noi perché non hanno attività intrinseca.

Rense: L’idea dei media Arcontici controllati è quello di desensibilizzare le masse e riprogrammare le loro pulsioni ed istinti.

Weidner: Io non guardo la televisione, ma ero a una conferenza di recente e accesi la televisione nella camera d’albergo … era un continuo bombardamento d’immagini con persone uccise e tutti i tipi di sesso in corso.

Rense: Non voglio avere una televisione in casa mia e me ne sono liberato più di 21 anni fa.

Weidner: le immagini televisive sono il metodo più veloce per riprogrammare la nostra mente.

Rense: La cosa più triste è che tutto questo è auto-polizia. Sanno perfettamente come funzionano le masse e conoscono il potere della pressione e del giudizio dei pari. Capiscono il desiderio dei giovani, che definiscono se stessi per essere accettati da un gruppo e sanno che nessuno vuole essere minacciato di espulsione dal gruppo. Questo produce storie come quella della scorsa settimana: gli studenti britannici di talento non s’impegnano più di tanto a scuola, in modo che possano avere amici.

Weidner: A me è successo a scuola. Dovevo sembrare stupido, così i miei compagni sarebbero andati d’accordo con me e avrebbero smesso di picchiarmi.

Rense: L’intelligenza è vista come arroganza e presunzione da parte di coloro che non la hanno o non la vogliono avere.

Weidner: Gli Arconti sono contro la gnosi, sono contro la conoscenza. Il mito definizione della mitologia occidentale è che il Signore disse ad Adamo ed Eva di non mangiare assolutamente i frutti dell’albero della Conoscenza. Non solo, ma se ne avessero mangiati sarebbero sicuramente morti, eppure, entrambi mangiarono i suoi frutti e nessuno dei due morì, così capiamo che nemmeno disse loro la verità.

Questo mito ci viene insegnato fin dall’inizio ed è la ragione per cui stiamo intrappolati in questo mondo da incubo dove ci dicono quanto ci amano mentre ci picchiano, dove ci dicono: “… non preoccuparti, qualche salvatore da qualche parte sta arrivando per salvarci. Non devi fare nulla. Il salvatore sta arrivando in una navicella aliena o dalle nuvole o è Obama.”

Nibiru. La nave spaziale degli Anunnaki

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Nibiru non sarebbe un pianeta, ne' una stella o una nana bruna. Si tratterebbe di una nave spaziale dall'aspetto e dalle dimensioni di un pianeta.

Sarebbe stato costruito in modo  artificiale e lanciato come settimo "pianeta" intorno al nostro binario (attualmente nella fascia di Kuiper) e da essere utilizzato come "ascia" di Dio o strumento di punizione o di prova attraverso due sistemi di energia solare.
 

Questo enorme oggetto spaziale sarebbe più grande della Terra, e dovrebbe essere dotato di una tecnologia senza tempo che risale a molte migliaia se non milioni di anni, quindi il suo utilizzo è infinito.

Non solo sarebbe in grado attaccare o punire i pianeti e le nazioni, ma e' anche in grado di cambiare le loro orbite ed inclinazioni.

NIBIRU sarebbe dotato di una straordinaria varietà di energie, laser e le tecnologie sviluppate e incorporate nel corso della sua storia e dei sui viaggi; avrebbe anche dei sistemi di comunicazione universali e unità speciali di spionaggio, mascherandoo le sue capacità (come le navi di Star Trek).
 

Si presuppone che abbia un orbita di 3600 anni, ma questa potrebbe non essere una sua costante fissa.
 
A bordo del pianeta artificiale vi sarebbero gli Annunaki, così come una varietà di alieni umanoidi del nostro intero universo, compresi gli esseri umani, rettiliani, insettoidi, grigi, Pleiadiani, Siriani, Arturiani (ancora una volta, come in Star Trek). Si tratterebbe di un campionario di razze reali che rappresentano tutte le forme di vita e le tecnologie del nostro sistema solare e oltre. Nibiru sarebbe stato in grado di far germogliare e reimpostare la vita sulla Terra, dopo essersi sbarazzatosi dei dinosauri, raso al suolo la Maldek, provocando il Diluvio Universale, e lasciando che gli esseri umani venissero migliorati geneticamente nelle varie fasi della loro storia.

Nibiru conterrebbe anche una biblioteca universale, con la conoscenza  della storia della vita nel nostro settore dell'universo.

Nibiru sarebbe qualcosa di simile alla Morte Nera come quella di Guerre Stellari, ma cio' non corporterebbe necessariamente la presenza di forze negative.
 
La funzione di NIBIRU per cui è stato progettato, sarebbe quella di pattugliare e monitorare la nostra parte del cosmo.

Molte religioni che parlano di Dio o del Signore vedono Nibiru con preoccupazione,poichè sarebbe la casa o la fonte di tutti quei sistemi di credenze. NIBIRU avrebbe anche un ruolo analogo alle Nazioni Unite, ove si discutono e risolvono i conflitti interplanetari grazie al suo grande potere ed al timore che incute ovunque egli vada.
 

Saturno e il potere del Signore degli Anelli

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Horus contro Seth, l'eterna lotta tra bene e male, risolta in unico simbolo: l'esagramma 

“Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia. Essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei” (Apocalisse, 13, 18).


Il numero 666 è da sempre stato associato alla bestia, a qualcosa di diabolico, di negativo. Tant’è vero che tutti i culti satanici sembrano riferirsi a questo ermetico numero.

Ma cosa potrebbe mai avere di tanto negativo un semplice numero?

Per capirlo dobbiamo viaggiare a ritroso nel tempo, addentrandoci negli antichissimi culti babilonesi ed egiziani.

Il più conosciuto è forse quello di Horus e Seth. Essi rappresentano a livello materiale due “divinità” cosmiche, ovvero due corpi celesti importantissimi. Horus, il Sole, sempre in lotta con Seth, Saturno. Horus è colui che dà la vita e la luce, mentre Seth, il più lontano di tutti, è il padrone delle tenebre. Non a caso Satana, derivato del termine Saturno, è vestito di nero.

Così, come il Sole è simbolicamente sempre in lotta con le tenebre, si racconta che Gesù sia sempre in lotta contro Satana.

Probabilmente a questo punto vi starete chiedendo da dove viene questo fantomatico numero.

Negli anni ’80 due sonde del Programma Voyager riuscirono a fotografare, nel Polo Nord di Saturno, una struttura esagonale 

Saturno è, guarda caso, il sesto pianeta del nostro sistema solare, anche associato alsesto giorno della settimana, ma non finisce qui.

Anticamente veniva sempre raffigurato con un esagono – di nuovo il numero sei. Il motivo? Noi lo abbiamo scoperto soltanto intorno agli anni ’80 quando due sonde del Programma Voyager riuscirono a fotografare, nel Polo Nord di Saturno, una struttura esagonale. 

Il tutto fu confermato successivamente dalla sonda Cassini nel 2006. Nel Polo Sud, invece, si nota una sorta di vortice che forma un vero e proprio “occhio”. Forse anche questo associato agli antichi miti dell’ “occhio che tutto vede”?

Ma torniamo ai nostri numeri. Un tempo, per propiziare un pianeta, venivano utilizzati, oltre che dei simboli, anche dei cosiddetti quadrati magici.

Ovviamente anche Saturno aveva il suo, e ad esso era associato un simbolo inequivocabile. Dal quadrato di Saturno, possiamo ottenere il numero 666 – e il relativo simbolo – sommando, nella prima diagonale 9+4+46 che dà come risultato 15.

1+5 = 6. La “V” diretta verso l’alto la otteniamo sommando 2+3+1. Mentre la seconda “V”, diretta verso il basso ci fornisce i numeri 9,7,8 che, una volta sommati, danno il numero 24, ossia di nuovo 6.

Questo “giochetto” delle somme lo troviamo un po’ dappertutto. Avete mai provato a fare la stessa cosa con le tastiere dei vostri cellulari? O delle calcolatrici?

Proviamo insieme, prima fila: 1+2+3 = 6;
seconda: 4+5+6 = 15. 1+5 = 6;
terza: 7+8+9 = 24. 2+4 = 6.


Il quadrato, formato da sei righe e sei colonne riporta dei numeri che se sommati orizzontalmente, verticalmente o diagonalmente, danno come risultato 111 x sei righe: 666

Ora passiamo ai numeri romani, vediamo la sequenza di quelli più utilizzati e sommiamoli (da 1 a 500):
I = 1
V = 5
X = 10
L = 50
C = 100
D = 500
Totale: 666

Ed ecco che la maggior parte delle cose che ci circondano formano il numero 666. Perché mai? Chi potrebbe volere una cosa simile? Forse prima dovremmo chiederci chi “comanda” l’intero nostro pianeta (o, se preferite, chi “fa girare il mondo”).

Ripartiamo dall’Antico Egitto, e andiamo ai tempi di Mosè. Si vestivano con tuniche nere (come lo stesso Mosè) quelli che seguivano il culto di Saturno; con quelle bianche coloro che seguivano il culto del Sole. Qual è la prima immagine che vi viene in mente se pensiamo alle tuniche nere? I preti? 

Esatto, proprio la Chiesa.

Ma questo non è l’unico motivo per cui bisogna associare la Chiesa al culto di Saturno. I motivi sono molti di più. Cosa contraddistingue Saturno rispetto agli altri pianeti? L’anello. Ovvero il simbolo di fedeltà che ci viene chiesto di indossare quando ci sposiamo con qualcuno. La Chiesa ha sede a Roma (nello Stato del Vaticano), città che, come tutti ben sappiamo, un tempo era chiamata “Saturnia”. È curioso a questo proposito come il copricapo del Papa ricordi Saturno.

Sono in molti a conoscere l’associazione tra anello e culto di Saturno, tant’è vero che alcuni hanno persino scritto dei libri che sono diventati famosi, come il Signore degli Anelli.

Il Kaaba

C’è un motivo se il marchio della bestia è associato all’idolatria e a eventi negativi. Fin dai tempi antichi, questi quadrati magici – oggi utilizzati ancora in India come “Yantra” – venivano adoperati per propiziare energie di un certo livello da alcuni pianeti. Tali quadrati erano dei veri e propri “sigilli” portafortuna.

Come si legge anche nella Bibbia, molti arrivano ad adorarli, cioè a richiedere a questi talismani tutto il potere possibile. Un tempo, in Medio Oriente, queste energie venivano chiamate Jinn. Termine dal quale deriva la parola “Genio”.

Ricordate la lampada di Aladino e il Genio a cui poter chiedere di esaudire i desideri? I Jinn erano una sorta di entità che potevano essere sia negative che positive a cui poter esprimere determinati desideri. Non è un caso se tutti gli uomini potenti della storia portavano con sé questo sigillo.

A forza di farlo, però, c’è il rischio di rimanere intrappolati dalla rete del “potere” e di non riuscire più a uscirne. A raccontarlo in senso metaforico è J.R.R. Tolkien ne “Il signore degli Anelli” che riporta come chiunque portasse al dito l’Anello non riuscisse più a disfarsene a causa dell’attaccamento al potere che l’anello offriva alla persona. 

C’era solo un modo per distruggere il potere legato agli anelli, eliminare l’Anello e, di conseguenza, l’occhio di Sauron – forse un’associazione al famoso occhio del pianeta Saturno. Ma non solo, l’autore riprende anche l’antico culto – bene e male, luce e oscurità, Sole e Saturno – quando Gandalf il grigio muore e rinasce come Gandalf il bianco. Come in tutte le storielle antiche, infatti, prima o poi la luce (Il Sole) vince sulle tenebre.

Vi è un altro quadrato magico che richiama il numero 666 e si tratta nientemeno che… dell’antagonista di Saturno, il “dio” Sole. Il quadrato, formato da sei righe e sei colonne riporta dei numeri. Tutti questi numeri se sommati orizzontalmente, verticalmente o diagonalmente danno come risultato 111 x sei righe: 666… ed eccoci catapultati dall’altro lato della medaglia dell’oscurità.

Il SAT-iro Pan dell’ellenismo

“La quantità d’oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti” ( I Re, 10,14. Confronta: II Cronache, 9, 13).

Se leggiamo con attenzione notiamo che oltre al numero 666 il testo ci indica un tempo: un anno. 

La Bibbia, qui, si sta riferendo a un ciclo che forse non tutti conoscono: quello dei 36 decani. Per comprendere l’importanza del numero 36 dobbiamo nuovamente andare indietro nel tempo e trovare un personaggio sicuramente a voi familiare: Osiride.

Plutarco, nel suo testo Iside e Osiride cita la cosiddetta Tetraktis. La somma di tutti i numeri pari fino a 8, più tutti i numeri dispari fino a sette, dà vita a un numero magico: il 36.

1 + 3 + 5 + 7 = 16
2 + 4 + 6 + 8 = 20
20+16 = 36

Cosa accade, ora, se sommiamo tutti i numeri prima di arrivare al famoso 36? Otteniamo il numero della bestia.

1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + 7 + 8 + 9 + 10 + 11 + 12 + 13 + 14 + 15 + 16 + 17 + 18 + 19 + 20 + 21+ 22 + 23 + 24 + 25 + 26 + 27 + 28 + 29 + 30 + 31 + 32 + 33 + 34 + 35 + 36 = 666.

Nell’antico papiro di Bulak, leggiamo «Si portano qui le figure degli dèi del Sud e del Nord per te, con 36 nomi, tu vai come se essi fossero un’unica anima completa, li devi adorare in cielo, tu sei sotto le stelle dei 36 decani».

Il testo si riferisce quindi a un’ora simbolica che avviene nell’eclittica in cui 36 re/decani (come descritto anche nell’apocalisse di Giovanni), di cui il primo è Sirio/Iside, la attraversano ogni dieci giorni formando un intero anno solare.

Anche Sirio fu presa in gran considerazione, tant’è vero che era considerata la stella dell’Est (la stella polare nel Nuovo Testamento), il Sole dietro al Sole, che simbolicamente manteneva vivo il mondo Spirituale.

Sapevate che nella religione semitica Saturno/Satana veniva identificato con il nome di EL? In Inglese la parola inferno si traduce con Hell, ma quando viene pronunciato si odono solo due sillabe: EL.

Ma torniamo al culto di Saturno. C’è un stretta relazione tra il famoso caprone Satanico e il numero 666. Il pianeta è da sempre stato considerato come il governatore del segno zodiacale del Capricorno. Segno che, come ben sappiamo, usa come simbolo proprio il capro. Gli elleni ci hanno tramandato il ricordo di una creatura metà capra e metà umana: il SAT-iro Pan.

Non è un caso se il satiro Pan sembra sia stato abilmente modificato in Babbo Natale proprio dopo l’abolizione di questi riti considerati pagani, insieme alla festa di Saturnalia tradizionalmente celebrata il giorno della rinascita del Sole (il 25 dicembre).

Come potete vedere, la Chiesa conserva tutti i riti antichi riferiti al Cosmo. Insegnamenti che un tempo – ma forse anche oggi – erano riservati solo a un ristretto gruppo di persone.

Il simbolo di Costantino

La nostra religione comunque non è l’unica. A Saturno, infatti, era anche associato uno strano oggetto: un cubo. Forse a molti di voi è subito venuto in mente il Kaaba che letteralmente significa proprio il cubo, anche se sono in tanti a considerarla più una casa sacra. Il cubo, ovviamente di colore nero per richiamare il colore di Saturno, si può trovare in moltissimi altri Paesi. Perché un cubo? Perché oggi sappiamo che se un cubo viene sezionato, partendo da un vertice, con un piano perpendicolare a una diagonale maggiore, otteniamo un esagono.

Il 666 riferito a Saturno, come abbiamo visto, ha un collegamento con il culto solare. Il motivo è semplice: se guardiamo con attenzione il sigilla solis notiamo che il 666 appartiene forse più al Sole che non al suo antagonista Saturno. Quest’ultimo, tuttavia, porta simbolicamente la luce dentro sé. Nonostante si trovi al buio ha quindi la potenzialità di portare la luce. Non a caso, Lucifero, altro nome di Satana, significa proprio il portatore di luce.

Potremmo forse sapere cos’è la luce se prima non avessimo scorto le tenebre?

È lo Yin e Yang che domina ogni forma di vita; è la complementarietà che permea tutto il Creato. Siamo solo noi esseri umani che giudichiamo ciò che bene e ciò che è male, la verità è che niente può esistere senza il suo opposto. 

E così, Saturno, non è l’emblema del bene o del male ma il primo grado per raggiungere l’illuminazione. Come ci si può evolvere se non si conosce ogni cosa di se stessi, compreso il proprio lato oscuro?

Pan/Saturno rappresentava l’istinto primordiale di ogni uomo, colui che controlla i mondi inferiori, ovvero la parte più celata di noi stessi. Aveva l’abitudine di vagare per le foreste con il pene eretto amoreggiando con le ninfe. 

Rappresenta l’istinto, la sessualità, ma anche il potere creativo e generativo. Ecco perché non possiamo relegare il culto di Saturno/Satana al male, bensì alla prima fase per ottenere l’illuminazione. La conoscenza della parte più oscura che vive dentro noi è il primo stadio che dobbiamo percorrere per crescere spiritualmente. Solo in quel momento abbiamo la possibilità di tenere sotto controllo il nostro istinto – senza reprimerlo – conoscendo l’altra frammento di noi stessi. È il Saturno che lascia lo spazio al sorgere del Sole. Gesù Cristo che vince la battaglia contro Satana.

Il sigillo solis

Non è un caso se i preti, ancora all’inizio della loro evoluzione spirituale, indossano l’abito Saturniano: quello nero. Mentre il papa, vertice della gerarchia ma anche meta spirituale, indossa l’abito bianco, solare. 

Le divise indossate dagli uomini di Chiesa richiamano, allo stesso modo, le tre fasi alchemiche: nera, bianca e rossa.

Dall’esagono, molti collegano l’esagramma. Un simbolo utilizzato dalla Chiesa, dai Massoni e da tantissime aziende. L’esagramma in realtà non parla soltanto del numero 6 ma dell’unione della materia con lo spirito, luce con tenebre.

In un mondo duale dove materia e spirito si alternano continuamente in una danza senza fine, gli antichi insegnanti (che era evidente fossero dotati di tecnologie avanzatissime visto che conoscevano dettagli che noi abbiamo potuto rilevare solo pochi anni fa con la sonda Cassini) hanno voluto tramandarci la conoscenza che governa l’intero Creato.

“As above, so below” – come in alto, così in basso – è la sapienza che sta dietro la nostra intera esistenza. Una sapienza, per ora, destinata solo un ristretto gruppo di persone, ma che con il tempo coinvolgerà gli individui ancora avvolti nel sonno dell’inconsapevolezza.

Possiamo dunque associare il nostro esagramma all’unione di due pianeti/culti importantissimi che si propongono come fine la ricerca dell’equilibrio che risiede dietro questo fantastico Universo il cui unico vero Dio è semplicemente un genio della matematica.

Il Vaso di Pandora è aperto. Siano ora condannati i traditori dei popoli d'Occidente!

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Il vaso di Pandora è aperto! Siano ora condannati i traditori dei popoli d'Occidente.
 
Si invitano i lettori alla massima condivisione...
 
Hsbc, Falciani: dietro ai conti «un banchiere e clienti vicini ai politici»
Sarkozy e la lista per imporre la troika ad Atene. C’era la madre di Papandreou con mezzo miliardo.
 
«Pur avendo migliaia di depositi, la Hsbc di Ginevra realizzava il suo vero guadagno grazie a una sessantina di clienti — imprese, imprenditori, fondi d’investimento — che avevano un potere enorme: in cambio di soldi che lasciavano in gestione potevano ottenere tutto ciò che volevano».

Sono loro i sessanta uomini d’oro di SwissLeaks. Parola di Hervé Falciani. È lui che ha dato origine allo scandalo che coinvolge il colosso bancario, l’ex impiegato, i cui file sui titolari di 100 mila conti segreti utilizzati per evadere il Fisco, per riciclare denaro del traffico di armi e droga e per finanziare il terrorismo (a cominciare da Al Qaeda e Osama Bin Laden), sono riportati da domenica in tutto il mondo grazie al Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij).
 
Falciani ha scritto un libro in Italia, «La cassaforte degli evasori», che esce la settimana prossima. Insieme ad Angelo Mincuzzi, giornalista del Sole 24Ore, racconta come ha svelato il caso, il ruolo dei vari Stati, le vicissitudini personali. Un libro che il Corriere può anticipare.
 
Sostiene Falciani che «il potere della banca è legato ai suoi più importanti clienti e al controllo che può esercitare grazie a queste enormi fortune e all’intreccio di interessi di clienti, manager e politici».
 
Per Falciani, i cittadini italiani sono «diecimila», e, secondo quanto hanno potuto vedere gli investigatori italiani, ci sarebbero anche clienti «vicini a politici di centrodestra e al Vaticano, tra cui un banchiere».
 
Oltre ai vari personaggi del jet set , i cui nomi sono stati pubblicati domenica scorsa da Le Monde e dalle altre testate internazionali. E poi «mafiosi», interessavano molto agli investigatori italiani, «e li hanno trovati». Il «valore» dei clienti italiani sarebbe pari a 8 miliardi di euro.

Tra i clienti d’oro, Falciani nel libro fa i nomi di due persone, eminenti esponenti di due Paesi del «fronte Sud» della Ue: Spagna e Grecia. Dice: «L’uomo più ricco della Spagna, Emilio Botin del Banco Santander (di cui è stato proprietario fino alla morte, avvenuta il 10 settembre 2014), era uno dei clienti della Hsbc di Ginevra». Poi aggiunge un altro cognome e un altro conto importante, quello della madre dell’ex primo ministro greco George Papandreou, che «aveva un conto di 500 milioni di euro».
 
Il fatto è che la lista degli «uomini d’oro» della Hsbc — in possesso di alcuni Paesi già da alcuni anni — sarebbe stata usata, secondo l’ex impiegato Falciani, per imporre politiche di austerity ad altri Paesi. Questo, secondo lui, almeno il caso della Grecia.
 
Falciani ricorda Papandreou e parla di «pressione e di ricatto». Rivelazioni destinate a deflagrare a poche ore dall’Eurogruppo che domani deciderà il destino del Paese guidato da Alexis Tsipras. «Nel 2011 la guida delle negoziazioni con la troika sul salvataggio della Grecia fu affidata a Sarkozy (l’ex presidente francese, ndr), che aveva quella lista e, conoscendone i nomi, poteva fare pressione su Papandreou», scrive Falciani.

E ancora: «Come era avvenuto negli Stati Uniti, la lista della Hsbc fu usata come arma di ricatto e merce di scambio. In Grecia l’elenco scomparve... In Grecia, come altrove, non è mai stata avviata formalmente alcuna indagine». Falciani si occupa anche del ruolo che ebbe in Francia nel gestire il caso della lista degli evasori, da ministro delle Finanze, l’attuale direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi) Christine Lagarde. Mentre la vittoria del socialista François Hollande sarebbe servita ad imprimere una svolta alle indagini.

Lui, Falciani, in fuga dalla Svizzera, con i file nascosti nel deep web, fu ascoltato già molti anni fa e messo sotto protezione dagli uomini del Fisco americano, l’Irs (gli «Untouchables» che portarono alla sbarra Al Capone), ben prima della tutela avuta sul territorio spagnolo. L’interesse degli americani in questa storia si riassume, secondo Falciani, in una guerra delle valute (dollari contro franchi svizzeri) e nella necessità della lotta al finanziamento del terrorismo.
 
Il libro (edito da Chiarelettere) si chiude con la pubblicazione di un documento importante: l’accordo standard che l’Hsbc firmava con gli intermediari che presentavano nuovi clienti, cui veniva riconosciuto il 25% delle commissioni.
 

E se la Grecia uscisse dalla NATO?

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Nella tarda serata di venerdì 6 febbraio una notizia viene data in un TG flash e viene poi approfondita soltanto all’indomani in alcuni TG e speciali giornalistici a tema.
 
 
La notizia non è soltanto allarmante, ma chiaro segnale che la crisi di Ucraina, potrebbe essere la causa di una Guerra Fredda, che sempre più potrebbe sfociare in un conflitto armato.
 
Tale preoccupante situazione potrebbe in qualsiasi momento innescare un terzo conflitto mondiale, ed essere all’origine della peggiore guerra conosciuta dall’uomo a sua memoria. Stiamo parlando di una situazione che potrebbe degenerare, in seguito alle dichiarazioni fatte ad un incontro politico internazionale del Segretario di Stato USA, John Kerry, che ha detto apertamente, che gli Stati Uniti forniranno armi al Governo ucraino per contrastare i ribelli, inoltre dalla dichiarazione si evince l’intento USA, di consegnare all’Ucraina armi difensive.
 
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Il fatto di dotare la l’Ucraina di armi, può essere considerato un deterrente e sicuramente la linea di condotta annunciata dagli USA indurrà molti “non addetti ai lavori” a ritenere che si tratti di una strategia meramente difensiva. In realtà per armi difensive si intendono diversi tipi di sistema d’arma, tra cui alcuni offensive ma definiti preventive. In ogni caso escludendo le armi preventive, tra le armi di difesa possiamo trovare diversi tipi di sistemi contraerei e antimissile, anticarro, antisommergibile, antinave, ecc.; tra l’altro secondo funzionari di Nuova Russia, confermati da pareri di specialisti di armi della Federazione, sono già stati individuati diversi di questi sistemi (soprattutto anticarro) di fabbricazione americana, diversi giorni prima del succitato annuncio, ed usati in combattimento contro i difensori del Donbass. Ovvia la conseguenza innescata in Russia (stato che non si piegherebbe mai a qualsiasi costo e contro cui non si può sperare di vincere con una politica intimidatoria che rischia di scatenare al contrario un conflitto militare), ieri infatti, sembra che il Governo russo abbia richiamato i riservisti in servizio (cosa che accade solo per grandi esercitazioni e per lo stato di Guerra imminente o in pieno svolgimento, per fortuna quest’ultimo non è il nostro caso). Stiamo parlando di 250.000 riservisti, per lo più soldati specializzati, a cui dovrebbe far fronte una forza NATO di difesa di soli 5.000 uomini ancora in formazione, schierata ai confini dell’Europa orientale.

Tralasciamo i numeri, sappiamo delle sanzioni alla Russia, conosciamo le disastrose conseguenze che stanno avendo anche in Europa, siamo perfettamente al corrente di quanto si stiano logorando le relazioni tra Occidente ed Oriente; ma ciò che emerge in questi giorni è una crisi che sta facendo venire a galla non solo tanti malcontenti sopiti, ma miriadi di crisi che rischiano di fare esplodere la situazione. Per esempio, quella greca.

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Il Premier greco Alexīs Tsipras

Al momento la Grecia deve all’Unione europea oltre 400 miliardi di dollari con tassi di prestito da strozzini. Soldi di cui la nazione ellenica necessitava in seguito al tracollo economico, presumibilmente voluto proprio dall’UE (anche se in questo caso si tratta di tesi complottistiche, che non sono state ancora provate). A questo debito dobbiamo aggiungere le perdite dell’economia greca, dovute all’embargo fatto alla Russia contro la propria volontà e per gli interessi europei-americani, affari persi che ammontano a 460 miliardi di euro in un solo anno. E’ notizia di questi giorni che la Germania vuole indietro i soldi che alla Grecia spetta consegnare, ma ci sono alcuni fattori venutisi a creare, ed altri di influenza esterna, che mettono in gioco tutto, rimescolando le carte. In primo luogo abbiamo il neo premier filorusso Alexīs Tsipras, che ha richiesto il rimborso dei danni di guerra da parte della Germania, subiti dallo stato greco durante l’occupazione nazista, che secondo i calcoli greci, dovrebbero essere l’equivalente di 220 miliardi di euro, poco più della metà del debito greco all’UE.

La questione fu ufficialmente chiusa e liquidata dopo la II Guerra Mondiale, quando la Grecia fu costretta da USA e Regno Unito a ritirare la richiesta e firmare un accordo a tal riguardo (interessanti approfondimenti sull’argomento sul sole 24 ore online).

Oggi questi soldi non sono dovuti dalla Germania, come ha anche detto il ministro dell’economia tedesco Wolfgang Schaeuble, che giustifica la cosa proprio citando l’accordo del 1945: ma in vista del debito dovuto proprio in gran parte alla Germania, la richiesta greca sembra poter prendere forma in qualsiasi momento.

La Grecia, viste le proprie esigenze, i propri interessi, le proprie tradizioni, potrebbe decidere di uscire dall’UE; questo potrebbe in effetti succedere in qualsiasi momento se si continua in questa direzione che favorisce solo la crisi del Paese. La Grecia potrebbe decidere di uscire dalla NATO e decidere invece di aderire ad un’alleanza con la Russia, e soprattutto entrare in comunità più allettanti e meno strozzine, come la comunità euroasiatica.

Molti non ricordano che la Grecia è la nazione al Mondo con più cose comuni con la Russia subito dopo la Serbia, per esempio la religione ortodossa, le origini della lingua -di recente anche i modi in cui i due stati vengono trattati dall’Occidente- e così via. Dobbiamo anche vedere ciò che potrebbero avere in comune in futuro prossimo.
 
La Grecia ha chiesto alla Germania 220 miliardi di euro per i danni materiali subiti dallo stato durante l’occupazione nazista (anche se la cosa non ci risulta al momento ratificata); sembra che anche la Russia, in seguito al deterioramento dei rapporti con la Germania, abbia deciso di farlo; il Parlamento della Federazione russa, ha infatti stabilito che i danni materiali subiti dalla Russia durante l’occupazione nazista, della sua parte europea, ammontano a 600 miliardi euro, e da un momento all’altro potrebbe esser ratificata la richiesta di risarcimento di beni materiali alla cancelliera Angela Merkel. Questo passo avvicina ancora di più le linee politiche di Grecia e Russia.

Secondo quanto scritto da Srdja Trifkovic (esperto di questioni strategiche) in un articolo sul New York Times, al momento tra le due nazioni ortodosse ci potrebbero essere incredibili intese, per esempio la Russia potrebbe offrire miliardi di rubli per la ricostruzione delle infrastrutture della nazione ellenica a fondo perduto, in cambio della sua uscita dalla NATO e dall’UE, cosicchè questa potrebbe addirittura estinguere il suo debito totalmente. Come farebbe? Facciamo due conti.

Il debito della Grecia nei confronti dell’UE ammonta al momento a 430 miliardi di euro (anche se si trovano cifre in rete, discordanti). Immaginiamo che la Grecia non riusca nel suo intento di avere il risarcimento per la II G.M. dalla Germania; ad essa arriverebbero comunque i soldi promessi dalla Russia (risolvendo il suo problema economico) e questo l’allontandosi dall’Unione europea e avvicinandosi al mondo russo. Ma da dove arriverebbero i soldi russi? La Russia sta formalizzando la richiesta di risarcimento dei danni nazisti subito dall’Unione sovietica alla Germania, quindi potrebbe effettivamente attingere dall’area Euro è più in specifico dalla Germania. Vediamo di capire meglio la questione.
 
Non esiste nessun documento firmato tra Russia e Germania, in cui la prima si impegna a non volere i soldi dei danni subiti dai tedeschi, anche perché all’epoca la Russia era in realtà l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, che a sua volta comunque firmò un trattato molto discutibile e relativo (in pratica gran parte della situaione rimase in sospeso) e quindi oggi non tenuto molto in considerazione dai politici russi. Se questo risarcimento entrasse nelle casse russe, non solo la Russia avrebbe i soldi per estinguere il debito greco e ricostruire la nazione ellenica, ma otterrebbe anche che la Grecia esca dalla NATO e dall’Unione europea, guadagnandoci a 180 miliardi di euro dalle casse tedesche.

Se poi fallisse l’Euro, in quel caso comunque si estinguerebbe anche il debito greco, perchè la moneta europea non avrebbe più alcun valore. Ne consegue, che la Russia non uscirebbe denaro di tasca propria per la Grecia ed otterrebbe tutto ciò che vuole in barba all’UE. Mettiamo caso che lo scenario ipotizzato non si verifichi e di conseguenza la Federazione russa fosse costretta ad impegnarsi con i propri soldi nella penisola ellenica, essa guadagnerebbe un alleato in Europa soffiandolo ai nemici NATO; inoltre una situazione del genere farebbe sì che si verificassero una serie di defezioni a catena dall’UE di nazioni che non condividono la politica attuale e le sanzioni economiche verso la Federazione da cui dipende il commercio di questi stessi Paesi.

Se la Grecia diventasse filo russa, come prima cosa potrebbe sospendere le sanzioni riprendendo in mano le redini della propria economia. In seguito uscirebbe da NATO ed UE, consentendo alla Russia la realizzazione del suo gasdotto tra Turchia e Grecia, senza problemi e con molti introiti economici per i prossimi 20-30 anni per entrambe le nazioni, oltre naturalmente che per la Russia. Quest’ultima potrebbe avere la concessione per nuove basi militari in Europa, ridefinendo l’intero assetto strategico nel Mar Mediterraneo e delle forze in tutto il Vecchio continente. Non dimentichiamo inoltre che l’uscita della Grecia dalla NATO porterebbe alla chiusura di una delle più grandi basi militari della Marina USA nel bacino Mediterraneo, con notevoli ripercussioni dell’assetto NATO in europa.

Nazioni come Romania e Turchia sono allettate dall’invito ricevuto ad entrare nella Comunità euroasiatica, la stessa Romania ha un movimento interno che vuole l’uscita dall’Euro a favore della nuova Unione economica con sede centrale ad Astana, che vede già nazioni come Russia, Bielorussia, Cina, Kazakhstan, Tagikistan, ed altre al suo interno, e vede altre nazioni in attesa di approvazione come l’Iran.

Alla NATO gli americani hanno dichiarato agli alleati che bisogna porre particolare attenzione alle decisioni attuali della Grecia; il Presidente Tsipras infatti sosteneva nel 2013 la necessità di uscire dall’Alleanza Atlantica e di chiudere la grande base navale USA che si trova a Creta. Sembra che i servizi segreti della NATO abbiano allertato le capitali europee sul rischio di una “deriva” della Grecia, che potrebbe portarla sulle sponde della Russia. La NATO ha quindi paura, ma il Premier greco assicura che manterrà i propri impegni. Ma se le richieste greche proposte all’UE e la Germania non venissero accettate, riteniamo che essa, potrebbe decidere diversamente e proiettarsi verso la Russia e la Comunità euroasiatica, che fornirebbero ai greci maggiori speranze. Riportiamo una provocazione, che leggiamo dalle pagine del sito italiano “Adesso basta” che riporta le frasi di Anton Shekhostov, un noto studioso dei movimenti radicali in Europa:
 
“Il caso Grecia è forse il più pericoloso in termini di potenziali implicazioni per la politica europea delle sanzioni”

Il discorso si riferisce al fatto che se la Grecia uscisse da UE e NATO avrebbe un forte peso sulle sanzioni alla Russia. Sempre da stessa fonte, una frase del Ministro russo dell’agricoltura che si rivolge alla Grecia:
 
“Cari amici greci, voi esportavate da noi il 60 per cento delle pesche, il 90 per cento delle fragole, frutta, olio d’oliva. Quest’anno, niente. Non avete mercati di sbocco. Un danno di 430 milioni di euro. Però, se uscite dall’euro, le nostre porte si spalancheranno subito…”

Ci sentiamo di poter dire che tali dichiarazioni alletterebbero chiunque, specialmente se ci si trovasse nella situazione catastrofica della Grecia, con i debiti dovuti all’UE e le sanzioni alla Russia (obbligate) che impediscono le entrate che servono a ripagare proprio quei debiti.

Abbiamo tralasciato in questo scenario il ruolo dell’Ucraina dove a giorni (secondo diverse fonti governative russe) il Capo del Governo Petro Poroshenko dovrebbe ratificare il coprifuoco nazionale, notizia non annunciata dai media occidentali.

Nel mentre le polemiche sulla presenza di soldati NATO tra le fila degli ucraini, che lì addestrerebbero, pur non combattendo, sul territorio dell’ex nazione sovietica, e quelli ancora più accesi sulla presenza di mercenari occidentali e statunitensi sul territorio ucraino, accendono ulteriori dibattiti nelle nazioni della Federazione russa, a cui si aggiungono quelli appena innescati con l’annuncio di Kerry di cui abbiamo sopra discusso. Ormai la situazione sembra sempre più una catena di disastrose decisioni, di pericolosi eventi e annunci, che in qualsiasi momento potrebbero far precipitare la situazione.
 

Il Debito Pubblico della Grecia

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Il debito pubblico greco è stato in primo piano sulla scena pubblica nel momento in cui i dirigenti di questo paese hanno accettato la cura di austerità richiesta dal Fmi e dall'Ue, che ha provocato lotte sociali molto importanti durante tutto il 2010 . Ma da dove viene il debito greco?
 
 
Dal lato del debito in carico al settore privato l'aumento è recente: un primo balzo avviene subito dopo l'entrata della Grecia nella zona euro, nel 2001 mentre una seconda esplosione del debito si produce a partire dal 2007 quando gli aiuti finanziari concessi alle banche dalla Federal Reserve negli Stati Uniti, dai governi europei e dalla Banca centrale europea (Bce) viene in parte riciclato dai banchieri in direzione della Grecia e di altri paesi come la Spagna e il Portogallo.

Dal lato dell'indebitamento pubblico, invece, la crescita è più antica. Dopo il debito ereditato dalla dittatura dei colonnelli, il ricorso al prestito è servito dagli anni 90 in poi a riempire il buco creato nelle finanze pubbliche dalla riduzione delle imposte sulle società e sui redditi più elevati. Peraltro, da diversi decenni, i numerosi prestiti hanno permesso di finanziare l'acquisto di materiale militare principalmente da Francia, Germania e Stati Uniti.
 
Inoltre, non bisogna dimenticare nemmeno l'indebitamento dei poteri pubblici per l'organizzazione dei Giochi olimpici nel 2004. L'ingranaggio del debito è stato oliato con consistenti mazzette da parte delle grandi compagnie transnazionali con lo scopo di ottenere dei contratti: Siemens è un esempio emblematico (...)
 
Elementi evidenti di illegittimità del debito pubblico

Innanzitutto c'è il debito contratto dalla dittatura dei colonnelli, che è quadruplicato tra il 1967 e il 1974. Con tutta evidenza questo rientra nella definizione di debito odioso.

Andando avanti, poi, troviamo lo scandalo dei Giochi olimpici del 2004. Secondo Dave Zirin, quando il governo ha annunciato orgogliosamente nel 1997 ai cittadini greci che la Grecia avrebbe avuto l'onore di accogliere, sette anni più tardi, i Giochi olimpici, le autorità di Atene e il Comitato olimpico internazionale prevedevano una spesa di 1,3 miliardi di dollari. Qualche anno più tardi, il costo era stato moltiplicato per quattro e raggiungeva 5,3 miliardi di dollari. Appena dopo i Giochi, il costo ufficiale aveva raggiunto i 14,2 miliardi di dollari. Oggi, secondo differente fonti, il costo reale supera i 20 miliardi di dollari.
 
Numerosi contratti siglati tra le autorità greche e grandi imprese private straniere stanno destando scandalo da diversi anni. Quei contratti hanno comportato un aumento del debito. Citiamo diversi esempi che hanno scandito le cronache greche.

Diversi contratti sono stati firmati con la multinazionale Siemens accusata - sia dalla giustizia tedesca che da quella greca - di aver versato commissioni e mazzette al personale politico, militare e amministrativo greco per un valore complessivo che si avvicina al miliardo di euro. I principali dirigenti della Siemens-Hellas , che ha riconosciuto di aver "finanziato" i due grandi partiti greci, è fuggita nel 2010 in Germania e la giustizia tedesca ha rigettato la richiesta di estradizione avanzata dalla Grecia.
 
Gli scandali includono la vendita, fatta da Siemens e dalle sue associate internazionali, del sistema antimissile Patriot (1999, 10 milioni di euro in mazzette), la digitalizzazione dei centri telefonici dell'Ote, l'Organismo greco di telecomunicazioni (mazzette per 100 milioni di euro), il sistema di sicurezza "C41", acquistato in occasione dei Giochi del 2004 e che non ha mai funzionato, la vendita di materiale alle ferrovie greche (Sek), del sistema di telecomunicazioni Hermes all'esercito, dell'equipaggiamento molto costoso venduto agli ospedali.
 
Senza dimenticare lo scandalo dei sottomarini tedeschi (prodotti da Hdw, assorbita dalla Thyssen) per un valore globale di 5 miliardi di euro, sottomarini che avevano fin dall'inizio il piccolo difetto di pendere pericolosamente..a sinistra (!) e di essere dotati di un equipaggiamento elettronico difettoso.
 
Un'inchiesta giudiziaria su eventuali responsabilità (corruzione) degli ex ministri della Difesa è in corso.
 
E' del tutto normale presumere che debiti contratti per realizzare simili contratti siano viziati da illegittimità o da illegalità. Per questo devono essere annullati. Accanto a simili casi, però, è necessario comprendere l'evoluzione recente del debito greco.
 
La montatura dell'indebitamento nel corso dell'ultimo decennio

Il debito del settore privato si è largamente sviluppato nel corso degli anni 2000. Le famiglie, per le quali le banche ma anche tutto il settore commerciale privato (grande distribuzione, automobile, costruzioni) proponevano condizioni allettanti, hanno fatto ricorso all'indebitamento massiccio, così come le imprese non finanziarie e le banche che potevano attingere a prestiti a basso costo (tassi di interesse bassi e inflazione più forte dei paesi più industrializzati del'Unione come Germania, Francia, Benelux o Gran Bretagna).
 
Questo indebitamento privato è stato il motore dell'economia greca. Le sue banche (alle quali occorre aggiungere le filiali greche delle banche straniere), grazie a un euro forte, potevano estendere le loro attività internazionali e finanziare a minor costo le loro attività nazionali. Hanno fatto ricorso al prestito a tutta forza (...)
 
Con le enormi liquidità messe a loro disposizione dalle banche centrali nel 2007-2009, le banche dell'Europa occidentale (soprattutto le banche tedesche e francesi ma anche quelle belghe, olandesi, britanniche, luxemburghesi, irlandesi) hanno prestato massicciamente alla Grecia (al settore privato e ai poteri pubblici).
 
Bisogna tenere in conto il fatto che l'adesione della Grecia all'euro le è valsa la fiducia dei banchieri dei paesi dell'ovest europeo, ritenendo che i grandi paesi sarebbero corsi in soccorso in caso di problemi.
 
Non si sono invece preoccupati della capacità della Grecia a rimborsare il capitale a medio termine. I banchieri ritenevano di poter assumere rischi molto elevati. La storia ha dato loro ragione, almeno finora, la Commissione europea e, in particolare, i governi francese e tedesco hanno dato un sostegno illimitato ai banchieri privati dell'Europa occidentale. Per questo, i governi europei hanno messo le finanze pubbliche in uno stato pietoso (...) I cittadini greci hanno tutto il diritto di aspettarsi che il preso del debito sia radicalmente ridotto e questo implica che i banchieri devono essere costretti a cancellare dei crediti dai loro libri contabili.
 
Il comportamento odioso della Commissione europea

Dopo lo scoppio della crisi, la lobby militar-industriale appoggiata dai governi tedesco, francese e dalla Commissione europea è riuscita a ottenere che il bilancio della difesa fosse appena intaccato mentre, allo stesso tempo, il governo del Pasok (partito socialista) ha effettuato tagli alle spese sociali.
 
Ad esempio, in piena crisi greca, all'inizio del 2010, Recep Tayyip, primo ministro della Turchia, paese che mantiene delle relazioni tese con il suo vicino greco, si è recato ad Atene e ha proposto una riduzione del 20 per cento del bilancio militare dei due paesi. Il governo greco non ha raccolto la mano che gli è stata tesa.
 
E' stato invece messo sotto pressione dalle autorità francese e tedesca che volevano garantire le proprie esportazioni di armi. In proporzione, la Grecia spende in armamenti molto che gli altri paesi dell'Unione europea. Le spese militari rappresentano il 4 per cento del Pil contro il 2,4 della Francia, il 2,7 della Gran Bretagna, il 2 per cento del Portogallo, l'1,4 della Germania, l'1,3 della Spagna, l'1,1 del Belgio. Nel 2010 la Grecia ha acquistato dalla Francia sei fregate di guerra (2,5 miliardi di euro) e degli elicotteri da guerra (400 milioni).
 
Dalla Germania ha acquistato 6 sottomarini per 5 miliardi di euro. La Grecia è stata uno dei cinque più importanti importatori di armi in Europa tra il 2005 e il 2009. L'acquisto di aerei da combattimento rappresenta, da solo, il 38 per cento del volume delle sue importazioni, in particolare con l'acquisto di 26 F-16 (Stati Uniti) e di 25 Mirages 2000 (Francia), quest'ultimo contratto dal valore di 1,6 miliardi di euro. La lista dell'equipaggiamento francese venduto alla Grecia non si ferma qui: ci sono anche veicoli blindati (70 Vbl), elicottoeri NH90, missili Mica, Exocet, Scalp, e droni Sperwer. Gli acquisti della Grecia ne hanno fatto il terzo cliente dell'industria della difesa francese nel corso del decennio trascorso.
 
A partire dal 2010, i tassi di interesse sempre più elevati, imposti dai banchieri e dagli altri attori dei mercati finanziari con l'appoggio della Commissione europea e del Fmi, hanno prodotto un classico effetto "palla di neve": il debito greco prosegue una curva al rialzo poiché le autorità ricorrono al prestito per rimborsare gli interessi (e una frazione del capitale precedentemente preso in prestito). I prestiti concessi a partire dal 2010 alla Grecia dai paesi membri dell'Unione europea e dal Fmi non puntano affatto a soddisfare gli interessi della popolazione, al contrario i piani di austerità messi in atto comportano molteplici attacchi ai diritti sociali.
 
E' a questo titolo che la nozione di "debito illegittimo" dovrebbe essere loro applicata e contestato il loro rimborso.
 

Amore e Sesso tra Sapiens e Neanderthal - Le origini della "Stirpe"

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"... Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi..."
 
E' in un cranio umano scoperto in Israele la prova dell'incrocio fra uomo di Neanderthal e Homo Sapiens. Risale a 55.000 anni fa e aiuta a ricostruire la storia delle migrazioni dall'Africa verso il continente euro-asiatico, avvenute nel periodo compreso fra 40.000 e 60.000 anni fa. Pubblicata su Nature, la scoperta si deve al gruppo coordinato da Israel Hershkovitz, dell'università di Tel Aviv.
 
I resti appartengono a un adulto, ma il sesso è sconosciuto perché manca la regione frontale che aiuta a definirlo. La scoperta è avvenuta nella grotta di Manot, lungo l'unica 'rotta' disponibile nella preistoria per viaggiare dall'Africa verso Medio Oriente, Asia ed Europa. Un'area frequentata 'periodicamente' dai Neanderthal, forse spinti dai cambiamenti climatici (come il calo delle temperature) a migrare in posti più caldi, come il Medio Oriente.

Rappresentazione artistica di uomini di Neanderthal, nel museo Neandertal a Düsseldorf in Germania (fonte: UNiesert e Frank Vincentz)
 
Il cranio, tipico di un Sapiens con alcuni tratti dei Neanderthal, dimostra per la prima volta che al tempo di questi spostamenti nell’area vi erano anche uomini più moderni. ''Questa coesistenza era stata ipotizzata nella regione, ma ora ne abbiamo la prova'', osserva la paleontologa Laura Longo, dei Musei Civici Fiorentini.
 
Il cranio è il secondo fossile che, nei suoi tratti arcaici e moderni, mostra l'incrocio fra Sapiens e Neanderthal, dopo che la genetica ha già dimostrato che il 4% del Dna dell'uomo moderno deriva dai Neanderthal. L'altro fossile è stato scoperto in Italia, a Riparo Mezzena (Verona) e risale a 39.000-40.000 anni fa. ''Il Dna - sottolinea Longo - ci dice che c'è stato un incrocio, e quindi una coesistenza, fra Neanderthal e Sapiens, ma non ci dice quando''. Fossili come questi aiutano a ricostruire la cronologia degli 'incontri'.
 
In questo caso, a raccontare cosa è accaduto sono alcune strutture ossee, come il rigonfiamento sul retro del cranio, simile quell ao dei Neanderthal ma meno prominente. Tra le linee delle nuca e le linee di inserzione dei muscoli nucali, vi è una fossa, spiega Longo, tipicamente riscontrabile dei neandertaliani. Tipiche degli uomini moderni sono invece le caratteristiche delle pareti del cranio.
 

La Croce di Ankh su Marte - Indizi di presenza Anunnaka

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Questa strana incisione a forma di croce è stata scoperta dall'utente YouTube e ricercatore Mars Moon Space Photo Zoom Club.Essa mostra una croce scolpita sulla sommità di una roccia che ricorda molto la croce d Ankh che nell'antico Egitto era considerata come la chiave della vita e croce ansata, un antico simbolo sacro che essenzialmente simboleggia la vita.

croce Ankh

Come simbolo dell'unione dei due principi cosmici sta ad indicare anche l'unione mistica tra il cielo e la terra, ovvero il contatto tra il mondo divino e il mondo umano, nonché l'unione dei due principi intesa come generatrice dell'esistenza.


La civiltà degli Australopitechi

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Una nuova ricerca suggerisce che le specie umane ancestrali pre-Homo, come l'Australopithecus africanus, utilizzavano posture della mano umana molto prima di quanto si pensasse.

Un esempio di una presa di precisione umana
[Credit: TL Kivell & M. Skinner]

Gli antropologi dell'Università del Kent, che lavorano con i ricercatori dell'University College di Londra, l'Istituto Max Planck per l'antropologia evolutiva a Lipsia (Germania) e il Politecnico di Vienna (Austria), hanno prodotto i primi risultati della ricerca a sostegno delle testimonianze archeologiche sull'utilizzo di strumenti di pietra tra gli australopitechi fossili 3-2.000.000 anni fa.

Fila in alto: Primo metacarpo del pollice (da sinistra a destra) di uno scimpanzé, di Australopithecus africanus (STW 418), due appartenenti o a un robusto australopiteco o a un primo Homo (SKX 5020 e SK 84), e di un essere umano. La fila inferiore mostra il rendering 3D dalle scansioni microCT degli stessi campioni, mostra una sezione trasversale della struttura interna trabecolare. 
[Credit: TL Kivell]

La capacità distintamente umana di precisione nella forza (ad esempio quando si gira una chiave) e il potere di stringere la presa (ad esempio quando si usa un martello), è legata a due importanti transizioni evolutive nell'uso della mano: una riduzione dell'arrampicata arborea e la fabbricazione e l'uso di strumenti in pietra. Tuttavia, non è chiaro quando si sono verificate queste transizioni locomotorie e manipolative.

Le sezioni sagittali trasversali della linea mediana del primo metacarpo in Pan, recenti Homo sapiens e ominidi fossili.

Matthew Skinner e Tracy Kivell, entrambi della Scuola di Antropologia e conservazione del Kent, hanno utilizzato nuove tecniche per rivelare come le specie fossili usavano le mani, esaminando la struttura spugnosa interna dell'osso chiamato trabecole. L'osso trabecolare si rimodella rapidamente durante la vita e può riflettere il comportamento effettivo degli individui nella loro vita.

Motivo della distribuzione trabecolare ossea in A. africanus, H. neanderthalensis, e primi H. sapiens. [Credit:. MM Skinner et al, Scienza, VOL347, NUMERO 6220 (2015)]

I ricercatori hanno prima esaminato le ossa trabecolari delle mani di esseri umani e scimpanzé. Hanno trovato chiare differenze tra gli esseri umani, che hanno una capacità unica per forza di precisione nella presa tra il pollice e le altre dita, e gli scimpanzé, che non possono adottare posture umane. Questo modello umano unico è presente in noti fossili di specie umane non arboree e che fabbricavano utensili in pietra, come ad esempio gli uomini di Neanderthal.

La ricerca, dal titolo "L'uso della mano in maniera umana, nell'Australopithecus africanus", dimostra che, le specie Sudafricane risalenti a 3-2 milioni di anni fa, considerate tradizionalmente incapaci nella produzione abituale di strumenti, ha un modello di osso trabecolare simile a quello umano nelle ossa del pollice e  del palmo (il metacarpo) coerente con l'opposizione energica del pollice e delle dita tipicamente adottato per l'utilizzo dii utensili.

Questi risultati supportano le testimonianze archeologiche precedentemente pubblicate sull'utilizzo di strumenti in pietra da parte degli australopitechi e forniscono la prova scheletrica che i nostri primi antenati usavano posture della mano come gli umani moderni molto prima e più spesso di quanto precedentemente ritenuto. 

Charlie Hebdo e quell'autopsia negata

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Panamza ha contattato la madre di Helric Fredou, il commissario di polizia incaricato di redigere un rapporto sull’entourage famigliare di Charlie Hebdo e ritrovato morto in seguito a un colpo di pistola alla testa qualche ora dopo l’attentato.

Ho chiesto il rapporto dell’autopsia, mi è stato risposto: “Non l’avrete”.

Venerdì 16 gennaio, Panamza pubblicava (qui) la testimonianza scioccante della sorella del poliziotto Helric Fredou il cui il misterioso «suicidio» continua ad essere ignorato dai media nazionali (francesi).

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Nove giorni più tardi, è il turno della madre di portare nuove rivelazioni.

La signora, contattata dall’autore di questo articolo, si dichiara prima di tutto “enormemente sconcertata” che Bernard Cazeneuve (il Ministro dell’Interno) non le abbia trasmesso alcun messaggio di condoglianze. E non a caso: l’attuale Ministro dell’Interno, secondo lei, aveva degli eccellenti rapporti con il figlio deceduto. Dal 2010 al 2012, i due uomini avevano lavorato insieme a Cherbourg, il primo in qualità di deputato della Repubblica e Sindaco della città, l’altro in qualità di primo commissario. “Spero un giorno di incontrarlo per dirgli quanto sono stata delusa”, ha aggiunto.
Stesso silenzio da parte dell’Eliseo (la residenza del Presidente della Repubblica francese): eppure Helric Fredou aveva fra le sue competenze, oltre ad altre località, il dipartimento francese della Corrèze, nella regione del Limousin, e specialmente della città di Tulle, feudo storico di François Hollande.

Panamza ritornerà molto presto sull’intervista completa, raccolta grazie ad un colloquio telefonico effettuato sabato 24 gennaio.

Sette punti sono fin d’ora da sottolineare:

1* Secondo la madre di Helric Fredou, i poliziotti che l’hanno ascoltata le hanno chiaramente fatto sapere che non avrà accesso al rapporto dell’autopsia. Eppure, il codice di procedura penale prevede che nel caso di un’autopsia giudiziaria (per suicidio o per morte sospetta), ogni membro della famiglia possa farne domanda alla Procura della Repubblica. Niente da fare: questo è il messaggio già trasmesso ad una madre in lutto che “vuole sapere la verità”.

2*. L’arma di ordinanza di Helric Fredou non aveva il silenziatore. La madre ha dunque posto una domanda elementare ai suoi colleghi: “Com’è possibile che non abbiate sentito nulla visto che era circa la mezzanotte?” (ora indicativa del presunto suicidio). Risposta laconica: “Il suo ufficio era ben isolato”.

3* Secondo la madre, Helric Fredou, voleva fare una telefonata importante dopo avere fatto due cose: dapprima ascoltare il resoconto di “tre inquirenti” andati ad interrogare una famiglia in stretto contatto con una delle vittime dell’attentato a Charlie Hebdo (più precisamente, si tratta dei genitori di Jeannette Bougrab – autoproclamatasi compagna (1) di Charb (diminutivo di Stéphane Charbonnier, direttore e disegnatore di Charlie Hebdo ucciso nell’attentato) – (come già aveva riportato e divulgato Panamza) e successivamente consultare i social network. E’ in quel momento preciso che Fredou avrebbe fatto una deduzione talmente importante da indurlo a “continuare a lavorare”. Un’importante precisazione: il “comandante” di turno quella sera (non identificato) avrebbe voluto occuparsi personalmente dell’incontro con gli inquirenti e della redazione del rapporto, ma Fredou avrebbe insistito dicendogli “E’ il mio lavoro”. Il superiore diretto di Helric Fredou era Gil Friedman, direttore del servizio regionale di polizia giudiziaria di Limoges.

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4* Secondo la polizia, Helric Fredou si sarebbe puntato la pistola alla tempia e il proiettile sarebbe entrato all’interno della scatola cranica.

5* Il medico curante di Helric Fredou, con il quale la madre si è intrattenuta giovedì 22 gennaio, si rifiuta di avallare il quadro descritto dai rari articoli apparsi riguardo al poliziotto insinuanti che Fredou soffrisse di depressione e di un non meglio precisato “burn – out” (esaurimento nervoso).

6* La madre ha voluto sapere a chi aveva telefonato l’ultima volta suo figlio. I poliziotti le avrebbero ribattuto “Non si può sapere” prima di ammettere finalmente che una telefonata era stata fatta.

7* “Quattro direttori” di polizia, venuti espressamente da Parigi, hanno incontrato la madre di Helric Fredou per porgerle le loro condoglianze e convincerla che si è trattato di un “suicidio”.

Infine, un’informazione secondaria merita comunque di essere riportata: a parte l’autore di questo articolo, NESSUN giornalista ha contattato – dopo l’8 gennaio – la madre o la sorella di Helric Fredou per cercare di chiarire il mistero.

http://www.altrainformazione.it/wp/2015/01/29/affaire-charlie-hebdo-perche-la-famiglia-del-poliziotto-suicidato-non-avra-accesso-al-rapporto-dellautopsia/

La moneta di Worgl

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La moneta di Worgl, adottata nel 1932 e nel 1933 nella cittadina austriaca che aveva questo nome, fu un esperimento dallo straordinario successo e dalle emblematica fine, che non può non essere conosciuto.

Siamo nel bel mezzo della grande depressione iniziata nel 1929. La moneta scarseggiava, la disoccupazione cresceva esponenzialmente, le imprese chiudevano come mosche (vi ricorda qualcosa?).

Luglio 1932. Questa crisi si faceva sentire anche a Woergl, dove su 4000 abitanti, più di 1500 soldi erano disoccupati e 200 famiglie non avevano praticamente soldi.

Il borgomastro aveva più o meno in cassa 32.000 scellini. Che cosa si sarebbe potuto fare con solo quella cifra?

Ma questo borgomastro, ovvero il tirolese dal tremendo cognome, Michael Unterguggenberger (1884-1936), ex sindacalista, meccanico e ferroviere, voleva aiutare i disoccupati della sua città e aiutare i cittadini ad avere soldi, in modo anche da poter pagare le tasse.

Ma, prima di dirvi ciò che accadde, c’è una sua dichiarazione, inviata alla fine della Grande Guerra, nel 1918, a un giornale berlinese che merita di essere letta

“Nonostante le sacre promesse di tutte le nazioni di bandire la guerra una volta per tutte, nonostante l’urlo delle masse “Mai più guerra”, nonostante le speranze di un futuro migliore, consti quello che dico: se il sistema monetario attuale, basato sull’interesse semplice e composto, rimane operativo, oso predire oggi che non passeranno 25 anni prima che venga un’altra, molto più terribile guerra. Ne vedo lo sviluppo chiaramente. Il grado dell’attuale progresso tecnologico porterà rapidamente a risultati industriali da record. La capitalizzazione sarà rapida nonostante le enormi perdite belliche, e la sovraproduzione abbasserà il tasso di interesse. Il denaro comincerà ad essere accaparrato.  

L’attività economica diminuirà e un numero crescente di disoccupati vagabonderà per le strade. Come prima, si cercherà di occupare territorio e fabbricare armi per lo scopo, giustificando l’operazione col dovere dare lavoro ai disoccupati. Si formeranno movimenti rivoluzionari selvaggi tra le masse scontente e fiorirà la pianta velenosa dell’estremo nazionalismo. Le nazioni non si capiranno a vicenda e alla fine non potrà che scoppiare un’altra guerra.”

certificati-lavoro

Il nostro Borgomastro che veniva dal popolo, e in vita aveva conosciuto anche condizioni di povertà, nell’ambito delle quali aveva contratto la tubercolosi, che lo avrebbe ucciso a 52 anni.

Nelle sue ricerche volte a trovare soluzioni ai problemi economici che aveva di fronte, lesse anche Silvio Gesell e la sua teoria della moneta deperibile, lettura che si rivelò fondamentale. Gesell fu il teorico della “moneta deperibile”; ovvero, per sommi capi,  di una forma di denaro che -a differenza di quanto era semprea avvenuto- nel corso del tempo perdesse valore. Immaginate ad esempio una banconota da cento euro che dopo un certo decorrere di tempo ne vale, ad esempio, 90. Un denaro quindi che più viene tesaurizzato, più perde valore. La sua visione aveva lo scopo di disincentivare al massimo la tesaurizzazione monetaria, e favorire la costante rimessa in circolazione del denaro, e la sua velocità di circolazione. Gli studi di Gesell ispirono diversi progetti di moneta “alternativa” e “complementare”.

Il sindaco di Worgl, a  ipotizzò un progetto di “altra” moneta per risolvere i problemi del suo territorio. Questa moneta, nelle intenzioni, doveva agire sul problema della bassa velocità di circolazione della moneta ufficiale; moneta che diventa progressivamente sparisce dalle mani della maggioranza dei cittadini, per concentrarsi in poche mani, che la tesaurizzano e la usano per fare speculazioni. Lo scopo era attuare le intuizioni di Gesell, appunto, sulla “moneta deperibile”; una moneta che perdesse gradatamente valore nel tempo.

Dopo un paziente lavoro di confronto con negozianti, imprenditori e professionisti di Worgl, il 5 luglio lesse ad alta voce il suo programma di soccorso economico.

Partiamo da una premessa. Nelle casse del comune erano restati circa 32000 scellini. Il sindaco mise quei 32000 scellini come deposito presso una banca locale come garanzia ed emise il valore di 32000 scellini nella forma di una nuova moneta che si chiamava Bestätigter Arbeitswerte o Certificati di Lavoro. I tagli della nuova moneta corrispondevano al valore di 1, 5 e 10 scellini. 

Questa moneta sarebbe scaduta dopo un mese dalla data dell’emissione, a meno che non si fosse acquistata, mensilmente, presso il municipio, una marca da bollo che costava quanto l’1% del valore della banconota in questione. In pratica era un costo del 12% annuo del valore facciale. Il che era una modalità che sostanzialmente faceva perdere il 12% del valore originario. Il cittadino, dovendo, nel corso di un anno, acquistare e apporre marche da bollo per un valore totale del 12% del taglio della banconota, arrivava a perdere il 12% del valore originario.

Riepilogando. Il sindaco aveva 32000 scellini ufficiali in cassa. Li depositò in una banca locale a garanzia dell’emissione di una nuova moneta (“Certificati del lavoro”) del valore complessivo di 32000 scellini. Si tratta quindi di una forma di moneta “convertibile”; dove l’emissione monetaria è “garantita” da un equivalente in moneta ufficiale. Questa nuova moneta doveva essere rinnovata ogni mese con una marca da bollo pari all’1% del suo valore nominale. Ovvero, nei fatti, è come se in un anno perdesse il 12% del suo valore.

Essendoci 32000 scellini ufficiali come deposito di garanzia; chi voleva poteva cambiare questa nuova moneta con gli scellini “veri”, ma in quel caso c’era una perdita del 5% rispetto al valore nominale. Praticamente nessuno andò a convertire la nuova moneta negli scellini ufficiali.

Comunque, anche se l’emissione originaria era stata del valore di 32000 scellini, il sindaco temendo che potesse esserci un impatto troppo forte ed inflattivo, ritirò parte delle banconote emanate; finché solo 1/3 di esse rimase in circolazione.

Il risultato fu straordinario.

Questa nuova moneta aveva una velocità di circolazione nettamente superiore a quella degli scellini regolari. Si calcola che mediamente essa cambiava di mano circa 500 volte in 14 mesi, contro le 6-8 volte della moneta nazionale. Questo fece muovere beni e servizi per un valore di due milioni e mezzo di scellini. Le casse del comune si riempivano rapidamente e con altrettanta rapidità si svuotavano per poi riempirsi.

All’inizio i bottegai si rifiutarono di accettare questa nuova moneta. Il sindaco però riuscì a rompere il fronte dei recalcitranti, convincendo alcuni di essi ad accettare questo mezzo di pagamento, promettendo loro agevolazioni. Presto anche i più riluttanti si convinsero a partecipare al nuovo sistema monetario. Solo due furono le eccezioni; l’ufficio postale e la stazione ferroviaria, istituzioni dello stato, che si rifiutarono fino all’ultimo di accettare questi “certificati del lavoro”.

Era dal 1926 che il Comune non vedeva tanti introiti. Le tasse arretrate e non pagate fino all’introduzione della moneta deperibile ammontavano a 118mila scellini, ossia al quadruplo dell’emissione di banconote del lavoro. Nel primo mese della nuova emissione, già 4542 scellini erano stati pagati. Il Comune non solo poté cominciare a far fronte ai suoi creditori, ma presto occupare parte di quei 1500 disoccupati in opere pubbliche. Un comune che fino a poco tempo prima era in crisi economica, con questa innovazione monetaria poté costruire un ponte sul fiume Inn, asfaltare quattro strade, rinnovare le fognature e le installazioni elettriche, realizzare nuove case, piantare nuovi alberi nelle foreste, e addirittura impiantare un trampolino per salto con sci. Quel comune poté permettersi di fare lavori pubblici che voleva fare da anni e che non sapeva come fare, e la disoccupazione fu sostanzialmente azzerata. Su un ponte venne messa una placca commemorativa che diceva “costruito con la nostra Moneta Libera”.

Tutti gli impiegati del Comune, compreso il sindaco, dal luglio 1932 cominciarono a ricevere metà del loro stipendio in moneta deperibile. Gli operai che lavoravano per il locale comitato di soccorso disoccupati (ed erano impiegati dal Comune in piccole opere pubbliche), venivano integralmente pagati in denaro comunale.

Un progetto nato tra derisioni e accuse di frode, si dimostrò un successo impressionante. Altri territori pensarono di attuare un modello simile. Dopo un anno e mezzo,  un’altra cittadina, Kirchbichl adottò un sistema di questo tipo, e 200 paesi e cittadine austriache dichiararono di voler emettere questa moneta. La prima fu vicina Kitzbühel, famosa stazione sciistica, che inizialmente aveva cominciato ad accettare i certificati di Wörgl, e giunti al primo gennaio 1933 aveva emesso in proprio, 3000 scellini. Circa 300 000 cittadini della provincia volevano aderire al modello realizzato a Worgl. Pare che questo interesse vi fosse in circa 200 paesi e cittadine austriache.

Intanto a Wörgl accorrevano economisti, ricercatori e semplici curiosi per studiare il “miracolo” In questa cittadina austriaca giunse anche il primo ministro francese Édouard Dalladier, che voleva capire meglio come funzionava il tutto. Il 19 agosto del 1932 il Dott. Rintelen, membro del Governo, riceveva una delegazione capitanata dal borgomastro. Durante l’incontro dei fatti; ovvero che l’esperimento funzionava e non c’era ragione per interromperlo.

Facciamo anche adesso un riepilogo. La moneta creata dal coraggio del borgomastro di Worgl aveva risollevato la cittadina austriaca, praticamente cancellando la disoccupazione, nuove opere pubbliche e prosperità personale. Altre cittadine stavano cominciando ad aderire al modello. Ed anche alcuni economisti e politici cominciavano a rifletterci seriamente.

A quel punto questo modello diventava un problema. Diventava un problema proprio perché stava avendo successo.

Intervenne allora la Banca Centrale Austriaca che dichiarò illegale la nuova moneta. Alla cittadina di Worgl venne rivolta l’accusa di avere ecceduto i suoi poteri; perché il diritto di emettere moneta in Austria era di esclusiva spettanza della Banca Centrale.

La proibizione fu esecutiva il 15 settembre 1933. La città di Worgl si appellò però alla Corte Suprema, che rigettò l’appello.

A partire dal 1934 cessarono tutti gli esperimenti di “moneta libera”.

Noi conosciamo così bene la storia della moneta locale grazie a Fritz Schwartz, che fu testimone oculare di queste vicende. Tre anni della moneta di Woergl, c’era stato un altro esperimento, anche se meno noto. Esso si era realizzato  nello Schwanenberg, in Germania. 

Un certo Dr Hebecker, padrone di una miniera di carbone, era praticamente sul lastrico per mancanza di denaro. Allora ebbe una pensata. Propose ai suoi impiegati che , visto che aveva carbone ma non denaro, avrebbero potuto accettare il 90% del salario in moneta propria chiamata Wära e redimibile in carbone. Gli impiegati non avevano alternative, ed accettarono. 

Anche nel caso del  Wära c’era una forma di “agevolazione alla circolazione”, una tassa di magazzinaggio che ne favoriva la circolazione rapida. Ma nel caso di questo progetto, non c’è stato un testimone che lo abbia potuto raccontare in tutti i suoi sviluppi; anche se sembra abbia portato progressivi miglioramenti. Sembra però che questo esperimento innescò una serie di azioni che portarono miglioramenti economici . Visto che le condizioni della zona stavano migliorando, intervenne prontamente  il Cancelliere Heinrich Brüning (1885-1970) per fare venire meno Schwanenberg e fare approvare decreti-legge di emergenza che proibissero l’emissione di altre forme monetarie. Grazie al pronto intervento del governo, la miseria e la fame precedenti vennero ristabilite.

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