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Channel: Le Stanze di Atlanticus
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La catastrofe del vulcano Toba e l'inizio della civiltà antidiluviana

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Secondo Stanley Ambrose, professore di antropologia presso l’Università dell’Illinois, una imponente eruzione vulcanica colpì l’India centrale attorno a 73.000 anni fa, causando la distruzione di grandi tratti di foresta e portando all’estinzione le specie umane insediate in quella regione. 

L’eruzione, che sarebbe avvenuta presso Toba -  che si trova nell’isola di Sumatra in Indonesia - avrebbe immesso nell’atmosfera circa 800 chilometri cubi di polveri e ceneri, oscurando la luce del sole con una sorta di velo bianco per circa 6 giorni. Nel momento immediatamente successivo si sarebbe assistito ad una diminuzione della temperatura terrestre di circa 16°C che avrebbe avuto effetti persistenti per circa 1800 anni, trascinando la terra in una sorta di micro-glaciazione. 

La terrible catástrofe de Toba, cuando el Homo Sapiens estuvo en verdadero peligro de extinción

Questo evento catastrofico spiegherebbe, secondo questa teoria, la sorta di collo di imbuto in cui si trova stretta la genetica delle popolazione  umana tra 50.000 e 100.000 anni fa. In effetti, l’uomo moderno presenta una forte diversità genetica con le popolazioni della fase precedente, cosa che si potrebbe spiegare proprio con una sorta di estinzione delle specie di ominidi più antiche: in pratica, l’umanità, in questa fase, sarebbe giunta alle soglie dell’estinzione. 

Per provare la teoria, gli scienziati hanno campionato e studiato gli isotopi di carbonio di terreno fossile raccolto al di sotto della cenere eruttata dal Toba (a circa 3000 miglia dalla bocca del vulcano) per ricostruire la tipologia delle vegetazione che si trovava nell’area prima dell’esplosione. Si è così scoperto che prima di questa eruzione la zona era fittamente coperta di foreste e che dopo l’evento catastrofico essa si era ricoperta di praterie e arbusti. 

Le felci, che si moltiplicano in condizioni umide, si ridussero drasticamente  per il perdurare di un clima freddo e secco; in effetti, è provato che con il diminuire della temperatura si assiste anche ad un ridursi delle precipitazioni. Il genere umano, di fronte a questi cambiamenti, fu costretto a intraprendere nuove strategie  per la sopravvivenza; è possibile che in questa situazione l’uomo di Neanderthal e alcune forme di homo Ererctus abbiano avuto la peggio a vantaggio dell’homo Sapiens Sapiens.  

Ulteriori studi stanno dimostrando che anche presso il Parco di Yellowstone si trovano tracce di una antica caldera; è dunque possibile che un’attività vulcanica molto intensa abbia coinvolto il pianeta più o meno nello stesso periodo .Le ceneri del vulcano americano hanno lasciato tracce geologiche spesse 1 metro.

Le prove di un tale cataclisma sono sia geologiche (lo studio approfondito della caldera di Toba e anche vari carotaggi del ghiaccio della Groenlandia), che genetiche (studiando i geni umani si è giunti alla conclusione che tutta la popolazione attuale del pianeta deriva da un gruppo limitato di umani che visse appunto circa 70 millenni or sono). 

Secondo lo studioso A.J. Coale ed altri eminenti scienziati di genetica applicata all’antropologia e di migrazioni umane come l’italiano Luigi Luca Cavalli Sforza, si può affermare che la consistenza numerica dell’umanità 100 millenni or sono ammontava a circa 30.000 individui (20.000 Homines Sapientes e 10.000 tra Erectus, Neandertal e Floresiensis). 

Circa cento millenni or sono, appunto, iniziò la lenta espansione degli Homines Sapientes, che li portò, in circa 60.000 anni, a colonizzare tutto il pianeta (escluso l’Antartide?). Oltre all’espansione africana che portò alla differenziazione delle lingua primigenia nei quattro arcaici ceppi linguistici africani, (Niger-Kordofaniano, Nilo-Sahariano, Koisan e la lingua dei Pigmei), alcuni gruppi di Sapiens uscirono dall’Africa, probabilmente attraverso l’attuale stretto di Aden (che allora era un tutt’uno con l’Arabia, in quanto in piena era glaciale il livello dei mari era più basso rispetto all’attuale di circa 120 metri), per dirigersi poi verso l’Asia meridionale. 

Sempre secondo l’eminente studioso di demografia antica A.J.Coale, la consistenza numerica dell’umanità 70.000 anni sono era di circa 60.000 individui. Però come erano distribuiti nel pianeta? 
Sicuramente una buona parte, diciamo un 40% (24.000), era rimasta in Africa, mentre il restante 59% (circa 35.000 individui), si trovava tra: Arabia, Medio Oriente, India, Indocina, Cina e attuale Indonesia. Secondo l’archeologa Niede Guidon un limitato gruppo di Homines Sapientes si trovava nell’attuale Brasile e proveniva direttamente dall’Africa (si stima che possano essere stati non più di 600, ovvero l’1% dell’umanità di allora).

Bisogna ricordare che, sempre 70 millenni or sono, l’Homo Sapiens non era giunto in Cina (i cui resti più antichi risalgono a 67 millenni fa), e nemmeno in Australia, (50 millenni) o Europa e Nord America (dove arrivò 40 millenni or sono).

Nella parte di mondo che oggi chiamiamo Cina però, vi era già l’Homo Erectus, e, un suo lontano cugino, dalle caratteristiche minute, l’Homo Floresiensis, si trovava nell’isola indonesiana che oggi denominiamo Flores.

Secondo gli ultimi studi di geologia antica si è potuto giungere alla conclusione che proprio 70 millenni or sono, il vulcano che si trovava presso l’attuale lago Toba (nell’isola di Sumatra), esplose con una forza dirompente (fino a 1 gigatone di TNT di potenza). Fu una delle più grandi catastrofi della Storia della Terra (quella che causò l’estinzione dei dinosauri, 65 milioni di anni or sono, fu però molto più distruttiva), e certamente fu la più grande della Storia dell’uomo. 

Durante l’esplosione circa cento milioni di tonnellate di acido solforico furono spinti verso l’atmosfera, e ricaddero poi sul pianeta, distruggendo le piante.

Si calcola che un’immensa nube cinerea ricoprì l’intero pianeta per circa sei anni, non permettendo ai raggi solari di riscaldare il pianeta. 

La temperatura media della Terra, che si trovava già in piena era glaciale, si abbassò di ben 15 gradi celsius nei successivi 3 anni all’esplosione. 

La ricaduta delle ceneri fu anch’essa distruttiva per le piante e gli animali: si calcola che in certi punti dell’India uno strato di 6 metri di ceneri ricoprisse il suolo. 

Eminenti genetisti come Lynn Jorde ed Henry Harpending hanno sotenuto che la popolazione mondiale si ridusse a non più di 5000 persone (altri studiosi hanno proposto che addirittura i sopravvissuti non furono più di 1000 in tutto il pianeta).

Come fu possibile per l’Homo Floresiensis, che si trovava a Flores, isola non lontanissima da Sumatra, e per l’Homo Erectus Soloensis, che si trovava a Giava, sopravvivere a tale catastrofe? Probabilmente la loro ridotta statura e la minuta consistenza fisica suggerisce che poterono nascondersi in anfratti e caverne. Sicuramente avevano bisogno di un ridotto numero di calorie per sopravvivere e probabilmente si alimentarono di piccoli roditori per anni, fino a che non riuscirono, una volta che la situazione climatica migliorò, a tornare a vivere di caccia e raccolta. 

La maggioranza dei Sapiens e degli Erectus (questi ultimi si trovavano nell’attuale Cina), non riuscì a sopravvivere al cataclisma. L’abbassamento della temperatura causò un pauroso effetto a catena: la morte di molti alberi da frutto, oltreché di molti animali, fu la causa indiretta della morte del 90% degli esseri umani. 

Solo 5-6000 sopravvissero, principalmente in Africa, nel Medio Oriente e in India, e, lentamente rincominciarono il lento cammino della colonizzazione del pianeta. 

Cosa ne sarebbe dell’umanità attuale se accadesse una catastrofe di tali dimensioni? Oltre alle persone che morirebbero direttamente in seguito al disastro, un’abbassamento della temperatura mondiale di 15 gradi celsius causerebbe delle terribili crisi alimentari, con conseguenti carestie, che innescherebbero a loro volta epidemie. Forse si scatenerebbero guerre e insurrezioni, allo scopo di dominare le terre ancora adatte all’agricoltura. 

Possiamo, come Progetto Atlanticus, cercare di tirare le prime conclusioni in merito.

I Neanderthal e i Cro-Magnon corrispondono in sostanza agli abitanti di "Atlantide", (discendenti degli Anunnaki?) ovvero della civiltà madre antidiluviana, durante la loro occupazione/colonizzazione secondo la direzione ovest-est dall'Atlantico nell'entroterra europeo incontrano i Sapiens (i figli degli "Uomini") che centinaia di migliaia di anni prima gli Anunnaki avevano creato affinché li servissero nelle loro attività, almeno fino a un certo periodo che potrebbe corrispondere a un grande cataclisma che sconvolse i piani della "Missione Terra" Anunnaka così come se la immaginava Sitchin.

Per esempio l'esplosione del supervulcano Toba, probabilmente il più grande evento eruttivo negli ultimi 25 milioni di anni, che tra 75.000 e 70.000 anni fa rese ancora più rigido il clima del pianeta che già stava attraversando un'era glaciale.

Da studi sul mitocondrio umano alcune ricerche suggeriscono che circa 75.000 anni or sono la specie umana fu ridotta a poche migliaia di individui

Non possiamo dimenticare questo evento nello studio dell'arco temporale che abbraccia la venuta degli Anunnaki, la creazione del Sapiens e gli eventi successivi secondo le logiche dell'Out of Atlantis.

Se pensiamo ad "Atlantide" come culla della civiltà madre non possiamo non individuare un punto zero anche a 75.000 anni fa da cui la civiltà, chiamiamola atlantidea, ha visto la luce sulle ceneri della, chiamiamola, "Missione Terra" Anunnaka sitchiniana.

Così come la nostra si costruisce sulle ceneri di quella atlantidea dopo il diluvio.

In quei 55.000 anni di tempo tra il Toba e il Diluvio, Neanderthal e Cro-Magnon, considerati i rapporti di sangue diretti con gli ex-marziani Anunnaki come ipotizzato nel thread "Anunnaki, Nephilim, Sapiens", sviluppano una civiltà più avanzata rispetto a quella dei Sapiens dai quali vengono visti come divinità per la loro 'tecnologia' e i loro 'saperi' ma anche per particolari caratteristiche fisiche: occhio azzurro, capello biondo o rosso, pelle chiara, mentre il sapiens aveva probabilmente più tipicamente i capelli scuri e la carnagione scura ed ecco perché i sumeri, prima civiltà sapiens post-diluviana istruita dai Nephilim sopravvissuti al Diluvio, mi pare venissero descritti come "dalla testa nera".

Come ci ricorda Sabina Marineo nel suo articolo "30mila anni fa: coesistenza di due specie umane?" dopo aver convissuto con l’Homo sapiens in Europa per almeno 6000 anni, il Neanderthal è scomparso. Sappiamo che vi fu un’ibridazione fra le due specie, il nostro DNA di uomini moderni contiene una percentuale di genoma neandertaliano. Sappiamo che entrambi – Neanderthal e Sapiens – erano grandi cacciatori, fruivano di notevole abilità artigianale e vivevano all’interno di clan ben organizzati. Ma quei 6000 anni di convivenza stretta rendono difficile dire quale delle due specie abbia raggiunto per prima i diversi traguardi culturali.

Immagine
Le ultime tracce del Neanderthal si perdono in Crimea, sul massiccio Ak-Kaya. Qui Neanderthal e Sapiens vissero insieme per un certo periodo, nelle stesse condizioni climatiche e ambientali. Foto: Maximilian Dörrbecker CC BY-SA 2.5

Fu con l'ibridazione che si concretizzò il celebre passo biblico in cui i "figli degli dei" videro che le "figlie degli uomini" erano belle ed ebbero con loro dei figli... e quella fu la "stirpe del graal" di cui però parliamo in un altro thread.





Astronave Luna chiama Terra - La teoria di Vasin e Shcherbakov

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La teoria dell’Astronave Luna, conosciuta anche come la Teoria Vasin-Shcherbakov è stata proposta nel 1970 da Michael Vasin e Alexander Shcherbakov, due membri dell’Accademia Sovietica delle Scienze, in un articolo intitolato “La Luna è la creazione di un’intelligenza aliena?”. Nell’articolo i due scienziati sostengono che il nostro satellite sarebbe un planetoide cavo realizzato da esseri sconosciuti in possesso di una tecnologia di gran lunga superiore a qualsiasi altra disponibile sulla Terra.

Enormi macchinari sarebbero stati utilizzati per fondere le rocce e creare grandi cavità all’interno della Luna, con il risultato di abbondanti fuoriuscite di lava sulla superficie lunare. La Luna sarebbe quindi costituita da uno guscio esterno, realizzato con le scorie metalliche della lavorazione delle rocce, e da uno scafo interno, una sorta di guscio più profondo.
 
Le anomalie della Luna

Nonostante le numerose visite eseguite grazie alle missioni Apollo, la Luna resta un enigma per gli scienziati sotto molti punti di vista. Tuttavia, come affermano Vasin-Shcherbakov nel loro articolo, molti aspetti considerati finora enigmi lunari sarebbero spiegabili alla luce della loro ipotesi. L’origine della Luna è uno dei problemi più complessi della cosmogonia. Finora, le ipotesi in discussione sono state tre:

1) La Luna era una volta parte della Terra e un qualche tipo di forza la espulsa in orbita. Questa teoria, secondo i due ricercatori, è stata smentita dalle ricerche più recenti.

2) La Luna si è formata in maniera indipendente dalla stessa nube di polveri e gas della Terra, diventandone un satellite naturale. Ma allora perché c’è una grande differenza tra il peso specifico della Luna (3,33g per centimetro cubo) e quello della Terra (5,5g)? Inoltre, le analisi sui sassi portati a Terra dalle missioni Apollo rivelano che la composizione delle rocce lunari è differente da quelle terrestri.

3) La Luna si è formata separatamente e lontano dalla Terra (forse fuori dal Sistema Solare). Ciò significa che il nostro satellite avrebbe navigato nel cosmo per lungo tempo e una volta giunta in prossimità della Terra, grazie ad una complessa interazione tra le forze gravitazionali, sarebbe stata catturata in un orbita geocentrica perfettamente circolare. Si tratterebbe di un complesso di fattori davvero eccezionale!

Di fatto, secondo Vasin e Shcherbakov, gli scienziati che studiano l’origine dell’Universo ad oggi non hanno alcuna teoria accettabile per spiegare come sia nato il sistema Terra-Luna. La loro ipotesi è semplice: la Luna è un satellite artificiale messo in orbita attorno alla Terra da parte di intelligenze non terrestri a noi sconosciute.

L’ipotesi dei due scienziati russi implica che la Luna deve essere vuota al suo interno, con un guscio sottile di metallo che spiegherebbe come mai i grandi crateri lunari, generalmente formati da impatti meteoritici, sono così poco profondi, presentando il fondo piatto o addirittura convesso, a differenza dei crateri più piccoli che hanno una profondità proporzionale al loro diametro.

Gli autori sottolineano che il materiale di superficie della Luna è composto prevalentemente da cromo, titanio e zirconio, tutti metalli refrattari, meccanicamente resistenti e con proprietà anti-corrosivo. Se qualcuno avesse dovuto mettere a punto un materiale per proteggere un gigantesco satellite artificiale dagli effetti sfavorevoli degli sbalzi di temperatura, dalle radiazioni cosmiche e dal bombardamento meteoritico, probabilmente avrebbero scelto proprio questa miscela di elementi.

Questa considerazione spiega il motivo per il quale le rocce lunari sono un così straordinario cattivo conduttore di calore, un fattore che stupì molto gli astronauti delle missioni Apollo e i ricercatori della Nasa. Non era proprio quello l’effetto desiderato da chi ha progettato la Luna? Così scrivono i due ricercatori russi nell’articolo:

“Dal punto di vista ingegneristico, l’astronave che noi chiamiamo Luna è superbamente costruita. E’ questo spiega molto bene la sua longevità. E’ possibile che sia anche più antica del nostro stesso pianeta: alcune rocce lunari si sono dimostrate essere più antiche della Terra. Se questo è vero, questo però potrebbe valere per l’età dei minerali utilizzati e non per quando è sono stati utilizzati per costruire il satellite”.
 
Quando è stata messa lì? E da chi?

Secondo i due ricercatori, è difficile stabilire il tempo quando la Luna ha cominciato a brillare nel cielo. Ciò implica che potrebbe esserci stato un tempo in cui la Terra era senza Luna?

Alcuni studiosi di storia e di miti antichi hanno trovato nella letteratura antica alcuni brani tratti da autori importanti del passato nei quali si legge chiaramente che un tempo il cielo terrestre era senza la Luna, forse il ricordo più remoto dell’umanità. Ippolito di Roma, un autore cristiano del II secolo, nel suo Refutatio Omnium Haeresium spiega che Anassagora e Democrito, due filosofi della Grecia antica, insegnavano che era esistito un tempo in cui non c’era la Luna.

Aristotele, nel frammento 591, scrisse che il territorio dell’Arcadia, prima di essere abitato dai greci era occupato dalla popolazione dei Pelasgi, una cultura proto-ellenica che secondo il grande filosofo esisteva prima che ci fosse una luna nel cielo; per questo motivo sono stati chiamati Proseleni. Plutarco ne Le Questioni Romane parla degli arcadi come delle persone pre-lunari. Infine, il grammatico romano Censorino allude ad un tempo passato, quando non c’era la luna nel cielo.

Se, dunque, un tempo non c’era la Luna, chi l’ha messa lì e perchè? I due ricercatori russi ipotizzato che la Luna possa essere una nave spaziale molti antica, una sorta di antica arca di Noè utilizzata da un’antica civiltà per viaggiare nello spazio per migliaia di milioni di chilometri e giungere sul nostro pianeta per colonizzarlo: noi saremmo i loro discendenti.

Gli autori immaginano l’interno della Luna sia pieno di carburante per i motori, materiali e apparecchi per lavori di riparazione, strumenti per il sostentamento vitale e apparecchiature di osservazione. Vasin e Shcherbakov, non credono che la Luna sia ancora abitata, e probabilmente molti dei suoi dispositivi automatici hanno smesso di funzionare.

Ma in alcune ipotesi più malevole, alcuni teorici del complotto alieno credono che non solo la Luna sia ancora abitata, ma che svolga ancora un ruolo importantissimo nei piani degli ‘occupanti’ alieni. Un po’ come descritto nel film “The Truman Show”, nel quale il regista del programma può osservare tutto ciò che accade dal suo ufficio posizionato nella finta luna, così i nostri ‘invasori’ utilizzano il nostro satellite come avamposto di osservazione per “l’esperimento uomo”.
 

D’altra parte, il fatto che la Luna mostra sempre lo stesso lato alla Terra (caratteristica molto rara in tutto l’Universo conosciuto) faciliterebbe il compito degli osservatori, che avrebbero la possibilità di osservare costantemente la Terra, senza dover aspettare ogni volta il completamento della rotazione della Luna sul proprio asse.

Ad ogni modo, secondo Vasin e Shcherbakov ci sarebbero moltissimi altri indizi, purtroppo solo circostanziali, a favore della loro ipotesi, che a prima vista potrebbe sembrare folle. Un’idea pazza simile fu avanzata già nel 1959 dal professor Iosif Sklovskij, un eminente scienziato, in relazione ai satelliti di Marte, Fobos e Deimos. Dopo aver attentamente analizzato i dati, il ricercatore concluse che entrambi devono essere vuoti e perciò satelliti artificiali.

Quando scrissero l’articolo, i due ricercatori russi speravano che aver sollevato abbastanza questioni per fornire argomenti per una seria riflessione sulla materia, il cui risultato potrebbe risolvere i numerosi enigmi lunari e gettare luce sulla vera origine della specie umana. Ora, si tratta solo di aspettare le prove dirette che sostengano o confutino la loro idea. Probabilmente, non ci sarà molto da aspettare.
 
LA TEORIA MOON MATRIX  David Icke

Il Risveglio del Leone, umanità mai più in ginocchio è il libro di David Icke più sconvolgente con il quale l'autore inglese celebra e corona venti lunghi anni di ricerca con rivelazioni di verità nascoste e informazioni segrete.

La sua rivelazione più incredibile e controversa è che le mente umana collettiva e la Terra siano manipolate dalla Luna che non è un satellite naturale bensì una struttura artificiale, una enorme astronave spaziale dal cui interno agisce il gruppo di extraterrestri che controllano da migliaia di anni l'umanità.

Icke descrive ciò che ha definito "Moon Matrix", ovvero la falsa realtà trasmessa dalla Luna che viene decodificata dalla nostra mente, in maniera simile a quanto avveniva nella trilogia cinematografica Matrix.

Viviamo tempi straordinari. Da un lato vediamo come si vada instaurando uno stato globale orwelliano, un regime fascista di controllo globale con a capo coloro che servono la "Moon Matrix"; dall'altro invece vediamo come sia in atto una fantastica trasformazione energetica, "Le vibrazioni della Verità", un fenomeno che Icke ha predetto nel 1990. Le vibrazioni della verità stanno risvegliando un gran numero di persone nel ricordo di cosa sono realmente: infinita, eterna coscienza.
 

La Profezia di Ermete Trismegisto

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Il celebre scrittore latino Apuleio esercitò un notevole influsso sulla letteratura latina, sopratutto grazie al suo capolavoro Metamorfosi, racconto noto anche come L'Asino d'Oro, in seguito adottato nella cultura massonica sotto forma di parabola iniziatica.

Tra le opere apocrife attribuite ad Apuleio vi è l'Asclepius, resoconto di un dialogo profetico fra Ermete Trismegisto, leggendario maestro della dottrina ermetica, ed Asclepio, uno dei personaggi che popolano il mito ermetico con Horus, Iside e Ammone.

Nel Terzo libro dell'Asclepius è riportata la Profezia Ermetica, un'esposizione sulla natura di Dio, la cosmologia, il tempo, i cicli della vita, la natura del mondo e dell'uomo, ecc.

Attraverso il destino dell'Egitto viene espresso un ampio spettro di percezioni filosofiche.

Quanto segue è un estratto del brano dell'Asclepio contenente la profezia:

Trismegisto: "Non sai, Asclepio, che l'Egitto è un'immagine del cielo, o più esattamente è dove tutte le operazioni dei poteri che governano e operano nel cielo sono stati trasferiti sulla terra?

Anzi, sarebbe più corretto dire che l'intero Cosmo abita in questa nostra terra, come nel suo santuario. 

E tuttavia, poiché è giusto che gli uomini saggi conoscano gli eventi prima che accadano, è necessario non restare nell'ignoranza di quanto sto per dire: giungerà un giorno in cui ogni onore reso agli dei dagli egiziani con costanza e pietà sincera, sarà vano; e tutto il nostro culto santo sarà debole e inefficace. Così gli dei torneranno dalla terra al cielo.

L'Egitto sarà abbandonato e la terra che un tempo fu sede della Religione resterà desolata, priva della presenza delle sue divinità.

Questa terra sarà riempita da stranieri; Non solo gli uomini trascureranno il servizio degli dei, ma l'Egitto sarà occupato da Sciti o indiani o altri popoli barbari attorno ad esso. Quel giorno la nostra terra più santa, questa terra di santuari e templi, sarà piena di funerali e cadaveri. A te, santissimo Nilo, io grido che ti gonfierai di torrenti di sangue, salirai al livello dei tuoi argini e le tue onde sacre non saranno solo sporche, ma assolutamente scarlatte di sangue.

Piangi per tutto ciò, Asclepio? Ma il peggio dovrà ancora venire; L'Egitto soffrirà ancora; cadrà in una situazione di gran lunga più pietosa, e verrà infettato da piaghe ancora più gravi; e questa terra, che una volta era santa, una terra che amava gli dei, e sulla quale, in ricompensa per la sua devozione, gli dei si degnarono di soggiornare, terra che fu maestra del genere umano in santità e pietà, questa terra andrà oltre tutti gli atti crudeli. I morti saranno molto più numerosi dei vivi; ed i sopravvissuti saranno egiziani solo per il fatto di parlare questa lingua, ma nelle loro azioni saranno uomini di un'altra razza.

O Egitto, Egitto, della tua religione non rimarrà che un racconto vuoto al quale i tuoi figli nel tempo a venire non crederanno; nulla resterà e solo le pietre testimonieranno la tua pietà. E in quel giorno gli uomini saranno stanchi della vita, e cesseranno di pensare all'universo con stupore e riverenza. E così la religione, la più grande di tutte le benedizioni - perché non c'è nulla, mai vi è stato, né mai vi sarà nulla di più utile - saranno minacciate di distruzione; gli uomini la considereranno un peso, e la disprezzeranno. Non sapranno più amare il mondo che ci circonda, opera incomparabile di Dio, una struttura gloriosa che ha costruito, questa summa di cose di molte forme diverse, questo strumento con cui Dio opera affinché sia fatta la sua volontà; e favorendo generosamente il benessere dell'uomo; gli occhi saranno rivolti all'accumulazione di tutte le cose che possono suscitare la venerazione, la lode e l'amore di chi guarda.

L'oscurità sarà preferita alla luce, e la morte sarà ritenuta più redditizia della vita; nessuno potrà più alzare gli occhi al cielo; il pio sarà considerato pazzo, e il saggio empio; il pazzo sarà giudicato coraggioso, e il malvagio sarà stimato come buono. Per quanto riguarda l'anima e la convinzione che sia per sua natura immortale, o possa sperare di raggiungere l'immortalità, come vi ho insegnato, essa sarà beffeggiata, e gli uomini convinceranno se stessi che ciò sia falso. Nessuna parola di riverenza o di pietà, nessuna espressione degna del cielo e degli dei del cielo, si udirà o crederà.

E così gli dei lasceranno il genere umano, una cosa grave!

E solo gli angeli malvagi resteranno e si mescoleranno agli uomini, e con la forza indurranno i poveri disgraziati a commettere ogni sorta di crimine sconsiderato, di guerra, e di rapina, e di frode e tutte le altre cose ostili alla natura dell'anima. Poi la Terra sotto i piedi non sarà più stabile, e il mare non vorrà più navi; il cielo non supporterà le stelle nelle loro orbite, né le stelle seguiranno più il loro corso costante nel cielo; tutte le voci degli dei taceranno; i frutti della terra si decomporranno; il suolo diventerà sterile e l'aria sarà stagnante e insalubre. E sul mondo calerà la vecchiaia. La religione non esisterà più; ogni cosa sarà disordinata e contorta; il bene svanirà.

Ma dopo che tutto ciò sarà accaduto, Asclepio, il Maestro e Padre, Dio, creatore di quel Dio che per primo è entrato in essere, giungerà sull'evento e sarà contrariato dal vedere come sia stata disattesa la sua volontà, che è il bene. Egli richiamerà sulla retta via coloro che si sono smarriti; purificherà il mondo dal male, lo laverà via con le inondazioni, lo purificherà con il fuoco feroce e l'esplosione di guerre e pestilenze. E così egli riporterà indietro il mondo al suo aspetto primigenio, in modo che il Cosmo sarà ancora una volta considerato un luogo in cui adorare Dio, e in quel giorno il creatore e restauratore del tessuto possente sarà adorato dagli uomini con inni incessanti di lode e benedizione.

Tale è la nuova nascita del Cosmo; rinnovamento delle cose buone, santa restaurazione di tutta la natura che si ripete nel corso del tempo per l'eterna volontà di Dio. Per Dio non sarà un inizio, in quanto per Lui non esistono inizio né fine. E' per questo che l'intento originario di Dio sia perseguire il bene."

Il Kybalion - I Sette principi dell'Ermetismo

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La Filosofia Ermetica, proveniente dall'antico Egitto e ripresa dai Greci, rappresenta una delle principali fonti di conoscenza esoterica in Occidente. Il Kybalion è uno dei testi fondamentali dell'Ermetismo ed enuncia sette principi che costituiscono le leggi su cui si fonda la vita dell'Universo e delle sue creature. 

I 7 principi fondamentali sono i seguenti: mentalismo, corrispondenza, vibrazione, polarità, ritmo, causa-effetto, genere.

I - Il Principio del Mentalismo. "Tutto è mente. L'universo è mentale."

Secondo questo principio, il Tutto, ovvero quella realtà esistenziale che sta alla base di ogni manifestazione esterna generalmente definita con il nome di 'fenomeno vitale', 'materia', 'energia', insomma tutto ciò che percepiamo attraverso i sensi materiali, non è altro che Spirito Inconoscibile che - sebbene non definibile - può essere considerato come una Mente Universale Vivente ed Infinita. 

Tutto l'Universo, quindi, non è che una creazione mentale del Tutto, soggetto alle sue leggi. E sia globalmente che in ogni singola parte, esiste nella mente del Tutto.

Grazie a questo principio si possono spiegare tutti quei fenomeni psichici che tanto scalpore suscitano nell'uomo, pur restando sempre al di fuori del campo della scienza. Comprenderlo significa poter usare a proprio vantaggio le leggi dell'Universo mentale, difendendosi dal pericolo di usarle in maniera casuale.

Grazie a questa chiave del sapere, lo studioso può entrare nel tempio della conoscenza mentale con passo sicuro. Essa infatti spiega la natura profonda della 'forza', della 'energia', della 'materia', e la loro relazione con la 'mente.' Scrisse infatti uno dei Grandi Maestri: "Chi afferra l'essenza della natura mentale dell'universo è assai progredito sul sentiero della sapienza." Possiamo ritenere questa massima ancora valida, perché senza questo primo principio, invano si tentano le Porte del Tempio.

II - Il Principio di Corrispondenza. "Com'è al di sopra, così è al di sotto; com'è sotto, così è sopra."

Tra leggi e fenomeni dei diversi piani di vita c'è sempre una corrispondenza. Comprendere questa regola significa risolvere molti dei paradossi e dei segreti della natura. Anche se al di sopra della nostra portata vi sono molti piani d'essere, con l'applicazione del principio della corrispondenza ne possiamo scoprire molti lati che altrimenti rimarrebbero oscuri. Inoltre, essendo questa una legge universale, vale su tutti i piani: materiale, mentale, spirituale. La sua importanza presso gli ermetisti era tale da essere considerata uno dei mezzi mentali più efficaci per la eliminazione degli ostacoli che impedivano al nostro sguardo di infrangere i muri del mistero.

Grazie alla sua applicazione si riuscì ad intravedere il volto della egizia Iside, e si imparò a passare con intelligenza dal noto all'ignoto; un pò come accade con i principi geometrici, in base ai quali si possono misurare da lontano le dimensioni di stanze e i movimenti di soli e pianeti. 

Con lo studio della monade, l'ermetista comprende l'arcangelo.

III - Il Principio della Vibrazione. "Tutto si muove, tutto vibra, niente è in quiete."

Gli enunciati di tale principio, che vengono sempre più confermati dalla scienza moderna, erano già noti migliaia di anni fa dai maestri dell'antico Egitto. Con esso sono spiegabili le divergenze tra le varie manifestazioni della materia, della mente, ed anche dello spirito, tutte riconducibili ai diversi 'quanta' di vibrazione. Dunque, tutto vibra: dalle forme di materia più rozze al Tutto, lo spirito assoluto; più alta la vibrazione, tanto più elevata la posizione nella scala della spiritualità.

Lo Spirito vibra così intensamente che sembra in pieno riposo, proprio come la ruota gira a volte tanto velocemente da sembrare ferma. Allo stesso modo, all'altra estremità della scala stanno forme di materia così rozze che le loro vibrazioni sono talmente esigue da sembrare in riposo.

Dai neutroni agli elettroni, dagli atomi alle molecole, per giungere fino ai mondi e gli universi, tutto vibra. Lo stesso discorso può farsi per l'energia e la forza, che assumono la loro denominazione proprio dai diversi gradi di vibrazione, come anche per i piani mentali, dalla cui vibrazione dipendono i loro stati. Ed infine sui piani spirituali.

Tenere a mente questo principio e le leggi che lo regolano, fa si che gli ermetisti possano controllare le proprie e le altrui vibrazioni mentali. Lo stesso principio vale poi per esercitare un certo potere sui fenomeni naturali. "Chi comprende questa grande regola, ha in mano lo scettro della potenza." Così dice uno scrittore antico.

IV - Il Principio della Polarità. "Tutto è duale; tutto è polare. Per ogni cosa c'è la sua coppia di opposti. Come simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura, e differiscono solo di grado. Così gli estremi si toccano. Tutte le verità non sono che mezze verità, e ogni paradosso può essere conciliato."

Grazie a questo antico assioma ermetico si può avere una spiegazione a quei paradossi che per tanto tempo hanno tenuto in dubbio l'uomo e che possono essere così esplicati: "tesi e antitesi hanno uguale natura, ma sono diverse per grado." O anche: "gli opposti sono identici, differendo solo di grado. Cosicché possono essere conciliati, e gli estremi finiscono per toccarsi. Nello stesso tempo, ogni cosa è e non è; ogni verità non è che mezza verità; tutte le verità sono per metà false; ogni cosa ha due facce", e così via.

Sono esempi della polarità di tutto ciò che è in natura; del fatto che gli opposti non sono altro che i due estremi della stessa cosa, ma con diverse gradazioni, proprio allo stesso modo in cui caldo e freddo, consistendo la loro diversità solo in differenza di grado, sono in realtà identici, sebbene opposti.

Discorso analogo può essere fatto per il piano mentale. Ad esempio, esaminiamo l'amore e l'odio; essi sono stati mentali a prima vista del tutto in antitesi. Malgrado ciò, tra i vari gradi di odio ed amore vi è un punto intermedio che è neutro. Basta riflettere un attimo per capire che siano diverse gradazioni su una stessa scala.

Inoltre - regola fondamentale per gli ermetisti - bisogna comprendere che le vibrazioni di amore possono essere mutate in vibrazioni di odio, e viceversa. E non solo nel proprio spirito. E' probabile che molti fra coloro che leggono queste righe abbiano avuto esperienza diretta della rapidità con cui si può passare dall'amore all'odio e da questo all'amore. Essi si saranno certamente resi conti che tutto ciò è possibile grazie all'uso della volontà, ovvero con l'ausilio degli insegnamenti ermetici.

Bene e male, abbiamo detto, non sono che i poli opposti della stessa cosa, e nessuno quanto uno studioso ermetico è a conoscenza dell'arte di trasmutare il male in bene, in base alla applicazione del principio polare.

Per concludere, l'arte della polarizzazione finisce col divenire una fase dell'alchimia mentale, praticata da maestri antichi ed attuali. Rendersi padroni di questo principio significherà per ognuno potere invertire la propria polarità, e anche quella altrui, naturalmente dopo un lungo studio adeguato.

V - Il Principio del Ritmo. "Ogni cosa fluisce e rifluisce; ogni cosa ha fasi diverse; tutto s'alza e ricade; in ogni cosa è manifesto il principio del pendolo. L'oscillazione di destra è pari a quella di sinistra: tutto si compensa nel ritmo."

E' questo il principio con cui si comprende che in ogni cosa c'è un movimento, un moto che rifluisce, una simmetria eterna tra due poli. Così esisterà sempre per ogni azione una reazione, per ogni innalzamento un abbassamento. Tutto ciò vale per ogni cosa: i pianeti, i soli, l'energia e la materia; gli uomini, gli animali e la mente.

La potenza di questo principio regolatore può rinvenirsi nella creazione e nella distruzione dei mondi; nello sviluppo e nella corruzione dei popoli; negli stati mentali umani, conoscendo i quali l'ermetista riesce a neutralizzarne gli effetti. Ciò avviene per mezzo della legge mentale della neutralizzazione; se non si può annullare il principio, o perlomeno arrestarlo, si può sfuggire, in parte ai suoi effetti.

Questa è l'arte degli ermetisti: compreso il principio, imparare ad usarlo, invece che subirlo. Quindi, se l'ermetista si polarizza su un certo punto, neutralizza la forza ritmica del pendolo che - oscillando - lo condurrebbe all'altro polo. Quasi tutte le persone che hanno raggiunto una certa capacità di autocontrollo riescono in parte ad esercitare questa funzione; il maestro lo fa volontariamente, raggiungendo quel grado di equilibrio e forza mentale che risulta incredibile per la massa, sempre oscillante, proprio come un pendolo.

I metodi di contro-azione e neutralizzazione dei principi di polarità e del ritmo formano una delle parti più importanti della alchimia mentale ermetica.

VI - Il Principio di Causa ed Effetto. "Ogni effetto ha la sua causa; ogni causa ha il suo effetto; tutto avviene in conformità di una legge; 'caso'è il nome dato ad una legge che non si conosce; pur se esistono diversi piani di causalità, niente sfugge alla legge."

Cioè, tutto avviene secondo una legge; non esiste il caso. Se ci sono diversi piani di causalità per i quali i più alti dominano gli infimi, nulla può sfuggire alla legge. L'ermetista può innalzarsi al di sopra del normale piano di causa ed effetto (entro certi limiti). Ben sappiamo che le masse sono condizionate dallo ambiente, tanto da potere essere mosse secondo gli altrui desideri come pedine degli scacchi, vinte da mille cause esterne. Ma coloro che giungono al piano superiore riescono a dominare il proprio carattere, i propri stati d'animo, le proprie emozioni, e di conseguenza l'influenza di ciò che li circonda, diventando cause e non più pedine. Essi possono dire di giocare la partita della Vita, e di non essere giocati! Essi usano il principio; non ne sono gli attrezzi; se pure obbediscono ai piani di causalità superiori, dominano sul loro piano. In queste parole è condensata la grande ricchezza della disciplina ermetica; chi può, ne approfitti.

VII - Il Principio del Genere "Il genere si manifesta in ogni cosa e su tutti i piani; ogni cosa ha il suo principio maschile e femminile."

Ogni cosa appartiene a un genere; ovunque troviamo il maschile o il femminile. Tutto ciò vale, oltre che per il piano fisico, anche per quello mentale e spirituale. Quanto al fisico, il principio ha la sua evidenza nel sesso, e nei piani superiori resta invariato, pur assumendo forme più alte.

Non c'è possibilità di creazione fisica, mentale e spirituale, senza la applicazione di questo principio. Comprenderlo significa illuminare argomenti finora oscuri alla maggior parte della umanità. Esso opera sempre in funzione della creazione e rigenerazione. Tutto è fondato su questo principio. Ogni elemento femminile ne contiene uno maschile, e viceversa. In questo principio è racchiusa la chiave di gran parte dei misteri della vita.

Bisogna, a questo punto, soffermarsi sulla enorme differenza esistente tra questa legge e le basse, infamanti teorie o pratiche assurdamente denominate, che altro non sono che la profanazione del nostro grande principio. Questi dubbi rifacimenti delle antiche forme del 'fallicismo' vertono alla degenerazione dello spirito, dell'anima e del corpo, e la filosofia ermetica ha sempre cercato di informare circa la fallacia di tali insegnamenti, votati alla dissolutezza, alla perversione, alla inversione dei principi di natura. Qualora foste portati per questa via, lasciate da parte la dottrina ermetica; essa non può aiutarvi. Come per i puri, qualsiasi cosa è pura, per i perversi ogni cosa è tale.

Il Marcatore Genetico R1a1... Il Marker del Graal e della Stirpe di Atlantide

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Una nota sulla presenza di R1a1 nei popoli indoeuropei: secondo l'articolo dell'American Journal of Human Genetics dell'ottobre 2003, n.73, che tratta l'origine dei Leviti Ashkenaziti risulta che tali stirpi ebraiche dallo speciale status religioso, diffusesi nell'Europa orientale, hanno ben il 51% di R1a1 (forse a causa della commistione con i Khazari convertiti all'ebraismo, appartenenti a un'area con alta frequenza di questo gruppo genetico). 


D'altro lato, i presunti 'ariani' tedeschi nel loro complesso hanno solo il 12,5% di R1a1, e i norvegesi il 21,69%. Se dunque l'R1a1 è il marcatore degli 'Ariani' o Indoeuropei, i Levi Ashkenazi sono più ariani dei norvegesi e dei tedeschi! Meraviglie della moderna genetica, che si rivela un sorprendente antidoto al razzismo...

In effetti, il concetto di 'ariano' viene dall'India e dall'Iran, dove il termine ārya/airya significa essenzialmente 'nobile', ed era usato per identificare i membri delle caste alte e in senso lato il loro popolo. I razzisti europei si erano appropriati di questa idea di nobiltà e l'avevano applicata alla loro convinzione della superiorità della razza bianca nordica, creando così un ibrido assurdo, ma dalle conseguenze molto concrete. 


Il fatto che il gruppo genetico che unisce gli 'indoeuropei' non abbia a che fare primariamente con genti nordiche ci mostra tutta l'inconsistenza di questa teoria, purtroppo ancora presente in movimenti di estrema destra (persino in Iran), e la sua alta frequenza in stirpi ebraiche ci fa riflettere sul carattere primariamente culturale delle identificazioni in ambiti 'indoeuropei' o 'semitici', anche se gli Ebrei danno una notevole importanza alla discendenza di sangue come dimostra al contrario la forte natura 'vicino-orientale' dell'affiliazione genetica dei Cohanim ashkenaziti, come si vede nella tavola seguente. 


Un altro paradosso: l'appartenenza al gruppo R1a1 significa anche che molti Levi, in origine servitori del Tempio e dopo la diaspora spesso impegnati come rabbini sono geneticamente affini a molti brahmani, come a confermare l'affinità tra le due 'caste' di religiosi, che ha dato luogo anche a comparazioni fenomenologico-religiose... 

Stregoneria e Potere: un Connubio Indissolubile

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La pratica del potere terreno è indissolubilmente legata all’occultismo ed alla stregoneria. La conoscenza e l’uso di tecniche di persuasione e seduzione del prossimo si avvale di sistemi e procedure noti al grande pubblico (seppure non senza difficoltà) e di tecniche organizzate occulte, destinate a pochi.
 
Esiste poi un apparato simbolico complesso che è organizzato in un vero e proprio linguaggio, che utilizza fonemi, numeri, simboli grafici e colori in modo interattivo e complementare. Tale somma di conoscenze esoteriche è come un ‘pacchetto’ di informazioni saldamente in mano alla gestione del potere terreno, la cui divulgazione è evidentemente scoraggiata con tutti i mezzi.
 

 
Se andiamo un attimo con il pensiero alla genesi del potere terreno possiamo notare come sia stata concessa dagli ‘dei’ agli uomini evidentemente con questo corollario di linguaggi al seguito.
 
La necessità di disporre di un’energia eterica supplementare è probabilmente la motivazione alla base delle pratiche stregonesche che il potere terreno porta con se dall’alba dei tempi. Il riferimento è soprattutto all’uso della magia sessuale ed alla consuetudine alla pedofilia ben presente nelle cerchie elevate del potere.
 
Tali oscene necessità sono state rese parzialmente di dominio pubblico grazie all’azione divulgativa di alcuni ‘stregoni’ del secolo scorso che, a seguito di una tradizione di studi di matrice anglosassone, hanno reso possibile conoscere alcune delle istanze occulte di cui il potere è ammantato. Alcuni ricercatori poi (guarda caso soprattutto italiani) sono riusciti ultimamente a mettere parzialmente in luce le dinamiche di questa organizzazione segreta a scopo predatorio.
 
La consuetudine con una ritualistica diabolica, consente ai ‘potenti’ di rifornirsi di energie eteriche di cui evidentemente non dispongono per natura. E’ facile notare al proposito l’estrema vulnerabilità dei cosiddetti ‘potenti’ che potenti invece non sono affatto! Essi non sarebbero infatti capaci di lavorare e vivere in modo normale, dovendo superare le notevoli prove e difficoltà di una vita comune retta ed empatica con il prossimo.
 
La genia del potere preferisce acquisire energie dal prossimo, vivendo una vita di riflesso desiderosa e bisognosa di nutrirsi di emozioni altrui che va suscitando con mezzi leciti ed illeciti.

Si tratterebbe quindi di una casta parassitaria che dall’alba (d’orata) dei tempi amministra illecitamente il potere temporale usufruendo in modo occulto dell’energia eterica delle popolazioni sottoposte. Di tali procedure ci narra ormai una letteratura cospicua e trasversale. Di tali procedure inoltre ci segnala la presenza una gamma ormai imbarazzante di episodi di cronaca nera addebitabili senz’altro alle ritualità oscene proprie di questa tensione indecente al potere, alla necessità di nutrirsi e propagare indebitamente se stessi.
 
L’adagio introduttivo di un video di Stefano (felceemirtillo) ci ricorda come ‘massoni, nazisti e stregoni governano il mondo’. Tale assunto mi sembrava anni orsono un po’ esagerato. Mi rendo conto invece oggi di come sia assolutamente veritiero ed appropriato.
 
Per concludere questa breve riflessione condivisa, vorrei ricordare come non si debbano temere questi personaggi perché si tratta di persone deboli e vigliacche che celano la propria incapacità dietro vestimenti terrifici e subdoli alla ricerca di un potere ‘animico’ che non possiedono e che debbono quindi depredare, un po’ come stantii e patetici vampiri/pop organizzati. Tali personaggi sono poi posseduti da una doppiezza imbarazzante: volti d’agnello in spiriti di lupo.

Dato infine che il nauseante mondo dei media è strettamente nelle loro mani, l’eco della stregoneria applicata affiora in ogni dove, dai cartoni animati alla ‘musica’ pop. Strumenti ipnotici per anime poco accorte ma soprattutto dimentiche del nostro passato, con la complicità di un’istruzione obbligatoria lacunosa e tendenziosa, anch’essa saldamente nelle loro mani da sempre.
 

Il Conflitto delle due dinastie Anunnaki. Enliliti vs Enkiliti

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Intorno al 3500 a.C. Marduk tornò dal suo esilio per riprendere possesso dell'Egitto. La Terra che suo padre Enki gli aveva donato ma che era andata a suo fratello Ningishzidda in seguito al tentativo di conquistare Sumer.
 
Ningishzidda/Thot allora rimise mandato e poteri nelle mani del fratello e si esiliò in cerca di una terra da amministrare. Si trasferì con un gruppoo di seguaci oltreoceano andando ad approdare nell'odierno Mexico, dove iniziò la collaborazione di cui abbiamo a tutt'oggi tanti reperti.
 
Ningishzidda assunse in Mexico il nome di Quetzalcoatl il "serpente piumato", Il serpente e le piume e/o gli attributi di "uccello" erano entrambi segni distintivi di Ningishzidda sia a Sumer che in Egitto come Thot.
 


Questi furono i suoi simboli anche in America come Quetzalcoatl
 
 

La prima opera di Ningishzidda nel nuovo continente fu stabilire un nuovo calendario che iniziasse dal momento del suo arrivo in quelle terre: 3114 a.C
 
Successivamente replicò in Mexico la sua opera più grande costruendo Teotihacan che le leggende locali narrano essere stata costruirta in una notte da un gruppo di giganti. Teutihuacan era lo specchio del sito di Giza in Egitto progettato e costruito da Ningishzidda a cavallo del 10500 a.C.
 
 

Teutihuacan e Giza erano parti di un progetto a livello mondiale che porta la firma di Ningishzidda che comprendeva anche alcune Ziggurat a Sumer progettate per gli dèi locali di Ur e Lagash


Il culto di Quetzalcoatl era l'esatta copia di quello di Ningishzidda, i cui epiteti a Sumer erano: principe della casa come una montagna (la grande piramide) Falco predatore degli dèi (riferimento agli uccelli) Serpente dalla grande lingua Detentore delle Tavole Puro e grande mago Dragone.


I suoi seguaci conquistarono tutto il centro-America e si spinsero verso sud fondando le prime grandi città e dando inizio alla civiltà Olmeca che era quindi di chiaro ceppo africano. A circa 1000 anni dall'arrivo di Ningishzidda in mesoamerica un altro Anunnaki arrivò nel nuovo continente per fondare delle colonie per l'estrazione di metalli portando con se i suoi seguaci indoeuropei Ittiti: era il sumero ISHKUR (Yahweh), adorato da ittiti ed hurriti come Teshub e come Adad, il "dio delle tempeste" e i suoi simboli erano il fulmine/tridente e la scure/falce.

 

Ishkur/Teshub approdò nell'odierno Brasile e attraversò il continente stabilendosi in Perù dove fondò i primi centri e costrì Tampu-Toco come centro mettallurgico, le cui rovine sono arrivate a noi con il nome di Machu Picchu i cui cunicoli di dilavazione sono simili a quelli di Bad-Tibira il più antico centro di lavorazione di metalli a Sumer.
 
 

Ishkur prese il nome di Viracocha e dal lago Titicaca iniziò una nuova civilizzazione basata sulla figura dei re sacerdoti il cui capostipite fu Manco Capac al quale Viracocha diede la sua "scure dorata" e ordinò di fondare la prima città: Cuzco. Manco Capac viene raffigurato infatti con la scure di Ishkur/Viracocha.

 

Viracocha fu ricordato come il dio guerriero piangente con lacrime sotto gli occhi e scure/fulmini in mano. Questo perché prendendo possesso delle terre del Perù si scontrò con la civiltà precedentemente fondata da Ningishzidda. Ishkur/Viracocha voleva impadronirsi del continente come immenso impianto minerario e per dichiararlo proprio marcò il terreno con il suo simbolo.
 
Questo tridente scavato nella roccia è visibile nei pressi di Paracas e Nazca. Quetzalcoatl e i suoi seguaci olmechi sconfissero i seguaci di Viracocha in una sanguinosissima guerra che durò per secoli fino a che i due dèi Anunnaki scapparono dalle terre americane.
 
 
Secondo la leggenda, Viracocha tornò in cielo e divenne il sole mentre Quetzalcatl tornò nella sua terra di origine, promettendo di fare ritorno. Da allora le teste scolpite dei suoi seguaci olmechi, sparse nel continente rivolte verso Est sembrano guardare verso Sumer per dare il benvenuto al loro dio nel giorno del suo ritorno.
 

Il Gatto. L'animale domestico degli Dei

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Il micio è da diecimila anni compagno e amico dell'Uomo, ma i poteri che contraddistinguono questo piccolo carnivoro sono ancora tutti da scoprire

Chiunque ami i gatti sa che questi piccoli felini sono esseri viventi straordinari, capaci di sentimenti e condotte incredibili. Comportamenti eccezionalmente comici che rendono i mici animali irresistibili compaiono spesso nei filmati di "Paperissima" e nei video su "YouTube", ma anche vicende eroiche ai limiti dell'irreale e poteri definiti impropriamente "magici" rendono questo animale domestico un vero mistero casalingo.
 
Il gatto infatti è un predatore abilissimo, dotato di capacità fisiche stupefacenti e in parte comunemente note. Benché si tratti di uno dei più piccoli carnivori della Terra, il gatto è capace di saltare da fermo fino a tre metri d'altezza; può correre raggiungendo punte di cinquanta km orari ed effettuare salti di cinque-sei metri in orizzontale, può cadere da quindici metri senza grossi danni, è in grado di vedere nel buio attraverso occhi sensibilissimi, è dotato di "baffi-radar" (le vibrisse) in grado di farlo muovere nei cunicoli senza luce nel più assoluto silenzio, grazie ai cuscinetti carnosi posti sotto le zampe.
 
Le unghie sono sempre affilate grazie alla caratteristica di essere retrattili e hanno la potenza di coltelli. Udito incredibile (in grado di percepire il respiro di un topo a decine di metri sottoterra), olfatto paragonabile a quello di un cane benché soltanto a distanza ravvicinata completano il quadro di una macchina da guerra progettata per cacciare. L'unico difetto del gatto è in pratica la sua grandezza: le dimensioni ridotte lo rendono molto poco resistente alla fatica e il prezzo di queste prestazioni è un tempo medio di sonno giornaliero di 16 ore. Per un animale così piccolo quindi questa caratteristica ha reso indispensabile la creazione di una forte socialità, per garantire una protezione durante il sonno.
 
Se in natura il gatto selvatico è un animale solitario perché può trovare facilmente anfratti e rocce in cui ripararsi, il gatto addomesticato, nelle più pericolose città, invece ha sviluppato una vita sociale basata su colonie feline che possono comprendere decine e decine di individui, che si proteggono e si accudiscono a vicenda. La vita casalinga in una famiglia umana altro non è che la riproposizione della società base del gatto, quella della mamma gatto che alleva i suoi cuccioli.
 
Nella colonia felina il componente più importante sarà la femmina più anziana; nelle famiglie umane il capofamiglia sarà la persona che si occupa di preparare i pranzi (solitamente, la donna di casa).
 
Questo atteggiamento matriarcale ha fatto sì che il gatto storicamente fosse apprezzato maggiormente in quelle società più aperte e tolleranti nei confronti della donna, venendo ferocemente avversato in quelle più patriarcali.
 
Storicamente la sua incredibile giocosità e le sue prestazioni fisiche hanno incantato gli esseri umani fin dalla Preistoria e almeno da diecimila anni scheletri di gatti accompagnano quelli di esseri umani, anche se vi è il dubbio che un primo addomesticamento fosse già praticato dai Neanderthal circa 150mila anni fa.
 
Il fatto che popolazioni preistoriche umane dedite ai culti sacri alla Dea Madre avessero avuto in tempi remoti un rapporto forte con il gatto è importante perché costituì una base culturale in cui le prime società organizzate svilupparono un forte legame religioso con questo bellissimo mammifero.
 
In Egitto, in Mesopotamia, in India ma anche nel Mediterraneo, tutte le società matriarcali primigenie iniziarono ad adorare il gatto come animale divino. L'esempio per eccellenza sicuramente è quello dell'Egitto, in cui il gatto era personificazione della Dea Bastet.
 
Bastet era alter-ego di Iside-Hathor, quindi a tutti gli effetti la Dea Madre nel suo aspetto più dolce e materno, contrapposto alla forza spaventosa della Dea-leonessa Sekhmet. Mentre questa rappresenta la ferinità più incontrollabile, la mamma gatta Bastet viene raffigurata come una figura umana con la testa di gatto, con ai piedi una cesta piena di adorabili gattini.

Chiunque abbia avuto la fortuna di avere una gatta con i piccoli, sa che il sentimento di protettività assoluto della mamma gatta è qualcosa che non può che commuovere l'essere umano, una specie che analogamente ai felini presta moltissime cure alla prole.
 
La mamma sviluppa verso i micini un rapporto simbiotico, quasi che la loro esistenza possa essere più importante della sua. In un ambiente naturale in cui solitamente l'istinto di conservazione è più forte di quello materno, salvo rare eccezioni, il gatto in questo senso diventa davvero un esempio di amore assoluto, come quello che prova la Dea Madre verso i suoi figli.
 
Anche in Estremo Oriente, specialmente nel Sud-Est asiatico, il gatto divenne un campione di sacralità diventando, anche grazie alle sue doti occulte paranormali, un tramite con la divinità. Ancor oggi i siamesi sono sacri in Thailandia, per non parlare della razza del Sacro di Birmania, allevato da millenni nei monasteri buddhisti. Un altro popolo che ebbe grande amore verso i gatti fu quello dei Fenici (e prima ancora i loro mentori, i Micenei), che adottarono i gatti a bordo delle loro navi. Iniziò qui il legame tra il gatto e il mare, elemento odiato da tutti i felini eppure uno dei fattori chiave che contribuì alla sua diffusione mondiale.
 
Il gatto selvatico africano infatti, addomesticato in Egitto, fu diffuso in tutta l'area mediterranea dalle navi che trasportavano merci già in tempi remoti. In Europa si fuse con il gatto selvatico europeo e qui, in epoche più recenti, fu ampiamente apprezzato anche dai Romani, fortemente patriarcali ma anche assai pratici nella mentalità, che lo impiegarono per la custodia dei granai, analogamente a quanto accadeva in Egitto e in Mesopotamia. Il gatto "romano" visse un momento di gloria durante l'Impero, quando da animale da cortile divenne un elemento di decoro dello sfarzo imperiale.
 
I Romani anche in questo caso copiarono le usanze orientali, in quanto da secoli in Persia e in India il gatto era partecipe della vita di sovrani e nobili, per via della sua intinseca bellezza ed armonia. Selezioni e accoppiamenti mirati crearono razze nuove e indubbiamente da animale utile ed evocativo della Dea Madre, il micio divenne anche uno status-symbol di lusso e prestigio.

In Oriente questo atteggiamento rimase fino a tempi moderni; in Europa invece il gatto divenne, a seguito degli assurdi strali dell'Inquisizione, un simbolo del Male, del Satanismo, delle Streghe.
 
Abbiamo detto qui che le Streghe siano ideologicamente state create dal Cristianesimo come figure negative, mentre al contrario erano sacerdotesse pagane, erboriste e guaritrici naturali che furono colpite nella loro condizione per realizzare il duplice scopo di estirpare il paganesimo e fornire al popolo sottomesso un capro espiatorio in cui incanalare le loro ansie e le loro paure.
 
Parimenti il Satanismo fu creato a tavolino come una religione del male da quella stessa Inquisizione che ipocritamente si faceva portabandiera degli ideali cristiani di amore e tolleranza: un atteggiamento criminoso che ancor oggi ha le sue vittime sacrificali in quei gatti neri che nelle notti attorno alla festa di Ognissanti, il 1° Novembre, vengono massacrati a migliaia dagli adoratori del presunto diavolo, figura ancora una volta inventata di sana pianta da un Cristianesimo degenerato come quello medievale. Sembra assurdo, ma le associazioni animaliste arrivano al punto di non dare in adozione i gatti neri randagi nelle settimane precedenti questa ricorrenza.
 
La persecuzione cristiana contro i gatti raggiunse livelli assurdi a partire dalla metà del '200, quando vi fu un'estremizzazione della Chiesa contro le pratiche esoteriche, dovuta alla Crociata contro gli Albigesi in cui la Chiesa Romana vide il suo predominio in Occidente messo in pericolo dall'Eresia Catara. Questa radicalizzazione acuì i contrasti con tutto quanto veniva percepito come una minaccia alla diffusione del Cristianesimo e i gatti finirono nel mirino come esponenti terreni di Satana.
 
Per quanto assurda sia questa considerazione, vennero scritti trattati sulla pericolosità dei gatti, specialmente quelli neri. E così, milioni di felini in tutta Europa vennero rastrellati, uccisi bruciati in massa in enormi roghi nella festa di San Giovanni, il 26 giugno. Una data che come Halloween era una festività pagana legata alla vita e alla fecondità…

Un insulto all'Antica Religione e alla sacralità del simbolo, ma più ancora uno sterminio indiscriminato che ha portato il gatto domestico medievale all'estinzione totale. Il risultato? L'assenza di predatori specifici consentì la proliferazione del ratto nero, un roditore vorace e prolifico che proveniva direttamente dall'Asia portando con sé il terribile morbo della Peste Nera. Questa malattia, che ebbe tassi di mortalità altissimi, si diffuse inizialmente dall'assedio di Costantinopoli da parte di soldati saraceni, che portarono in quell'area i ratti contagiati; una nave genovese, con a bordo i roditori infetti, diffuse il morbo in vari porti.
 
Grazie alla sporcizia, le condizioni di malnutrizione e l'assoluta assenza di norme igieniche, la Peste Nera spopolò il continente europeo in meno di tre anni, uccidendo venti milioni di persone. L'antidoto fu anch'esso portato dall'Oriente: navi veneziane reintrodussero il gatto andandolo a recuperare direttamente a Bagdad, cuore deli regni musulmani che avevano imparato ad amare i gatti dall'Egitto.
 
E' infatti risaputo che Maometto avesse una gatta chiamata Muezza a cui voleva un bene infinito e seguendo il loro Profeta i fedeli islamici presero l'abitudine di ospitare i gatti nelle proprie case. I gatti soriani derivano il nome dal quartiere siriano della città, Sorian: le caratteristiche erano quelle che siamo abituati vedere nei gatti comuni, con un mantello grigio o marrone tigrato.
 
Non a caso il termine inglese con cui si descrive questa tigratura, "tabby", deriva dal nome stesso della regione di Bagdad, Attabiyah, che designava nel Medioevo l'attuale Irak. Introdotto in Europa, il gatto tabby si accoppiò con quei pochi esemplari selvatici non ancora sterminati e in poco tempo riacquistò la sua diffusione originaria. Ma non è un caso che ai picchi di intolleranza e brutalità dell'Inquisizione e delle cacce alle streghe protestanti del Nord Europa faceva riscontro una maggior proliferazione delle epidemie di peste…

Ma perché questa paura, questo terrore dei vertici ecclesiastici per i gatti? Si tratta dell'ennesima ipocrisia, perché al sicuro nei loro conventi i monaci cristiani allevavano gatti eccezionali come i Certosini che facevano della caccia al topo la loro particolare abilità.
 
Ma al di fuori dei monasteri, la Chiesa temeva nel gatto il suo aspetto magico, la sua capacità di vedere l'invisibile e quindi di essere un valido ausilio nelle pratiche occulte. Come sostenevano gli Egizi, il gatto pare vedere gli spiriti dei morti: chiunque abbia un gatto può riferire come il micio di casa, sonnacchioso e pigro, qualche volta alzi lo sguardo, addirittura a volte ringhi o soffi furiosamente, verso qualcosa che il padrone non scorge. Fantasie del felino, sogni ad occhi aperti? Non proprio.
 
La capacità che i mici riescano a vedere con i propri occhi quel particolare fenomeno che è costituito dagli Orbs, le sfere che appaiono nelle fotografie realizzate con le macchine digitali o con le pellicole più sensibili, è facilmente dimostrabile. Esistono varie foto che mostrano il gatto osservare con curiosità e interesse in direzione delle sfere Orbs, peraltro invisibili all'Uomo.
 
Com'è possibile? Se si trattasse di un difetto ottico dovuto al pulviscolo, come sostengono gli scienziati, come potrebbe il gatto dimostrare interesse o paura per un semplice granello di polvere? Se viceversa si trattasse di entità diverse, non necessariamente spiritiche ma anche solo energetiche, allora la speciale abilità del gatto di percepire vibrazioni e frequenze ignote all'uomo potrebbe spiegarsi in termini scientifici.
 
La particolare sensibilità sensoriale consentirebbe al micio di vedere oggetti e fenomeni che i sensi umani, non particolarmente sviluppati, non riescono a percepire. Non è detto che ciò che non si vede non debba esistere: solo perché gli scienziati non hanno gli strumenti per osservare un fenomeno, non vuol dire che non esista, come invece stupidamente molti di questi soloni affermano. questo potrebbe spiegare una serie di abilità specifiche del gatto, come la sua empatia. Sempre chi possiede un micio ha sicuramente sperimentato che quando non si sta bene, il nostro amico in qualche modo lo "senta" e cerchi di trasmettere energia alla parte malata.
 
Esempio classico è un mal di stomaco, un disturbo intestinale: ecco che il nostro felino si accoccola sulla pancia, donandoci un calore e una sensazione di benessere incredibile. Non a caso oggi si utilizza questa empatia per la celebre Pet Therapy, che cura con successo svariati malanni anche psichici. Non è il solo potere che dispone la nostra meraviglia a quattro zampe: caso unico tra gli animali, il gatto cerca di dormire sopra i cosiddetti nodi di Hartmann, ossia quelle particolari intersezioni delle linee del campo magnetico terrestre che avviluppano tutto il pianeta a intervalli regolari.

Se un uomo sostasse a lungo sopra uno di questi nodi, proverebbe una sensazione di spossatezza: non così il micio, che sembra al contrario rilassarsi in questi nodi evitati da tutti gli altri animali. Perché? Questa percezione del magnetismo è nota in tanti animali, come ad esempio tutti i migratori.
 
Ma il gatto fa di più, è come se fosse in connessione con l'Energia Oscura che permea tutto l'Universo. E' questo il segreto dei gatti? E' questo il calore curativo che ci trasmette quando stiamo male?
 
Se pensiamo che questa energia, teorizzata e dimostrata attraverso calcoli matematici ma non ancora avvistata per il già citato deficit sensoriale degli esseri umani, è in relazione con i riti magici ancestrali legati al concetto della Dea Madre, si comprende come gli Egizi avessero potuto divinizzare il gatto come esponente terreno della stessa divinità femminile universale.

Ma in tutto questo, quali sono le conseguenze pratiche? Da un lato, occorre considerare il micio come un essere evoluto, intelligente e sensibile, forse anche più dell'Uomo a livello emotivo. Per tale motivo occorre trattarlo in maniera sempre rispettosa e riverente, comportamento peraltro che si dovrebbe tenere con tutti gli esseri viventi. E dall'altro osservare le sue sfumature e imparare a percepire i mondi sottili, le dimensioni invisibili che ci circondano.

http://renovatio-zak.blogspot.it/2015/02/il-gatto-e-lesoterismo.html#more


La Copertina dell'Economist - Inquietanti Profezie

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L’importante rivista The Economist ha pubblicato una edizione speciale chiamata “The World in 2015″. Sulla copertina ci sono delle immagini strane: un fungo atomico, la Federal Reserve in un gioco chiamato “Panic” e molto altro.
 
leadeconomist

Normalmente non dedico un intero articolo all’analisi di una copertina, ma, in questo caso, non si tratta di una pubblicazione qualsiasi. E’ contenuta nel The Economist ed è direttamente correlata all’elite mondiale. E’, in parte, di proprietà della famiglia di banchieri Rothschild inglesi e del suo redattore capo, John Micklethwait, il quale ha partecipato più volte alla Conferenza Bilderberg – la riunione segreta in cui le figure più potenti del mondo, dal mondo della politica, della finanza aziendale e dei media discutono di politiche globali. Il risultato di questi incontri è totalmente segreto.

E’ quindi giusto dire che chi lavora al The Economist sa cose che la maggior parte di noi ignora. Per questo motivo, la “previsione per il 2015″ contenuta nella copertina è piuttosto sconcertante.

La tetra e cupa copertina mostra personalità politiche, personaggi di fantasia e icone della cultura pop che sicuramente faranno notizia nel 2015. Tuttavia, la cosa più importante, è la presenza di una serie di immaginari estremamente simbolici i quali alludono a concetti importanti e ad eventi mondiali.

Ecco la copertina:

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A prima vista, notiamo personaggi politici come Obama e Putin, riferimenti alla Rugby Cup e il nuovo film di Spider-Man. Ma uno sguardo più attento rivela una pletora di concetti importanti.

Eccone alcuni.

IL GLOBO A DUE FACCE

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Un lato del globo guarda stoicamente verso l’Occidente, mentre l’altro lato appare iracondo. Rappresenta forse un confronto tra l’Oriente e l’Occidente? La copertina presenta un paio di altri simboli che si riferiscono alla “rivolta dell’Oriente”. Ciò che inquieta di più tuttavia, è che immediatamente sotto quel globo arrabbiato vi sono raffigurati un fungo atomico e il lancio di un satellite spia nello spazio.
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IL COLORE DEI VOLTI

Date un’occhiata più da vicino ai volti dei personaggi presenti sulla copertina. Alcuni sono a colori e altri sono in bianco e nero. Perché?

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Tra quelli in bianco e nero vi sono Putin, la Merkel, Obama, Hillary Clinton, David Cameron, Hollande e Renzi. Tra quelli a colori vediamo David Blaine, un giovane con in mano uno striscione recante la scritta “Singapore” (a Singapore si terranno i South Asian Games nel 2015). Un altro ragazzo indossa dispositivi per la realtà virtuale. Una rapida raccolta di questi dati rivela che quelli in bianco e nero sembrano essere parte dell’elite (compreso il ragazzo dell’ISIS che probabilmente lavora per loro) e quelli di colore sono “estranei”. È così che l’elite percepisce il mondo?

IL PIFFERAIO MAGICO

La presenza del Pifferaio Magico su questa copertina “del 2015″ è decisamente inquietante. Il Pifferaio di Hamelin è una leggenda tedesca basata su un uomo che utilizzava il suo flauto magico per portare via i bambini dalla città di Hamelin.
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Questa figura folkloristica risalente al Medioevo si dice rappresenti la massiccia morte per peste e catastrofi, o a causa di un movimento di massiccia immigrazione. E’ inoltre una perfetta rappresentazione di come gli odierni giovani vengano “attirati” e disorientati dalla “musica” dei mass media. In maniera quasi scontata possiamo vedere un ragazzino proprio sotto il flauto del Pifferaio.

IL RAGAZZO INETTO

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Proprio sotto il pifferaio magico si vede un ragazzo con uno sguardo sbalordito. Sta guardando un gioco chiamato “Panic”. Le parole “Federal Reserve” e “Chi” (che probabilmente sta per China) sono in cima, mentre le parole “luce verde” e “sis!” (Che probabilmente stanno per “Iside” o “crisi”) sono sul fondo. Questo ragazzino guarda imperterrito lo svolgersi del gioco come le masse impotenti vengono a conoscenza degli eventi tramite i mass media. L’obiettivo finale del gioco è quello di causare panico in tutto il mondo attraverso delle crisi generate casualmente da coloro che controllano il gioco. Ricordo che si tratta di una copertina di una rivista Rothschild.

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Di fronte a Putin vi è un piccolo elicottero su cui è scritto Crop-O-Dust. Sembra far riferimento a  “quel processo di irrorazione delle colture con insetticidi in polvere o fungicidi da un aereo.” Proprio sotto l’elicottero c’è un ragazzino che sta mangiando. Inquietante.

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Seduto proprio sotto l’elicottero, questo bambino sta mangiando un pacchetto di noodles pesantemente lavorato. Sta ingurgitando il veleno diffuso dal velivolo?

CINA
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Un panda indossa una bandiera della Cina – mentre flette i muscoli, è un modo piuttosto chiaro per mostrare come la Cina stia guadagnando potere. Accanto ad essa c’è un lottatore di sumo in possesso di un grande batteria in cui le polarità (+ e -) sono chiaramente indicate. Sta alludendo a uno switch nella polarità delle potenze mondiali da Ovest ad Est?

IL FANTASMA

Da dietro la gamba di Obama vediamo emergere un fantasma che legge una rivista dal titolo “Holiday”. Perché questo fantasma, che rappresenta una persona morta, sta pianificando una vacanza?

Significa forse che le masse saranno così impoverite da poter pensare alle vacanze solo una volta morte? Potrebbe rapportarsi alle innumerevoli persone che sono morte in viaggio negli ultimi mesi? Sconcertante.
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LA TARTARUGA

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In piedi di fronte a tutto il resto, guardandoci fissi vi è una tartaruga con delle linee che ne circondano il guscio. Cosa rappresenta? Ci sarà un grande aumento delle tartarughe nel 2015? Probabilmente no.

Una tartaruga arrabbiata è il simbolo della Fabian Society, un’organizzazione estremamente potente che ha lavorato per oltre un secolo verso la formazione di un unico governo mondiale.
 
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Il motto della Fabian Society è “Quando colpisco, colpisco duro”.

La filosofia dietro il socialismo Fabiano è fondamentalmente il modello di quello che oggi chiamiamo il Nuovo Ordine Mondiale.

La Fabian Society è un gruppo molto antico il quale ebbe origine in Inghilterra nel 1884, con lo scopo di formare uno stato unico socialista, globale. Il loro nome deriva dal nome dal generale romano Fabio, che pianificò attentamente le strategie per portare lentamente i suoi nemici alla sconfitta. Il “Socialismo Fabiano” utilizza il cambiamento incrementale per un lungo periodo di tempo in modo da trasformare lentamente uno stato anziché utilizzare una rivoluzione violenta. Si tratta essenzialmente di socialismo occulto. Il loro stemma originale era uno scudo con un lupo travestito da agnello in possesso di una bandiera con le lettere FS. Oggi il simbolo internazionale della Fabian Society è una tartaruga, con il seguente motto: “Quando colpisco, colpisco duro.”

La Fabian Society sosteneva apertamente una società scientificamente programmata e l’eugenetica attraverso la sterilizzazione.

Il suo logo originale era un lupo travestito da agnello … non credo tuttavia fosse il modo migliore per nascondere il lupo alle masse.
 
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(Il logo originale della Fabian Society)

11.3 E 11.5

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La parte in basso a destra della copertina presenta alcuni simboli più criptici. C’è un mucchio di immondizia a terra e due frecce in cui leggiamo 11,5 e 11,3. Si tratta di date da ricordare? Perché sono vicino ad un mucchio di immondizia? Se si guarda a queste figure come a coordinate, puntano da qualche parte in Nigeria. In altre parole, la presenza di 11,5 e 11,3 è un po’ inquietante, soprattutto considerando il fatto che chi ha fatto la copertina non ha voluto far capire alla gente di cosa stesse realmente parlando.

In piedi di fronte alla spazzatura vi è Alice nel paese delle meraviglie, la quale sta guardando in alto verso lo stregatto.

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Questo iconico gatto è noto per scomparire del tutto, lasciando visibile solo il suo inquietante sorriso. Abbiamo quindi un’altra allusione ad un mondo di fantasia, illusione e inganno, percepito da Alice – le masse. Insieme all’inclusione piuttosto inutile di David Blaine – il mago – la copertina mescola eventi del mondo reale con simboli che alludono all’inganno.

Altri simboli di rilievo su questa copertina sono un salvadanaio volante che esce dalle tasche di James Cameron; Un modello che porta una creazione di Alexander McQueen (stilista preferito della elite che morì in circostanze strane) e un ufficiale asiatica che porta una maschera per proteggerla da una malattia mortale.

Il 2015 sembra proprio fantastico!

CONCLUSIONE

L’Economist non è un giornaletto che pubblica eccentriche previsioni sul 2015 per vendere una manciata di copie in più. E’ collegato direttamente a coloro che danno forma alle politiche globali e che ne garantiscono l’attuazione. Il giornale è in parte proprietà della famiglia di banchieri Rothschild di Inghilterra e il suo editore partecipa regolarmente alle riunioni del Bilderberg. In altre parole, The Economist è collegato a coloro che hanno i mezzi e il potere per fare “predizioni” della realtà.

La copertina della rivista riflette essenzialmente l’Agenda globale delle élite ed è disseminata di simboli criptici che sembrano essere inclusi per “coloro che sanno”. E le masse, come Alice guarderanno lo stregatto scomparire, rimanendo confuse dalle illusioni, mentre il lupo travestito da agnello colpirà … e colpirà duro.

http://ningizhzidda.blogspot.it/2015/02/analisi-inquietante.html

I Geoglifi del Sinai - Prima Parte

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Tratto dal sito seguente presentiamo un trittico di articoli del 2012 il cui autore è noto con il nome di "Alessio"...

https://phoo34.wordpress.com/

Stando alla storia, il medio oriente è la culla della civilizzazione dell’umanità e probabilmente, sotto molti aspetti ciò risponde a verità, soprattutto se si considera che la ricerca storiografica ed archeologica in molti casi è tesa al reperimento di elementi e prove anche se indirette, che convalidino quanto viene riportato nei testi sacri, alcuni esempi di questo li possiamo riscontrare nelle diatribe che si sollevarono circa il ritrovamento dell’Arca di Noè sul monte Ararat o quelle relative all’ubicazione del monte Sinai; controversie che possiamo dire ancora oggi suscitano infervorate discussioni; comunque è evidente che partendo da posizioni ed assunti, non dico preconcetti, ma fortemente polarizzati in una specifica direzione, gli elementi che stonano o comunque non sono il linea con quanto si sta ricercando vengono spesso ignorati se non volutamente nascosti.

Resta il fatto che segni, prove e resti, ci sono e per quanto la loro esistenza venga “omessa”, per quanto inconciliabili siano nei confronti di un contesto precostituito, il loro esser messi da parte, non fa che accrescere l’idea che tutto ciò sia in funzione al mantenimento di una posizione privilegiata di caste sacerdotali/politiche rispetto il volgo; testimoniando l’esistenza di qualcosa di diverso, qualcosa che pur non essendo in contrasto con il vero contenuto e l’essenza di quanto riportato nei testi sacri, potrebbe, però incrinare il potere costituito.

Dunque, la posizione della scienza ufficiale rispetto i petroglifi, geoglifi e graffiti sostiene che si tratti di una forma di comunicazione non verbale ed ante literam del genere umano, con una valenza prettamente religioso-magica propiziatoria; forse per alcuni tipi di graffiti e pitture rupestri, questo risponde a verità storica e scientifica, però facendo il raffronto tra la quantità dei graffiti e delle pitture rupestri con la quantità e la diffusione dei petroglifi e geoglifi, appare evidente che questi ultimi siano un fenomeno ben più esteso e diffuso sull’intero globo e questo già di per se, indica che ci potrebbe essere una incongruenza circa la tempistica della diffusione del genere umano nelle differenti regioni del mondo.

Ma realmente “disegni” realizzati sul terreno e sulle rocce avevano una funzione prettamente religiosa o forse nella loro realizzazione gli intenti erano ben differenti da quelli che gli si attribuiscono?

Prendiamo le famose piste di Nazca, queste è stato accertato, sono visibili esclusivamente a determinate altezze ed è pressoché simile per tutti petroglifi, questo ci dice che chi le ha realizzate doveva avere o possedere se non la capacità del volo, quantomeno l’idea di come queste opere sarebbero apparse da quella determinata posizione e quindi la conoscenza della prospettiva e questo non può eludere una stretta correlazione con la geometria solida e la matematica e sotto l’aspetto tecnologico e strumentale una familiarità con il pantografo o qualcosa di analogo e contrariamente dalla rudimentalità che gli si possa attribuire, dall’accuratezza delle opere sembrerebbe assai più preciso di molti strumenti moderni.

Tornado ai petroglifi, questi costituiscano indubbiamente una forma di comunicazione e ci appaiono indecifrabili o incongruenti al pari qua qualunque altra cosa, se avulsa dal suo contesto, il significato che gli attribuiremo potrebbe essere persino il contrario di quello reale.

Che i petroglifi siano una forma di comunicazione è evidente, ma occorre anche cercare di capire il loro significato e a quale livello è riferito, indubbiamente la forma comunicativa è simbolica e “glifologica” e esprime dei concetti complessi che altrimenti richiederebbero volumi e vlumi piuttosto corposi per essere tramandati nei tempi.

Altra caratteristica dei petroglifi è che si possono ritrovare sparsi per l’intero pianeta, e se pure assai differenti tra loro per conformazione e simbologia o in modo più semplicistico sotto l’aspetto grafico, hanno in comune oltre al fatto che è stata utilizzata della pietra e quindi in pratica con l’intento che i concetti fossero tramandati in tempi assai lontani nel futuro, c’è il fatto che queste opere risalirebbero tutte più o meno allo stesso periodo e quindi con una certa contemporaneità, planetaria, denotando che già nell’era neolitica vi fosse una diffusione del genere umano su tutto il globo; questo significa che occorrerebbe retrodatare molti fatti storici e fare, quantomeno il “tagliando” all’assetto storiografico ed al sistema degli assunti che ne conseguono con tutto ciò che ne deriverebbe (personale considerazione).

Veniamo al tema, sotto il profilo “geoglifico”, la penisola del Sinai, non ha nulla da invidiare ad altre località più o meno note, anzi sotto questo aspetto proprio per l’enorme varietà di forme potrebbe definirsi quale la terra dei petroglifi.
 
Con l’ausilio delle ormai irrinunciabili e purtroppo uniche funzionalità di Google, possiamo riscontrare queste diversità “grafiche”, ma non contestuali dei petroglifi presenti sul territorio della penisola.
 
Il primo tipo, (inteso come presentazione e non che siano la prima forma espressiva petroglifi ca) che presento è in funzione sia per la particolare nitidezza della loro realizzazione che per la particolare similitudine che i simboli hanno, perlomeno a mio modo di vedere, con la simbologia della moderna elettronica.
 
La conformazione di questi geoglifi ricorda vicino la simbologia dell'elettronica moderna, si potrebbero distinguere i simboli delle resistenze e a quelli delle induttanze e visto che questi simboli sonio accoppiati, intendere una sorta di trasformatore o induttore.

Come si nota, quanto raffigurato, non può che riportarci ad una simbologia familiare per chi ha, perlomeno una infarinatura di elettronica e senza dubbio, almeno seguendo questa linea interpretativa, si distinguerebbero i simboli delle resistenza e la diversa dimensione indicarne la capacità, metrete quelli che a prima vista sembrano essere cerchi con le lettere F e K, in realtà se osservati con attenzione assomigliano al simbolo dell’induttanza e essendo contrapposti sottintendere un trasformatore, mentre quella specie di Y squadrata rappresentare il simbolo di una porta logica.
 
Anche in questa seconda immagine si nota qualcosa che indubbiamente ha assonanza con il mondo dell’elettronica, la serie dei semi cerchi disposti in linea retta ed equidistanti tra loro ad eccezione dell’ottavo, più spostato rispetto gli altri, ricorda la disposizione di un connettore, in cui per l’appunto il “polo negativo” viene contraddistinto da una particolarità rispetto gli altri, onde evitare l’inversione della connessione; la strana forma a t si potrebbe assimilare per concetto al simbolo di un particolare resistenza similmente a quelle impiegate nei motori elettrici onde evitare sovratensioni e picchi; a destra del suddetto “connettore” si intravvede un’area in cui sembrerebbero disposti in modo organico una serie di “componenti”, per sintetizzare, la rappresentazione di un circuito stampato?
 
Anche questi geoglifi si riscontra una somiglianza con la simbologia elettronica e ricordare ad una ipotetica scheda di un circuito stampato.

Seguendo l’interpretazione elettronica di quanto si osserva sembrerebbe di si, questo verrebbe ulteriormente confermato dalla serie di linee che si sovrappongono e che collegherebbero i vari elementi e che da questo si estendono in direzione degli altri petroglifi più a Nord ed a Est.

L’immagine sotto sembra ulteriormente avere attinenza con l’elettronica, la disposizione pentagonale dei petroglifi, potrebbe assomigliare alla disposizione di un motore multifase, quella di un alternatore oppure il “connettore”, lo zoccolo, di una valvola termoionica.
 
Questo petroglifo potrebbe essere il simbolo di un alternatore o di un generatore, mentre i petroglifi più in basso rappresentare le "spurie" che potrebbero generarsi dall'ipotetico componente.

Quello che si trova al di sotto e che sembra emanare una certa “radiazione” potrebbe simboleggiare quella che in elettronica è l’induttanza “spuria” del componente o del circuito, che se non opportunamente gestita, può creare problemi di funzionamento del circuito, se non addirittura il mal funzionamento, il fatto che questa raffigurazione sia ad una determinata distanza dal precedente petroglifo, potrebbe indicare, per l’appunto che tale circuito o componente debba essere posizionato in modo tale che non possa interferire con gli altri, questo “schema” si ripete anche in altri “punti” dell’area petroglifi ca, in cui la distanza tra le raffigurazioni è pressoché identica e proporzionale al “irradiamento”.

Dato che l’area interessata da questi specifici petroglifi è di circa otto chilometri quadrati, osservando anche in modo parziale si potrebbe dire che l’insieme di questi petroglifi sia la rappresentazione di un complicato schema elettronico.
 
Potrebbe essere questa la raffigurazione di una parte di un complesso schema circuitale?

La domanda è, se effettivamente si tratta di un ipotetico circuito, aldilà delle funzioni a cui sarebbe servito, chi lo ha realizzato come poteva essere a conoscenza di una tale tecnologia quantomeno a livello teorico?

Da quello che la storia ufficiale ci insegna, presupponendo che i petroglifi siano una forma espressiva dell’era neolitica, a quell’epoca l’essere umano costruiva i primi utensili in pietra, e facendo pure uno sforzo di fantasia, nell’ipotizzare che siano il frutto di “visioni” scaturite da riti sciamanici con l’impiego di erbe allucinogene, applicando il rasoio di Occam, risulterebbe più logico che tutt’al più, tali conoscenze fossero le riminiscenze di conoscenze tecniche antiche, tramandate da generazione a generazione e che in seguito furono ricoperte da un alone magico.

Per spiegare meglio il concetto, immaginiamo che domani, per un qualsiasi evento, la nostra società abbia un tracollo e che quello che per noi è un dato di fatto, una consuetudine, una normalità come la televisione, la radio, il cellulare, il computer, ecc. ecc., e che cento o duecento anni dopo le generazioni a venire possano solo immaginare le mirabolanti capacità di tali meraviglie e a seguito dell’imbarbarimento e della conseguente perdita, delle conoscenze tecniche e scientifiche, di cui ne hanno traccia solo dai racconti tramandati, quindi non conoscendo tutto il know how dietro quella tecnologia, inevitabilmente per loro assume una dimensione magica e mistica e di conseguenza assunta quale principio di fede, poi trasposta in geoglifi magari scopiazzati da qualche brandello dello schema elettrico di un manuale di un televisore o di una lavatrice.

Questa speculazione però inevitabilmente ci porta ad ipotizzare che vi fosse in precedenza una società tecnologica avanzata e con una conoscenza, se non superiore a quella attuale, quantomeno paragonabile, e sempre in questa ottica, ciò stride con gli assunti delle fedi religiose e scientifiche.

Per completezza di informazione l’area in cui si trovano questi geoglifi è: 30°13’33.01″N di latitudine e 33° 7’19.44″E di longitudine sulla penisola del Sinai, in considerazione delle vicende storiche di quel paese ed ancor più rispetto le vicende dell’ultimo anno, dubito, anche se non è da escludere a priori, che questi petroglifi come molti altri presenti nel Sinai, possano essere il frutto del lavoro di qualche burlone, anche in relazione alle conseguenze penali in cui sarebbero potuti incappare se sorpresi nei loro intenti, altra considerazione che mi fa ritenere genuini i petroglifi è che a differenza di chi falsifica i crop circles che necessita al massimo di una buona scorta di corda e tavole di legno, in questo caso, trattandosi comunque di roccia, gli eventuali burloni, dovrebbero aver avuto a loro disposizione dei bulldozer, degli escavatori e sopratutto camion per il movimento della roccia superflua e questo avrebbe comportato costi ben più sostanziosi rispetto una corposa fornitura di cordame e legno; comunque stando alle indicazioni di Google, le immagini risalirebbero al 2005 e per avere una buona visuale impostate una elevazione ad una altitudine di più o meno di 1,500 metri.
 
Seguendo l'interpretazione elettronica dei petroglifi, questo risulta il più similare alla simbologia moderna per indicare un transistore.

Mi sia concesso di fare una congettura, congettura che si riallaccia a quanto detto nell’intervento “La piramide segreta” circa la natura dell’elettricità e il relativo all’elemento complementare della fenomenologia elettrica; se effettivamente questi petroglifi fossero stati realizzati proprio in funzione di questa particolare forma energetica, sconosciuta qualità elettrica alla nostra scienza e quelli fossero dei prototipi, dei banchi di prova per quello che complessivamente si sarebbe concretizzato nel famoso Zed della piramide di Cheope?

Non dimentichiamoci anche il fatto che la struttura dello Zed ricorda o assomiglia fortemente a quello che in elettronica è uno stabilizzatore d’alta tensione o un convertitore d’alta tensione.

Spostandosi a Sud-est di una decina di chilometri delle coordinate segnalate in precedenza, si osserva un ulteriore petroglifo che per conformazione inevitabilmente ricalca il simbolo di un transistore, il triangolo è circondato da quelle che sembrano essere delle bobine o degli elettromagneti i quali sono connessi ai vertici del triangolo e tutta la struttura si collega ad una linea retta di un migliaio di metri su cui sono disposte alcune strutture secondarie, alternate per circa la metà della sua lunghezza.
 
Data la dimensione e la disposizione di questo petroglifo, si potrebbe penare che esso sia la rappresentazione di una antenna filare o dipolo, i segni che si riscontrano lungo le rette, potrebbero indicare che potrebbe essere un dipolo caricato.
Più a destra, a circa un chilometro e mezzo un cerchio aperto o forse un abbozzo di spirale, che se paragonato per analogia ai simboli elettronici assomiglierebbe a quello di un microfono, osservando l’area circostante si intravvedono altri particolari e segni indecifrabili che comunque paiono essere in relazione con i due petroglifi più grandi.

Spostandoci ancora verso Est per circa 12/13 chilometri, con una inclinazione verso Sud di poco più poco meno di 5 gradi, ci imbattiamo in quella che, sempre in un’ottica elettronica si potrebbe definire con un dipolo, ossia una antenna filare, lunga complessivamente un paio di chilometri, sul cui lato sud, sono presenti delle forme più o meno regolari che potrebbero indicare una qualche misurazione o forse una scala simile alla sala frequenzimetra delle vecchie radio; spostandoci un centinaio di metri verso sud dalla seconda “piega”dell’ideale w, si osservano una serie di cerchi equidistanti e anch’essi a formare una w, se pure in verticale racchiusi in una sorta di grafico X Y.

Sempre utilizzando una lettura elettronica di quanto emergerebbe dai petroglifi e mettendoli in relazione tra loro, anche se in modo sommario e grossolano, non si può che trasalire di fronte all’ipotesi che si posa trattare dello schema di una trasmittente, una trasmittente? A chi poteva servire, a chi trasmettere e cosa?

Ipotizzando pure che un simile congegno potesse realmente funzionare in un qualche modo e sfruttando il campo geomagnetico terreste quale onda portante e tramite le strutture disseminate nell’area, riuscire a creare una modulazione dell’onda e trasmettere un messaggio, si ripropone l’interrogativo a chi era rivolto tale messaggio, ma sorge anche la domanda del perché qualcuno che dispone delle conoscenze tecnologiche per costruire un trasmettitore abbia preferito costruire un “armamentario” simile e presumibilmente impiegando più tempo che non realizzarne uno ex novo se pure rudimentale e per cosi dire rabberciato con i materiali comunemente conosciuti?
 
Questo particolare geoglifo sembra essere la parte descrittiva o leggenda di una carta stellare

Portandomi in la con le speculazioni; che si trattasse di superstiti di un antichissimo UFO crash verificatosi agli albori dell’umanità e che non avendo a disposizione che la roccia si siano arrangiati applicando conoscenze ignote e trasformando per cosi dire il campo geomagnetico in una sorta di “radiofaro”, analogamente a come un naufrago cerchi di segnalare la sua presenza col fumo di un fuoco?

Ci potrebbe anche stare e questa ipotesi sarebbe in sintonia con le teorie che sostengono che vi sia stata una influenza aliena sull’evoluzione dell’umanità; inoltre potrebbe essere una spiegazione delle tracce di quella tecnologia cosi avanzata, anche rispetto l’attuale tecnologia terrestre.

Questa ipotesi, pur restando una ipotesi potrebbe essere confermata da quanto si osserva dalle due seguenti immagini in cui si potrebbe ravvedere una certa somiglianza con mappe stellari, oltretutto, la mappa sembra riportare anche veri e propri quadranti e forse le differenze cromatiche del suolo potrebbero essere state intenzionali ed essere relative a specifiche aree dello spazio; per completezza e per chi volesse verificare con Google Hearth, va detto che questa ipotetica mappa stellare si trova a circa 77° 97” ad est del petroglifo “triangolare” e per una più incisiva indicazione “stradale” a circa tre chilometri a sud dell’incrocio delle strade Al Boairat Al Mora e Asdr Al Haytan.
 
Anche nell’area circostante l’aeroporto di Bir Hasanah (circa cinque chilometri di raggio) si possono osservare petroglifi che ricordano, anche se in modo meno appariscente una disposizione stellare, però tra queste si osservano in modo più o meno marcato i segni di insediamenti che potrebbero essere relativi ad un periodo piuttosto recente se non contemporaneo e probabilmente per alcune di queste si tratta di vecchie strutture militari, considerando appunto gli spinosi rapporti che intercorrono tra i due paesi confinanti. (Egitto ed Israele)

Ciò non di meno è possibile che tra le sabbie desertiche dell’area si possano celare insediamenti risalenti a epoche passate e praticamente scomparsi dalla memoria storica.
 

Ucraina. USA, Russia e la Terza Forza...

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Sarà l’Ucraina del sanguinario Porošenko il focolaio da cui divamperà la paventata (e progettata) Terza guerra mondiale? Pare che la feccia abbia proprio deciso di far scoppiare un conflitto su larga scala, ricorrendo ad una serie di maldestre operazioni false flag.

Se, infatti, succederà il finimondo, non sarà tanto per i pur indiscutibili contrasti tra Stati Uniti e Russia, ma per una precisa volontà di distruzione. E’ una volontà che proviene da una Terza forza, un centro occulto di potere che istiga i contendenti a combattersi, a dilaniarsi vicendevolmente. Il modus operandi di questa Terza forza – i Gesuiti? Una Ur-lodge reazionaria? Una coalizione bellicista internazionale? – è il seguente: destabilizzare per stabilizzare, ossia distruggere per costruire un nuovo assetto planetario di tipo tirannico.



Ricordiamo che la Merkel e Putin sono affiliati alla medesima loggia, la Golden Eurasia: è possibile che essi fingano di essere antagonisti, mentre mirano allo stesso scopo. Lo stesso Putin ha accesso alla cabina di regia o recita una parte? Fatto sta che, ipso facto, il Presidente russo potrebbe distruggere l’avversario statunitense, senza sparare un solo colpo, ossia mostrando al mondo le prove satellitari del 9 11 come inside job.

Se lo statista non gioca quest’asso, che cosa si deve arguire? Fatto sta che immani stragi potrebbero essere evitate, se la verità fosse gridata ai quattro venti. Si privilegiano forse altre strategie, improntate al temporeggiamento ed al compromesso o a qualcosa di peggio: si strappa la Crimea all’Ucraina, ma restano poi molti nodi da districare.

La politica attuale è simile ad un gioco delle parti: le azioni sul proscenio mimano altre azioni che, a loro volta, adombrano obiettivi difficili da concepire. I ruoli sono intercambiabili ed il pubblico non è messo al corrente, per mezzo degli a parte o dei monologhi, delle vere intenzioni che animano gli attori-personaggi.

Qual è la vera partita che si sta giocando? Quale ruolo ricoprono i Gesuiti per lo meno nel contesto europeo? Non dimentichiamo che l’influente compagnia fondata da Ignazio de Loyola, dispone già di pezzi forti sulla scacchiera: l’ambiguo papa Bergoglio, Mario Draghi, Presidente della Banca centrale europea e, da poco tempo, il Capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella. Tale egemonia qualcosa dovrà pur significare.

Decisivo in questo gioco di specchi, dove una singola immagine si frantuma in mille parvenze, è il ruolo dei media, anzi della propaganda: sceneggiate si susseguono a sceneggiate, attentati-farsa si sommano ad incidenti-farsa.

La natura teatral-televisiva del mondo odierno non inganni: se i casus belli sono finti e persino esilaranti nella loro inverosimiglianza, le conseguenze sono e rischiano di essere cruente. I passaporti delle “spie russe” (sic) sono falsi, ma le bombe e le carneficine sono tragicamente vere.

Israele - Popolo Eletto

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Ascolta, Israele,
HaShem il nostro Elohim,
HaShem è Uno.
Poiché tu sei un popolo separato per l’Eterno
che è il tuo Elohim;
l’Eterno, il tuo Elohim,
ti ha scelto per essere il Suo tesoro particolare
fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra.
- Devarim 6:4; 7:6 -

 
Il problema dell’identità della chiesa nei confronti di Israele
 
Quando i Giudei (ovvero, gli “Ebrei”) sono ritornati alla loro terra e si sono costituiti uno Stato indipendente con il nome di Israele, nome ineccepibilmente legittimo, sorse nella chiesa una crisi d’identità: chi sono gli eletti?, oppure: chi è Israele? I Giudei, o coloro che hanno accettato Yeshua come il Messia?
 
Per due millenni la chiesa ha preteso di sostituire Israele come popolo eletto, inventandosi dottrine umane ed interpretazioni erronee, rinnegando le proprie radici ebraiche e svuotando il messaggio apostolico dalla sua ebraicità.
 
L’impossibilità di conciliare le profezie bibliche con la realtà della chiesa fu apparentemente risolta con la definizione di un Israele fisico (i Giudei) ed un Israele “spirituale” (la chiesa), che dovrebbe essere la destinataria delle promesse fatte ad Israele (quello vero).
 
L’insieme di queste dottrine viene definito come “teologia della sostituzione”, a cui aderiscono la grande maggioranza delle comunità cristiane, comprese quelle che più sinceramente cercano di seguire gli insegnamenti biblici, nonché alcuni gruppi cosiddetti “messianici” che malgrado abbiano ricevuto luce sulle profezie riguardanti la Casa di Israele, non hanno abbandonato l’atteggiamento anti-giudaico.
 
Nelle chiese evangeliche la teologia della sostituzione è rappresentata principalmente dal dispensazionalismo, che implica teorie anti-bibliche come il premillennialismo, il pre-tribolazionismo, l’antinomianismo, ovvero, diverse forme di anti-giudaismo... tutto semplicemente per creare nella storia della redenzione una “parentesi” che giustifichi l’esistenza della chiesa come erede dell’elezione che originalmente –e per sempre– appartiene a Israele.
 
La soluzione a questo problema si trova nelle Scritture, in un modo chiaro e preciso. I Profeti ci parlano di UN solo popolo eletto, che è Israele, composto da due realtà ben distinte e separate, che non sono Israele e la chiesa, bensì la “Casa di Yehudah” e la “Casa di Israele”, sulle quali ci sono profezie specifiche riguardanti o l’una o l’altra, per tutti i tempi, senza alcuna “parentesi” in cui ci sia posto per alcun altro popolo o entità sostitutiva.
 
La Casa di Yehudah e la Casa di Israele formano l’Assemblea di Israele -Kahal Yisrael-, il popolo eletto, ed è in questa assemblea che i gentili devono essere “innestati” per poter partecipare alle promesse.
 
Prima di studiare l’aspetto teologico è necessario chiarire alcuni concetti e definizioni dal punto di vista storico-biblico, fondamentali per lo studio delle profezie. Oggi i termini “Ebreo”, “Israelita” e “Giudeo” sono considerati sinonimi, ma nelle Scritture assumono significati diversi con l’evolversi della storia.
 
Chi sono gli Ebrei?
 
In Genesi 10:21 è scritto “Shem, padre di tutti i figli di Eber”. Cosa significa questo? Perché Eber, il quinto di undici patriarchi da Noach a Avraham è nominato in modo specifico come il progenitore di una discendenza che crediamo inizia solo sei generazioni dopo? Eber è infatti il progenitore di molti popoli e la sua discendenza si divide in due rami separati, e da solo uno di questi rami discende poi Avraham, il “padre degli Ebrei”.

Poi in Genesi 14:13 leggiamo: “Avraham, l’Ebreo” ‒ quindi, Avraham, il progenitore degli Ebrei, era già un Ebreo! Infatti, documenti storici dell’epoca di Avraham parlano di un popolo o gruppo di popoli dispersi tra l’Egitto e la Mesopotamia denominati “Ebrei”, “Apiru”, “Habiri”, un popolo senza un territorio definito, abitante nelle principali città del Medio Oriente, spesso in Egitto per commerciare oppure per stabilirvisi... proprio come Avraham. Da ciò si deduce che gli Ebrei in origine non erano soltanto i discendenti di Israele, ma anche un’infinità di popoli, inclusi molti dei nemici di Israele, quali Ammon e Moav.

La storia dell’elezione inizia proprio qui: In Genesi 12:1-3 è scritto:
 
“Or l’Eterno disse ad Avraham: Vattene dal tuo paese e dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre, nel paese che Io ti mostrerò: e Io farò di te una grande nazione e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione; e benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”.
 
Poi in Genesi 17:4-7 è scritto:
 
“Quanto a Me, ecco il patto che faccio con te:...Il tuo nome sarà Avraham, poiché Io ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni... E fermerò il Mio patto fra Me e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto perpetuo...”
 
L’Eterno scelse Avraham tra gli Ebrei per compiere il Suo piano, esortandolo a lasciare il suo parentado. Avraham ebbe poi otto figli, uno dalla serva Egizia, sei da Qeturah, e Yitzhak, il “figlio della promessa”, avuto da Sara, che era Ebrea.
 
L’elezione si restringe, non riguarda tutti i discendenti di Avraham, ma solo quelli di Yitzhak. In Genesi 24:3-4, leggiamo che Avraham fa sposare Yitzhak all’interno del suo parentado (che prima ha dovuto lasciare!) per poter adempiere il Patto in base al quale è stata stabilita la sua elezione.
 
Yishmael sposò un’Egizia; degli altri figli di Avraham non sappiamo più nulla. Sappiamo solo che l’elezione continua solo attraverso Yitzhak. Yitzhak ebbe due figli, Esau e Yakov. Esau, oltre a rinunciare ai suoi diritti di primogenitura, sposò donne Cananee, e fu escluso dalla promessa.
 
L’elezione di Israele si completa con Yakov, secondo è scritto in Genesi 28:1-5, con il suo matrimonio all’interno della famiglia di suo padre, e la promessa fatta ad Avraham è confermata a lui, come leggiamo nei versi 3 e 4:
 
Genesi 28:3-4 “El Shaday ti benedica, ti renda fecondo e ti moltiplichi, in modo che tu diventi un’assemblea di popoli, e ti dia la benedizione d’Avraham a te, e alla tua progenie con te”.
 
Da questa breve riflessione possiamo trarre una prima conclusione:

Elohim scelse prima non un popolo Ebreo (quei “Aramei erranti” della storia conosciuti come “Habiri”) ma un uomo Ebreo, Avraham, ed una donna Ebrea, Sara, e la loro eredità spirituale trasferita alla loro discendenza.
 
L’essere “Ebreo” assume due connotati diversi: l’uno fisico, etnico, e l’altro spirituale. Infatti, dal punto di vista materiale, anche Yishmael e i figli di Avraham e Qeturah sono Ebrei – quindi, molti degli Arabi! –, come lo sono anche gli Edomiti; ma secondo l’eredità spirituale, soltanto i discendenti di Yakov sono Ebrei.
 
Tuttavia, questa eredità spirituale era legata ad una linea genetica, e si perdeva con i matrimoni misti. Ciò significa che non era allora trasferibile ad altri popoli. Solo Yitzhak e Yakov si sposarono all’interno della famiglia di Avraham e di sua moglie Ebrea Sara.

Questa eredità genetica è confermata anche dalla storia: nei documenti antichi, il termine “Habiri” scompare per essere sostituito dal termine “Ivri”, che era applicato esclusivamente agli Israeliti. Gli Ebrei originali (Habiri), dispersi nel Medio Oriente, si mischiarono agli altri popoli, perdendo la loro identità o creandone una nuova, come nel caso di Yishmael ed Esau. Soltanto gli Israeliti conservarono l’identità ebraica.

Tuttavia, gli Israeliti non chiamavano sé stessi “Ivri” (Ebrei), ma erano gli altri popoli che li denominavano in quel modo, riconoscendo la loro origine etnica. Gli Ebrei chiamavano sé stessi “B’ney Yisrael”, Figli di Israele. Tutti gli altri “Ebrei” sono per loro come qualsiasi altro popolo, cioè “Goyim”, “gentili”. Gli Ismaeliti, i Madianiti, gli Edomiti, ecc. erano e sono gentili, malgrado la loro origine comune con gli Israeliti.

In questa fase storica, i termini “Ebreo” ed “Israelita” diventano sinonimi.
 
In Egitto gli Israeliti diventarono una nazione composta da tredici Tribù. Molto probabilmente, erano una componente di quella misteriosa razza chiamata “Hyksos”, popolo monoteista che governò sull’Egitto per circa due secoli. Le Tribù di Israele si svilupparono autonomamente, ed è fattibile che già in questo periodo, quella di Yehudah abbia acquisito delle caratteristiche particolari che si resero evidenti dopo la conquista di Canaan.

Una volta stabilitisi in Canaan, solo la Tribù di Yehudah occupò completamente il suo territorio, tutte le altre convissero insieme ai Cananei, e non li cacciarono com’era stato loro comandato. Nel libro dei Giudici, infatti, Yehudah non è coinvolta nell’alternarsi di periodi di indipendenza e di dominazione straniera, e sembra aver goduto di stabilità.
 
Ad esempio, nel cantico di Devorah, che elogia le Tribù che hanno partecipato alla guerra di liberazione e rimprovera quelle che invece non ne hanno preso parte, non nomina Yehudah.
 
L’assenza di Yehudah come protagonista nel periodo dei Giudici sta ad indicare che era già di fatto una realtà politica definita. Quando tutte le Tribù d’Israele si organizzano per formare un unico Regno, il primo re non fu scelto tra le Tribù che avevano la preminenza, ma da quella più piccola, il cui territorio era in mezzo tra Yehudah ed Efrayim, perché solo in questo modo si poteva garantire l’unità: di fatto, le due Case -Yehudah e Israele- esistevano già.
 
Alla morte di Shaul, il Regno si divide, e David fu per sette anni e mezzo Re di Yehudah prima di regnare su tutto Israele per altri 33 anni. David conquistò Tzion ed edificò Yerushalaym per farla sua capitale, scelta che dal punto di vista politico era strategica perché non era in territorio di Yehudah, ma apparteneva a Binyamin, quindi, “neutrale” tra Yehudah ed Efrayim. Probabilmente, l’unica possibilità di mantenere l’unità del suo Regno. Ciononostante, come esporrò più avanti, la differenza tra Yehudah e le altre Tribù perdurò anche se riunite sotto un unico re e le due realtà si separarono in due Regni alla morte di Salomone.
 
La divisione del Regno non è l’origine della differenza tra le due Case, bensì la conseguenza. Il Regno del Nord, chiamato Israele, adottò un sistema religioso fondato parzialmente sulla Torah, ma con le connotazioni delle religioni dei gentili. Proprio come il cristianesimo è fondato sulla Bibbia, ma intriso di tradizioni pagane. Il Regno di Yehudah invece, anche se con dei periodi di infedeltà, rimase legato alla Torah e al Tempio. Molti Israeliti del Regno del Nord che vollero rimanere fedeli ai Precetti Mosaici si trasferirono a Yehudah, e furono quindi identificati con questa Tribù anche se appartenenti alle altre.

Il Regno d’Israele fu distrutto dagli Assiri, e la sua popolazione fu deportata, per non ritornare più. Così come accadde con gli Habiri e gli altri figli di Avraham, si mescolarono con le altre nazioni e persero la loro identità ebraica. Più di un secolo dopo, anche il Regno di Yehudah cessò d’esistere come realtà politica e la sua popolazione fu deportata in Babilonia, ma conservarono la loro identità nell’esilio e molti ritornarono a Yerushalaym.

Dopo l’esilio in Babilonia, gli unici Ebrei riconosciuti come tali sono quelli della Casa di Yehudah, e sono sin d’allora chiamati “Giudei”, assumendo quindi l’identità di tutto il popolo d’Israele, mentre la Casa di Israele divenne un popolo gentile. Nell’attuale Stato di Israele, i cittadini Ebrei sono identificati nei loro documenti con il temine “Yehudim”, ovvero, “Giudei”, mentre altri cittadini sono Israeliani ma non Giudei, quindi, Israeliani gentili.

In italiano si usa chiamare Ebrei alle persone, che più correttamente dovrebbero definirsi Israeliti o Giudei; in altre lingue come l’inglese, il termine “Hebrew” si riferisce alla lingua, la cultura, ecc., mentre che le persone sono più correttamente definite con il termine “Jew”, derivato da Yehudah.

In conclusione, alla domanda “Chi sono gli Ebrei?”, la risposta dipende dal periodo storico in cui viene formulata: nell’origine erano i discendenti di Eber, poi quelli di Avraham, poi gli Israeliti, e dopo l’esilio in Babilonia, soltanto i Giudei, ovvero, tutti gli Israeliti delle dodici Tribù che appartengono alla Casa di Yehudah, mentre che quelli della Casa di Israele sono al giorno d’oggi gentili.

Come nel principio, il termine “Ebreo” ha due connotati diversi: l’uno fisico, etnico, e l’altro spirituale. Soltanto la Casa di Yehudah ha conservato l’eredità spirituale di Avraham, Yitzhak e Yakov, quindi, dal punto di vista spirituale, solo i Giudei sono Ebrei. Considerando l’aspetto genetico invece, se nel principio era indispensabile rimanere all’interno della famiglia di Avraham e Sara –affinché si formasse una nazione con un’identità definita secondo l’elezione–, nel Patto Sinaitico questa condizione fu abolita, estendendo a tutti i gentili -“Gerim”- che volessero entrare, il diritto a far parte della famiglia d’Israele.
 
Il Patto Sinaitico è eterno, ed è nei parametri stabiliti nel Sinai che la “chiesa” può trovare un posto all’interno del popolo eletto, Israele, come Shaul -detto Paolo- ha scritto: i gentili possono soltanto essere “innestati” nel vero ulivo, che è Israele (Romani 11:17). Lo stesso Shaul, ritenuto da molti il fondatore della chiesa gentile, non ha mai considerato la possibilità che ci sia un secondo popolo eletto al di fuori di Israele, nel quale i gentili possono entrare per partecipare alle promesse!
 
La Casa di Israele e la Casa di Yehudah
 
“Non hai tu posto mente alle parole di questo popolo quando va dicendo: Le due famiglie che HaShem aveva scelto, le ha rigettate? Così disprezzano il Mio popolo, che agli occhi loro non è più una nazione. Così parla l’Eterno: Se Io non ho stabilito il Mio patto col giorno e con la notte, e se non ho fissato le leggi del cielo e della terra, allora rigetterò anche la progenie di Yakov e di David Mio servitore, e non prenderò più dal suo legnaggio i reggitori della progenie d’Avraham, di Yitzhak e di Yakov!”- Yirmeyahu 33:24-26 -
 
Nelle riflessioni sulle profezie delle Scritture, è importante considerare il momento storico in cui vengono pronunciate, ed il soggetto di cui esse parlano. Molte profezie si rivolgono a “tutto Israele” o all’“Assemblea d’Israele” – “Kahal Yisrael”, coinvolgendo tutto il popolo, ma molto spesso, queste sono più specificamente dirette verso la “Casa di Israele” o la “Casa di Yehudah”, che costituiscono le due famiglie del Suo popolo. Quindi, c’è UN solo popolo, al quale appartengono due “famiglie” o “case”, con delle promesse e dei piani di redenzione diversificati fino all’Era Messianica, quando saranno nuovamente riunite.

La separazione di queste due Case viene comunemente attribuita alla divisione del Regno dopo la morte di Salomone, ma come è stato già accennato, in realtà è esistita da quando il popolo era ancora in Egitto!
 
I figli di Yakov – la primogenitura
 
L’origine di Israele, e della sua “doppia identità”, inizia in Egitto, con la storia di Yosef (Giuseppe) e dei suoi fratelli. Yakov ebbe dodici figli, che divennero i patriarchi di tredici Tribù, tre delle quali assunsero un ruolo di “primogenitura” al posto del primogenito secondo la carne, che fu destituito come tale (Genesi 49:4). I figli di Yakov sono: Reuven, Shim’on, Levi, Yehudah, Dan, Neftali, Gad, Asher, Yisaskar, Zevulun, Yosef e Binyamin. Yakov poi adottò i suoi nipoti Menasheh ed Efrayim, due figli di Yosef, che divennero capostipiti di Tribù, quindi Yosef ricevette due Tribù.
La primogenitura fu trasferita a:

* Efrayim – Geremia 31:9
* Levi – Numeri 3:12,41
* Yehudah – Genesi 49:8-10
 
Anche se la primogenitura non è espressamente trasferita a Yehudah, di fatto gli viene assegnato il ruolo di comando su tutti i suoi fratelli, apparentemente, senza un motivo reale perché fu Yosef il figlio prediletto di Yakov, e fu proprio Yehudah che ebbe l’idea di venderlo ai gentili! La Tribù di Levi ottenne la primogenitura sacerdotale, Yehudah la primogenitura politica, ed Efrayim, una primogenitura non meglio precisata, e di fatto mai esercitata su tutto Israele, ad eccezione della giudicatura di Yehoshua (Giosuè), lo stesso nome che dopo l’esilio in Babilonia divenne più semplicemente “Yeshua” (Gesù).
 
Dalla storia di Yosef in Egitto e dalle vicende che coinvolsero lui e i suoi fratelli si può trarre una riflessione escatologica che riguarda i credenti messianici e cristiani, prendendo seriamente in considerazione i loro concetti di redenzione e salvezza.

Nella teologia messianica si fa riferimento al Messia come “ben Yosef” e “ben David”, nelle Sue due venute, prima come “ben Yosef” (figlio di Giuseppe), e poi come “ben David” (figlio di David), Colui che stabilirà il regno d’Israele e Yerushalaym come capo delle nazioni, il Messia che la Casa di Yehudah aspetta. Yeshua era legalmente il figlio di Yosef. Dei personaggi del TaNaKh che preannunciano certi aspetti della vita di Yeshua, colui che ha indubbiamente il maggior numero di somiglianze è proprio Yosef! Consideriamo alcuni di questi aspetti:

* Fu venduto ai gentili per iniziativa di suo fratello Yehudah – che poi divenne preminente tra tutti i suoi fratelli.

* Fu riconosciuto dai gentili, ma non dai suoi propri fratelli, fino a quando egli stesso non si rivelò a loro (quindi, i Giudei non possono riconoscere il Messia finché non sarà il Messia stesso a rivelarsi a loro).

* Divenne il “salvatore” dei gentili, che lo chiamarono “Tzaf’nat-pa’aneach”, ovvero, il “salvatore del popolo”.

* Benché i suoi fratelli non lo riconobbero, egli li salvò lo stesso! – Il fatto che i Giudei non riconoscano il Messia, non incide sulla salvezza, perché il piano di redenzione per i Giudei, come vedremo nel corso di questo studio, è diverso da quello per i gentili.

* Egli si rivelò a loro dopo che i gentili ebbero lasciato la scena (Genesi 45:1). Il Messia dei Giudei verrà, secondo ciò che lo stesso Shaul dichiara, “dopo che sarà entrata la pienezza dei gentili” (Romani 11:25).

Nel frattempo, c’erano anche membri della sua famiglia che lo riconoscevano: Efrayim e Menasheh, i suoi figli, che però allora erano Egizi e non facevano parte d’Israele. Soltanto dopo Yakov li adottò come propri figli e divennero due Tribù, le quali ebbero preminenza sulle altre eccetto su Yehudah.
 
Quindi, Efrayim e Menasheh erano inconsapevoli di essere Israele, ed erano considerati gentili. In Genesi 48:19, Yakov stesso li benedisse dicendo di Efrayim “moltitudine di nazioni”, ovvero, la “pienezza dei gentili” (melo ha-goyim)! A chi si riferisce Shaul con questa stessa espressione in Romani 11:25? Com’è possibile che i figli di Yosef, due tribù d’Israele, di cui uno ebbe la primogenitura, siano “moltitudine di gentili”? E perché, se la primogenitura appartiene ad Efrayim, è stata di fatto esercitata da Yehudah?...
 
Le risposte a queste domande saranno esposte nel corso di questo studio, dopo aver preso in considerazione altri concetti basilari per capire il ruolo d’Efrayim nel piano generale delle profezie.
 
La monarchia in Israele
 
Dopo il periodo in cui le Tribù erano governate dai Giudici, a volte autonomamente e a volte confederate tra di loro (con l’eccezione di Yehudah, praticamente assente nel libro dei Giudici), il popolo d’Israele decise di scegliersi un re “come l’hanno tutte le altre nazioni” (1Shmuel 8:5). La costituzione di tutte le Tribù in un unico regno presupponeva il consolidamento dell’unità nazionale, ma esaminando i seguenti versi delle Scritture, possiamo capire che la Casa di Israele e la Casa di Yehudah erano già realtà definite ed erano considerate come due popoli:
 
“Shaul li passò in rassegna a Bezeq: i figli d’Israele erano trecentomila e gli uomini di Yehudah trentamila”. – 1Samuele 11:8
 
“Allora gli uomini d’Israele e di Yehudah si alzarono, lanciarono il grido di guerra, e inseguirono i Filistei fino all’ingresso di Gat e alle porte di Ekron. I Filistei feriti a morte caddero sulla via di Shaarayim, fino a Gat e fino ad Ekron”. – 1Samuele 17:52
 
“Ma tutto Israele e Yehudah amavano David, perché andava e veniva alla loro testa”. – 1Samuele 18:16
 
“Ishboshet, figlio di Shaul, aveva quarant’anni quando fu fatto re d’Israele, e regnò due anni. Ma la Casa di Yehudah seguì David. David regnò a Hevron nella Casa di Yehudah per sette anni e sei mesi”. – 2Samuele 2:10-11
 
“Trasferendo il regno della casa di Shaul alla sua, stabilendo il trono di David sopra Israele e sopra Yehudah, da Dan, fino a Beer-Sheva”. – 2Samuele 3:10
 
“Così tutti gli anziani d’Israele vennero dal re a Hevron e il re David fece alleanza con loro a Hevron in presenza di HaShem; ed essi unsero David come re d’Israele”. – 2Samuele 5:3

“Da Hevron regnò su Yehudah sette anni e sei mesi e da Yerushalaym regnò trentatre anni su tutto Israele e Yehudah”. – 2Samuele 5:5
 
Shaul, il primo re d’Israele, della Tribù di Binyamin, contava gli uomini di Yehudah separatamente da quelli d’Israele, come un corpo “alleato” del suo esercito. Dopo di lui fu scelto re David, che essendo della tribù di Yehudah, non fu confermato dal resto d’Israele sino dopo sette anni e mezzo, quando gli anziani d’Israele “fecero alleanza” con lui (2Shmuel 5:1-4).
 
In David si conferma la volontà di Elohim di confermare ai Giudei la supremazia in Israele.
 
"HaShem, Elohim d’Israele, ha scelto me, in tutta la casa di mio padre, perché io fossi re d’Israele per sempre; poiché Egli ha scelto Yehudah come principe; e, nella Casa di Yehudah, la casa di mio padre; e tra i figli di mio padre Gli è piaciuto di far me re di tutto Israele”. – 1Cronache 28:4
 
Tuttavia, anche durante il regno di David, saldamente unificato, le due Case rimangono distinte e sono nominate insieme quando si fa riferimento all’intera nazione:
 
“Uriyah rispose a David: «L’Arca, Israele e Yehudah stanno sotto le tende, Yoav mio signore e i suoi servi sono accampati in aperta campagna e io entrerei in casa mia per mangiare, bere e per coricarmi con mia moglie? Com’è vero che HaShem vive e che anche tu vivi, io non farò questo!»” – 2Samuele 11:11
 
Un altro particolare interessante è che la Casa di Israele all’inizio conservò la sua fedeltà a Elohim dovuto al fatto che l’Arca dell’Alleanza dimorava in territorio di Efrayim:
 
“Shaul disse ad Ahiyah: «Fa’ accostare l’Arca di Elohim!» - Infatti l’Arca di Elohim era allora con i figli d’Israele”. – 1Samuele 14:18
 
L’autore scrive nel tempo in cui l’Arca era stata definitivamente collocata nel Tempio a Yerushalaym, quindi, nella nuova capitale di Yehudah, e specifica che allora (nei tempi dei Giudici e di Shaul), era presso “i figli d’Israele”. Uno dei motivi per cui Yarov’am decise di “riformare” il culto ebraico fu precisamente perché l’Arca non era più presso “i figli d’Israele” ma in territorio di Yehudah, e temeva che il popolo andasse a Yerushalaym e quindi ritornasse sotto i re di Yehudah (1Re 12:26-28).
 
Durante il regno di David, possiamo osservare che le due Case rimangono differenziate nella rivolta di Avshalom:
 
“Davide giunse a Mahanayim. Anche Absalom attraversò il Giordano, con tutta la gente d’Israele. Israele e Absalom si accamparono nel paese di Galaad.L’esercito uscì per la campagna contro Israele. La battaglia ebbe luogo nella foresta di Efraim. Là il popolo d’Israele fu sconfitto dalla gente di Davide; la strage fu grande: in quel giorno caddero ventimila uomini”. – 2Samuele 17:24,26; 18:6-7
 
E durante tutto il regno di David, gli eserciti di Israele e di Yehudah si contarono separatamente:
 
“l’Eterno farà ricadere sul suo capo il suo sangue, perché colpì due uomini più giusti e migliori di lui, e li uccise con la spada, senza che Davide mio padre ne sapesse nulla: Abner, figlio di Ner, capitano dell’esercito d’Israele, e Amasa, figlio di Ieter, capitano dell’esercito di Giuda”. – 1Re 2:32
 
Alla morte di Salomone, infatti, la Casa di Israele si costituì in regno indipendente. Come è già stato riferito prima, la divisione del Regno non è l’origine della differenza tra le due Case, bensì la conseguenza. Fu la Casa di Israele a separarsi dalla Casa di David il suo re, ed è la Casa di Israele che deve ritornare a David! Questo ritorno e riunificazione è missione del Messia. Molti Profeti furono inviati alla Casa di Israele, tra i quali Eliyahu ed Elisha (Elia ed Eliseo), per riportarla a HaShem Elohim. La Casa di Yehudah invece, fu quella che rimase fedele alla sua elezione.

Il Regno d’Israele fu distrutto dagli Assiri, e la sua popolazione fu deportata. Questo segnò la fine definitiva del Regno d’Israele, ma non della Casa di Israele, che assunse una connotazione particolare dal punto di vista profetico.
 
Questa è anche l’origine del mito delle Tribù Perdute d’Israele, anzi, non è esatto identificare le Case su una base puramente tribale, perché molti appartenenti alle Tribù del Nord si stabilirono nel Regno di Yehudah per rimanere fedeli alla Torah ed al Tempio – altri d’Israele abitavano già in territorio di Yehudah (1Re 12:17; 1Cronache 9:3); altri si rifugiarono in Yehudah dopo la prima deportazione sotto Tiglatpileser III quando la caduta definitiva di Samaria era imminente. Infatti, nel tempo dei re Hizqiyahu (Ezechia) e Yoshiyahu (Giosia), dopo la deportazione della Casa di Israele in Assiria, si parla della presenza di tutte le Tribù nel Regno di Yehudah – 2Cronache cap. 30, 31 e 34.
 
Anche la Tribù di Binyamin fu “annessa” a Yehudah, e fa parte della Casa di Yehudah. Anche i Leviti rimangono come Tribù sacerdotale nel seno della Casa di Yehudah. Gli Ebrei attualmente si dividono in “Kohanim”, che sono i discendenti di Aharon, “Levi’im” e “Yehudim”.
 
I Profeti
 
Le Scritture sono molto precise nello specificare se i Profeti sono mandati Casa di Israele o alla Casa di Yehudah, perché le profezie che riguardano l’una e l’altra sono particolarmente diverse.

Solitamente, gli esegeti cristiani non riconoscono la differenza essenziale che esiste tra Israele/Efrayim/Casa di Israele da una parte e Yehudah/Casa di Yehudah dall’altra nella sfera profetica, ma identificano entrambe con gli Ebrei/Israeliti/Giudei ed è per questo che non trovano alcun posto per la chiesa o i gentili. È per questo che sono stati costretti ad ascrivere alla chiesa le benedizioni promesse ad Israele – ma rifiutando di prendersi anche le punizioni, che hanno lasciato per gli Ebrei...

Se si studiano accuratamente le profezie, si può accertare che quelle pronunciate sulla Casa di Israele non si sono verificate nel popolo che oggi conosciamo come Ebrei (i Giudei), ma solo quelle specificamente rivolte alla Casa di Yehudah si sono adempiute e si adempiono tuttora nell’attuale popolo d’Israele, ovvero i Giudei – Quindi, a chi si riferiscono quelle sulla Casa di Israele?

Prima di trattare alcuni aspetti delle profezie bibliche, ecco un breve riassunto sui Profeti “scrittori” – come vengono definiti quelli che hanno lasciato le loro profezie scritte nei libri della Bibbia –, la loro appartenenza e i destinatari del loro messaggio:
 
YESHAYAHU (Isaia) - Profeta della Casa di Yehudah, profetizzò sia alla Casa di Yehudah che alla Casa di Israele, nonché a popoli gentili. Durante il suo ministerio, la Casa di Israele fu deportata in Assiria.

YIRMEYAHU (Geremia) - Profeta della Casa di Yehudah, quando la Casa di Israele era già in esilio. Durante il suo ministerio la Casa di Yehudah fu deportata in Babilonia. Profetizzò la restaurazione di entrambe nell’Era Messianica.

YEHEZKEL (Ezechiele) -  Profeta della Casa di Yehudah durante l’esilio in Babilonia, fu mandato a Tel-Aviv in Assiria a profetizzare alla Casa di Israele, che malgrado 120 anni di esilio non si era ravveduta; profetizza anche contro Yehudah e Yerushalaym, e preannuncia la loro restaurazione e riconciliazione con la Casa di Israele nell’Era Messianica.

DANIEL - Profeta della Casa di Yehudah durante l’esilio in Babilonia, la sua profezia riguarda solo la Casa di Yehudah, e le potenze gentili.

HOSHEA (Osea) - Profeta apparentemente della Casa di Israele, la sua profezia si riferisce alla Casa di Israele, divenuta nazione gentile come conseguenza della sua apostasia, enfatizza la specificità della Casa di Yehudah che manterrà sempre il suo carattere di Popolo dell’Eterno, in contrasto con la Casa di Israele, che non lo sarà più fino al loro riscatto finale.

YOEL (Gioele) - Profeta della Casa di Yehudah, profetizzò sulla restaurazione della Casa di Yehudah e di Yerushalaym, e la loro perpetuità come popolo eletto (in contrasto con quello che Hosea dice sulla Casa di Israele). Accenni ad Israele nella totalità, dopo la restaurazione e riunificazione.

AMOS -  Profeta della Casa di Yehudah, inviato contro la Casa di Israele.

OVADIYAH (Abdia) - Profeta della Casa di Yehudah, la sua profezia si rivolge maggiormente contro Edom, ed annuncia il trionfo finale della Casa di Yehudah insieme alla Casa di Israele.

YONA (Giona) - Profeta della Casa di Israele, contro Assiria, una nazione gentile. È notevole il fatto che è stato proprio ad un Profeta della Casa di Israele che Elohim ha mostrato la Sua misericordia verso i gentili. Assiria fu poi la nazione dove la Casa di Israele fu portata in esilio, e gli Israeliti divennero gentili come gli Assiri. Fu anche la prima nazione che si convertì in massa a Yeshua, dando inizio al riscatto delle “pecore perdute della Casa di Israele”.

MIKAH (Michea) - Profeta della Casa di Yehudah, distingue chiaramente la Casa di Yehudah da quella di Israele e profetizza principalmente su quest’ultima. È significativa la profezia del capitolo 5, in cui parla di Beytlechem, di cui annuncia verrà Colui che raggiungerà “i figli di Israele” e li riscatterà da in mezzo alle nazioni. Questo che regnerà sulla Casa di Israele proviene da Yehudah, e farà tornare la Casa di Israele a Tzion.

NAHUM -  Profeta probabilmente della Casa di Yehudah, annuncia la distruzione di Niniveh.

Abbiamo incluso qui Daniel anche se nel TaNaKh non è considerato tra i Profeti, perché il ministero del profeta consisteva principalmente in ammonire il popolo: egli invece riceveva visioni e sogni, e rivelazioni dei sogni del re, ma non esortava il popolo.
 
Nello stesso modo di Yosef, che riceveva sogni e rivelava i sogni del re, ma non predicava al popolo, per cui non era profeta nel senso stretto. Ad entrambi, Yosef e Daniel, si applica meglio il título di “veggente” –chozeh–, piuttosto che di profeta –navi–. Entrambi furono posti come “capi dei maghi ed indovini” in regni pagani, perché erano veggenti ed annunciarono eventi futuri. In questo studio ci interessa in ogni caso quello che Daniel ha scritto ed annunciato, in quanto attinente all’argomento che trattiamo.
 
È da notare che nessuno dei Profeti della Casa di Israele ha mai ministrato sulla Casa di Yehudah. Neppure Eliyahu ed Elisha, i più grandi Profeti, che appartenendo alla Casa di Israele non hanno profetizzato in Yehudah. Infatti, i Giudei non riconoscevano alcun Profeta provenente dalla Galilea (Yochanan/Giovanni 7:52). In 1Re 13, un Profeta di Yehudah, un “uomo di Elohim”, è mandato ad annunciare a Yarov’am la punizione sulla Casa di Israele, ma a sua volta fu punito anche lui per aver dato ascolto ad un profeta della Casa di Israele! Nessuno di Israele ha autorità per profetizzare a Yehudah.

Dei Profeti scrittori, soltanto Hoshea e probabilmente chi ha scritto la storia di Yona appartenevano alla Casa di Israele; tutti gli altri sono Giudei. Hoshea scrisse durante l’apogeo del Regno d’Israele, non in esilio, e la sua profezia è essenziale per capire l’identità della Casa di Israele.

Considerando che Hoshea è l’unico Profeta della Casa di Israele che scrive rivolgendosi alla propria nazione – tutti gli altri Profeti scrittori sono di Yehudah – sarà il primo ad essere preso in esame.
 
Il Profeta riceve da Elohim l’ordine di rappresentare in modo concreto il rapporto tra Elohim e la Casa di Israele, sposando una donna che esercitava la promiscuità nel contesto dei rituali di fertilità dei Cananei (Hoshea 4:11-14). Israele è la sposa di Elohim... proprio come la chiesa lo è dell’Agnello! (Apocalisse 21:9).
 
1:2 HaShem cominciò a parlare a Hoshea e gli disse: «Va’, prenditi in moglie una meretrice e genera figli di prostituzione; perché il paese si prostituisce, abbandonando l’Eterno».
 
“Hoshea” significa “salvezza”, nome che ha la stessa radice di “Yehoshua”, “Yeshua” (Giosuè, Gesù). L’Eterno non avrebbe comandato al Profeta di compiere un atto proibito dalla Torah; la donna è chiamata meretrice in virtù di ciò che essa sarebbe diventata. La donna risponde alle caratteristiche delle prostitute sacre del culto a baal. La promiscuità della donna è in diretto rapporto con l’apostasia, nella stessa maniera in cui viene descritta nel Nuovo Testamento la chiesa apostata.

Tale rappresentazione non è applicabile al Popolo Ebreo (i Giudei) dopo l’esilio in Babilonia; anzi, sin d’allora i Giudei si distinguono da tutti gli altri popoli per il loro zelo della Torah e il loro rifiuto assoluto dell’idolatria. Le caratteristiche attribuite in questa profezia alla Casa di Israele si sono invece verificate nel seno della chiesa. La vita di Hoshea rappresenta il rapporto tra Elohim e la Casa di Israele; la paternità dei figli non è messa in discussione malgrado l’infedeltà della moglie. Il popolo del Patto scivola nel sincretismo, mischiando il culto di HaShem con i rituali pagani; ancora si ritiene “sposa del Signore” mentre di fatto osserva tradizioni pagane.
 
1:6 Lei concepì di nuovo e partorì una figlia. HaShem disse a Hoshea: «Chiamala Lo-Ruhamah, perché Io non avrò più compassione della Casa di Israele in modo da perdonarla».
 
1:8-9 Quando lei ebbe divezzato Lo-Ruhamah, concepì e partorì un figlio. HaShem disse a Hoshea: «Chiamalo Lo-Ammi, perché voi non siete Mio popolo e Io non sarò per voi».
 
La Casa di Israele è definitivamente rigettata. Letteralmente, l’ultima frase dice “Io non sono più l’«Io sarò» (Esodo 3:14) per voi”. Questo non è mai successo con l’attuale Popolo Ebreo, i Giudei; infatti, la Casa di Yehudah è esclusa da queste dichiarazioni e giudizi:
 
1:7 «Ma avrò compassione della Casa di Yehudah; li salverò mediante HaShem, il loro Elohim; non li salverò con l’arco, né con spada, né con la guerra, né con cavalli, né con cavalieri».
 
È chiaro ed evidente che la Casa di Yehudah sono gli Ebrei del Regno fondato da David, che per loro trasgressioni furono anch’essi deportati in Babilonia, ma solo per 70 anni, dopodichè ritornarono a Yerushalaym e sono tuttora riconosciuti come Ebrei. Per loro è prevista la salvezza in un modo diverso, attraverso il loro Elohim, Colui in Cui i Giudei credono. Allora, chi sono al giorno d’oggi quelli della Casa di Israele? A chi va diretta la profezia di Hoshea?
 
1:10 Tuttavia, il numero dei figli d’Israele sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare. Avverrà che invece di dir loro, come si diceva: “Voi non siete Mio popolo”, sarà loro detto: “Siete figli di El Hai”.
 
Il capitolo conclude con una promessa di redenzione, una moltiplicazione fisica ed un ripristino del loro rapporto con Elohim.

“Il numero dei figli d’Israele sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare”, ribadisce la promessa fatta a Yakov (Genesi 32:12). Nella presente situazione, è difficile attribuire un tale moltiplicazione al Popolo Ebreo, cioè ai Giudei, che sono un numero piuttosto ridotto. È altrettanto inapplicabile la dichiarazione successiva, perché fino al giorno d’oggi, i Giudei sono chiamati “il Popolo Eletto”, principalmente dai credenti in Yeshua (che hanno l’autorità spirituale per poterlo dichiarare), ma anche dai loro nemici. Esaminiamo dunque a chi nel Nuovo Testamento queste parole di Hoshea vengono applicate:
 
“E ciò per far conoscere la ricchezza della Sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che Egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra i gentili? Così Egli dice appunto in Hoshea:: «Io chiamerò “Mio popolo” quello che non era Mio popolo e “amata” quella che non era amata; e avverrà che nel luogo dov‘era stato detto: “Voi non siete Mio popolo”, là saranno chiamati “figli di El Hai”». – Romani 9:23-26
 
Shaul sta scrivendo queste parole ai Romani! L’apostolo attribuisce ai credenti gentili le parole che Hoshea pronunciò riguardo la Casa di Israele! Shaul era un dotto Giudeo, conoscitore delle Scritture, discepolo di Gamaliel; poteva forse dare un‘interpretazione palesemente erronea? Shaul afferma che i credenti, che non erano considerati “Mio popolo”, erano i “vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria” – nell’ottica biblica, questa dichiarazione è inapplicabile ai gentili; qui Shaul fa riferimento a Geremia 18:6, i vasi preparati per la gloria sono nel contesto di un messaggio profetico per la Casa di Israele. Sui riferimenti a Israele nelle lettere di Shaul, particolarmente in quella ai Romani, si discuterà più avanti in questo studio.

Hoshea conclude il primo capitolo con la visione di un Israele fedele e numeroso, che alla fine (v. 11), sarà riunito nuovamente a Yehudah sotto un unico Re, il Messia.
 
Nel capitolo 2, il Marito non parla direttamente con la sposa, sono separati. L’adulterio va punito con la morte, ma l’amore di Elohim è più forte della Sua ira. Si prepara la strada del perdono. Lei ha lasciato il suo Elohim per i falsi déi (gli amanti).
 
2:11 Farò cessare tutte le sue gioie, le sue festività, i suoi Noviluni, i suoi Shabat e tutte le sue solennità.
 
Evidentemente, questa profezia non è applicabile ai Giudei, che non hanno mai cessato di osservare il Shabat, i Rosh Hodesh (Noviluni) e tutte le festività istituite nella Torah, anzi, questo zelo nell‘osservanza dei giorni solenni è una delle loro principali caratteristiche che li distinguono da tutti gli altri popoli.

L’abolizione del Shabat e delle festività Ebraiche è invece una realtà tipica della chiesa. Malgrado il Nuovo Testamento non accenni una parola che possa indicare che tali celebrazioni siano state abolite – anzi, piuttosto è scritto:
 
“Non pensate che io sia venuto per abolire la Legge o i Profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della Legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli”. – Matteo 5:17-20

I cristiani, pur riconoscendo nelle Scritture la Parola di Elohim, non osservano i Suoi comandamenti riguardanti le festività solenni e il Shabat, ed insegnano a non osservarli. Sono invece molto legati all‘osservanza di feste pagane quale il natale, la cosiddetta “pasqua” ed altre celebrazioni che l’Eterno non ha istituito, bensì qualcuno come Yarov’am ha “scelto di testa sua” (1Re 12:33). Yeshua piuttosto ha esortato a superare la giustizia degli scribi e dei farisei, non rinnegando ciò che loro facevano giustamente, ma facendolo meglio.
 
2:14 Perciò, ecco, io l‘attrarrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
 
Ricondurre Israele nel deserto, dove è iniziata la sua storia, suggerisce un nuovo inizio.
 
2:16-17 Quel giorno avverrà, dice HaShem, che tu mi chiamerai: “Marito Mio!” e non mi chiamerai più: “Mio Baal!” Io toglierò dalla sua bocca i nomi dei baal, e il loro nome non sarà più pronunciato.
 
Anche questo non può ascriversi ai Giudei, che rispettosamente chiamano Elohim “Adonay”, ma non “baal”. È curioso il fatto che la parola “baal” si traduce “Signore”, come usualmente i cristiani chiamano sia Elohim che Yeshua. La Casa di Israele, da quello che il Profeta dice in questo verso, con questo termine non intendeva un altro dio, ma si rivolgeva al vero Elohim. Anche i cristiani adorano il vero Elohim, non un altro dio, ma si rivolgono a Lui come Egli ha comandato, o usando termini ereditati dal loro passato pagano?
 
2:19 Io ti fidanzerò a me per l‘eternità; ti fidanzerò a me in giustizia e in equità, in benevolenza e in compassioni.
 
Nel futuro glorioso della Casa di Israele restaurata c’è il suo matrimonio con il suo Elohim. La Casa di Israele è indubbiamente la sposa – e la chiesa?...
 
Dal capitolo 4:15 al 6:11 il Profeta parla della situazione immediata, quando Israele e Yehudah sono in conflitto – Yehudah rischiava di cadere alla stessa maniera di Israele. La Casa di Israele è più specificamente identificata con Efrayim e Samaria. La situazione di Yehudah era incerta, il momento storico si riferisce al regno di Achaz, che “seguì l’esempio dei re d’Israele ... seguendo le pratiche abominevoli delle genti che HaShem aveva cacciate davanti ai figli d’Israele” (2Re 16:3). In tali condizioni, Yehudah avrebbe subito la stessa condanna. Nel momento cruciale, quando la caduta del Regno di Israele era imminente, in Yerushalaym regnava Hizkiyahu (Ezechia), un re giusto che cambiò la situazione di Yehudah, evitando la deportazione che invece subì Israele.
 
7:8 Efrayim si mescola con i popoli, Efrayim è una focaccia non rivoltata.
 
9:3 Essi non abiteranno nel paese dell’Eterno, ma Efrayim ritornerà in Egitto e in Assiria, mangeranno cibi impuri.
 
La Casa di Israele è come una focaccia non rivoltata, cotta solo da una parte. Si mescola con i gentili, si perde in mezzo a loro. Mangia cibi impuri. – Nessuna di queste cose possono attribuirsi ai Giudei, che dopo secoli, millenni di dispersione, non si sono mescolati con i gentili, ma conservano la loro identità ebraica. Un’altra loro caratteristica che li distingue dagli altri popoli è che non mangiano cibi impuri. Gli Ebrei generalmente mangiano “kosher”; nel moderno Stato di Israele i negozi di alimentari e ristoranti devono esporre un certificato rabbinico che garantisca che i loro prodotti sono “kosher”. Evidentemente, la Casa di Israele non sono il popolo che oggi riconosciamo come Ebrei; il soggetto di questa profezia non sono loro. Chi è, dunque, la Casa di Israele?
 
9:5 Che farete nei giorni delle solennità e nei giorni di celebrazione dell’Eterno?
 
Ribadisce il concetto già esaminato prima, in 2:11, che la Casa di Israele non osserverà più i giorni stabiliti nella Torah, a differenza dei Giudei, che tuttora li osservano. Sono festività ufficiali nell’attuale Stato di Israele.
 
11:1 Quando Israele era fanciullo, Io lo amai e chiamai Mio figlio fuori d’Egitto.
 
In Matteo 2:15 dice: “...affinché si adempisse quello che fu detto dall’Eterno per mezzo del profeta: «Fuori d’Egitto chiamai Mio figlio»”. È significativo che nell’Evangelo si applica a Yeshua una parola che il Profeta pronuncia in riferimento esplicito ad Israele. Questo argomento sarà trattato più specificamente in seguito, nello studio sul Nuovo Testamento.
 
In 11:8-11, Elohim manifesta la Sua misericordia verso Efrayim (vedi Yirmeyahu 31:18-20), concedendogli una seconda opportunità, un nuovo inizio. La redenzione d’Efrayim avviene per un atto di pura grazia. La salvezza della Casa di Israele passa attraverso la guarigione e la risurrezione, come il Profeta ha anticipato in 6:1-3 :
 
6:1-3 Diranno: “Venite, torniamo all’Eterno, perché Egli ha strappato, ma ci guarirà; ha percosso, ma ci fascerà. In due giorni ci ridarà la vita; il terzo giorno ci rimetterà in piedi, e noi vivremo alla Sua presenza. Conosciamo HaShem, sforziamoci di conoscerlo! La Sua venuta è certa, come quella dell’aurora; Egli verrà a noi come la pioggia, come la pioggia di primavera che annaffia la terra”.
 
Hoshea conclude, nel capitolo 14, con una parola di speranza fondata sull’amore dell’Eterno verso la Casa di Israele, annunciando la sua futura conversione. Conclusione: Il Profeta Hoshea ammonisce la sua nazione, la Casa di Israele, annunciando la loro esclusione dal Patto Mosaico, una condanna definitiva che la colloca allo stesso livello dei popoli gentili. Il suo riscatto avviene non più in virtù del Patto, che la Casa di Israele ha violato, ma in virtù della grazia di Elohim che le concede la possibilità di ravvedimento. Una posizione chiaramente diversa da quella che riguarda la Casa di Yehudah, che malgrado periodi di infedeltà, rimane nel Patto ed il suo rapporto con Elohim continua ad essere regolato secondo la Torah.
 
Hoshea inizia la sua profezia annunciando la punizione della Casa di Yehu a causa del sangue sparso in Yizre’el. Questo sembra contraddire ciò che Elohim stesso aveva ordinato a Yehu attraverso dei Profeti Eliyahu ed Elisha, lo sterminio completo della casa di Achav – 1Re 19:16-17; 21:21-23; 2Re 9:7-10 (vedi: “Conflitto Profetico?”). Dopo Shaul e David, soltanto Yehu è stato unto con l’olio come re d’Israele (2Re 9:3).
 
Yehu era stato veramente scelto da Elohim per compiere la Sua volontà. Elohim stava dando alla Casa di Israele un’opportunità di ritornare al Patto. Yehu doveva ripristinare completamente la Torah, ma si limitò a fare una “riforma”: abolì l’idolatria, le immagini, tutto ciò che era palesemente contrario alle Scritture – ma non completamente, lasciò le basi poste da Yarov’am, le sue feste, il suo modo di servire Elohim. Una storia che trova un sorprendente parallelismo con quella della chiesa...
 

La Stella di Scholz - Il Passaggio di Nemesis

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Nessun altra stella è nota per avere mai avvicinato il nostro sistema in questo modo, cinque volte più vicino di quanto lo sia la stella attualmente più prossima, Proxima Centauri.

Rappresentazione artistica della stella di Scholz e della sua compagna nana bruna (in primo piano) durante il loro passaggio ravvicinato al sistema solare 70.000 anni fa. Dal loro punto di vista, il Sole (a sinistra sullo sfondo) sarebbe apparso come una stella molto brillante. Crediti: Michael Osadciw / University of Rochester.
Rappresentazione artistica della stella di Scholz e della sua compagna nana bruna (in primo piano) durante il loro passaggio ravvicinato al sistema solare 70.000 anni fa. Dal loro punto di vista, il Sole (a sinistra sullo sfondo) sarebbe apparso come una stella molto brillante. Crediti: Michael Osadciw / University of Rochester.

Le stelle che hanno “fatto il pelo” al Sistema Solare sono in realtà sono due. I ricercatori hanno infatti analizzato la velocità e la traiettoria di un sistema binario costituito da una piccola nana rossa, con massa equivalente a circa l’8% di quella del Sole, e una compagna nana bruna ancora più leggera, di massa troppo piccola per fondere l’idrogeno nel nucleo e accendersi come una vera e propria stella. 

La designazione formale della stella è J072003.20-084651.2 WISE, ma è stata soprannominata stella di Scholz per onorare l’astronomo tedesco Ralf-Dieter Scholz che la svelò a fine 2013.

La sua traiettoria indica che la stella di Scholz 70.000 anni fa passò a circa 52.000 unità astronomiche di distanza da noi, ovvero più o meno 0,8 anni luce o 8.000 miliardi di chilometri. Un tiro di schioppo, in termini astronomici, considerando che Proxima Centauri si trova a 4,2 anni luce. 

Gli astronomi spiegano che con ogni probabilità la stella è passata attraverso la parte più esterna della Nube di Oort, ovvero di quella regione alle estreme propaggini del Sistema Solare in cui si pensano pullulare placide miliardi di comete, in attesa che una qualche perturbazione le scaraventi a precipizio verso la gravità solare.

Eric Mamajek dell’Università di Rochester e Valentin D. Ivanov dell’ESO (European Southern Observatory), due autori della ricerca, si sono interessati alla stella perché sembrava muoversi molto lentamente nonostante fosse relativamente vicina, a circa 20 anni luce. “La maggior parte delle stelle in questa zona mostrano un moto tangenziale molto più grande – spiega Mamajek. Il basso moto tangenziale e la vicinanza lasciavano presumere o che la stella si stava dirigendo direttamente verso il Sistema Solare, oppure che aveva avuto un ‘recente’ incontro ravvicinato e ora si stava allontanando. 

Le misure di velocità radiale erano più coerenti con la seconda ipotesi, che stesse allontanandosi dal Sole. Dunque, ci siamo resi conto che doveva aver compiuto un passaggio ravvicinato non troppo tempo fa”.

Per ricavare la traiettoria della stella, agli astronomi erano necessari due diverse informazioni, la velocità tangenziale e la velocità radiale, che sono state ottenute da Ivanov e collaboratori mediante osservazioni con gli spettrografi montati sui grandi telescopi Southern African Large Telescope (SALT), in Sud Africa, e Magellan, a Las Campanas in Cile. Da questi dati si è potuto stabilire che la stella di Scholz si sta allontanando dal nostro Sistema Solare dopo averlo visitato molto da vicino circa 70.000 anni fa.

Il telescopio internazionale SALT, Southern African Large Telescope, è il più grande telescopio ottico singolo dell’emisfero sud, con uno specchio composito di 11 metri. Si trova a in Sud Africa, a circa 400 km da Città del Capo. Crediti: SALT
Il telescopio internazionale SALT, Southern African Large Telescope, è il più grande telescopio ottico singolo dell’emisfero sud, con uno specchio composito di 11 metri. Si trova a in Sud Africa, a circa 400 km da Città del Capo. Crediti: SALT

Il gruppetto guidato da Mamajek non si è accontentato di stabilire un nuovo record per quanto riguarda le stelle che si avvicinano alla nostra, ma ha preso l’occasione anche per demolire quello precedente, appartenente alla cosiddetta “stella canaglia” HIP 85.605. Finora si prevedeva che HIP 85.605 si sarebbe avvicinata al Sistema Solare in un periodo compreso tra 240.000 e 470.000 anni da adesso. Tuttavia, il nuovo studio indica come la distanza originale di HIP 85605 sia stata probabilmente sottostimata di un fattore dieci, il che non la condurrebbe neanche a sfiorare la Nube di Oort.

Il passaggio ravvicinato della stella di Scholz, dicono i ricercatori, probabilmente non ha indotto particolari perturbazioni nella Nube di Oort, senza scatenare una “pioggia di comete”. Mamajek ci tiene però a sottolineare che “altri perturbatori dinamicamente importanti possono essere in agguato tra stelle vicine” e ricorda come con la missione spaziale europea Gaia, lanciata di recente, si preveda di tracciare le distanze e misurare le velocità di un miliardo di stelle. Con i dati di Gaia, gli astronomi saranno in grado di dire se e quali altre stelle possono avere avuto un incontro ravvicinato con noi nel passato, oppure lo avranno in un lontano futuro.

Attualmente, la stella di Scholz è una piccola, debole, nana rossa nella costellazione dell’Unicorno, a circa 20 anni luce di distanza. Se torniamo indietro di 70.000 anni e proviamo a immaginarla nel punto più vicino del suo volo radente sul sistema solare, sarebbe una stella di decima magnitudine, circa 50 volte più debole di quanto necessario per distinguerla a occhio nudo, pur nella perfetta tenebra notturna della preistoria. 

Tuttavia la stella è magneticamente attiva, il che può causare dei brillamenti che occasionalmente la rendono migliaia di volte più luminosa. E’ quindi possibile, in linea teorica, che la stella di Scholz sia stata visibile ad occhio nudo dai nostri antenati di 70.000 anni fa, durante le poche ore – o minuti – in cui durano i rari brillamenti. Statisticamente poco probabile, ma non per questo meno suggestivo.

E se in realtà non si fosse allontanata? ... Se fosse la Nemesis intorno alla quale orbitava quel Nibiru di Sitchin e degli Anunnaki?


Boris Nemcov e gli eroi dell'Occidente

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Che ci sia qualcosa di strano e di oscuro nell’assassinio di Boris Nemcov a Mosca, non lo dimostrano le circostanze peraltro abbastanza prevedibili per un uomo dedito all’alcol, al gioco, alle donnine e soprattutto immerso in rapporti opachi e poco chiari con parecchi oligarchi, ma tutto quello che di lui non viene detto dai media occidentali per accreditare l’immagine di un temibile avversario di Putin. E quindi per adombrare un ennesimo “delitto del tiranno”.
 
Il fatto è che  Nemcov era ormai una sorta di relitto della dissoluzione dell’Urss, un politico insignificante ,capo non si sa quanto riconosciuto di una galassia di partitini di estrema destra liberista al 5%  e di fatto in via di scomparsa nei sondaggi tanto che all’ultima manifestazione vera in cui tentò di essere protagonista, nel dicembre del 2011, fu persino fischiato e cacciato dal palco dai suoi stessi amici: era proprio l’ultimo dei problemi del leader russo, rendendo ridicola l’ipotesi di una mano del Cremlino dietro la sparatoria.
 
Nemcov accanto alla Thimoshenko

Ma si fa sapere in base a dichiarazioni successive che Nemcov  aveva organizzato una sorta di raduno per il primo marzo nel quale avrebbe sostenuto la responsabilità russa nella vicenda ucraina. La manifestazione arancione, si è svolta egualmente, ma in ricordo di Nemcov e l’unico fatto saliente del raduno (7000 persone, poi portate a 16mila e ancora a 45mila e infine a 70mila nei report occidentali)  è stato il fermo temporaneo del deputato ucraino Alexey Goncharenko, ricercato in Russia in relazione agli scontri di Odessa del maggio 2014 durante i quali una cinquantina di manifestanti filorussi morirono nell’incendio della Casa della Cultura. Goncharenko in seguito fu lodato dall’ambasciatore Usa a Kiev per l’opera patriottica.

Ecco dunque che attraverso l’Ucraina la mano di Putin rientra magicamente in gioco. Tuttavia nessuno dei media mainstream occidentali, dico nessuno, spiega che l’eroe democratico Nemcov, fu l’uomo che nel 1993, fece bombardare e assaltare il parlamento russo che si era opposto al golpe anti costituzionale di Eltsin: morirono  187 persone secondo i secondo i resoconti ufficiali.
 
Fu dopo questa impresa democratica e le successive liberalizzazioni selvagge che trascinarono nell’indigenza decine di milioni di persone che ricevette le lodi della signora Thatcher.
 
Probabilmente sarebbe andato oltre la carica di vicepremier con il compito di riformare l’industria del petrolio e del gas, se la crisi economica  selvaggia, frutto dei “consigli” dell’Fmi, non lo avesse costretto a dimettersi.
 
Ma quell’episodio svela la natura esile e pretestuosa delle concezioni democratiche dell’ uomo e conferma la natura fittizia della democrazia usata come schermo alle manovre geopolitiche.

Insomma sarebbero questi gli uomini della libertà, questi gli eroi in via di glorificazione. Queste sarebbero le bandiere dell’occidente.
 
Persone per le quali l'ambasciatore degli Stati Uniti in Russia John Tefft sabato ha visitato il luogo dell’omicidio del politico russo Boris Nemzov.

L'ambasciatore è arrivato sul luogo dell’uccisione sul Grande ponte sulla Moscova accompagnato da personale della missione diplomatica. Sul luogo della morte  di Boris Nemzov l'ambasciatore degli Stati Uniti ha deposto un mazzo di fiori con la bandiera dell'Ucraina.

"Io sono qui oggi, insieme con i miei colleghi dell'ambasciata di esprimere il nostro rispetto a Boris Nemzov” ha detto ai giornalisti Tefft.

Egli ha ricordato come il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il segretario di stato John Kerry hanno rilasciato dichiarazioni poco dopo la morte del politico che ne hanno denunciato il crimine e chiesto di indagare su ciò che è accaduto, riferisce la RIA Novosti.

"Siamo qui oggi per conto del presidente e del segretario di stato e del popolo americano ad esprimere il rispetto per il grande patriota della Russia" ha aggiunto Tefft.

Pravda.ru ricorda che il politico russo Boris Nemzov in passato ha ricoperto una serie di alti incarichi nel Governo della Federazione Russa, convertitosi all’opposizione, nella notte di sabato è stato ucciso nel centro di Mosca.
 
Gli inquirenti stanno esaminando tutte le versioni sulla morte di Nemzov, tra cui l’omicidio. Il portavoce il Presidente russo Dmitri Peshkov ha detto che, secondo Vladimir Putin, è stato "un brutale omicidio con tutti i segni della predeterminazione, avente esclusivamente  carattere provocatorio". Il Presidente ha espresso le condoglianze ai parenti di Nemzov ed ha incaricato i dirigenti del Comitato Investigativo, il Ministero dell'Interno e l’FSB di creare un gruppo di lavoro mantenendo le indagini sotto la sua personale supervisione.
 
Non ha nemmeno molto interesse sapere se Nemcov sia stato ucciso per qualche sgarro, rivalità o appropriazione indebita o la sua esecuzione sia frutto di un disegno per indebolire Putin, come purtroppo è probabile.
 
Tutti questi uomini e queste bandiere sono ormai color fango, espressione di una menzogna globale finalizzata tra le altre cose a nascondere i successi della politica economica di Putin.
 
La prima cosa fatta da Putin una volta preso il potere è stato quello di sterminare e perseguitare gli oligarchi russi (alcuni giocano a Subbuteo in inghilterra ancora oggi, altri si sono accidentalmente avvelenati col polonio, altri ancora si sono presi il raffreddore in Siberia) e rimettere nelle a mani dello Stato o di suoi uomini di fiducia le grandi aziende ex sovietiche legate alle risorse naturali. Per il resto scegliete voi la storia di quest’uomo che vi piace di più, ma per quello che conta (per i Russi):
Schermata_2013-12-18_alle_08_58_53Schermata_2013-12-18_alle_09_21_04Nel corso dei dibattiti che si sono svolti nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri della Russia, Serguei Lavrov, ha richiamato tutti i paesi associati a “prendere misure drastiche immediate per ristabilire la giustizia e disfarsi del doppio standard nella politica internazionale”. In questo contesto si è riferito, tra gli altri, alle crisi che attraversano l’Ucraina e la Siria.



Nel corso del suo discorso, Lavrov ha stigmatizzato il fatto che, quanto accade oggi nel mondo, affossa i principi fondamentali delle nazioni Unite. In questo senso, ha parlato circa i numerosi esempi di violazioni dei principi fondamentali della carta delle Nazioni Unite, come l’indipendenza e l’eguaglianza sovrana degli Stati, la non ingerenza nelle questioni interne degli Stati, la soluzione pacifica delle controversie.
 
“Basta ricordare il bombardamento della Serbia (cui partecipò anche l’Italia con il governo D’Alema) l’occupazione dell’Iraq sotto un falso pretesto (….), la brusca manipolazione del mandato del Consiglio di Sicurezza che si è trasformata nella distruzione ed il continuo caos in Libia”, ha detto. “Tutto questo è il risultato dei tentativi di assicurarsi una posizione dominante nelle questioni mondiali, di governare tutti e in tutte le parti, per utilizzare la forza militare unilateralmente per promuovere i propri interessi”, ha proseguito.
 
Il cancelliere russo ha enumerato i metodi spiacevoli che si utilizzano nella ricerca dell’illusione della dominazione globale”. Così ha detto si ricorre alla pressione massiccia sugli Stati sovrani, ai tentativi di imporre le proprie decisioni e le norme nella sfera politica, economica ed ideologica.
 
Per gli Stati più disobbedienti viene previsto l’utilizzo delle tecnologie occulte che provocano agitazioni interne (rivoluzioni arancioni) e le operazioni di cambio di regime. In questo contesto, rientra la sobillazione del colpo di Stato anticostituzionale aperto in Ucraina”. Ha affermato Lavrov.

D’altra parte ha segnalato che le restrizioni unilaterali più conosciute come le sanzioni, portano soltanto ad un confronto e complicano la ricerca congiunta di soluzioni ai problemi.

 Inoltre il diplomatico russo ha condannato la guerra di informazioni che “sta avvelenando seriamente” l’ambiente internazionale.

Putin: .”Non ci sarà uno scenario di guerra apocalittica con l’Ucraina”

Putin ha dichiarato nel corso di una intervista che “se gli accordi di Minsk, verranno rispettati, la situazione in Ucraina si normalizzerà. d’altra parte  questi accordi”, ha sottolineato Putin, “sono un documento non soltanto approvato dalle  quattro parti che hanno partecipato ai negoziati ma sono  stati  anche consolidati dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e di conseguenza costituiscono uno strumento giuridico internazionale”.

Putin ha risposto  indirettamente al ministro degli esteri ucraino, Vadym Prystaiko, il quale, il 21 febbraio ha dichiarato alla CBS: “Non vogliamo spaventare tutti, ma ci stiamo preparando per una guerra su vasta scala”.

“Il mondo deve raddrizzare la spina dorsale e non deve avere paura se l’Ucraina entra in guerra contro una potenza nucleare. L’Ucraina vuole armi letali e la formazione per usarle”, ha detto ancora Prystaiko.

Una guerra tra Mosca e Kiev? “ Sarebbe uno scenario apocalittico, che spero non arrivi mai”. Lo ha affermato il capo di stato Vladimir Putin, che ha dato un’intervista al canale televisivo russo Rossia 24, durante la quale  ha parlato del conflitto nel  Donbas.

Il leader russo ha detto di ritenere che, nonostante le promesse del presidente ucraino Petro Poroshenko di una “possibile reintegrazione” della Crimea all’Ucraina,  un conflitto militare tra Kiev e Mosca “è uno scenario apocalittico difficilmente possibile, e spero che non arrivi mai” ha detto Putin, definendo le dichiarazioni di Poroshenko “revanscismi”.

Questo perchè “le persone che vivono in Crimea, hanno fatto la loro scelta di autodeterminazione, che deve essere trattata con rispetto” ha detto. Allo stesso tempo, egli ha sottolineato che “la Crimea come era, rimane, con russi, ucraini, tatari di Crimea, greci e tedeschi”. “Sarà una casa comune per tutte queste persone,” ha detto Putin.
 
 

I Geoglifi del Sinai - Seconda Parte

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Tratto dal sito seguente continuiamo la presentazione della serie di articoli del 2012 scritti da "Alessio"...
 
 
Proseguendo la panoramica dei geoglifi del Sinai, un’altra area particolarmente interessante è quella relativa campo aereo di Bir Gifgafa, probabilmente un aerodromo di natura militare, in seguito vedremo il perché di tale ipotesi, comunque per quanto riguarda l’area ad Est pur non essendo particolarmente interessante per la tipologia dei petroglifi, questi sembrano avere particolarità e qualità agrimensori che per quello che è la tecnologia moderna risulterebbero essere fuori tempo; da quello che si può osservare sono una serie di segni che per dimensione, equidistanza ed orientamento ricordano una scala metrica di quotature riportata sul terreno.
 
Questi petroglifi potrebbero essere conseguenti misurazioni topografiche della zona, la domanda è che utilità vi sarebbe se questi fossero stati realizzati in tempi moderni.

Penso che sia da escludere una loro funzione militare perché oggettivamente, se fossero segni di orientamento per i piloti, queste indicazioni verrebbero sfruttate anche dall’eventuale nemico; inoltre, da quanto si osserva, sembra che tra le varie “quotature” non vi sia una particolare relazione se non quella della lunghezza dei segmenti e della loro distanza non ché un allineamento che si estende per una retta di circa venti chilometri con una inclinazione approssimativa di 117 gradi in direzione Sud-est.
 
La retta immaginaria però ci riporta all’area di cui avevo parlato nel precedente intervento in cui è anche possibile osservare segni analoghi se pure spostati a nord della specifica area.
 
Sempre in relazione al precedente intervento, spostandoci nei pressi della cittadina di Hasna, si osserva che sia a nord, lungo un’asse di circa 7 chilometri che a sud ad 1 chilometro di distanza, ritrovano analoghi petroglifi “elettronici”.
 
Petroglifi "elettronici" anche nei pressi della cittadina (paesello) di Hasna
 
Nella stessa zona si osservano altri petroglifi e sul lato ovest della strada Asdr Al Haytan proseguendo verso Sud-ovest si osservano dapprima una serie, presumo mastabe, disposte in modo casuale e disordinato di dimensioni pressoché identiche, anche se sono presenti anche di dimensioni più ridotte ma sostanzialmente di forma quadrata, sul lato Est, invece si osservano quelli che potrebbero essere dei tumuli delle dimensioni di una decina di metri, anch’essi disposti in “ordine sparso” e tra essi si percepiscono i resti di alcuni ulteriori petroglifi.

Procedendo sempre sulla suddetta strada, le mastabe, o perlomeno quello che sembrano esserlo, assumono un ordinamento regolare, è possibile che queste strutture possano essere dei depositi di un qualche tipo e con i petroglifi non “c’azzecano” nulla, ma ho ritenuto dover far presente questa stranezza, perché data la quantità di depositi, le relative dimensioni dei singoli magazzini e le dimensioni del paese di Hasna, risulta essere una “configurazione” insolita ed incongrua; comunque procedendo verso Sud sulla Asdr Al Haytan dopo aver percorso una trentina di chilometri, verso il lato Ovest, a 2 chilometri nel deserto, ci si imbatte nuovamente in altri petroglifi, alcuni assomigliano a quelli precedentemente illustrati, mentre altri sono altamente inconsueti e si distinguono per le linee che sia graficamente che per una qualsiasi utilità risultano quasi il pasticcio di un bimbo che prende in mano la matita per la prima volta.
 
Altri petroglifi "elettronici" a Nord di Hasna, se pure le immagini satellitari siano di minor qualità, si sosserva la stessa tipologia di quelli osservabili nella precedente immagine.

Facendo il punto su quanto si osserva, la conclusione che verrebbe di trarre è che sostanzialmente i geoglifi abbiano un sottile filo conduttore che li accomuna in qualcosa che ha a che fare con le stelle, il loro allineamento, con il geomagnetismo terrestre ed in linea del tutto ipotetica una sorta di elettronica di natura geologica; indubbiamente, potrebbe essere il materiale su cui costruire la sceneggiatura per un avvincente film di fantascienza o se si vuole di fantastoria in cui occorrerebbe soltanto delineare i ruoli degli attori, aggiungere un po di tinte fosche da spystory con venature complottiste, un finale aperto, et voilà, un probabile grande successo cinematografico, se non una trilogia o quadri logia e perché no? Un bel seequel televisivo.

Comunque tornando ai petroglifi, la prova provata che abbiano uno stretto legame con le stelle lo si evince da questa immagine che lascia ben poco all’immaginazione e alle speculazioni ed ancor meno ad interpretazioni alternative ed indubbiamente raffigura senza alcun dubbio, una versione del sistema solare o quantomeno, di un sistema planetario, se non esattamente il nostro, in cui sono raffigurate persino una decina di corpi cometari, e quelli che potrebbero essere i loro percorsi extra solari; tralasciando il raffronto con quanto oggi sappiamo del nostro sistema solare, non ci si può esimere dal chiedersi, sempre che tali manufatti siano relativi a popoli che realizzassero tali opere a scopo votivo, come potevano avere una, se pur parziale conoscenza del “funzionamento” di un sistema solare e della posizione e delle direzioni di corpi celesti come le comete?
 
E’ relativamente recente, la scoperta che l’origine delle comete è quella sorta di pulviscolo che circonda il nostro sistema solare ed è chiamata appunto la nube di Oort e se pure non se ne hanno evidenze visuali, si presume abbia un raggio di circa 1,5 anni luce dal centro solare, quindi, è sorprendente la dovizia di particolari astronomici che presunte comunità primitive disponevano, inoltre, c’è un altro particolare che non dovrebbe essere sotto valutato, ossia la morfologia specifica del terreno su dove è stato realizzato il geoglifo che nel complesso sembri rappresentare il sistema solare al di dentro della nube di Oort; altra cosa insolita che si evince dal geoglifo, sono quelle strane linee, simili tra di loro per forma e lunghezza disposte quasi a circondare il sistema planetario, cosa potrebbero rappresentare?
 
Questa immagine fa parte di un trittico che raffigurerebbe in chiave simbolico-esoterica l'evoluzione del sistema solare.

Forse stringhe energetiche che percorrono il sistema solare, delle ipotetiche linee gravitazionali relative a materia oscura presente nello spazio dello stesso sistema solare all’interno della nube di Oort?

Elaborando l’immagine precedente, si enfatizzano le particolarità del suolo che sembra proprio dare l’idea del sistema solare fluttuante nell’etere dello spazio, una sorta di 3D rupestre, oppure in un’ottica pittorica assomigliare ad un’opera di Van gogh, e sotto questa luce pensare che il pittore immaginasse il sistema solare scosso da una violenta bufera di fulmini e saette; quello che però mi fa pensare e ritenere che la raffigurazione è relativa al nostro sistema solare, è che una concezione simile è contemplata nelle dottrine esoteriche, soprattutto quelle indiane e tibetane.
 
Altro aspetto che mi fa ritenere che sia il nostro sistema solare è che sia a Nord-est che a Sud-ovest, posizionati su una retta ideale, si trovano due varianti del medesimo “soggetto” e l’allineamento suggerisce una successione temporale, raccontando per “ideogrammi”, una storia, la storia del nostro sistema; facendo riferimento a quel poco di conoscenza in merito a religioni esoteriche, simbolismo ermetico ecc. ecc., il “trittico” sarebbe la rappresentazione in un linguaggio simbolico della palingenesi del nostro sistema solare, in sintesi la raffigurazione più a Nord raffigurerebbe uno stato di “normalità” quello centrale, il verificarsi di una serie di eventi e quello più a Sud ciò che risulta dopo il manifestarsi degli eventi; osservano con attenzione l’ultima sequenza, si nota che i pianeti, si presume siano pianeti, da sei che erano originariamente, sono diventati nove, mentre il sole centrale è scomparso per dare posto ad una specie di rettangolo radiante o con delle porte come nel primo geoglifo, inoltre si ritrova il quadrato, completo su cui sarebbero disposti i pianeti più grandi.
 
Stando a quanto si vede, sembrerebbe che il sistema solare come noi lo conosciamo abbia avuto origine da una serie di eventi catastrofici le cui dimensioni sono inimmaginabili; questa teoria potrebbe avere persino attinenza con quanto si ipotizza per la fascia di asteroidi tra Marte e Giove, la quale sarebbe quello che resta di un antico pianeta che fu distrutto nell’impatto con un altro e seguendo un certo filologico, il pianeta che ha avuto “la meglio” sarebbe il famoso Nibiru il quale dopo lo scontro assunse un’orbita particolarmente ellittica e “fuori asse” rispetto il moto degli altri pianeti.
 
La stessa immagine di prima elaborata per evidenziare i particolari, si osservano comete, flussi energetici e lampi di una qualche natura astronomica, non ché l'insieme dell'immagine potrebbe essere la rappresentazione 3D del sistema planetario.

Comunque tra quanto si osserva da questi geoglifi e quanto contenuto in testi sacri dell’India e del Tibet, ammesso e non concesso che tale raffigurazione si possa riferire a quanto esposto in quei testi, appare comunque evidente che vi sia un comune radice conoscitiva; quanto antica bhé è un mistero perché qualcuno o più di qualcuno deve aver assistito agli eventi descritti per riportarli.

Colgo l’occasione per far notare un qualcosa che a più riprese ho notato in prossimità di molti geoglifi, ossia quegli strani ghirigori che sembrerebbero i segni lasciati da un qualche automezzo; per essere un automezzo dovrebbe essere di un tipo speciale in quanto la larghezza tra ruota e ruota è di circa quattro metri, comunque ipotizzando che a lasciare tali tracce siano stati mezzi pesanti, c’è da domandarsi se il conducente o i conducenti, facessero a gara a chi consumasse più carburante; considerando che anche se nei paesi medio orientali il carburante ha un prezzo irrisorio, sarebbe comunque uno spreco e se pure tali opere fossero state realizzate su “commissione”, il commissionante ne avrebbe chiesto conto.
 
Questa immagine è l'ultima della sequenza e dovrebbe rappresentare il sistema solare attuale, si possono distinguere nove/dieci pianeti. compresa la luna del pianeta terra.

Scartando l’ipotesi della falsificazione, non resta che presumere che tali segni abbiano un significato specifico e questo potrebbe avvallare l’ipotesi della carta stellare, su cui sono riportati quelli che in gergo aeronautico, sono i corridoi arei a cui i velivoli devono attenersi e seguire nei loro spostamenti.

Facendo alcune considerazioni sui petroglifi, sarebbe davvero complesso e oltremodo particolarmente contorto il piano di chi intenzionalmente avrebbe escogitato un tale “imbroglio” e poi, a quale scopo investire tempo e risorse piuttosto consistenti, sia in termini economici che di risorse umane; azzardando una ipotesi, si potrebbe immaginare ad un progetto per lo sviluppo turistico di quelle zone cosi inospitali e disagiate, ma il gioco non varrebbe la candela, perlomeno sul lungo tempo, prima o poi l’inghippo verrebbe scoperto.
 

Il Lapis Exillis e Wolfram von Eschenbach

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Parlando del simbolismo della "pietra angolare", abbiamo avuto occasione di menzionare incidentalmente il lapsit exillis di Wolfram von Eschenbach; può essere interessante tornare più dettagliatamente su tale questione, per i molteplici accostamenti ai quali dà luogo. Formulata in modo così strano, questa espressione può racchiudere più di un significato: è certamente, anzitutto, una specie di contrazione fonetica di lapis lapsus ex coelis, la "pietra caduta dai cieli"; inoltre, questa pietra è, per la sua stessa origine, come "in esilio" nella dimora terrestre, da cui essa deve del resto, secondo varie tradizioni che parlano di tale pietra o dei suoi equivalenti, risalire infine ai cieli.

Per quanto concerne il simbolismo del Graal, è importante notare che, benché quest’ultimo sia comunemente descritto come un vaso e sia dunque questa la sua forma più conosciuta, esso viene anche talvolta rappresentato in forma di pietra, come nel caso particolare in Wolfram von Eschenbach; d’altronde il Graal può essere nello stesso tempo l’uno e l’altra, poiché si dice che il vaso è stato intagliato in una pietra preziosa che, staccatasi dalla fronte di Lucifero durante la sua caduta, è anch’essa "caduta dai cieli".

D’altra parte, quanto stiamo per dire sembrerà aumentare ulteriormente la complessità di questo simbolismo, ma può in realtà dare la "chiave" di certe connessioni: come abbiamo già spiegato altrove, se il Graal è un vaso (grasale), è anche un libro (gradale o graduale); e in certe versioni della leggenda si tratta non propriamente di un libro, ma di una iscrizione tracciata sulla coppa da un angelo o da Cristo in persona. 

Ora, queste iscrizioni, di origine ugualmente "non-umana", appaiono anche in certe circostanze sul lapsit exillis; esso era dunque una "pietra parlante", cioè, se vogliamo, una "pietra oracolare" poiché, se una pietra può "parlare" emettendo dei suoni, essa può anche farlo per mezzo di caratteri o di figure visibili sulla sua superficie (come lo scudo della tartaruga nella tradizione estremo-orientale). 

Ora, da questo punto di vista è anche assai notevole che la tradizione biblica menzioni una "coppa oracolare", quella di Giuseppe, che potrebbe, almeno sotto questo profilo, essere considerata una delle forme del Graal stesso; e, fatto curioso, è detto che proprio un altro Giuseppe, Giuseppe d’Arimatea, divenne il possessore o il custode del Graal e lo portò dall’Oriente in Bretagna; è incredibile che non si sia mai prestato attenzione, a quanto sembra, a queste "coincidenze" piuttosto significative.

Per tornare al lapsit exillis, segnaleremo che alcuni l’hanno accostato alla Lia Fail o "pietra del destino"; infatti, anche questa era una "pietra parlante", e, inoltre, poteva essere in qualche modo una "pietra venuta dai cieli", poiché secondo la leggenda irlandese i Tuatha di Danann l’avrebbero portata con sé dalla loro prima dimora, cui è attribuito un carattere "celeste" o almeno "paradisiaco". 

È noto che la Lia Fail era la pietra della consacrazione degli antichi re d’Irlanda, ed è divenuta in seguito quella dei re d’Inghilterra, essendo stata portata da Edoardo I nell’abbazia di Westminster, secondo l’ipotesi più comunemente accettata; ma può sembrare almeno singolare, da un lato, che questa stessa pietra venga identificata con quella che Giacobbe consacrò a Bethel.8 Non è tutto: quest’ultima, secondo la tradizione ebraica, sembrerebbe essere stata anche quella che seguiva gli Ebrei nel deserto e da cui usciva l’acqua che bevevano, e che, secondo l’interpretazione di san Paolo, non è altro che Cristo stesso; essa sarebbe in seguito divenuta la pietra shethiyah o "fondamentale", posta nel Tempio di Gerusalemme sotto l’ubicazione dell’arca dell’alleanza, e che segnava quindi simbolicamente il "centro del mondo", così come lo segnava, in un’altra forma tradizionale, l’Omphalos di Delfi; e, dal momento che tutte queste identificazioni sono evidentemente simboliche, si può dire con sicurezza che, in tutti questi casi, si tratta in realtà sempre di una sola e identica pietra.

Bisogna tuttavia notare, per quanto concerne il simbolismo "costruttivo", che la pietra fondamentale di cui si è parlato in ultimo luogo non deve assolutamente essere confusa con la "pietra angolare", poiché questa è il coronamento dell’edificio, mentre l’altra si situa al centro della sua base.

Abbiamo detto che nelle pietre di base dei quattro angoli c’era quasi un riflesso e una partecipazione della vera "pietra angolare" o "pietra del vertice"; qui si può certo parlare ancora di riflesso, ma si tratta di una relazione più diretta rispetto al caso precedente, poiché la "pietra del vertice" e la "pietra fondamentale" in questione sono situate su una stessa verticale, di modo che quest’ultima è quasi la proiezione di quella sul piano della base.

Si potrebbe dire che la "pietra fondamentale" sintetizza in sé, pur rimanendo sullo stesso piano, gli aspetti parziali rappresentati dalle pietre dei quattro angoli (questo carattere parziale è espresso dall’obliquità delle linee che le uniscono al vertice dell’edificio). 

Di fatto, la "pietra fondamentale" del centro e la "pietra angolare" sono rispettivamente la base e il vertice del pilastro assiale, che quest’ultimo sia raffigurato visibilmente oppure esista soltanto "idealmente"; in quest’ultimo caso, la "pietra fondamentale" può essere una pietra di focolare o una pietra d’altare (che sono poi la stessa cosa nel loro principio), la quale, comunque, corrisponde in certo modo al "cuore" stesso dell’edificio.

Abbiamo detto, a proposito della "pietra angolare" che essa rappresenta la "pietra discesa dal cielo", ed ora abbiamo visto che il lapsit exillis è più propriamente la "pietra caduta dal cielo", il che può del resto esser messo ancora in relazione con la "pietra che i costruttori avevano gettato via", se si considerano, dal punto di vista cosmico, questi "costruttori" come gli Angeli o i Dêva; ma siccome non ogni "discesa"è necessariamente una "caduta", è opportuno fare una certa distinzione fra le due espressioni. 

In ogni caso, l’idea di "caduta" non potrebbe assolutamente più applicarsi quando la "pietra angolare" occupi la sua posizione definitiva al vertice; si può parlare ancora di "discesa" se si riferisce l’edificio a un insieme più esteso (in corrispondenza al fatto, abbiamo detto, che la pietra può essere posta solo dall’alto), ma, se si considera soltanto l’edificio in sé e il simbolismo delle sue diverse parti, la stessa posizione può esser detta "celeste", poiché la base e il tetto corrispondono rispettivamente, secondo il loro "modello cosmico", alla terra e al cielo. 

Ora, bisogna aggiungere ancora, e su questa osservazione concluderemo, che tutto ciò che è situato sull’asse, a diversi livelli, può essere in certo modo considerato rappresentare le posizioni diverse di una sola e identica cosa, posizioni a loro volta in rapporto con diverse condizioni di un essere o di un mondo, a seconda che ci,si ponga dal punto di vista "microcosmico" o da quello "macrocosmico"; e a tale riguardo indicheremo solo, a titolo d’applicazione all’essere umano, che le relazioni fra la "pietra fondamentale" del centro e la "pietra angolare" del vertice non mancano di presentare un certo rapporto con quel che abbiamo detto altrove sulle diverse "localizzazioni" del luz o "nocciolo d’immortalità".

Il Discorso del 1978 di Sir Eric Gairy, Primo Ministro di Grenada, sugli UFO.

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Si tratta del discorso tenuto dal Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri di Grenada, Sir Eric M. Gairy, all'Assemblea Generale dell'ONU nel novembre del 1978.

In questo lungo ed articolato discorso all'Assemblea Generale dell'ONU, Sir Gairy parla di molti diversi argomenti; la questione degli UFO è solo uno di questi argomenti e nella mia traduzione ho ignorato gli aspetti non ufologici del suo discorso.

Sir Eric essenzialmente ripropone nel discorso del 1978 i punti già espressi in diverse occasioni di fronte alla stessa Assemblea Generale a partire dal 1975, ovvero l'importanza della questione degli Oggetti Volanti non Identificati per l'intera umanità, la realtà del fenomeno, la necessità che questo venga studiato seriamente ed approfonditamente e che le Nazioni Unite si facciano parte diligente nel coordinare a livello internazionale gli studi e disseminarne i risultati.

Questo discorso fu anche l'ultimo che Sir Eric tenne di fronte all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in quanto a metà marzo del 1979 un colpo di stato ordito da un gruppo d'ispirazione marxista lo privò del potere.

Immagine

Il discorso

172. IL PRESIDENTE (con traduzione simultanea dallo spagnolo): L'Assemblea si prepari ora ad ascoltare il discorso del Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri di Grenada. Ho il grande piacere di dare il benvenuto a Sua Eccellenza Sir Eric M. Gairy e di invitarlo a parlare di fronte all'Assemblea Generale.

225. Giungo a questo punto ad una questione di grande interesse per Grenada, una sulla quale continuo ad attirare l'attenzione dell'Assemblea Generale fin dal 1975. Mi riferisco agli Oggetti Volanti Non Identificati (UFO).

226. Grenada è oggi conosciuta nel mondo per gli sforzi tesi a convincere le grandi potenze a condividere le informazioni sugli Oggetti Volanti Non Identificati, principalmente grazie alla persistenza con la quale abbiamo continuato a sollevare la questione in quest'Assemblea Generale fin dal 1975. Siamo convinti che la questione degli UFO sia di sufficiente interesse e importanza da essere riproposta anche quest'anno e tale da spingerci a cercare il supporto degli Stati membri affinché le ricerche in questo settore siano coordinate dalle organizzazioni delle Nazioni Unite.

227. Gli avvistamenti di UFO non sono limitati ad una qualche parte del nostro pianeta. Oggigiorno rapporti d'avvistamento arrivano da tutto il mondo, e la loro analisi scientifica indica chiaramente non solo che un numero sempre maggiore di persone ritiene che gli UFO esistano realmente come fenomeno fisico, ma anche che un numero sempre maggiore di Paesi ritiene che una più accurata ricerca su questo fenomeno costituirebbe un contributo significativo verso il benessere del pianeta Terra così come verso una migliore comprensione dell'uomo e del suo ruolo sulla Terra.

228. La domanda che viene oggi sempre di più posta è perché all'uomo dovrebbe essere preclusa l'informazione su di una questione di così grande importanza per l'umanità come gli UFO, quando si trova inondato di trivialità che nulla contribuiscono al suo personale arricchimento o all'avanzamento dell'umanità.

229. Quando parlai di fronte a quest'Assemblea l'anno scorso, dissi quanto segue: “Grenada non prende alcuna posizione a livello teorico sugli oggetti volanti non identificati. Le teorie sulla loro natura, origine ed intenti sono tante, ed ampiamente note ai gruppi di ricerca privati e governativi. A parte tutte le teorie, tutti i principali gruppi di ricerca si dedicano essenzialmente ai seguenti obiettivi: studiare i rapporti d'avvistamento di UFO significativi allo scopo di giungere ad una ragionevole ed accettabile determinazione della loro natura, origine ed intento...; disseminare al pubblico ed ai media i risultati dei loro studi; lavorare in concerto con le Nazioni Unite, o nell'ambito della loro struttura, al fine di realizzare un sistema di comunicazioni su scala internazionale tramite il quale possa avvenire un rapido scambio di dati importanti”. Si vedano gli atti ufficiali dell'Assemblea Generale, 32ma sessione, 25ma Assemblea Plenaria, paragrafo 31.

230. Desidero affermare che ho ricevuto il più grande sostegno da individui ed organizzazioni, così come da distinti “ufologi”, come vengono chiamati coloro che s'interessano degli oggetti volanti non identificati, per i nostri sforzi tesi a stimolare le Nazioni Unite affinché assumano un ruolo di coordinamento delle ricerche sul fenomeno.

231. Ed è stato con grande piacere che all'inizio di quest'anno ho avuto modo d'incontrare alcuni fra i più prominenti di tali scienziati, e assieme ad essi incontrare il Segretario Generale delle Nazioni Unite per discutere il modo migliore di preparare la nostra presentazione all'Assemblea Generale nell'ambito dei nostri continui sforzi tesi persuadere le Nazioni Unite ad intraprendere significative azioni in merito alle ricerche sugli UFO. Quest'azione congiunta che ha coinvolto distinti scienziati di fama mondiale impegnati nella ricerca sugli UFO, ha effettivamente sortito un importante effetto sui nostri sforzi in questa importante questione.

232. La lista degli scienziati che ci hanno affiancato nel dialogo con il Segretario Generale comprende:
- il Sig. Allen Hynek, recentemente pensionato e direttore del Centro per gli Studi sugli UFO di Evanston nell'Illinois, spesso chiamato “il padre dell'ufologia”, o studio degli oggetti volanti non identificati;
- il Sig. Claude Poher, direttore dell'Agenzia francese per lo studio degli UFO;
- il Sig. Jacques Vallée, distinto astronomo, matematico e ricercatore UFO;
- il Sig. Ted Phillips, grande esperto di tracce lasciate da atterraggi di UFO;
- il Sig. Gordon Cooper, noto astronauta, vice presidente della Walt Disney Enterprises;
- il Sig. David Saunders, psicologo statistico e creatore di “UFOCAT”, un sistema computerizzato che contiene fra 60.000 e 70.000 avvistamenti da tutto i mondo;
- L. Stronglield, ricercatore UFO ed autore;
- Lee Spiegel ricercatore e consulente video sugli UFO;
- il Sig. G. Bravo, ricercatore UFO ed organizzatore del primo Congresso Internazionale sul Fenomeno degli Oggetti Volanti Non Identificati, tenutosi ad Acapulco, e molti altri distinti “ufologi”, alcuni dei quali sono presenti qui oggi.

233. Siamo inoltre in contatto con scienziati, gruppi di ricerca, scrittori e persone di tutte le categorie da tutte le parti del mondo, persone che hanno espresso grande interesse in quello che stiamo cercando di fare qui alle Nazioni Unite e che ci hanno promesso il loro appoggio quando la materia sarà in discussione nel Comitato Politico Speciale.

234. Sono io il primo ad ammettere che fra gli scienziati non vi è unanimità su tutti gli aspetti del fenomeno UFO. Alcuni ritengono che la sicurezza internazionale sia messa in pericolo dalla comparsa degli UFO mentre altri lo negano ed affermano che gli UFO stanno controllando il nostro pianeta nell'intenzione di dare assistenza ai terrestri più deboli e meno sofisticati. Altri ancora credono che gli UFO siano impegnati in una missione avente lo scopo di salvare l'umanità dall'autodistruzione. E' mio interesse non affrontare tali controversie qui oggi, piuttosto rimarcare, assieme al Sig. Allen Hynek, che gli UFO sono senza dubbio un fenomeno globale. E' infatti stupefacente notare che vi sono varie caratteristiche, in termini di struttura fisica e modelli di comportamento, che sono state osservate e verificate da persone affidabili allo stesso modo praticamente nel mondo intero.

235. Dopo il mio discorso all'Assemblea Generale nell'ottobre 1977, sono stato letteralmente inondato da letteratura di ogni genere, nonché di appelli diretti che mi esortavano a continuare a perorare in questo foro la questione delle ricerche sugli UFO e il suo coordinamento a livello di Nazioni Unite. Vi è in effetti una concreta possibilità che agenzie interessate a tale questione stabiliscano un centro per le ricerche UFO a Grenada. Inoltre, in risposta alla risoluzione adottata all'unanimità dal Primo Congresso Internazionale sugli Oggetti Volanti Non Identificati tenutosi ad Acapulco dal 17 al 24 aprile 1977, è attualmente in preparazione il secondo congresso internazionale, che si terrà a Grenada verso la fine del 1979.

236. Sembrano esservi grandi forze al lavoro per sostenere i nostri sforzi tesi a fare in modo che le Nazioni Unite assumano un ruolo di più ampio respiro nel coordinamento delle ricerche e nella disseminazione delle informazioni sul fenomeno UFO. Il momento è più che mai propizio affinché le Nazioni Unite siano coinvolte in questa importante area di ricerca e di conoscenza. Le indagini statistiche provano che la gente nel mondo si aspetta questo coinvolgimento. Nuovamente desidero rivolgermi ai Membri di questo distinto forum globale affinché ascoltino gli appelli dei principali scienziati mondiali nel campo dell'ufologia, gli appelli dei media e, certamente oggi, quelli dei popoli del mondo alle Nazioni Unite affinché giochino un ruolo attivo e trascinante nella coordinazione delle ricerche sul fenomeno UFO e nella disseminazione delle relative informazioni a beneficio ed illuminazione dell'umanità intera.

240. IL PRESIDENTE (con traduzione simultanea dallo spagnolo): Per conto dell'Assemblea Generale desidero ringraziare Sua Eccellenza il Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri di Grenada per l'importante discorso che ha appena tenuto.


Poco dopo, Grenada fu invasa

Le Rivoluzioni... o meglio gli Interventi Colorati

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Evgeny Fedorov, nato nel 1963 a Leningrado (San Pietroburgo) e´deputato della Duma russa. Fedorov ha prestato servizio nelle forze armate sovietiche dal 1985 al 1988 ed è stato anche in missione in Afghanistan. Dal 1990 e´stato deputato del distretto di Leningrado. Nel 2003 viene eletto nella lista del partito “Russia Unita” alla Duma russa, dove da allora ha occupato diverse posizioni in diverse commissioni. Fedorov è stato tra i primi a mettere in guardia su una possibile “Rivoluzione colorata” a Mosca e si adopera attualmente per uno studio scientifico dei meccanismi e delle strategie di tali “rivoluzioni”.

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Signor Fedorov che ruolo giocano attualmente le cosiddette “rivoluzioni colorate”?

Fedorov: Viviamo tuttora nell’era della strategia dell´intimidazione nucleare. Dall’invenzione delle armi atomiche c’è sempre stata la corsa agli armamenti. E finché ci sono gli uomini, ci saranno anche le guerre. Ma prima di arrivare fino al potenziale distruttivo delle armi atomiche, al giorno d’oggi sono efficaci altri meccanismi. A questo proposito gli “interventi colorati” giocano un ruolo molto importante.

“Interventi colorati”?

Fedorov: Esatto. Si dovrebbero chiamare proprio così: “Interventi Colorati” e non “Rivoluzioni Colorate”.

Cosa intende di preciso?

Fedorov: Le rivoluzioni sono sempre eventi che riguardano il contesto interno di una nazione. Questi “interventi”, al contrario, sono vere e proprie intromissioni dall’esterno che si servono di una “quinta colonna” presente nel paese in questione, pronta a collaborare con la potenza che interviene. Questo aspetto del resto c’è sempre stato. 

Naturalmente sarebbe più facile attaccare e distruggere un paese con aerei e carri armati, ma oggi gli Stati si servono di tecniche diverse: ne fa parte in particolare il sostegno di settori dell’elite politica del governo preso di mira, la “quinta colonna”. Una parte importante di questo tipo di operazioni è costituita infatti dallo studio dettagliato degli organi di potere del nemico. Fino alla metà del secolo scorso questo aspetto veniva preso poco in considerazione, fino allora si poteva risolvere senza mezzi termini un problema geopolitico semplicemente con la propria superiorità militare.

In Russia viene riconosciuto il pericolo di tali “Interventi”? Quanto e´importante l´attività scientifica in relazione con le cosiddette “Rivoluzioni colorate”?

Fedorov: Ai giorni nostri è molto importante studiare con metodo scientifico queste strategie e gli elementi che le compongono. Gli interventi tradizionali sono compito del Ministero della Difesa che fornisce alle forze armate materiali e soldi. 

Nel caso delle “Rivoluzioni colorate” vengono elargite ingenti quantità di denaro attraverso i servizi segreti e le organizzazioni specializzate. Il Ministero degli Esteri degli USA agisce in questo ambito in maniera fondamentale. 

I metodi e le forme per l´infiltrazione, l’abbattimento e il conseguente controllo degli Stati nemici sono cambiati. Ritengo urgente e necessario, insieme con lo Stato Maggiore e l’Accademia delle Forze armate, creare una Accademia di tipo nuovo che esamini scientificamente la prassi di tali “Rivoluzioni colorate”. 

Molti laureati delle nostre università e scuole militari sono esperti eccellenti nelle questioni della difesa e della sicurezza. Ma la tecnologia e i metodi degli “Interventi colorati” ci presentano sfide completamente inedite. In corrispondenza di quest´ultime abbiamo bisogno oggi di Università e altri istituti di formazione che non si occupino solo dell´aeronautica militare o altre tecnologie tradizionali di difesa, ma anche e soprattutto di questo recente tipo di operazioni.

Come si rende “ sicura” la propria nazione davanti a un “intervento colorato”?

Fedorov: Non e´poi così difficile. Già gli studenti russi vengono istruiti su cosa c’è da fare per non venire morsi dai serpenti, come si fa un fuoco o come si trova un rifugio antiaereo in caso di un attacco. 

Del resto, un tale tipo di allenamento viene messo in pratica anche in molti altri Stati. Credo che sia comunque necessario insegnare già ai più giovani come ci si può proteggere dall’influenza degli “interventi colorati”. 

Più persone dispongono di tali cognizioni, più facile sarà respingere gli intrusi. D’altra parte questo insieme di nozioni risulta più facile da trasmettere rispetto alle tecniche usuali di difesa in caso di attacco militare.

Tutto ciò suona come una pianificazione a lungo termine. Quanto e´ sicura invece nel breve periodo la Russia davanti a una potenziale “Maidan”?

Fedorov: Non e´un segreto per nessuno che le ambasciate americane in Georgia e in Ucraina abbiano sostenuto con successo gli “Interventi colorati” in loco. Ora è il turno della Russia. Su questo non ci facciamo illusioni.

Sono già in corso dei preparativi in tal senso?

Fedorov: A questo proposito bisogna menzionare alcune peculiarità del sistema economico russo. La nostra economia si differenzia molto da quella tedesca, ad esempio la Germania ha interessi bassi, mentre la Russia li ha troppo alti. 

Perciò si investe da noi quasi sempre con capitale straniero. E´ più conveniente ricevere un prestito per un investimento all’estero che non in Russia, proprio a causa dei nostri alti interessi. Tutto questo in verità ha a che fare con la nostra Costituzione, che prevede che la Banca Nazionale sia un´istituzione completamente indipendente dal governo e che abbia di conseguenza anche il potere di dirigere la politica degli interessi. Questa dipendenza dagli istituti finanziari stranieri, nel caso di sanzioni, ci rende particolarmente esposti a una crisi di natura economica.

Possiamo tranquillamente confrontare questo sistema di controllo straniero dell’economia russa con le restrizioni subite dalla Germania a causa del Trattato di Versailles dopo la Prima Guerra Mondiale. Sebbene noi in realtà rappresentiamo uno degli Stati più ricchi del mondo, continuiamo ad avere a causa di questa normativa lo status di un paese in via di sviluppo. 

Le conseguenze le stiamo vedendo proprio in questi giorni: la politica aggressiva nei nostri confronti da parte degli USA sfrutta per l´appunto questa dipendenza dal capitale straniero al fine di paralizzare la nostra economia. La Russia deve riacquistare la sua piena sovranità economica, iniziando col ridurre gli interessi allo stesso livello dell´UE, in modo che qui da noi si investa in rubli e non in dollari o in euro.

Ma la Banca Nazionale e´ tuttavia un’istituzione russa. Perché dovrebbe avere interesse a danneggiare il paese?

Fedorov: Proprio perché fa parte della “Quinta Colonna”. Gli alti interessi e la caduta del rublo nel dicembre dello scorso anno sono stati concordati per l´appunto dalla Banca Centrale.

Quali saranno le conseguenze?

Fedorov: Assisteremo a un innalzamento del livello di inflazione e a un aumento della disoccupazione. In seguito si avranno ripercussioni anche sulla nostra agricoltura ed e´prevedibile una diminuzione della produzione di generi alimentari. Tutto questo, ripeto, è stato pianificato e organizzato dalla “Quinta Colonna”.

Già nel dicembre dello scorso anno e in gennaio hanno avuto luogo delle proteste per le strade di Mosca…

Fedorov: Grazie all´appoggio dell’Ambasciata americana e della rete di Michail Chodorkowski si è tentato di inondare le strade del nostro paese con manifestazioni di protesta; proprio come e´ successo a “Euromaidan”. Ma la mentalità russa viene profondamente sottovalutata, infatti un tale tipo di “Intervento colorato” non potrà mai avere successo.

Quali sarebbero le conseguenze di un fallimento di una “Rivoluzione colorata” a Mosca?

Fedorov: La “Quinta Colonna” verrebbe sicuramente rovesciata e le autorità dello Stato verrebbero ripulite dagli agenti infiltrati. Successivamente i progetti nazionali di impresa potranno ottenere crediti in rublo a interessi favorevoli e a questo scopo sarà senza dubbio necessario un cambiamento nella politica della Banca Centrale. Tutto ciò avrebbe come conseguenza il rafforzamento degli investimenti nel paese. E in questo modo potremmo acquisire maggiore tecnologia, attirando per esempio ingegneri provenienti dalla Germania che verranno a lavorare qui in Russia con maggiori possibilità di guadagno. La nostra economia diverrà più forte, provocando una catastrofe per il progetto di un mondo unipolare dominato dagli USA.

Il Cinema Segreto. Una Visione Gnostica nei Film

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"Se Basilide avesse fatto un film", assicura Eric G. Wilson, "sarebbe stato eXistenZ, un non-film sulla non-esistenza". 

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Basilide, maestro gnostico vissuto ad Alessandria d’Egitto nel Secondo Secolo dopo Cristo, non ebbe ahinoi la chance di imbarcarsi alla volta di Hollywood, per comprensibili ragioni d’anagrafe; fortuna che ci ha pensato, un paio di millenni più tardi, il canadese David Cronenberg. 

Cosa accomuna, secondo Wilson, l’antica eresia e certo cinema moderno, soprattutto di fantascienza? È presto detto: gli gnostici credevano che il mondo materiale non fosse altro che una messinscena allestita da un funesto demiurgo, una trama di illusioni da cui occorreva disbrigliarsi per giungere alla conoscenza e all’illuminazione. 

L’iniziato che avesse intuito la natura ingannevole di questo mondo poteva accedere alla pienezza e rammemorarsi della sua origine e destinazione divina; laddove tutti gli altri, gli uomini "ilici" intrappolati nell’illusione della materia, perivano nell’ignoranza. Allo stesso modo, la fantascienza moderna è ossessionata dall’idea che la realtà quale la conosciamo sia una simulazione elettronica ordita da qualche potere cospiratorio – oscure multinazionali, potenze aliene o società segrete.

Alcuni film recenti, suggerisce Wilson, hanno dato forma a questa ossessione: The Matrix (1999) anzitutto, ma anche Vanilla Sky (2001), Donnie Darko (2001) o Dark City (1998). 

L’autore individua inoltre altre due grandi famiglie, che ripropongono in veste cinematografica concezioni che furono proprie delle principali derivazioni moderne della gnosi: la cabala e l’alchimia. 

Film cabalistici, dove il superamento della corruzione del mondo materiale è ottenuto tramite la costruzione di un nuovo Adamo immarcescibile e immortale – il Golem – sono per esempio Blade Runner (1982), Robocop (1987) o A.I. (2001); film imperniati sulla trasmutazione alchemica della materia in spirito sarebbero invece, tra gli altri, Blue Velvet (1986), American Beauty (1999) o Altered States (1980).

Molto si potrebbe eccepire sulla legittimità di questa cornice teorica, e non vogliamo tediare il lettore sul perché e il percome una categoria nata nell’ambito della storia delle religioni, quella di gnosi, sia stata tanto abusata negli ultimi decenni. Tutto, all’incirca, è stato etichettato come "gnostico" da qualcuno; tanto che, ironizzava il grande studioso dello gnosticismo Ioan Petru Couliano, gli antichi eresiarchi sarebbero stupiti e lusingati ad apprendere quale strabiliante successo postumo hanno ottenuto le loro scuolette per happy few. 

Sarebbe però riduttivo negare qualunque valore euristico al richiamo di Wilson allo gnosticismo. Film apertamente gnostici, che si rifanno in modo diretto alle concezioni dell’antica eresia, ce ne sono senz’altro – basti pensare a Stigmate (1999) o a Mary (2005), che pure Wilson non cita. E tra quelli che cita, sarebbe difficile, per esempio, negare a The Truman Show (1998) la patente di gnosticismo. 

Il film di Peter Weir riprende punto per punto il capovolgimento, in chiave anti-jahvista, che alcune scuole gnostiche come la Naassena operavano sul racconto biblico del Paradiso Terrestre: il malvagio creatore tiene schiava la sua creatura in un Eden fasullo impedendogli l’accesso al frutto della conoscenza – dunque il serpente è il vero liberatore.

Non per caso il film trae ispirazione da Tempo fuor di sesto di Philip K. Dick; il quale fu divoratore di testi gnostici, data la naturale consonanza tra le sue personali paranoie e le antiche concezioni esoteriche. 

Non bisognerà stupirsi, allora, di trovare elementi gnostici in tutti i film ispirati a Dick – cioè in metà del grande cinema di fantascienza degli ultimi trent’anni. A questo proposito, le pagine dedicate a Blade Runner sono tra le migliori del libro. E convince anche la rilettura gnostica di un film come The Matrix, che a Dick deve molto. 

Il film dei Wachowski, per Wilson, addita all’abissale divinità anteriore a tutti i nomi e le forme, al vero dio superiore al demiurgo ingannatore: "Vedere The Matrix in un cinema porta a cogliere di sfuggita questa divinità gnostica, non nelle immagini in movimento impresse sulla celluloide ma nello schermo bianco, assenza di ogni colore e fondo di tutte le tonalità. The Matrix è un film che elimina il film".

Altre volte Wilson s’imbarca in analogie meno felici. Annoverare l’innocuo EdTV (1999) tra i film "apertamente gnostici"è un grossolano abbaglio; definire Blow-up (1966) "un’esplorazione gnostica di come una cultura consumata dall’apparenza sconfigge il reale"è poco più che una boutade. 

O ancora: la lettura che Wilson offre di Blue Velvet è tra le cose migliori del libro, ma parlarne come di un film "alchemico", con tanto di corrispondenze tra l’evoluzione del protagonista e le fasi dell’opus – nigredo, albedo, rubedo – è una forzatura. Una forzatura di cui, peraltro, non v’era necessità: non tutti i film sulla trasformazione interiore devono essere "alchemici", non tutti i film sui robot sono ipso facto "cabalistici", e soprattutto, non tutti i film che esplorano il rapporto tra realtà e apparenza vanno messi in conto all’antica eresia… A meno di voler riconoscere il primo maestro gnostico, o protoeresiarca, in Georges Méliès.

Eric G. Wilson, studioso del romanticismo angloamericano e dei suoi rapporti con l’immaginario scientifico, insegna alla Wake Forest University, in North Carolina. Tra i suoi libri, The Spiritual History of Ice: Romanticism, Science, and the Imagination (2003) e The Melancholy Android: On the Psychology of Sacred Machines (2006).

La strana alleanza tra Israele, Arabia Saudita e Al Qaeda

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Robert Parry – Esclusivo: L’Arabia saudita è nella tempesta dopo che un detenuto di Al Qaeda ha accusato alcuni alti responsabili sauditi di essere complici del gruppo terrorista. E nuvole si addensano anche sul futuro politico del Primo Ministro israeliano Netanyahu a causa della sua strana alleanza con Riyadh, spiega Robert Parry in questo articolo

La rivelazione che il condannato Zacarias Moussaoui, membro attivo di Al Qaeda, ha indicato alcuni alti esponenti del governo saudita come finanziatori della rete terrorista (1) trasforma potenzialmente la chiave di lettura che gli Statunitensi dovranno usare per interpretare gli avvenimenti medio orientali e comporta dei rischi per il governo Likud di Israele, che ha costruito una improbabile alleanza con alcuni di questi stessi Sauditi.

Stando ad un articolo apparso sul New York Times di mercoledì 4 febbraio 2015, Moussaoui ha dichiarato, nel corso di una deposizione resa in prigione, che egli era stato scelto, nel 1998 o 1999, dai capi di Al Qaeda in Afghanistan per creare un database informatico dei finanziatori del gruppo, e che la lista includeva anche il principe Turki al-Faisal, allora capo dei servizi segreti sauditi, il principe Bandar bin Sultan, a lungo ambasciatore dell’Arabia Saudita negli Stati Uniti, il principe Waleed bin Talal, un celebre miliardario e investitore, oltre a molti altri dignitari religiosi.

“Lo sceicco Osama voleva conservare una traccia di tutti coloro che ci facevano donazioni – ha spiegato Moussaoui in un inglese approssimativo – di coloro che dovevano essere consultati o che hanno contribuito alla guerra santa”. Benché la credibilità di Moussaoui sia stata immediatamente posta in dubbio da parte del regno saudita, le sue affermazioni coincidono con le valutazioni di alcuni membri del Congresso statunitense, che hanno avuto accesso a parti del rapporto segreto sugli attentati dell’11 settembre, e che trattano dei presunti aiuti sauditi ad Al Qaeda.

Quello che complica ancor di più la situazione per l’Arabia saudita è che, più di recente, l’Arabia Saudita e altri Emirati petrolieri del Golfo Persico sono stati individuati come supporter dei militanti sunniti che combattono in Siria per rovesciare il regime maggioritariamente laico del presidente Bachar el-Assad. La più grossa formazione ribelle che ha beneficiato di questi aiuti è il fronte Al-Nusra, affiliata di Al Qaeda in Siria.

In altre parole, i Sauditi sembrano avere mantenuto una relazione segreta con jihadisti affiliati ad Al Qaeda fino ai giorni nostri.

L’esposizione di Israele

Così come hanno fatto i Sauditi, anche gli israeliani si sono schierati dalla parte dei militanti sunniti in Siria, condividendo anch’essi l’idea saudita che sia l’Iran, e quel che chiamano “la mezzaluna sciita” – che si estende da Teheran a Beirut, passando per Bagdad e Damasco – la più grande minaccia per i loro interessi in Medio Oriente.
 
netanyahu

Questa comune preoccupazione ha spinto Israele e l’Arabia Saudita a stringere una alleanza de facto, per quanto la collaborazione tra Tel Aviv e Riyadh non sia mai stata nota all’opinione pubblica. E però la sua esistenza è stata intuibile tutte le volte che i due governi hanno giocato in modo complementare le rispettive forze – i Sauditi hanno il petrolio e il denaro e Israele il peso politico e mediatico – in campi dove hanno interessi comuni.

L’Arco (o la mezzaluna) sciita

Nel corso degli ultimi anni, questi nemici storici hanno cooperato contro i Fratelli Mussulmani in Egitto (che sono stati estromessi dal governo nel 2013), nel tentativo di rovesciare il governo di Assad in Siria, e nelle pressioni esercitate in comune per spingere gli Stati Uniti ad adottare una posizione più ostile nei confronti dell’Iran.

Israele e l’Arabia Saudita hanno così fatto fronte comune per creare difficoltà al presidente russo Vladimir Putin, considerato un supporter di massima importanza sia dell’Iran che della Siria. I Sauditi hanno sfruttato la loro posizione, mantenendo inalterata la loro produzione petrolifera per fare abbassare i prezzi e colpire l’economia russa, mentre i neo conservatori statunitensi – che condividono la visione geopolitica del mondo di Israele – erano in prima linea nel colpo di stato che ha rovesciato Victor Yanucovich, il presidente ucraino filo-russo, nel 2014.
 
PIAZZA MAIDAN

L’alleanza israel-saudita dietro le quinte ha collocato – qualche volta in posizione scomoda – i due governi dalla parte dei jihadisti sunniti che combattono l’influenza sciita in Siria, in Libano e in Iraq. Il 18 gennaio 2015, per esempio, Israele ha attaccato alcuni consiglieri libanesi e iraniani che assistono il governo di Assad in Siria, uccidendo diversi elementi di Hezbollah e un generale iraniano (2). Questi consiglieri militari erano impegnati in operazioni contro il fronte Al-Nusra di Al Qaeda.

Contemporaneamente Israele si è ben guardata dall’attaccare alcuni militanti di Al-Nusra che avevano sferrato un attacco contro una zona del territorio siriano vicina alle alture del Golan, occupate da Israele. Una fonte vicina ai servizi di intelligence statunitensi mi ha confidato che Israele ha stretto un “patto di non aggressione” con le forze di Al-Nusra.

Un’ibrida alleanza

Le bizzarre alleanze di Israele con gli interessi sunniti si sono sviluppate negli ultimi anni, nel corso dei quali Israele e l’Arabia Saudita sono apparsi come un ibrido connubio nella guerra geopolitica contro l’Iran, governato da sciiti, e i suoi alleati in Iraq, in Siria e in Sud-Libano. In Siria, per esempio, alcuni responsabili israeliani hanno chiaramente affermato che essi preferirebbero che la guerra civile fosse vinta dagli estremisti sunniti, piuttosto che da Assad, che è un alauita, un ramo dell’islam sciita.

Michael Oren

Nel settembre 2013, l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Oren, e dopo di lui un fedele consigliere del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, hanno dichiarato al Jerusalem Post che Israele preferisce gli estremisti sunniti ad Assad.

“Il pericolo maggiore per Israele viene dall’arco strategico che si estende, da Teheran, fino a Damasco e Beirut. E noi consideriamo il governo di Assad come la chiave di volta di questo arco – ha dichiarato Oren durante una intervista rilasciata al Jerusalem Post – Noi continuiamo a volere che Assad se ne vada, continuiamo a preferire i cattivi non sostenuti da Teheran, ai cattivi che lo sono”. E ha aggiunto la cosa valeva anche se i cattivi erano affiliati ad Al Qaeda.

E, nel giugno 2014, parlando in qualità di ex ambasciatore durante una conferenza organizzata dall’Istituto Aspen, Oren ha sviluppato la sua posizione, affermando che Israele preferirebbe perfino una vittoria dei bruti dello Stato Islamico, al mantenimento al potere di un Assad sostenuto dall’Iran. “Per Israele, se è un male che deve vincere, lasciate che sia il male sunnita”, ha detto Oren.

Scetticismo e dubbi

Nell’agosto 2013, quando pubblicai il mio primo articolo sulle crescenti relazioni tra Israele e l’Arabia Saudita, con il titolo The Saudi-Israel Superpower (La superpotenza israelo-saudita), tutta la storia venne accolta con molto scetticismo.

Ma, poco a poco, questa alleanza segreta è diventata pubblica.
 
Il 1° ottobre 2013, il Primo Ministro israeliano vi ha fatto una allusione nel corso della sua allocuzione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che era ampiamente dedicata alla denuncia del programma nucleare iraniano e alla minaccia di un attacco israeliano unilaterale.

Persistendo nei suoi atteggiamenti bellicosi, Netanyahu si è molto ingannato circa l’evoluzione dei rapporti di forza in Medio Oriente, fino a dire: “I pericoli di un Iran nuclearizzato e l’emergere di altre minacce nella nostra regione hanno spinto molti nostri vicini arabi a riconoscere, a riconoscere alla fine dei conti, che Israele non è il loro nemico. E questo ci offre l’occasione di superare una ostilità storica e di costruire nuove relazioni, nuove amicizie, nuove speranze”.

Il giorno dopo, il secondo canale della televisione israeliana, Channel 2, riferiva che importanti responsabili della sicurezza israeliana si erano incontrati con i loro omologhi degli Stati del Golfo a Gerusalemme, si pensa che si trattasse del principe Bandar, l’ex ambasciatore saudita negli Stati Uniti, che era allora capo dei servizi segreti sauditi.

L’esistenza di questa improbabile alleanza viene oramai menzionata anche dai media statunitensi dominanti. Per esempio, Joe Klein, il corrispondete di Time magazine, ha descritto questi inediti compagnucci in un articolo dell’edizione del 19 gennaio 2015. Ha scritto: “Il 26 maggio 2014 ha avuto luogo un pubblico dibattito senza precedenti a Bruxelles. Due ex spie di alto rango, di Israele e dell’Arabia Saudita – Amos Yadlin e il principe Turki al-Faisal – hanno discusso per più di un’ora della politica regionale in una confronto animato dal giornalista del Washington Post David Ignatius.
 
Erano in disaccordo su alcuni punti, come gli esatti termini di un accordo di pace tra Israele e la Palestina, e sono finiti d’accordo su altri: la gravità della minaccia nucleare iraniana, la necessità di appoggiare il nuovo governo militare in Egitto, la richiesta di un intervento internazionale concertato in Siria. La dichiarazione più sorprendente è venuta dal principe Turki, quando ha dichiarato che gli Arabi avevano passato il Rubicone e non volevano più combattere Israele”.

Anche se Klein ha rivelato l’aspetto dicibile di questa distensione, vi è però un lato oscuro, come ha riferito Moussaoui nella sua deposizione, che indica nel principe Turki uno dei finanziatori di Al Qaeda. Ancora più sconvolgente, forse, il fatto che abbia menzionato anche il principe Bandar, che si è sempre presentato come un amico degli Stati Uniti, talmente vicino alla famiglia Bush, da essere soprannominato Bandar Bush.

Il Principe Bandar a colloquio col presidente George W. Bush

Moussaoui ha affermato di avere discusso di un piano per abbattere l’Air Force One (l’aereo presidenziale USA) con un missile Stinger, insieme ad un membro dell’ambasciata saudita a Washington, quando ambasciatore era proprio Bandar.

Secondo l’articolo di Scott Shane sul New York Times, Moussaoui ha detto di essere stato incaricato di “trovare un luogo adatto da cui lanciare un attacco di Stinger, e poi scappare”, ma è stato arrestato il 16 agosto 2001, prima di aver potuto compiere la missione di ricognizione.

Pensare che qualcuno, nell’ambasciata saudita allora diretta da Bandar Bush, complottava con Al Qaeda per abbattere l’Air Force One di George W. Bush è scioccante, se l’informazione è vera. E’ qualcosa che sarebbe stata inconcepibile perfino dopo gli attacchi dell’11 settembre, nei quali pure erano coinvolti quindici sauditi sui complessivi 19 pirati dell’aria.

All’indomani di questo attacco terrorista che ha ucciso quasi 3000 statunitensi, Bandar si è recato alla Casa Bianca e ha persuaso Bush ad organizzare un rapido allontanamento dagli Stati Uniti dei membri della famiglia Bin Laden e di altri Sauditi. Bush si è trovato d’accordo sul fatto di aiutare questi Sauditi a partire coi primi voli che sarebbero stati autorizzati.
 


L’intervento di Bandar ha eliminato ogni possibilità che il FBI potesse saperne di più sui legami tra Osama Bin Laden e gli autori degli attentati dell’11 settembre, essendo stato concesso agli agenti del FBI solo il tempo di fare dei rapidi interrogatori ai Sauditi sui motivi della partenza.

Bandar stesso era legato alla famiglia Bin Laden e ha ammesso di avere incontrato Osama quando Bin Laden lo ha ringraziato per l’aiuto finanziario concesso al progetto di jihad in Afghanistan negli anni 1980: “Per essere onesto, non ne sono rimasto molto impressionato – ha dichiarato Bandar a Larry King della CNN – Mi è parso un tipo molto semplice e tranquillo”.

Il governo saudita ha affermato di avere interrotto ogni rapporto con Bin Laden agli inizi degli anni 1990, quando quest’ultimo ha cominciato a prendere di mira gli Stati Uniti, perché il presidente George H.W.Bush aveva dislocato truppe USA in Arabia Saudita. Ma – se Moussaoui dice la verità – Al Qaeda avrebbe continuato a considerare Bandar come suo amico ancora alla fine degli anni 1990.

Bandar e Putin

I possibili rapporti di Bandar col terrorismo sunnita sono anche venuti alla ribalta nel 2013, durante uno scontro tra Bandar e Putin a proposito di quello che Putin aveva considerato come una vera e propria minaccia di scatenare i terroristi ceceni contro i Giochi Olimpici invernali di Sochi, se Putin non avesse attenuato il suo appoggio al governo siriano.

Il presidente russo Vladimir Putin

Secondo una fuga di notizie diplomatica sull’incontro del 31 luglio 2013 a Mosca, Bandar nell’occasione informò Mosca che l’Arabia Saudita aveva una grande influenza sugli estremisti ceceni, che avevano lanciato numerosi attacchi contro obiettivi russi e che si erano poi recati in Siria a combattere contro Assad.

Giacché Bandar chiedeva un allineamento della posizione russa sulla Siria a quella saudita, avrebbe offerto delle garanzie di protezione contro gli attacchi terroristi ceceni contro i Giochi Olimpici. “Posso fornirvi la garanzia di proteggere i Giochi Olimpici invernali nella città di Sochi, sul Mar Nero, dell’anno prossimo- avrebbe detto Bandar – Noi controlliamo i gruppi ceceni che potrebbero minacciare la sicurezza dei Giochi”.
 
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Putin ha risposto: “Noi sappiamo che lei sostiene i gruppi terroristi ceceni da un decennio. E questo appoggio, di cui ha parlato con franchezza poco fa, è assolutamente incompatibile con gli obiettivi comuni di lotta al terrorismo mondiale”. La minaccia di stile mafioso di Bandar contro i Giochi Olimpici di Sochi – del genere: “Con quei bei Giochi che avete organizzato, sarebbe un peccato se succedesse qualcosa di brutto” – non è riuscita a intimidire Putin, che non ha smesso di sostenere Assad,

Meno di un mese dopo, un incidente in Siria ha quasi forzato la mano al presidente Barack Obama perché ordinasse degli attacchi aerei contro l’esercito di Assad, che avrebbero potuto aprire la strada al fronte al-Nusra o allo Stato Islamico per prendere Damasco e il controllo della Siria. Il 21 agosto 2013, un misterioso attacco con gas sarin, alla periferia di Damasco, ha ucciso migliaia di persone e, da parte dei media statunitensi, la responsabilità dell’incidente è stata subito attribuita al governo di Assad.

I neocon statunitensi, e i loro alleati liberal interventisti, hanno chiesto che Obama desse l’ordine di attacchi aerei di rappresaglia, anche se qualche analista dei servizi di intelligence USA dubitava della responsabilità di Assad, sospettando che l’attacco fosse partito dalle forze ribelli estremiste, proprio per costringere l’esercito statunitense a intervenire nella guerra civile al loro fianco.

Tuttavia, spinto dai falchi neocon e liberal, Obama era quasi sul punto di dare il via ad una campagna di bombardamenti destinata a distruggere l’esercito siriano, ritirandosi però all’ultimo momento e accettando l’aiuto di Putin nella ricerca di una soluzione diplomatica, in relazione alla quale Assad si è impegnato a distruggere tutto il suo arsenale di armi chimiche, pur continuando a negare qualsiasi responsabilità per l’attacco col gas sarin.

Poi il ritornello “è stato Assad” ha perso credito di fronte alla nuova evidenza che gli estremisti sunniti, sostenuti dall’Arabia Saudita e poi dalla Turchia, erano i più probabili autori dell’attacco. Uno scenario diventato sempre più credibile quando gli Statunitensi hanno imparato qualcosa di più sulla crudeltà e la brutalità di molti jihadisti combattenti in Siria.

Putin nel mirino

La collaborazione di Putin e Obama per evitare un attacco militare statunitense in Siria ha reso il presidente russo più che un bersaglio per i neocon USA, che già pensavano di avere infine raggiunto il loro obiettivo di lunga data di un cambiamento di governo in Siria, bloccato solo da Putin. Alla fine di settembre 2013, uno dei più importanti neocon, il presidente del National Endowment for Democracy (NED), Carl Gershman, ha annunciato l’obiettivo di sfidare Putin individuando il suo punto debole in Ucraina.

Nella pagina “libre opinion” del Washington Post del 26 settembre 2013, Gershman ha definito l’Ucraina come il più grande trofeo e come una tappa importante per ottenere la destituzione di Putin, Gershman ha scritto che “la scelta dell’Ucraina di entrare in Europa accelererà il crollo ideologico dell’imperialismo rappresentato da Putin (…) Anche i Russi sono posti davanti ad una scelta, e lo stesso Putin rischia di essere sconfitto, non solo nel paese vicino, ma anche in Russia”.

Però, agli inizi del 2014, Putin era ossessionato dalla minaccia velata di un attacco terrorista, fatta da Bandar contro i Giochi Olimpici di Sochi. E questo lo ha distratto dalla minaccia di mutamento di regime – patrocinato dalla NED e dalla segretaria aggiunta neocon al Dipartimento di Stato per gli affari europei, Victoria Nuland – nel paese vicino, l’Ucraina.

Il 22 febbraio 2014, putschisti guidati da una milizia neonazista ben organizzata hanno rovesciato il governo legittimo di Victor Yanucovich. Putin è stato colto di sorpresa e, nel caos politico che ne è seguito, ha accolto la richiesta dei rappresentanti della Crimea di riunirsi alla Russia, mettendo in crisi i suoi rapporti di collaborazione con Obama.

Con Putin diventato un nuovo paria per i responsabili di Washington, l’influenza neocon si è rafforzata anche in Medio oriente, dove era diventato possibile esercitare nuove pressioni sulla “crescita di autorità sciita” in Siria e in Iran. Nell’estate 2014, però, lo Stato Islamico, che aveva rotto con Al Qaeda e il Fronte al-Nusra, si è scatenato, invadendo l’Iraq e decapitando dei soldati prigionieri. Lo Stato islamico si è poi dato a spaventosi sgozzamenti di ostaggi occidentali in Siria, filmati in video.

La brutalità dello Stato islamico e la minaccia rivolta ai paesi sostenuti dagli Stati Uniti, il governo iracheno dominato dagli sciiti, ha cambiato le carte del gioco politico. Obama si è sentito in dovere di lanciare degli attacchi aerei contro lo Stato Islamico, sia in Iraq che in Siria. I neocon USA hanno cercato di convincere Obama a estendere gli attacchi in Siria anche contro le forze di Assad, ma Obama si è reso conto che un simile piano avrebbe arrecato beneficio solo allo Stato Islamico e al Fronte al-Nusra.

Una delle atrocità cui ci hanno abituato i “ribelli” siriani

In effetti, i neocon si agitavano, più di quanto non avesse già fatto l’ambasciatore Oren, a favore degli estremisti sunniti alleati con Al Qaeda contro il regime laico di Assad, perché quest’ultimo è alleato dell’Iran. Ora, con la deposizione di Moussaoui che indica i dirigenti sauditi come i patron di Al Qaeda, sembra che un altro velo sia caduto.

Per complicare ancora di più le cose, Moussauoi ha affermato di avere trasmesso alcune lettere di Osama Bin Laden al principe ereditario Salman, da poco diventato re dopo la morte di suo fratello, il re Abdallah. Ma la rivelazione di Moussauoi che forse crea più imbarazzo è quella su Bandar, confidente della famiglia Bush, e che – se Moussaoui ha ragione – è stato forse protagonista di un sinistro doppio gioco.

Anche il Primo Ministro israeliano Netanyahu dovrà affrontare questioni imbarazzanti, specialmente se terrà il discorso previsto dinanzi una sessione comune del Congresso, il mese prossimo, e attacca Obama per essere troppo fiacco con l’Iran.

E i neocon USA potranno dover spiegare perché hanno portato acqua al mulino, non solo per gli Israeliani, ma per una Israele alleata de facto con l’Arabia Saudita.

(*) Il giornalista investigativo Robert Parry ha pubblicato molti articoli per Associated Press e Newsweek negli anni 1980. Il suo ultimo lavoro: America’s Stolen Narrative
 
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